BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2011  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheSan Giuseppe - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

RICERCHE DI VERITÀ...

 
IL FINE SETTIMANA
DONO D'ANTICIPO D'ETERNITÀ

di Alessandro Conti Puorger
 

UNA DISCUSSIONE IMPORTANTE
L'osservanza del Sabato, che continua ad essere una festa settimanale religiosa ebraica, fissata nel decalogo come 3° o 4° comandamento (dipende da come si dividono e si raggruppano), è stata motivo di discussioni sin dall'origine del cristianesimo investendo direttamente la figura di Gesù di Nazaret.
Molteplici sono i punti di vista sotto cui tale questione si può considerare onde tratto l'argomento anche nel successivo articolo "Il comandamento del Sabato - attesa di un compimento" che inserirò in "Ricerche di Verità".
Per iniziare parto direttamente dai Vangeli canonici che in più occasioni registrano contestazioni a Gesù da parte di Giudei, in particolare di Scribi e Farisei, sui suoi comportamenti nei giorni di Sabato.
Vi si trovano, infatti, i seguenti episodi di sabato con reazioni dei giudei:
  • Matteo 12,1-8, Marco 2,23-28, Luca 6,1-5, i discepoli colgono spighe.
  • Matteo 12,9, Marco 3,1-6, Luca 6,6-11 è sanato l'uomo dalla mano inaridita.
  • Marco 1,23 è guarito uno posseduto da uno spirito immondo.
  • Luca 13,10-16 è guarita una donna inferma.
  • Luca 14,1-6 Gesù guarisce un idropico.
  • Giovanni 5,5-10 Gesù guarisce un paralitico alla piscina di Betzaida.
  • Giovanni 9 Gesù guarisce il cieco nato.
Il Vangelo di Luca 6,7 annota "Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui."

