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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LETTERE EBRAICHE, SEGNI CELESTI DELLA TORAH

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA BIBBIA EBRAICA - CODICE CIFRATO
Nelle lingue semitiche vi sono i ceppi cananaico, aramaico e ugaritico.
L'ebraico col fenicio e il moabitico è del ceppo cananaico, ma i tradizionalisti ortodossi ebrei lo considerano il padre delle lingue non solo semitiche, ma anche di tutte le altre perché era la lingua parlata nell'Eden all'origine e che solo più tardi, come accenna l'episodio di Babele "Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole" (Genesi 5,1), fu confusa nelle varie lingue del mondo.
Quella lingua è importante perché è vocalizzazione dei segni - lettere - immagini di quelli con cui Dio ha creato il mondo e con cui venne data la Torah.
Il "Pirké" di "Rabbi Eliezer" (24) narra che dopo la costruzione della torre di Babele "il Santo, benedetto Egli sia, chiamò i 70 angeli che circondavano il trono della Gloria e disse loro: Venite, scendiamo e confondiamo le 70 nazioni e le 70 lingue... Poi tirarono a sorte tra loro... La sorte del Santo, benedetto Egli sia, cadde su Abramo e la sua discendenza" e questi è il patriarca la cui discendenza ha conservato la lingua e i cui segni, secondo la Bibbia furono scritti direttamente da Dio sulle tavole che costituirono come una stele di Rosetta per Mosè.
Quelle lettere, date da Dio, divennero le lettere ebraiche.

  • "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Esodo 31,18)
  • "Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra." (Esodo 32,15)
Mosè elevato da Dio sul Sinai alla visione delle cose eterne ricevette huqim e mishpatim, cioè norme scritte, letteralmente bucate, graffite (come quelle che danno i Re) e dette con le labbra, cioè tradizione orale.
Mosè tornò con un'esperienza visiva e con l'ordine di riprodurre in terra ciò che aveva visto in cielo, infatti:
  • "Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi." (Esodo 25,9)
  • "...eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte". (Esodo 25,9)
  • "I nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto. Dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè la portarono con sé." (Atti 7,44.45)
Sullo stesso lait motiv si verifica poi che Davide fornisce indicazioni al figlio Salomone per la costruzione del Tempio in cui porre l'arca e per sostituire la tenda della testimonianza:
  • "Davide diede a Salomone suo figlio il modello del vestibolo e degli edifici, delle stanze per i tesori, dei piani di sopra e delle camere interne e del luogo per il propiziatorio, inoltre la descrizione di quanto aveva in animo riguardo ai cortili del tempio, a tutte le stanze laterali, ai tesori del tempio e ai tesori delle cose consacrate, alle classi dei sacerdoti e dei leviti e a tutta l'attività per il servizio del tempio e a tutti gli arredi usati nel tempio." (1 Cronache 28,11-13)
  • "Gli diede l'oro puro per l'altare dei profumi, indicandone il peso. Gli consegnò il modello del carro d'oro dei cherubini, che stendevano le ali e coprivano l'arca dell'alleanza del Signore. Tutto ciò - disse - era in uno scritto da parte del Signore per farmi comprendere tutti i particolari del modello." (1 Cronache 28,18s)
"Ogni lettera può essere vista come la materializzazione di concetti astratti, come rivestimento di valori metafisici e strumento per rivelare la vera essenza del creato; una molteplicità di significati il cui numero corrisponde alle possibili combinazioni delle ventidue lettere dell'alfabeto." (Shem Tov B. Shem Tov, cabalista spagnolo del secolo XIV°)

La Torah fu trasmessa fedelmente tramite Giosuè come racconta la Bibbia e come vedremo più innanzi.

