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IL GIARDINO DELL'EDEN
di Alessandro Conti Puorger

Il Paradiso Terrestre era tutta la depressione dove ora nel fondo c’è il Mar Morto.

TERRITORIO O MITO?
Nella Bibbia il capitolo 2 del Genesi, dopo che "il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente" (Gen. 2,7) gli fornisce un soggiorno in un luogo particolare, Eden o paradiso terrestre, la cui descrizione è nei versetti 8-14.
Quella descrizione, che pare voler far individuare un luogo concreto, è stata attentamente studiata ed alcuni hanno cercato il paradiso nell'Armenia, in Arabia e anche nella Palestina, ma altri l'hanno considerata descrizione ideale ed hanno collocato il luogo fuori dalla terra nei dintorni della Gerusalemme Celeste su una mitica "montagna eterna".
La nostra tesi è che non sia descritto un territorio fantastico, ma un territorio concreto e vorremmo ben definirlo in base alle tracce della Bibbia.
E quindi, dov’è?
E da che se ne deduce?

INDICAZIONI DELLA GENESI
Per comodità del lettore riporto la descrizione contenuta negli accennati versetti Gen. 2,8-14 secondo la traduzione della CEI:

"Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato.
Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.
Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi da li si divideva e formava quattro corsi.
Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avila, dove c'è l'oro e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'onice.
Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d'Etiopia.
Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur.
Il quarto fiume è l'Eufrate."

Da tale descrizione gli elementi che vengono forniti per tentare l'individuazione sono:
  • il nome "Eden",
  • la direzione generica "a Oriente",
  • la presenza di un fiume;
  • il nome di quattro corsi d'acqua.
Procediamo ora a verificare i dati disponibili provenienti dalla descrizione:

1) Il nome Eden, come nominativo di un luogo specifico, non ha aiutato e non ci aiuta.
C'è solo una località ricordata nella Bibbia con questo nome, una regione del medio Eufrate conquistata dagli Assiri (2Re. 19,12; Is. 37,12/51,3; Ez. 27,13).
Tuttavia il radicale ebraico ('dn) indica concretamente "delizie", quindi il giardino era un giardino di delizie.
Tale interpretazione potrebbe però essere tarda e quindi un traslato, un uso generalizzato entrato nella lingua corrente proprio a seguito di questa descrizione del giardino.
C'è chi sostiene che originariamente volesse indicare "steppa".
Cioè, Dio piantò un giardino nella steppa, ossia in una zona particolarmente arida, il che sarebbe in linea con i versetti precedenti a quelli della descrizione del giardino:

"nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo e faceva salire dalla terra l'acqua dei canali per irrigare tutto il suolo" (Gen. 2,5-6).

In questo giardino però scorreva un fiume che era portatore dell’energia vitale dell’Eterno, tant’è da esso prendeva linfa l’albero della vita; quindi nell’acqua scorreva l’energia dell’Eterno.
Col metodo dei segni di cui al mio studio "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", si può spezzare in ed e si può leggere il luogo ove c’è dell’Eterno l’energia .

2) Questo giardino era ad oriente . Ma a Oriente di chi?
Di chi scriveva il libro del Genesi, o almeno ad oriente di chi era destinato questo libro, o in definitiva ad oriente di dove il lettore deve spiritualmente situarsi.
Senza addentrarci in descrizioni complesse ricordiamo solo che il Genesi è il succo spirituale del Pentateuco, cioè dei libri - Esodo, Numeri, Levitico, Deuteronomio - che la tradizione fa risalire a Mosè.
Il Genesi però sarebbe stato scritto molto dopo, raccogliendo e ordinando le varie tradizioni orali e scritte in precedenza, quando il popolo si era già costituito in regno e quindi a Gerusalemme, dove c'erano il tempio e i sacerdoti.
"Oriente" individuerebbe perciò una località a Est di Gerusalemme, la capitale spirituale dell'ebraismo.
La parola oriente si può poi spezzare in vertice della .

3) "Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi" (Gen. 2,10).
Cioè il territorio è una valle in cui scorre un fiume; all'uscita di questo giardino il fiume si divide e forma quattro, in ebraico, "ràòsim".
In definitiva da questa descrizione si ricava che si tratta di una valle fluviale.
Ma c'è un altro elemento, i quattro "ràòsim" sono quattro capi, quattro rami o cime, quattro elementi.

