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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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GESÙ AL GIORDANO
Cerco ora di completare gli argomenti introdotti con l'articolo "Battesimo al Giordano riconoscimento di paternità" e in particolare il paragrafo "Al Battesimo di Gesù", con questioni che emergono da quanto sinora detto circa i cieli aperti.

È evidente che il battesimo di Gesù al Giordano, ove operava Giovanni il Battista, è una teofania fondante del cristianesimo presentata e commentata da tutti e quattro i Vangeli canonici, perché là certamente i cieli si aprirono e Giovanni Battista, i suoi discepoli e gli altri astanti furono spettatori e testimoni.

Già le lettere "Gesù alle acque del Giordano " come ho evidenziato in azzurro, , esprimono l'idea che "furono i cieli "shamaim" ad aprirsi e si vide che sarà nei corpi uno giudicato " certamente chi fu maledetto in Genesi 3,14, il serpente che incarnava l'angelo tentatore.

Un altro messaggio pure ne viene: "Gesù di acqua un mare lancerà (), aiuterà con la sua energia " e lo farà dalla croce.
Stava iniziando a entrare in azione il primogenito della stirpe della "Donna" che doveva schiacciare la testa al serpente come profetizza Genesi 3,15 e vi sarà inimicizia tra la stirpe del serpente e la nuova umanità nata dalla "Donna"; da qui l'opposizione tenace che troverà il Messia da parte dell'altra stirpe, quella che fa parte della "razza di vipere".

Il perché il Battista chiamasse a conversione nel deserto proprio in quel luogo certamente è collegato alla orografia del territorio e alla storia dello stesso, essendo lì ove secondo il libro della Genesi 19 Dio intervenne sdegnato per i peccati di Sodoma e Gomorra.
Era quello il punto più basso delle terre emerse segno dello sprofondamento cui porta il peccato, vicino, appunto, a dove il Giordano s'immette nel Mar Morto, senza poter raggiungere a causa di quello sprofondamento il Mar Rosso e tale evento, connesso alla tettonica con lo scontro di placche della crosta terrestre e la formazione di faglie, è comunque evento strettamente attribuito dalla Bibbia a una situazione di peccato.
Proprio da qui Gesù inizia fisicamente la propria "kenosi" o "svuotamento" che terminerà con la morte in croce per redimere gli uomini; del resto, lui solo, figlio di Dio e dell'uomo, può colmare quel vuoto e far scorrere le acque affinché piene di vita superino quella depressione tornando al mare bagnino tutta la terra come se il Giordano fosse il fiume che usciva dal "Gan Eden".
Ciò accadrà quando, crocifisso, trafitto, dalla croce versò acqua dal suo costato (Giovanni 19,34); d'altronde l'acqua doveva uscire dalla parte destra del Tempio e colmare il deserto di Moab secondo la visione di Ezechiele 47,1-12.

Lui stesso, il Battista, lo ricorda col dire sono "voce di uno che grida" (Giovanni 1,23; Luca 3,4; Marco 1,3; Matteo 3,3) e così richiama quanto dice la profezia di Isaia in 40,1-5: "Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio: Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù... Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato".

Era una predicazione che parlava in modo evidente prendendo spunto dalla situazione fisica, dato che quelle acque, prima pescose fino al lago di Tiberiade, finivano in una pozzanghera salata senza trovare sbocco nel mare aperto a causa di quello sprofondamento attribuito al peccato. "Il giardino dell'Eden" e "I Cherubini alla porta dell'Eden", ampliano questi pensieri.

È messo in evidenza che "Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico" (Matteo 3,4; Marco 1,6) il vestire tipico dei profeti (Zaccaria 13,1-6) per porre in evidenza che il Battista s'inseriva nel filone dei profeti Elia ed Eliseo, che così vestivano e praticavano quella zona, 2Re 1,8 e 2,8-13.

A rafforzare l'idea di una predicazione di Giovanni il Battista che prendeva spunto dalla condizione particolare dei luoghi ove la tradizione riteneva significativa la presenza del maligno, sottolineo i seguenti fatti: - La scelta degli Esseni di porre nel II secolo a.C. nel deserto di Giuda davanti al Mar Morto a "Qumran" un loro monastero, avanguardia contro il male, sì che molti studiosi ipotizzano che il Battista l'avessero frequentato. Il nome Qumran in ebraico è e potrebbe voler dire "in alto (sul crinale occidentale del Mar Morto) un corpo s'incontra ()", ma ha lettere allusive al pensiero in argomento, ossia quel monastero sta in quel luogo con l'intento di "un rovesciamento portare al ribelle angelo ."

Il luogo detto del "monte delle tentazioni" ove Gesù dopo il battesimo fu tentato dal diavolo era nel deserto di Giuda a ovest di Gerico (Vedi: "Tentazioni del figlio di Adamo, figlio di Dio, il Carpentiere") a conferma che quella piana desertica era ritenuta frequentata da spiriti maligni.

Al Giordano, ai convenuti che intendevano fare il segno di conversione, il Battista ricordava la situazione in cui vivevano di schiavitù da parte del serpente e di amici del male, esce l'epiteto "razza di vipere", infatti, "Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione e non crediate di poter dire dentro di voi: Abbiamo Abramo per padre!..." (Matteo 3,7-9; Luca 3,7-9) cioè razza del serpente, in opposizione alla stirpe che doveva schiacciargli la testa.
Lo stesso epiteto lo usa pure Gesù nel Vangelo di Matteo in 12,34 e 23,33.

