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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
I RE MAGI: UN PARALLELO CON LA STORIA D'ABRAMO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

Espongo succintamente l’ipotesi che i famosi re Magi - senza porre dubbi sull’evento evangelico - siano anche uno spunto profetico ed evochino nella storia di Gesù i re che volevano conquistare (Gen 14) la terra di Lot, nipote d’Abramo il padre nella fede.

Quella è la terra promessa e ciò rafforza e dà ulteriore corpo a quanto ho discusso in "Il giardino dell’Eden" ed "I Cherubini alla porta dell’Eden" di prossima pubblicazione.

Tre re di popoli di terre lontane erano alleati con il re dell'Elam, territorio attorno a Susa aldilà del Tigri, che per 13 anni aveva avuto il dominio per conquista di quella valle eccezionalmente irrigata, rigogliosa di flora e ricca di fauna, cioè la valle di Siddim, zona dell'attuale Mar Morto, prima che Sodoma e Gomorra venissero distrutte.
I fatti di questa coalizione di quattro re e la guerra che nel 14° anno portarono contro i cinque re della valle è raccontata al Capitolo 14 del Genesi in quanto Abramo, vi fu coinvolto per salvare Lot.
Questo racconto del Genesi fa intuire come i popoli stranieri hanno anche loro, praticamente da sempre, desiderio di vedere e di conquistare il territorio del paradiso terrestre e l’idea è che essendo il Cristo la vera terra promessa si rifanno presenti nella storia della nascita di Gesù di Nazaret.
Un re di quell’antica coalizione è il re Tideal di Goim.
In ebraico Goim è la denominazione generica con la quale vengono indicati gli stranieri, cioè i popoli pagani; questa è una prima traccia come vedremo.
Da quel brano del Genesi si ricava anche che la tensione ostile di Babilonia e delle terre limitrofe Assur - Susa nei confronti della Palestina è anch'essa atavica; è di tutte le generazioni, tanto che continua ancora (Iraq - Israele).
Come ordine di grandezza temporale, siamo circa nel 1850 a.C..
Vedremo poi cosa abbia a che fare questa premessa con quello che andremo ad esporre.

Rivolgiamo ora l'attenzione ai Vangeli e precisamente quello di Matteo.
Questo è stato scritto originariamente in aramaico (forse nel 50 d.C.) per gli Ebrei del I° secolo d.C., ma ci sono pervenute soltanto versioni in greco (del 70-80 d.C.).
Tale Vangelo, ha quindi, un linguaggio e dettagli proprio della cultura e della mentalità dei contemporanei che abitavano la Palestina, quindi di persone radicate nell'ebraismo ed in quella tradizione.
Questo Vangelo, al 1° capitolo, presenta la genealogia di Gesù Cristo (42 generazioni; 14 fino all'esilio in Babilonia, 14 fino a Davide e 14 fino ad Abramo) e racconta della sua nascita, che gli storici pongono, in effetti nel 7-6 a.C., da Maria "per opera dello Spirito Santo" e dell'adempimento della profezia di Isaia, "la vergine concepirà un figlio".

Gesù, in ebraico "Iehoshua", vuol dire "Iahveh salva" e Matteo commenta "egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati" (Mt. 1,21b).
Il 2° capitolo riporta la visita del Magi a Betlemme, quindi la fuga in Egitto della sacra famiglia, la strage degli innocenti ed il ritorno dall'Egitto a Nazaret.
La nascita di Gesù (6-7 a.C.) avviene quindi durante il regno d’Erode il Grande, alleato dei Romani e da loro messo sul trono.
Quest’Erode che regnò dal 37 al 4 a.C. nell'inverno 20-19 a.C. fece iniziare la costruzione del tempio.
Quindi Gesù nacque 13-14 anni dopo l'inizio di tale costruzione.
Questo tempio fu terminato nelle sue parti essenziali nel 9 a.C., ma la fabbrica continuò con alcune interruzioni, fino al 64 d.C. e venne poi distrutto dalle truppe di invasione romane del generale Tito il 29 Agosto del 70 d.C.
Ciò spiega quella parola indirizzata a Gesù, "questo tempio fu costruito in 46 anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?" (Gv. 2,20)
(Evidentemente si era nel 27-28 d.C.).

