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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
VISIONE SU ABELE, IL PASTORE GRADITO AL SIGNORE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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CAINO E ABELE
Genesi 4,8 - "Caino disse al fratello Abele: Andiamo in campagna! Mentre erano in campagna , Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise ."

Per uccidere è usato il verbo impiegato anche per dire di distruzione di piante: "Distrusse con la grandine le loro vigne..." (Sal. 78,47)
Le lettere usate portano anche a sancire un fatto: Caino "a portare fu al mondo dalla mente/testa a scorrere la perversità ()."
Alcuni suggeriscono che Abele pastore avrebbe irritato il fratello con sconfinamenti del suo gregge nei campi coltivati e gli alterchi che ne seguivano avrebbero portato a rendere critici i rapporti.
La parola "fratello" ripetuta due volte tende a riduce a zero ogni attenuante, infatti, non sarebbe stata strettamente necessaria per il racconto che poteva procedere anche con "Caino disse ad Abele...", invece di "Caino disse ad Abele suo fratello...", e poi lo ripete.
Pur se, dato e non concesso, tali motivi ci fossero stati viene alla mente: "Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette." (Mt. 19,21s)
Da notare che nel testo sembra esserci due volte anche la parola campagna, ma la prima volta in effetti Caino dice "andiamo fuori".
Caino lì "si alzò", e il verbo che usa viene dal radicale che è alzarsi, sollevarsi, sorgere, levarsi, quindi una traduzione più aderente al testo della Bibbia ebraica di quel versetto Gen. 4,8 sarebbe: "Ma disse Caino ad Abele suo fratello, andiamo fuori. E in campagna si levò Caino su suo fratello Abele e l'uccise."
Caino non portò Abele in 'adamah , ma in shadoeh , perciò non sui terreni che coltivava, bensì nella steppa, in un terreno selvatico.
È evidente l'intento dell'autore di suggerire lo zampino del demonio .
In definitiva Caino si scagliò contro il fratello Abele che coltivava gelosia.
Il racconto, con l'ammonimento di Dio che lo precede, sottintende che non fu semplice eccesso d'ira, ma fu di più; aveva premeditato l'uccisione.
"Andiamo fuori" gli disse, e si portarono nei campi non coltivati, dove c'erano le bestie selvatiche e dove Abele portava il gregge.
Caino si alzò su di lui, come se Abele fosse seduto.
Lo guardò dall'alto in basso come un oggetto da distruggere, come un animale da sacrificare per placare l'ira da anni covata.
Non può non accostarsi l'evento a quello di Giuseppe figlio di Giacobbe che i fratelli per invidia volevano uccidere: "Orsù uccidiamolo... Poi diremo: Una bestia feroce l'ha divorato..." (Gen. 37,20)

Di fatto quel suo fratello ripetuto ricordava che "l'Unico in vita l'aveva portato ", ma anche "una unica vita aveva portata ", come fossero nel loro doppio una unità e l'eliminare uno era perdere una parte di sé stessi, quasi un suicidio dell'anima.
La disubbidienza nel mondo è divenuta tangibile; la conseguenza è la morte.
Sinteticamente il libro della Sapienza conclude: "...la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono." (Sapienza 2,24)
Da ciò si dovrebbe concludere che solo Caino fece da ciò esperienza di morte, ma non Abele, ma di ciò parleremo più avanti.
La tentazione non dominata diviene in peccato contro Dio e contro il prossimo.
La conseguenze ricadono sulle spalle del fratello giusto, gradito a Dio.
Il mangiare dell'albero del bene e del male da parte di Adamo ed Eva s'è fatto carne nella progenie; infatti, ne sono nati due gemelli, frutti doppi appunto, uno giusto e gradito a Dio, l'altro geloso che traligna ed uccide.

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