BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2009  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheSan Giuseppe - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

ATTESA DEL MESSIA...

 
SPIRITO SANTO E SANTITÀ
LA GRAZIA PORTATA DAL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 

    parti precedenti:

SPIRITO SANTO E GRAZIA »

LA SANTITÀ NELL'EBRAISMO E NEL CRISTIANESIMO
Per proseguire ad investigare sul concetto di santità sono da premettere alcuni cenni su concordanze e divergenze tra ebraismo e cristianesimo su alcune problematiche esistenziali dell'uomo.
È da premettere, infatti, che le idee dell'esistenza dell'inclinazione buona e dell'inclinazione cattiva, che agiscono in modo esemplificativo nel caso di Saul, sono state veicolate dall'ebraismo nel cristianesimo.

L'ebraismo crede che il libero arbitrio dà all'uomo il potere di scegliere di operare tra le due inclinazioni.
È basilare al riguardo quanto discende dal racconto nel Genesi su Caino ed Abele in occasione del primo omicidio che fu l'atto che attestò l'entrata del morire nel mondo.
Il Signore, infatti, poco prima di tale occasione aveva messo in avviso Caino sull'esistenza dell'istinto cattivo dicendogli: "Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo." (Genesi 4,6s)
È esemplificativo a tale riguardo il breve Salmo 1 detto appunto delle "Due vie" che approfondirò in un successivo paragrafo.
L'inclinazione buona spinge l'uomo a servire in modo disinteressato Dio e gli uomini, mentre l'inclinazione cattiva è l'impulso dell'uomo all'egoismo, alla concupiscenza, al potere, in definitiva ad essere idolatra.
Per l'ebraismo l'inclinazione cattiva:

  • "è una componente indispensabile alla vita umana, in quanto senza di essa nessuno si sposerebbe e avrebbe bambini, o costruirebbe una casa, o si metterebbe in affari. (Genesi Rabba IX,7)
  • "Essa è cattiva perché porta con facilità l'uomo fuori dalla retta via e lo domina, come il lievito nella pasta, o come un invitato che prende il posto del padrone di casa." (Dizionario di usi e leggende ebraiche di Alan Unterman-Laterza);
Quando ciò avviene si commette peccato e satana, "lo spirito cattivo sovrumano" viene ad abitare nell'interno dell'uomo con i suoi sette spiriti e tutti sottostanno alla sua tentazione; anzi più grande è una persona, più forte è la tentazione al male.
Per l'ebraismo la cattiva inclinazione può essere inizialmente sottomessa con lo studio della Toràh e con le buone azioni e può essere rivolta al servizio di Dio; cosicché si servirà Dio con entrambe le inclinazioni.
Esperienza comune è che tutti ne siamo soggetti.

