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ATTESA DEL MESSIA...

 
IL CANDELABRO A SETTE BRACCIA
E L'ATTESA DEL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 

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PREMESSE STORICHE ED ECHI ATTUALI »
LA GIOIA E LA LUCE, SEGNI DEL MESSIA »
LA LUCE CENTRALE DELLA MENORAH »
LA PROFEZIA DI ZACCARIA - LA VENUTA DEL GERMOGLIO »

LA MENORAH, ALBERO SEFIROTICO
Nel libro dell'Esodo è raccontato che Mosè fece preparare per gli Israeliti la Tenda dell'Alleanza o Tabernacolo, l'arca, il candelabro e tutti gli arredi da Bezaleel e dal suo compagno Ooliab, artisti-artigiani particolarmente versati in lavori d'intagliatore, di disegnatore, di ricamatore, di tessitore.
"Vedete, il Signore ha chiamato per nome Bezaleel ... della tribù di Giuda. L'ha riempito dello Spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro per concepire progetti ... per scolpire il legno e compiere ogni sorta di lavoro ingegnoso. Gli ha anche messo nel cuore il dono d'insegnare e così ha fatto anche con Ooliab, figlio di Achisamach, della tribù di Dan." (Es. 35,30-34 che praticamente ripete sinteticamente quanto già detto al capitolo 31,1-10)
Bezaleel poi è citato in Esodo 35, 36, 37, 38, in 1 Cr. 2,20 e 2 Cr. 1,5.
Sono tutti nomi strani che portano in una stessa direzione:

  • Bezala'el = be + sala + 'el si può tradurre, all'ombra Dio.
  • Ooliab = Oehaljab = Oehal + j + ab cioè, nella tenda starà del padre, oppure splendore è del padre;
  • Achisamach = Ach + j + samak ossia, mio fratello aiuto.
Il mishkan = Tabernacolo, con i suoi arredi, di fatto risulta la prima creazione artistica del popolo ebraico, ma nello stesso tempo ne è l'apice, in quanto perfetto in sé, non potendo essere in alcun modo fatto meglio.
Pare così inconcepibile che sia stato eseguito nel deserto.
A ciò intende rispondere il testo che appunto precisa che il risultato è stato ottenuto grazie a Bezaleel, che procedeva secondo misure fornite dall'alto direttamente all'ombra, cioè sotto la diretta protezione e supervigilanza di Dio, che lo riempiva di Spirito Santo.
Dio così, tramite un uomo che aveva prescelto, "chiamato per nome", Bezaleel, fece una vera e propria creazione, e in questa allegoria il deserto rappresenta concretamente il nulla, in cui c'è vita solo grazie a Dio.
Si apre così un'altra lettura per il nome Bezaleel, "dentro l'ombra di Dio ", così Bezaleel , è ombra del Creatore.
Tra l'altro il nome Bezaleel si trova 7 volte nel libro dell'Esodo: Cap. 31 v. 2 - Cap. 35 v. 30 - Cap. 36 vv. 1,2,8 - Cap. 37 v. 1 - Cap. 38 v. 22 e perviene alla pienezza del numero 8 unito allo Spirito che lo muove.
Il padre di Bezaleel si chiama Uri (Es. 31,2), in ebraico , cioè "luce mia" con evidente richiamo alla luce del 1° giorno (Gen. 1,3) della creazione.
La menorah, il candelabro, era un pezzo unico, senza saldature, d'oro puro, come il vitello d'oro in evidente contrapposizione.
Il libro dell'Esodo, infatti, espone così i fatti:
  • Dio da disposizioni sul Tabernacolo e consegna a Mosè le tavole della legge nei capitoli 25-31;