4) Il nome di questi capi o cime, come di funi, per due di essi hanno fatto individuare, con sufficiente certezza, i fiumi Tigri (letteralmente "che fa rumore") ed Eufrate (letteralmente "che fa fruttificare"), e gli altri due, il Pison e il Ghicon, di più difficile individuazione.
In base a quanto detto fino a questo punto l'area di cui si parla è una valle fluviale deliziosa, in mezzo ad una steppa, a oriente di Gerusalemme, la cui acqua è, o era, in comunicazione idrica con il Tigri, l'Eufrate e con due elementi non meglio identificati.
Degli altri due "capi", il primo, il Pison viene descritto come un corso d'acqua che "scorre intorno a tutto il paese d'Avila, dove c'è l'oro e l'oro di questa terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa molto probabilmente l’incenso e la pietra d'onice" il che fa individuare il ramo del Mar Rosso a destra della penisola del Sinai e l’altro lambisce la terra d’Etiopia non è che il ramo sempre del Mar Rosso che si protende poi alla sinistra della stessa penisola del Sinai.
Questa idea viene rafforzata dall’indicazione della terra di "Avila", in ebraico "havilah".
Questo nome lo ritroviamo nel:
  • Gen. 10,7 "I figli di Etiopia(primogenito di Cam): Seba, Avila, Sabta, Raama, Sabteca."
  • Gen. 10,29 "Ofir, Avila e Iobab. Tutti questi furono i figli di Iokten."
  • Gen. 25,2 "Egli (Ismaele) abitò da Avila fino a Sur che è lungo il confine dell'Egitto in direzione di Assur."
Da queste indicazioni, in cui nelle prime due è da vedere questi nomi di uomini come di capostipiti di popolazioni e quindi indicazioni di territori e, soprattutto, dalla terza si può individuare la terra di Avila nella parte occidentale della penisola Arabica e nella Sinaitica, che appunto stanno davanti all'Egitto e confinano ad Est con la terra di Assur, città sul Tigri.
Pison , in ebraico può ricavarsi da:
  • Pe (bocca)+(radicale) snh = ripetere, da cui viene due, doppio ecc.; per cui "bocca doppia" o "due bocche".
  • Pe (bocca)+(radicale jsn) dormire, invecchiare; per cui "bocca che dorme", "bocca addormentata" o "bocca vecchia".
In effetti questi nomi, guardando la carta geografica della zona, sembrano indicare proprio il fatto che il Mare Rosso ha due corna che avvolgono la penisola Sinaitica e bagnano quella Arabica, un corno è il golfo d'Aqaba e l'altro è il corno del Mar Rosso, che era allora in comunicazione con il Mar Mediterraneo attraverso il mare dei "giunchi" (Esodo).
Il Ghicon "scorre intorno a tutto il paese d'Etiopia...", il paese di Kus; qui l'indicazione è chiara perché la terra d'Etiopia è nota.
Questi "capi", pertanto, sono l'acqua che bagna la terra d'Arabia dalla parte dell'Egitto; cioè non sono un fiume, ma un mare, il Mar Rosso, che lassù si divide in due rami e che si infila tra l'Egitto e la penisola Sinaitica e lambisce la terra d'Etiopia che era limitata a sinistra dalle acque dal Nilo che nasceva si credeva da cateratte, cioè scaturiva.
(In effetti in ebraico Ghicon si può ricavare dal radicale GICh = scaturire, prorompere, erompere, sbucare cioè "che scaturisce" infatti c'è pure una sorgente, la sorgente Ghicon, nella valle del Cedron ai piedi del Monte degli Ulivi, nei pressi di Gerusalemme, che anche al tempo di Gesù aveva questo nome.)

