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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
TORAH - TARGUM PALESTINESI
VERSETTI SCELTI CON COMMENTI

di Alessandro Conti Puorger
 

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UN ACCENNO SUI TARGUM DEL PENTATEUCO O TORAH »
LA MIA RICERCA NEI TARGUM »

TARGUM DELLA GENESI
Genesi Capitolo 1 - Primo racconto della creazione
Genesi 1,1 - In principio la Parola di Dio, con Sapienza, creò e rese perfetti il cielo e la terra.
Sin dal primo versetto circola l'idea del Verbo = la Parola sottolineato dal Vangelo di Giovanni e che San Paolo nella lettera ai Colossesi così tratteggia: "Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui." (Colossesi 1,15-17)
Il pensiero cristiano ha poi ufficialmente sancito il dogma della SS. Trinità che però in nuce, cioè in embrione, agitava le menti: Dio Padre, la Parola il Figlio e lo Spirito Santo la Sapienza, cosicché il mondo fu creato da un atto di amore e volontà dell'intera Trinità.

Genesi 1,2 La terra era deserta ed informe, senza uomini, priva di ogni tipo di animale, le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito dell'amore di Dio aleggiava sulle acque.
La Comunità ebraica aveva elaborato che l'essenza di Dio è amore.

Genesi 1,3 - La Parola di Dio disse...
Conferma l'idea di Genesi 1,1.

Genesi Capitolo 2 - Eden
Genesi 2,15 - Il Signore Dio prese l'uomo e lo fece abitare nel giardino dell'Eden per rendere culto secondo la Legge e perché custodisse i suoi comandamenti.

Genesi Capitolo 3 - La caduta
Genesi 3,6 - E la donna vide Sammaele l'angelo della morte e si impaurì. Ella vide che l'albero era buono...
Interessante è che come nel Kerigma cristiano viene sottolineato che il potere del diavolo nel mondo è entrato con la paura della morte:"Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita." (Ebrei 2,14s)

Genesi 3,7 - Allora a tutti e due s'illuminarono gli occhi e conobbero che erano nudi, perché erano stati spogliati dal vestito di splendore con il quale erano stati creati e videro il loro disonore. Essi, allora, si...
(Vedi: "Il vestito d'Adamo")

Genesi 3,15 - Io metterò inimicizia tra te e la donna, tra la discendenza dei tuoi figli e la discendenza dei suoi figli. Accadrà che quando i figli della donna custodiranno i precetti della Legge si volgeranno verso di te e ti schiacceranno la testa, ma quando abbandoneranno i precetti della Legge tu ti volgerai verso di loro e li morderai al tallone. Ma, per loro vi sarà rimedio, mentre per te non ci sarà alcun rimedio, perché sono destinati ad essere nella pace, alla fine, ai giorni del Re Messia.
È sottolineata la presenza di chi è discendenza del serpente il "Razza di vipere" dei Vangeli (Matteo 3,7 e 12,34) e c'è chiaro riferimento alla vittoria finale nella guerra escatologica del Messia.

Genesi 3,21 - Dio, per Adamo e la sua donna, fece dei vestiti di gloria con la pelle del serpente, che gli aveva tolto, per metterli sulla pelle dei loro corpi al posto di quelli splendidi da cui erano stati spogliati.
Ritorna il pensiero di Genesi 3,15; suggerisce che i corpi umani sono un corpo animale, risultato del peccato e che abbiamo un corpo glorioso pronto per la risurrezione: "Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale." (1Corinzi 15,42-44)

Genesi 3,22 - Allora, Dio disse agli angeli che servono davanti a lui: Ecco che Adamo è solo sulla terrà come io sono solo nell'altezza dei cieli. Popoli numerosi nasceranno da lui e da lui sorgerà un popolo che saprà distinguere il bene dal male. Se conserveranno i comandamenti della Torah ed osserveranno i miei precetti vivranno ed esisteranno ancora, come l'albero della vita, per i secoli. Ma poiché non ha, conservato i comandamenti della Legge ed osservati i suoi precetti, noi, ora, lo scacciamo dal giardino dell'Eden, prima che stenda la mano, prenda i frutti dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre.
La comunità ebraica ritiene che il conservare in vita l'uomo pur se peccatore ha per Dio senso in previsione della nascita di un popolo che rispetti la Legge; il cristianesimo sposta l'attenzione sul "O Beata beata colpa che ci è valsa un tale Redentore!" (Messale Romano. Pasqua exultet).

Genesi 3,24 - Egli, dunque, scacciò Adamo dal luogo ove aveva fatto abitare la Gloria della sua Shekinah, fin dal principio, tra i due cherubini.
Prima di creare il mondo aveva creato la Legge ed aveva preparato il giardino dell'Eden per i giusti e la gèhenna per i cattivi, che è paragonabile ad una spada affilata, con due tagli.
È chiaro il riferimento all'arca dell'alleanza ed al Santo dei Santi.

Genesi Capitolo 4 - Caino e Abele
Genesi 4,8 - Caino disse a suo fratello Abele: Vieni usciamo in campagna. Ed avvenne che quando tutti e due furono usciti in campagna Caino rispose e disse ad Abele: lo vedo che il mondo non è stato creato con amore, che non è ordinato secondo i frutti delle buone opere e che nel giudizio vi è preferenza di persone, perché la tua offerta è stata accolta con favore e la mia no. Abele rispose a Caino e disse: Il mondo è stato creato con amore, è retto secondo i frutti delle buone opere e nel giudizio non c'è alcuna preferenza di persona. Perché i frutti delle mie opere sono stati migliori dei tuoi la mia offerta è stata accolta con favore. Caino riprese e disse ad Abele: Non vi è né giudizio, né giudice, né un' altro mondo, alcuna ricompensa per i giusti, né punizione per i cattivi! Abele replicò a Caino dicendo: C'è un giudizio, c'è un giudice, c'è un altro mondo, c'è ricompensa per i giusti e punizione per i cattivi! Su tale questione si bisticciarono in piena campagna e Caino si alzò contro suo fratello Abele, io colpi: con una pietra in fronte e lo uccise.
È così evidenziata la posizione di un contrasto radicale tra chi crede in Dio e nella sua giustizia e che ritiene che il mondo sia un evento casuale senza una mente ordinatrice che lo guida.
(Vedi: "Visione su Abele, il pastore gradito al Signore")

Genesi 4,10 - Egli disse: Che cosa hai fatto? La voce del sangue dei figli che dovranno nascere da Abele, tuo fratello, grida contro te dalla terra fino alla mia presenza.
Suggerisce l'idea o che Abele avesse una moglie incinta da cui poi nacque una discendenza o che comunque Dio gli assicurerà una discendenza.

Genesi 4,26 - Anche a Seth nacque un figlio e lo chiamò Enos. Questa è la generazione in cui cominciarono a fuorviarsi, si costruirono idoli e li chiamarono con il nome della Parola di Dio.

Genesi Capitolo 5 - I patriarchi prediluviani
Genesi 5,24 - Enoch servì nella verità davanti a Dio e così non era più con gli abitanti della terra; perciò fu portato via e fu fatto salire nel firmamento, per una parola davanti a Dio, e lo si chiamò con il nome di Metratrone, il grande scriba.
In Enoch la grazia di Dio ha operato, perché per il Genesi questo patriarca non è entrato nella morte, e reca, così, speranza di soluzione finale positiva per tutti. Enoch fu il soggetto che portò all'acme la letteratura apocalittica, perché è la prima buona notizia per il fedele in un mondo desolato. È questa perciò la prima sconfitta del serpente antico. In cielo gli fu dato un nuovo corpo di fuoco e tu trasformato nell'angelo Metratron, importante angelo, lo scriba celeste. Nel misticismo ebraico è associato a Elia - anche lui rapito in cielo - ed è il soggetto di molte opere apocalittiche, dove sono descritte le sue esperienze. Quella tradizione immagina che quelle opere siano estratte dal libro che fu dato ad Enoch dagli angeli, contenente la conoscenza dell'albero della vita. Vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?" ove in linea col pensiero d'un testo nascosto sotto il testo ufficiale, mi domandai se i libri apocalittici di Enoch fossero reminiscenza di decriptazioni deducibili dalla stessa Genesi o da altri libri canonici, ma oggi non più rintracciabili per amnesia? Interessante è che il primo uomo, degno d'essere portato in cielo è, per la tradizione ebraica, strettamente legato alla scrittura. Ciò dimostra l'importanza che da sempre è stata annessa ai segni delle lettere secondo quella tradizione sono incise, sul trono di Dio e, combinando le stesse, è stato creato il mondo e sono il corpo della Torah. Enoch secondo il Genesi visse per 365 anni proprio nei tempi attorno ai quali apparvero i primi geroglifici, a cavallo del 3000 a.C.. Chi scriveva il Genesi, indirettamente, ma volutamente, sta così suggerendo che la scrittura è collegabile a questo patriarca in quanto contemporaneo dell'origine dei geroglifici, tipo di scrittura che l'autore del Genesi doveva conoscere visto che il libro è inserito nella Torah che la tradizione ritiene scritta poco dopo l'uscita dall'Egitto. Per la stessa tradizione ebraica, essendo a quel epoca ad esistere nel mondo, solo i discendenti dei patriarchi, come appunto sostiene la Genesi, quella scrittura da uno di questi doveva pur venire, perciò Enoch proteggendo, come angelo del cielo (Metratone) ha fatto ricadere sulla terra le idee dei segni preesistenti, scritti sul trono di Dio, che sarebbero stati accolti, ma in forma primitiva dalla cultura egiziana, poi purificati in quelli ebraici che sarebbero simili agli originali.