Sorprende un poco che gli altri due vangeli sinottici - Marco e Luca - non riportino questi eventi, ma trattandosi di vangeli scritti soprattutto per le comunità Cristiane provenienti dai pagani, probabilmente certi dettagli, comprensibili facilmente solo dagli Ebrei, sono stati tralasciati.
Luca riporta soltanto una genealogia di Gesù, con divergenze rispetto a quella di Matteo, ma che viene dilatata fino ad "Abramo, figlio di Dio" (Lc. 3,38).
La diversità viene giustificata dal fatto che, secondo la tradizione ebraica, Matteo presenta la discendenza israelitica di tipo dinastico e legale (legge del levirato Deut. 25,5), piuttosto di quella naturale, mentre Luca pone in evidenza quest'ultima, precisando però subito che Gesù "era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di ... figlio di Abramo, figlio di Dio." (Lc. 3,23-38).
L’evidente finalità di Luca è che anche i pagani, figli d’Adamo, si sentano chiaramente incorporati nella storia della salvezza e quindi anche loro "figli di Dio".
Che il vangelo di Giovanni poi non presenti anche lui quei primi fatti del vangeli di Matteo non è notevole in quanto questo vangelo, scritto molto dopo, dà per scontato quanto già raccontato e riferisce solo fatti e discorsi di cui l'evangelista è stato diretto testimone, non raccontati dai precedenti o quelli, ma sotto particolari angolature, che fanno trapelare gli sviluppi teologico-spirituali delle prime comunità cristiane.

Ora, chi sono questi Magi?
"Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: dov'è il re dei Giudei che e nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti ad adorarlo" (Mt. 2,1b.2).
Non c'è altra notizia, vengono dall'oriente.

Bene, di questi personaggi s’è detto molto nella tradizione orale e nei vangeli apocrifi; ove erano precisamente 3 re, i re Magi; erano sapienti astrologi, si tramandano anche i nomi Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, maghi, alchimisti, ecc.
Semplicemente erano M+goim (ebr) = (che vengono) dai pagani; che vengono da lontano.
Ora, quella notizia evangelica è asciutta, come se fosse ovvio che erano figure importanti e soprattutto comprensibili alla mentalità ed alla cultura ebraica; però a noi sfuggono.
Ora, gli ebrei conoscevano bene la storia di Abramo e i lettori dall’ora di Matteo avranno di certo ricordato loro quei primi tre re che al tempo di Abramo erano venuti per avere anche loro quella terra meravigliosa che era la terra promessa, la valle del Giordano.
In effetti in quella storia di Abramo e in questa di Gesù sono quattro.
Il quarto era il re dominante allora nel territorio: e nel Vangelo è il famoso re Erode il Grande, alleato dei Romani, anche lui per il suo comportamento più Romano che Ebreo, più dei gentili che palestinese, più della zona di Babilonia = Roma (Vedi Nuovo Testamento - Apocalisse di Giovanni) che di Sion, quindi un pagano di fatto.
Ora che è venuto il Messia promesso, che incarna la continuità del paradiso terrestre, che ricostruirà la continuità spirituale del fiume Giordano, ecco puntuali gli altri tre re stranieri, figura con Erode della vecchia coalizione dei quattro re, a dimostrazione che Gesù è proprio il paradiso promesso.
E guarda un po', dall'inizio della ricostruzione del tempio sono passati 13 anni o 14 anni come nel racconto del 14° capitolo del Genesi; quindi, questo re Erode sta usurpando ed occupando come l'antico re dell'Elam quel territorio il cui vero re è arrivato ora, il re di Gerusalemme, della nuova Gerusalemme, Gesù Cristo.