IL FIUME DEL GIARDINO
Geologicamente è noto che la zona tra l'Africa e l'Arabia è interessata da slittamenti di piattaforme continentali.
In pratica è presente ed attiva una profonda frattura, la "Great Rift Valley", a causa del distacco dell'Arabia dall'Africa, che infatti nella teoria della tettonica a zolle ben si giustappongono.
Tale frattura, che aggira il Kilimangiaro, si allunga verso Nord Est e ha provocato il Mar Rosso e si spinge verso la Siria lungo il golfo di Aqaba, la Pianura di Ghor, il bacino del Mar Morto, la valle del Giordano, il mare di Galilea fino al Monte Ermon e oltre.
Tale frattura ha anche provocato il distacco dell'isola di Madagascar del Mozambico.
I lembi destro e sinistro di questa frattura sono geologicamente costituiti da rocce non corrispondenti soprattutto verso sud; in genere sulla sinistra calcari e gessi, sulla destra granito e arenaria della Nubia.
La frattura tra il golfo di Aqaba e il Mar Morto presenta sedimenti di riempimento, il che dimostra che era la sede di un paleo-alveo fluviale.
Osservando l'orografia, geologia ed idrografia della zona non è difficile considerare che il naturale estuario del Giordano fosse appunto il golfo di Aqaba. Cioè il Mare Morto è un lago formatosi per sprofondamento tettonico che ha interrotto il naturale corso del paleo-fiume il cui resto a nord è il Giordano.
La frattura è ancora attiva e fenomeni esplosivi e terremoti sono ricordati in epoche storiche con effetti dirompenti e in presenza di paesaggi lunari di gessi, zolfo e banchi asfaltici, nonché salgemma a seguito di fenomeni evaporativi delle acque della depressione del Mar Morto disseccato in quanto alimentato praticamente dal solo Giordano e dai suoi paleo affluenti (il principale l'Armon).
La zona di Sodoma e Gomorra è infatti individuata a sud del Mar Morto.
A questo punto viene spontaneo pensare che l'ipotesi per Pison di "bocca vecchia" e/o "bocca addormentata" sia proprio da riferire al tratto di paleo-valle corrispondente alla pianura sedimentaria di Ghor, naturale prolungamento del Giordano verso il golfo di Aqaba prima dello sprofondamento del Mar Morto.
Giuseppe Flavio storico ebreo che scriveva nel I° secolo d.C. notava che si scorgevano ancora i resti di antiche città a sud del Mar Morto; le "città della valle" di Siddim: Sodoma, Gomorra, Adma, Zebin e Bela.
Gli studiosi hanno avanzato l'ipotesi che siano stati i terremoti a distruggerle ed a farle sprofondare.
Rilievi archeologici nel 1924, e poi più recentemente nel 1973 da Rast e Sohaub, hanno fatto ritrovare alcuni ruderi di due delle predette città, ma non si sa di quali.
Analisi degli strati confermano che nel III° millennio a. C. questa regione era fertile e che vi era acqua buona per dar vita all'agricoltura.
Gli scavi effettuati in quelle due città morte hanno rivelato una violenta fine attorno al 2350 a. C., circa quattro secoli prima del periodo di Abramo.
Ciò convaliderebbe che un evento del genere per altre due di quelle città, Sodoma e Gomorra, si sarebbe potuto effettivamente verificare in quel periodo.

