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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA VERITÀ
Per restare nel tema caro alla Qabbalah, per i seguaci dell'ebraismo quelle 3 ampolle della "Testa", di fatto, si sono aperte e hanno presentato il loro contenuto che i cristiani possono individuare col momento dell'incarnazione del Figlio, morto in croce per l'amore dell'umanità, e risorto per la giustificazione.
Questi ha fatto conoscere il Padre e ha inviato lo Spirito Santo per portare alla conclusione il divino disegno.

Cosa è accaduto con la rottura del vaso del Crocefisso?
Certamente, come riferiscono i testimoni del tempo di cui parlano i Vangeli e gli altri scritti del Nuovo Testamento quell'evento ha portato il dono della risurrezione di cui come uomo il Cristo fu a beneficare per primo.
Al momento che Gli fu aperto il costato dal vaso spruzzò acqua "maim" e sangue "dam" , ossia vita per i suoi "simili", "damut" in ebraico, "il sangue portato dal Crocefisso " quindi, ha recato vita eterna.
Certamente, infatti, l'acqua da Lui scesa allude alla vita del Risorto, quindi, scese proprio la vita eterna resa possibile per tutti gli uomini.
Da Lui, l'Unigenito in Croce , il primo e l'ultimo , l'Alfa e l'Omega, scese la vita = , quindi si tracciò la parola verità "'oemoet" per tutti gli uomini.


Dalla croce "originò la vita il Crocefisso ".
È, quindi, da concludere:
  • la verità "'oemoet" ... Dio "Unico viveva nel Crocefisso "
  • ed è risorto, "il primo dai morti ".
Se si cerca quale sia la frequenza dell'uso della parola "verità" nelle traduzioni in italiano della Bibbia si trova che tale termine viene usato meno di 290 volte, di cui però ben 200 nel Nuovo Testamento, il che dimostra la particolare tensione verso questo aspetto connesso con la "buona notizia" della prima venuta del Messia.

Del resto, il Salmo 452-5 sul Messia recita: "Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre. Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti arrida la sorte, avanza per la verità, la mitezza e la giustizia."
Ed ecco che Gesù nel vangelo di Giovanni al 14,6 si definisce: "Io sono la via, la verità e la vita".

Altro modo per dire in ebraico "verità" oltre che "'oemoet" è "'amen" .

Questo secondo termine serve per asseverare ciò che è affidabile dal radicale che qualifica appunto l'essere saldo, solido, resistente, quindi, qualcosa di cui ci si può fidare in quanto duraturo quindi "verace" e "fedele" e da esso viene la parola fede "'emunah" e il tutore, il precettore che sostiene nell'insegnamento è "'omen".

Affidabile, stabile e che non abbandona è "Dio fedele" che si trova così definito in Deuteronomio 7,9, nei Salmi 31,6 e 86,15 e per due volte nel brano 65,15-19 del trito - Isaia: "Ma i miei servi saranno chiamati con un altro nome. Chi vorrà essere benedetto nella terra, vorrà esserlo per il ( ) Dio fedele; chi vorrà giurare nella terra, giurerà per il ( ) Dio fedele, perché saranno dimenticate le tribolazioni antiche, saranno occultate ai miei occhi. Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia".

Questa visione apocalittica di Isaia fu certamente ripresa dall'autore dell'Apocalisse cristiana, in quanto, si parla:
  • di un nome nuovo come in Apocalisse 2,17 e 3,12;
  • nel versetto 16 di si trova due volte;
  • viene detto di una nuova creazione con cieli nuovi e terra nuova come in Apocalisse 21,1;
  • della nuova Gerusalemme come in Apocalisse 21,2;
  • del popolo che passerà alla gioia senza più pianti e lamenti, come in Apocalisse 21,4.
Per asseverare il proprio discorso era d'uso nel parlare dire appunto "in verità", modo che si trova 11 volte nell'Antico Testamento, ma 30 nel Vangelo di Matteo, 13 in Marco, 10 in Luca e 25 in Giovanni in quest'ultimo sempre come "in verità, in verità" di cui 20 come "in verità, in verità io vi dico".

