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ALLA CONQUISTA CON GIOSUÈ
Il popolo che Iahvèh fece uscire dall'Egitto, come faceva il padre della parabola già narrata, doveva essere introdotto nella terra fisica che gli era stata promessa per venire educato in modo solido alla spiritualità dell'ebraismo, sul cui ceppo innestare, la Santità per tutti gli uomini.
Mosè però non entra nella valle del Giordano, ma gli viene fatta vedere dall'alto dello spartiacque, dal Monte Nebo, sulla sinistra del fiume al suo sbocco nel Mar Morto, davanti a Gerico; non entra in questa terra fisica, ma entra in quella che Dio gli ha preparato.
Gesù, infatti, nella visione della "trasfigurazione" parlerà con Mosè e con Elia (Matteo 17,1-8 Marco 9,2-8 Luca 9,28-36).
Dio, per fare entrare il popolo, si servirà d’un altro condottiero, dell'inserviente che Mosè s’era allevato, di Giosuè (variante del nome di Gesù, e di questi profezia), uno degli esploratori della terra promessa che 40 anni prima non aveva dubitato che Dio li avrebbe potuti far entrare nel paese vincendone i residenti.
Il popolo, schierato secondo tribù, con in testa l'Arca ed i leviti, s’accampò alle falde del Monte Nebo ad Abel-Settim e da lì, con l'Arca in testa con sopra i Cherubini, si mosse per l'invasione attraversando il Giordano nelle steppe di Moab a 5-6 Km dallo sbocco del fiume nel Mar Morto, a Sud-Est di Gerico (a non più di 8 Km).
Seguendo l’Arca, cioè i Cherubini che v’erano sopra, rientrano nel territorio promesso; l'ordine era infatti: "Quando vedrete l'Arca dell'alleanza del Signore Dio vostro e i sacerdoti leviti che la portano, voi vi muoverete dal vostro posto e la seguirete, ma tra voi ad essa vi sarà la distanza di circa duemila cubiti (1000 m): non avvicinatevi. Così potrete conoscere la strada dove andare, perché prima d'oggi non siete passati per questa strada" (Gios. 3,3-4).
Cioè di fatto Dio stesso li guidava in mezzo ai Cherubini dell'Arca; i Cherubini indicano la strada.
Le acque del Giordano di fronte a Dio s’arretrano in Adamà, città a nord lungo il fiume distante circa 30 Km, ed i leviti che trasportavano l'arca con i suoi Cherubini si fermarono a piedi asciutti nel letto del fiume mentre tutto il popolo passava anch'esso all'asciutto come all'apertura del Mar Rosso ed il giorno dopo era Pasqua.
Da quel giorno smise di cadere la manna come segno che erano nella terra che si collegava al cielo e che i frutti di quella terra erano frutti benedetti da Dio.
Nella valle del Giordano, davanti a Gerico, Giosuè si incontrò con un uomo misterioso "che aveva in mano una spada sguainata" (Gios. 5,13) come i Cherubini e la fiamma della spada sfolgorante per custodire la via all'albero della vita di Gen. 3,24b e questi parlò :"Io sono il capo dell'esercito del Signore ... Disse a Giosuè: Togliti i sandali dai tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai é santo" (Gios. 5,15).
Con l'aiuto di Dio che interviene con miracoli e grandi segni, Giosuè conquista il territorio per Israele e vince sette nazioni grandi e potenti, Hittiti, Gergesei, Amorrei, Periziti, Evei, Cananei, Gebusei, e tale liberazione è figura dell'uomo dalla schiavitù del peccato e dai sette vizi; ed anche quella volta la via all'albero della vita è stata custodita e guidata dai Cherubini.