Genesi Capitolo 6 - Si avvicina il diluvio
Genesi 6,3 - Dio, mediante la sua Parola disse: Nessuno delle generazioni che devono nascere nell'avvenire sarà giudicato del giudizio della generazione del diluvio, che deve essere distrutta e sterminata dal mondo. Ecco che io avevo donato il mio Spirito ai figli degli uomini, ma essi sono carne e le loro opere sono malvagie. Ecco che io gli avevo regalato un tempo di 120 anni, perché facessero penitenza, ma essi non l'hanno fatta.
Anticipa che vi sarà un'alleanza con i nati dopo il diluvio, vedi: Genesi 9,11.

Genesi 6,4 - Shemhazai e Azael, che erano caduti dai cieli, erano sulla terra in quei giorni e così dopo che i figli dei grandi andarono verso le figlie degli uomini ebbero dei figli; questi sono i giganti del tempo passato, uomini rinomati.
Vedi: il paragrafo "La rivolta degli angeli" in "L'arcangelo Michele lotta con Basilisco e Leviatano" ove si conferma l'idea, qui è appena accennata, che i figli di Dio di cui si legge nella traduzione C.E.I. di questo brano sono i figli dei grandi dei potenti, di chi si fa come Dio e il criptato ottenuto riferisce appunto della discesa degli angeli ribelli nel mondo.

Genesi 6,14 - Fatti un'arca in legno di cedro...
Il versetto C.E.I. recita "Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti, e la spalmerai di bitume dentro e fuori."
Il testo masoretico in effetti parla di cioè di "alberi resinosi". L'idea del Targumista del legno di cedro porta il pensiero al legno usato nel Santuario.

Il testo con le lettere ebraiche del versetto della Bibbia ebraica è il seguente:




La decriptazione fornisce: "Si vedranno risorti entrare camminando ; tutti dentro alla fine nella (sala) del consiglio () staranno . Di zolfo avrà versato l'angelo nel mare ; finire si vedrà bruciare . Dal mondo verranno finalmente ad abitare ; fuori li porterà retti il Verbo nel corpo tutti . Verranno i viventi dal Tempio portati a vivere nell'assemblea , condotti su a casa , perdonati ."

"Si vedranno risorti entrare in camminando; tutti dentro alla fine nella (sala) del consiglio staranno. Di zolfo avrà versato l'angelo nel mare; finire si vedrà bruciare. Dal mondo verranno finalmente ad abitare; fuori li porterà retti il Verbo nel corpo tutti. Verranno i viventi dal Tempio portati a vivere nell'assemblea, condotti su a casa, perdonati."

"Poi la morte e gli inferi furono gettati nello stagno di fuoco. Questa è la seconda morte, lo stagno di fuoco. E chi non era scritto nel libro della vita fu gettato nello stagno di fuoco." (Apocalisse 20,14-15)

"Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolàtri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte".(Apocalisse 21,8)

Genesi Capitolo 7 - Il diluvio
Genesi 7,4 - Ecco che io regalo loro un tempo di una settimana, se si convertiranno li perdonerò, altrimenti farò scendere la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti ed annienterò dalla faccia della terra tutte le sue creature, che io ho creato.

Genesi 7,10 - E accadde che al termine dei sette giorni di lutto di Matusalemme le acque del diluvio furono sulla terra.
Vedi: in "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?" il paragrafo "I patriarchi pre e post diluvio" ed in particolare la tabella in esso inserita, ottenuta dai dati forniti da Genesi 5,10 e 5,11, da cui risulta che Matusalemme morì a 969 anni e com'è noto visse più di tutti, ebbe il figlio primogenito Lamech a 187 anni, anno assoluto 874, visse altri 782 anni, quindi morì nell'anno assoluto 1656, lo stesso anno del diluvio.
Interessante è l'elaborazione che coglie il targumista che conferma avvenire la morte di Matusalemme nello stesso anno del diluvio e precisamente sette anni prima. Ritengo che sia implicito in una lettura del nome tenendo presente che il radicale comporta anche il "mandare" e implicitamente una calamità un castigo, vedi: Levitico 26,22 e Amos 8,11; infatti il nome si può cosi spezzare "morto porterà a mandare (una calamità)".

Genesi Capitolo 9 - Il nuovo mondo
Genesi 9,20 - Noè cominciò a coltivare la terra e trovò un ceppo di vigna che il fiume aveva trascinato dal giardino dell'Eden. Lo piantò per avere una vigna, io stesso giorno germogliò e fece maturare i grappoli che egli spremette.
(Vedi: "Vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia")

Genesi Capitolo 11 - Torre di Babele e patriarchi post diluvio
Genesi 11,4 - Poi essi dissero: Andiamo, costruiamoci una città ed una torre che raggiunga l'altezza dei cieli. Sulla sua sommità facciamoci un idolo e mettiamo una spada nella sua mano. Che essa costituisca contro di Lui una formazione di combattimento, prima che ci disperdiamo sulla faccia della terra.
Viene chiarito che quel "facciamoci un nome" delle Bibbia ebraica in effetti è "facciamoci un idolo".

Genesi 11,28 - Quando Nemrod gettò Abramo nella fornace di fuoco dei Caldei, perchÉ non voleva rendere culto ai suoi idoli, accadde che il fuoco non ebbe potere di bruciarlo; allora, il cuore di Haran fu diviso e si disse: Se Nemrod lo vince io sarò dalla sua parte, se, invece, Abramo lo vince io sarò dalla sua. Quando tutti quelli che erano là videro che il fuoco non aveva avuto ragione di Abramo nel proprio cuore dissero: Haran il fratello di Abramo non è forse pieno di divinazione e di sortilegi, sicuramente ha profetizzato sul fuoco perché non bruciasse il fratello! Subito cadde su di lui un fuoco dall'alto dei cieli e lo consumò. Haran morì sotto gli occhi di Tèrala, suo padre, essendo stato bruciato, nel suo paese natale, nella fornace di fuoco che i Caldei avevano preparato per suo fratello Abramo.
Spiegazione della morte del fratello di Abramo. Viene sostenuto che Abramo della linea dei primogeniti dei patriarchi era restato, come Noè, fedele nella fede del Dio Unico, mentre nella sua stessa famiglia già vi era una divisione e un dubbio tra Dio e gli idoli, impersonato nel fratello Haran.

Genesi Capitolo 12 - Chiamata di Abramo
Genesi 12,5 - Abramo, dunque, prese la moglie Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i beni che avevano acquistato in Carran e tutte le anime che avevano convertito e si incamminarono verso il paese di Canaan. Arrivarono al paese di Canaan.
Il targumista sta preparando a spiegarsi come Abramo avesse i 318 servi di cui poi al versetto nella Bibbia ebraica Genesi 14,14. In effetti, i rabbini poi chiariranno quel 318 col nome dell'unico servo Eliezier (Dio aiuta) il cui valore gimatrico, cioè di somma delle lettere che costituiscono il nome, appunto, è 318.
Il versetto Genesi 151s, infatti, recita: "Dopo tali fatti, questa parola del Signore fu rivolta ad Abram in visione: Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo (cioè il tuo aiuto, la tua protezione); la tua ricompensa sarà molto grande. Rispose Abram: Mio Signore Dio, che mi darai? Io me ne vado senza figli e l'erede della mia casa è Eliezer di Damasco (cioè non ho discendenza)."

