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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL "GIUSTO" E LA GIUSTIZIA
L'essere "giusto" e "la giustizia", comporta l'esistenza di due parti che si sono legate con un patto di alleanza che è "giusto" osservare.
Ora, se una di queste parti è Dio, "giustizia" assieme ad "amore", "misericordia", "onestà", "rettitudine"... in effetti, sono sfaccettature di una stessa qualità peculiare della divinità, sintetizzabile nella Sua "Santità".

Del resto nella Torah, precisamente in Levitico 11,44 e 45, Dio stesso si definisce "...io sono santo" e in 19,35 con l'alleanza che propone chiede: "Non commettete ingiustizie..."
Questa come luce riverberata si suddivide in vari colori per cui l'uomo che ne è investito la riflette in diversa misura, secondo la propria opacità, come fa la luna quando è illuminata dal sole.
In estrema sintesi, parlando di Dio, l'Essere Assoluto, che è "Santo" non ha senso parlare di quelle qualità singole, mentre queste separate assumono senso soltanto se si parla dell'uomo.
Lui è la fonte della bontà e dell'amore e dell'eternità:

  • 1Cronache 16,34 - "Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre."
  • Deuteronomio 32,4 - "Egli è la Roccia: perfette le sue opere, giustizia tutte le sue vie; è un Dio fedele e senza malizia, egli è giusto e retto."
Tutte quelle "qualità" provengono da Dio e l'uomo è un vaso che se si dispone per attingerne può goderne un riflesso in misura varia comunque solo ombra della sorgente; del resto così precisano i Salmi:
  • Salmi 71,16 - "Dirò le meraviglie del Signore, ricorderò che tu solo sei giusto."
  • Salmi 145,17 - "Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte le sue opere."
Il "Santo" sancisce il "Sakros", che implica il rendere "altro" e "diverso" rispetto all'ordinario, al comune, ossia al profano.
È da ricordare il Salmo 143,2 che esclama "...nessun vivente davanti a te è giusto", ove "essere giusto" è "itzaddiq" .
Come insegna il "midrash" della caduta di Genesi 3, è accaduto che l'uomo ha voluto fare a meno di Dio per cui si è come nascosto impedendo d'essere raggiunto dalla luce divina per cui i suoi atti non hanno più la luce della santità, quindi, sono ingiusti.
La generazione di Adamo ha fallito e nell'Antico Testamento l'unica volta che Dio definisce giusto qualcuno è nel "midrash" del "diluvio" Noè, figura di un uomo con cui rinnoverà il patto atto a essere il capostipite di una nuova generazione.
(Vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del Diluvio?")

Di conseguenza la giustizia è prerogativa di Dio ed ecco che il Vangelo di Matteo poi riconosce come "giusto" Giuseppe che non ripudia Maria incinta e accoglie come proprio il figlio che attende.
Abramo, l'uomo con cui Dio comincia a intessere la storia salvezza con cui fa l'alleanza che porterà alla generazione nuova dei figli di Dio, nell'episodio della distruzione decisa da parte di Dio delle città di Sodoma e Gomorra, intercede a favore dei giusti e tratta col Signore propone "Lontano da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?" (Genesi 18,25)
In tale occasione, invero, non fu trovato che il merito dei giusti fosse sufficiente.