IL TERRITORIO
Tenendo presente le considerazioni sin qui addotte, accingiamoci a rileggere i versetti della descrizione del giardino terrestre di Gen. 2,8-14, ma dopo aver inserito nella traduzione i concetti e le varianti in precedenza accennate:
  • Gen. 2,8 - Il Signore Dio piantò un giardino nella steppa a oriente di (Gerusalemme) e vi pose Adamo che aveva plasmato.
  • Gen. 2,9 - Il Signore Dio fece spuntare dalla terra ogni tipo di albero piacevole alla vista e buono da mangiare, l'albero della vita nel centro del giardino e l'albero del sapere buono e cattivo.
  • Gen. 2,10 - Un fiume (il Giordano) scaturiva da quella steppa per irrigare il giardino e da lì si divideva e si presentava in quattro capi.
  • Gen. 2,11 - Il nome del primo è "il bocca dormiente" (Pison) esso aggira tutta la terra d'Avila dove c'è l'oro
  • Gen. 2,12 - e l'oro di questa terra è buono e c'è l'ardesia e la pietra d'onice.
  • Gen. 2,13 - Il nome del secondo fiume è " che scaturisce" (Ghicon) esso aggira tutta la terra d'Etiopia.
  • Gen. 2,14 - Il nome del terzo fiume è "che fa gran rumore" (Tigri) di fronte ad Assur e il quarto fiume è "fa fruttificare" (Eufrate).
In effetti i quattro capi, corsi d'acqua e mari, sono la cornice idrica in cui si svolgerà poi tutta la successiva storia della salvezza, cioè il territorio tra l'Egitto e Babilonia.
Che le estremità di questa cornice fossero proprio queste, cioè che uno dei due fiumi, il Ghicon, possa essere il Nilo, trova un sostegno nel versetto Gen. 15,18 dove Dio ad Abramo promette "alla tua discendenza io darò questo paese dal fiume d'Egitto al grande fiume, il fiume Eufrate".
Queste acque erano a suo tempo tutte in comunicazione tra di loro:
  • il Ghicon, il Nilo, golfo Aqaba con il Mar Rosso e con il Mediterraneo mediante antichi alvei interrati, nella direzione Mar dei Giunchi, località delle acque amare, successivamente riaperti (canale Suez);
  • il Tigri e l'Eufrate con il Golfo Persico, l'Oceano Indiano e il Mar Rosso;
  • il Mar Rosso con il Giordano tramite il vecchio estuario, il Pison, lungo il golfo di Aqaba prima dello sprofondamento del Mar Morto.
In questo ampio territorio si sono sviluppate le principali civiltà antiche, Egiziana, Sumerica, Assira, Babilonese, Ittita, Fenicia, confinanti a Nord con la Minoica e la Greca e ad Est con quella della valle dell'Indo, territorio che è da sempre considerato la culla dell'umanità.
Questo terra, a suo tempo appunto circondata dalle acque, come una isola felice, aveva un cuore più fertile, eccezionalmente rigoglioso, particolarmente ricco d'acqua e quindi rispetto alle altre aree di vegetazione, la valle del Giordano.
È in questa valle che deve quindi essere ubicato il giardino dell'Eden, il paradiso terrestre.
Osservando la carta geografica la valle del Giordano è infatti a Est di Gerusalemme e la zona dell'attuale sbocco del Giordano nel Mar Morto, su cui si trova la Città di Sale che ricorda il racconto della moglie di Lot e di Sodoma e Gomorra, si trova in linea d'aria a 30 Km. sullo stesso parallelo.
La palma da datteri, l'ulivo, la vite, i cedri, i fichi, l'albicocco, il melograno, il noce, il tamerice, l'acacia, la quercia, l'alloro, il mandorlo, il cipresso sono tutti alberi che ben fruttificano in tale valle.
Fino in epoca storica e nei racconti biblici la zona è stata ricca di fauna; si ricordano le gazzelle, gli orici, i daini, gli stambecchi, e poi il leone, il lupo, l'orso, la volpe, oltre quelli domestici.
A circa 40 Km. a nord dallo sbocco del Giordano, nel Mar Morto, pressoché alla confluenza nel Giordano dello Iabbok, affluente di sinistra, ai guadi del Giordano c'è la città di Adama, che fa ricordare il nome di Adamo, città fortificata nel territorio di Neftali (Gen. 19,36).
In questo punto le acque del Giordano si arrestarono e permisero agli Ebrei di passare nella terra di Canaan all'asciutto (Gios. 3,16).
Circa 25 Km a sud di Adama e a 10 Km. a est di Gerico ci sono le steppe di Moab, il guado di Hajlah che la tradizione indica come la zona in cui battezzava Giovanni il Battista.
In definitiva guardando le curve di livello il giardino poteva estendersi dal Mare di Galilea fino a valle del Mar Morto, per circa 250 Km. e per una larghezza di 60 Km circa.

