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SALMI 127,1 - CANTO DELLE ASCENSIONI. DI SALOMONE
Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode.
Salmi 127,1 - Una luce
fu
nella mente
ad entrare
.
In un vivente
dall'alto
si porterà
.
Finirà
il serpente
,
la pace
rientrerà
.
Da primogenito
vivrà
il Signore
.
Il Potente
padre
l'invierà
nel mondo
in una famiglia/casa
che sarà
prescelta
di illuminati
.
Si porterà
per la prima volta
alla vista
dei viventi
per accompagnarli
().
Di un costruttore
sarà
a portarsi
a casa
e
primogenito
della madre
sarà
ad entrare
.
Porterà
al mondo
il Potente
in un uomo
a vivere
la compagna
().
Sarà
un povero
portato
da una donna
()
santa
a vivere
nel corpo
.
Salmi 127,1 - Una luce fu nella mente ad entrare. In un vivente dall'alto si porterà. Finirà il serpente, la pace rientrerà. Da primogenito vivrà il Signore. Il Potente padre l'invierà nel mondo in una famiglia/casa che sarà prescelta d'illuminati. Si porterà per la prima volta alla vista dei viventi per accompagnarli. Di un costruttore sarà a portarsi a casa e primogenito della madre sarà ad entrare. Porterà nel mondo il Potente in un uomo a vivere la compagna. Sarà un povero portato da una donna santa a vivere nel corpo.
Salmi 127,2 - Un'illuminazione portò Dio a quei retti che a vivere per salvare con la rettitudine nei giorni per risorgere la vita dei fratelli in un corpo sarebbe stato. Lo stare in esilio finirà originato dal maligno serpente che il veleno dall'albero dentro fu nei viventi. La rettitudine invierà che sarà a finire l'energia del serpente. Sarà il basta per l'essere impuro nemico.
Salmi 127,3 - Uscito l'angelo (nemico) dal mondo l'energia che ammala finirà per il Signore. Il Figlio sarà nei viventi ad accendere la rettitudine che guarirà i corpi, ricaricherà i cuori d'energia.
Salmi 127,4 - Il vigore giù risarà nei viventi ad abitare. Sarà l'aiuto a scorrere dentro, riporterà ai fiacchi l'energia. Per il Figlio sarà ad uscire l'energia che a peccare nei corpi è nei viventi.
Salmi 127,5 - Felici saranno ad uscire gli uomini, beati in pienezza. Verrà la donna il Verbo alla fine a portare viva dal mondo a vivere dal Potente. Dall'Unico saranno a casa. Per la risurrezione portata retti essendo saranno dalla Parola condotti. Verranno desiderosi di starvi ad abitare. Sarà stato nei viventi dentro bruciato il nemico.
La Donna che il Messia porterà alla fine è tutta l'umanità santa come la madre del Verbo che si intravede nel decriptato del versetto Salmi 127,1.
San Silvano del Monte Athos, monaco di nome Simeone Ivanovic Antonov russo (1866-1938), canonizzato dalla Chiesa Orientale Ortodossa nel 1987, tra i suoi scritti ha una pagina che medita il dolore di Adamo fuori dal Paradiso: "Le lacrime di Adamo", e ne riporto un breve estratto.
"Adamo, padre dell'umanità, in paradiso conobbe la dolcezza dell'amore di Dio; così, dopo esser stato cacciato dal paradiso a causa del suo peccato e aver perso l'amore di Dio, soffriva amaramente e levava profondi gemiti.
Il deserto intero riecheggiava dei suoi singhiozzi.
L'anima era tormentata da un unico pensiero: Ho amareggiato Dio che amo.
Non l'Eden, non la sua bellezza rimpiangeva, ma la perdita dell'amore di Dio che a ogni istante attrae insaziabilmente l'anima a Dio.
Così ogni anima, che ha conosciuto Dio nello Spirito Santo e ha poi smarrito la grazia, prova lo stesso dolore di Adamo.
L'anima soffre e si tormenta per aver amareggiato il Signore che ama.
Adamo gemeva, sperduto su una terra che non gli procurava gioia; aveva nostalgia di Dio e gridava: L'anima mia ha sete del Signore, in lacrime lo cerco. Come potrei non cercarlo? Quando ero con Dio, l'anima mia si rallegrava nella pace e l'avversario non poteva farmi alcun male. Ora invece lo spirito malvagio si è impadronito di me e tormenta l'anima mia. Ecco perché l'anima mia si strugge per il Signore fino a morire e non accetta conforto alcuno; il mio spirito anela a Dio e nulla di terreno lo consola; ho desiderio ardente di rivedere Dio (Salmi 42), di goderlo fino a saziarmene. Nemmeno per un attimo posso dimenticarmi di lui, l'anima mia langue per lui, gemo dal grande dolore. Abbi pietà di me, o Dio, pietà della tua creatura caduta.
Così gemeva Adamo, e un fiume di lacrime gli solcava il volto, scorreva sul petto e cadeva a terra. Il deserto intero riecheggiava dei suoi singhiozzi. Bestie e uccelli erano ammutoliti di dolore. E Adamo gemeva: per il suo peccato tutti avevano perduto la pace e l'amore.
Grande fu il dolore di Adamo dopo la cacciata dal paradiso, ma più grande ancora quando vide il figlio Abele ucciso da Caino.
Per l'immane sofferenza piangeva, pensando: Allora da me usciranno popoli, si moltiplicheranno sulla terra, ma solo per soffrire tutti, per vivere nell'inimicizia e uccidersi a vicenda...
Adamo andava errando sulla terra: nel cuore lacrime amare, la mente continuamente in Dio e quando il corpo esausto non aveva più lacrime da piangere, era lo spirito ad ardere per Dio, non potendo dimenticare il paradiso e la sua bellezza. Ma l'anima di Adamo amava Dio più di ogni altra cosa e, forte di questo amore, a lui incessantemente anelava...
Adamo aveva perduto il paradiso terrestre.
In lacrime lo cercava: Paradiso mio, paradiso mio, paradiso meraviglioso!
Ma il Signore nel suo amore gli fece dono, sulla croce (Luca 23,43), di un paradiso migliore di quello perduto, un paradiso celeste dove rifulge la luce increata della santa Trinità."