L'uomo pio, che in qualche modo cerca di essere giusto e che teme Dio si rende però conto dei propri limiti e del fatto che non è in grado di fare la piena giustizia, che è demandata a Lui solo; infatti, dicono i Salmi:
  • Salmi 7,10 - "Poni fine al male degli empi; rafforza l'uomo retto, tu che provi mente e cuore, Dio giusto ()", il vero "tzadiq" .
  • Salmi 58,12 - "C'è un premio per il giusto, c'è Dio che fa giustizia sulla terra!"
  • Salmi 116 5 - "Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è misericordioso."
  • Salmi 119,137s - "Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi. Con giustizia hai ordinato le tue leggi e con fedeltà grande."
Del resto. dice il Signore tramite il profeta Isaia 45,23s: "Lo giuro su me stesso, dalla mia bocca esce la giustizia, una parola che non torna indietro: davanti a me si piegherà ogni ginocchio, per me giurerà ogni lingua. Si dirà: Solo nel Signore si trovano giustizia e potenza!"
Dio, insomma è il solo giudice pienamente giusto:
  • Salmo 7,12 - "Dio è giudice giusto, ogni giorno si accende il suo sdegno."
  • Salmo 9,4s - "... siedi in trono giudice giusto."
  • Isaia 30,18 - "...un Dio giusto è il Signore; beati coloro che sperano in lui."
  • Isaia 45,21s - "...Non sono forse io, il Signore? Fuori di me non c'è altro dio; un dio giusto e salvatore non c'è all'infuori di me. Volgetevi a me e sarete salvi..."
  • Geremia 19,20 - "Ora, Signore degli eserciti, giusto giudice, che scruti il cuore e la mente..."
Tra quei due campi, infatti, c'è un vallo colmabile solo se dall'alto discende il potere di elevazione ai valori divini dell'animale uomo che nel frattempo si dibatte nei suoi istinti e soffre dilaniato da sofferenze, guerre, malattie, vecchiaia e morte.
Occorre una nuova creazione!

Giusto, in effetti, significa essere amico di Dio.
La giustizia implica "fare cose corrette", "non arrecare danno ad alcuno".
Implica essenzialmente di fare la volontà di Dio.
Il Giusto rivolgendosi a Dio con l'attributo di "giusto giudice" esprime il desiderio che sia "ristabilita la giustizia", infranta dall'uomo con il peccato.

Il Salmo 11 in cui chi tende alla giustizia parla della prostrazione che prova nei confronti dell'empietà, con queste parole: "Nel Signore mi sono rifugiato, come potete dirmi: Fuggi come un passero verso il monte? Ecco, gli empi tendono l'arco, aggiustano la freccia sulla corda per colpire nel buio i retti di cuore. Quando sono scosse le fondamenta, il giusto che cosa può fare? Ma il Signore nel tempio santo, il Signore ha il trono nei cieli. I suoi occhi sono aperti sul mondo, le sue pupille scrutano ogni uomo. Il Signore scruta giusti ed empi, egli odia chi ama la violenza. Farà piovere sugli empi brace, fuoco e zolfo, vento bruciante toccherà loro in sorte; Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto."

Chi tende alla giustizia sa però che non l'uomo non può fare la vera giustizia, perché troppo spesso i suoi tentativi hanno l'odore di vendetta; soltanto Dio, infatti, può essere chiamato a "vendicare" con giustizia le ingiustizie che gli uomini perpetrano verso gli altri uomini, come suggerisce il Salmo 94,1-2: "Dio vendicatore, Signore, Dio vendicatore, risplendi! Alzati, giudice della terra, rendi ai superbi quello che si meritano!"

"Impara a fare del bene" invoca il profeta Isaia 1,17 e "giustizia" è la parola che i profeti propongono assieme all'amare la pace con spirito umile e contrito e lo chiamano l'uomo a solidarietà, fraternità e carità per i bisognosi per emarginati, deboli, indifesi, stranieri e prigionieri, invocando di "sciogliere le catene inique", "dividere il pane con l'affamato", "introdurre in casa i miseri, senza tetto" (Isaia 58,6-12; Michea 3,9-12)

Hillel il Vecchio (60 a.C. - 7 d.C.) aveva proposto: "Ciò che è odioso a te, non fare agli altri" che fa eco a Tobia 4,15: "Non fare a nessuno ciò che non piace a te" e le discussioni rabbiniche sul corretto comportamento di chi vuol essere perfetto nell'adesione all'alleanza erano in pieno svolgimento nel I secolo.