Genesi Capitolo 13 - Abramo e Lot
Genesi 13,7 - Per questo nacque una disputa tra i pastori di Abramo ed i pastori di Lot. In effetti, i pastori di Abramo, proprio da lui avevano ricevuto l'ordine di non andare tra i Cananei ed i Periziti, perché questi avevano ancora potere nel paese; inoltre, facevano in modo che le loro bestie mangiassero, soltanto, quanto fossero arrivate ai luoghi delle loro pasture. I pastori di Lot, invece, lasciavano andare i loro greggi a mangiare liberamente nei campi dei Cananei e dei Periziti, che abitavano allora nel paese.

Genesi 13,13 - Ora gli uomini di Sodoma erano perversi gli uni contro gli altri e peccavano davanti a Dio, come impudicizia, versare sangue innocente e rendere culto idolatra.
Queste parole riecheggiano nelle disposizioni della Chiesa di Gerusalemme per bocca del vescovo Giacomo ai neofiti provenienti dai pagani "Per questo io ritengo che non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli, dalla impudicizia, dagli animali soffocati e dal sangue." (Atti 15,19s)

Genesi Capitolo 15 - L'alleanza con Abramo
Genesi 15,11 - Le nazioni idolatre, che sono simili ad uccelli impuri, scesero per depredare i beni d'Israele, ma il merito di Abramo li proteggeva.

Genesi 15,12 - Il sole stava per tramontare quando un profondo sonno fu su Abramo ed ecco che quattro regni si levarono per asservire i suoi figli:

  • terrore, è Babilonia;
  • tenebre, è la Media;
  • spesse, è la Grecia;
  • cadde su di lui, è Edom, nazione perversa che cadrà e non si potrà rialzare.
Genesi 15,17 - Ecco che il sole calò e si fece notte. Ed ecco che Abramo guardava, finché si disposero dei sedili, si alzarono dei troni; la gèhenna apparve simile a una fornace, ad un braciere avvolto di scintille e di fiamme di fuoco nel quale cadevano i cattivi per essersi rivoltati contro la Legge durante la loro vita in questo mondo. Invece, i giusti che l'avevano conservata, sfuggivano al tormento. Ed ecco che Dio passò in mezzo agi animali.
La lettura del targumista è attualizzata all'inimicizia coi popoli nemici; Edom, cioè Esaù, ed Israele fratelli, eterni nemici... e la storia si ripete. La decriptazione però profetizza la fine del male. Il demonio è la causa dell'inimicizia. "E sarà ad uscire; sarà alla luce chi li ha salvati. Dentro l'Unigenito dal mondo li ha portati a vedere l'incantesimo. Fuori dall'esistenza avrà portato nel mondo l'angelo (ribelle) che entrerà per la fine in una fornace fumante. Recherà al serpente la sciagura. L'Unigenito l'avrà ridotto in desolazione. Brucerà il cattivo che da dentro i corpi sarà per l'energia entrata a venir meno; sarà ad uscire dai viventi il maledetto. (decriptazione di Genesi 15,17)

Genesi Capitolo 18 - Apparizione a Mambré
Genesi 18,1 - La Gloria del Signore gli apparve nella piana di Mambrè. Egli (Abramo) era sofferente per il dolore della circoncisione, seduto alla porta della tenda, nell'ora più calda del giorno.
Nel capitolo 17, la Genesi tratta, infatti, della circoncisione di Abramo.

Genesi 18,21 - Ebbene io vado a manifestarmi per vedere se dopo il grido che è salito davanti a me essi hanno fatto una distruzione totale. Sono colpevoli, ma se domandano di fare penitenza e desidereranno nell intimo delle loro anime che io non consideri le loro opere cattive saranno davanti a me come se io non le conoscessi.

Genesi Capitolo 19 - Distruzione di Sodoma
Genesi 19,26 - La sua donna guardò dietro l'angelo per sapere ciò che ne sarebbe stato della casa di suo padre. Infatti, ella era del numero dei figli dei Sodomiti e perché aveva peccato attraverso il sale, divulgando la presenza degli sfortunati, fu trasformata in colonna di sale. La sera che vennero ospiti da Lot, infatti, sua moglie andò dai vicini a cercare del sale, nell'intenzione di divulgare il loro arrivo.
Interessante è questo tentativo del targumista di spiegarsi il punto oscuro della moglie di Lot diventata una statua di sale. Commentatori sostengono che quel punto oscuro sarebbe niente altro che l'interpretazione popolare di una roccia salina di forma strana vicino alle sponde del Mar Morto.

Genesi Capitolo 21 - Nascita di Isacco
Genesi 21,6 - Sara disse: Dio, ha fatto per me una meraviglia chiunque sentirà si meraviglierà di me.
Sembra proprio che questo pensiero abbia potuto evocare nel "Magnificat" di Maria di Nazaret nel Vangelo di Luca il versetto "Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome." (Luca 1,49)

Genesi 21,7 - Poi disse: Come era degno di fede il messaggero che fece questo annuncio ad Abramo e disse - che Sara è destinata ad allattare bambini - perché essa gli ha partorito un figlio nei tempo della vecchiaia.
E ancora il Magnificat "...come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre". (Luca 1,55)
Dopo i versetti Genesi 19,33.34 "Abramo piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità. E fu forestiero nel paese dei Filistei per molto tempo" viene inserito il seguente versetto aggiuntivo.

Genesi 21,34b - Abraham coltivò un giardino a Barsabea e vi collocò nutrimento per i viaggiatori. Ora, accadeva che dopo avere mangiato e bevuto volevano pagargli il prezzo dei cibo. Ma egli diceva: quello che voi mangiate è di colui che creò îl mondo con la Parola. Ed essi non partivano di là senza che fossero convertiti e senza che avesse loro insegnato a rendere gloria al Signore del mondo. Ed Abraham rendeva culto e pregava al nome della Parola del Signore, Dio dell'universo.

Genesi Capitolo 22 - Sacrificio di Isacco
Genesi 22,1b - Dopo questi avvenimenti accadde che Isacco ed Ismaele di sputarono tra loro. Ismaele disse: È a me che spetta l'eredità di mio padre, perché sono il primogenito. Ed Isacco: È a me che spetta l'eredità di mio padre, perché io sono figlio di Sara, sua moglie, mentre tu sei figlio di Agar, la serva di mia madre. Ismaele riprese e disse: Io sono più giusto di te perché io sono stato circonciso a 13 anni e se avessi voluto rifiutarmi avrei potuto non sottopormi alla circoncisione, ma tu sei stato circonciso ad 8 giorni. Se tu avessi avuto la conoscenza poteva accadere che non ti saresti prestato alla circoncisione. Isacco replicò e disse: Ecco, oggi ho 37 anni e se il Santo, benedetto egli sia, domandasse tutto il mio corpo io non rifiuterei.

Genesi 22,1 - Subito queste parole furono intese dal Signore del mondo ed allo stesso momento la Parola di Dio tentò Abraham e gli disse: Abraham! E lui rispose: Eccomi!
L'inserimento di Genesi 22,1b intende chiarire:
  • il merito di Isacco nei riguardi di Ismaele;
  • la richiesta ad Abramo del sacrificio di Isacco che sarebbe stato così proposto da Isacco stesso.
Genesi 22,3 - ...prese due dei suoi servitori, Eliezier e Ismaele, e suo figlio Isacco. Poi tagliò del legno d'olivo, di fico e di palma, come conviene per l'olocausto, si alzò e andò verso il luogo che il Signore gli aveva detto.
Si aggiungono particolari e viene citato lo stesso Ismaele come testimonio della veridicità dell'evento.

Genesi 22,8 - Abraham disse: Dio stesso si è preparato un agnello per l'olocausto, altrimenti, sei tu l'agnello per l'olocausto. Ed andarono tutti e due, assieme, con cuore perfetto.

Genesi 22,10 - Dopo Abraham stese la mano e prese il coltello per sacrificare suo figlio, Isacco prese la parola e disse a suo padre: Legami bene che non mi dibatta per l'angoscia della mia anima, in modo tale che la tua offerta non sia valida e che sia precipitato, nella fossa della perdizione nel mondo che deve venire. Gli occhi di Abraham erano fissi in quelli di Isacco e gli occhi di Isacco erano fissi sugli angeli in alto. Isacco li vedeva, ma Abraham non li vedeva. Gli angeli dall'alto dicevano: Venite, guardate due unici nel mio mondo; uno sacrifica e l'altre è sacrificato. Quelle che sacrifica non esita e quello che è sacrificato porge la gola.
È inserimento importante entrato nella tradizione che cita le parole del canto detto "dell'aquédah" in ebraico legare, da quel "Legami bene" che i bambini cantano nella notte di Pasqua.
Nella notte pasquale ebraica i tre segni principali sono: Agnello, Matzah - pane azimo, e Maror - erbe amare.
L'agnello ricorda sia il comando di Mosè di preparare un agnello per mangiarlo quella notte e di segnare col sangue gli stipiti delle porte onde le case degli Israeliti fossero preservate (Esodo 12), sia il sacrificio di Isacco che viene presentato al Signore in favore della salvezza in cui i cristiani hanno visto profetizzato il sacrificio di Cristo.
A "Pesach" la famiglia ebrea offriva il sacrificio pasquale nel Tempio di Gerusalemme e il sacrificio dell'agnello pasquale, l'evento più solenne della festa, avveniva durante il pomeriggio della vigilia di "Pesach".

Genesi 22,14 - Dopo Abraham rese grazie e pregò in quel luogo dicendo: Ti prego Dio per il tuo amore. Tu sai che non ho avuto reticenza nel mio cuore e che ho cercato di compiere con gioia: la tua volontà. Così, quando i figli di mio figlio Isacco entreranno nell'ora dell'angoscia ricordati dell'aquédah del loro padre Isacco e salvali. Per questo tutte le generazioni diranno: Sui monte il Signore provvede.
Conferma quanto sopra ho annotato.

Genesi 22,20b - Dopo questi avvenimenti, dopo che Abraham ebbe legato Isacco, che Satana andò ad annunciare a Sara che Abraham aveva immolato Isacco, Sara si alzò, gridò fino a soffocare e morì di dolore.
Aggiunta al versetto Genesi 22,20.
Il capitolo 23, infatti, annuncia la morte di Sara.
Vedi: "La risurrezione dei primogeniti", ove ho provveduto alla decriptazione del racconto del Sacrificio d'Isacco che nasconde il racconto dell'apertura del mare di cui al racconto dell'Esodo.

Genesi Capitolo 25 - Esaù e Giacobbe
Genesi 25,27 - I fanciulli crebbero. Esaù divenne un uomo abile nella caccia degli uccelli e degli animali selvatici, un uomo che andava in campagna per uccidere le genti, Giacobbe, invece, divenne un uomo perfetto nelle sue opere, servo nella casa di studio di Eber per cercare sapienza da Dio.
(Vedi: il paragrafo "Esaù e Giacobbe - Genesi capitolo 25" di "Vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia")
Eber, infatti morì, quando Giacobbe aveva 13 anni, l'età della bar-mitzvah, in cui un ragazzo ebreo è ritenuto adulto e responsabile per gli impegni religiosi, (vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?") Giacobbe, perciò, ha ricevuto l'insegnamento diretto da parte dei patriarchi nella linea dei primogeniti di Noè e di Adamo.

Genesi 25,29 - Il giorno che Abraham morì, Giacobbe fece bollire una minestra di lenticchie ed andò a consolare suo padre. Esaù, allora, arrivò dalla campagna.
Era stanco, perché in quel giorno aveva commesso cinque peccati:
  • si era affidato al culto idolatra;
  • aveva versato sangue innocente;
  • era andato con una ragazza fidanzata;
  • aveva negato la vita del mondo a venire;
  • aveva disprezzato il diritto di primogenitura.
Genesi 25,32 - Esaù disse: Ecco che sto per morire e non voglio rivivere in un altro mondo. A che, allora, può servirmi il diritto di primogenitura ed una parte nel mondo che deve venire?
Questioni tutte accennate nel mio anzidetto studio su Giosuè e Giacobbe.

Genesi Capitolo 26 - Isacco a Gerar
Genesi 26,2 - Era nell'intenzione di Isacco di scendere in Egitto, ma Dio apparve e gli disse: Non scendere in Egitto, abita nel paese che ti indicherò.

Genesi 26,12 - Isacco seminò questa terra in vista dell'elemosina per donare la decima dei suoi beni ai poveri di Gerar; egli raccolse il centuplo. Il Signore lo benedisse.

Genesi Capitolo 27 - Giacobbe e la primogenitura
Genesi 27,1b - Accadde, quando Isacco divenne vecchio, che i suoi occhi furono troppo deboli per vedere. In effetti, quando suo padre l'aveva legato, egli aveva visto il trono della gloria e, da quel momento, i suoi occhi avevano cominciato ad indebolirsi. Chiamò il figlio maggiore il 14 di Nisan e gli disse: Figlio mio è questa la notte che gli esseri celesti lodano il Reggitore del mondo e che sono aperti i tesori delle rugiade. Gli rispose: Eccomi.
Le tradizioni rabbiniche, infatti, dicono che: "Isacco dopo aver subito l'esperienza traumatica dell'Aqedah, non ebbe più una vita normale, anche se a quel tempo aveva 37 anni. La sua vista era debole, perché mentre era legato, aveva guardato fisso il cielo e visto Dio. I suoi occhi erano stati colpiti dalle lacrime degli angeli, che erano cadute su di lui mentre essi piangevano ed egli aspettava di essere ucciso. La semplicità di Isacco spiega la sua preferenza per Esaù, che era davvero un figlio malvagio. Per Esaù fu facile suscitare una buona impressione in Isacco, che era ormai quasi cieco. Anche Giacobbe riuscì ad ingannare suo padre facendosi dare la benedizione che aveva riservato al figlio maggiore."

Genesi 27,40 - Tu (Giacobbe) vivrai della tua spada, servirai davanti a tuo fratello e gli sarai sottomesso. Quando i figli di Giacobbe studieranno la legge e conserveranno i suoi comandamenti essi poseranno il loro giogo sul tuo collo, ma quando lasceranno i comandamenti e di studiare la legge tu dominerai su di lui e toglierai il giogo di servitù dal tuo collo.

Genesi 27,41 - Esaù prese in odio Giacobbe per la benedizione che gli aveva dato suo padre e disse nel suo cuore: Non voglio fare come ha fatto Caino che ha ucciso Abele mentre era vivo suo padre, ma poi suo padre generò ancora Seth, Al contrario, mi debbo controllare fino a quando arriveranno i giorni del dolore per la morte di mio padre, ed allora ucciderò mio fratello Giacobbe e sarò assassino, ma ereditiere.
Esaù così era considerato più perverso di Caino che, di fatto, considerata la forma allegorica di tutta la Genesi, è profezia su Esaù, cioè su Edom, perché "Disse a Giacobbe: Lasciami mangiare un po' di questa minestra rossa , perché io sono sfinito. Per questo fu chiamato Edom ." (Genesi 25,30)
Col nome di Edom, cioè Esaù, l'antagonista e persecutore di Giacobbe-Israele, viene costantemente indicato negli scritti della letteratura rabbinica il nemico escatologico che tiene il popolo di Dio nell'ultima schiavitù dalla quale lo libererà il Messia ed ai tempi di Gesù; Edom era il termine convenzionale per indicare la potenza ostile dell'impero romano.
Si legge nella lettera agli Ebrei: "Non spunti né cresca alcuna radice velenosa in mezzo a voi e così molti ne siano infettati; non vi sia nessun fornicatore o nessun profanatore, come Esaù, che in cambio d'una sola pietanza vendette la sua primogenitura." (Ebrei 12,15b)

Genesi Capitolo 28 - Giacobbe va da Labano
Genesi 28,10 - Cinque prodigi sono stati operati in favore di Giacobbe quando andò via da Bersabea.
Primo prodigio: le ore dei giorno furono abbreviate ed il sole tramontò prima del tempo, perché la Parola bruciava dal desiderio di parlare con lui.
Secondo prodigio: le quattro pietre che aveva messo come cuscino, al mattino le trovò riunite in una sola pietra.
Terzo prodigio: quando nostro padre Giacobbe si mise in cammino per andare a Harran la terra gli andava in contro e si trovò nello stesso giorno a Harran.
Quarto prodigio: la pietra che tutti pastori riuniti non erano riusciti a far rotolare dalla bocca del pozzo, quando arrivò nostro padre Giacobbe la sollevò con una sola mano ed abbeverò il gregge di Labano, fratello di sua madre.
Quinto prodigio: il pozzo si mise a debordare e l'acqua salì davanti a lui e continuò ad uscire per tutto il tempo che fu a Harran.


Genesi 28,11 - Capitò, così in un luogo dove passò la notte era tramonta, perché il sole era tramontato. Prese le pietre, le dispose come guanciale e si coricò in quel luogo.

Genesi 28,12 - Fece un sogno. Una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli che lo accompagnavano dalla casa di suo padre salirono e annunciavano agli angeli in alto: Venite, vedete il giusto la cui immagine e seduta sul trono della Gloria, colui che bruciate daI desiderio di vedere. Allora gli altri angeli di Dio discendevano per contemplarlo...
Pare proprio profetizzata la discesa del Verbo e il versetto Genesi 28,12 starebbe bene anche nella descrizione degli angeli sulla grotta di Betlemme.
È da tenere presente che per la tradizione ebraica solo gli arcangeli sopportano la visione del Potente, vedi: i quattro esseri viventi dell'Apocalisse 4,6.
Il decriptato di Genesi 28,12 e 13 della Bibbia ebraica fornisce:

"E saranno nell'assemblea del Potente i viventi portati dal mondo. Tra gli angeli entreranno nei giri, perché vivranno tra le schiere. Con il corpo saliranno dal mondo, portati nel corpo dell'Unigenito. Risorti, ma vivi, camminando, saranno a vedere, entrandovi, i cieli, per la calamità dell'angelo (ribelle) usciti. I viventi, che dal serpente afflitti sono, in Dio rientreranno, essendo stato, chi male operava stando nei viventi, portato a scendere. Saranno i viventi a casa riportati. Ed entrata degli angeli l'esistenza, portati dal mondo, al cospetto dell'Altissimo si porteranno. E saranno l'Unico da vivi a vedere tra gli angeli stare. Sarà (colui che) dal mondo li portò fuori, (in cui) di Dio entrò a stare la forza. Al mondo, ai viventi, del Padre fu la rettitudine a recare. Dio nel mondo fu a stare. Giù (come) fissato entrò in terra. Da una Donna dal corpo venne alla luce. Per la rettitudine, che dentro dell'Altissimo c'era, il serpente l'afflisse. In croce l'inviò l'angelo (ribelle). Fuori portò da dentro dal ferito/colpito corpo in azione la rettitudine."

Genesi Capitolo 29 - Giacobbe da Labano
Genesi 29,9 - Egli stava ancora parlando con loro, quando arrivò Rachele col bestiame del padre, perché era una pastorella. In effetti, sul bestiame di Labano, era venuta una piaga di Dio e ne restava assai poco. Egli, allora, aveva scacciato i suoi pastori e aveva consegnato ciò che ne restava alle cure di Rachele, sua figlia.

Genesi 29,12 - Giacobbe rivelò a Rachele che era venuto per abitare con suo padre e per sposare una delle sue figlie. Rachele rispose e disse: Non è possibile abita re con lui, perché è un uomo furbo. Giacobbe rispose: Io son più furbo e sottile di lui e non ha potere di farmi del male, perché mi assiste la Parola di Dio. Quando seppe che era il figlio di Rebecca, allora, corse ad annunciarlo ai padre.

Genesi 29,13 - Dopo che Labano seppe della fama di forza e di pietà di Giacobbe, figlio di sua sorella; cioè, come aveva rubato a suo fratello il diritto di primogenitura e le benedizioni, come Dio gli era apparso a Bethel , come aveva rotolato la pietra e come il pozzo era salito ed era debordato davanti a lui, corse ad incontrarlo. Lo abbracciò, lo baciò e lo introdusse nella sua casa ed egli raccontò a Labano le sue vicende.

Genesi 29,14 - Allora, Labano gli disse: Davvero sei mio parente e simile a me! Così dimorò presso di lui per un mese.

Genesi 29,22 - Allora, Labano riunì tutti gli uomini del luogo e diede un banchetto.
Prese la parola e disse loro: Ecco sono sette anni che Giacobbe è arrivato a casa nostra, ai nostri pozzi non è mancata l'acqua ed i nostri abbeveratoi si sono moltiplicati. Ora, che consiglio mi date perché possiamo farlo rimanere qui ancora presso di noi per sette anni? Gli consigliarono l'artificio di maritarlo con Lia, anziché con Rachele.

Tutto gli riesce bene, è il timorato di Dio del Salmo 1:"Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, la sua legge medita giorno e notte. Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere. Non così, non così gli empi: ma come pula che il vento disperde; perciò non reggeranno gli empi nel giudizio, né i peccatori nell'assemblea dei giusti. Il Signore veglia sul cammino dei giusti, ma la via degli empi andrà in rovina."

Genesi Capitolo 30 - Giacobbe e Rachele
Genesi 30,2 - Giacobbe si irritò contro Rachele e disse: Che viene da me il frutto del ventre? Chiedilo a Dio, perché è da Lui che vengono i figli ed è Lui che ti ha rifiutato il frutto delle viscere.
(Vedi: il paragrafo "I Patriarchi" in "Bibbia - Tracce di geroglifici nel Pentateuco - parte 1" articolo in .pdf).

Genesi 30,22 - Quattro sono le chiavi che sono nelle mani di Dio, Signore di tutti i secoli, e che non sono affidate nemmeno agli angeli ed ai Serafini: la chiave della pioggia, la chiave del pane, la chiave dei sepolcri e la chiave della sterilità.
La chiave della pioggia: è cosi che la Scrittura la spiega e dice: Dio vi darà i tesori del cielo.
La chiave del pane: è così che la Scrittura la spiega e dice: Apri la tua mano e sazi tutti i viventi in cui ti sei compiaciuto.
La chiave dei sepolcri, così la spiega la Scrittura dicendo: Ecco, che aprirò i vostri sepolcri e vi farò risorgere dalle vostre morti o popolo mio.
La chiave della sterilità, perché così la spiega la Scrittura, e dice: Dio nella sua misericordia si ricordò di Rachele ed ascoltò la preghiera di Rachele e decise con la Sua Parola di darle dei figli.

Vi è negli scritti biblici una grande allegoria tra la Torah, che esplicita la Parola di Dio e la pioggia, entrambe vengono dal cielo, la prima da quello spirituale e la seconda da quello fisico, ed entrambe si possono considerare lanciate . Non a caso, infatti, la prima pioggia d'autunno è detta . (Deuteronomio 11,14 e Geremia 5,24) e anche (Salmo 84,7), entrambe dallo stesso radicale di Torah: La pioggia ricorda la Torah. (Vedi: (Vedi: "San Giuseppe - L'arco di Dio" articolo in .pdf)

Genesi Capitolo 31 - La fuga di Giacobbe
Genesi 31,19 - Quando Labano era andato a tosare il suo gregge, Rachele rubò i piccoli idoli (teraphim) di suo padre; in effetti, era d'uso immolare un primogenito, di tagliargli la testa che si spargeva di sale e di spezie, poi si scrivevano formule magiche su una lamina d'oro che si metteva sotto la sua lingua, quindi si alzava su un muro e si parlava con lui. Era davanti a questi idoli che suo padre si prostrava.

Genesi 31,22 - Ora, dopo la partenza Giacobbe, i pastori non trovarono acqua ai pozzi. Attesero per tre giorni che i pozzi debordassero, ma. non accadde. Il terzo giorno capirono ed annunciarono Labano che Giacobbe era fuggito, perché era per suo merito che il pozzo aveva debordato per 20 anni.
L'acqua che esce spontaneamente da pozzi porta al personaggio di Miriam che, per la tradizione ebraica, è come un pozzo d'acqua artesiano; anche il nome Miriamm può indicarlo "acqua innalza ( = )".
I midrash dicono del pozzo di Miriam dato a Refidim che viaggiò col popolo nel deserto (in Mekhilta) e che il pozzo di Miriam si fermò in un punto del lago di Tiberiade (ove operava Gesù) e guarì un lebbroso (in Bamidbar Rabbah - commento del Pentateuco e dei 5 "rotoli" Cantico, Ester, Rut, Lamentazioni e Qohelet).
Il libro dei Numeri segnala "Ora tutta la comunità degli Israeliti arrivò al deserto di Sin il primo mese e il popolo si fermò a Kades. Qui morì e fu sepolta Maria. Mancava l'acqua per la comunità". (Numeri 20,1-2)
Quel pozzo e la carenza d'acqua di cui è menzione nel Talmud alla morte della profetessa sta ad indicare la spontaneità della fede verso Dio che con Maria sgorgava viva come acqua di sorgente.
Nel libro dei Numeri 2,17s c'è il "cantico del pozzo" che Israele intona ai confini della terra promessa "...Questo è il pozzo di cui il Signore disse a Mosè: Raduna il popolo e io gli darò l'acqua. Allora Israele cantò questo canto: Sgorga, o pozzo: cantatelo! Pozzo che i principi hanno scavato, che i nobili del popolo hanno perforato con lo scettro, con i loro bastoni."
L'acqua è una similitudine per parlare della Torah che è sorgente d'acqua inesauribile, fresca, viva ed eterna, che discende dai cieli, riserva di fede e speranza per Israele e per chi ad essa va a dissetarsi ed Isaia ben conosce tale simbologia "O voi tutti assetati venite all'acqua, chi non ha denaro venga ugualmente; comprate e mangiate senza denaro e, senza spesa, vino e latte... Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata. Voi dunque partirete con gioia, sarete condotti in pace." (Isaia 55,1.10-12)
Dice il profeta Zaccaria 12,10 "Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto", poi in 13,1 "In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante" e in 14,8 "In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme". (Vedi: "Profezie nei vangeli: il protovangelo di Zaccaria")
I Vangeli rivolgono a Gesù queste profezie: "...chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna" (Giovanni 4,14) e "...chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno" (Giovanni 7,38).
Sulla stessa scia dell'acqua che zampilla è la figura della Maria del N.T.
(Vedi: "Le Miriam della Bibbia e nella tradizione - 1 e parte 2" articoli in .pdf).

Genesi Capitolo 32 - La lotta con l'angelo
Genesi 32,3 - E Giacobbe quando li vide disse: Questi potrebbero essere messaggeri di Labano, fratello di mia madre, che ha ricominciato a perseguitarmi, oppure dell'accampamento di Esaù, mio fratello, che mi viene incontro od angeli mandati da Dio per liberarmi da tutti e due. Perciò, chiamò quel luogo Mahanaim (accampamenti).

Genesi 32,27 - Gli disse: Lasciami andare perché è arrivata l'ora che si alza la colonna dell'alba, in cui gli angeli dell'alto lodano Dio ed io sono il capo di quelli che lo lodano. Giacobbe rispose: Non ti lascerò, se non mi avrai benedetto.
Vedi: paragrafo "Giacobbe allo Yabbok" di "La risurrezione dei primogeniti" dove ho decriptato Genesi 32,24-33 da cui si replica il racconto del miracolo dell'apertura del mare raccontato al capitolo 14 del libro dell'Esodo.

Genesi Capitolo 33 - L'incontro con Esaù
Genesi 33,2b - Poiché, egli si disse: Se Esaù viene per fare un massacro dei miei figli e per prendermi le donne lo farti con i primi nel frattempo ci leveremo ed ingaggeremo il combattimento con lui.
Questa strategia di dividere la propria carovana in due gruppi conferma la strategia che si ricava adottata per i fuoriusciti dall'Egitto e di cui ho detto nel citato articolo "La risurrezione dei primogeniti".

Genesi Capitolo 34 - La violenza a Dina
Genesi 34,31 - Simone e Levi risposero: Non era affatto conveniente che si dicesse nella assemblea dei figli d'Israele che degli incirconcisi ed idolatri hanno insozzato la figlia di Giacobbe, ma piuttosto è conveniente che si dica che gli incirconcisi sono stati messi a morte a causa della vergine figlia di Giacobbe degli idolatri. Perché, dopo ciò, Sichem figlio di Hamar, non possa vantarsi contro di noi dicendo di aver trattato nostra sorella come una prostituta".

Genesi Capitolo 35 - Giacobbe a Betel
Genesi 35,8 - Allora morì Debora, la nutrice di Rebecca, e fu sepolta sotto Bethel, ai confini della piana. È anche la che Giacobbe ricevette la notizia della morte di sua madre Rebecca e chiamò il luogo, Piana del Dolore.

Genesi 35,9 - Dio eterno, che il suo Nome sia benedetto oggi e nei secoli dei secoli!
Il tuo amore, la tua fedeltà la tua giustizia la tua potenza e la tua gloria non cesseranno nei secoli dei secoli. Tu ci hai insegnato a benedire il fidanzato e la fidanzata, dopo Adamo e la sua compagna. Tu ci hai insegnato a visitare i malati, dopo nostro padre Abramo, il giusto, quando gli sei apparso nella Piana della Visione, perché soffriva ancora per la sua circoncisione. Tu ci hai insegnato a consolare chi piange, dopo nostro padre Giacobbe, il giusto, guardo la sorte sorprese Debora, nutrice di Rebecca sua madre e Rachele morì vicina a lui durante il viaggio; si fermò, allora, con forti grida e pianse in una grande crisi di sconforto, ma tu, con amore, gli sei apparso e l'hai benedetto e consolato. Per questo la Scrittura dice che Dio apparve una seconda volta a Giacobbe al ritorno da Paddan - Aram e lo benedì.


Genesi 35,14 - Egli eresse là una stele, nel luogo ove aveva parlato con lui, una stele di pietra, e vi versò, una libazione di vino e d'acqua perché così debbono fare i suoi figli per la festa delle capanne, e sparse su di essa olio d'olivo.
Si legge nel testo in ebraico "Così Rachele morì e fu sepolta lungo la strada verso Èfrata, cioè Betlemme. Giacobbe eresse sulla sua tomba una stele. Questa stele della tomba di Rachele esiste fino ad oggi." (Genesi 35,19s)

Genesi 35,21 - Giacobbe ripartì e piantò la tenda fuori dalla Torre dei greggi (Migdal 'Eder), luogo dove il Re Messia deve manifestarsi alla fine giorni.
Migdal-Eder , la Torre delle Pecore o del Gregge il luogo da cui verrà il Buon Pastore.
Girolamo (fine IV secolo) ricorda questo luogo la casa dei guardiani, di chi vigila, ad est di Betlemme, a circa 2 km dal centro abitato, nel il villaggio di Beit Sahur, ove la chiesa di Gerusalemme vi celebrava una festa la vigilia del Natale.
Beit Sahur è tra i campi detti di Booz ove si trovavano i pastori nella notte in cui nacque Gesù e poco distante a Siyar el-Ghanam vi sono o ruderi di una torre di guardia, ora incorporati in un ospizio francescano.
Questa è la località che indica il Targumista a est di Betlemme, specificando che in quel luogo sarebbe venuto il Messia. Il Talmud indica tale luogo e così la conferma la tradizione cristiana.

Genesi Capitolo 37 - Inizia la storia di Giuseppe
Genesi 37,2b - In effetti, li aveva visti mangiare della carne staccata da una bestia non ancora morta.
Spiegazione del perché Israele-Giacobbe preferiva Giuseppe, è che era simile a lui come afferma dopo, e lui non si sarebbe comportato in quel modo.

Genesi 37,3 - Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché le fattezze di Giuseppe erano come le sue e gli aveva fatta una tunica colorata.
Questa tunica colorata è una allegoria e nasconde l'idea che Giuseppe aveva in sé un vestito di splendore che ricorda il vestito di splendore di Adamo prima del peccato. Tunica, quindi con fondo bianco di lino e colori come quelli dell'iride. (vedi: commento a Genesi 3,7)

Genesi 37,13 - Accadde, dopo alcuni giorni che Israele disse a Giuseppe: Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo di Sichem? Ma, ho paura che gli Evei vengano ad ucciderli per aver ucciso Camor e Sichem con gli abitanti della città. Vieni, dunque, che t'invio da loro. Egli disse: Eccomi.

Genesi 37,14 - Gli disse: Va a vedere corre stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a riferirmi. Lo fece partire, dunque, dalla valle di Hebron in virtù del profondo disegno di cui era stato parlato ad Abramo. In quello stesso giorno avvenne, poi, la fine dell'esilio d'Egitto. Giuseppe si alzò, dunque, ed andò verso Sichem.
Questo accenno all'uscito dall'esilio è un pensiero che viene fuori dalle lettere usate nel testo ebrico del versetto canonico ove è scritto: "Gli disse: Va' a vedere come stanno i tuoi fratelli e come sta il bestiame, poi torna a riferirmi. Lo fece dunque partire dalla valle di Ebron ed egli arrivò a Sichem."
Per le parole in grassetto usa



"E verrà () a trarli fuori (). E dalle acque porterà ad uscire le pecore . A portarle fuori dallo stare in esilio () inviata sarà la Parola e sarà a mandarli liberi per il mondo ."