LE ACQUE
L'attuale configurazione geografica della Palestina dà luogo a notevoli differenze climatiche, con caratteristiche:
  • mediterranee sulla costa del Mar Mediterraneo;
  • temperate sugli altopiani e nella parte alta della valle del Giordano;
  • torride nel Ghor e nelle steppe di Moab e ad est di Gerusalemme e sul Mar Morto.
La quantità di precipitazioni è sensibile, sui 650 mm sulla parte medio settentrionale della valle e scende a 300-200 mm allo sbocco nel Mar Morto.
I venti di ponente che soffiano dal Mar Mediterraneo provocano infatti abbondanti precipitazioni sul versante occidentale dello spartiacque.
La neve è rara e sempre scarsa; non più di 3-4 giorni in gennaio e non tutti gli anni.
I venti freschi e secchi d'estate da Nord e Nord Est e d'inverno quelli da Sud Ovest e Ovest portano la pioggia.
Purtroppo frequenti sono in primavera ed autunno i venti caldi dall'Est, lo scirocco e dal Sud Est, il Kamsin, dannosi all'agricoltura.
Questo clima doveva in effetti essere splendidamente ideale prima del formarsi della depressione; la flora non poteva non essere che lussureggiante e la fauna certamente ricca e variata; insomma il "paradiso terrestre".
La zona è ricca di acque sia per la presenza del Giordano e dei suoi affluenti nonché per le sorgenti sulla sponda sinistra e con falde freatiche alla profondità di 10-15 metri.
Il terreno è fertile, come ha dimostrato la coltivazione delle nuove comunità ebraiche.
Rispetto ai territori limitrofi la valle del Giordano era una vera e propria oasi verde, piena di acque e di delizie; un sogno per i popoli nomadi.
Ricordiamo soltanto il racconto degli esploratori della terra promessa inviati da Mosè: "noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandati ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti" (Num. 13,27)
E i frutti sono quelli descritti al versetto Num. 13,23 "giunsero alla valle di Escol, dove tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga e presero anche melagrane e fichi".
C'è un versetto del Genesi, quando Lot si separa da suo cugino Abramo, che descrive questa regione: "Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte, prima che il Signore distruggesse Sodoma e Gomorra, come il giardino del Signore, come il paese d'Egitto, fino ai pressi di Zoar" (Gen. 13,10).
Zoar era nella pianura di Ghor a sud del Mar Morto.
Sodoma e Gomorra verranno distrutte poco dopo questa descrizione.
Questo versetto è a favore della nostra tesi, ma contiene un elemento che potrebbe opporsi è quel come.

Il versetto Gen.3,10 effettivamente conferma che la valle del Giordano aveva prima della distruzione proprio e incontrovertibilmente tutte le caratteristiche del giardino dell'Eden.
E di fatto, come avrebbe potuto accorgersi Lot che quello era proprio il paradiso terrestre, visto che non c'era vissuto? Poteva solo dire che era simile alla descrizione della tradizione orale avuta dai padri, perciò l’autore del Genesi mette quel come in bocca a Lot per far capire che per lui, autore del Genesi, quel luogo era proprio corrispondente a quello che aveva prima descritto in Gen. 2.

Il commento, invece, è poi per il lettore del Genesi che vive quando l'area è ormai depressa; c'è già il Mar Morto con tutta la desolazione relativa.
Il testo realisticamente, prendendo atto che di fatto la situazione attuale rende praticamente incredibile l'eventualità, mette sull'avviso il lettore che invece questa zona pur se così ridotta è identica a quella della descrizione del giardino.
Cioè il "come" non implica che non era quella.
Ora in tutte le religioni primitive antropomorfe le acque che vengono dal cielo sono state da sempre considerate come dono divino.
Il fatto che su questa terra del giardino, rispetto alle altre regioni, il cielo producesse pioggia in abbondanza, proprio al tempo opportuno, era un segno della predilezione divina.
Le acque di sopra, di Dio, che nel secondo giorno (Gen.1,6-8) erano state divise dalle acque di sotto con la creazione del "firmamento cielo", rappresentanti la vita che viene da Dio, si fanno presenti con il segno materiale della pioggia.
"Egli prepara la pioggia per la terra" (Sal. 147,8)
La presenza di nubi apportatrici di pioggia fa quindi presente il sacro e quindi Dio stesso.
Le nubi erano attese religiosamente.
La presenza di Dio nei racconti dell'Esodo viene infatti manifestata da una nube.
"Dio nella sua maestà, s'avanza sulle nubi" (Deut. 32,26)
"Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube" (Es. 13,21a)
La siccità, la mancanza del dono della pioggia, indica infatti che il popolo è lontano dal disegno della Sua volontà.
"Io ho chiamato la siccità sulla terra" (Ag. 1,11a)
Quindi questo giardino è il segno concreto dell'amore di Dio; è l'oasi riservata ad Adamo perché cresca dalla dimensione di creatura a quella di figlio.
L'acqua che scende dal cielo, cioè Dio stesso, alimenta il fiume che scaturisce dal giardino e apporta la vita che va mescolandosi con le acque di tutta la terra che ne viene vivificata e tutto è in armonia.

