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I CIELI APERTI
di Alessandro Conti Puorger

MOTORE DEL TEMA
Queste pagine sono state mosse dalla frase pronunciata dal protomartire Santo Stefano prima del martirio, "Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio" (Atti 7,56).

Questa letta con lo spirito cinico del "mondo" per le cose di Dio pare il dire del sogno di un visionario; del resto per Karl Marx "la religione è l'oppio dei popoli" e cercare uno "stargate" o "porta delle stelle" non è pensiero recente, ma desiderio d'ogni tempo e di pensieri del genere, nati da fervidi menti per viaggiare almeno col pensiero negli spazi intergalattici anche la letteratura fantascientifica n'è piena per il desiderio di trovare il modo di fuggire da malattia, invecchiamento e morte, riservati a chi abita la terra.
(Vedi: "Midrash dello stargate. Corsa senza pit-stop per l'aldilà")

Per contro, vedere "i cieli aperti" per il cristiano non è un'utopia o qualcosa che ha del visionario, ma è la costatazione dell'avverarsi di un fatto atteso, riconosciuto da quel primo martire che testimoniò con forza la propria fede nata in lui dalla buona notizia di un primo uomo, retto e innocente, Gesù di Nazaret, morto in croce per il peccato degli uomini, risorto dopo tre giorni, uscito con le proprie gambe dal cimitero, "apparso a più di 500 fratelli in una sola volta" (1Corinzi 15,6) e assunto in cielo, indi riconosciuto figlio dell'uomo e di Dio.

Di questa apertura dei cieli m'interessai già con "Si aprirà il cielo e verrà con i suoi angeli", ma approfondimenti intervenuti mi hanno riportato a rivisitare con ulteriori elementi tale tema.

Tornando a Santo Stefano, il citare in quella frase della visione del "Figlio dell'uomo" fa intuire che dietro a tale esclamazione vi era tutta una fede elaborata nell'ebraismo, passata e portata avanti negli ultimi due millenni anche dal cristianesimo.
Là, con l'occhio illuminato è di fatto attestato il compimento di antiche profezie, riconosciute attuate da autorevoli assertori, che implicano l'incarnazione del Dio Unico creatore e l'insediamento vittorioso di un primo uomo alla Sua destra che apre la porta dei cieli a tutta l'umanità.
Come m'è d'uso, mi avvicino a quei testi dell'Antico Testamento scritti in ebraico o aramaico, la Tenak degli ebrei, approfondendo talune parole indagandole nel loro intimo partendo dalle lettere ebraiche che le formano essendo, grazie ai loro intrinseci significati grafici, capaci di spiegare l'essenza delle parole stesse.
Elementi che possono chiarire un tale mio modo di operare sono riportati:
Ora, parole analoghe a quelle di Santo Stefano si ritrovano dette da Gesù all'inizio del proprio ministero nel colloquio con Natanaele in Giovanni 1,51 e sono le stesse che il Vangelo di Matteo Gli pone in bocca quando nel Sinedrio il Sommo Sacerdote gli chiese: "Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio". (Matteo 26,63) e "Tu l'hai detto - gli rispose Gesù" e ricordò le profezie del Salmo 110,1 e di Daniele 7,13s con queste parole: "...vi dico d'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire sulle nubi del cielo." (Matteo 26,64)

Le due profezie ricordate da Gesù in tale occasione sono relative al Messia:
  • Salmo 110,1 - "Oracolo del Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici a sgabello dei tuoi piedi", quindi, nei cieli;
  • Daniele 7,13-14 - (nella parte in aramaico 2,4-7,28) "...ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile a un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto."
TORNIAMO AD ADAMO
Premessa al tema dei cieli aperti sono gli avvenimenti del 6° giorno della creazione, relativi ad Adamo ed Eva e alla loro "caduta" che provocò la chiusura dei cieli per loro e per l'umanità.
La storia iniziò quando "Dio disse facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza..." (Genesi 1,26a).

Quel "facciamo l'uomo" è "nea'shoeh 'adam" e "'Adam" fu la prima coppia umana "maschio e femmina" come dice Genesi 1,27.
Dio non la creò "illico et immediate", ma la "fece", il che implica un'azione attenta e con materia esistente, la "plasmò" (Genesi 2,7) come un vasaio forma un vaso, poi "facendo scendere un torpore" (Genesi 2,21-23) dette al maschio e alla femmina rispettivamente il ruolo di "'aish" uomo marito e di "'ishah", donna-moglie.

Delle prerogative di Adamo sono da esaminare attentamente i termini usati:
  • a nostra immagine "betzalmenu" ;
  • secondo la nostra somiglianza "kidmutenu" .
L'attenzione in particolare è da porre alla lettera ( a fine parola) che ho indicato in rosso, la "kaf", la 11a dell'alfabeto ebraico, particella comparativa che si pone prima di sostantivi e d'infiniti ed è tradotta in italiano "come, simile, secondo", che sotto per grafia è come una mano piegata a coppa di profilo con il palmo all'interno, accogliente per la sua concavità, liscia e più chiara rispetto alle altre parti del corpo, senza peli che ricordano l'istinto bestiale.

Oltre che coppa, vaso, mano aperta e di liscio o piano, dal punto di vista delle qualità spirituali quella lettera "kaf" pare allora indicare qualcosa di retto e la "rettitudine" come confermano i seguenti vocaboli ebraici:
  • "'ak", che nel discorso equivale a "sic", proprio così, sì, esattamente, giusto, appunto, nulla più, precisamente, quindi, corretto, da cui si evince che così è "una cosa retta ";
  • "zak", "questo (è) retto " per puro, limpido, innocente (come in Giobbe 11,4);
  • "ken", aggettivo, sostantivo e avverbio per "retto, rettitudine, rettamente, correttamente", usato varie volte nel primo incontro di Giuseppe con i fratelli in Egitto in Genesi 42,11.19.31.33.34 ove C.E.I. traduce "sinceri", quindi... onesti, retti, usato per assentire, "è vero, è corretto, è così in Giosuè 2,4 mentre falsità errore è "l'o ken" in 2Re 7,9 e Isaia 16,6.
Ecco che la "kaf" da sola equivale al termine "ishoer" che definisce la rettitudine, la qualità intrinseca di Dio che capace "è di risorgere i corpi ", segno dell'elezione di Dio su "Ishrael" - chiamato a manifestare "la rettitudine di Dio " al mondo con la "chakmah", la "sapienza", proveniente dall'alleanza che dà il consiglio - suggerimento attraverso la "kaf" , in quanto la sapienza "racchiude il retto vivere nel mondo ".
Questa "chakmah" con la corona-"keter" e l'intelligenza-"binah" costituiscono la triade delle attitudini intellettuali proprie di Dio riconosciute dalle prime tre "sefirot" dell'archetipo "'Adam Qadmon" definito dalla "qabbalah" o tradizione ebraica.

Ora di quella coppia "'Adam" di Genesi 1,26a, disse il Signore:
  • "betzalmenu" , "dentro scenda la potenza (o ci sia un'ombra = ) della vita nostra ";
  • "kidmutenu" , a "retta somiglianza nostra ".
Seguendo le lettere del versetto Genesi 3,6 vediamo quanto accadde col mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male.
Riporto in 7 pericopi il versetto in corsivo, con vicino il testo ebraico e la decriptazione con dimostrazione:
  • 1 - "Allora la donna vide" si portò la scelta che dai corpi dell'Unico uscisse l'originario fuoco entrato
  • 2 - "che l'albero era buono da mangiare", la rettitudine che era stata nei cuori recata dentro usci dall'azione con la immagine dell'Unico . Tutta ...
  • 3 - "gradevole agli occhi" portò la rettitudine che c'era a finire con il desiderare la perversità () maledetta (), le rovine dell'angelo (ribelle) furono nei viventi
  • 4 - "e desiderabile per acquistare saggezza" e per guidare () i viventi impedì l'entrare del consiglio , del Potente , uscì la saggezza
  • 5 - "prese del suo frutto e ne mangiò", e per finire versato il veleno () dalla bocca nei corpi fu a portarvisi e finì con l'averne mangiato
  • 6 - "poi ne diede anche al marito", a portarsi in tutti il dragone . Nel cammino dei viventi il serpente negli uomini entrò...
  • 7 - "che era con lei, e anch'egli ne mangiò" ... agì nei viventi , la perversità () fu originata in tutti ."
E tutto di seguito il messaggio dice: "Si portò la scelta che dai corpi dell'Unico uscisse l'originario fuoco entrato, la rettitudine che era stata nei cuori recata dentro usci dall'azione con la immagine dell'Unico. Tutta portò la rettitudine che c'era a finire con il desiderare la perversità maledetta. Le rovine dell'angelo (ribelle) furono nei viventi e per guidare i viventi impedì l'entrare del consiglio, del Potente uscì la saggezza e per finire, versato il veleno dalla bocca nei corpi fu a portarvisi e finì con l'averne mangiato a portarsi in tutti il dragone. Nel cammino dei viventi il serpente negli uomini entrò, agì nei viventi, la perversità fu originata in tutti."

Alla luce di questo messaggio ecco cosa accadde di quella:
  • "a nostra immagine" , "dentro scese il serpente , nei viventi abitò ()";
  • "secondo la nostra somiglianza" "kidmutenu" diventammo "un vaso "kad" della morte dall'angelo (ribelle) recata ".
Conclusione: dentro il serpente entrò nell'uomo e in ebraico si tratteggia il radicale di "imputridire", morirà e il suo corpo subirà la corruzione.
L'immagine e la somiglianza delle origini restò come profezia di un futuro uomo nuovo atteso da Dio, perché dopo il peccato alla prima coppia nacquero figli non a immagine e somiglianza di Dio, come segnala Genesi 5,3, ma a immagine e somiglianza di Adamo così com'era, cioè col peccato.
Ecco che perché riaprisse i cieli si attendeva il vero figlio di Adamo che non era ancora nato, il "ben 'Adam" con le caratteristiche dell'Adamo delle origini.

Si trova, infatti, nei "Discorsi" di San Leone Magno: "Destati, o uomo, e riconosci la dignità della tua natura! Ricordati che sei stato creato a immagine di Dio; che, se questa somiglianza si è deformata in Adamo, è stata tuttavia restaurata in Cristo."

IL ROTOLO DELLA TORAH E IL CIELO
Torno alla profezia nella lingua corrente di Gesù, l'aramaico, di Daniele 7,13 ove "simile a figlio d'uomo" è "kebar 'oenash" , e "sulle nubi del cielo" è "a'nanei shemai'a" ; ora, "Shem" = vuol dire "Nome", termine spesso usato che dall'ebraismo per evitare di pronunciare l'ineffabile Tetragramma IHWH, per cui il cielo "shemai'a" si può ritenere sede del "il Nome c'è dell'Unico ", ma anche dove "ad accendere la vita sta l'Unico " o anche i "Nomi ci sono dell'Unico ", nomi che poi gli astrologi riducono e riferiscono a quelli dello zodiaco.
Del resto quello di "cielo" nell'ebraismo è concetto che va oltre il cielo fisico, ma riguarda la sede della realtà divina; si scrive e si dice "shamaim", ove la lettera "mem" sostituisce quanto in aramaico è la "'alef" di "shemai'a" .
La vita che esiste , così, pare proprio essere all'interno del Nome come del resto legge San Paolo nel discorso ad Atene davanti all'areopago: "Quello che voi adorate senza conoscere, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo... Signore del cielo ...essendo lui che dà a tutti la vita ...in lui, infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo..." (Atti 17,22-28)

Le nubi "a'nanei" poi possono alludere al momento fondante della nascita d'Israele all'uscita dall'Egitto con l'apertura delle acque e alle colonne di nubi e di fuoco (Esodo 13,21s) che l'accompagnavano.
Si aprì il cielo, le due colonne indicavano acqua e fuoco dal cielo, quindi, il Nome come a firma dell'autore attestante che l'evento era "celeste".
Ora la creazione comporta che il cielo si aprì e il Nome, il Creatore, consenti' l'esistenza di altro oltre se solo, in modo figurato srotolò la pergamena del progetto della creazione, la Torah, ove con le 22 lettere dell'alfabeto ebraico c'è la "password" del SS. Nome dando luogo alla vita che esiste .
Dio tenne con la destra l'estremità del rotolo e con la sinistra la e tratteggiò i cieli , e questa è un'allegoria possibile visto che "io con le mani ho disteso i cieli" è citato più volte (Isaia 45,12; 48,13; 51,15 e 10,12; 51,15).
Del resto, Dio presenta all'uomo il Nome e il Cielo che lo contiene, dando la possibilità di scegliere all'uomo stesso di accettare la Torah, che è il proprio il Cielo di Dio, infatti lo conferma il Siracide15,15-17: "Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti; l'essere fedele dipende dalla tua buona volontà. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua : là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte (il bene e il male aggiunge la Vulgata): a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà."

Accade che la Torah, allora, sia sinonimo di cielo essendo il rotolo del Nome di Dio; infatti, appena si apre e si legge qualcosa da questa, o dai libri canonici da quella ispirata, una porzione di cielo appare sulla terra.
"Che cosa fece il Santo Benedetto? Distese la Sua "destra" e spiegò i cieli, stese la Sua "sinistra" e fondò la Terra... "(Pirke di Rabbi Eliezer)

Rabbi Moshe ben Nahman, detto il "Nahmanide", noto con l'acronimo Ramban (1194-1269), rabbino, filosofo, medico, il più importante studioso e commentatore biblico ebreo, un catalano del Medioevo, nei suoi scritti sostiene: "Noi possediamo una tradizione affidabile che l'intera Torah consiste dei Nomi di Dio, che possono essere raccolti dalle sue lettere in modi differenti, e ciò è perché, se anche una sola lettera manca o è sbagliata, il rotolo è invalido. Nella Torah originale, scritta con fuoco nero su fuoco bianco, non c'erano spazi tra le parole, cosicché poteva essere letta sia puramente come Nomi, o nel modo separato in cui la leggiamo ora per articolare la Torah e i comandamenti."

