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DECRIPTAZIONE BIBBIA...
IL CANTICO DEI CANTICI
di Alessandro Conti Puorger
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PERCHÉ IL CANTICO STA NEL CANONE DELLA BIBBIA
Gli esegeti, nei secoli, si sono interrogati sul perché questo libro faccia parte della Bibbia, considerato che non parla mai di Dio ed ha il linguaggio di un amore passionale.
La sola elevatezza poetica in sé non giustifica, infatti, l’inserimento nel canone, tanto che nel II secolo d.C. l’ebraismo si domandò se il libro dovesse essere considerato ispirato da Dio oppure una mera composizione secolare.
Rabbi Akiva, allora, difese il Cantico dicendo ai suoi detrattori: "Tutte le Scritture sono sante, ma il Cantico dei Cantici è il Santo dei Santi."
Il Cantico, infatti, è letto in sinagoga a Pesah, cioè a Pasqua, la festa che per gli Ebrei ricorda l’Esodo, ma quest’uso antico deve avere un fondamento ben più profondo del solo fatto che il cocchio del Faraone è ricordato al versetto 1,9: "Alla cavalla del cocchio del faraone io ti assomiglio amica mia".
Anche la tradizione cristiana, in linea con quella ebraica, ha accolto nel proprio canone tale libro (Decretum Damasi 380 d.C.).
Il Concilio II di Costantinopoli (553 d.C.) poi lo difese dalle opposizioni di Teodoro di Mopsuestia, che lo voleva ridurre ad un poema d’amore profano e confermò l’interpretazione allegorica di Dio nell’amato del Cantico e del popolo d’Israele nell’amata, adottata dagli ebrei.
Da ciò, arrivare alla relazione di Cristo con la Chiesa il passo è breve, come pure poi al rapporto personale dello Spirito Santo con un’anima, tanto che il Cantico fu l’emblema di mistici come San Giovanni della Croce e S. Teresa d’Avila ed ispirazione del Carmelo
(Ct. 7,6), quale giardino d’incontro con il Signore.
Nuovi sostegni alla tesi di poema solo amoroso e carnale riapparvero poi in ambiente protestante (Chateillon, Herder, Budde).
Pur se il Cantico vuol far credere d’avere datazione antica - dell’epoca di Salomone, X secolo a.C. - vi sono due parole che costituiscono lievi incrinature e che portano a far ritenere che lo scritto abbia datazione posteriore:
- quella derivata dalla greca "foreion" foreion
per baldacchino, in Ct. 3,9, riciclata nell’ebraico ‘appirjon
;
quella derivata dalla persiana "pardes", in ebraico
,
per giardino in Ct. 4,13.
Anche i cabalisti trovarono profondi spunti in tale testo, tanto che quella parola "pardes"
,
relativa al giardino, è stata adottata dagli Ebrei come acrostico del nome dei quattro modi con cui cercare un’interpretazione nelle Sacre scritture ebraiche dell’Antico Testamento, in cui:
-
per
Peschat, interpretazione letterale corrispondente al significato semplice della Scrittura;
-
per
Remez, accenno, o interpretazione, il significato suggerito tende a trovare nessi tra le parole ed espressioni uguali situati in punti diversi del testo e li collega tra loro in modo riflessivo o narrativo secondo i casi, onde sottolineare l'unità dell'insieme, ogni parte del quale è strettamente collegata a tutte le altre;
-
per
Dèrasch, midrash, haggadah, interpretazione, omiletica, allegorica;
-
per
Sod significa segreto; indagato dalla cabala, via segreta per indagare la Scrittura in cui può rientrare anche il mio metodo di decriptazione, ma che poco a che vedere con la cabalà nella sua accezione popolare.
Gli stessi cabalisti introdussero l’uso di leggere il Cantico il venerdì al tramonto, inizio dello shabat
,
in quanto il sabato è come una sposa ed è il tempo in cui gli aspetti maschili e femminili del divino si uniscono in un’unione amorosa.