Se ne trova, infatti, riscontro nei Vangeli ad esempio con la domanda di un fariseo a Gesù: "Maestro, qual è il più grande comandamento della legge? Gli rispose: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti." (Matteo 22,36-40)

Akiva (40-137 di poco successivo a Gesù), dichiarò anche che il comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso" in Levitico 19,18 è il più grande comandamento della Torah: "Ciò che è odioso fare a te stesso, non farlo al tuo prossimo; pertanto non fargli del male, non parlare male di lui e non rivelare i suoi segreti ad altri; fai che il suo onore e la sua proprietà ti siano cari quanto i tuoi propri." (Midrash Avot deRabbi Natan.)
Rabbi Simlai (III secolo) sosteneva:
  • "Seicento tredici comandamenti furono dati a Mosè".
  • poi venne Davide e li ridusse a undici nel Salmo 15: "Signore, chi abiterà nella tua tenda? Chi dimorerà sulla tua santa montagna? Colui che cammina senza colpa, pratica la giustizia e dice la verità che ha nel cuore, non sparge calunnie con la sua lingua, non fa danno al suo prossimo e non lancia insulti al su vicino. Ai suoi occhi è spregevole il malvagio, ma onora chi teme il Signore. Anche se ha giurato a proprio danno, mantiene la parola; non presta il suo denaro a usura e non accetta doni contro l'innocente. Colui che agisce in questo modo resterà saldo per sempre."
  • Isaia in 33,15s li ridusse a sei: "Colui che cammina nella giustizia e parla con lealtà, che rifiuta un guadagno frutto di oppressione, scuote le mani per non prendere doni di corruzione, si tura le orecchie per non ascoltare proposte sanguinarie e chiude gli occhi per non essere attratto dal male: costui abiterà in alto, fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio, gli sarà dato il pane, avrà l'acqua assicurata."
  • Michea 6,8 li riassunse in tre: "Praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio."
  • Isaia 56,1 li contenne in due: "Osservate il diritto e praticate la giustizia."
  • Abacuc 1,4 concluse con uno: "Il giusto vive per la sua fede."
Del resto tutta la storia della redenzione ha inizio con il merito del padre Abramo; infatti: "Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia." (Genesi 15,6)

Nell'ebraismo, invero, il giusto era valutato il pio ebreo che metteva in pratica tutti i precetti, prescrizioni e decreti di cui molti formali, che si trovano nella Torah, ma Gesù darà un significato più intenso: "Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli." (Matteo 5,20)

Il Giusto sarà come Gesù, colui che ha compassione e che perdona.
Al riguardo basta ricordare che il Vangelo definisce "giusto" Giuseppe, infatti "...sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto." altrimenti sospettata di adulterio sarebbe stata lapidata.

Nella Torah però e nei libri della Tenak o Bibbia ebraica da questa discesi ivi compresi profeti e salmi, non è questo l'essenziale, ma l'annuncio della venuta in terra del Messia che recherà la pace e la giustizia di Dio.

Il profeta Isaia in 45,8 invoca: "Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia (); si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia. Io, il Signore, ho creato tutto questo" ove in pratica è invocato che piova dall'alto il giusto Gesù .

Del pari il Salmo 45,8 pare rispondere con il consacrato, il Messia "Ami la giustizia e la malvagità detesti: Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato () con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni."

Il Salmo 67,7s profetizza che "La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra." E questo frutto è "ievulah" "si è dentro portato il Potente nel mondo " e prefigura un'attesa incarnazione.

Nel Salmo 64,11 "Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in lui la sua speranza, i retti di cuore ne trarranno gloria" pare esservi un distinguo tra il Giusto che si sta attendendo e "i retti " di cuore, ossia i figli di Israele e "Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano". (Salmo 92,13)

I profeti ne parlano e ne profilano il sacrificio come servo di IHVW:
  • Isaia 53,11 - "Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità."
  • Geremia 11,19-20 - "Ero come un agnello mansueto che viene portato a macello, non sapevo che essi tramavano contro di me, dicendo: "Abbattiamo l'albero nel suo rigoglio, strappiamolo dalla terra dei viventi; il suo nome non sia più ricordato".
Era attesa, l'avvento della profezia della stirpe della Donna di cui in Genesi 3,15, che avrebbe schiacciato la testa al serpente, ricordata nell'Apocalisse come "la Donna vestita di sole" secondo la profezia fatta a Natan proverebbe della famiglia di Davide.

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