Questo cielo con la terra finirà il giorno del giudizio, termine della 7a tappa della creazione, lo "shabbat" , quando lo stare in esilio () in terra finirà .

Il profeta Isaia 34,4 con un "i cieli si arrotolano come un libro" da forza all'immagine dei cieli scritti su un rotolo che Dio alla fine dei tempi chiuderà.
Apocalisse 21,1s e 2Pietro 3,10 poi propongono la visione per cui il vecchio cielo sparirà, ne sorgerà un nuovo nel giorno 8°, la Domenica eterna, infatti:
  • Apocalisse 21,1.21 - "Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo."
  • 2Pietro 3,10 - "Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli spariranno in un grande boato, gli elementi, consumati dal calore, si dissolveranno e la terra, con tutte le sue opere, sarà distrutta."
(In Appendice presento la decriptazione dei capitoli 34 e 35 di Isaia)

PROFEZIE DA SCRUTARE
San Paolo in 1Corinzi 10,1-6 riassume la storia di salvezza d'Israele narrata nella Torah come un battesimo, "Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio non si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. Ora ciò avvenne come esempio per noi..."

Un evento con una teofania analoga che aprirà il cielo ci sarà al battesimo di Gesù, il nuovo Israele, e di questo poi parleremo.

Quelle nubi forse alludono a dove "a cantare () gli angeli stanno ", visto che può riguardare anche il cantare e in tal senso è usato in 1Samuele 18,7, in Esdra 3,11 e nel Salmo 119,172.
Quel simile a figlio d'uomo, in aramaico, "kebar 'oenash" poi è particolare rispetto al "Figlio dell'uomo" "ben 'adam" che in questa forma in ebraico si trova ripetuto 90 volte nel libro del profeta Ezechiele vissuto al tempo dell'esilio dei giudei a Babilonia nel VI secolo a.C..

Il libro omonimo, con 13 visioni divine in cui cieli si aprono e ogni volta indica il tempo dall'inizio dell'esilio, inizia proprio in questo modo: "Nell'anno trentesimo, nel quarto mese, il cinque del mese, mentre mi trovavo fra i deportati sulle rive del fiume Chebar, i cieli si aprirono ed ebbi visioni divine." (Ezechiele 1,1) e subito è proposta la teofania di un carro di fuoco per cui il pensiero va a quello che porta in cielo di Elia (2Re 2,11).
(Vedi: "Il carro di fuoco d'Ezechiele: UFO e/o macchina del tempo?" con Ezechiele 1,1 - 2,9 decriptato)

Quel carro, detto la "merkabah", poteva andare in ogni direzione e portava la figura di un essere con sembianze umane stava ad annunciare la fine dell'esilio e la possibilità di ritorno degli esuli nella Terra Promessa ai loro padri.
Al tempo di sofferenza d'Israele, per mancanza d'autonomia (II secolo a.C.), il messaggio di speranza di Ezechiele lo ripropose Daniele che accese l'attesa escatologica dell'avvento del regno messianico con la profezia al capitolo 9 detta delle 70 settimane di anni, preceduta dalla visione (capitolo 7) del Vegliardo e del Figlio dell'uomo. (Il libro, detto di Daniele, come quello di Ezechiele si riferisce a vicende dell'esilio babilonese, ma è ritenuto opera scritta solo nel II secolo a.C. e attribuita a un certo Daniele, figura di un giudice saggio citato in alcuni testi ugaritici; prova indiretta di ciò è che nella Tenak il libro di Daniele è inserito tra degli altri scritti e non nella parte dei profeti.)

Lungo il fiume Chebar (citato 8 volte in Ezechiele), ramo di collegamento tra i fiumi Tigri ed Eufrate, nei villaggi che vi s'affacciavano era stata insediata la gran parte degli esuli del regno di Giuda deportati (1° deportazione 6 marzo 597 a.C. e 2° del luglio-agosto 587) al tempo della caduta Gerusalemme in mano all'esercito babilonese del re Nabucodonosor, ed evidentemente era "il vaso dei figli " del resto dell'Israele di Dio, i pochi che allora riconoscevano IHWH per loro Padre, come lo definisce Isaia in 63,16b "Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore".

Quel "kebar" è formato dalle stesse lettere che in aramaico usa Daniele in 7,13 per dire "simile a un figlio d'uomo", il , "kebar 'oenash" che letta in altro modo usando il significato grafico delle lettere, annuncia:
  • l'arrivo "della rettitudine in un figlio d'uomo ";
  • questo "retto figlio , Unigenito , invierà la risurrezione ".
Con Lui perciò c'è il carro di fuoco per il ritorno finale a Lui dell'umanità tutta intera che entrando nel suo corpo glorioso sarà trasferita nei cieli ormai aperti.
Ecco che quel testo di Daniele proprio perché è in aramaico è una perla rara essendo al tempo di Gesù parole comprese da tutto il popolo che parlava quella lingua, mentre l'ebraico, usato nelle liturgie sinagogali, era ben noto solo ai dotti; per gli altri c'erano i "targum", traduzioni delle Sacre Scritture in aramaico.

In "Il Dio Vivente" ho tra l'altro riportato decriptato il capitolo 7 del profeta Daniele e qui ecco la decriptazione di quei due versetti sul Messia, infatti:

Daniele 7,13 - Alla prigione di questi uscì, al mondo in un'arca chiuso, per colpirlo si portò all'esistenza di notte. Fu l'Unico a recare l'Unigenito nel corpo, portò in azione in un seno l'energia, inviato fu dal cielo, la rettitudine col Figlio in un uomo. Lui si portò dall'eternità, nel tempo fu versato all'esistenza, si portò dai viventi e inizio in un vivente il cuore ad uscire e lo versò, nel sangue portò l'essere, per la guerra portare nel mondo ad esistere.

Daniele 7,14 - Porterà al serpente a esistergli in casa un fuoco potente nel cuore, l'energia recherà, sarà a versarli dal corpo, li porterà ai viventi in cammino e li recherà a tutti i popoli. Nei viventi sarà il peccare che c'è nei corpi bruciato. L'energia che c'è del primo serpente uscirà. Sarà tagliato a pezzi ed estirpato, nei cuori l'energia entrata brucerà il serpente, dai cuori lo scalzerà dei viventi. Alla porta sarà il serpente, l'Unigenito lo porterà per sempre ad uscire, e dal regno fuori lo sbarrerà; il serpente verrà completamente distrutto.

Del resto Gesù l'aveva detto:
  • Giovanni 5,39-47 - "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono propri esse che mi rendono testimonianza. Ma voi non volete venire a me per avere la vita... Se credeste, infatti, a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?"
  • Matteo 10,34 - "Non crediate che sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada."
  • - Luca 12,49 - "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!"
UNA SCALA VERSO IL CIELO
L'umanità del dopo "diluvio" di cui ai capitoli Genesi 6-9, nata dai figli di Noè, come si deduce dall'episodio della "torre di Babele" al capitolo 11, ben presto si dimenticò degli insegnamenti degli avi e rinnovò la ribellione confermando la volontà come quella prima del diluvio di fare a meno di Dio, indice di un inquinamento per i poteri umani irreversibile intervenuto nell'essenza dell'uomo stesso; del resto la costatazione di Dio dopo il diluvio fu: "...ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza" (Genesi 8,21).

Fu il primo rifiuto radicale di Dio quello compiuto dall'uomo in Genesi 3 col segno di mangiare del mitico albero della conoscenza del bene e del male, "il peccato del mondo" di cui dice il Battista in Giovanni 1,29, peccato istigato da uno spirito ribelle, nemico dell'uomo stesso e di Dio, di cui l'uomo restò schiavo.
Quel rifiuto, primo atto d'ingiustizia compiuto nella creazione, perché contrario a riconoscere com'era giusto che fosse che Dio era il Creatore e che creava per amore, si pose da ostacolo al compimento della creazione così come concepita da Dio, che voleva passare per la volontà dell'uomo, fine ultimo della creazione stessa che Dio ha pensato e vuole a propria immagine e somiglianza.

Un angelo ribelle nel racconto di Genesi 3 si presenta come serpente ed "era il più astuto..." (Genesi 3,1), in ebraico "a'rum", le cui lettere suggeriscono che era "un nemico che si portava ai viventi " e che "agiva per alzarsi ", ossia teneva alta la testa per superare gli altri, un orgoglioso.
Ecco che una "torre" viene innalzata dalla nuova umanità, infatti, i posti elevati che sottolineano l'orgoglio umano in genere sono la sua sede preferita.
La ribellione fu rinnovata nella piana di Sennar, "Shinar" , per tradizione sede dell'antica città di Babilonia ove sono i ruderi della "ziqqurat", una piramide a gradoni in sumerico detta "monte" U-Nir per cui il "Shinar" pare proprio venire da quella "ziqqurat", luogo dove sorge il monte U-Nir "nar" , ma le lettere che hanno fatto pensare a un "nemico" si trovano anche in "Shinar" assieme a il radicale di "rinnovare" e suggeriscono che lì l'agire "rinnovò () il nemico " e "si riaccese l'angelo (ribelle) nemico " per "bruciare la giovane " umanità.
Per evitare il peggio là Dio divise le lingue e disperse le genti al tempo del figlio di Eber, Peleg il cui nome viene dal radicale PLG relativo al verbo "dividere", per cui il testo annota "perché ai suoi tempi fu divisa la terra" (Genesi 10,24).

La Genesi però propone che la linea dei primogeniti discesi da Noè conservò la lingua parlata da Dio con Adamo dato che Noè nacque 126 anni dopo la morte di Adam (vissuto 930 anni Genesi 5,5) e visse, dopo il diluvio, 350 ann (Genesi 9,28), per cui con le informazioni temporali ricavabili da quei Sacri Testi, si ha che:
  • il diluvio sarebbe avvenuto nell'anno assoluto 1656 dalla creazione dell'uomo, un migliaio d'anni prima dell'esodo degli ebrei dall'Egitto;
  • Abram, poi chiamato Abramo da Dio, sarebbe nato a Ur in Mesopotamia nell'anno assoluto 1948;
  • Abram, all'età di 75 anni (Genesi 12), sentita la chiamata del Signore, si portò da Ur in Anatolia, poi nel XIX secolo a.C. in terra di Canaan.
  • l'esodo degli ebrei dall'Egitto i più lo ritengono avvenuto nel XIII secolo a.C..
Nel fatto della torre erano tutti concordi, perché "un'unica lingua e uniche parole" parvero avere i i postdiluviani, infatti, cercarono di costruirsi, così si dissero, una "una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo" e "di fasi un nome" ossia un idolo, "per non disperderci su tutta la terra", dispersione che il Signore, invece, per il bene dell'uomo ritenne opportuno si verificasse.

Era quello il primo tentativo di globalizzazione segnalato dalla Bibbia per il sogno aberrante della creatura uomo d'essere dio di se stesso.
Dal diluvio, guardando la tempistica indicata nel Genesi, passano almeno 365 anni prima della chiamata di Abram che Dio legò con un'alleanza.
Giacobbe, ricevuta in luogo del gemello Esaù la primogenitura da Isacco loro padre grazie a un sotterfugio tramato con la madre Rebecca, anche per paura di ritorsioni, fuggi dai parenti in Anatolia ove poi mise su famiglia.
Durante il viaggio una notte fece un sogno in questi termini: "Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. Capitò così in un luogo, dove passò la notte... prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala ( "sullam") poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza...La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai..." (Genesi 28,10-15)

Giacobbe "...chiamò quel luogo Betel, mentre prima di allora la città si chiamava Luz" (Genesi 28,19) sita a a 18 km a nord di Gerusalemme ove secondo la tradizione fu sede di un santuario israelitico (Giudici 20,18.26; 21,2).

Quanto nell'episodio è tradotto dall'ebraico come "scala" è "sullam", termine che si trova solo in quel Genesi 28,12, che con i significati delle lettere suggerisce che sono i "gironi ove il Potente vive ", ovviamente nei cieli.

Era quello un sogno importante, infatti, palesa la premonizione che i cieli si sarebbero aperti sarebbe divenuta realtà la sognata comunicazione tra la divinità e gli uomini, il Dio "'El" con noi "e'manu'", l'Emmanuele.

I versetto 28,14 dice "saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra" per cui si sarebbe avverata la speranza degli uomini di non essere abbandonati in questo mondo destinati a morire senza sapere perché e per cosa vivere, ma ognuno avrebbe un padre e una madre eterni e gli altri, allora, sarebbero veri fratelli da cui ricevere e dare amore vero e non la farsa rappresentata dai sentimenti umani condizionati dalla paura della morte.

Nell'immaginario biblico oltre i cieli fisici e al firmamento creato da Dio nel 2° giorno della creazione, al disopra, in senso allegorico, perché ovviamente si parla di una realtà aliena all'umanità, era pensato "il cielo dei cieli" (1Re 8,27; Siracide 16,18) ove era ipotizzato risiedesse Dio con l'assemblea dei suoi angeli.