Sono incoraggiate in quella sera le relazioni sessuali tra gli sposi ad "imitatio Dei".
Altri principi dell’esegesi cabalistica sono:
1) "Chi coglie una parte dell’essenza, ha colto l’essenza intera" alla stregua che il DNA completo che descrive in modo inequivocabile un essere vivente può essere colto anche da poche cellule;
2) "Tutto segue la qualità degli inizi" come accade per i primi numeri di una serie che, hanno in se la capacità di descrivere tutta la serie, perciò è da porre particolare attenzione ai primi elementi, alla prima lettera, alla prima parola, al primo capitolo, al primo libro, ecc.;
3) lo studio delle lettere dell’alfabeto ebraico in quanto ogni lettera può fornire una serie di elementi che fanno comprendere in modo più completo il messaggio delle Scritture e che contengono i geni del DNA della Scrittura stessa.
La scuola Chassidica poi insegna, che già dai primi approcci con le singole lettere si ha un livello di conoscenza più elevato e che, per le succitate proprietà 1) e 2), non è detto che sia inferiore a quello che si raggiunge dopo una lunga serie d’approfonditi studi.
I rabbini si domandarono:
- come mai la prima parola del primo libro della Bibbia, il Genesi, inizia con la seconda lettera dell’alfabeto ebraico, la
di Bereshit
,
"In principio..."?;
- come mai la prima parola del "Cantico dei Cantici" inizia con la penultima lettera dell’alfabeto ebraico, la
di Shir
?
Hanno peraltro osservato che con le stesse lettere di Bereshit
si può scrivere
cioè "desidero un canto", come se Dio avesse creato il mondo per sentirne il canto, ma non tanto quello delle alte sfere celesti, ma piuttosto il canto d’amore vero tra esseri che si donano senza limiti e danno la propria vita l’uno per l’altro; il migliore dei paradigmi, non poteva così che essere l’amore tra l’uomo e la donna che nella Genesi erano un tutt’uno originariamente e possono completarsi e tendere a all’unità partecipandola in quanto: Dio li benedisse e disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra". (Gn. 1,28a)
Il Cantico dei Cantici, come assodato dall’esegesi moderna, è così un libro scritto nel giudaismo, in pratica dopo il ritorno dall’esilio babilonese, da parte di scribi esperti attorno al IV-V secolo a.C. e per questo inserito nelle megillot, forse accogliendo anche brani più antichi.
Ho però pensato che la causa dell’introduzione nella Bibbia canonica ebraica ed il rispetto per tale libro di così antica datazione siano legati a questioni connesse appunto alla struttura delle sue fondamenta, cioè proprio alle stesse lettere ebraiche che lo formano e che queste siano allora da indagare con qualche particolare idoneo strumento rientrante nel Sod
, via segreta per indagare la Scrittura. (Vedi: "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta", in particolare: "La Bibbia segreta cercata dalla cabbalà ebraica" e "Differenze del metodo di decriptazione e cabbalà")
Qualora anche il Cantico fosse un libro sigillato, come peraltro gli altri libri canonici, avrei in tal modo ottenuto un massaggio nascosto alla stregua di quanto dice Isaia su testi sacri del genere: "Per voi ogni visione sarà come le Parole di un libro sigillato; si dà ad uno che sappia leggere dicendogli: Leggilo. Ma quegli risponde: Non posso perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggerlo dicendogli: Leggilo, ma quegli risponde: Non so leggere." (Is. 29,11.12)
Vale a dire, c’è un I° ed un II° livello di lettura, uno normale, cioè il saper leggere usuale ed uno speciale, per leggere il sigillato, per il quale occorre avere una particolare iniziazione e, chi non sa leggere, non supera il I° livello e chi legge soltanto quanto ufficiale, non supera il II°.
(Nell'Apocalisse 5,1 si legge: "E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli." ed anche qui si parla di due facce, come per le Tavole della Legge.)
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