Le 22 lettere dell'alfabeto ebraico ("Alef" - "Bet" ) sono oggi scritte col carattere quadrato che pare sia stato definito da Ezdra (V secolo a.C.) al ritorno dall'esilio babilonese, ma rispettando il messaggio grafico originario.
Una lettera ebraica può così avere anche funzione di valore numerico e d'icona che può dar luogo a messaggi criptati, a meditazioni da parte di mistici ebrei con sortite nella magia e in tutti i campi esoterici.
Il Talmud, infatti, indaga tentando d'attribuire significato al nome delle lettere, sia in relazione alla forma, sia all'ordine in cui sono collocate nell'alfabeto e attribuisce loro significati etici ("Shabat" 104) sostiene ("Menahot" 29) di Rabbi Akivà (II secolo d.C.) il loro studio e il tutto è trattate nello scritto "Lettere" ("Otiot") a lui attribuito, ma tardivo (inizi XVI secolo d.C.).
Ogni variazione nella scrittura di ciascuna lettera, ogni aggiunta o sottrazione di un singolo elemento, può rendere inutilizzabile il testo, in quanto ne deforma il significato, il che era nell'immaginario del I secolo d.C. visto che Gesù lo ricorda agli uomini di quel tempo, come ci risulta da "In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto." (Matteo 5,18)
La Torah scritta in ebraico è immagine terrena di una Torah di realtà celesti, che Dio ha immaginato in cielo, fatte intravedere all'autore che poi ha cercato di riportare la descrizione di cose e concetti con i segni indicatigli da Dio stesso.
Ora se tutto questo è il pensiero interno degli scritti biblici fatto trapelare nello scritto dagli autori e/o dalle scuole, autrici, cosa accade con una traduzione?
Cosa accadrebbe perciò della corrispondenza tra parole e realtà e descrizione della stessa con i segni di altra lingua e cosa resterebbe di questa una volta tradotta?
L'ebraico è la lingua santa di Dio della creazione che sola per l'autore della Torah fornisce corrispondenza tra nomi e cose.
Per far capire cosa s'intende presento ad esempio il versetto della Genesi 1,8:

"Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno."

Riporto il testo ebraico con lettere separate non separato in parole come era nei testi antichi.



Mi soffermo sulle lettere la cui traduzione convenzionale è "firmamento" intendo far capire come le lettere ebraiche in questo caso dicono di più.
In "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico", articolo in pdf, nel parlare della tappa del 2° giorno della creazione ho presentato cosa poteva intendere l'autore con firmamento tenendo presente quale era l'immaginario comune attingendo in quello egizio, visto che Mosè sarebbe stato principe egiziano.
Per gli egizi agli inizi il mondo era il Nun, un'infinita distesa d'acque senza luce né direzione, ma da Nun si creò Atum-ra cioè il sole.
Nel primo tempo (Zep Tepi) Atum creò Shu (dio dell'aria e del vento) e Tefnut (dea dell'umidità) da cui nacquero Geb (dio della terra) e Nut (dea del cielo stellato).
Questi però stavano sempre abbracciati, impedendo alla vita di germogliare.