"E verrà a trarli fuori. E dalle acque porterà ad uscire le pecore. Per portarle fuori dallo stare in esilio inviata sarà la Parola e sarà a mandarli liberi per il mondo."

È prova inattesa che leggevano le lettere come le leggo io.

Genesi 37,21 - Ma Ruben intese e volle salvarlo dalle loro mani. Disse: Non lo uccidiamo per non essere responsabili del suo sangue.

Genesi 37,28b - Con le monete d'argento acquistarono dei sandali.
I sandali nascondono l'intento di guadagnarsi l'eredità che spettava al fratello, infatti, chi aveva dei diritti era uso che li riscattasse togliendosi un sandalo. Nell'antico Israele (vedi nella Bibbia la storia di Rut) esisteva, infatti, l'usanza relativa al diritto del riscatto o della permuta, onde per convalidare l'atto uno si toglieva il sandalo e lo consegnava come diritto di occupare quella terra o proprietà.

Genesi Capitolo 38 - Giuda e Tamar
Genesi 38,25 - Si fece uscire Tamar per essere bruciata e lei cercava i tre pegni, tra non li trovava. Alzò gli occhi verso il più alto dei cieli e parlò così: prego, per l'amore che viene dalla tua faccia, rispondimi in questa ora del mio sconforto ed illumina i miei occhi, perché possa ritrovare i miei tre pegni, cosicché da i miei seni possa suscitare tre santi che santificheranno il tuo Nome nella fornace di fuoco della valle di Doura. Nello stesso momento il Santo, benedetto Egli sia, fece segno a Michaele ed egli illuminò i suoi occhi e li trovò. Essa li prese e li gettò ai piedi dei giudici e disse: Sono incinta dell'uomo cui appartengono queste cose. lo, però, anche se venissi bruciata non farei conoscere il suo nome. Ma colui che è mio testimone tra me e lui nel rivederli gli metterà nel cuore di riconoscerli e mi salverà da questo giudizio. Quando li vide, Giuda li riconobbe e nel cuore si disse: Preferisco essere confuso in queste mondo, che è un mondo che passa, piuttosto che essere confuso davanti ai miei padri, i giusti, nel mondo che deve venire. Preferisco essere bruciato in questo mondo, per un fuoco che finisce piuttosto che nel mondo che deve venire in un fuoco inestinguibile. Questa è la giusta misura per quello che ho fatto a mio padre Giacobbe presentandogli la tunica di mio fratello Giuseppe.

Genesi 38,26 - E disse: Tamar è innocente, è di me che è incinta. Una voce discese dal cielo e disse: È dal mio amore che venuto il fatto. Allora si salvarono tutti e due dal giudizio e Giuda disse: Essa è più giusta di ne, perché io non l'ho data a mio figlio Sela. E non ebbe più rapporti con lei.
Tamar era stata moglie di un figlio di Giuda, ma gli morì il marito.
Secondo la legge del Levirato (Deuteronomio 25,5-10), allora solo usanza, il fratello del marito doveva subentrare per dare una discendenza al fratello morto, ma morì anche questo, poi morì la moglie di Giuda e Tamar cercò di avere discendenza da Giuda stesso, secondo il racconto in questo capitolo 38 della Genesi.
Con quello stratagemma entrò così nella genealogia di Davide.
Nella genealogia di Gesù, così, al capitolo 1 del Vangelo di Matteo si legge: "Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda..., Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò... Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide, Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa... Salatiel generò Zorobabèle... generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo." (Genesi 1,1-16)
Spiccano in questa genealogia del Messia, il Cristo, figlio di Dio, riconosciuto dal cristianesimo, il nome di 4 donne: Tamar, Rahab, Rut e Maria.
Ora, i pegni di Giuda a Tamar (Genesi 38,18) erano: Sigillo , cordone e bastone .
Segnalo che Zorobabele in Aggeo 2, 23 è considerato servo e "sigillo" di Dio, che i vangeli apocrifi raccontano che il bastone Giuseppe germogliò e per il cordone concludo essere "Parola che ad indicare è il Potente ", cioè il Messia.

Genesi Capitolo 40 - Giuseppe interpreta sogni
Genesi 40,12 - Giuseppe disse tra sé: Ecco quale è l'interpretazione finale dei sogno: i tre tralci sono i tre patriarchi, Abramo, Isacco e Giacobbe, la cui discendenza deve essere ridotta in servitù in Egitto e liberata da tre pastori fedeli, Mosè, Aronne e Miriam, che sono i grappoli. Per questo ha detto "presi l'uva e la spremetti nella coppa dei Faraone e posai la coppa nella sua mano", questa è la coppa di collera che il Faraone deve bere alla fine dei giorni. E poi, disse al coppiere: Vai a ricevere un buon salario per il sogno favorevole che hai fatto. E per te, ecco l'interpretazione: i tre tralci sono tre giorni che mancano alla tua liberazione.

Genesi 40,18 - Giuseppe disse tra se: I tre canestri sono tre pesanti servitù che Israele dovrà subire nei paese d'Egitto, nell'argilla, nei mattoni ed in tutti i lavori della campagna. Faraone emetterà nefasti decreti contro Israele e farà gettare i suoi bambini nel fiume, ma Faraone perirà e le sue armate saranno annientate quando i figli d'Israele usciranno liberi ed a testa alta. Al panettiere disse: Avrai un salario fissato per questo sogno, in quanto i tre canestri sono tre giorni.
Il targumista fornisce una spiegazione che evidentemente era il frutto di quanto era stato elaborato nelle Bet ha-Midrash sui due sogni del coppiere e del panettiere del faraone e li interpreta alla luce profetica di ciò che dovrà avvenire al popolo d'Israele come raccontato nel libro dell'esodo.
Ora, il panettiere produce pane dell'afflizione del Seder (ordinamento) di Pasqua, infatti, il sogno è funesto per il panettiere, mentre per il coppiere il sogno è favorevole perché richiama le coppe della benedizione dello stesso Seder.

Genesi Capitolo 41 - I sogni del Faraone
Genesi 41,40 - Tu stesso sarai l'intendente della mia casa. È con la decisione e l'ordine della tua bocca che sarà nutrito tutto il mio popolo. Solo per il trono io sarò più grande di te.
Il nome Josef in ebraico letto due volte con i segni indica proprio quel pensiero: sarà a portare a riempire le bocche (quando) sarà a portare in giro una parola .

Genesi 41,45b - Il Faraone chiamò Giuseppe: l'uomo che apre ciò che è chiuso.
Del pari: è a portare ciò che arrotolato a bocca aperta .

Genesi Capitolo 43 - Giuseppe incontra Beniamino
Genesi 43,33b - Egli teneva nella sua mano la coppa d'argento e la faceva tintinnare come fanno gli indovini e aveva posto il figlio di Rachele, Beniamino, accanto a lui.
I targumista, appunto come un incantatore, pone in evidenza la coppa d'argento che sarà un elemento importante nel capitolo successivo.

Genesi 43,34b - E con lui bevvero fino all'allegria, perché dal giorno dal quale erano stati separati da lui non avevano bevuto più vino, né lui né loro, fino a quel giorno.
La coppa d'argento e il vino richiamano la coppa d'argento che si usa per il qiddush, cioè per la santificazione... era proprio una Pasqua di liberazione.

Genesi Capitolo 44 - La coppa di Giuseppe
Genesi 44,18b - Perché nelle ore che siamo venuti a casa tua ci hai detto: Sono ricolmo dei timore di Dio! Ed, ora, i tuoi giudizi sono cambiati per divenire simili ai giudizi dei Faraone?
Ricolmo del timore di Dio avvicinato al concetto della coppa fa pensare al "berrà il vino dell'ira di Dio che è versato puro nella coppa della sua ira". (Apocalisse 14,10)

Genesi Capitolo 45 - Giuseppe si fa riconoscere
Genesi 45,28b - Israele, allora, disse: Dio, ha avuto molta misericordia nei miei riguardi. Mi ha salvato dalle mani di Esaù, dalle mani di Labano e dalle mani dei Cananei che mi perseguitavano. Ho o visto e ho sperato molte consolazioni. Ma non speravo più che Giuseppe fosse ancora vivo! Andrò, dunque, e lo rivedrò prima di morire.