IL LAVORO DELLA TERRA
Le considerazioni sviluppate sono in linea con la tensione millenaria per questa terra. Questa di per sé è importante perché è il cuore della "terra promessa" ai Patriarchi, ad Abramo e alla sua discendenza.
Ma se questa terra era stata promessa ad Adamo è perché certamente questa è la terra da cui l'uomo Adamo, antenato di Abramo, era stato cacciato.
Si pensi all'esodo dall'Egitto, all'esilio in Babilonia, alla diaspora e all'attesa del ritorno, ai pellegrinaggi a Gerusalemme, alle Crociate, al nuovo stato d'Israele.
Dio caccia Adamo, l'uomo, da una terra concreta affinché cresca e lo riporta dopo una storia; ma l'uomo ora deve accorgersi che questa terra non è più quella di prima a causa del peccato che l'ha sfigurata.
Ci sono ora profonde depressioni e montagne che impediscono il libero scorrimento delle acque del Giordano, cioè impediscono quell'ordinato svilupparsi della vita beata dei nostri progenitori prima del peccato.
Possiamo, osservare che Adamo fu creato fuori dal "Paradiso Terrestre" e poi in esso collocato.
"Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse" (Gn. 2,15)
La donna fu invece creata nel giardino, perché:
"Non e bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile" (Gn. 2,18)
Un aiuto, quindi per coltivare e custodire il giardino; questo è il compito.
Quindi ora che è stato reintrodotto nella terra promessa deve riportarla alla condizione originaria.
Dio affina sempre di più la spiritualità dell'uomo, il lavoro che deve compiere non è quello di sterratore, anche se a questo parallelo Dio fa ricorso quando lo richiama dicendo:
"Nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio.
Ogni valle sia colmata, ogni monte e colle siano abbattuti; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in pianura.
Allora si rivelerà la gloria del Signore" (Is. 40,3.4)
Se farete questo lavoro - è come se dicesse Isaia - sarà come riaprire la foce del Giordano con il Mar Rosso e ritornare all’originale situazione del paradiso terreste e questa profezia poi la riprenderà Giovanni Battista quando battezzerà proprio allo sbocco del Giordano nel Mar Morto, (ved. Gn. 1,23 - Mt. 3,3).
Cioè chiama a un lavoro più completo "la conversione" individuale e del popolo, il lavoro che dovevano compiere Adamo ed Eva e che ora è del cristiano nella Chiesa e con la Chiesa per il mondo.
Occorre abbattere il muro di divisione, occorre abbattere l'orgoglio ed eliminare le acque stagnanti e inabitabili.
Continuando nella profezia del profeta Isaia si trova:

"I miseri e i poveri cercano l'acqua ma non ce n'è, la loro lingua è riarsa per la sete" (Is. 41,17a)
"Farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli, cambierò il deserto in un lago d'acqua la terra arida in sorgente. Pianterò radici nel deserto, acacie, mirti e ulivi porro nella steppa cipressi alberi insieme con abeti; perché vedano o sappiano considerino e comprendano a un tempo che questo ha fatto la mano del Signore, lo ha creato il Santo di Israele" (Is. 41,18-20)
Questo si inquadra perfettamente nel segno atteso che le acque del cielo si rimettano in comunicazione con tutta la terra!

"O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia a te anela la mia carne, come terra deserta arida senz'acqua" (Sal. 63,1.2)
Questa è la terra dell'uomo (adamah in ebraico è la terra rossa) la terra asciutta, come la pianura depressa di Ghor attorno al Mar Morto che attende il Giordano , cioè scende l’energia delle acque di Dio che la inondino e ne tolgano le brutture causate dal peccato.

"Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?" (Sal. 42,2.3)
Cioè l'uomo, la terra, la natura, il mondo attende l'acqua viva dello Spirito Santo.
Il vescovo San Cirillo di Gerusalemme nelle sue Catechesi scrive dell'acqua e dello Spirito Santo:

"L'acqua che io vi darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv. 4,14)
Per quale motivo la grazia dello Spirito è chiamata acqua? Certamente perché tutto ha bisogno dell'acqua.
L'acqua è generatrice delle erbe e degli animali.
L'acqua della pioggia discende dal cielo.
Scende sempre allo stesso modo e forma, ma produce effetti multiformi.
Altro è l'effetto prodotto nella palma, altro nella vite e così in tutte le cose, pur essendo sempre di un'unica natura e non potendo essere diversa da se stessa.
La pioggia infatti non discende diversa, non cambia se stessa, ma si adatta alle esigenze degli esseri che la ricevono e diventa per ognuno di essi quel dono provvidenziale di cui abbisognano.