Stando ai Vangeli gli scribi e i farisei, mossi da livore nei suoi confronti perché ne palesava il comportamento falso e li chiamava ipocriti (Matteo 15,1; 15,7; 22,18; 23,13; 23,.23; 23,25; 23,27; 23,29; Marco 7,1-6), per accusarlo, l'incalzavano facendosi forti di quanto risulta dalle 10 parole o decalogo circa l'obbligo d'astensione dall'operare nel giorno di sabato.
Nella Tenak o Bibbia ebraica la prescrizione da sola in effetti pare molto rigida: "Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di sabato e lo ha dichiarato sacro." (Esodo 20,8-11, Deuteronomio 5,12-14)
Lo spirito dell'astensione dal lavoro è, come vedremo, una opportunità che intende far assaggiare all'uomo uno spiraglio di libertà.
Questo comando è spiegato come connesso ad un modo d'operare di Dio descritto al momento della creazione nel libro della Genesi che in 2,1-3 recita: "Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando."
La mancata osservanza della sacralità del Sabato, peraltro, in un momento successivo, Esodo 31,12-17, è addirittura gravata di pena di morte: "Il Signore disse a Mosè: Quanto a te, parla agli Israeliti e riferisci loro: In tutto dovrete osservare i miei sabati, perché il sabato è un segno tra me e voi, per le vostre generazioni, perché si sappia che io sono il Signore che vi santifica. Osserverete dunque il sabato, perché lo dovete ritenere santo. Chi lo profanerà sarà messo a morte; chiunque in quel giorno farà qualche lavoro, sarà eliminato dal suo popolo. Durante sei giorni si lavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque farà un lavoro di sabato sarà messo a morte. Gli Israeliti osserveranno il sabato, festeggiando il sabato nelle loro generazioni come un'alleanza perenne. Esso è un segno perenne fra me e gli Israeliti, perché il Signore in sei giorni ha fatto il cielo e la terra, ma nel settimo ha cessato e si è riposato."
Oltre tale mancanza le colpe punibili con pena di morte dalla Torah sono:
  • l'omicidio premeditato (Esodo 21,12; Levitico 24,7);
  • il rapimento e vendita di persona (Esodo 21,16; Deuteronomio 24,7);
  • la stregoneria (Esodo 22,17);
  • i sacrifici umani (Levitico 20,2);
  • maltrattamenti e percosse ai genitori (Esodo 21,15; Levitico 20,9);
  • l'adulterio e l'incesto (Levitico 20,10-12; Deuteronomio 22,22);
  • l'idolatria (Deuteronomio 17,2-5; 19,17-18).
In tali campi v'erano pur tante eccezioni possibili, ma la lettera agli Ebrei conferma 10,28: "Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni" ed è da notare quel "senza pietà" che cozza con il pensiero di Sant Agostino "In certis, Unitas; In dubiis, Libertas; In omnia, Caritas", pensiero che nasce dalla stessa Bibbia.
Un Ebreo, pare così che non trovasse ragioni di rifiuto alla pena di morte nella propria religione, ma solo nella propria coscienza e nella propria pietà.
Ben due volte nel Vangelo di Matteo (9,13 e 12,5-8) Gesù ricorda ai Farisei le parole del profeta Osea "...voglio l'amore e non il sacrificio, la conoscenza di Dio più degli olocausti." (Osea 6,6) e la seconda volta proprio in una discussione sul sabato, "O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. Perché il Figlio dell'uomo è signore del sabato".
Gesù, quindi, trovava ragioni contro la pena di morte nella propria coscienza, proprio per una lettura più articolata della Torah che ha anche un altro pilastro oltre quello della giustizia, quello dell'amore e comporta lo "amerai il tuo prossimo come te stesso". (Levitico 19,17)
Come nel caso dell'episodio dell'adultera (Giovanni 8,1-11) Gesù tali ragioni le ha testimoniate e trasmesse al mondo espungendo conclusioni umane facilmente evidenziabili per il contrasto con la legge dell'amore.
Gesù, infatti è quel "Qualcuno che tiene in mano le sorti di questo mondo che passa. Qualcuno che è l'Alfa e l'Omega della storia dell'uomo. E questo Qualcuno è Amore, Amore fatto uomo, Amore crocifisso e risorto, Amore incessantemente presente fra gli uomini... È solo lui a dare la piena garanzia delle parole: Non abbiate paura!" (Giovanni Paolo II "Varcare le soglie della speranza")
Gesù dice che il compimento della Torah è lui stesso, onde si comprende a pieno solo dopo i suoi eventi ed ha la delicatezza di salvare così quanto di buono nella legge di Mosè, castello solido per la crescita di persone con una spina dorsale, ma come nel caso del divorzio sente la necessità di ricordare che "...Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così." (Matteo 19,8)
Potrei dire che la pena di morte era una legge di Stato e non una legge di Dio che era stata messa per "la durezza dei cuori" come necessità di far rispettare una legge che in quel momento aveva due facce, di Dio e degli uomini, perché di fatto due erano gli scopi, religioso e di governo.
Interessante è che la stessa espressione della "durezza dei cuori" si trova in Marco 3,1-6 in un episodio ove i farisei contestano l'operare di Sabato da parte di Gesù: "Entrò di nuovo nella sinagoga. C'era un uomo che aveva una mano inaridita, e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all'uomo che aveva la mano inaridita: Mettiti nel mezzo! Poi domandò loro: È lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla? Ma essi tacevano. E guardandoli tutto intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quel uomo: Stendi la mano! La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire."
Gesù non ha paura di essere passibile di morte secondo certi modi ristretti di ragionare e per amore degli uomini e della verità fa comprendere che v'è una "legge" nei cuori di cose buone divine da rispettare, riportate per iscritto, ma mescolata a tradizioni umane in quella che definisce "Legge di Mosè", facendo un distinguo con la legge originaria stampata nei cuori dell'uomo con quel "da principio non fu così".
Sulla pena di morte per mancanza di osservanza del sabato il libro dei Numeri 15,34s racconta, peraltro, che mentre gli Israeliti erano nel deserto fu trovato un uomo che cercava legna di sabato; "lo misero sotto sorveglianza, perché non era stato ancora stabilito che cosa gli si dovesse fare. Il Signore disse a Mosè: Quell'uomo deve essere messo a morte; tutta la comunità lo lapiderà fuori dell'accampamento" così fu fatto, con il che è conclamato che la pena di morte è regola data da Mosè fuori dal decalogo, come riporta Esodo 31,12-17.
(Vedi: "Padre Nostro chiave di volta contro la pena di morte" articolo in .pdf nella rubrica "Vangeli e Protovangeli")
Anche la circoncisione, Gesù non dice esplicitamente che venga proprio da Dio, ma la prende come occasione di tradizione per criticare comportamenti ottusi nel sabato e la mancanza di pietà "Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la Legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?" (Giovanni 7,22s)
Gesù ebbe anche a dire: "...Il Padre mio opera sempre e anch'io opero. Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio." Giovanni 5,17-18) da cui si evince che la mancata prescrizione dell'osservanza del sabato fu una concausa che portò poi alla pena della croce.