  • c'è poi in 32-33 il racconto del vitello d'oro, l'idolo da cui i popoli pagani credono d'ottenere la vita, tentazione continua anche per il popolo di Dio, contro cui s'oppone però la tensione verso l'idea perfetta del Santuario;
  • nel 34 c'è la consegna al popolo del decalogo e dell'alleanza;
  • il racconto dell'erezione del Santuario 35-40.
La luce è simbolo dell'anima e la menorah un parallelo al corpo dell'uomo, ma i due sono inseparabili, infatti, la menorah senza la fiamma è morta e la fiamma senza il corpo è invisibile e ricorda la fiamma del roveto ardente che bruciando non si consuma in cui Dio si manifesta a Mosè e di cui è detto nello stesso libro dell'Esodo (3,1-6).
Nella descrizione del candelabro s'insiste sul particolare: "Vi saranno su di un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla e così anche sull'altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così sarà per i sei bracci che usciranno dal candelabro. Il fusto del candelabro avrà quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle. (Es. 25,33s)
È stato osservato che questa menorah è simbolo dell'albero della vita con tutti quei voluti paralleli che ho evidenziato in grassetto.
L'albero a sette rami risale a radici mitologiche della Mesopotamia, riprodotto diffusamente in sigilli e rilievi.
Simboleggia la fertilità e la vita che si rinnova e nel giardino dell'Eden sta ad indicare la potenza fecondatrice inesauribile di Dio.
Ancor oggi è diffusa la rappresentazione d'un albero del genere sui tappeti orientali, spesso rappresentato da un fico meraviglioso; infatti il Genesi, al momento della cacciata di Adamo ed Eva lo ricorda:"...intrecciarono foglie di fico e ne fecero cinture." (Gen. 3,7b)
Arrivando nella Terra Promessa i patriarchi recarono con sé il mito dell'albero cosmico della vita, i cui rami toccano il cielo e portano frutti che danno l'immortalità.
Nel Sefèr Yetzirà, o Libro della Forma, base della Qabbalah, si parla appunto dell'Albero Sefirotico o della Vita formato da 10 Sefirot o Sfere quali forze, categorie operanti nell'universo, portatrici di flussi di qualità divine immesse nel creato, assieme alle 22 lettere, causa prima di tutto ciò che esiste.
Il candelabro, così come descritto, calza bene con tutte le sefirot e rappresenta bene l'albero sefirotico; infatti quei 10 calici fanno pensare alle ampolle o sfere con cui sono immaginate tali emanazioni.
Ai mistici ebrei parve giusto definire la I Sefirot col nome di Corona=Keter "In quel giorno sarà il Signore degli eserciti una corona di gloria, un splendido diadema per il resto del suo popolo. Ispiratore di giustizia" (Is. 28, 5s)
La Causa Suprema Keter A costruisce un canale, largo come il mare chiamato intelletto, intelligenza (Binah) B e riempie il conoscere della propria sostanza essenziale (Saggezza, Chokmah ) C.
Il mare è diviso in sette canali:
  • compassione o grandezza, Chesed D;
  • giustizia forza, Geburah E;
  • bellezza o amore, Tiphereth F;
  • vittoria, Nezach G;
  • gloria, Hud H;
  • fondamento, Yesod I;
  • regalità, Malkuth L.


Nel Corano nella Sura 24 An-Nùr = La luce, che prende nome dal versetto 35 è detto "Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella di una nicchia in cui si trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale né occidentale, il cui olio sembra illuminare senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce. Allah guida verso la Sua luce chi vuole Lui e propone agli uomini metafore. Allah è onnisciente." (S. XXIV.35) mette in evidenza tutta la tensione che c'è per un olio speciale che viene dall'alto.
Di questi ulivi abbiamo visto parla il profeta Zaccaria e sono richiamati nell'Apocalisse (Ap 11,4).

Sull'importanza nella ricerca mistica delle lettere rimando al mio articolo "Profezie nei vangeli: il protovangelo di Zaccaria" La Bibbia segreta cercata dalla cabbalà ebraica " in "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta".
Dio per la Cabbalà non è l'universo lo comprende e lo trascende e tutto è creato dallo Spirito di Dio; "Dalla parola del Signore sono stati fatti i cieli, e dal soffio della sua bocca tutti i loro eserciti." (Salmi 33,6).

Tale asserzione viene sostenuta dalla seguente osservazione fatta sul libro.

L'ultima delle Sefirot è la base del candelabro che si unisce alla prima che ne è la fiamma e come le Sefirot sono alla base della prima produzione della forma, così le 22 lettere sono la causa prima della materia. Tutto ciò che esiste si sarebbe sviluppato con i poteri delle lettere combinata con la forma investita dalle 10 Sefirot.
L'uomo infine è copia dell'universo e lo Zohar suggerisce che le parti dell'uomo carne, pelle, ossa e vene rappresentano aspetti dell'universo.
La pelle i cieli, la carnel'aspetto fangoso dell'universo, le ossa e le vene, il carro (Merkabàh) divino in cui passa la vita, i poteri interiori dell'uomo che sono mossi da Dio e l'Uomo Celeste è come quello terrestre in quanto Dio creò l'uomo a propria immagine.
Sono pennellate di fantascienza; Dio infinito avrebbe fatto prendere alla creazione la forma d'un uomo e i mondi e le galassie sarebbero i nucleoli di materia separati da distanze enormi alla stregua di quanto si potrebbe vedere con un microscopio atomico a scansione delle molecole, atomi e i corpuscoli atomici nell'interno d'un corpo dell'uomo.
L'uomo, cioè, conterrebbe in sé l'immagine speculare del cosmo; è perciò un microcosmo del macrocosmo, così che entrando in meditazione in sé stesso può arrivare ad avere cognizioni dell'universo, il che non pare lontano dalla verità.

Disse San Paolo agli ateniesi: "Per essi (gli uomini) ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché, cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" (At. 17,26b-28a) discorso che dopo quanto detto pare assume anche altre sfaccettature.
I primi mistici di cui si sa l'esistenza, sono gli Hassidim antichi e gli uomini pii dell'epoca dei Maccabei e da questi derivarono gli Esseni di cui parlano Giuseppe Flavio, il Talmud babilonese e palestinese, Filone di Alessandria.
Usavano come guida le leggi non dettate da mente umana, ma dall'illuminazione dello Spirito Santo, erano tesi alla conoscenza dell'essenza di Dio, amanti dell'interpretazione allegorica ai limiti di un'estasi entusiasmo nel fare il bene coltivavano soprattutto le regole interiori del codice biblico piuttosto che le regole esteriori.
Successivo, il gruppo Merkabà (carro) di studiosi mistici ispiratisi alla dottrina all'immagine d'Ezechiele del Figlio dell'Uomo unione della trascendenza di Dio sulla Terra e dell'ascesa dell'uomo al cielo.
Filone d'Alessandria (1100-1200 d.C.) dette impulso con elementi neoplatonici, stoici e rabbinici e avanzò l'idea di angeli mediatori per conciliare l'idea d'un Dio, quindi, puro con un mondo impuro.
Dio per la Cabbalà è in contatto con l'universo con gli angeli, parte del Suo essere e emanazioni della sua sostanza e lo Zohar ed il Talmud chiariscono che l'A.T. dimostra che i giusti sono più grandi degli angeli.
Nel X-XI sec .d.C. c'è la divulgazione del libro Yetziràh, che la tradizione pone come scritto nel III sec. d.C. con origini misteriose, il più importante per del misticismo ebraico moderno.
Questo libro è basato su suoni, forme, posizioni e valori numerici delle lettere dell'alfabeto ebraico.
I rabbini, dissero che il valore di questa teoria, base della cabbalà, era da attribuire a Bezaleel l'architetto del Tabernacolo nel deserto, che di fatto lo costruì mettendo insieme le lettere per mezzo delle quali il cielo e la terra furono creati, perché egli era pieno dello Spirito di Dio in sapienza ed ingegno. (Esodo 31,3)
L'idea che lo Spirito di Dio si porta anche nell'espressione più bassa della creazione come detto, nell'aspetto fangoso dell'universo venire a mente che nel nome di Bezaleel c'è anche l'idea del fango, perché si può pure spezzare così "nel fango la potenza della divinità ".

Il versetto Es. 31,2: "Vedi, ho chiamato per nome Bezaleel, figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di Giuda" assume così un altro aspetto.




"In un corpo l'Unigenito nel mondo si rovescerà alla vista . Scelse di stare ad abitare il Nome nel fango . Il potente di Dio figlio , l'Unico porterà alla contesa con l'angelo che a nascondersi si portò nei corpi . La potenza nella madre nell'utero entrerà . Il Signore () per aiutare vi entrerà ."

"In un corpo l'Unigenito nel mondo si rovescerà alla vista.
Scelse di stare ad abitare il Nome nel fango.
Il potente di Dio figlio, l'Unico porterà alla contesa con l'angelo che a nascondersi si portò nei corpi.
La potenza nella madre nell'utero entrerà.
Il Signore per aiutare vi entrerà."
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