E c'è di più... hanno visto sorgere la sua stella.
Della stella il vangelo di Luca non parla, ma nel racconto della natività, riporta che
"c'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del signore li avvolse di luce" (Lc. 2,8.9a).
Cioè, nel racconto di Matteo c'è una stella, in quello di Luca, invece un'apparizione della "gloria del Signore", la Shekinà.

In oriente, in Babilonia e terra limitrofe (forse proprio nei pressi del canale Chebar ove a Ezechiele apparve la Shekinà) è apparsa la gloria del Signore, che i pagani non sanno cosa sia.
Alcuni, comunque, che attendevano segni dal loro cielo spirituale hanno visto questa luce = stella e si sono messi in cammino per vedere questa traccia dove li portasse.
Ciò si può arguire dal racconto di Matteo.
Il racconto di Luca, invece, riferisce l'evento visto dai vicini al posto d’arrivo, cioè i pastori di Betlemme (infatti, Luca, nel prologo del suo vangelo, riferisce di avere fatto ricerche dirette ed accurate sugli eventi che racconta).
Questi vegliavano di notte simili ai Magi che egualmente vegliavano, cioè stavano attenti ai segni.
Nella notte, cioè nelle tenebre, in quanto pagani, quindi lontani dalla luce d’Israele.
Tutti gli uomini, infatti, vicini o lontani, ignoranti o sapienti attendono un segno per concludere se Dio c'è o no?
In un modo o nell'altro Magi e/o pastori, qualcuno ha visto dove ora ha toccato terra "l'arco dal cielo", l'alleanza promessa da Dio a Noè; precisamente a Betlemme.
Cioè la Merkabà del Signore ancora una volta sta chiamando gli esuli spirituali, i pellegrini sulla terra, la cui patria è il cielo, a venire a vedere.
La gloria del Signore sta prendendo dimora nel nuovo tempio, ma non nel tempio di Erode il Grande, ma nel tempio del corpo di Gesù di Nazaret.
È certo che questo arco del cielo è la Mercabà, il carro di fuoco della visione di Ezechiele, la shekinà, la gloria del Signore che indica la Sua presenza, infatti ecco, puntuali, appaiono gli angeli.
"L'angelo disse loro: Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo, oggi vi è nato nella città di David un salvatore, che è Cristo Signore.
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama
" (Lc. 2,10-14).

Ritornando ai Magi questi portarono doni a Gesù bambino, i famosi "oro, incenso e mirra" in cui i Padri hanno visto rispettivamente il dono per la regalità, per la divinità e per l'uomo che dovrà morire.
Questi doni sono il frutto di quella piccola fede accesa nei Magi dalla speranza da tanto tempo coltivata.
In parallelo c'è il bottino dei quattro re che fu saccheggiato da Abramo, padre della fede, di cui poi fece offerta della decima a Melkisedek (Cap. 14 del Genesi) re di Gerusalemme.
Ritroviamo subito il parallelo Melkisedek = Gesù.
C'è anche il parallelo Abramo = Gesù, in quanto di fatto chi "saccheggia" i Magi è Gesù a cui loro li donano in quanto se Abramo è il padre della fede, Gesù è "autore e perfezionatore della fede" (Ebr. 12,2).
Non ci soffermeremo sulla fuga della sacra famiglia in Egitto e sul ritorno a Nazaret; è un cammino tipico di Abramo e del popolo di Israele delle origini.
La tesi è lineare: Gesù Cristo è il nuovo Israele.
Che l'uomo Gesù sia storicamente esistito non ci sono dubbi!
Che Gesù incarni le profezie dell'Antico Testamento è dimostrato da tanti e tanti esegeti.
L’evangelista Matteo, con quella pagina dei re Magi, in pratica chiede al lettore di prendere una decisione conseguente nella propria vita sulla figura storica di Gesù che, per l’evangelista stesso, con l’attuarsi delle profezie è il Cristo incarnato.

a.contipuorger@gmail.com


									

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