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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LE BENEDIZIONI DI GIACOBBE E DI MOSÈ

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LE BENEDIZIONI DI GIACOBBE (Genesi 49) »
IL CANTICO DI MOSÈ (Deuteronomio 32) »

CANTICO E BENEDIZIONI DI MOSÈ (Deuteronomio 32 e 33)
Dopo il Cantico e prima della fine del Capitolo 32 del Deuteronomio è detto: "Mosè venne con Giosuè, figlio di Nun, e pronunziò agli orecchi del popolo tutte le parole di questo canto." (Deut. 32,44)
Che necessità c'era di ricordare ciò?
Quest'inciso fa tornare alla mente dei contemporanei tutta la cosmologia egizia eliopolitana nota attraverso i "testi delle piramidi" che ora è molto lontana dalle nostre concezioni, ma che allora era in pieno fulgore, cosmologia che è strettamente connessa alla prima dinastia dei Faraoni con Menes intorno al 2950 a.C. ed alla leggenda e al mito del dio Nun, il primordiale emanatore delle acque.
Rimando alla lettura di "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?" di come il mito di Nun fu rivisitato in forma monoteistica.
Dopo quest'accenno ci sono le ulteriori parole di Mosè.
"Quando Mosè ebbe finito di pronunziare tutte queste parole (del Cantico) davanti a tutto Israele, disse loro: Ponete nella vostra mente tutte le parole che io oggi uso come testimonianza contro di voi. E prescriverete ai vostri figli, perché cerchino di eseguire tutte le parole di questa legge. Essa infatti non è una parola senza valore per voi; anzi è la vostra vita; per questa parola passerete lunghi giorni sulla terra di cui state per prendere possesso, passando il Giordano." (Deut. 32,45-47)
Mosè poi pronunciò le Benedizioni del Cap.33 e "In quello stesso giorno il Signore disse a Mosè: Sali su questo monte degli Abarim, sul monte Nebo, che è nel paese di Moab, di fronte a Gerico, e mira il paese di Canan, che io do in possesso agli Israeliti. Tu morirai sul monte sul quale stai per salire e sarai riunito ai tuoi antenati, come tuo fratello Aronne è morto sul monte Or ed è stato riunito ai suoi antenati, perché siete stati infedeli verso di me in mezzo agli Israeliti alle acque di Merba di Kades nel deserto di Sin, perché non avete manifestato la mia santità. Tu vedrai il paese davanti a te, ma là, nel paese che io sto per dare agli Israeliti, tu non entrerai! "(Deut. 32,48-52)
In tale Capitolo vi sono le parole di benedizione che Mosè disse alle varie tribù d'Israele, ma che come per le Benedizioni di Giacobbe, sono una consegna al popolo della fede nella resurrezione e nella venuta del Messia, come verrà confermato dalla decriptazione dell'intero Capitolo 32 che riporterò.
Di fatto, abbiamo visto che Mosè pronuncia le benedizioni dopo che il Signore gli aveva confermato chiaramente che non sarebbe entrato nella Terra Promessa, perciò come nelle benedizioni di Giacobbe è da pensare che sotto vi sia un testo che esprima la fede in ciò, mentre il testo esterno pare in questo senso inerte.
Questo versetto ad esempio pare innocuo, ma decriptato fornisce tutto un altro sfondo.

Deut. 32,49 - "Sali su questo monte degli Abarim, sul monte Nebo, che è nel paese di Moab, di fronte a Gerico, e mira il paese di Canan, che io do in possesso agli Israeliti."






"Ascenderà da Dio entrandovi col corpo . Entrerà nell'aldilà a starvi un vivente del mondo . Questi nel mondo rientrerà col corpo con gli angeli . Dentro porterà l'Unigenito la risurrezione alle moltitudini della terra . I viventi riporterà al Padre Unico , brucerà il cattivo serpente che nelle persone () sta . Saranno i corpi dalle tombe a riportarsi . Li porterà con i corpi all'Unico . Dal mondo verranno () nell'Unigenito , nel corpo gli saliranno come angeli per l'agire dell'energia dell'Unico che n'avrà risorto i corpi , dell'Unico figli . Il drago nei cuori tra lamenti sarà stato bruciato .
  • i qiddushin con cui la donna è consacrata all'uomo secondo la legge di Mosè e d'Israele e consegna alla donna di fronte a due testimoni un oggetto (spesso un anello), con il che diviene proibita a qualsiasi altro uomo, la coppia ancora non coabita, non ha rapporti da marito e moglie, ed In caso di ripensamento occorre un atto di ripudio;
  • i nissuin il matrimonio vero e proprio sotto un baldacchino che rappresenta la coabitazione della coppia che è benedetta con sette benedizioni e davanti a testimoni si apparta in una stanza.
  • La ketubbah è il documento firmato dai testimoni che l'uomo consegna alla donna prima del nissuin con il quale il marito specifica gli obblighi e le garantisce una somma in caso di divorzio e/o vedovanza.
    È discusso se la ketubbah sia di origine biblica (deoraita) da Es. 22,16 o rabbinica (derabbanan) dal Talmud babilonese Ketubbot 56b, 110b.

    C'è poi quell'accenno dei due lati scritti che è possibile sia il segnale che il testo sia sigillato con lettura in due modi, cioè che oltre le parole si possano leggere anche i segni separati e che poi tutti i testi canonici abbiano seguito tale regola interna.
    Il richiamo all'essere "scritti dal dito di Dio" potrebbe voler indicare che "Nello scritto c'è la vita dentro dell'Unigenito che scenderà . Dentro ad agire la divinità entrerà a stare in un vivente " e di seguito:

    Questo, cioè "Nello scritto c'è la vita dentro dell'Unigenito che scenderà. Dentro ad agire la divinità entrerà a stare in un vivente" è quanto trovo nella Torah letta per decriptazione con lettere separate.

    "Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio." (Lc 11,19.20); questo versetto del Vangelo sembra proprio che Gesù ricordi che "quel dito di Dio" preannunciava la Sua venuta.
    Quest'altro versetto del Vangelo di Luca "Si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei. E chinatosi di nuovo scriveva per terra ." (Gv. 8,6b-8) ricorda il gesto di Dio quando scrisse sulla fronte di Caino e quando scrisse le tavole della legge.
    Gesù, peraltro, asserisce (Mt. 5,17ss) che non è "venuto per abolire la legge e i profeti ... In verità vi dico: finché non sia passato il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di quei precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli."
    L'entità minima di lettura, è così indicata la singola lettera iota o segno e non la parola, come a dire che nella Torah sono da guardate anche le singole lettere il che è conforme all'idea che tuttora sussiste nell'ebraismo per cui, se viene a mancare anche una sola lettera, il rotolo è invalido per l'uso liturgico.)
    E circa il contenuto dello scritto che si rivolge alla vita del Verbo c'è la testimonianza di Gesù (Gv. 5,39) "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza."
    Sul fatto poi di un testo doppio, Nachmanide Moses, mistico spagnolo ebreo (1194-1270 d.C.), commentatore biblico, affermò: "Noi possediamo una tradizione autentica secondo cui la Torah è formata dai Nomi di Dio. Le parole che vi leggiamo possono essere infatti anche suddivise in modo completamente diverso, componendo Nomi... L'affermazione per cui la Torah fu scritta in origine con fuoco nero su fuoco bianco, ci conferma nell'opinione che la sua stesura avvenne con tratto continuo e senza suddivisioni in parole, cosa che permise di leggerla sia come una sequenza di Nomi, sia, nel modo tradizionale, come un resoconto storico ed un insieme di comandamenti divini. Ma Egli la ricevette anche, nello stesso tempo, sotto forma di trasmissione orale, come lettura di una sequenza di Nomi.", ammettendo così che la Torah orale ricevuta da Mosè è anche un testo interno alla Torah scritta e ciò, fu oggetto di ricerca della Cabbalah, (G. Scoolem, - "Il nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio").
    C'è così una tensione nei Profeti e nell'Apocalisse ad un testo sigillato, a rotoli scritti sui due lati ecc..
    I noti 10 comandamenti peraltro poi non erano una novità.
    L'evento Sinai, raccontato dalla Bibbia con la legge relativa, avviene infatti nel XIII secolo a.C., cinque secoli dal Codice di Hammurabi XVIII secolo a.C., legge che è in pratica coeva al periodo d'Abramo.
    Questo codice in lingua accadica, con caratteri cuneiformi, inciso su una stele in diorite scoperto a Susa nei primi anni del Novecento da una missione archeologica francese è conservata al Louvre (Vedi: "Iraq: Mesopotamia del sud, la terra di Sumer") è un corpo di leggi emanate dal re Hammurabi (1792-1750 a.C.) di Babilonia, compendia la tradizione giuridica preesistente, costituito da un prologo e da 282 disposizioni concernenti il diritto civile, penale e commerciale, disposte senza ordine sistematico.
    I comandamenti del decalogo, almeno per quelli non specifici rispetto a Dio, si trovano tutti in quel codice e nell'epilogo di quel codice è affermata l'intenzione del re, di dare giustizia al popolo, proteggere vedove e orfani ed evitare che il forte opprima il debole.
    Nella cultura egiziana, di cui ho già accennato, quando il Ka del defunto compariva davanti al tribunale di Osiride, si discolpava davanti al tribunale delle 42 divinità che assistevano Osiride numi di varie città con una confessione contenuta nei Libri dei morti, di tipo negativo di cui riporto alcune dichiarazioni, simili agli ultimi sei comandamenti del decalogo:

    Non ho ingiuriato dio.
    Non ho bestemmiato il nome del dio della città.
    Non ho rubato.
    Non ho ucciso uomini.
    Non ho commesso slealtà.
    Non ho detto bugie.
    Non ho commesso spergiuro.
    Non ho origliato.
    Non ho litigato se non per cose giuste.
    Non ho commesso atti omosessuali.
    Non ho avuto comportamenti riprovevoli.
    Non ho ceduto all'ira.
    Non sono stato sordo alle parole di verità.
    Non ho compiuto inganni.
    Non ho avuto una condotta cattiva.
    Non ho mancato alla mia parola.
    Non ho commesso cose malvagie.

    In definitiva, il decalogo è redatto prendendo a modello leggi più antiche e testi sacri coevi egizi che ricordano le confessioni dei libri dei morti che assicuravano la felicità dell'anima del defunto.
    Il problema, infatti, non sono le leggi, ma che l'uomo tenda ad agire in pensieri, parole ed opere "per servire nel regime nuovo dello Spirito e non nel regime vecchio della lettera." come osserva San Paolo (Rom. 7,6b)
    Abbiamo già considerato come Giacobbe, il fondatore delle tribù d'Israele, al momento della morte riversò il proprio Testamento in un testo trasfondendovi il credo da passare alla posterità, ma anche da presentare al cospetto.Dio e che questo testo è interno a quello delle Benedizioni.
    il Genesi nel racconto mitico della morte di Giacobbe non può ovviamente citare il decalogo, ma per traslato n'incorpora e n'accenna almeno il contenuto esterno, come risulta da quel ragionamento fatto sul libro dei morti ed all'accenno del funerale egizio, per portare i lettori ad indagarne l'interno che a quei tempi ritengo fosse usuale.
    In definitiva, tutto porta a confermare l'esistenza d'una rivelazione conservata con cura in testo criptato oggetto di segreto.
    In analogia a quanto fatto prima ho decriptato così i Capitolo 32 del Genesi - il Cantico di Mosè - e il 33 del Deuteronomio - le Benedizioni di Mosè e ne riporto le decriptazione rispettivamente in APPENDICE B e APPENDICE C.
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