Nut rappresentata inarcata a semicerchio

Atum comandò a Shu di separarli e il dio del vento si mise tra i due, sollevò Nut rappresentata inarcata a semicerchio aggrappata a Geb, e braccia e gambe di questa sono i pilastri su cui si regge il cielo; infatti i geroglifici così rappresentano la volta celeste , come un tavolato visto da sotto.
Il caos fu sconfitto e Geb per cercare di toccare la sposa formò le montagne.
Nut, tutte le mattine partorisce il sole e le sere lo ingoia con le stelle.
Nut e Geb ebbero 4 figli, divinità antropomorfe: Osiride, Seth, Iside e Nephtys.
In quel articolo scrissi: firmamento "raqia'" o volta celeste servendomi dei significati che avevo definito per le lettere ebraiche, "Il solo che di Iahwèh (L'Essere) si vede " e "corpo rovesciato è in vista ".
Ora, se nella Bibbia scritta in ebraico, ogni lettera esprime la realtà, la traduzione in altra lingua comporta una insufficienza perché le altre lingue non hanno le stesse lettere e inseriscono la vocalizzazione.
Nella lingua greca che fu la prima in cui fu tradotta la Bibbia ebraica, l'alfabeto, infatti, risale al IX secolo a.C..
Tale alfabeto deriva dalla scrittura dei Fenici, ma nell'alfabeto greco sono basilari anche le vocali ed i greci dovettero trasformare alcune lettere fenicie non usate nel loro alfabeto per indicare i suoni vocalici, perciò vi sono 27 lettere (nel latino 26).
Il filosofo Filone l'Ebreo (20 a.C. - 50 d.C.) , egiziano di Alessandria, reinterpretò l'ebraismo per gli ebrei egiziani di cultura greca e sposò la traduzione greca della Bibbia sostenendo che tale lingua è parimenti esaustiva della traduzione greca dei 70 che pone come ispirata.
Nella tradizione ebraica di Filone si dice che non conoscesse in modo corrente ed approfondito l'ebraico e scrisse di Bibbia esclusivamente in greco in termini platonici ed allegorici, ma rimase praticamente ignoto per gli ebrei di lingua aramaico.
Ebbe un certo ascolto, ma in conflitto con le idee rabbiniche ed alla ricchezza della pratica intellettuale ebraica legata alla precipua particolarità della scrittura ebraica molto più densa di significati d'una sola traduzione.
Il pensiero ebraico, infatti, pur se interessato al senso letterale di ogni singolo versetto del Tanach non se ne accontenta e guarda il testo più da vicino, interroga ogni singola parola, ne confronta l'uso in altri versetti, arriva fino a porsi il problema delle lettere e delle loro particolarità grafiche e questo rivela un antico retaggio.
Basta pensare al prologo del Siracide, libro non accolto dalla Bibbia ebraica, perché scritto in greco, ma di cui il traduttore sostiene l'originale essere in ebraico: "...Siete dunque invitati a farne la lettura con benevolenza e attenzione e a perdonare se nonostante l'impegno posto nella traduzione, sembrerà che non siamo riusciti a rendere la forza di certe espressioni. Difatti le cose dette in ebraico non hanno la medesima forza quando sono tradotte in altra lingua. E non solamente questa opera, ma anche la stessa legge, i profeti e il resto dei libri conservano un vantaggio non piccolo nel testo originale..."
Tutto il pensiero giudaico fonda la sua essenza mistica e profonda sulle lettere dell'alfabeto ebraico considerate ampolle di potenza divina che portano nell'esistente una traccia del potere creativo e ciò ha portato alcuni a livelli di lettura i più vari, dalla mistica alla magia ed a modalità di trattamento come Gematria e Temurah.
(Gematria: si basa sul fatto che ogni lettera ha un valore numerico e che parole con stesso valore numerico hanno un concetto che li accomuna e va cercato e vale il detto "Le scarpe - Parole - con lo stesso numero entrano nello stesso piede - Concetto".
Temurah: Cioè sostituzione delle lettere con altre secondo alcuni metodi (ad esempio, la prima con l'ultima, la seconda con la penultima ecc...).
Dio, infatti, per la Torah nel libro della Genesi pare creare col potere della parola: "Dio disse : Sia la luce! E la luce fu" (Genesi 1,3), perché l'azione seguiva il suo dire, cioè col proferire la parola che in ebraico si dice "amira" e si scrive .
Esiste anche un altro modo per esprimere il termine parola che si usa per la conversazione, "dibbur" e anche questa ha un altro potere creativo, perché da una mente crea idee nella testa di un altro.
Le lettere di quei due modi di dire parola in ebraico sul tema suggeriscono:
  • "amira" "origina la vita di un corpo nel mondo ";
  • "dibbur" "aiuta dentro portandosi nella testa ".
La Qabbalah e la tradizione ebraiche ed anche i commenti targuminici, cioè delle traduzioni in aramaico dall'ebraico, hanno definito un potere particolare di Dio, cioè la sua Parola che è una emissione della sua essenza.
Nel mio recente articolo "Torah-Targum Palestinesi-versetti scelti con commenti", nel trattare dei Targum della Genesi ho ricordato che il primo versetto tradotto dall'aramaico così recita "In principio la Parola di Dio, con Sapienza, creò e rese perfetti il cielo e la terra" ed ho osservato che dal primo versetto circola l'idea del Verbo = la Parola sottolineato dal Vangelo di Giovanni e che San Paolo nella lettera ai Colossesi così tratteggia: "Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui." (Colossesi 1,15-17)
Il pensiero cristiano ha poi ufficialmente sancito il dogma della SS. Trinità che però in embrione, agitava le ment tanto da considerarle persone con una stessa sostanza: Dio Padre, la Parola il Figlio e lo Spirito Santo la Sapienza, cosicché il mondo fu creato da un atto di amore e volontà dell'intera Trinità.
Sotto questo aspetto quei due termini ebraici che esprimono il concetto di parola dal punto di vista cristiano si possono proporre così:
  • "amira" "L'Unico vive in un corpo nel mondo ";
  • "dibbur" "per aiutare dentro si portò in un corpo ".
Il Talmud (Eruvin 13) riporta che "R. Meir raccontava: Quando incontrai R. Yshmael questi mi domandò: Qual è la tua occupazione? Risposi: Lo scriba. E il Maestro: Fai bene attenzione al tuo lavoro che è opera divina. Se tu aggiungessi o togliessi una sola lettera dal testo, potresti causare la distruzione dell'universo".
Avendo ciascuna lettera ebraica anche un numero il testo della Bibbia ebraica è cifrato, vale a dire i 391.300 segni che lo costituiscono si mostra come un numero dalla cui formulazione non può cambiarsi o escludere anche solo la più piccola delle lettere, lo yod, senza pregiudicarne la decifrazione sarebbe come cambiare un segno in una espressione matematica, cioè lo Spirito circolante esistente non avrebbe lo stesso DNA celeste.
Quel numero è un multiplo di 26 (15.050x26 = 391.300) che è numero "chiave".
Il n° 26 corrisponde alla somma delle valori numerici del tetragramma sacro del nome di Dio, Iahwèh, il Signore, la cui esatta vocalizzazione è ignota.

