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SAN GIUSEPPE...
DAL TRONCO DI IESSE
di Alessandro Conti Puorger
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LA "FAMIGLIA" DEI CRISTIANI »
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CERCARE GESÙ IN MOSÈ »
CERCARE MOSÈ IN GESÙ »
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LETTERE E ICONE »
I FRATELLI MAGGIORI
Il Signore Dio, con l'evento della rivelazione del Sinai, ha esplicitato la propria divina pedagogia investendo un gruppo umano, Israele, e l'ha condotto verso un ideale integrità morale di alleanza con Dio che la società moderna non era pensabile ed è ancora lontana dal raggiungere.
Tutte le generazioni di questo popolo da secoli indagano continuamente quelle Scritture che non si esautorano, in quanto, sono sempre capaci di sorprendere e di destare sensazioni nuove che introducono alla conoscenza del divino. Sono proprio come un diamante dalle infinite sfaccettature.
Quei libri hanno, infatti, una caratteristica particolare che li rende diversi da ogni altro scritto e ciò è proprio connesso alle lettere che furono usate in grado di renderle vive con le multiformi immagini che sono capaci di destare nella mente.
Dio è il giusto e il misericordioso di sempre e mal si concilia con prescrizioni antiche che mostrano la loro debolezza se prese alla lettera e non nello spirito quali passi delle Scritture che richiamano a crudeltà estreme e che invece vanno letti con un'attenzione particolare, perché trasmettono messaggi sigillati.
Sono quei brani oscuri come un tappeto che a volte può presentare all'esterno scene cruenti, ma dietro ha un ordito ed una trama ben ordinati che presenta un disegno diverso, ed è quello da recepire.
Quegli scritti, se non è esautorato il potenziale delle lettere originarie con una traduzione che con lettere aliene fotografano un solo aspetto del corpo vivo, con i segni primigeni che erano il loro supporto sono in grado di presentare aspetti altrimenti perduti come del resto fa un fotografia rispetto ai reali sentimenti della persona fotografata.
Del resto quanto ai precetti rituali, come le norme sul puro e l'impuro, è da prendere coscienza del loro spinto simbolismo e vederne la loro funzione educativa nel campo spirituale, proprio come propone Gesù.
A questo punto i fratelli ebrei sono chiamati a valutare se il periodo storico del I secolo, che costringeva Israele sotto il giogo romano, non abbia condizionato i loro capi che non passarono dalla realtà fisica a quella spirituale riconoscendo il Messia di pace per cui non fu da loro colta un'opportunità.
Quel profeta riconosciuto da una parte di quel popolo quale Messia e figlio di Dio, come da profezia cavalcava un asinello e non un cavallo come un liberatore bellicoso, ma per conservare le loro posizioni demagogicamente quei capi indurirono i cuori del popolo, anche se, invero, un liberatore del genere non necessariamente guerriero era implicito anche da una lettura dei sacri testi, anzi fu poi aperto un vallo d'inimicizia incrementato da ambo le parti che è risultato insuperato per 20 secoli.
La Chiesa Cattolica con il Concilio Vaticano II ha raccomandato ai cristiani verso gli ebrei di curare "la mutua conoscenza e stima" e ha dichiarato che queste "si ottengono soprattutto dagli studi biblici e teologici e da un fraterno dialogo". (In "Nostra Aetate" sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, n. 4.)
La base su cui confrontarsi sono proprio i libri comuni della Tenak scritti con la lingua originaria che erano quelli che si leggevano ai tempi di Gesù e che sono stati conservati e ritrovati nelle grotte del monastero esseno di Qumran che dimostrano che in pratica i testi odierni sinagogali non sono mutati.
Giovanni Paolo II nella sua visita del 1980 alla sinagoga di Magonza, diceva: "L'incontro tra il popolo di Dio dell'Antica Alleanza, che non è stata mai abrogata da Dio, e quello della Nuova Alleanza, è al tempo stesso un dialogo interno alla nostra Chiesa, in qualche modo tra la prima e la seconda parte della sua Bibbia" e durante la sua visita nel 1986 alla sinagoga di Roma, dichiarava: "La religione ebraica non ci è estrinseca, ma, in un certo qual modo, è intrinseca alla nostra religione. Abbiamo quindi verso di essa dei rapporti che non abbiamo con nessun'altra religione. Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori."
Ecco che si pone sul tavolo la questione della lettura di alcuni passi della Tenak che i cristiani attribuiscono al Messia e molti ebrei invece rivolgono al soggetto Israele, il "Giusto" tra le nazioni.
In tale ambito in particolare ricadono i Canti del Servo di Isaia:
- Isaia 42,1-9 - Primo canto. Il Signore presenta il suo Servo.
- Isaia 49,1-7 e Isaia 50,4-9 - Secondo e terzo canto. Il Servo presenta se stesso e la sua difficile missione.
- Isaia 52,13 - 53,12 - Quarto canto. Il Servo schiacciato dalle nostre iniquità.
Del pari sono importanti le profezie in Zaccaria del "trafitto" (Zaccaria 12,10) e della "fontana zampillante" (Zaccaria 13,1), richiamate nel Vangelo di Giovanni rispettivamente in Giovanni 19,37 e Giovanni 7,38 e 19,34.
Al riguardo si vedano:
L'umanità di allora, il popolo eletto e il popolo pagano per eccellenza di quei tempi, nei riguardi del "Giusto" in assoluto, Gesù Cristo il Figlio di Dio, di fatto si sono comportati come Caino con Abele.
Questo è il tema del 4° Canto del Servo di IHWH in 52,13-53,12 del Deutero - Isaia (550-539 a.C. durante l'esilio di Babilonia) che ritengo che fosse noto a Platone (428-348 a.C.), visto che nel suo libro II della Repubblica (362a) tratta della sorte del "giusto" in questi termini: "il giusto verrà flagellato, torturato, gettato in ceppi, avrà bruciati gli occhi e infine, dopo avere sofferto ogni sorta di mali, verrà impalato (crocifisso)".
Per concludere, ritengo che quelle Sacre Scritture ancora molto hanno da dire a ebrei e ai cristiani se venissero scrutate nella loro espressività originaria guardando all'aspetto delle lettere usate come icone, in quanto potrebbero far superare scogli interposti per incomprensione che svanirebbero davanti alla dimensione totalizzante di quanto viene da esse rivelato potendo ognuna di quelle 22 lettere essere riferita allo Spirito, ossia alla colomba che tra quelle lettere vola per portarsi nella mente ed imprimersi nei cuori di chi le legge in modo aperto col giusto atteggiamento.
Ora quei libri sono sigillati e presentano la possibilità di vari livelli di lettura oltre la letterale e allegorica.
Dura è la critica dei profeti per i lettori della Sacra Scrittura che si fermano alla superficie; basta pensare a ciò che in Isaia 29,13: "Dice il Signore: Poiché questo popolo si avvicina a me solo con la sua bocca e mi onora con le sue labbra, mentre il suo cuore è lontano da me e la venerazione che ha verso di me è un imparaticcio di precetti umani..."
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