La decriptazione del capitolo Genesi 28 con i criteri e le regole e i significati delle lettere ebraiche di "Parlano le lettere", riportata in "Il fine settimana, dono d'anticipo d'eternità" dal versetto Genesi 28,12 fornisce il seguente pensiero relativo al Messia, il risolutore della nostra vita, l'Emmanuele, Dio con noi, conseguenza stretta dell'apertura dei cieli:

Genesi 28,12 - E (dal Messia) saranno nell'assemblea del Potente i viventi portati dal mondo. Tra gli angeli entreranno nei giri, perché vivranno tra le schiere. Con il corpo saliranno dal mondo, portati nel corpo dell'Unigenito. Risorti, ma vivi, camminando, saranno a vedere, entrandovi, i cieli, per la calamità dell'angelo (ribelle) usciti. I viventi, che dal serpente afflitti sono, in Dio rientreranno, essendo stato, chi male operava stando nei viventi, portato a scendere. Saranno i viventi a casa riportati.

Ecco che, com'è giusto che sia, tutto nella Torah è scritto in vista di Lui, il Cristo, profezia di una storia da Lui portata avanti in aiuto degli uomini.
I Salmi, più volte parlano di quel cielo sede di Dio, in:
  • Salmi 8,2 - "O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza."
  • Salmi 108,6 - "Innalzati sopra il cielo, o Dio; su tutta la terra la tua gloria!"
  • Salmi 136,26 - "Lodate il Dio del cielo: perché eterna è la sua misericordia."
  • Salmi 148,4 - "Lodatelo, cieli dei cieli, voi, acque al di sopra dei cieli."
Nell'Antico Testamento si trova "...ma c'è un Dio nel cielo che svela i misteri" o "Benedetto sei tu nel firmamento del cielo", poi è chiamato "Dio del cielo" a partire da Genesi 24,3.7; Esdra 1,2; 5,11-12; 6,9-10; 7,12.21.23; Neemia 1,4; 2,4.20; Tobia 7,13; 8,15; Giuditta 5,8; 6,19; 11,17 e in Daniele 2,18-19.28.37.44 e 3,56.

L'attesa era che Dio spuntasse dai cieli per cui il "Benedictus esclama "...verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge" (Luca 1,78) e i Vangeli e il Nuovo Testamento alla luce di Cristo rivisitano questo pensiero e vi si trova più volte espresso il concetto di cielo aperto.
Gesù, risorto, 10 giorni prima della Pentecoste successiva alla Pasqua della sua passione, e come percorresse la scala di Giacobbe per ascendere al cielo:
  • Luca 24,50s - "Poi li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo."
  • Atti 1,9-11 "...fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo."
Gesù stesso, peraltro, aveva ricordato:
  • a Natanaele in Giovanni 1,51 il sogno di Giacobbe quando gli disse: "In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo".
  • a Nicodemo in Giovanni 3,13 che: "Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo."
In Atti 7,56, poi, al momento del martirio di Santo Stefano abbiamo visto che questi ebbe a dire: "Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio " e in Atti 10,11-13 San Pietro: "Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: Alzati, Pietro, uccidi e mangia!"

Il libro dell'Apocalisse ad esempio in 19,11 ci parla del cielo aperto: "Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Verace: egli giudica e combatte con giustizia."
La lettera agli Ebrei in 7,26 poi ricorda il sacerdote perfetto, ponte tra Dio e l'umanità, "Tale era, infatti, il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli..."

Grande parte dell'umanità non conosce o non crede o non crede più a questa notizia che cambia la sorte degli uomini; il cielo è aperto.
Stretta conseguenza che ne discende è che, come asserisce San Paolo in Efesini 2,19, gli uomini possono essere "concittadini dei santi e familiari di Dio" e vivere come tale il tempo della vita terrena destinata per crescere nella conoscenza del Signore e accettare il suo disegno d'amore, ma spesso, essendo il "mondo" incredulo l'individuo, ingannato, s'invischia in questioni che portano alla morte dell'essere, mentre l'esistenza è solo in Dio e senza c'è la morte interiore di tutto il nostro essere, il nulla e la morte fisica.

Dice San Paolo in 1Corinzi 15,32b, richiamando Isaia 22,13b, "Se i morti non risorgono", "mangiamo e beviamo, perché domani moriremo", ove il risorgere equivale ai cieli aperti, altrimenti non resterebbe che il "carpe diem", il "cogli l'attimo", con l'ubriacarsi e l'illudersi con quanto il giorno offre all'esistenza.

Nel seguito cercherò di mostrare lo stretto collegamento del pensiero dei cieli aperti con la storia della salvezza annunciata da Gesù nei Vangeli.

UNA RIVISITAZIONE DEL "MIDRASH" DEL "DILUVIO"
Dopo il mio "Cosa nasconde il racconto di Noè e del Diluvio?", m'è parso opportuno riprendere la questione, per meglio inquadrare l'evento quale profezia di una buona notizia, come d'altronde è stato letto nel cristianesimo con riferimento al sacramento del "battesimo".

Si è soliti, infatti, definire i Vangeli "buona notizia", in quanto il termine "Vangelo" deriva dalla parola greca , "eu anghélion", dal latino "evangelium" che significa "lieto annunzio", ma non è da dimenticare che anche i libri, dai cristiani chiamati Antico Testamento, integralmente considerati ispirati da Dio sia dall'ebraismo che dal cristianesimo, oltre che riportare la storia della salvezza di Dio con gli uomini, sono anche profezie di cui s'attendeva l'attuazione.
Guardando con l'occhio della fede la storia dell'umanità e l'enunciato delle Sacre Scritture giudeo-cristiane - Tenak ebraica e Bibbia cristiana - la finalità della creazione non pare ancora essere stata raggiunta come coglie San Paolo con "...la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi" (Romani 8,22), forse pensava all'archetipo "'Adam Qadmon" della Tradizione ebraica.

Pur se quanto creato da Dio non può essere imperfetto, l'uomo, creatura prodigiosa, non è ancora perfetto; infatti, non solo chi provoca genocidi, uccide, ruba e fa violenza, ma anche il migliore degli uomini alla luce della purezza di Dio s'ingannerebbe se si credesse perfetto.
Quel "Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza" di Genesi 1,26 va, allora, inteso come profezia e intenzione di Dio, che lo sta attuando con la storia di salvezza che Dio stesso sta portando avanti compatibilmente alla nostra libertà, ossia, sta portando a compimento il disegno che ha nella Sua mente del modello ancestrale, celeste, di quell'uomo perfetto.

Dice, infatti, tramite Gesù: "Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto." (Matteo 5,17s)

È, peraltro certamente, vero che Dio desidera che la creatura finale del suo progetto, volendola pure libera, collabori spontaneamente al progetto stesso.
È allora implicito e ammissibile e che possano esservi fasi o tappe per la riuscita graduale dell'intento che coinvolgano il volontario "si" della creatura e accetti di essere portata in un cammino per il compimento.

Ora il cristianesimo annuncia la "buona notizia" che un primo uomo perfetto, figlio anche Unigenito di Dio, Gesù di Nazaret, il primogenito di tanti fratelli, secondo i Vangeli è già spuntato sulla terra e la notizia è stata acquisita dai viventi del mondo da oltre 2000 anni, infatti: "Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna." (Giovanni 3,16)

Che Dio volesse distruggere quanto è il fine della sua creazione, come potrebbe apparire lo scopo del biblico "diluvio", fa nascere seri dubbi e pare sia altro il pensiero dell'autore del Genesi nello scrivere di tale evento.
La narrazione, infatti, inizia nella Bibbia al capitolo 6 del libro della Genesi col dire: "Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato... perché sono pentito di averli fatti." (Genesi 6,5-7), ma in Numeri 23,19 si trova: "Dio non è un uomo da potersi smentire, non è un figlio d'uomo da potersi pentire. Forse egli dice e poi non fa? Promette una cosa che poi non adempie?"

Quel "si pentì", del Signore allora, forse è mal tradotto, fu un si dispiacque e cercò un rimedio capace di risolvere la questione alla radice, ma non commise atti distruttivi per annullare la sua creatura che se non l'avesse amata non avrebbe nemmeno creata; del resto era stata colta solo da una grave malattia.
Resta il dubbio, che l'evento diluvio, in effetti, non sia stato un evento reale, ma, profezia da compiersi, pur se il testo pare proporlo come estrapolato da vicende disastrose intervenute nel passato per poderosi eventi fisici che hanno coinvolto la terra in epoche preistoriche restate nella memoria dell'uomo.
Dopo l'evento "diluvio", del resto, solo l'atteggiamento di Dio nei confronti dell'umanità sembrò cambiare, ma le attitudini umane parvero restare immutate.
Fu però l'inizio della storia di salvezza e Dio usò la pazienza, come un maestro col proprio discepolo, dandogli ambiente idoneo, tempo ed esempi per crescere in sapienza, per cui alla luce dei Vangeli quel "Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo" pare sia da interpretare che farà in modo di convincere l'uomo ad accettare di accogliere la natura divina che intende concedergli e l'uomo vecchio sarà distrutto.

Il racconto del "diluvio", pare proprio, in forma di "midrash", certificare che "i cieli si sono aperti" e lo fa anche con le stesse lettere ebraiche di cielo che in ebraico è "shemaim" e si scrive .
Accade che secondo quel racconto questi s'aprirono e si riversarono acque "maim" sulla terra mentre in cielo apparve la lettera "shin" ; infatti, il Signore disse: "Pongo il mio arco ("qashet" ) sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra." (Genesi 9,13)
Alleanza fu definita l'arco nel cielo, letto come arcobaleno, ma la parola "arco" "qashet" con le lettere ebraiche lette come icone dice che si "riversò della "shin" il segno ", promessa di risorgere, l'iniziale della parola "shemaim" cielo che si sarebbe aperto se l'umanità avesse accettato l'alleanza.

Dio aveva scambiato una parola con una prima famiglia umana ed era apparso dalle nubi fisiche e spirituali che impedivano di vedere il cielo e il cielo dei cieli.
Era intanto scesa sulla terra l'acqua del cielo, quella separata dalle acque di sotto nel 2° giorno della creazione quando, "Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento" (Genesi 1,7) e l'ebraismo comprese che le acque erano provvidenziali e l'uomo doveva cercare di purificarsi con quelle come segno di desiderio di conversione.

Grazie alla parola cielo, "shemaim" e al racconto del "diluvio" l'acqua pura "maim" , proveniente dalla pioggia, che appunto viene dal cielo, fu intesa come la propaggine di un messaggio d'apertura del Signore.

Del resto, il profeta Isaia sulla pioggia come messaggio di Dio, scrisse: "Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata." (Isaia 55,10s)

Da ciò a ritenere che fosse segno di misericordia dal cielo, insomma una parola che alludesse al "perdono" di Dio, il passo era breve e i profeti compresero che in quelle acque vi era un segno di salvezza e furono usate per la purificazione e per entrare almeno ritualmente in stato di purità.

Si trova, infatti, nel libro di Isaia: "Lavatevi, purificatevi, allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. Cessate di fare il male, imparate a fare il bene, cercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova. Su, venite e discutiamo-dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana." (Isaia 1,16-18)

Dai cieli aperti doveva accadere che apparisse finalmente il Signore!
Ho provato allora a rileggere il versetto in ebraico di Genesi 6,17 per scorgere se esistesse qualche varco per un pensiero del genere: "Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c'è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà."

"Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere ogni carne in cui c'è soffio di vita sotto il cielo quanto è sulla terra perirà ."

Può un padre e una madre com'è il Creatore per l'uomo negare l'esistenza che ha concesso solo perché il bambino s'è ammalato o per neutralizzare un rapitore uccidere anche il figlio rapito?
Intendeva evidentemente far perire solo l'esistenza della morte come situazione definitiva a Lui del tutto aliena per dare vita piena!

Ho allora scrutato ogni parola e lettera per leggerla col mio metodo che è una tecnica esegetica tipo "'al tikrei"-"non leggere" usata dai rabbini nel Talmud per dare al testo non vocalizzato della Bibbia una vocalizzazione diversa o altra forma ortografica rispetto all'usuale, ma non esclude la lettura originaria del testo, e perciò si può definire come "non leggere questo passo solo in modo usuale, ma anche in altro modo" per una nuova interpretazione.

Mi ha colpito quanto si traduce "diluvio", l'evento fisico che reca tanta acqua da far perire tutti i viventi, in ebraico "'et hammavul", le cui lettere dicono, "verrà ai viventi dentro a riportare la potenza " e chi opererà ciò certamente è il Messia, l'unto di Dio.

Ecco aprirsi il versetto; dice il Signore: "Porterò io stesso nel mondo l'energia. Farà frutto. In un vivente ci sarà l'Unigenito. Verrà ai viventi dentro a riportare la potenza. Dalle acque si alzerà in terra. Il serpente distruggerà in tutti. Dentro lo brucerà nei corpi. L'Unigenito risorgerà i corpi. Dentro riporterà lo spirito. La vita ci risarà nei viventi. Dai morti li strapperà via. In cielo tutti felici dentro con i corpi saliranno. Saranno in un cammino portati a vederlo."

Di seguito la dimostrazione: "Porterò io (stesso) nel mondo l'energia . Farà frutto . In un vivente ci sarà l'Unigenito . Verrà ai viventi dentro a riportare la potenza . Dalle acque si alzerà in terra . Il serpente distruggerà in tutti . Dentro lo brucerà nei corpi . L'Unigenito risorgerà i corpi . Dentro riporterà lo Spirito . La vita ci risarà nei viventi . Dai morti li strapperà via . In cielo tutti tra i beati ad abitare dall'Unico con i corpi saliranno . Saranno in un cammino portati a vederlo ".

IL FIUME GIORDANO
Partendo dall'idea dell'acqua venuta dal cielo come segno di desiderio di una conversione spirituale Giovanni il Battista induceva i convenuti nel deserto di Giuda presso il fiume Giordano nelle piane di Moab a immergersi per la purificazione come dice il Signore: "Moab è il catino per lavarmi" (Salmo 108,10).

Il posto era vicino al Mar Morto, si trovava sulla sponda destra del Giordano, dalla parte ove le acque s'aprirono all'arrivo degli Israeliti guidati da Giosuè per la conquista della terra promessa, dove avevano operato i profeti Elia ed Eliseo.
Era quello un punto particolare che mostrava come le acque pure e limpide dello scioglimento delle nevi, immagine d'assenza di peccato, si trasformavano gradualmente in acque torbide e poi in quelle senza vita del Mar Morto.

Diceva, infatti, il profeta Isaia per conto del Signore "Lavatevi, purificatevi... anche se i fosti peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve" (Isaia 1,16-18) e tra i... c'è il mare... "imparare a fare il bene".

Ora, il fiume Giordano , il "Nehar haYarden", lungo 320 km., nasce dalle pendici del monte Ermon, "Choermon" alto 2700 m. e, dopo la congiunzione dei fiumi "Haebani","Banyas" e "Dan", scorre segnando il confine tra Israele e Cisgiordania, a ovest e Siria e Giordania a est, quindi, s'immette Mar Morto le cui acque si trovano a 397 m. circa sotto il livello del mare.


Il monte Ermon

Il Mar Morto, che in verità è un lago, in ebraico è chiamato "iam hammalach" (Genesi 14,3; Numeri 34,3.12; Deuteronomio 3,17; Giosuè 3,16) ossia mare salato in quanto, essendo senza emissari, le acque del bacino del Giordano sciolgono i sali del terreno circostanti che restano nel lago per evaporazione.
Questo monte Ermon, secondo il mito emerso dal mare, per gli Urriti (popolazione che nel III millennio a.C. viveva nell'alta Mesopotamia) era sede di "Teshub" il loro dio, (equivalente al "Baal" cananeo) che vi aveva scacciato il mostro marino Ullikummi.

Nei testi Ugaritici l'Ermon era detto "Saphon" che in ebraico indica il Nord per l'orientamento rispetto alla Palestina e il radicale più vicino a "Saphon" è dal significato di "nascondere - nascondersi, occultare - occultarsi, conservare, spiare" forse a retaggio di quel mito ed è ricordato in Isaia 14,13-15 in un brano riferito a un personaggio dalle caratteristiche diaboliche, un principe con tutte le caratteristiche di Lucifero, il demonio: "Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, figlio dell'aurora (Helel Ben Shahar)? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione (Saphon). Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi..."

Per l'apocrifo Libro di Enoch, l'Ermon era ove alcuni angeli si sarebbero uniti con le figlie degli uomini procreando i giganti "Nefilim" come pare dire la Bibbia in Genesi 6,1-4, ma da interpretare in altro modo.
(Vedi: "La rivolta degli angeli" in "L'Arcangelo Michele lotta con Basilisco e Leviatano")

Il monte Ermon è ricordato 18 volte nell'Antico Testamento a partire da Deuteronomio 3,8s ove è detto: "In quel tempo, abbiamo preso ai due re degli Amorrei il paese che è oltre il Giordano, dal torrente Arnon al monte Ermon - quelli di Sidone chiamano Sirion l'Ermon, gli Amorrei lo chiamano Senir ".

Quei nomi, permutazione delle stesse lettere, che hanno inizio con la "shamaim", della parola cielo e vi si trova la lettera = di angelo o di energia, paiono proprio ricordare gli accennati miti dell'immaginario d'Israele, infatti:
  • "Sirion" "un principe c'è degli angeli ", "il principe che opprime ()";
  • "Senir" "luminosa Lampada " o anche ove "il luminoso angelo i lanciò (), e sembra proprio parlare di Lucifero.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica sulla caduta degli angeli dice:

391 - Dietro la scelta disobbediente dei nostri progenitori c'è una voce seduttrice, che si oppone a Dio, la quale, per invidia, li fa cadere nella morte. La Scrittura e la Tradizione della Chiesa vedono in questo essere un angelo caduto, chiamato Satana o diavolo. La Chiesa insegna che all'inizio era un angelo buono, creato da Dio. "Diabolus enim et alii dæmones a Deo quidem natura creati sunt boni, sed ipsi per se facti sunt mali - Il diavolo infatti e gli altri demoni sono stati creati da Dio naturalmente buoni, ma da se stessi si sono trasformati in malvagi."

392 - La Scrittura parla di un peccato di questi angeli. Tale caduta consiste nell'avere, questi spiriti creati, con libera scelta, radicalmente e irrevocabilmente rifiutato Dio e il suo Regno. Troviamo un riflesso di questa ribellione nelle parole rivolte dal tentatore ai nostri progenitori: "Diventerete come Dio" (Genesi 3,5). "Il diavolo è peccatore fin dal principio (1Giovanni 3,8), padre della menzogna" (Giovanni 8,44).

393 - A far sì che il peccato degli angeli non possa essere perdonato è il carattere irrevocabile della loro scelta, e non un difetto dell'infinita misericordia divina. Non c'è possibilità di pentimento per loro dopo la caduta, come non c'è possibilità di pentimento per gli uomini dopo la morte.

394 - La Scrittura attesta la nefasta influenza di colui che Gesù chiama "omicida fin dal principio" (Giovanni 8,44) e che ha perfino tentato di distogliere Gesù dalla missione affidatagli dal Padre. "Il Figlio di Dio è apparso per distruggere le opere del diavolo" (1Giovanni 3,8). Di queste opere, la più grave nelle sue conseguenze è stata la seduzione menzognera che ha indotto l'uomo a disobbedire a Dio.

395 - La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l'edificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni - di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica - per ogni uomo e per la società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell'uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell'attività diabolica è un grande mistero, ma "sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio" (Romani 8,28).

Se c'era un posto dal punto di vista geografico fisicamente IHWH doveva intervenire era, quindi, proprio ai piedi dell'Ermon; come segno doveva iniziare da li a distruggere il nemico d'Israele e di tutti gli uomini, l'angelo ribelle che aveva indotto alla ribellione, nel punto ove scendeva dall'Ermon e produceva palesemente la morte nel Mar Morto, già sede delle città di Sodoma e Gomorra.

Nel Siracide 24,13 la Sapienza del resto dice di se stessa "Sono cresciuta come un cedro sul Libano, come un cipresso sui monti dell'Ermon."

I Salmi confermano che quel monte è ben familiare a Dio:
  • Salmi 89,12s - "Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene; il settentrione e il mezzogiorno tu li hai creati, il Tabor e l'Ermon cantano il tuo nome";
  • Salmi 133,3 - "È come rugiada dell'Ermon, che scende sui monti di Sion" canta la vittoria dell'amore tra i fratelli, anticipo della realizzazione della completa distruzione del nemico, quindi, appunto, la vittoria del Signore su chi prima abitava l'Ermon e che portò l'odio che fece uccidere Abele.
Il Cantico dei Cantici, poi, in 4,8 lo ricorda quando parla del patto di alleanza di uno sposo con la sposa, infatti, canta: "Vieni con me dal Libano, o sposa, con me dal Libano, vieni! Osserva dalla cima dell'Amana, dalla cima del Senìr e dell'Èrmon, dalle tane dei leoni, dai monti dei leopardi" e collega l'Èrmon a un altro monte l'"Amana", che in ebraico nasconde la parola "fede" = "Amen".

In effetti, l'Abanà è una montagna di cui non è conosciuta l'identità esatta: si ritrova in 2Re 5,12 ove Naaman il Siro dice "Forse l'Abanà e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque d'Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per purificarmi? Si voltò e se ne partì adirato", ma nel testo ebraico quel fiume Abanà in effetti è scritto "Amanah".

In "Attorno al Santuario vicino all'Oreb, la montagna di Dio" ho tra l'altro inserito la decriptazione anche di quel versetto 2Re 5,12 che parla nel seguente modo dell'angelo ribelle: "Nel mondo il rifiuto in un cuore ha recato dentro il Padre per l'angelo della perversità. Il Verbo guarirà i corpi dall'angelo entrato nei corpi. Lo porterà a finire dal sangue con la risurrezione che verserà nei viventi tutti. I viventi nei giorni saranno liberati dalla maledizione. Dal serpente l'Unico li laverà, il bestiale portatosi nei cuori uscirà dai corpi finalmente. Sarà a riportare la forza nelle persone e sarà il serpente spento. Dalla prigione i viventi usciranno."

Poi in "C'è il Messia nel Cantico dei Cantici?" ho presentato decriptato l'intero Cantico e il risultato di quel versetto 4,8 è intonato a quanto sto evidenziando e ne riporto il contenuto: "L'Unigenito ha indicato d'essere tra i viventi del Potente il Figlio inviato alla sposa venuto a stare tra i viventi. Nel cuore porta l'energia che a tutti da dentro recherà. Dall'Unigenito saranno tutti simili con i corpi cambiati. Quel primogenito risorgerà, è certo! Uscirà dei viventi la testa/capo dei risorti. A inviare sarà lo Spirito che alle menti dei viventi porterà energia. Ai viventi il consiglio reca di scegliere dell'Unigenito nel corpo di stare che li riporterà integri. Uscirà dai corpi, chi nei corpi sta, l'angelo ribelle che è nei viventi".

La neve, fenomeno non usuale nei territori della Palestina e dintorni con molte zone basse e desertiche, accese la fantasia dei popoli che abitarono attorno all'"Ermon" coperto di nevi perenni che per il candore dei suoi nevai visibile da lontano fu anche detto "montagna del Vecchio"; avevano, infatti, l'idea che vi fosse comunicazione col divino, positivo o negativo che fosse, con gli angeli e l'energia di Dio o con i demoni, ossia gli angeli da Lui fuggiti.

Il libro del Siracide 43,2 propone "Il sole mentre appare nel suo sorgere proclama: Che meraviglia è l'opera dell'Altissimo!" e poi in 11-13 "Osserva l'arcobaleno e benedici colui che l'ha fatto, è bellissimo nel suo splendore. Avvolge il cielo con un cerchio di gloria, l'hanno teso le mani dell'Altissimo. Con un comando invia la neve, fa guizzare i fulmini del suo giudizio" e associa il sole all'arcobaleno alla benedizione, e la neve al pensiero del giudizio.

Sole "shoemoesh" , arcobaleno "qashet" e neve "shoeloeg" sono parole ebraiche che contengono tutte la lettera "shin" di fuoco, del resto anche la neve brucia i campi come se fosse passato il fuoco, quindi, una forza per il giudizio proveniente dal Nome "Shem" ed è da ricordare che:
  • "giudicato" in ebraico è "dan";
  • da giudicare sarebbe proprio chi provocò la prima ribellione;
  • il fiume Giordano "Ierdden" ha per affluente il fiume "Dan" .
Esamino, ora, le lettere ebraiche di termini entrati in questo discorso:
  • monte "her" è un corpo uscito nella pianura aperta , la pancia della madre terra, infatti, generare - partorire è , "si apre , un corpo esce ";
  • fiume, corso d'acqua "neher" è come "l'energia del monte ";
  • nel nome del monte "Chermon" c'è un'idea collegata al divino per il radicale , usato per consacrare allo sterminio, quindi, luogo "tabù" e "sacro" ove si "nascose il verme () recato dall'angelo (ribelle)";
  • il fiume Giordano, "Ierdden" lancia (), il "Dan" suo affluente e il bi-lettere da "giudizio" significa "giudicato" e pare dire di energia positiva o negativa, dell'angelo ribelle o di Dio, per cui essendo il radicale di "scendere", da quel fiume "scende l'energia " e fa pensare come se vi "scende l'angelo (ribelle). Nel suo percorso, infatti, il Giordano forma il lago di Tiberiade, pescoso e pieno di vita, poi sfocia e si perde nel Mar Morto in cui per la forte salinità non c'è vita e ecco che pareva evidente che l'acqua che viene dall'Ermon vi spingeva e confinava quel ribelle che là provocava la morte di ogni forma di vita, e le vicende che il Genesi racconta su Sodoma e Gomorra parevano confermarlo.
  • neve "shoeloeg" dice al "sole potente fugge " o "al fuoco del Potente scappa si scioglie; le prime due lettere sono () dal radicale di "essere tranquillo" e "essere felice" - ricorda la sensazione delle nevicate in cui i fiocchi scendono lenti e svolazzanti - ha anche nella coniugazione "nifal" il significato di "errare" e nella "hifill" di "ingannare" o di "trar fuori, strappare" il che pare alludere al Nome "Shem" "fuoco vivo " che provoca la neve sulle cime dell'Ermon come "fuoco del Potente che fa scappare " l'angelo ribelle rifugiato sul monte, quindi, porta all'idea che le acque di scioglimento fossero acque salutari e pur se a valle giallastre, ricche di limo e di sali, per volontà di Dio avessero potenziale potere di purificazione.
SUL SALE
È ben noto l'effetto del sale e delle salamoie per evitare la fermentazione e impedire la crescita di vermi e la putrefazione.
Il "sale", in ebraico "malach" , ha le stesse lettere, ma permutate, di ( = ) radicale di fare la guerra "lechoem" e di pane "loechoem", per cui il sale combatte i vermi della putrefazione. Ora, il sale "malach malach" presenta al centro la lettera "lamed" che erge la testa e può indicare il vero Potente o chi lo scimmiotta, il serpente di Genesi 3 che alza la testa, per cui se si pensa a tale biblico tentatore come se si fosse a suo tempo rifugiato a fare la guerra a Sodoma e Gomorra la salamoia del Mar Morto sono "le acque che il serpente costringono - imprigionano ".
Inoltre, "vigore" in ebraico è "leach" "una potenza racchiudono ", quindi, "il Potente lo costringe " e apporta "all'acqua vigore ".
Ecco che, allora, il sale ha duplice funzione:
  • far guerra alla putrefazione;
  • dare vigore ai viventi, infatti il sale da sapore e allude alla sapienza che dovrebbe condire l'agire dell'uomo e "vivere con vigore ".
Nel discorso della montagna Gesù dice ai discepoli che l'ascoltavano: "Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte..." (Matteo 5,13s)

L'alleanza con Gesù richiede, infatti, che il cristiano combatta con Lui e per Lui la sua guerra quotidiana contro il nemico dell'uomo, infatti, quando mandò in missione gli apostoli comandò loro "...strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date." (Matteo 10,7s)

Del pari, quando mandò i 72 al ritorno riferirono: "Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome. Egli disse: Io vedevo satana cadere dal cielo come la folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti nei cieli." (Luca 10,17-20)

Ecco che il sale viene usato negli scrutini dei catecumeni adulti e nel rito del battesimo si poneva un granello sulle labbra del bimbo.
Quel sale oltre ad alludere alla sapienza, ricorda quello apportato dalle acque del Giordano, sciolto da rocce e terreni circostanti per evaporazione accumulato nella pozza del Mar Morto con concentrazione tale da impedire la vita al tortuoso serpente costituito da quel fiume che, nella parte finale pianeggiante del percorso si snoda con anse e con la testa s'immerge nella pozza e vi rimane impantanato senza vita a causa proprio del sale.

L'INCONTRO
La Bibbia in pratica dice che quando fu fatta la coppia Adamo e fu nel famoso "Gan Eden" o Paradiso Terrestre parlava faccia a faccia col Signore.
Fu però poi la negazione da parte dell'uomo che il Signore, indesiderato, lo lasciò libero e si ritrasse nascondendosi ove l'uomo non sa, dietro la creazione, al disopra dei cieli fisici e da questi come da una finestra s'affaccia e si cura della storia degli uomini per un loro volontario ravvedimento.
L'attesa che i cieli si aprissero era comune negli antichi come trapela da un episodio nella storia del profeta Elia, quando uno scudiero del re d'Israele, che non credeva a una sua profezia, disse all'uomo di Dio: "Già, il Signore apre le cateratte in cielo! Avverrà mai una cosa simile? Ed egli replicò: Ecco, tu lo vedrai con i tuoi occhi..." (2Re 7,2 e 19) e avvenne come aveva predetto Elia e quello scudiero che aveva detto in quel modo morì.

Si ha traccia di queste attenzioni di Dio e dell'aprirsi della finestra del cielo "scemai" con fenomeni di fuoco "'esh" () e di acqua, le cateratte, "maim" che si aprirono narrate dal libro dell'Esodo presenti per annunciare la nascita del popolo che Dio scelse per farsi conoscere nel mondo.

Per la tradizione, è Mosè, il salvato dalle acque per opera di Dio, che racconta del suo primo incontro con IHWH all'Oreb e in forma impersonale scrive: "L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava" (Esodo 3,2) e parla a Mosèda quella finestra che ha aperto in terra nel roveto "seneh" da cui "tutt'intorno l'energia usciva ".

Il primo dire di Dio in Esodo 3,7s, in pratica, fu proprio che aveva aperto la finestra dei cieli, l'amore di Dio non poteva sopportare oltre, era ormai il tempo d'intervenire, infatti: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele..."

Presentatosi con una colonna luminosa dopo aperte le acque del Mar Rosso al popolo di Dio, condotti a quello stesso monte, l'Oreb, tra fulmini e fuoco, Dio stesso scrisse (Esodo 20) le Tavole del patto d'alleanza con Israele.

Il libro dell'Esodo, infatti, dice: "Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto. Il suono della tromba diventava sempre più intenso: Mosè parlava e Dio gli rispondeva con voce di tuono." (Esodo 19,18s)

Le acque si ritraevano al passaggio di Dio che accompagnava quel popolo, segno che s'erano aperti i cieli e Dio era con loro, infatti: "Quando Israele uscì dall'Egitto, la casa di Giacobbe da un popolo barbaro, Giuda divenne il suo santuario, Israele il suo dominio. Il mare vide e si ritrasse, il Giordano si volse indietro, le montagne saltellarono come arieti, le colline come agnelli di un gregge. Che hai tu, mare, per fuggire, e tu, Giordano, per volgerti indietro? Perché voi, montagne, saltellate come arieti e voi, colline come agnelli di un gregge? Trema, o terra, davanti al Signore, davanti al Dio di Giacobbe, che muta la rupe in un lago, la roccia in sorgenti d'acqua." (Salmo 114)

Segnalano vittorie di IHWH il ritrarsi delle acque del Nilo davanti a fanciullo Mosè salvato dalle acque, poi di quelle del Mar Rosso (in effetti Mar Suf o dei giunchi) per salvare gli Israeliti dal faraone e del Giordano per farli invadere la terra promessa, immagine del paradiso terrestre perduto, infatti: "Non hai tu forse fatto a pezzi Raab, non hai trafitto il drago?" (Isaia 51,9).

Le acque si ritraevano per paura essendo, per l'immaginario del tempo, sede di mostri marini, ormai incarnazioni del male come:
  • il Leviatano (Giobbe 3,8; 40,25; Salmo 74,14; 104,26; Isaia 27,1);
  • il Behamot (tradotto come Ippopotamo Giobbe 40,23);
  • Raab, ossia "orgoglio", "superbia" (Giobbe 26,12; Salmo 89,11; Isaia 51,9-10.
La missione di Mosè ebbe termine e in Deuteronomio 31,1-3 è detto che la guida per entrare nella terra promessa e per attraversare il Giordano, sarà il Signore stesso: "Mosè andò e rivolse queste parole a tutto Israele. Disse loro: Io oggi ho centovent'anni. Non posso più andare e venire. Il Signore inoltre mi ha detto: Tu non attraverserai questo Giordano. Il Signore, tuo Dio, lo attraverserà davanti a te, distruggerà davanti a te quelle nazioni, in modo che tu possa prenderne possesso. Quanto a Giosuè, egli lo attraverserà davanti a te, come il Signore ha detto", cosi fu e li precedeva l'arca della testimonianza, segno della presenza del Signore.

Conferma il libro di Giosuè: "Quando il popolo levò le tende per attraversare il Giordano, i sacerdoti portavano l'arca dell'alleanza davanti al popolo. Appena i portatori dell'arca furono arrivati al Giordano e i piedi dei sacerdoti che portavano l'arca si immersero al limite delle acque - il Giordano infatti è colmo fino alle sponde durante tutto il tempo della mietitura - le acque che scorrevano da monte si fermarono e si levarono come un solo argine molto lungo a partire da Adam, la città che è dalla parte di Sartàn. Le acque che scorrevano verso il mare dell'Araba, il Mar Morto, si staccarono completamente. Così il popolo attraversò di fronte a Gerico. I sacerdoti che portavano l'arca dell'alleanza del Signore stettero fermi all'asciutto in mezzo al Giordano, mentre tutto Israele attraversava all'asciutto, finché tutta la gente non ebbe finito di attraversare il Giordano." (Giosuè 3,14-17)

Poi c'è il racconto della conquista della terra di Canaan fino all'istaurazione del regno di Davide che prelude a un evento universale, alla guida cioè da parte di Dio stesso dell'umanità alla vera terra promessa, il Regno dei Cieli.

Giosuè diviene figura del Messia che rende possibile l'istaurazione del Regno di Dio, ma prima invierà il suo consacrato, il Messia per la liberazione dell'umanità dalla schiavitù e dalla condizione di soggezione dal potere del negativo e con la risurrezione di tutti gli uomini vi sarà la possibilità di accesso a quel Regno... e tutto comincerà dal Giordano.

A tale riguardo è da ricordare che il profeta Natan in 2Samuele 7,12-16 riportò a Davide questa promessa del Signore: "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre. Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio... La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso stabile per sempre."

Isaia 11,1-2, poi presenta la profezia sul "tronco di Iesse" padre di Davide, sul Messia, figlio di Davide, Figlio di Dio, il virgulto, il "natzer " : "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto (natzer) germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore".
(Vedi: "Gesù il virgulto, il germoglio di Davide") che prevede il riversasi su questi dello spirito del Signore, certamente d'amore, lo Spirito Santo, la colomba segnalata al battesimo di Gesù nel Giordano, con i suoi 7 doni; infatti, nella Bibbia il numero 7 rappresenta la completezza, del resto in 7 giorni si completa la creazione e i sette Spiriti di Dio sono poi ricordati in Apocalisse 3,1; 4,5 e 5,6.

LA BUCA DELLA VIPERA, IL COVO DEL SERPENTE
Quella profezia di Isaia sul Messia dal tronco di Iesse, poco dopo, parlando dei tempi messianici, al versetto 11,8 dice: "Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso."

In "Giuseppe, l'Emmanuele e la Madre" ho riportato decriptato l'intero capitolo 11 di Isaia e in particolare di quel versetto 8 che presento ora con dimostrazione:

Isaia 11,8 - "Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. "




Mi colpì che nella prima parola del versetto, "si trastullerà" , si trovano in pratica le lettere del nome Gesù = e m'immaginai la gioia dei primi scrutatori cristiani della Tenak, intenti a trovare profezie sul Gesù - Messia, nel rinvenirle ed ecco il risultato di quella decriptazione:

Da Gesù risorto l'azione è stata portata . Sono stati assolti () dall'innalzato () per la vergogna della croce . Gli apostoli portano dai peccati alla felicità . Allo scendere del soffio (dello spirito) l'iniquità fugge dai viventi , portano il serpente a essere sbarrato , riportano il giubilo al mondo .

Le seguenti parole di quel versetto indicate in rosso meritano un esame:
  • "poten" e "tsipo'ni" , per aspide, vipera, serpente;
  • "chur" , buco, covo;
  • "m'aurat" , foro, covo, cavità, tana.
Ora, l'ultima di queste, "m'aurat" contiene la parola "luce", "'or" , ossia è "viva luce " vale a dire "astro, fonte di luce, lampada, candelabro", ma con la finale la "viva luce finisce ", e evidenzia ove è finito il portatore di luce, nel "chur" , buco nero e, il pensiero si porta a Lucifero trasformato in "poten" e "tsipo'ni" , ossia serpente.

Posso leggere "poten" come "soffio del drago " e "tsipo'ni" come vi "scese il soffio di sventura " e spiccano le lettere ( = ) di "Saphon", che era il nome dell'Ermon, in "tsipo'ni" , ove "giù il soffio ha recato l'angelo (ribelle)" e, ancora, essendo il radicale di "stare in vedetta, vigilare" ne consegue per "Saphon" "di vedetta () si portò l'angelo (ribelle)", per cui per "tsipo'ni" si propone l'idea "di vedetta () per vedere - per agire l'angelo (ribelle) sta ".

Tutto conduce a qualcosa di "già visto" per il monte Ermon "Chermon" in quanto quel "chur" , "buco" è dove "si nasconde un corpo " e pare confermare il pensiero che sul quel monte "nascosto nei corpi per vivere vi si portò l'angelo (ribelle)" e conferma per l'Ermon l'idea del "nido - covo ove per vivere si portò l'angelo (ribelle)", quindi, "consacrato " e ricade sotto anatema, destinato allo sterminio perché appartiene a Dio che l'ha destinato a finire; quindi, il vedere il biancore dell'Ermon destava felicità e faceva sperare una vittoria finale.

Dopo questi pensieri ho riguardato le prime parole di quel versetto Isaia 11,8: "Il lattante si trastullerà...", "vesh'esha 'ioniq" e le lettere fanno considerare un momento particolare: "un Gesù che illuminato si vede con una colomba () che gli si riversa " che pare essere un "flash" dei Vangeli relativo al momento del battesimo di Gesù nel fiume Giordano.

Che uno stesso versetto sia interpretabile in più modi del resto è possibilità insita nella Bibbia ebraica, come spiega il profeta Geremia 23,29 quando scrive: "La mia parola non è forse come il fuoco - oracolo del Signore - e come un martello che spacca la roccia?", ossia ogni parola sprizza scintille ognuna contenente una sfaccettatura della Sua parola che ha molteplicità di significati e molteplici letture; e in sintonia nel Talmud, In Sinedrin 34 e 35 si trova questo pensiero: "La Bibbia ha settanta volti... In ogni parola sacra brillano molte luci... Dio ha pronunciato una parola, due ne ho ascoltate (Salmo 62,12)".

La buca della vipera, il covo del serpente è mia opinione, che indica un preciso luogo della geografia della Terra Santa, precisamente là dove il tortuoso Giordano s'immette nella fossa profonda senza vita del Mar Morto, dove il Signore aveva già riportato il preavviso di vittoria con l'apertura delle acque al suo passaggio con l'arca.
(Vedi: "Vittoria sul drago - sanati nel Giordano", in particolare il paragrafo "Il drago sinuoso".)

GESÙ AL GIORDANO
Cerco ora di completare gli argomenti introdotti con l'articolo "Battesimo al Giordano riconoscimento di paternità" e in particolare il paragrafo "Al Battesimo di Gesù", con questioni che emergono da quanto sinora detto circa i cieli aperti.

È evidente che il battesimo di Gesù al Giordano, ove operava Giovanni il Battista, è una teofania fondante del cristianesimo presentata e commentata da tutti e quattro i Vangeli canonici, perché là certamente i cieli si aprirono e Giovanni Battista, i suoi discepoli e gli altri astanti furono spettatori e testimoni.

Già le lettere "Gesù alle acque del Giordano " come ho evidenziato in azzurro, , esprimono l'idea che "furono i cieli "shamaim" ad aprirsi e si vide che sarà nei corpi uno giudicato " certamente chi fu maledetto in Genesi 3,14, il serpente che incarnava l'angelo tentatore.

Un altro messaggio pure ne viene: "Gesù di acqua un mare lancerà (), aiuterà con la sua energia " e lo farà dalla croce.
Stava iniziando a entrare in azione il primogenito della stirpe della "Donna" che doveva schiacciare la testa al serpente come profetizza Genesi 3,15 e vi sarà inimicizia tra la stirpe del serpente e la nuova umanità nata dalla "Donna"; da qui l'opposizione tenace che troverà il Messia da parte dell'altra stirpe, quella che fa parte della "razza di vipere".

Il perché il Battista chiamasse a conversione nel deserto proprio in quel luogo certamente è collegato alla orografia del territorio e alla storia dello stesso, essendo lì ove secondo il libro della Genesi 19 Dio intervenne sdegnato per i peccati di Sodoma e Gomorra.
Era quello il punto più basso delle terre emerse segno dello sprofondamento cui porta il peccato, vicino, appunto, a dove il Giordano s'immette nel Mar Morto, senza poter raggiungere a causa di quello sprofondamento il Mar Rosso e tale evento, connesso alla tettonica con lo scontro di placche della crosta terrestre e la formazione di faglie, è comunque evento strettamente attribuito dalla Bibbia a una situazione di peccato.
Proprio da qui Gesù inizia fisicamente la propria "kenosi" o "svuotamento" che terminerà con la morte in croce per redimere gli uomini; del resto, lui solo, figlio di Dio e dell'uomo, può colmare quel vuoto e far scorrere le acque affinché piene di vita superino quella depressione tornando al mare bagnino tutta la terra come se il Giordano fosse il fiume che usciva dal "Gan Eden".
Ciò accadrà quando, crocifisso, trafitto, dalla croce versò acqua dal suo costato (Giovanni 19,34); d'altronde l'acqua doveva uscire dalla parte destra del Tempio e colmare il deserto di Moab secondo la visione di Ezechiele 47,1-12.

Lui stesso, il Battista, lo ricorda col dire sono "voce di uno che grida" (Giovanni 1,23; Luca 3,4; Marco 1,3; Matteo 3,3) e così richiama quanto dice la profezia di Isaia in 40,1-5: "Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio: Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che è finita la sua schiavitù... Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura. Allora si rivelerà la gloria del Signore e ogni uomo la vedrà, poiché la bocca del Signore ha parlato".

Era una predicazione che parlava in modo evidente prendendo spunto dalla situazione fisica, dato che quelle acque, prima pescose fino al lago di Tiberiade, finivano in una pozzanghera salata senza trovare sbocco nel mare aperto a causa di quello sprofondamento attribuito al peccato. "Il giardino dell'Eden" e "I Cherubini alla porta dell'Eden", ampliano questi pensieri.

È messo in evidenza che "Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico" (Matteo 3,4; Marco 1,6) il vestire tipico dei profeti (Zaccaria 13,1-6) per porre in evidenza che il Battista s'inseriva nel filone dei profeti Elia ed Eliseo, che così vestivano e praticavano quella zona, 2Re 1,8 e 2,8-13.

A rafforzare l'idea di una predicazione di Giovanni il Battista che prendeva spunto dalla condizione particolare dei luoghi ove la tradizione riteneva significativa la presenza del maligno, sottolineo i seguenti fatti: - La scelta degli Esseni di porre nel II secolo a.C. nel deserto di Giuda davanti al Mar Morto a "Qumran" un loro monastero, avanguardia contro il male, sì che molti studiosi ipotizzano che il Battista l'avessero frequentato. Il nome Qumran in ebraico è e potrebbe voler dire "in alto (sul crinale occidentale del Mar Morto) un corpo s'incontra ()", ma ha lettere allusive al pensiero in argomento, ossia quel monastero sta in quel luogo con l'intento di "un rovesciamento portare al ribelle angelo ."

Il luogo detto del "monte delle tentazioni" ove Gesù dopo il battesimo fu tentato dal diavolo era nel deserto di Giuda a ovest di Gerico (Vedi: "Tentazioni del figlio di Adamo, figlio di Dio, il Carpentiere") a conferma che quella piana desertica era ritenuta frequentata da spiriti maligni.

Al Giordano, ai convenuti che intendevano fare il segno di conversione, il Battista ricordava la situazione in cui vivevano di schiavitù da parte del serpente e di amici del male, esce l'epiteto "razza di vipere", infatti, "Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione e non crediate di poter dire dentro di voi: Abbiamo Abramo per padre!..." (Matteo 3,7-9; Luca 3,7-9) cioè razza del serpente, in opposizione alla stirpe che doveva schiacciargli la testa.
Lo stesso epiteto lo usa pure Gesù nel Vangelo di Matteo in 12,34 e 23,33.

I Vangeli di Matteo e Luca pongono in evidenza come il Battista profetizza l'apertura del cielo "shemaim" parlando del segno di conversione dell'acqua "maim" che sarà seguito dal fuoco "'esh" che viene dall'Unico e sta nel suo Nome "Shem" , il Nome dei Nomi, infatti, dice: "Io vi battezzo nell'acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco." (Matteo 3,11; Luca 3,16)

Appena Gesù esce dall'acqua si aprono i cieli e vi fu la teofania della SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo come colomba: "Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento." (Matteo 3,16s) Seguirà l'ordine del Signore ai discepoli, del battesimo in Spirito Santo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo." (Matteo 28,19)

Il Vangelo di Matteo evidenzia l'interessante colloquio tra Gesù e il Battista prima del battesimo: "Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me? Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia. Allora egli lo lasciò fare" (Matteo 3,13-15) evidentemente Giovanni, ispirato dallo spirito Santo, intuiva che in Gesù non c'era peccato. Quel dire non è però d'immediata comprensione e ha destato curiosità negli esegeti propensi a ritenere che sia volontà del Signore di un atto di umiltà e di modestia per identificarsi, pur senza peccato, con l'uomo peccatore, pronto ad accettare, come gli altri, il battesimo di ravvedimento, benché non ne avesse bisogno, ma " umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte della croce", come constata San Paolo in Filippesi 2,8. Ciò e istruttivo e utile a cercare d'imitare il Signore sulla via dell'umiltà, come quando nel Vangelo di Giovanni nell'episodio della lavanda dei piedi dice agli apostoli "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri." (Giovanni 13,13)

Tale spiegazione non pare cogliere ancora a pieno l'essenziale. Del resto il Vangelo di Marco nel dire del battesimo di Giovanni precisa che "si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati" (Marco 1,5) e al riguardo Gesù non avrebbe avuto nulla da dire. Ora, Gesù non è solo un maestro di vita, ma il Salvatore e il Redentore per cui l'atto che apre il ministero pubblico è da ritenere necessario e non complementare. Ho già evidenziato il rapporto di questo battesimo con l'apertura delle acque del Mar Rosso, atto di nascita del nuovo Israele di Dio. In tale occasione i nemici d'Israele che intendevano tenerlo in schiavitù furono sconfitti: carri, cavalli e cavalieri del faraone furono travolti dalle acque e, del pari si deve immaginare anche nel battesimo di Gesù la presenza di schiere di demoni che ne volevano impedire l'opera e da quel momento inizia la guerra aperta col demonio, da cui poi le tentazioni. Gesù - Messia doveva compiere le attese e schiacciare la testa al serpente nel luogo deputato a tale scopo, all'ingresso della Terra Promessa che fisicamente, di fatto, lui, il demonio, impediva. Come, allora, non iniziare con un atto esplicito nel luogo atteso dove era entrato Giosuè con l'arca per conquistare Canaan?

Ora in quel momento Gesù parla di compiere "ogni giustizia", perché essere integralmente giusto è impossibile all'uomo, tenuto comunque a tentare di almeno di provarci, ma è impacciato e impedito a compiere in pienezza le opere di giustizia, per cui ecco quell'ogni nel discorso del Signore, dobbiamo fare quanto necessario per togliere all'uomo ogni impedimento. In Isaia si trova: "Così dice il Signore: Osservate il diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire" (Isaia 56,1a) come a dire fate al meglio ciò che vi è possibile finché non sia ad arrivare "la mia salvezza" "ieshuaa'ti" ossia "Gesù che crocifisso sarà " che fa intendere e comunque sottintende che Dio comprende le difficoltà che hanno gli uomini nel praticare la giustizia col dire: "la mia giustizia sta per rivelarsi", il che dimostra che gli uomini non la conoscono a pieno e prosegue con: "Beato l'uomo che così agisce e il figlio dell'uomo che a questo si attiene" (Isaia 56,1b.2), profezia di chi la rivelerà. Chi porterà ogni giustizia sarà "il figlio dell'uomo" il primo vero atteso figlio di Adamo, colui che non poté nascere dalla prima coppia che peccò. Il demonio, invero, è contrario alla giustizia, infatti, istigò il primo fratricidio e tutti gli uomini, figli di Eva, furono schiavi del demonio che fu il padre putativo dell'umanità soppiantando Dio che li aveva creati e che era il vero padre. Gesù in Giovanni 8,44 dice in modo chiaro "voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna" e Giovanni 3,10-12 precisa: "In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, e neppure lo è chi non ama il suo fratello. Poiché questo è il messaggio che avete udito da principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal Maligno e uccise suo fratello. E per quale motivo l'uccise? Perché le sue opere erano malvagie, mentre quelle di suo fratello erano giuste."

In appoggio a questi pensieri c'è poi un passo in Atti 13 ove si parla dell'incontro, di San Paolo a Pafo nell'isola di Cipro con il mago Elmas e dice "Uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore?" (Atti 13,10); è, allora, era per la lotta col "diavolo, nemico di ogni giustizia" che alludeva il Signore quando convinse il Battista a battezzarlo!
Nel deserto di Giuda vicino al Mar Morto nei primi secoli del cristianesimo molti monasteri furono fondati, e tra il III e V secolo vi vissero tanti Santi anacoreti, quali Caritone, Gerasimo, Saba e San Eutimio.

LO SQUILLO DI TROMBA
Al battesimo di Gesù i Vangeli sinottici - Matteo 3,17; Marco 1,11; Luca 3,22 - sono concordi, si udì una "...voce dal cielo " che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento", ossia il mio desiderio, il mio progetto, la mia anima e era ben comprensibile dagli Israeliti essendo conforme al loro cielo, ossia alla Torah, che annunciava una stella da Giacobbe (Numeri 24,17) e un discendente di Giuda (Genesi 49,10) che avrebbe avuto potere eterno.
Proprio con la Torah, e nei derivati sacri testi canonici della Tenak, infatti, si annuncia l'evento preparato nei secoli dal Signore della venuta del Re Messia.

Quella "voce", in ebraico "qol" , parla, infatti, con un linguaggio chiaro per gli astanti, perché menziona un Figlio e l'amato, in ebraico "david" , quindi, il figlio atteso da David, il Re il Messia, anche figlio di Dio secondo la profezia di Natan (1Cronache 17,11-14; 2Samuele 7,12-16) che per conto di Dio gli disse: "...susciterò un tuo discendente... uno dei tuoi figli, e renderò stabile il suo regno... Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio... il suo trono sarà reso stabile per sempre" e ciò Dio lo proclama in un posto profetico e storico, nel territorio di Moab ai guadi del Giordano, all'ingresso della Terra Promessa.

È da ricordare che dal popolo d'Israele ai tempi di Giosuè, attraversato il Giordano, su istruzione del Signore, fu lanciato un urlo di guerra per la presa di Gerico e, a opera di Dio, caddero le mura della prima città nemica incontrata nella conquista della terra promessa, infatti, si legge nel libro di Giosuè:
  • Giosuè 6,5 - "Quando si suonerà il corno d'ariete, appena voi sentirete il suono della tromba, tutto il popolo proromperà in un grande grido di guerra, allora le mura della città crolleranno e il popolo salirà, ciascuno diritto davanti a sé."
  • Giosuè 6,20 - "Il popolo lanciò il grido di guerra e suonarono le trombe. Come il popolo udì il suono della tromba e lanciò un grande grido di guerra, le mura della città crollarono su se stesse; il popolo salì verso la città, ciascuno diritto davanti a sé, e si impadronirono della città."
Memorizziamo alcuni termini che torneranno utili:
  • corno di ariete "qoeroen haiobel" o corno del giubileo;
  • suono della tromba "qol hashofar" ;
  • grande grido di guerra "terua'h gedolah" .
Del resto, la profezia della stella del Messia diceva: "Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab." (Numeri 24,17) e il profeta Amos nell'VIII secolo a.C. aveva detto: "Così dice il Signore: ...appiccherò il fuoco a Moab... al grido di guerra al suono del corno..." (Amos 2,1.2)

Quella "voce" di Dio "qol" citata nel Battesimo di Gesù che dopo tanti secoli di silenzio si fa sentire proprio in quel posto dove ci fu il "qol hashofar" la "voce" della tromba, è da considerare come:

il "grido di guerra al suono del corno"

"Biterua'ah beqol shofar".

Quel grido "Biterua'ah" ha le stesse lettere di Torah e una "'ajin" che le apre, come se la Torah, il cielo di Israele, s'aprisse per far vedere e sentire lo Spirito del Signore che la abita per comunicare fisicamente e, allora, a Dio che parla in una teofania che riguarda le sorti del mondo per la Torah stessa è da associare il suono del corno come avvenne in quella del Sinai di Esodo 19,16-19; insomma quel grido di guerra col suono del corno è la dichiarazione per la guerra finale che ha inizio col ministero pubblico di Gesù e terminerà con la vittoria su Gog e Magog di cui parla l'Apocalisse.
(Vedi: "Il combattimento finale: Gog e Magog")

Le lettere "Biterua'ah beqol shofar", allora, ci dicono "chi abita la Torah () si vede nel mondo ; dentro una voce illumina che si porta il Verbo nel corpo " e annunciano anche la risurrezione: "la risurrezione porterà il Verbo ai corpi ".

Nella tradizione ebraica lo "shofar" suonerà, infatti, alla risurrezione finale e San Paolo lo ricorda quando in 1Corinzi 15,51s scrive: "Ecco, io vi annuncio un mistero: non tutti moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Essa, infatti, suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati."

Dopo il battesimo i sinottici hanno l'episodio delle tentazioni di Gesù e, com'è noto, la tradizione indica quel luogo a monte di Gerico, il che conferma che i Vangeli intendono far recepire che al grido di guerra seguì subito l'azione per la conquista della vera terra promessa e dal primo scontro Gesù uscì vittorioso.

L'AGNELLO CON LE CORNA
Nel libro dell'Apocalisse al 5,6 è inneggiato a chi apre il libro sigillato con 7 sigilli, descritto come "un Agnello, in piedi, come immolato; aveva sette corna e sette occhi, i quali sono i sette spiriti di Dio mandati su tutta la terra."


Quelle corna sono come gli irraggiamenti di luce che apparivano sulla sua testa di Mosè (Esodo 34,29) dopo che aveva parlato col Signore Dio, infatti, raggio e corno sono rispettivamente "qaren" e "qoeroen" provenienti dallo stesso radicale di "irraggiare" e "essere con le corna", le cui lettere possono significare "rovesciano dalla testa energia ".
Nello stesso libro dell'Apocalisse si legge dei sette angeli che avevano le sette trombe da suonare prima della fine, le trombe del giudizio.
Ora, questo "giorno del giudizio" prende certamente spunto dall'idea del tempo particolare che l'ebraismo vive a "Rosh haShanah", il capodanno religioso ebraico che usano per il calcolo dell'anno sabbatico e del giubileo.

Nella Torah, in Levitico 23,24, nel settimo mese - Tishri - lo "shofar" è usato per proclamare Rosh haShana è chiamato "giorno del suono dello Shofar" - "Yom Terua'h", e dai rabbini anche "giorno del giudizio" - "Yom ha-Din", quando il Signore giudica e, se trova un ravvedimento adeguato, perdona i peccati dell'anno di ciascuno; i "midrashim" dicono, infatti, che Dio siede sul trono con i libri e ogni singola persona viene presa in esame per decidere se meriti il perdono, ma la decisione sarà ratificata solo in "Yom Kippur" dopo 10 giorni di penitenza, che ciascuno trascorrere al meglio ricucendo i torti fatti.

Ecco che esce il corno d'ariete, lo "shofar" che è il collegamento alle sette trombe del giudizio, ai setti sigilli del libro e alle sette corna dell'Agnello.
(Lo "shofar", è usato anche per annunciare la luna nuova e le feste solenni (Numeri 10,10; Salmo 81,4), per proclamare l'anno del Giubileo (Levitico 25;8-13) D'altronde ogni agnello se non è sacrificato diventa un ariete dotato di corna e Gesù, agnello senza macchia, pur se immolato, risorto nella gloria è ariete, "'ail" , quindi, con le corna, è Lui "il primogenito è del Potente " e da Lui al serpente provengono i 7 "'ai" ossia i "guai" di cui alla stessa Apocalisse per 14 volte (3 volte in 8,13 poi 2 volte in 9,12; 11,14; 18,10.16.19 e 1 volta in 12,2).

Questa tensione su un agnello e sulle corna di un ariete viene dall'Antico Testamento con l'ariete impigliato con le corna in Genesi 22, offerto da Dio in sostituzione di Isacco che Abramo stava per sacrificare e che fu sacrificato al suo posto.

In Esodo 12 si dice poi del sangue dell'agnello pasquale che fu posto come segno sulle case degli Israeliti e furono saltate dall'angelo della morte che uccise invece i primogeniti egiziani nella 10a piaga.
È, allora, da ritenere che l'idea del sangue dell'agnello posto sulle case degli israeliti abbia per motore proprio l'episodio del sacrificio d'Isacco, peraltro, precedente come tempistica, per indicare che quelli che vi abitavano erano figli di Abramo, discendenti d'Isacco che fu salvato dal Signore per la loro fede.

Nel versetto Genesi 22,13, infatti, si trova: "Abramo alzò gli occhi e vide un ariete ("'ail" ) impigliato con le corna () in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete ("'ail" ) e l'offrì in olocausto () invece del figlio Isacco."

Di quell'olocausto restarono le corna il cui suono gli Israeliti chiamano "shofar" e lo fanno risuonare come tromba con un foro sulla punta per "ricordare" al Signore i meriti e soprattutto la fede del loro padre Abramo e del figlio Isacco.
Gesù stesso lo ricorda quando in Giovanni 8,56 disse: "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia."

Era profezia del sacrificio di Cristo che ha salvato tutti gli uomini facendosi agnello, innalzato (è come olocausto ) sulla croce, ma risorgendo da ariete di Dio ha distrutto la morte, ha abbattuto le mura del male e al comando della sua voce, il suono finale dello "shofar", recherà la risurrezione a tutti.

Le lettere di "ha" - "shofar" - parlano del suono della sveglia mattutina in un accampamento militare, infatti, all'uscita "del sole - luce si porta con la bocca da un corpo (la tromba)", ma le lettere in "shofar" sono radicale di un verbo usato solo 4 volte nella Tenak (in Giobbe 9,17 e Salmo 139,11) di cui due proprio nella profezia del libro della Genesi, versetto 3,15: "Io porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe questa ti schiaccerà ("ishupek" ) la testa e tu le insidierai ("teshupanu" ) il calcagno".
(Si trovano pure nel nome di un animale "ieneshuf", gufo o barbagianni, in Levitico11,17, Deuteronomio 14,16 e Isaia 34,11; di questo ultimo si veda versetto decriptato in Appendice.)

Lo è un "attaccare" mordendo come dicono le lettere, "fuoco - bruciore recare con la bocca "; ecco che lo "shofar" realizza la profezia "ti attaccherà la testa e tu le attaccherai il calcagno" quando il designato, l'erede prescelto, il primogenito della stirpe della Donna reca il finale attacco alla testa del serpente per cui la stessa risurrezione di Cristo è suono di tromba, un "bruciore portato dal Verbo al corpo " del serpente.

Il "Kerigma", l'annuncio del Cristo morto e risorto, infatti, è come il suono di tromba da parte di un araldo e arreca gravi danni al serpente e alla sua stirpe, perché porta al "battesimo" di fuoco e lo Spirito Santo ai cristiani, la stirpe della Donna di cui Gesù Cristo è il primogenito, poi ci sarà la risurrezione finale, con l'ultima tromba di cui dice San Paolo in 1Corinzi 15,52 "suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati".

Del resto implicito in "shofar" è il rendere "simili () al Verbo i corpi " e la risurrezione elimina da questi ogni influsso del serpente il cui verme che produce la morte è bruciato; per contro il serpente non può che portare nel fuoco con quanto reca dalla bocca ossia con il suo dire, infatti, ascoltandolo reca all'inferno per cui nell'immaginario medioevale ecco i draghi, esseri malefici che dalla bocca recano fuoco, morte e distruzione, figli del drago rosso dell'Apocalisse 12,3 con 7 teste e 10 corna che combatte contro la Donna e vomita contro di lei un fiume d'acqua in 12,5.

All'inizio della missione di Gesù il giorno dopo il battesimo al Giordano, il Battista esclamò: " Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29), poi chiarirà "Egli deve crescere e io diminuire" (Giovanni 3,30) e dire "agnello" implicitamente comporta che crescendo diventerà ariete.

Quando il Battista predicava al Giordano, peraltro, non era per la Pasqua, ma per il tempo del capodanno ebraico in cui c'erano i giorni del giudizio e si potevano espiare le colpe dell'anno... ecco il battesimo di penitenza. È il momento di fare una digressione su un termine particolare ebraico usato sia per "agnello" sia per "ariete" quale macchina da guerra impiegata anticamente negli assedi delle città dotate di mura; nelle traduzioni della Bibbia in italiano della C.E.I. è il termine "kar" , plurare "karim", che indica sia l'ariete quale macchina da guerra come in Ezechiele 4,2 e 21,27, sia l'agnello tanto che nelle aree semitiche è la base di un buon banchettare.
(Vedi: "I Cherubini annunciano la venuta dell'agnello")

Ecco che in contrasto con un'idea guerresca, però colta dalla guerra finale contro Gog e Magog dell'Apocalisse, si ha l'idea dell'immagine mite dell'agnello che ha grande sviluppo nel cristianesimo per cui la parola "agnello" appare 40 volte nel Nuovo Testamento, di cui ben 36 nel libro dell'Apocalisse e conferma la visione del Servo di IHWH su cui profetizzò il profeta Isaia: "Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca." (Isaia 53,7)

Al riguardo ricordo che la Pasqua si festeggia nel mese ebraico di Nisan retto dal segno zodiacale dell'Ariete e governato da Marte, il pianeta della guerra; nel nostro calendario quel segno regna dal 21 marzo al 20 aprile circa.

Questo biletterale "kar" poi si trova nella parola Cherubino, il "kerub", scritto ed il plurale è "kerubim" che formano la schiera angelica che sta attorno al trono celeste e loda Dio in eterno e riceve i suoi primi ordini.
Ora, il primogenito in ebraico è detto "bekor" ove la lettera B = è quella che graficamente significa "dentro, casa, abitazione" e per traslato famiglia - casata per cui il "bekor" è della casa il "kar" l'agnello - l'ariete quello cui è destinato a portare avanti nel futuro la famiglia - casata stessa.
Il sostenere nel Vangelo di Giovanni 1,29 che Gesù era l'agnello - ariete di Dio, implica che era il suo "bekor" Unigenito - primogenito, quindi, Figlio di Dio, e primogenito tra molti fratelli come poi dirà San Paolo in Romani 8,29.
In quel modo, dicendo dell'agnello di Dio, in Giovanni 1,29 in definitiva il Battista certifica che il cielo si era aperto, era nata la stirpe della Donna che appare nel Vangelo Giovanni subito dopo al capitolo 2 "alle nozze di Cana", così chiamata da Gesù proprio con riferimento alla Donna di Genesi 3 da cui doveva venire la stirpe che attaccherà il serpente, quella dei fratelli di Gesù.

Questo brano che riporto sul sacrificio di Isacco estratto dalle "Omelie sulla Genesi" di Origene, sacerdote, evidenzia la figura di Gesù ariete: «Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: Abramo, Abramo. Rispose: Eccomi. L'angelo disse: Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio (Genesi 22,10-12). Confrontiamo queste parole con ciò che dice l'Apostolo riguardo a Dio: "Egli non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato alla morte per noi tutti" (Romani 8,32). Puoi vedere così che Dio gareggia con gli uomini nella sua straordinaria liberalità. Abramo offrì a Dio il figlio mortale, che però non sarebbe morto allora, mentre Dio consegna alla morte per tutti noi il suo Figlio immortale. "Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio" (Genesi 22,10-12). Abbiamo detto, in precedenza, mi pare, che Isacco prefigurava il Cristo; ma anche l'ariete sembra che in qualche modo sia figura di Cristo. Vale la pena riflettere un po' sul modo con cui ambedue si possono riferire a Cristo: Isacco che non fu immolato e l'ariete che fu offerto in sacrificio. Cristo è il Verbo di Dio, ma "il Verbo si è fatto carne" (Giovanni 1,14). Cristo dunque patisce, ma nella carne; e incontra la morte, ma nella carne, della quale l'ariete era una figura, come anche Giovanni diceva: "Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29) . Ma il Verbo conservò la sua impassibilità che è propria dello Spirito di Cristo, di cui Isacco è la figura. Perciò egli è vittima e pontefice secondo lo spirito poiché colui che offre la vittima al Padre secondo la carne, è lui stesso offerto sull'altare della croce.»

APPENDICE - DECRIPTAZIONE ISAIA 34 E 35
Il capitolo Isaia 34 ha 17 versetti, il 35 ne ha 10 per complessivi 27.
Mi ha mosso alla decriptazione Isaia 34,4 "Tutto l'esercito celeste si dissolve, i cieli si arrotolano come un libro, tutto il loro esercito cade come cade il pampino dalla vite, la foglia avvizzita dal fico" e riporto la decriptazione giustificata.




"E inviato lo sperato () dalla sposa () scende a casa . L'Unigenito al mondo dal cielo lo splendore () del Potente porta dal trono (); la Parola con il corpo esce . Dal cielo per portarsi alla sposa () sceso alla casa da primogenito della Madre è il prodotto così Inviato per inghiottire il serpente del mondo . Da vivente in cammino di persona () gli porta della rettitudine l'energia per la distruzione ; negli uomini - morti dell'Unigenito l'energia entrerà ."

A questo punto riporto i testi C.E.I. e le decriptazioni tutte di seguito.

Isaia 34
Isaia 34,1 - Avvicinatevi, nazioni, per udire, e voi, popoli, prestate ascolto; ascolti la terra e quanti vi abitano, il mondo e quanto produce!

Isaia 34,2 - Poiché il Signore è adirato contro tutte le nazioni ed è sdegnato contro tutti i loro eserciti; li ha votati allo sterminio, li ha destinati al massacro.

Isaia 34,3 - I loro uccisi sono gettati via, si diffonde il fetore dei loro cadaveri; grondano i monti del loro sangue.

Isaia 34,4 - Tutto l'esercito celeste si dissolve, i cieli si arrotolano come un libro, tutto il loro esercito cade come cade il pampino dalla vite, la foglia avvizzita dal fico.

Isaia 34,5 - Poiché nel cielo si è inebriata la mia spada, ecco, si abbatte su Edom, sul popolo che io stermino, per fare giustizia.

Isaia 34,6 - La spada del Signore è piena di sangue, è imbrattata di grasso, del sangue di agnelli e di capri, delle viscere grasse dei montoni, perché si compie un sacrificio al Signore a Bosra, un grande massacro nella terra di Edom.

Isaia 34,7 - Cadono bisonti insieme con essi, giovenchi insieme con tori. La loro terra s'imbeve di sangue, la loro polvere s'impingua di grasso.

Isaia 34,8 - Poiché è il giorno della vendetta del Signore, l'anno della retribuzione per la causa di Sion.

Isaia 34,9 - I torrenti di quella terra si cambieranno in pece, la sua polvere in zolfo, la sua terra diventerà pece ardente.

Isaia 34,10 - Non si spegnerà né di giorno né di notte, sempre salirà il suo fumo; per tutte le generazioni resterà deserta, mai più alcuno vi passerà.

Isaia 34,11 - Ne prenderanno possesso il gufo e la civetta, l'ibis e il corvo vi faranno dimora. Egli stenderà su di essa la misura del vuoto e la livella del nulla.

Isaia 34,12 - Non ci saranno più i suoi nobili, non si proclameranno più re, tutti i suoi prìncipi saranno ridotti a nulla.

Isaia 34,13 - Nei suoi palazzi cresceranno le spine, ortiche e cardi sulle sue fortezze; diventerà una tana di sciacalli, recinto per gli struzzi.

Isaia 34,14 - Bestie selvatiche si incontreranno con iene, i satiri si chiameranno l'un l'altro; là si poserà anche Lilit e vi troverà tranquilla dimora.

Isaia 34,15 - Vi si anniderà il serpente, vi deporrà le uova, le farà dischiudere e raccoglierà piccoli alla sua ombra; vi si raduneranno anche gli sparvieri, l'uno in cerca dell'altro.

Isaia 34,16 - Cercate nel libro del Signore e leggete: nessuno di essi vi manca, l'uno non deve attendere l'altro, poiché la bocca del Signore lo ha comandato e il suo spirito li raduna.

Isaia 34,17 - Egli ha gettato per loro la sorte, la sua mano ha diviso per loro la terra con la corda: la possederanno per sempre, la abiteranno di generazione in generazione.

Isaia 34,1 - Versata per le moltitudini e per i popoli è stata la Parola, sorto da un seno che ha portato del Potente l'Unigenito. Tra i viventi è in vita uscito, versato il dono è stato in casa portato finalmente alla luce dalla madre alla vista del mondo. L'Unigenito. col corpo giù portatosi in pienezza, esce dall'arca per accompagnare la sposa su all'Unico, giù inizia a stare nel mondo.

Isaia 34,2 - Così è alla fine il Meraviglioso uscito si porta al mondo dall'alto alla sposa. Ai popoli è dalla Madre recato di nascosto. In vita esce per agire in cammino. Del serpente per le schiere in vita apre lo sterminio. Tra i viventi ha inviato al drago un vivente che del Potente il Cuore dentro racchiude.

Isaia 34,3 - Si porta nella prigione del potente serpente. È nel mondo per allontanarlo dal cammino. Si porta la Parola da pellegrino; è entrato tra i viventi per aiutarli. Nel mondo dentro l'Unigenito sorto portato da inviato alla prova e partorito è stato dalla Madre; da vivente col sangue vive.

Isaia 34,4 - E inviato lo sperato dalla sposa scende a casa. L'Unigenito al mondo dal cielo lo splendore del Potente porta dal trono; la Parola con il corpo esce. Dal cielo per portarsi alla sposa sceso alla casa da primogenito della Madre è il prodotto così inviato per inghiottire il serpente del mondo. Da vivente in cammino di persona gli porta della rettitudine l'energia per la distruzione; negli uomini - morti dell'Unigenito l'energia entrerà.

Isaia 34,5 - La rettitudine è col corpo finalmente uscita dalla casa del cielo per accendere la casa è del mondo, inviata esce dall'alto dalla nube porta a un vivente completa nel corpo la conoscenza del Potente. Dall'alto si vede con la Madre per accendere i viventi, è dal serpente a liberarli col soffio dell'amore.

Isaia 34,6 - Chiusa in un corpo la perdizione esce, portata nel mondo da un vivente al serpente delle origini. Dal sangue gli uscirà, lo sbarrerà col fuoco. Inviato al mondo, gli esce in vita a stringerlo con potenza. In casa in vita nel sangue l'agnello è stato dalla Madre reato nel tempo e la mano è del Vivente in un vivente chiusa con il (suo) Cuore. Dal maligno si è portato alla fine l'Unigenito, è con potente forza alle piaghe è al sacrificio dal serpente il Signore. Nell'intimo giù in un corpo al mondo ha recato il Cuore dentro racchiuso. La maestà dentro dell'Unico scende dalla nube, si porta in un vivente.

Isaia 34,7 - Ed è col corpo a dimorare l'Unigenito dai viventi. Dal seno in vita la Madre ha portato il frutto. Dal seno della Madre il Padre a lanciarlo è stato. A cambiare si porta alla fine il mondo. In terra la Madre a vivere dal sangue reca in azione la Parola al verme, Per la vita stringere al serpente in a casa gli è stato per batterlo col fuoco inviato.

Isaia 34,8 - Così è il giorno della vendetta dal serpente! Il Signore col fuoco a svellere il serpente porterà dai viventi. È in vita dal serpente in un corpo la forza dentro scesa della colomba (Spirito Santo).

Isaia 34,9 - E inviata al mondo la Parola così si porta all'eredità, è a far uscire il serpente; a questi che ha soffiato la scelleratezza la Parola col corpo esce, al serpente cammina il Verbo che nel corpo sta per finirlo portato al mondo. È finalmente uscito in terra, in campo per il serpente colpire. La Parola per arderlo esce.

Isaia 34,10 - La calamità, i guai, sono stati portati in vita dalla Madre al serpente. Inizia l'oppressione a casa a uscire al serpente dal fanciullo che vive per aiutare il mondo. Vedono una luce di angeli uscire i viventi in giro. Partorito si porta col corpo finalmente a distruggere il serpente. Inviata giù la grazia scende. Di nascosto è dalla Madre per annullarlo dall'aldilà dentro al mondo.

Isaia 34,11 - Ed è col corpo per giovare versata. L'Unico alla fine l'ha portato. Ha versato la Parola recandola agli impuri. È stata inviata per attaccare il nemico a casa, è col fuoco della rettitudine. L'energia porta da casa, fuori l'ha portata, ha emanato il cuore al mondo l'Altissimo, lo sperato finalmente esce e reca del Padre il frutto, in campo si porta.

Isaia 34,12 - L'ardore (dell'ira) al mondo reca l'Unico ad esistere con un essere vivente al serpente. Porta così al mondo il diletto Unigenito, ed lo reca così dal serpente a liberare; è uscito IH(WH), è a portargli l'ira in pienezza.

Isaia 34,13 - Per portarsi in azione dal serpente finalmente esce l'Unigenito in un corpo. In un vivente l'energia alla fine c'è per farlo tacere. Sarà dai corpi l'esistenza della putredine a togliere via. Porta da amo dentro al fango in un corpo IHWH. È finalmente al mondo. Di abitare ha scelto dove l'angelo (ribelle) sta. La Madre sul fieno del Potente il Figlio ha portato. A indicarlo furono visti angeli uscire.

Isaia 34,14 - Porta la Parola in cammino la luce. A portarla giù ad esistere è stata la Madre, l'Unigenito finalmente inizia ad essere è palpabile, si vede essere col corpo, dall'alto nella compagna a chiudersi si portò. Il diletto l'ha originato l'Unico. In modo retto la luce nella Madre ha generato, in cammino è in azione uscito di notte. È stata finalmente portata l'azima dell'Unico al mondo. Con la potenza i simulacri - gli idoli porterà alla tomba.

Isaia 34,15 - Sorge in vita al mondo, al nido (del serpente) esce, si versa la Parola. E questi porta l'innocenza del Potente, il bene versa alla vista, lo splendore, in cammino col corpo fuori al fango del serpente esce. L'Unigenito retto sorge da Madre pura. Da casa per cacciare s'è portato dalla prescelta Donna partorito per rianimare il mondo.

Isaia 34,16 - Per vendicarli si porta dai viventi. In azione dal serpente in pienezza la Parola col corpo è uscita ed al mondo si porta a versarsi alla vista, porta ai fratelli l'integrità. Per guidarli, per inviarli all'Eterno col corpo esce dalla Donna. Del cattivo si porta alla stoltezza; l'ira rovescerà all'impuro con bruciature. La Parola è al mondo, l'Unico giù l'ha recata. Al mondo, ha portato lo spirito, l'ha versato dentro, giù l'ha inviato.

Isaia 34,17 - E da Lui esce la parola. Al lamentarsi del mondo lo splendore porta col corpo. Per togliere prestanza è, per ripulire dal serpente, per rovesciarne la stoltezza. Per la Madre dentro, lo sperare dell'Eterno, il fanciullo, vive. È stato per ereditare portato al mondo dal serpente impuro a dominarlo. E nella povertà della rettitudine il frutto esce.

Isaia 35
Isaia 35,1 - Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso

Isaia 35,2 - fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio.

Isaia 35,3 - rrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti.

Isaia 35,4 - Dite agli smarriti di cuore: Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi.

Isaia 35,5 - Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.

Isaia 35,6 - Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa.

Isaia 35,7 - La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d'acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie.

Isaia 35,8 - Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà percorrere e gli ignoranti non si smarriranno.

Isaia 35,9 - Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà o vi sosterà. Vi cammineranno i redenti.

Isaia 35,10 - Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto.

Isaia 35,1 - Fu la luce alla luce portata. La Madre in vita la Parola ha recato. Giù è uscita, portatasi alla fine a contendere col corpo dentro il mondo. Reca in un prescelto il germoglio della rettitudine, da un grembo scese al serpente la fine.

Isaia 35,2 - Il volto del vaglio la Parola col corpo annuncia, l'indica in cammino al serpente. L'ira nel cammino è stata al serpente alla fine portata col corpo, inviato ad ucciderlo a casa. Ha portato per batterlo al mondo il cuore col Figlio inviato, completamente a finirlo esce a dimorare al mondo l'Agnello. In vita dal serpente porterà il mondo a liberare. I ruggiti escono, il timore porta, la gloria del Signore esce in giro, Dio nel mondo è ad abitare.

Isaia 35,3 - Al petto rovesciato è. Sta in mano/braccio; è con la Madre, tranquillo il corpo della Parola al mondo è finalmente a casa, tenero è in vita; il retto fuoco al serpente porta totalmente, l'Unico l'azima l'ha portato.

Isaia 35,4 - L'Unigenito all'amarezza reca la potente energia della vita ad uscire dal corpo, gli è nel cuore racchiusa, questa a rovesciare la porterà al primo serpente, completa la paura gli recherà al mondo in cammino; uscirà la vendetta gli sarà a casa portata dall'Unigenito. Al primo serpente uscito è, anela dal cammino recidere. La maledizione gli è in vita, da Lui gli giunge. Reca Gesù la rettitudine ai viventi.

Isaia 35,5 - Inizia da questi il segno: il Verbo versa la grazia nel mondo. Si sentono forti i lamenti. Sveglio è dalla Madre, l'ha portato l'Unico a questa, l'ha inviato all'esistenza, un carpentiere sarà; da uomo la Parola per le suppliche esce.

Isaia 35,6 - L'Unigenito l'arrogante serpente in cammino contristerà. Sarà dal serpente a Pasqua portato in croce il corpo. Per finirlo la risurrezione gli porterà. Gli inviò il primo serpente le piaghe per opprimerlo, dentro lo abbatté, lo oscurò dalla vita. La Parola in vita ri-fu, di acqua portò un torrente, fu dalla Madre, lo videro molti nel mondo.

Isaia 35,7 - E al mondo una forza uscita per liberare la casa dal serpente. Inizia in cammino la Madre a recare giù ai viventi che lo desiderano l'energia del Potente che del vivere dentro porta l'ardore. Sono dalla Madre figli portati al mondo. Finalmente di angeli è in vita un corpo - popolo (Chiesa) giù nel mondo. Nella prigione alzato s'è un corpo che al Serpente rovescia con energia. A rientrare reca l'energia della vita delle origini.

Isaia 35,8 - E uscita una forza sorta dalla Madre alle tentazioni del serpente recata per toglierli prestanza nelle generazioni. Della rettitudine reca la via al mondo. La santità è versata in un corpo. La maledizione è dall'aldilà ad abitargli. Il Cuore ai viventi dell'Unico ha recato. Lui, potenza ai viventi reca in campo, in cammino aiuta i deboli, porta dell'empio la vita ad annullare, è gli smarriti a condurre.

Isaia 35,9 - Al serpente guai nel mondo sono usciti, sorti dalla Madre, per l'Unigenito un corpo/popolo è uscito, ha portato il frutto giù in vita, per recargli la fine. La perdizione dall'alto gli ha inviato nel mondo. Al serpente delle origini la purezza scende dalla Donna, la Madre l'ha portato in campo in cammino e redenti saranno i viventi.

Isaia 35,10 - E a riscattare portata è stata l'Esistenza. Del Signore è la luce dentro riportata. A germogliare l'Unico l'ha riportata. Giù la colomba pura (lo Spirito Santo) ha inviato al mondo per portar la gioia. Alla fine, di fanciulli dalla Madre in azione al serpente un corpo/popolo unito sorge per salvare, l'essere infermo a cancellare con la forza del fuoco è nel cammino e porta l'energia in pienezza che reca (al serpente) tristezza e pianto.

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