I Vangeli di Matteo e Luca pongono in evidenza come il Battista profetizza l'apertura del cielo "shemaim" parlando del segno di conversione dell'acqua "maim" che sarà seguito dal fuoco "'esh" che viene dall'Unico e sta nel suo Nome "Shem" , il Nome dei Nomi, infatti, dice: "Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco." (Matteo 3,11; Luca 3,16)

Appena Gesù esce dall'acqua si aprono i cieli e vi fu la teofania della SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo come colomba: "Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento." (Matteo 3,16s) Seguirà l'ordine del Signore ai discepoli, del battesimo in Spirito Santo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo." (Matteo 28,19)

Il Vangelo di Matteo evidenzia l'interessante colloquio tra Gesù e il Battista prima del battesimo: "Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me? Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia. Allora egli lo lasciò fare" (Matteo 3,13-15) evidentemente Giovanni, ispirato dallo spirito Santo, intuiva che in Gesù non c'era peccato. Quel dire non è però d'immediata comprensione e ha destato curiosità negli esegeti propensi a ritenere che sia volontà del Signore di un atto di umiltà e di modestia per identificarsi, pur senza peccato, con l'uomo peccatore, pronto ad accettare, come gli altri, il battesimo di ravvedimento, benché non ne avesse bisogno, ma " umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce", come constata San Paolo in Filippesi 2,8. Ciò e istruttivo e utile a cercare d'imitare il Signore sulla via dell'umiltà, come quando nel Vangelo di Giovanni nell'episodio della lavanda dei piedi dice agli apostoli "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri." (Giovanni 13,13)

Tale spiegazione non pare cogliere ancora a pieno l'essenziale. Del resto il Vangelo di Marco nel dire del battesimo di Giovanni precisa che "si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati" (Marco 1,5) e al riguardo Gesù non avrebbe avuto nulla da dire. Ora, Gesù non è solo un maestro di vita, ma il Salvatore e il Redentore per cui l'atto che apre il ministero pubblico è da ritenere necessario e non complementare. Ho già evidenziato il rapporto di questo battesimo con l'apertura delle acque del Mar Rosso, atto di nascita del nuovo Israele di Dio. In tale occasione i nemici d'Israele che intendevano tenerlo in schiavitù furono sconfitti: carri, cavalli e cavalieri del faraone furono travolti dalle acque e, del pari si deve immaginare anche nel battesimo di Gesù la presenza di schiere di demoni che ne volevano impedire l'opera e da quel momento inizia la guerra aperta col demonio, da cui poi le tentazioni. Gesù - Messia doveva compiere le attese e schiacciare la testa al serpente nel luogo deputato a tale scopo, all'ingresso della Terra Promessa che fisicamente, di fatto, lui, il demonio, impediva. Come, allora, non iniziare con un atto esplicito nel luogo atteso dove era entrato Giosuè con l'arca per conquistare Canaan?

Ora in quel momento Gesù parla di compiere "ogni giustizia", perché essere integralmente giusto è impossibile all'uomo, tenuto comunque a tentare di almeno di provarci, ma è impacciato e impedito a compiere in pienezza le opere di giustizia, per cui ecco quell'ogni nel discorso del Signore, dobbiamo fare quanto necessario per togliere all'uomo ogni impedimento. In Isaia si trova: "Così dice il Signore: Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire" (Isaia 56,1a) come a dire fate al meglio ciò che vi è possibile finché non sia ad arrivare "la mia salvezza" "ieshuaa'ti" ossia "Gesù che crocifisso sarà " che fa intendere e comunque sottintende che Dio comprende le difficoltà che hanno gli uomini nel praticare la giustizia col dire: "la mia giustizia sta per rivelarsi", il che dimostra che gli uomini non la conoscono a pieno e prosegue con: "Beato l'uomo che così agisce e il figlio dell'uomo che a questo si attiene" (Isaia 56,1b.2), profezia di chi la rivelerà. Chi porterà ogni giustizia sarà "il figlio dell'uomo" il primo vero atteso figlio di Adamo, colui che non poté nascere dalla prima coppia che peccò. Il demonio, invero, è contrario alla giustizia, infatti, istigò il primo fratricidio e tutti gli uomini, figli di Eva, furono schiavi del demonio che fu il padre putativo dell'umanità soppiantando Dio che li aveva creati e che era il vero padre. Gesù in Giovanni 8,44 dice in modo chiaro "voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna" e Giovanni 3,10-12 precisa: "In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello. Poiché questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello. E per quale motivo l'uccise? Perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste."

In appoggio a questi pensieri c'è poi un passo in Atti 13 ove si parla dell'incontro, di San Paolo a Pafo nell'isola di Cipro con il mago Elmas e dice "Uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?" (Atti 13,10); è, allora, era per la lotta col "diavolo, nemico di ogni giustizia" che alludeva il Signore quando convinse il Battista a battezzarlo!
Nel deserto di Giuda vicino al Mar Morto nei primi secoli del cristianesimo molti monasteri furono fondati, e tra il III e V secolo vi vissero tanti Santi anacoreti, quali Caritone, Gerasimo, Saba e San Eutimio.

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