Ecco allora apparire anche un distinguo di fondo.
Forse Dio non si era riposato nel settimo giorno, ma ha fatto solo una sosta prima della successiva fase, come quando si mette il punto ad una prima frase.
Secondo Gesù, Dio non s'è riposato nel giorno del Sabato della creazione, mentre i Giudei per quanto era scritto nel libro della Genesi ne sono convinti.
Gesù al riguardo spiegava: "Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato!" (Marco 2,27) ed ancora," Il Figlio dell'uomo è Signore anche del sabato". (Matteo 12,8, Marco 2,28, Luca 6,5)
Gesù ha fatto il bene anche di Sabato secondo la volontà del Padre "...le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza" (Giovanni 10,25) ed essendo anche Dio ci dice che il Padre ha operato di sabato contro il pensiero di allora.
Ora, nel nostro tempo siamo ancora nel settimo giorno della creazione e non si può dire che Dio non ha operato... ha portato avanti una storia di salvezza per l'uomo o no?
Il Signore in Genesi 2,1-4 aveva consacrato il settimo giorno per il riposo, shabbat e Gesù afferma che tale riposo, in effetti, è stato sancito per l'uomo.
Dio quindi opera, anche nel settimo giorno, infatti, là in questi versetti è "Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro" (2,2) e subito dopo "Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò" (2,3) e questo, il benedire ed il consacrare è il lavoro che fa nel settimo giorno, dopo che il testo dice si riposò.
Si può interpretare che mentre si credeva che stava fermo o che avrebbe potuto stare fermo lui invece operava o dovette operare per conseguire il volontario libero assenso dall'uomo all'accettazione del disegno di Dio, cioè far diventare santo l'uomo e benedirlo tirandolo fuori da una maledetta caduta.
Se diciamo, perciò che non ha operato neghiamo la Bibbia e se diciamo di sì ecco che è giusto fare il bene anche di sabato aldilà di prescrizioni mosaiche, ed è conclamata l'assurdità di collegare la pena di morte con i fatti di Dio.
Di questo anelito al lavoro da parte di Dio in giorno di sabato sono pieni i vangeli e non sono da interpretare solo come insegnamento di Gesù atto a moderare l'eccessivo rigorismo degli ebrei.
Tali insegnamenti erano anche un segnale, operava e guariva di sabato per indicare ch'era venuto il tempo finale: "Era infatti sabato il Giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. "(Giovanni 9,14)
Cioè lui, il Signore, con quel atto richiama Dio che plasma Adamo, ed indica che sta così portando un compimento - aprendo gli occhi all'uomo nato cieco - rappresentante dell'umanità intera, perché ha di fatto rifiutato l'amore di Dio.
Gesù sta così insegnandogli con gli occhi di Dio cosa è bene e cosa è male, istruzione che non fu conclusa nel giardino dell'Eden, come narra il midrash di Genesi 3, per l'intromissione di un istinto malvagio nell'uomo, rappresentato dal serpente primigenio che fece da didascalo all'uomo stesso.

Nel comandamento del Sabato il Deuteronomio al versetto 5,15 aggiunge la considerazione "Ricordati che sei stato schiavo nel paese d'Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato".
Questa è la madre delle schiavitù, quella da cui Dio vuol liberare tutti.
Ora, uno dei brani più noti della Haggadà di Pèsach è "Avadìm hayìnu", ov'è scritto "Siamo stati schiavi del faraone in Egitto e se Dio non avesse fatto uscire i nostri padri dall'Egitto, noi, i nostri figli, e i figli dei nostri figli saremmo ancora schiavi del Faraone in Egitto".
I Rabbini si sono interrogati sul fatto che i faraoni sono spariti da centinaia d'anni ed, allora, che si domandano che senso ha ripetere che saremmo ancora schiavi di loro e poi perché si ripete due volte "Egitto" e "Faraone in Egitto"?
Rav Eliahu Dessler, gran rabbino lituano della prima metà del XX secolo, propone una risposta a queste domande con due specie di schiavitù, dilatando il testo attraverso l'interpretazione delle parole:
  • Mitzràim (Egitto) deriva da metzàr "ristrettezza, chiusura", cioè non liberi di parlare, camminare, uscire, entrare senza che ciò sia ordinato dal padrone, ristretti, imprigionato, soggetti a lavori sfiancanti, umilianti anche inutili, oggetti in mano al padrone che ne dispone a piacere.
  • Par'ò (faraone) da una radice che significa apertura, libertà ("parù'a" in ebraico moderno vuol dire "selvaggio"), schiavitù in quanto non c'erano regole morali per gli schiavi, era permesso ogni comportamento senza remore e senza limitazioni, se non quelle del padrone e mancanza di regole con libertà selvaggia è un'altra prigione, perché quella che pare essere la libertà di seguire i propri istinti toglie la libertà fondamentale dell'uomo, la libertà di pensiero e di scelta.
Ecco che si crea Israele, il popolo delle mitzvot, che ha una guida in ogni tempo anche se ricadesse sotto un faraone.
Guai però se le mitzvot fossero fine a se stesse non contemperate sempre dalla legge dell'amore, perché altrimenti sarebbero un'ulteriore gabbia per gli impulsi buoni dell'uomo che debbono essere comunque liberi.
In definitiva lo scopo non sono le mitzvot in sé, o il rispetto del sabato, ma conseguire il risultato di un uomo cosciente e libero intimamente con regole chiare e precise nei confronti del suo rapporto con sé stesso, con Dio e con gli uomini, perché, "La Verità vi farà liberi". (Giovanni 8,32)
vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2011 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  RICERCHE DI VERITÀ...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e sh́n

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy