MICHELE NELLA TRADIZIONE EBRAICA
Secondo la tradizione ebraica Michele:
è il più alto nella gerarchia degli angeli;
è principe dell'acqua e angelo dell'argento;
annunciò a Sara che avrebbe dato alla luce Isacco;
chiamò Abramo intento all'akedah (obbligo) e gli fermò la mano perché non sacrificasse il figlio;
lottò con Giacobbe e guidò gli Israeliti mentre vagavano nel deserto;
è il Principe celeste di Israele, che agisce come l'avvocato del popolo ebraico e presenta le preghiere dell'uomo a Dio;
sta alla destra del trono della gloria ed è alla destra dell'uomo sulla terra;
nemico gli è Sammaele, l'angelo caduto che guida le forze malefiche del Sitra Achra (altra parte) e accusa Israele in cielo e prende energia ormai solo dal peccare degli uomini.
Michele e non Metratron sarebbe il Gran Sacerdote celeste ed accompagna gli uomini pii in cielo dopo la morte e offre le loro anime sull'altare celeste.
Nell'età del Messia sarà lui che darà voce allo shofar alla resurrezione dei morti, strumento che è suonato nel giorno di Rosh ha-shanah - capodanno ebraico (Num. 29,1), come pure alla lettura dell'akedaah in ricordo dell'ariete che era stato usato da Abramo come sacrificio sostitutivo.
Michele, Gabriele, Raffaele e Uriel per la tradizione ebraica sono gli angeli della Presenza Divina posti attorno al Trono di Gloria, ma sarebbe superiore ai compagni Gabriele, Raffaele e Uriel perché sta alla destra e "vola ad adempiere i suoi compiti con un solo movimento invece che con due" (sic!).