= ( = 5) + ( = 6) + ( = 5) + ( = 10) = 26

Molte coincidenze fanno una volontà e ne segnalo alcune.
Tra Adamo e Mosè vi sono 26 generazioni, il 26° versetto della Genesi Dio disse "Facciamo l'uomo...", il 4° capitolo del Genesi ha 26 versetti, inizia con Adamo e si chiude col Signore.
La gimatria viene anche a suggerire che essenza di Iahwèh è l'insieme bilanciato di amore ed unità , infatti, la loro somma è 26 come il numero che si ottiene dal tetragramma di Iahwèh:
  • = ( = 5) + ( = 2) + ( = 5) + ( = 1) = 13
  •    = ( = 4) + ( = 8) + ( = 1) = 13
Segnalo, infine, una curiosità che fa comprendere come dietro la Bibbia ci sia una attenta costruzione. Tra i capitoli della Bibbia ebraica:
  • il più corto è Salmo 117;
  • il più lungo il Salmo 119.
Prima del Salmo 117 vi sono 594 capitoli.
Dopo il Salmo 119, salmo alfabetico, la legge di Dio, vi sono 594 capitoli.
(Vedi "Poemi alfabetici nella Bibbia; messaggi sigillati")

Il centro pertanto è il Salmo 118, il salmo di chiusura dell'Hallel della liturgia per la festa delle capanne.
(Vedi "Le feste ebraiche della venuta del Messia")
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