Allo stesso modo anche lo Spirito Santo, pur essendo unico e di una sola forma e indivisibile, distribuisce ad ognuno la grazia come vuole.
E come un albero inaridito, ricevendo l'acqua torna a germogliare, così l'anima peccatrice, resa degna del dono dello Spirito Santo attraverso la penitenza porta grappoli di giustizia.
Lo Spirito appartiene ad un'unica sostanza, però, per disposizione divina e per i meriti di Cristo opera effetti molteplici.

LO STAGNO DI FUOCO
L'acqua nella Bibbia ha appunto due aspetti:
  • l'acqua che viene da sopra il firmamento, il cielo, l'acqua di Dio, lo Spirito Santo, produce la vita; è in figura l'acqua del Giordano, del fiume del Paradiso, della terra promessa;
  • l'acqua sotto il cielo, l'acqua dell'uomo, può produrre la vita solamente se alimentata dall'acqua di Dio, altrimenti produce solo morte e ciò è evidente quando ci si rende conto, come nel caso del Giordano, che l'acqua di Dio si interrompe.
L'acqua dell'uomo è di per se stagnante e porta putrefazione e morte.
Il paradigma, il segno finale per l'uomo di dove porta il peccato era chiaro per l'antico Ebreo, bastava guardare a nord, l'Ermon e le sorgenti del Giordano, l'origine del Paradiso e a sud il Mar Morto, il Mare Salato, praticamente uno stagno.
Senza l'acqua, zolfo, salgemma, asfalto, aspetto lunare, città fantasma, Sodoma e Gomorra senza Dio, il peccato rende lo stagno ardente e bruciante.

"Il diavolo fu gettato nello stagno di fuoco" (Ap. 20,10)
"Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco.
Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco.
E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco
" (Ap. 20,14.15)

È da aprire, infatti, una parentesi pensando alla geografia del Giordano, che è immissario ed emissario del lago di Tiberiade, e poi prosegue fino al Mar Morto, che non ha emissari e tutta l’acqua evapora.
Il Mar Morto, ove i pesci non possono vivere, rappresenta il regno del demonio, mentre il lago di Tiberiade quello di Dio.
Trovo una conferma (vedi "Le Dieci Parole" di Marc-Alain Ouaknin): "Il lago di Tiberiade è il lago della vita perché accoglie il Giordano, si riempie della sua acqua e più giù, la lascia andare. Prende e dà. Al contrario, il mar Morto riceve il Giordano, prende la sua acqua ma non dà nulla."

L'uomo è chiamato quindi a cambiare strada ed a tornare verso il monte Ermon verso le sorgenti verso Dio per rimettere in comunione le proprie acque con quelle del cielo.
La comunione ci risarà con Gesù Cristo, salvatore dell’uomo, come profetizzato dal profeta Ezechiele.
Nella visione dell’acqua che esce dalla parte del tempio che prefigura l’acqua che uscirà dal costato di Cristo dice: "Queste acque escono di nuovo nella regione orientale, scendono nell’Araba ed entrano nel mare: sboccate in mare ne risanano le acque" (Ez. 47,8)
Cioè le acque di Dio ripercorreranno il vecchio letto fino ad Aqaba "Sulle rive vi saranno pescatori da Engaddi ad En-Eglaim (località prossime al Mar Morto) vi sarà una distesa di reti. I pesci, secondo la loro specie, saranno abbondanti come i pesci del Mar Mediterraneo" (Ez. 47,10)
Cioè risanerà il Mar Morto.
Gesù, infatti, uscirà dopo il battesimo dal Giordano, profetizzando fisicamente che riporrà comunione tra le acque di Dio, rappresentate dal Giordano, tramite le acque del suo costato che gli usciranno dalla croce con il sangue per ridonare il paradiso e la salvezza a tutti gli uomini.

E Gesù ricamminerà in quel paradiso, è Lui il primo uomo degno di rientrarvi ed i Vangeli (Mc. 6,45-52; Mt. 14,22-33; Gv. 6,16-21) segnalano il fatto con l'episodio di Lui che cammina sulle acque del lago di Tiberiade, al confine con la Galilea delle Genti o dei Gentili; cioè cammina sopra gli effetti del peccato, le acque instabili che hanno sommerso quel territorio.
In ebraico "Galilea delle Genti" è .
E con il mio metodo "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" si legge:

"A rivelare () sarà la potenza al mondo , a camminare si porterà sul mare ".
"In cammino di notte uscirà in persona () sul mare ".

Alle porte del Paradiso Terrestre Dio a guardia mise i Cherubini, ma ne riparleremo...

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