Genesi Capitolo 46 - Giacobbe in Egitto
Genesi 46,3 - Egli disse: Sono il Signore, Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto a causa della schiavitù che io ho decisa con Abramo, perché laggiù io ti farò una nazione numerosa.

Genesi 46,4 - Sono io che per la mia Parola scenderò a casa tua in Egitto. Vedrò i tormenti dei tuoi figli, ma la mia Parola ti esalterà, e sarà Giuseppe che chiuderà i tuoi occhi.

Genesi Capitolo 49 - Benedizione di Giacobbe
Genesi 49,1 - Giacobbe chiamò i suoi figli e disse loro: Riunitevi e purificatevi e vi annuncerò misteri nascosti, le date segrete, il premio dei giusti, le pene degli empi e quella che sarà la felicità dell'Eden. Si riunirono assieme le 12 tribù d d'Israele e circondarono il letto d'oro su cui era disteso. Ma dopo che si fu manifestata la Gloria della Shekina di Dio, il tempo fissato in cui doveva venire il Re Messia gli venne nascosto. Quindi, egli disse: Venite perché vi farò conoscere ciò che accadrà alla fine dei giorni.
Sorprendentemente il targumista programma l'annuncio di una rivelazione sugli ultimi tempi, una apocalisse col giudizio e il passaggio alla visione finale, confermando che anche il libro della Genesi annuncia la venuta esplicita del Messia, eppure il testo esterno finale della Bibbia canonica ebraica del presente capitolo non paiono soddisfare tale attesa in quanto con l'esposizione non concretizzano una tale promessa.
Nell'articolo "Le benedizioni di Giacobbe e di Mosè" tale questione esce in tutta la sua chiarezza.
Dalla decriptazione integrale di questo capitolo 49 del Genesi risulta, infatti, un racconto di secondo livello sull'epopea del Messia che da consistenza alle promesse del targumista e costituisce ulteriore prova della criptazione del testo e della validità dei risultati della ricerca che ho portato avanti in tale direzione.

Genesi 49,2 - Da Abramo, padre di mio padre, nacque l'impuro Ismaele, corre i figli di Chetura, da Isacco mio padre nacque l'impuro Esaù, mio fratello. E anch'io ho paura che tra voi il cuore di qualcuno si separi dai suoi fratelli per rendere culto agi idoli stranieri. Le dodici tribù di Giacobbe, assieme, rispesero e dissero: Ascolta, Israele, Iahwèh è nostro Dio, Iahvèh è uno. Giacobbe riprese e disse: Che il suo Nome sia benedetto e la sua gloria regni nei secoli dei secoli.

Genesi 49,3 - Ruben tu sei il mio primogeniti primizia del mio vigore e delle mie pene. Eri destinato ad ereditare la mia primogenitura, la dignità sacerdotale e la regalità. Ma, perché tu ha i mancato, figlio mio, la primogenitura è stata donata a Giuseppe, la regalità a Giuda ed il sacerdozio a Levi.

Genesi 49,4 - lo ti paragono Ruben figlio mio ad un piccolo giardino nel quale sono fiumi abbondanti d'acqua; non li hai potuti sopportare e sei stato sommerso. Cosi, Ruben, figlio mio, tu sei stato violento ed hai peccato. Ma non peccare di nuovo. Il peccato che hai commesso ti sarà perdonato e rimesso.

Genesi 49,8 - Giuda, tu hai confessato il tue peccato nel fatto di Tamar, perciò i tuoi fratelli ti loderanno e saranno chiamati Giudei per il tuo nome. Le tue mani ti vendicheranno dei tuoi nemici lanciandogli frecce quando vi accerchieranno ed i figli di tuo padre ti saluteranno come primo.

Genesi 49,9 - Sei simile Giuda, figlio mio, ad un leoncello, perché ha i trattenuto la tua anima dalla preda di Giuseppe e nel giudizio di Tamar sei riconosciuto innocente e sarai liberalo. Ti riposerai e diventerai potente, come leone e come leonessa chi oserà farti alzare.
Per il fatto di Tamar viene avvicinato il verbo "confessare" che in ebraico ha per radicale al nome di Giuda .

Genesi 49,10 - Re e principi non mancheranno nella casa di Giuda, né scribi e dottori della legge tra la tua discendenza, fino a quando viene il Re Messia l'ultimo dei suoi figli, al quale appartiene la regalità ed ai quale si sottometteranno tutte le nazioni.

Genesi 49,11 - Quanto è bello il Re Messia che deve sorgere da quelli della casa di Giuda. Egli cinge i suoi fianchi e scende ad ingaggiare il combattimento contro i suoi avversari ed uccide i potenti della terra. Fa rosseggiare i monti dei sangue degli uccisi e rende bianche le colline del grasso dei loro guerrieri. I suoi vestiti sono bagnati di sangue ed è simile colui che pigia l'uva.

Genesi 49,12 - Quanto sono belli gli occhi del Re Messia, più del vino puro per non aver visto impurità né aver sparso sangue innocente. I suoi denti sono più bianchi dei latte per non essersi nutrito di violenza e di rapine. Le sue montagne ed i suoi, frantoi rosseggeranno di vino e le sue colline biancheggeranno per i raccolti ed i recinti di greggi.
Il targumista nel commento di questi versetti Genesi 49,10-12 in modo esplicito e senza ombra di indecisione alcuna sulla interpretazione dei versetti propone la venuta del Messia da Giuda.

Genesi 49,14 - Issacar reca il carico della Torah e s'estende nei territori dei fratelli.

Genesi 49,15 - Egli vide che il riposo del giorno che deve venire era buono e che la sua parte del la terra d'Israele era piacevole, perciò piega le spalle allo studio della Legge e tutti i suoi fratelli gli pagano tributi.

Genesi 49,16 - Da quelli della casa di Dan sorgeranno riscatto e giudice, assieme tutte le tribù d'Israele gli obbediranno.

Genesi 49,17 - Vi sarà un uomo che si eleverà nella casa di Dan. La paura che ispirerà sarà gettata sui popoli e colpirà con forza i Filistei. Come un aspide si stenderà sulla strada e come una vipera si nasconderà sul sentiero. Ucciderà i guerrieri dei campo dei Filistei, colpirà al garretto i loro cavalli, ribalterà i carri e i cavalieri.

Genesi 49,18 - Ma questa sarà una redenzione momentanea, io, però, spere, nella tua salvezza o Dio.

Genesi 49,21 - Neftali è un messaggero rapido, simile ai cervo che corre sui picchi delle montagne per annunciare le buone novelle. È lui che annunciò a nostro padre Giacobbe, per primo, che Giuseppe era ancora vivo. Lui che si affrettò a scendere in Egitto, in tempo brevissimo, e riportò dai palazzo di Giuseppe il titolo di proprietà dei carro della grotta doppia. Quando la sua bocca annuncia nelle assemblee di Israele, latte e miele escono dalle sue labbra.
Quanto in grassetto è tradizione non altrimenti nota e prepara quanto lo stesso targumista dirà a commento del versetto Genesi 50,13.

Genesi 49,27 - Beniamino, tribù potente come un lupo che strana. Sulla sua terra dimorerà la Shekinah del Signore e sulla sua eredità si erigerà il Tempio. Il mattino si offrirà l'agnello dell'olocausto perpetuo fino alla quarta ora e aI crepuscolo un secondo agnello. Essi si divideranno il di più che resterà delle offerte ed ognuno ne mangerà la sua parte.

Genesi Capitolo 50 - Funerali di Giacobbe
Genesi 50,13 - I suoi figli lo portarono, dunque, nel paese di Canan. Esaù, lo venne a sapere e partì con forze dalla montagna di Gabla e venne a Hebron. Non voleva lasciare che Giuseppe sotterrasse suo padre nella grotta doppia. Così, Neftaii partì e correndo scese in Egitto dove arrivò nello stesso giorno e riportò il titolo di proprietà che Esaù aveva scritto a Giacobbe per la grotta doppia.
Il versetto della Bibbia masoretica Genesi 50,11 "I Cananei che abitavano il paese videro il lutto alla Aia di Atad e dissero: È un lutto grave questo per gli Egiziani. Per questo la si chiamò Abel-Mizraim, che si trova al di là del Giordano."
Quell'Abel-Mizraim può essere lutto degli egiziani o prateria degli egiziani.
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