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ATTESA DEL MESSIA...

 
GERUSALEMME LA CITTÀ DEL GRAN RE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

GERUSALEMME CITTÀ DI DIO
"Gerusalemme la città del gran re" è la naturale prosecuzione dei seguenti miei articoli: Melchisedek, personaggio enigmatico, e il Messia e Personaggi enigmatici. I Magi incontrano il Messia.
Per le Sacre Scritture ebraiche e cristiane Gerusalemme è città consacrata da Dio, segno di contraddizione ed interrogativo per il mondo.
Con autorità Gesù nel discorso della montagna inserito nel Vangelo di Matteo fa un cenno a tale città nel seguente modo:

"...io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello." (Matteo 5,33-36)

Gesù in questo modo richiama i seguenti passi:
  • il profeta Isaia: "Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi" (Is. 66,1);
  • il Salmo 48 "Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano." (Sal. 48,3)
In "Alfabeto ebraico, trono di zaffiro del Messia", alla cui lettura rimando, ho peraltro ampiamente evidenziato come, appunto, nell'alfabeto ebraico, chiave di volta di tutto il messaggio biblico, nelle 4 lettere centrali delle 22 che lo costituiscono la sequenza alfabetica usuale v'è come una firma e proprio attribuibile al "grande Sovrano".
Incastonato, infatti, al centro dell'alfabeto si trova "il Re sono".



La tradizione ebraica fa risalire l'idea di quelle lettere direttamente a Dio stesso, che scrisse col suo dito sulle due Tavole sul monte Sinai.
Le ispirò così a Mosè per i successivi scritti, come si ricava dal libro dell'Esodo quando "Il Signore disse a Mosè: Sali verso di me sul monte e rimani lassù, io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli". (Es. 24,12)

A conferma di un pensiero più antico, meditando su quelle 22 lettere che costituiscono l'alfabeto, il Sefer Yesirah asserisce che Dio "le incise, le intagliò, le soppesò, le permutò, le combinò e con esse formò l'anima di tutto il creato e l'anima di tutto ciò che è formato e di tutto ciò che è destinato ad essere formato."
Se ne ricava che quella "legge", che il versetto definisce "Torah", era già scritta nei cieli prima della creazione.
A quest'idea del Re del cielo, il grande Sovrano si collegano i Vangeli nell'episodio della "passione" quando sussiste tutta quella tensione sul titolo di RE tanto che Gesù esclamò "Il mio regno non è di questo mondo" (Giovanni 18,36) e l'episodio si concluse col titulus sulla croce alle porte di Gerusalemme su cui era scritto "Gesù il Nazzareno, il RE dei Giudei." (Giovanni 19,19)
Nel 30-33 d.C. a Gerusalemme c'è stato, infatti, l'evento che ha diviso in due la storia dell'umanità, prima e dopo Cristo, perché Dio manifestò in un uomo concreto, Gesù di Nazaret la grazia del suo amore e rese ciò manifesto col risorgerlo dai morti ed elevarlo al cielo per consegnarcelo a certezza di comunione dell'uomo con Dio.
Così è stato recepito l'evento raccontato dai Vangeli che è stato capace di influenzare la storia mondiale negli ultimi due millenni.
"Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo." (Atti 1,11b)
Lui tornerà a Gerusalemme; questa è l'attesa!
È così confermata l'idea ebraica che alla fine dei tempi il Messia verrà a Gerusalemme.
Da un exursus nei testi biblici sui primi re di Gerusalemme e dalla lettura combinata dei testi anche per decriptazione risulta evidente il pensiero convergente degli autori dei vari libri, perché il messaggio che si ricava è l'epopea del Messia.
A tale attesa, tramandata in modo velato, ma totalizzante, Gesù di Nazareth s'è adeguato alla lettera; sono, infatti, da prendere in modo radicale e totalizzante le sue parole: "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, son proprio esse che mi rendono testimonianza." (Gv. 5,39)
Per Gesù, a quali scritti di Mosè è da credere ed a quali no e come si conciliano i distinguo che propone col suo assioma sulla Scrittura che "non può essere annullata"?
Forse non è da fermarsi alle parole; ma allora a cosa si deve guardare?
Lui asserisce che non è "venuto per abolire la legge e i profeti ... In verità vi dico: finché non sia passato il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di quei precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli." (Mt. 5,17ss)
Quale entità minima di lettura è lì citata iota o segno, e non la parola, come a dire prendendo l'idea sotto lo stretto aspetto "letterale" che nella Torah, ed in generale nelle Scritture, sono da guardate anche le singole lettere, il che peraltro è conforme all'idea che tuttora permane nell'ebraismo che qualora viene a mancare anche una sola lettera il rotolo sacro ebraico così è invalido per l'uso liturgico.
Ho preso anch'io alla lettera quanto asserito fino a leggere per decriptazione testi di secondo livello dai libri del canone biblico ebraico in linea con l'idea che ho espresso in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche".
I testi biblici in ebraico e in aramaico hanno in genere, infatti, come ho provato, una faccia nascosta ottenibile per decriptazione che si può ricavare con il metodo ed i significati per le lettere che ho inseriti in "Parlano le lettere" e che uso a tappeto senza eccezioni di sorta.
Ad esempio i versetti del profeta Isaia 66,1.2 richiamati da Gesù che ho prima ricordato sono suscettibili di decriptazione con quel metodo; peraltro nel secondo con ORACOLO DEL SIGNORE c'è come un avviso di messaggio particolare.
Tanto per far capire meglio di seguito riporto per ciascuno di quei due versetti il testo C.E.I. ed in ebraico, la dimostrazione della decriptazione e poi questa tutta di seguito.

Isaia 66,1-2 - Così dice il Signore; Il cielo è il mio trono, e la terra lo sgabello del miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora?
Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - ORACOLO DEL SIGNORE - Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi teme la mia parola.


1 -
     

2 -
     

1 - Da retti dal mondo , uniti , vivi , nel corpo del Signore entreranno in cielo . Al trono saranno portati . Agli entrati in terra ; uscirà simile () col corpo , a rivelarsi () che è l'Unico . Questi entreranno a casa , saranno finalmente beati tutti i figli . E dal Potente saranno condotti . Dall'Unico saranno questi a rientrare a vivere . I risorti alla dimora saranno .

2 - E verrà () la sposa () di Dio dal mondo , sarà alla porta , sarà in vista della luce , dal deserto sarà uscita , sarà stata portata dalla prigione del serpente nel mondo . Con gli apostoli dall'Unico i viventi il Signore porterà , da Dio questi usciranno , del Padre saranno nel cuore ; da Dio i miseri avrà portato , tra gli angeli . La rettitudine entrata per lo Spirito portato nelle tombe i corpi avrà aiutato a reagire , li avrà ripartoriti () da figli saranno .

Isaia 66,1 - Da retti dal mondo, uniti, vivi, nel corpo del Signore entreranno in cielo. Al trono saranno portati. Agli entrati in terra; uscirà simile col corpo, a rivelarsi che è l'Unico. Questi entreranno a casa, saranno finalmente beati tutti i figli. E dal Potente, saranno condotti. Dall'Unico saranno questi a rientrare a vivere. I risorti alla dimora saranno.

Isaia 66,2 - E verrà la sposa di Dio dal mondo, sarà alla porta, sarà in vista della luce, dal deserto sarà uscita, sarà stata portata dalla prigione del serpente nel mondo. Con gli apostoli dall'Unico i viventi il Signore porterà, da Dio questi usciranno, del Padre saranno nel cuore; da Dio i miseri avrà portato tra gli angeli. La rettitudine entrata per lo Spirito portato nelle tombe i corpi avrà aiutato a reagire, li avrà ripartoriti, da figli saranno.

Del pari con lo stesso criterio ho decriptato l'intero Salmo 48 il cui versetto n° 3 come quei versetti d'Isaia sono citati da Gesù nel Vangelo di Matteo.
Ne riporto l'intero testo tradotto in italiano dalla C.E.I. e la decriptazione, per brevità senza dimostrazione.
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