La domanda che sorge spontanea per il cristiano, che gode dei frutti del battesimo e può fruire del sacramento della penitenza, è come nell'ebraismo venga gestito il cercare di tornare allo stato di purità dai peccati.
  • È da premettere che nell'ebraismo il peccato originale, vale a dire l'impurità del serpente di cui al racconto del libro della Genesi, si tende a considerarla superata perché eliminata (o eliminabile?) con la consegna della Torah sul Sinai. Chi ha aderito all'ebraismo, perciò, ne sarebbe stato assolto.
  • I convertiti all'ebraismo e le coppie il giorno del matrimonio sono considerati come fossero appena nati e tutti i loro peccati vengono perdonati.
  • Il perdono si può poi cercare di conseguire col pentimento unito alle preghiere in sinagoga (il Kaddish), con i riti del Jom Kippur, il giorno del Giudizio annuale in cui si può essere perdonati dei peccati commessi nell'anno confessandoli e cercando di rimediare con opere di carità e procurandosi il perdono del prossimo.
    La mente e lo spirito in quei giorni debbono essere impegnati a riflettere per fare un esame di coscienza e analizzare le azioni fatte o non fatte nel corso dell'ultimo anno e la bocca recita le preghiere e la confessione delle colpe commesse, il "viddui", perché il Talmud afferma che "le parole che rimangono nel cuore non hanno effetto". (kiddushin 49b)
    Nei giorni di Kippur, in cui ci si prepara a fare un uso continuo della parola, è quindi importante e vitale riflettere sul proprio passato e vedere se si sia fatto un uso improprio della parola con calunnie, maldicenza e turpiloquio.
    È scritto, infatti: "C'è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene? Preserva la lingua dal male, le labbra da parole bugiarde. Sta' lontano dal male e fa' il bene, cerca la pace e perseguila." (Salmi 34,13-15).
    La purezza che deve essere intrinseca alla preghiera, non può accompagnarsi con la maldicenza e Kippur è l'occasione per trasformare la propria lingua in lingua santa, ossia qodesh.
    L'uomo è l'unico essere parlante e Rashi (acronimo di Rabbi Solomon (ben) Isaac 1040-1105 d.C.) conclude che ciò che caratterizza l'uomo rispetto agli animali è che "gli è stata aggiunta la conoscenza e la parola", il buon uso di questa può portare l'uomo a raggiungere favorevolmente la missione assegnatali.
    Che vi sia una potenza per la parola pronunciata con bocca pura è dimostrato dal Salmo 8 "Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli" (Salmi 8,3), cioè è la parola dei bambini che sostiene il mondo.
  • Infine, anche la stessa morte, è atto che con le sue pene può portare al perdono secondo il giudizio di Dio.
L'ebraismo crede che: "Alla venuta del Messia Dio distruggerà l'inclinazione cattiva. I giusti che hanno resistito alle sue inclinazioni la vedranno come una grande montagna e si stupiranno d'essere riusciti a superarla. Ai malvagi che non sono riusciti a sottometterla, essa sembrerà sottile come un capello e si stupiranno di non essere stati capaci di dominare qualcosa di così piccino."
Per entrambi le fedi, ebraica e cristiana, resta comunque l'esistenza dell'istinto cattivo che è come un parassita che cresce accanto ad un albero buono.
Questo parassita non può essere sradicato, ma per l'ebraismo ci si può convivere limitandone i danni.
Il cristianesimo invece sostiene che è innestato all'albero una natura nuova per cui il parassita non potrà mai vincere in modo definitivo.
L'ebraismo poi ritiene che con il peccato d'origine d'Adamo è stata introdotta la morte nel mondo per la quale gli individui muoiono sia che siano senza peccato o che abbiano peccato.
Anche il cristianesimo crede questo, ma considera ciò è prova dell'esistenza del peccato originale che ci preclude la salvezza.
A questo punto c'è la divergenza in quanto il primo peccato del racconto di Adamo ed Eva per il cristianesimo diviene emblematico del peccato originale che ha colpito tutti gli uomini nati e nascituri facendoli decadere del primitivo stato di grazia.
C'è per il cristianesimo un impedimento per l'umanità alla vita divina e occorre un fatto decisivo di Dio che ci incorpori nel primitivo stato altrimenti non v'è garanzia che nonostante la morte i peccati sono o saranno perdonati?
In definitiva le opere buone, gli atti di carità e di giustizia, le preghiere e la rettitudine del cuore pur se sono condizioni necessarie, non sono da soli sufficienti per meritare e garantire il ritorno o l'entrare nello stato di grazia.
Il cristianesimo propone un fatto: un figlio d'uomo è stato risorto dai morti ed entrato col corpo nella gloria il che garantisce l'effusione dello Spirito Santo che ci consente di poter essere coeredi con Lui del Regno dei Cieli.
I Vangeli sinottici poi ci propongono che solo Gesù è riuscito a risolvere positivamente le tentazioni.
Il peccato originale è perciò annullato con la natura nuova di Cristo che è donata nel battesimo.
I peccati che vengono commessi durante la vita sono perdonati con il pentimento con il sacramento della confessione e con l'estrema unzione.
Dice al riguardo San Paolo nella lettera ai Romani: "Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre! Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria." (Romani 8,14-16)

La santità è una realtà complessa che concerne il mistero di Dio e, per estrapolazione, anche il culto e la morale.
Implica le nozioni di sacro e di puro, ma le supera.

"Santo", il "qadosh" ebraico significa in primis "separato" perché deriva da un radicale semitico che significa "tagliare, separare"; orienta perciò verso l'idea di separazione da ciò che è il resto, che l'uomo ha interpretato come profano.
Questa idea di separato non è però come l'idea di chi si è posto una frontiera, ad es. tra un tempio e l'esterno, perché allora basterebbe dire "sacro" cioè che tende a separarsi dal profano.
L'idea dietro a Santo è piuttosto di "diverso", non schematizzabile, e la parola di Dio lo rivela, ma non lo racchiude.

Questo versetto di Osea chiarisce un po' il concetto: "sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira." (Osea 11,9) vale a dire sono diverso dall'uomo proprio per mentalità, dirittura, misericordia, rettitudine, ecc.

L'uomo a causa della caduta essendo peccatore non riesce a vedere il sacro, il divino, che però permea l'esistenza e il creato, perché vive nell'inganno, e illuso, crede che la realtà sensibile sia tutta la realtà ignorando quella divina o al massimo idolatra o panteista, così l'esistenza del profano è risultato di una errata conclusione dell'uomo.
Un discepolo domandò al rabbino suo maestro: "Dove si trova Dio? Il rabbino gli rispose: Dovunque lo si lascia entrare!"
La santità è, in definitiva, lo stato in cui un uomo, un oggetto, un certo spazio o periodo di tempo si sottrae dalla falsa idea dell'esistenza dominio profano ed, in modi diversi entra nella coscienza del divino.

A tale riguardo, di come Dio si rivela, il pensiero della cabbalah in poche parole il seguente.
Il mondo e l'universo per la cabbalah ebraica o "tradizione" è uno dei quattro veli in cui Dio si è nascosto per consentire una vita libera dopo essersi volontariamente condizionato Tzimtzum (Vedi: "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta").
  • Il primo velo, il più elevato, sarebbe definito Atzilut, il mondo dell'Emanazione ancora molto vicino all'Essenza divina che è la potenza emanatrice, mondo divino, popolato da realtà intime di Dio superiori alle angeliche con cui Dio secondo il suo volere può rivelarsi all'uomo che si trova fuori di quella realtà. È un mondo che non ha un'identità separata da quella di Dio, ed è piena espressione della Sua volontà.
  • Il secondo velo è indicato dalla cabbala come Briah, "Creazione" ove l'esistenza appare per la prima volta quale un'entità separata dal Creatore ma ancora con realtà tutte spirituali, ove si trova il "kissè ha-Cavod", il divino "Trono di Gloria"e gli angeli più elevati, del Servizio, quelli che cantano "Qadosh, Qadosh, Qadosh..."; Isaia, infatti, nell'ora della sua vocazione (740 circa a.C.) ebbe nel Tempio la visione del Signore seduto su un trono elevato, attorno a lui stavano i serafini ciascuno con sei ali e proclamavano: "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria." (Isaia 6,3)
    È Briah, con un parallelo fisico, come un "campo unificato" che riempie il "vuoto" dell'estensione spazio-tempo e che si manifesta producendo forze che si manifesteranno.
  • Il terzo velo Yetzirah, o Formazione è ancora un mondo soprattutto spirituale ove si trovano forme e immagini e idee superiori base e modello di esseri creati popolato dalle varie forme angeliche anche negative in quanto agisce già l'idea della libertà di scelta, che può portare ad agire autonomamente.
  • Il quarto ed ultimo e più basso velo sarebbe A'ssiah , il mondo del Fare, l'universo fisico e materiale, ove le creature divengono corpi materiali, la libertà di scelta è al massimo e si esplica anche nel male. Il suo nome indica azione, agire, operare ed è un mondo "migliorabile" che si può ottenere se si agisce L'Ebraismo suggerisce la pratica delle Mitzvot e delle buone opere con cui si può influenzare l'A'ssiah, onde non bastano le intenzioni, ma occorre "fare il bene" vale a dire la Volontà di Dio.
    In Esaù, il nome del gemello di Giacobbe, c'è la stessa radice della parola ebraica A'ssiah, ma questi scelse di male operare, mentre Giacobbe optò per la via di Dio, quindi del Santo e della santità.
    Dice Gesù al proposito di operare. "Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato (quindi fare la volontà di Dio) finché è giorno (finché c'è luce); poi viene la notte, quando nessuno può più operare. Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo". (Giovanni 9,4-5)
    La santità di un uomo in questo mondo è convergenza d'intenti volontà e sentimenti dell'uomo e di Dio.
    L'uomo viene a partecipare all'essere divino con la grazia santificante dono di Dio per conformarne pensieri, azioni e sentimenti, per operare in modo santo, ma nel contempo la santità è conquista dell'uomo, che la desidera e la può raggiungere con quella grazia esercitando la virtù della carità.
    È necessari però essere docili ai buoni impulsi.
    Dice la lettera ai Romani: "Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto." (Romani 12,2)
    In sintesi si realizza il "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Matteo 5,48) del discorso della montagna.
    La santificazione è il disegno che esprime il desiderio di Dio per noi "Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione." (1Tessalonicesi 4,3)
In effetti la lettura con il significato delle lettere usate come icone, vale a dire di immagini di concetti, di cui alla mia ricerca di una forma di decriptazione che ho espresso in tanti articoli in questo Sito che parte, appunto, da metodo regole e significati delle lettere di "Parlano le lettere", la lettura di A'ssiah ci fornisce un pensiero simile a quello che esprime Gesù "agire,operare da luce nel mondo .
Sotto quel quarto livello non vi sarebbe altro.