Da un esame nei Vangeli dell'uso del termine tradotto dal greco come "verità" e "veritiero", risulta che quello di Giovanni fa la parte del leone, infatti, si presentano le seguenti frequenze: Matteo 39 volte, Marco 17, Luca 11 e Giovanni 79.
Questi dati sono congruenti col pensiero che l'elaborazione teologica della nascente comunità cristiana delle prime generazioni dopo gli eventi narrati dai Vangeli canonici - Matteo, Marco e Luca - evidentemente ha portato avanti la meditazione e ricerca ed ha valutato con crescente consapevolezza la verità dell'irruzione nella storia di Gesù Cristo.

La parola "verità" nel Vangelo di Giovanni la troviamo collegata al "Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità" 1,14 e il versetto 1,17 precisa "...la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo."
Alcuni detti importanti di Gesù in quel Vangelo sono:
  • Giovanni 4,23 - alla Samaritana al pozzo di Sichem: "...viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità."
  • Giovanni 8, 32 - "...conoscerete la verità e la verità vi farà liberi."
La verità secondo il Vangelo di Giovanni perciò è venuta, e s'identifica con una persona concreta, e si trova se s'incontra proprio Gesù, che davanti a Pilato, in 18,37 asserì: "sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce."
Pilato che aveva davanti a sé la verità, non la riconobbe e sarcastico in 18,38 disse "Che cos'è la verità?" e la risposta che implicava quella domanda era che per Pilato certamente la verità era un'utopia... eppure giudicava.
Poi, fatto flagellare Gesù, Pilato lo presentò alla folla dicendo in 19,5 "Ecco l'uomo!" e quell'uomo era la verità in persona.

La "verità", per i Romani "veritas", era una dea che si nascondeva in fondo ai pozzi, figlia di Saturno, madre della giustizia e della virtù, sorella di Giove; aveva capacità profetiche ed era interpellata nel giudizio che spettava agli dei.
"Cercare la luna nel pozzo" per dire chi cerca illusioni è idea legata ai riti di quella dea e il detto intende dire di qualcosa veramente rara per cui la possibilità di trovarla e evento pressoché irraggiungibile.
Era rappresentata da una donna con un secchiello in una mano e con una cornucopia nell'altra con in testa una ghirlanda d'ulivo.
C'erano pozzi sacri a lei dedicati con monasteri di sacerdotesse che quando interpellate attingevano dal pozzo sacro e davano da bere al richiedente che dopo aver dormito riportava il sogno avuto e loro l'interpretavano e... davano il responso... vero.
Qui s'innesta evidentemente il sogno della moglie di Pilato di cui riferisce Matteo 27,19 e forse si può trovare qualche parallelo nel racconto della Samaritana.

Tornando ai libri del Nuovo Testamento, già le lettere di San Paolo avevano fornito un grande contributo e in esse la parola "verità" o "veritiero" appare 48 volte, ma è negli scritti Giovannei - Vangelo 79 volte, Apocalisse 4 volte e Lettere 1,2 e 3 per 22 volte - con complessive 105 presentazioni che si ha il massimo della elaborazione attorno a tale pensiero.
Al riguardo, si consideri che nei 15 versetti dell'intera 3a Lettera di Giovanni, vi sono 7 cenni al concetto di verità e uno alla fedeltà.

"Io, il Presbitero, al carissimo Gaio, che amo nella verità. Carissimo, mi auguro che in tutto tu stia bene e sia in buona salute, come sta bene la tua anima. Mi sono molto rallegrato, infatti, quando sono giunti alcuni fratelli e hanno testimoniato che tu, dal modo in cui cammini nella verità, sei veritiero. Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità. Carissimo, tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché stranieri. Essi hanno dato testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa; tu farai bene a provvedere loro il necessario per il viaggio in modo degno di Dio. Per il suo nome, infatti, essi sono partiti senza accettare nulla dai pagani. Noi perciò dobbiamo accogliere tali persone per diventare collaboratori della verità. Ho scritto qualche parola alla Chiesa, ma Diotrefe, che ambisce il primo posto tra loro, non ci vuole accogliere. Per questo, se verrò, gli rinfaccerò le cose che va facendo, sparlando di noi con discorsi maligni. Non contento di questo, non riceve i fratelli e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e li scaccia dalla Chiesa. Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha veduto Dio. A Demetrio tutti danno testimonianza, anche la stessa verità; anche noi gli diamo testimonianza e tu sai che la nostra testimonianza è veritiera. Molte cose avrei da scriverti, ma non voglio farlo con inchiostro e penna. Spero però di vederti presto e parleremo a viva voce. La pace sia con te. Gli amici ti salutano. Saluta gli amici a uno a uno."

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