Provo ad esprimere con l'uso delle lettere ebraiche, come è mio uso, quale sia il messaggio che viene dalle tre lettere associate che formano la parola "qadosh".
Di per sé graficamente la lettera indica versare, rovesciare, come una coppa che rovescia il contenuto interno, la lettera è una mano aperta che può dire aiuto e impedimento come una porta e la è la lettera di fuoco, quindi fa immaginare una luce. (Vedi schede delle lettere cliccando sui loro segni della colonna a destra delle pagine di questo sito)
Si pensi che sole "shoemoesh" in ebraico ha due lettere .
Il culmine di una curva, infatti, matematicamente ha tangente orizzontale e, se si percorre in salita, è il limite oltre cui il rovesciamento è impedito .
C'è una parola usata 4 volte nella Torah (Genesi 49,26, Deuteronomio 28,35; 33,16-20) e poche altre volte negli altri libri (2Samuele 14,25 - Giobbe 2,7 - Salmi 7,17; 68,22 - Isaia 3,17 - Geremia 2,16; 48,45) precisamente "qadeqod", ripetitivo rafforzativo di , il cui significato è sommità del capo, cervice, onde è lecito considerare che già un da solo possa vedersi come, vertice e cima.
Concludo allora che il "qadosh" si può considerare colui che è:

il vertice della luce .

Il Nome assoluto, cioè Dio, il Santo, ha in se la lettera che graficamente rappresenta il concetto di vita = , e la lettera del fuoco "'esh" che emette la luce, cioè origina luce .
Il libro della Genesi quale primo atto di Dio che propone per la creazione è una luce e il Vangelo di Giovanni proprio inizia lo sottolinea "In lui (il Verbo) era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta." (Giovanni 1,4-5)
Viene messo in evidenza in quei versetti l'idea della vita e della luce come proprio a ricordare le manifestazioni del Nome.
Direi che il sole a mezzogiorno rappresenta il "qadosh".
Questo astro, infatti, sta allo "zenit" è origine di luce, in questo caso fisica e se siamo all'equatore non provoca ombra.
Il pensiero che propone lo stesso autore di quel Vangelo nella Prima Lettera detta appunto di Giovanni è: "Dio è luce e in lui non ci sono tenebre." (Giovanni 1,5b) vale a dire è Santo.
Il Vangelo di Matteo mette in bocca a Giovanni Battista le seguenti parole: "Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco." (Matteo 3,11)
Queste stesse parole il libro degli Atti le pone in bocca a Gesù risorto "Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni". (Atti 1,5)
vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2009 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  ATTESA DEL MESSIA...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy