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LETTERE EBRAICHE, SEGNI CELESTI DELLA TORAH
di Alessandro Conti Puorger

LETTERE EBRAICHE - SEGNI CELESTI
Tutti i modi per scrivere con simboli, lettere o ideogrammi, sin dall'antichità hanno in se stessi un pathos di divinità, perché hanno il potere, ritenuto sotto certi aspetti di presentarsi come miracolosi in quanto riescono a creare nella mente di chi li interpreta i concetti che chi ha provocato quei segni di scrittura intendeva trasferire.
Da questo pensiero, passando per varie tappe indicate succintamente in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", ho esaminato con attenzione le lettere ebraiche che hanno un potere intrinseco ed arcano e la possibilità di cercare d'interpretarli.
Riprendo quella ricerca con altri approfondimenti che là omisi, perché teso ad indicare con pochi passi i risultati che hanno portato a "Parlano le lettere" ove ho indicato metodo, regole e significati delle lettere ebraiche per pervenire a letture di secondo livello di quelle Sacre Scritture.
L'archeologia ancora non è riuscita pienamente a spiegarsi come sia nato il sistema di scrittura detto geroglifico che pare spuntare senza sviluppi nella storia, scodellato quasi già evoluto.
Tutto partì dal prendere atto che gli egizi, infatti, ritenevano il loro modo di scrivere ispirato dal dio Thot, che trova poi il suo parallelo in Grecia con Hermes, fondatore delle teorie ermetiche e, forse, quel Thot fu la deificazione di una persona che propose, sviluppò ed ebbe il potere di far applicare in larga scala un suo metodo.
La Torah, in opposizione a tale credenza, c'informa che i segni ebraici furono forniti dallo stesso Dio d'Israele quando scrisse le tavole della testimonianza ed espose a Mosè anche quanto doveva essere riportato in scrittura con segni che erano allora ben chiari per un egiziano-ebreo, vissuto per molti anni nei territori di Madian e nella penisola del Sinai, che conosceva geroglifici e segni sinaitici e che parlava sia l'ebraico di allora, sia l'egiziano antico, padre della lingua dei Copti, ed anche gli idiomi in uso nella penisola del Sinai.
Iscrizioni È probabile, infatti, che Mosè esperto in tutta la sapienza degli egiziani, come ci conferma la storia dell'Esodo - "Mosè era un uomo assai considerato nel paese d'Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo." (Esodo 11,3b) - e la tradizione ebraico-cristiana - come risulta da "Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere" (Atti 7,22) - se ha scritto qualcosa, ha scritto utilizzando la lingua ebraica con segni Proto/Canaanei e Proto/Sinaitici derivati dai geroglifici, infatti, le iscrizioni trovate nelle miniere di turchese di Serabit-al-Khadim al Sinai, usano meno di 30 segni con un sistema consonantico.
Le più antiche scritture Cananee trovate discendenti dai segni sanaitici sono quelli della iscrizione di El Kerak (che probabilmente faceva parte di una statua) scritta da Mesha, re di Moab, o da suo padre attorno al IX° secolo a.C. in basalto grigio.
La critica letteraria, storica e l'archeologia si sono molto interrogate su varie problematiche relative all'esistenza della lingua ebraica ai tempi di Mosè, su quando possono risalire i primi scritti, se la Bibbia sia credibile sotto l'aspetto storico e addirittura non sia tutto frutto di un'elaborazione tardiva dei giudei dopo l'esilio di Babilonia.
Molti però sono i ritrovamenti archeologici che confermano gli eventi della Bibbia in gran numero tanto che un noto archeologo, Nelson Glueck, ha dichiarato: "Si può affermare categoricamente che nessuna scoperta archeologica abbia mai contraddetto i riferimenti biblici."
Segnalo i casi più eclatanti e, con un asterisco, quelli precedenti al ritorno dall'esilio:
  • * Tavolette (circa 400 in accadico cuneiforme) di Tel-El Amarna, lettere del 1400 a.C. che i re Cananei scrivevano ai Faraoni Amenofis e Akenaton, per chiedere aiuto militare, confermano che ai tempi di Mosè i Cananei non scrivevano con i segni poi nell'ebraico, aramaico e fenicio.
  • * Leggi di Ammurabi del 1750 a.C..
  • * Il racconto mitico di un diluvio che si trova in moltissime culture, ha particolare descrizione l'undicesima tavoletta del poema epico babilonese su Gilgamesh.
  • * Nel tempio funerario di Merenptah (XIII secolo a.C.) presso Tebe, è stata trovata un'iscrizione che tra l'altro dice Israele è desolata non ha più seme.
  • * Frammenti di Deir 'Alla con conferme di un profeta Balaam.
  • * Tavole di Mari in creta a partire dal 2300 a.C. con nomi che si rinvengono nella storia dei Patriarchi, tra cui il termine Canaan, e delle cinque città della valle (tavoletta n° 1860) di Siddim fra cui Sodoma e Gomorra e del re Birsha, che il re di Gomorra aveva nel tempo di Abraham (Genesi 14,2).
  • * L'Inno ad Aton del faraone monoteista Achenaton del XIV secolo a.C. ha influenzato il salmo di Davide 104.
  • * Moab contro Israele (2 Re 1,1; 3,4-27) nell'iscrizione di una stele del IX secolo a.C. scoperta a Dhiban in Giordania il re moabita Mesha cita Omri, re d'Israele (885-874 a.C.), i fatti di 1 Re 16,21-27 e i vassalli di YHWH come tributari. Lo studioso Andre Le Maire con l'inserimento di due lettere mancanti vi legge anche casa di Davide (È contemporanea della iscrizione di El Kerak sopra riportata).
  • * La stele di basalto di Dan, alta 30 cm datata IX secolo a.C., parte di un monumento ad Hazael, re di Aram, con su la scritte casa di Davide, ci conferma l'esistenza storica di tale Re.
  • * Faraone Shishak contro Israele inciso nel Tempio di Amun a Tebe (1Re 14,25s).
  • * Sulle mura del palazzo di Sargon II re d'Assiria si cita la caduta di Samaria (2 Re 17,3-6.24; 18,9-11) e la sconfitta di Asdod (Isaia 20,1).
  • * Due amuleti detti "di Ketef Hinnom" (scoperti da Gabriel Barkay nella caverna 25 vicino la chiesa di S. Andrea della Scozia a Gerusalemme) piastre d'argento databili tra il VI-VII secolo a.C., con incise le parole di Numeri 6,24-26 sull'una e di Deuteronomio 7,9 sull'altra.
  • * Tavolette cuneiformi dei primi anni del regno di Nabucodonosor riportano della presa di Gerusalemme, di Ioiachin re di Giuda portato prigioniero in Babilonia (2 Re 24,15-16) e di Sedecia.
  • * Piccola placca d'argento scoperta a Gerusalemme con l'iscrizione VII secolo a.C. del nome YHWH, con formula di benedizione e una melagrana d'avorio con l''iscrizione "sacro ai sacerdoti della casa di (Yhw)h", quindi del Tempio.
  • Nella tavoletta - prisma Taylor - e in stele biografiche di Tirhaka in Nubia è detto di Sennacherib (figlio di Sargon II) contro Giuda (2 Re 18.19; 2 Cr 32; Isaia 37).
  • Assedio di Lachish di Sennacherib (2 Re 18,14.17) sui bassorilievi di Lachish.
  • Sennacherib ucciso dai figli (2 Re 19,37) negli annali del figlio Esarhaddon.
  • Caduta di Ninive predetta da Nahum e Sofonia sulla tavoletta di Nabopolasar.
  • Nabucodonosor conquista Gerusalemme (2 Re 24,10-14), cronache Babilonesi.
  • Medi e i Persiani fanno cadere Babilonia (Daniele 5,30-31) e liberazione degli schiavi per mano di Ciro il Grande (Esdra 1,1-4; 6,3-4) sul cilindro di Ciro.
  • Clearmon-Ganneau prese l'impronta di una tavoletta Moabita (che arabi vendettero in più parti) che convalida 1 Re 16 e 2 Re 3 e cita YHWH.
  • Altare in pietra con corni del santuario a Beer-Seba (Amos 5,5; 8,14).
Faccio ora un excursus sui testi più antichi dei libri biblici per verificare la permanenza dei testi e la frequenza di apporti spuri in quanto, come non esistono testi originali dei classici antichi di Omero o di Pindaro, di libri storici di Cesare e di Cicerone, non vi sono manoscritti originali della Bibbia.
Nei secoli però furono copiati da scribi ebrei e prima gli esseni, monaci ortodossi ebrei fino al 70 d.C., e poi rabbini ebrei detti Masoreti (da Masora = tradizione) a partire dal Il secolo d.C. scelsero i campioni più antichi e fissarono un testo per tramandarlo inalterato e nel VI-VIII secolo d.C. fissarono anche la pronuncia, indicando le vocali con un sistema di puntatura delle lettere che altrimenti sono solo consonanti.
La copiatura era eseguita meticolosamente e al massimo si possono trovare solo lievi errori di disattenzione che non incidono sul corretto significato.

Andando al concreto sono disponibili:
  • Codice Vaticano manoscritto custodito dal 1481 nella Biblioteca Vaticana che appartiene alla prima metà del quarto secolo d.C..
  • Codice Sinaitico manoscritto in greco dell'intera Bibbia nel Museo Britannico (scoperto nel 1844 da Costantino Tischendorf), già nel Monastero di S. Caterina, sul Sinai, più o meno coevo al Codice Vaticano.
  • Papiro di Rylands (P52) trovato in Egitto, Nuovo Testamento in forma di codice, cioè scritto da ambo i lati, conservato presso il John Rylands Library di Manchester, Inghilterra datato al 125 d.C., importantissimo perché contiene Giovanni 18,31-33 e 37-38 facendo da marcatore sull'epoca del suo scritto.
  • Papiri di Bodmer (P66, P72-75), una cinquantina di manoscritti in greco su papiro di cui tre su pergamena, con brani dell'A.T. e del N.T. insieme a scritti della Chiesa delle origini, sia codici (scritti da ambo i lati) che rotoli (scritti su una sola facciata) scoperti in Egitto da M. Martin Bodmer nel 1955, datati al 200 d.C., conservati nella Bibliotheca Bodmerianasi a Cologny vicino Ginevra; il papiro VIII (con Pietro 1 e 2) donato a Paolo VI nel 1969 e nella libreria Vaticana.
    Il papiro P75 contiene i Vangeli di Luca e Giovanni con un testo identico a quello del Codice Vaticano del IV secolo d.C..
  • Scoperte di Qumran a partire dal 1947 in alcune grotte di calcare alle rive nord occidentale del mar Morto oltre ai libri della comunità di monaci esseni sono stati trovati 1.100 documenti antichi, di cui 230 dell'A.T., e 100.000 frammenti, e vari rotoli completi e intatti, con porzioni o il testi intero del 98% dei libri dell'A.T (manca solo il libro di Ester, in altri testi citato) alcuni dei quali risalgono anche al IV secolo a.C..
Prima della loro scoperta, i manoscritti più antichi:
  • della Bibbia ebraica risalivano al IX-X secolo d.C.
          Codice del Cairo, datato 895-896 d.C.
          Codice di Aleppo (A), datato 925-930 d.C.
          Codice di Leningrado b19A datato 1008-1009 d.C.
  • per la traduzione greca dei LXX si risaliva al III secolo a.C.
    (Il Diodati, nel XVII secolo da questi Testi Masoretici del IX secolo d.C. trasse la propria traduzione mentre la liturgia cristiana usava la traduzione dalla Vulgata)
Nella settima grotta (7Q) di Qumran c'erano solo frammenti in lingua greca.
Il papirologo O'Callaghan ha identificato il frammento (7Q5) col brano di Marco 6,52-53 il che porta la redazione di quel Vangelo a prima del 68 d.C. quando gli esseni, fuggirono a causa dei Romani.
Il papirologo Carsten Peter Thiede, sostenitore della tesi di O'Callaghan, ha proposto l'identificazione di altri frammenti della stessa grotta ed uno di questi, conservato nella biblioteca del Magdalen College di Oxford, riporta versetti del Vangelo di Matteo.

Per un giudizio sulla fedeltà dei testi in uso rispetto ai più antichi è da tenere presente il caso del libro di Isaia da Qumran, il famoso rotolo 1QIsA, con i 66 capitoli scritti in ebraico senza vocali, lungo sui 7 metri per 17 pelli cucite.
Questo che risale a oltre 22 secoli fa confrontato con le copiature dei testi successivi disponibili pur se con circa 1000 di copiature (es. Codice del Cairo) ha rivelato solo minime variazioni di ortografia.

Tutto ciò porta a queste considerazioni riassuntive:
  • il testo ebraico antico senza vocali fu usato fino al VI secolo d.C.;
  • Il testo greco dei LXX lo soppiantò tra i cristiani e in frange sinagogali;
  • dal VI secolo d.C. il testo rituale liturgico ebraico fu con vocalizzazione;
  • i geroglifici da cui furono tratti molti segni grafici delle lettere ebraiche restarono ignoti per 15 secoli tra il 4° e il 19° secolo d.C.
  • tutto ciò che è legato alla simbologia delle lettere rimase nell'immaginario delle possibilità, ma non nella pratica d'uso.
L'egiziano Orapollo nel V secolo d.C. indicò in Hieroglyphica la chiave simbolica per l'interpretare i segni geroglifici, il che evidentemente dimostra la sostanziale acquisita generale ignoranza in merito, ma non fu così esplicito e così cadde la notte sui geroglifici per circa XV secoli.
Nel pieno di quella notte, quando ormai i geroglifici erano un mistero, nel medioevo cioè, fiorì la ricerca ebraica della Qabbalah che presenta il mondo creato da Dio con 32 sefirot, ampolle della Sua sapienza, di cui 22 sono proprio le lettere dell'alfabeto ebraico.
Esimio esponente della Qabbalah fu Nachmanide Mosès, mistico spagnolo ebreo (1194-1270 d.C.), commentatore biblico, che ebbe a dire: "Noi possediamo una tradizione autentica secondo cui la Torah è formata dai Nomi di Dio. Le parole che vi leggiamo possono essere infatti anche suddivise in modo completamente diverso, componendo Nomi... L'affermazione per cui la Torah fu scritta in origine con fuoco nero su fuoco bianco, ci conferma nell'opinione che la sua stesura avvenne con tratto continuo e senza suddivisioni in parole, cosa che permise di leggerla sia come una sequenza di Nomi, sia, nel modo tradizionale, come un resoconto storico ed un insieme di comandamenti divini. Ma Egli la ricevette anche, nello stesso tempo, sotto forma di trasmissione orale, come lettura di una sequenza di Nomi.", ammettendo così che la Torah orale ricevuta da Mosè è anche un testo interno alla Torah scritta. (Vedi G. Scoolem, "Il nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio").
Abraham Abulafia (1240-1291), anche lui spagnolo nato a Saragozza, sviluppò una teoria della configurazione delle 22 lettere ebraiche costituenti nomi di Dio con cui Dio creò il mondo nella sua opera, Hokhmath ha-Tseruf, ove tratta della scienza della combinazione delle lettere.
Nella Qabbalah c'è la tradizione dei kalmosin, le "penne angeliche" prodotte da arcangeli Metatron, Michele, Gabriele e Raffaele che sono unici sempre al cospetto Dio e in termini antropologici vedono il suo volto.
Agrippa di Nettesheim (1486-1535), infatti, sosteneva che la scrittura originaria fu rivelata all'uomo dagli angeli e si arrivò alla conclusione che gli ebrei la chiamano "celeste", perché si trova delineata nelle costellazioni sostenendo che quelle lettere venivano dalle stelle, quindi dai cieli.
Raimondo Lullo (1235 - Tunisia 1314), filosofo e mistico cristiano, concepì i primi dischi dell'ars generalis, combinando simboli e lettere per rivelare concetti, principi e tutte le verità possibili e incontestabili.
Esoterismo, alchimia, magia, astrologia, cartomanzia portarono ad associare le lettere ebraiche a figure dei tarocchi ed a pianeti dello zodiaco ed a significati antichi ed esoterici.
Questa idea della scrittura contenente rivelazione divina porta a chi nell'ambito della tradizione abramitica a domandarsi come tale rivelazione c'è arrivata con le Sacre Scritture, perciò è da guardare ai segni dell'alfabeto ebraico.
Questa linea di pensiero seguì il gesuita Athanasius Kircher (1602-1680) "...gli alfabeti di tutte le lingue recano in sé le tracce delle antiche lettere" (A. Kircher, Turris Babel, Amsterdam, 1679) che, ben prima della scoperta dei significati dei geroglifici da parte di Champollion (1822), ebbe a ritenere quel sistema di segni dei geroglifici egizi nascondere la sacralità di un'ermetica rivelazione divina al di là dei valori pratici che non riuscì ad individuare.
I geroglifici di fatto non erano di uso comune, ma privilegio dei faraoni ritenuti dèi e comportavano l'esplicitare anche verità segrete (ad esempio, lo scarabeo indica il simbolo T del Sole nascente, "hen to pan", continua trasformazione dell'eternamente uguale); per questo motivo si parla nella Bibbia di Mosè allevato come figlio di faraone.
"Se un sistema di scrittura, oppure un alfabeto, deve rendere visibile e pronunciabile il verbo del creatore, le lettere o le figure che lo compongono devono essere aperte ad una grande quantità di significati e interpretazioni, perché... nei linguaggi umani non c'è proposizione che non implichi l'universo intero; dire la tigre è dire le tigri che la generarono, i cervi e le testuggini che divorò, il pascolo di cui si alimentarono i cervi, la terra che fu madre del pascolo, il cielo che dette luce alla terra." (J.L. Borges, la scrittura del dio, in L'Aleph)

ANCORA SULLA QABBALAH - IL SEFER YETZIRÀ: L'ORIGINE
In "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta" mi sono interessato un poco delle Qabbalah e dei suoi contenuti.
La Qabbalah è scienza complessa, detta "Saggezza Celeste", "Aritmetica Sacra", "Mistica del Linguaggio", "Esperienze dell'Essere" e "Hokhmah nistharah", cioè "Saggezza Segreta".
La parola ebraica qabbalah significa "ricezione - accettazione'', insomma "dono" come quello che viene da Dio il qabbalath-shabbath della santificazione del sabato che porta gioia e piacere.
Evidentemente quella parola è stata letta quale modus con cui Dio "versò dentro la potenza nel mondo ".
Il pilastro e più antico documento a cui è fatta risalire la mistica ebraica è il Hilchoth Yetzirà citato dal Talmud (III ed il VI secolo d.C.) studiato dai rabbini Chanina e Oshaya che l'usavano per pratiche magiche connesse al potere delle lettere e delle parole.
Il testo dell'opera nel quale si è fatto individuare quel riferimento del Talmud è il Sefer Yetzirà - Libro della formazione - opera fondamentale in 6 capitoli.
Questa opera cerca di riferire "la visione estatica avuta in un lampo" di come Dio procedette per la creazione del Universo attraverso le 10 Serifot, che vengono descritte nel primo capitolo, e le 22 pure Sefiroth costituite dalle lettere-numeri dell'alfabeto ebraico, suddivise nel testo in 3 madri, sette doppie e 12 semplici, come ho riportato nell'articolo sopracitato nel paragrafo "La Bibbia segreta cercata dalla Qabbalah ebraica".
Il centro della creazione è la potenza della Parola di Dio che fa circolare "come un uragano" lo Spirito di Dio che genera attraverso un linguaggio ed un alfabeto.
In quel testo è sostenuto che il mondo che la Parola ha creato non ha solo le 4 dimensioni spazio temporali della fisica, che divengono 7 se si prendono come direzione, il tempo mono - direzionale verso il futuro, e le tre dimensioni spaziali, ma bidirezionali.
In effetti è sostenuto che quanto creato ha 10 direzioni o "Profondità" che sono:
  • due etiche, del Bene e del Male;
  • due temporali, del Principio e della Fine;
  • sei spaziali, dell'Alto e del Basso, dell'Est e dell'Ovest, del Nord e del Sud.
La prima delle dieci Sefirot, la Corona, piena dello Spirito di Dio, descrive quelle coordinate, "lo spazio della creazione".
Appena tracciato il campo d'intervento, la prima ampolla o sefirah riversa nella seconda, la Sapienza, prima creazione dello Spirito, il linguaggio per formare le parole con le 22 lettere fondamentali e tutto ciò si riversa nella terza sefirah, l'intelletto o Binah.
Dio, come un grande scriba, nel foglio bianco dell'universo, cioè in quel campo d'intervento tracciato che ha aperto e srotolato, produce le meraviglie della creazione.
"Biancore superiore" è l'espressione con la quale i cabalisti designano questo stadio e le lettere dell'alfabeto, in genere di colore nero (Midrash Shemuel 5) per lo scriba, costituiscono l'inizio dell'intervento di Dio che trae fuori dal "achdut hashavè" (l'unicità di ciò che è uniforme) tutto ciò che esiste con lettere immateriali "forme dell'utero dell'eternità" che preparano la Torah primordiale dalla quale sono scaturiti il tempo, il cosmo e la Torah vera e propria.
Lo Zohar (serie di libri sulla Qabbalah scritti a commento del Pentateuco in Spagna in aramaico da Mosè di León - 1250-1305 - per far credere che l'opera fosse del saggio tamuldico del II secolo Shimon bar Yohai) sostiene che Adamo ricevette un libro consegnatogli dal Metratrone cosicché il primo uomo della Bibbia fu anche il primo qabbalista, infatti, per la Genesi, attribuì il nome con le lettere ebraiche agli animali.
La Bibbia poi sostiene che prima della dispersione della Torre di Babele su tutta la terra si parlava un solo idioma con le stesse parole, l'ebraico, che in seguito solo i patriarchi degli ebrei continuarono ad usarlo.
La creazione tramite le 22 sefirot dell'alfabeto crea nei distinti domini:
  • il mondo ossia il macrocosmo;
  • il tempo o se si vuole il tempo;
  • l'Anima dell'uomo, ossia il microcosmo unità corporea ed etica.
Il Sefer Yetzirah stabilisce una relazione alfa-numerica tra le lettere dell' alfabeto ebraico, i numeri, i pianeti, e i segni zodiacali come in appresso.

Sefer Yetzirah

Tanti sono perciò gli spunti a cui conduce la Qabbalah, ma ciò che riguarda il tema della mia ricerca, di comprendere e di esplicitare se v'è un secondo messaggio nel testo biblico, anche se considerato nelle possibilità, non è stato perseguito, pur se il Sefer Ha Bahir, redatto in Provenza tra il 1150 e il 1200, un midrash di versetti del Tanakh, offre un'interpretazione esoterica della Bibbia dei versetti stessi e di singole lettere dell'alfabeto, interpretando, addirittura, anche i piccoli segni sopra le lettere che anticamente non vi erano.
Idea, infatti della Qabbalah è che vi è corrispondenza tra quanto è in basso con ciò che è in alto, si ché ogni atto di quaggiù si riflette lassù.
Dal che discende che i dettagli che paiono marginali possono essere essenziali.
Nel XIII secolo i qabbalisti ebbero grande fioritura ed in tale periodo fu chiaro che il testo ebraico della Bibbia ebraica poteva avere una lettura diversa e che questa riguardava il Nome di Dio e, poiché in "nomen omen", poteva anche profetizzare le azioni salvifiche di Dio, perciò del Messia.
L'idea qabbalistica poi si riaccese agli inizi del XVIII secolo quando tra gli ebrei polacchi e russi Baal Shem Tov fondò il movimento chassidico che poi dopo ortodosso a cui dopo intemperanze inizialiaderirono profondi cultori di quello spirito.
Sul tema che mi interessa, cioè di un racconto sul Messia, segnalo che per Moshè Chaim Ephraim, un chassidim nipote del Baal Shem Tov, l'era messianica avrà inizio quando tutti, anche fuori dell'ebraismo, non solo le cerchie esoteriche ebraiche, attingeranno alle fonti dell'insegnamento biblico di Baal Shem Tov.
Qabbalista è colui che rivela la presenza di Dio nel mondo, che prepara la dimora della "gloria di Dio", la Shekinah attirandola verso questo mondo.
Vi è ora una separazione tra cose nascoste e rivelate, ma tra queste esiste un legame che è da manifestare col fare, "la-'ashot" in questo mondo, chiamato "olam ha 'asshyah", mondo dell'azione, ove il Chassidim rivela che le cose nascoste e le cose rivelate non appartengono a due ordini diversi o a due mondi separati, ma a un unico mondo; il qabbalista cioè ricuce la separazione tra i due mondi ritenuti separati.
La terra è "piena della Sua gloria" e non v'è luogo nel quale Egli non è presente, ma la Sua gloria è nascosta ed il mondo di quaggiù sarà di nuovo luminoso, spirituale, come nelle prime ore dell'universo, e il corpo umano, purificato, diventato trasparente, sarà di nuovo rivestito di luce.
"Ed ecco la gloria del Signore si rivelerà... vedranno con i loro occhi il Signore che rientra a Sion... Non sarà più il sole che ti illuminerà durante il giorno, non sarà più la luna che ti offrirà il riflesso della sua luce, Il Signore sarà per te luce permanente, e il tuo Dio sarà splendore glorioso".
Come è "Re nei cieli", il Signore sarà "Re sulla terra".
Idee tutte intimamente comuni con l'Apocalisse cristiana.

LA BIBBIA EBRAICA - CODICE CIFRATO
Nelle lingue semitiche vi sono i ceppi cananaico, aramaico e ugaritico.
L'ebraico col fenicio e il moabitico è del ceppo cananaico, ma i tradizionalisti ortodossi ebrei lo considerano il padre delle lingue non solo semitiche, ma anche di tutte le altre perché era la lingua parlata nell'Eden all'origine e che solo più tardi, come accenna l'episodio di Babele "Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole" (Genesi 5,1), fu confusa nelle varie lingue del mondo.
Quella lingua è importante perché è vocalizzazione dei segni - lettere - immagini di quelli con cui Dio ha creato il mondo e con cui venne data la Torah.
Il "Pirké" di "Rabbi Eliezer" (24) narra che dopo la costruzione della torre di Babele "il Santo, benedetto Egli sia, chiamò i 70 angeli che circondavano il trono della Gloria e disse loro: Venite, scendiamo e confondiamo le 70 nazioni e le 70 lingue... Poi tirarono a sorte tra loro... La sorte del Santo, benedetto Egli sia, cadde su Abramo e la sua discendenza" e questi è il patriarca la cui discendenza ha conservato la lingua e i cui segni, secondo la Bibbia furono scritti direttamente da Dio sulle tavole che costituirono come una stele di Rosetta per Mosè.
Quelle lettere, date da Dio, divennero le lettere ebraiche.
  • "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Esodo 31,18)
  • "Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra." (Esodo 32,15)
Mosè elevato da Dio sul Sinai alla visione delle cose eterne ricevette huqim e mishpatim, cioè norme scritte, letteralmente bucate, graffite (come quelle che danno i Re) e dette con le labbra, cioè tradizione orale.
Mosè tornò con un'esperienza visiva e con l'ordine di riprodurre in terra ciò che aveva visto in cielo, infatti:
  • "Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi." (Esodo 25,9)
  • "...eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte". (Esodo 25,9)
  • "I nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto. Dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè la portarono con sé." (Atti 7,44.45)
Sullo stesso lait motiv si verifica poi che Davide fornisce indicazioni al figlio Salomone per la costruzione del Tempio in cui porre l'arca e per sostituire la tenda della testimonianza:
  • "Davide diede a Salomone suo figlio il modello del vestibolo e degli edifici, delle stanze per i tesori, dei piani di sopra e delle camere interne e del luogo per il propiziatorio, inoltre la descrizione di quanto aveva in animo riguardo ai cortili del tempio, a tutte le stanze laterali, ai tesori del tempio e ai tesori delle cose consacrate, alle classi dei sacerdoti e dei leviti e a tutta l'attività per il servizio del tempio e a tutti gli arredi usati nel tempio." (1 Cronache 28,11-13)
  • "Gli diede l'oro puro per l'altare dei profumi, indicandone il peso. Gli consegnò il modello del carro d'oro dei cherubini, che stendevano le ali e coprivano l'arca dell'alleanza del Signore. Tutto ciò - disse - era in uno scritto da parte del Signore per farmi comprendere tutti i particolari del modello." (1 Cronache 28,18s)
"Ogni lettera può essere vista come la materializzazione di concetti astratti, come rivestimento di valori metafisici e strumento per rivelare la vera essenza del creato; una molteplicità di significati il cui numero corrisponde alle possibili combinazioni delle ventidue lettere dell'alfabeto." (Shem Tov B. Shem Tov, cabalista spagnolo del secolo XIV°)

La Torah fu trasmessa fedelmente tramite Giosuè come racconta la Bibbia e come vedremo più innanzi.

Le 22 lettere dell'alfabeto ebraico ("Alef" - "Bet" ) sono oggi scritte col carattere quadrato che pare sia stato definito da Ezdra (V secolo a.C.) al ritorno dall'esilio babilonese, ma rispettando il messaggio grafico originario.
Una lettera ebraica può così avere anche funzione di valore numerico e d'icona che può dar luogo a messaggi criptati, a meditazioni da parte di mistici ebrei con sortite nella magia e in tutti i campi esoterici.
Il Talmud, infatti, indaga tentando d'attribuire significato al nome delle lettere, sia in relazione alla forma, sia all'ordine in cui sono collocate nell'alfabeto e attribuisce loro significati etici ("Shabat" 104) sostiene ("Menahot" 29) di Rabbi Akivà (II secolo d.C.) il loro studio e il tutto è trattate nello scritto "Lettere" ("Otiot") a lui attribuito, ma tardivo (inizi XVI secolo d.C.).
Ogni variazione nella scrittura di ciascuna lettera, ogni aggiunta o sottrazione di un singolo elemento, può rendere inutilizzabile il testo, in quanto ne deforma il significato, il che era nell'immaginario del I secolo d.C. visto che Gesù lo ricorda agli uomini di quel tempo, come ci risulta da "In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto." (Matteo 5,18)
La Torah scritta in ebraico è immagine terrena di una Torah di realtà celesti, che Dio ha immaginato in cielo, fatte intravedere all'autore che poi ha cercato di riportare la descrizione di cose e concetti con i segni indicatigli da Dio stesso.
Ora se tutto questo è il pensiero interno degli scritti biblici fatto trapelare nello scritto dagli autori e/o dalle scuole, autrici, cosa accade con una traduzione?
Cosa accadrebbe perciò della corrispondenza tra parole e realtà e descrizione della stessa con i segni di altra lingua e cosa resterebbe di questa una volta tradotta?
L'ebraico è la lingua santa di Dio della creazione che sola per l'autore della Torah fornisce corrispondenza tra nomi e cose.
Per far capire cosa s'intende presento ad esempio il versetto della Genesi 1,8:

"Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno."

Riporto il testo ebraico con lettere separate non separato in parole come era nei testi antichi.



Mi soffermo sulle lettere la cui traduzione convenzionale è "firmamento" intendo far capire come le lettere ebraiche in questo caso dicono di più.
In "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico", articolo in pdf, nel parlare della tappa del 2° giorno della creazione ho presentato cosa poteva intendere l'autore con firmamento tenendo presente quale era l'immaginario comune attingendo in quello egizio, visto che Mosè sarebbe stato principe egiziano.
Per gli egizi agli inizi il mondo era il Nun, un'infinita distesa d'acque senza luce né direzione, ma da Nun si creò Atum-ra cioè il sole.
Nel primo tempo (Zep Tepi) Atum creò Shu (dio dell'aria e del vento) e Tefnut (dea dell'umidità) da cui nacquero Geb (dio della terra) e Nut (dea del cielo stellato).
Questi però stavano sempre abbracciati, impedendo alla vita di germogliare.

Nut rappresentata inarcata a semicerchio

Atum comandò a Shu di separarli e il dio del vento si mise tra i due, sollevò Nut rappresentata inarcata a semicerchio aggrappata a Geb, e braccia e gambe di questa sono i pilastri su cui si regge il cielo; infatti i geroglifici così rappresentano la volta celeste , come un tavolato visto da sotto.
Il caos fu sconfitto e Geb per cercare di toccare la sposa formò le montagne.
Nut, tutte le mattine partorisce il sole e le sere lo ingoia con le stelle.
Nut e Geb ebbero 4 figli, divinità antropomorfe: Osiride, Seth, Iside e Nephtys.
In quel articolo scrissi: firmamento "raqia'" o volta celeste servendomi dei significati che avevo definito per le lettere ebraiche, "Il solo che di Iahwèh (L'Essere) si vede " e "corpo rovesciato è in vista ".
Ora, se nella Bibbia scritta in ebraico, ogni lettera esprime la realtà, la traduzione in altra lingua comporta una insufficienza perché le altre lingue non hanno le stesse lettere e inseriscono la vocalizzazione.
Nella lingua greca che fu la prima in cui fu tradotta la Bibbia ebraica, l'alfabeto, infatti, risale al IX secolo a.C..
Tale alfabeto deriva dalla scrittura dei Fenici, ma nell'alfabeto greco sono basilari anche le vocali ed i greci dovettero trasformare alcune lettere fenicie non usate nel loro alfabeto per indicare i suoni vocalici, perciò vi sono 27 lettere (nel latino 26).
Il filosofo Filone l'Ebreo (20 a.C. - 50 d.C.) , egiziano di Alessandria, reinterpretò l'ebraismo per gli ebrei egiziani di cultura greca e sposò la traduzione greca della Bibbia sostenendo che tale lingua è parimenti esaustiva della traduzione greca dei 70 che pone come ispirata.
Nella tradizione ebraica di Filone si dice che non conoscesse in modo corrente ed approfondito l'ebraico e scrisse di Bibbia esclusivamente in greco in termini platonici ed allegorici, ma rimase praticamente ignoto per gli ebrei di lingua aramaico.
Ebbe un certo ascolto, ma in conflitto con le idee rabbiniche ed alla ricchezza della pratica intellettuale ebraica legata alla precipua particolarità della scrittura ebraica molto più densa di significati d'una sola traduzione.
Il pensiero ebraico, infatti, pur se interessato al senso letterale di ogni singolo versetto del Tanach non se ne accontenta e guarda il testo più da vicino, interroga ogni singola parola, ne confronta l'uso in altri versetti, arriva fino a porsi il problema delle lettere e delle loro particolarità grafiche e questo rivela un antico retaggio.
Basta pensare al prologo del Siracide, libro non accolto dalla Bibbia ebraica, perché scritto in greco, ma di cui il traduttore sostiene l'originale essere in ebraico: "...Siete dunque invitati a farne la lettura con benevolenza e attenzione e a perdonare se nonostante l'impegno posto nella traduzione, sembrerà che non siamo riusciti a rendere la forza di certe espressioni. Difatti le cose dette in ebraico non hanno la medesima forza quando sono tradotte in altra lingua. E non solamente questa opera, ma anche la stessa legge, i profeti e il resto dei libri conservano un vantaggio non piccolo nel testo originale..."
Tutto il pensiero giudaico fonda la sua essenza mistica e profonda sulle lettere dell'alfabeto ebraico considerate ampolle di potenza divina che portano nell'esistente una traccia del potere creativo e ciò ha portato alcuni a livelli di lettura i più vari, dalla mistica alla magia ed a modalità di trattamento come Gematria e Temurah.
(Gematria: si basa sul fatto che ogni lettera ha un valore numerico e che parole con stesso valore numerico hanno un concetto che li accomuna e va cercato e vale il detto "Le scarpe - Parole - con lo stesso numero entrano nello stesso piede - Concetto".
Temurah: Cioè sostituzione delle lettere con altre secondo alcuni metodi (ad esempio, la prima con l'ultima, la seconda con la penultima ecc...).
Dio, infatti, per la Torah nel libro della Genesi pare creare col potere della parola: "Dio disse : Sia la luce! E la luce fu" (Genesi 1,3), perché l'azione seguiva il suo dire, cioè col proferire la parola che in ebraico si dice "amira" e si scrive .
Esiste anche un altro modo per esprimere il termine parola che si usa per la conversazione, "dibbur" e anche questa ha un altro potere creativo, perché da una mente crea idee nella testa di un altro.
Le lettere di quei due modi di dire parola in ebraico sul tema suggeriscono:
  • "amira" "origina la vita di un corpo nel mondo ";
  • "dibbur" "aiuta dentro portandosi nella testa ".
La Qabbalah e la tradizione ebraiche ed anche i commenti targuminici, cioè delle traduzioni in aramaico dall'ebraico, hanno definito un potere particolare di Dio, cioè la sua Parola che è una emissione della sua essenza.
Nel mio recente articolo "Torah-Targum Palestinesi-versetti scelti con commenti", nel trattare dei Targum della Genesi ho ricordato che il primo versetto tradotto dall'aramaico così recita "In principio la Parola di Dio, con Sapienza, creò e rese perfetti il cielo e la terra" ed ho osservato che dal primo versetto circola l'idea del Verbo = la Parola sottolineato dal Vangelo di Giovanni e che San Paolo nella lettera ai Colossesi così tratteggia: "Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui." (Colossesi 1,15-17)
Il pensiero cristiano ha poi ufficialmente sancito il dogma della SS. Trinità che però in embrione, agitava le ment tanto da considerarle persone con una stessa sostanza: Dio Padre, la Parola il Figlio e lo Spirito Santo la Sapienza, cosicché il mondo fu creato da un atto di amore e volontà dell'intera Trinità.
Sotto questo aspetto quei due termini ebraici che esprimono il concetto di parola dal punto di vista cristiano si possono proporre così:
  • "amira" "L'Unico vive in un corpo nel mondo ";
  • "dibbur" "per aiutare dentro si portò in un corpo ".
Il Talmud (Eruvin 13) riporta che "R. Meir raccontava: Quando incontrai R. Yshmael questi mi domandò: Qual è la tua occupazione? Risposi: Lo scriba. E il Maestro: Fai bene attenzione al tuo lavoro che è opera divina. Se tu aggiungessi o togliessi una sola lettera dal testo, potresti causare la distruzione dell'universo".
Avendo ciascuna lettera ebraica anche un numero il testo della Bibbia ebraica è cifrato, vale a dire i 391.300 segni che lo costituiscono si mostra come un numero dalla cui formulazione non può cambiarsi o escludere anche solo la più piccola delle lettere, lo yod, senza pregiudicarne la decifrazione sarebbe come cambiare un segno in una espressione matematica, cioè lo Spirito circolante esistente non avrebbe lo stesso DNA celeste.
Quel numero è un multiplo di 26 (15.050x26 = 391.300) che è numero "chiave".
Il n° 26 corrisponde alla somma delle valori numerici del tetragramma sacro del nome di Dio, Iahwèh, il Signore, la cui esatta vocalizzazione è ignota.

= ( = 5) + ( = 6) + ( = 5) + ( = 10) = 26

Molte coincidenze fanno una volontà e ne segnalo alcune.
Tra Adamo e Mosè vi sono 26 generazioni, il 26° versetto della Genesi Dio disse "Facciamo l'uomo...", il 4° capitolo del Genesi ha 26 versetti, inizia con Adamo e si chiude col Signore.
La gimatria viene anche a suggerire che essenza di Iahwèh è l'insieme bilanciato di amore ed unità , infatti, la loro somma è 26 come il numero che si ottiene dal tetragramma di Iahwèh:
  • = ( = 5) + ( = 2) + ( = 5) + ( = 1) = 13
  •    = ( = 4) + ( = 8) + ( = 1) = 13
Segnalo, infine, una curiosità che fa comprendere come dietro la Bibbia ci sia una attenta costruzione. Tra i capitoli della Bibbia ebraica:
  • il più corto è Salmo 117;
  • il più lungo il Salmo 119.
Prima del Salmo 117 vi sono 594 capitoli.
Dopo il Salmo 119, salmo alfabetico, la legge di Dio, vi sono 594 capitoli.
(Vedi "Poemi alfabetici nella Bibbia; messaggi sigillati")

Il centro pertanto è il Salmo 118, il salmo di chiusura dell'Hallel della liturgia per la festa delle capanne.
(Vedi "Le feste ebraiche della venuta del Messia")

ADAMO ED EVA E LA GIMATRIA
La gimatria, criterio di ricerca ebraico che come ho accennato si basa sul valore numerico della parola quale somma dei numeri attribuiti alle singole lettere fa porre l'attenzione sulle parole con identico risultato, perché hanno, in genere, profondi collegamenti o aiutano a trovare sviluppi di concetti.
Con tale strumento provo ad avvicinare quelle pagine relative alla prima coppia.
Ritorno dal tetragramma sacro ineffabile, YHWH il cui risultato numerico come visto è 26 e noto che il radicale di HYH di esistere o esistenza risulta essere 20.

= ( = 5) + ( = 10) + ( = 5) = 20

Con i significati grafici delle lettere esprimendo la lettera il concetto di recare si conclude che YHWH = 26 "reca = 6 l'esistenza = 20"

Lo stesso valore 20 di esistenza lo fornisce anche la lettera = 20.

Si potrebbe concludere per la gimatria che YHWH = 26 è colui che reca = 6 ciò che è la sostanza dell'immagine della lettera = 20, ossia = ( = 20) + ( = 6) = 26

La lettera nasconde perciò un segreto perché numericamente corrisponde al valore numerico dell'esistenza ed è proprietà essenziale di Dio come l'esistere e nel mio decriptare la traduco col termine "rettitudine".
Se ne ricava che Iahweh 26 reca la rettitudine che per i criptatori è così importante tanto da considerarla appunto essenza di Dio.

= = 26

Prima della creazione, non esisteva il nulla, esisteva solo Dio.
Il radicale () è quello che indica il verbo "ardere", "bruciare" e credo proprio non sia un caso che appena Iahwèh si presenta per la prima volta a Mosè è in un roveto ardente "Ora Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava." (Esodo 3,1s)
Ora la prima delle sefirot della qabbalah è proprio il contenitore di tale rettitudine , infatti, è chiamata "Keter" ed inizia proprio con la e porta al predicato "la rettitudine indica alla mente ".
Per la tradizione della qabbalah, infatti, secondo Rabbi Itzhaq Luria, per creare, la Luce infinita s'è contratta, ritirata, al "centro dell'infinito" e questo ritirarsi e/o contrarsi è la teoria del tzimtzum, fase che precede il big-beng.
Per creare qualcosa che non fosse se stesso, l'Infinito si sarebbe auto limitato ed avrebbe creato un ambito (lo spazio ne è solo un aspetto) privo di sé, ove la creazione ha potuto aver luogo, mantenuto da una forza al contorno chiamata Shaddai "Onnipotente" o "Dio del campo", "forza del campo ()" che fa sì che non venga di nuovo invaso.
Con tale nome Dio si manifestò ai patriarchi (Esodo 6,3) e si trova molte volte in Genesi (17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; 49,25) ed in Giobbe.
Questa forza si contrappone per volontà di Dio a se stesso.
È affermato che esistono, in ordine decrescente, quattro mondi:
  • dell'Emanazione - "Atzilut", corrisponde alla Yod di ;
  • della Creazione - "Brià", corrisponde alla prima he ;
  • della Formazione - "Yetzirà", corrisponde alla lettera vav ;
  • dell'Azione - "'Assiya", corrisponde alla seconda he .
Per i qabbalisti, Dio trova modo di rioccupare in un certo modo lo spazio lasciato vuoto; perciò c'è una seconda fase del tzimtzum.
Se rioccupasse questo spazio con se stesso Dio annullerebbe la possibilità della creazione ed allora, reintegra la non esistenza in forma rarefatta e contratta come raggio di luce che è l'energia dalla quale sono creati i mondi, cioè con un se stesso uguale e distinto, capace di essere percepito, perché assume la corporeità; il 1° giorno del libro del Genesi ne è il racconto, con i segni per Luce leggo: "per l'Unico reca i corpi " e visto in forma cristiana "l'Unigenito si porterà in un corpo " e questa energia, per divenire materia si trasforma poi è captata da 10 ricevitori dette Sefirot, ampolle che raccolgono e condensano la luce che le ha create.
La luce, raggiunta la prima Sefirah la riempie e come abbiamo già visto l'eccesso passa alla successiva e via di seguito, fino alla quarta, ma questo contenitore esplode, come tutte le successive.
(La Qabbalà la definisce "rottura dei vasi"; è la teoria d'Isaac Luria - 1569 - alcune scintille d'energia sono rimaste intrappolate, compito dell'uomo è liberarle ed a ricomposizione - Tikkun - compiuta con tutte le luci finalmente riunite, la Torah rivelerà i misteri e le combinazioni verbali nascoste ed arriverà il Messia. Ogni individuo ha la propria parte da compiere con l'osservanza dei precetti con mistica kavvanah o intima intenzione.)
Le prime tre Sefirot, sono nel mondo a portata di mano dell'uomo, raggiungibili, ma separate: la corona eccelsa, la rettitudine, qualità precipua di Dio, l'intelligenza-prudenza e la saggezza-sapienza e la prima delle sefirot, che è la corona , inizia con la che traduco "rettitudine", sostanza divina come "essere".

Si associa sempre l'idea di Dio con il concetto di amore che in ebraico è 'AHBH = ( = 1) + ( = 5) + ( = 2) + ( = 5) = 13, cioè l'esatta metà del valore numerico di YHWH come ho già fatto notare in altro paragrafo; l'amare è, infatti, concetto di relazione che implica due soggetti che si amino, come sottolineato da "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra." (Genesi 1,27s)
Dio si produce come immagine in una coppia; amare si può allora leggere: "l'Unico nel mondo in due esce ".
Due che si amano 13 rappresentano Iahwèh 26.
Da ciò esce il concetto trinitario colto sinteticamente da Paolo con "La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello spirito Santo siano con tutti voi."
(2 Corinzi 13,13; interessante e curiosa combinazione, capitolo 13, versetto 13)

A cosa corrisponde anche il numero 13?
Abbiamo visto corrispondere a Unico = UNO = ( = 1) + ( = 8) + ( = 4) = 13
Uno 13 che ama 13 e uno 13 che ama 13 porta alla somma di 52.
E il figlio è proprio il risultato di quei due che si amano: = ( = 2) + ( = 50) = 52

Nella seconda descrizione della creazione per "uomo" esce anche un altro termine oltre quello di Adamo, infatti, è detto: "Allora l'uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta. Per questo l'uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne." (Genesi 2,23.s)

Accade che figlio = ( = 2) + ( = 50) = 52 è una carne sola di quei due.

Lo stesso risultato si ottiene se si scrive "in padre e madre" si ha ancora ( = 40) + ( = 1) + ( = 6) + ( = 2) + ( = 1) + ( = 2) = 52

Scrivendo "donna e l'uomo" e leggendo da sinistra a destra si trovano 2 fuochi e in mezzo Yahwèh "il fuoco che non si consuma", la coppia perfetta è coesa e il suo cemento è Dio, perché c'è amore reciproco.
  • Uomo o marito = ( = 1) + ( = 10) + ( = 300) = 311
  • Donna o moglie = ( = 1) + ( = 300) + ( = 5) = 306
La somma 617 corrisponde a due lettere del fuoco 2( = 300) = 600 e resta 17 chè è pari a "bene" = ( = 9) + ( = 6) + ( = 2) = 17

Quando marito e moglie si accendono tra di loro è bene.

Ritorno al versetto "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò..." (Genesi 1,27)

Maschio è "zacar" e femmina "neqebah" .
Maschio "pungente, penetrante", "arma su liscio corpo " vale 227

= ( = 7) + ( = 20) + ( = 200) = 227
Femmina "la forata", "energia rovescia dentro al mondo " "energia nel ventre " ha un valore di 157

= ( = 50) + ( = 100) + ( = 2) + ( = 5) = 157

Sia nel maschio che nella femmina c'è il concetto di "essere puro, essere innocente" per i radicali di analogo significato e :
  • , essere puro, innocente () nel corpo ;
  • , esseri puri, innocenti () da dentro usciranno .
Il rapporto tra maschio e femmina della coppia primigenia, quindi davanti a Dio, è comunque puro.
Si pensi al valore delle lettere che possono avere influenza anche sui riti, infatti, per il figlio maschio... "per questi un agnello ", infatti questa è la regola del riscatto dei primogeniti.

Dal punto di vista della gimatria la differenza dei valori in ebraico tra maschio = 227 e femmina = 157 è pari a 70.
Lo stesso risultato di 70 si ottiene dalle lettere di Adamo ed Eva (Adam we Chavah) :
  • = ( = 40) + ( = 4) + ( = 1) = 45
  • = ( = 6) + ( = 8) + ( = 6) + ( = 5) = 25
Nell'immaginario della scuola dell'autore/i della Torah è ritenuto che tutti i popoli della terra fossero appunto 70, onde Adam ed Eva sta ad indicare la totalità del genere umano; e che da progenitori importanti la pienezza di discendenza fosse 70 lo provano i seguenti versetti:
  • "I figli che nacquero a Giuseppe in Egitto sono due persone. Tutte le persone della famiglia di Giacobbe, che entrarono in Egitto, sono settanta." (Genesi 46,27)
  • "Tutte le persone nate da Giacobbe erano settanta..." (Esodo 1,5)
Su tale scia ci accorgiamo che il valore gimatrico di "come luce" essendo = 20 luce e luce "'aor" = ( = 1) + ( = 6) + ( = 200) = 207 è pari al valore del maschio = 227 ed in senso cristiano, come legge l'Apocalisse, + "questi è l'Agnello ": "La città (la nuova Gerusalemme) non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello." (Apocalisse 21,23)

Abbiamo osservato che Dio fece ad Adamo ed Eva delle tuniche di pelle "aor con suono simile a quello di luce 'aor, ma con lettera iniziale diversa "a anziché 'a , quindi con valore gimatrico diverso e pari a:

= ( = 70) + ( = 6) + ( = 200) = 276

Alla luce 207 si è aggiunto un qualcosa che ha valore 69.

La pelle sostituisce la luce di cui erano vestiti, essendosi girati dalla parte opposta, infatti, "quando si sono girati" equivale a:

= ( = 2) + ( = 60) + ( = 2) + ( = 5) = 69

Infine, altra proprietà di Yahwèh è l'amore al nemico, come insegna, insistendo molto, Gesù nel Discorso della Montagna (Matteo 5-7).
Amare il nemico è essenza del perdono che è dono non umano.
In ebraico amare il nemico su cui tanto insiste Gesù è , infatti il numero gimatrico che se ne ricava è ancora 26 come il numero di Iahwèh.

DECRIPTAZIONE DEI TESTI
Il Cristianesimo, che di fatto usa nella propria esegesi le traduzioni in greco i LXX e la Vulgata anche se non esclude il testo originario ebraico che serve da conio con cui confrontare le traduzioni, non è aduso ad interessarsi di interpretazioni se non letterali del testo o che da queste discendono.
Per il Cristianesimo le "Sacre Scritture" sono misteriose "historia Dei".
Agostino di Dacia (XII secolo d.C.) al riguardo sinteticamente scrisse: "littera gesta docet, quid credas allegoria, moralis quid agas, quo tendas anagogia".
Si ricavano quattro sensi o modi di interpretazione:
  • Littera gesta docet = a lettura letterale insegna i fatti;
  • Quid credas allegoria = l'allegoria fa vedere con l'immaginazione cosa credere;
  • Moralis quid agas = il senso morale indica i comportamenti, cioè il cosa fare;
  • Quo tendas anagogia = l'anagogia guida al cielo, ci fa vedere dove tendere.
Dante Alighieri tutto ciò poi l'esplicitò nei Trattato II, del Convivio.
L'interpretazione dei testi Biblici antichi è guidato dai libri del Nuovo Testamento ispirati dalla predicazione apostolica, ivi espressa in modo speciale, ("speciali modo exprimitur"), e tali scritti pur se in greco, è da ritenere abbiano attinto dalla Bibbia ebraica e dalle traduzioni in greco di quei tempi.
Quanto era nelle lettere ebraiche di significativo evidentemente fu colto perché molti riferimenti biblici contenuto negli scritti del NT portano ai testi originari ed implicano, se esistenti, anche le letture di secondo livello.
Su ciò ho indagato e propongo "Vangeli, profezie attuate dal Cristo".

Al riguardo apro una digressione.
Porto ad esempio una citazione che ho trovato nel libro dei Proverbi quando al versetto 30,4 dice:

"Chi è salito al cielo e ne è sceso? Chi ha raccolto il vento nel suo pugno? Chi ha racchiuso le acque nel suo mantello? Chi ha fissato tutti i confini della terra? Come si chiama? Qual'è il nome del suo figlio, se lo sai?"

Il testo parla del "Creatore" e rivela che nell'idea dell'autore fosse "persona" e che addirittura avesse un figlio.
Le lettere ebraiche inequivocabilmente parlano di figlio, infatti:

Qual'è il nome del suo figlio, se lo sai?

La decriptazione di questo versetto Proverbi 30,4 fornisce questo testo.

"I viventi saranno innalzati dal mondo. In cielo portati saranno col corpo. Il sangue sarà dell'Unigenito in pienezza a fruttificare, li porterà in seno puri angeli, saranno condotti a vivere dall'artefice nel corpo, vivi saranno dal Vivente a casa risorti, in vita con la potenza riuscita. A vivere risaranno, usciranno al sorgere, dalle prigionl. Per il Verbo alla pienezza saranno dell'Unico, col corpo saliranno vivi. Al mondo la risurrezione ai viventi ha portato e i viventi escono alla luce del Vivente, il Figlio li porterà, retti saranno alla completa conoscenza."

L'inizio di questo versetto nella forma esplicita richiama il versetto di Giovanni 3,13; quest'ultimo ne fornisce una perfetta sintesi "Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo" e nel criptato di Proverbi 30,4 è fornita una risposta esauriente alla domanda di Nicodemo sulla rinascita che tratterò in altro paragrafo. Infatti "Gli rispose Gesù: Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?" (Giovanni 3,10) e poi gli cita in pratica col Giovanni 3,13 questo testo che profetizza nel criptato le cose a venire e tende a confermargli che Lui è quel figlio del Creatore.

Il Concilio Vaticano II con il Dei Verbum (8 e 9) poi osserva che è la Tradizione "nella Chiesa fa più profondamente comprendere e rende ininterrottamente operanti le stesse sacre Scritture" che sono "Parola di Dio messa per iscritto sotto l'ispirazione dello Spirito divino", ma è la Tradizione che "trasmette integralmente la Parola di Dio - affidata da Cristo e dallo Spirito Santo agli apostoli - ai loro successori, affinché, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano", "Così la Chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura" e conclude: "Perciò l'una e l'altra - la Scrittura e la Tradizione - devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza".
Essendomi dotato di quel nuovo strumento di cui ho detto in premesse per sollecitare dai testi con i segni originari una lettura di 2° livello da quei libri antichi alla luce della rivelazione portata dalla predicazione apostolica che si ricava dl N.T. mi sono chiesto quale sarebbe stato il risultato di una decriptazione della descrizione della creazione del libro della Genesi.
Ripropongo così quel versetto Genesi 1,8 prima presentato col testo ebraico con lettere separate come nei testi antichi e provo a decriptarlo col mio metodo.

"Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno."



Genesi 1,8 - "Ma (Le disse:) del diletto Unigenito la divinità entrerà , sarà la Madre del Potente , che nel corpo si verserà ; (Questi) sarà ad agire dal cielo . E sarà nel mondo forte , agirà da grande e del Signore (Iah) sarà la famiglia per versarsi in un corpo , è portarsi per salvare () dall'angelo (ribelle) l'esistenze ."

Genesi 1,8 - "Ma (Le disse:) del diletto Unigenito la divinità entrerà, sarà la Madre del Potente, che nel corpo si verserà; (Questi) sarà ad agire dal cielo. E sarà nel mondo forte, agirà da grande e del Signore sarà la famiglia per versarsi in un corpo, è a portarsi per salvare dall'angelo (ribelle) l'esistenze."

Pare proprio una annunciazione, allora vediamo cosa ci può dire in tal senso il famoso primo versetto della Genesi.

Genesi 1,1 - In principio Dio creò il cielo e la terra.



Genesi 1,1 - Dentro il corpo d'una donna () fu a scegliere d'abitare . In un corpo , dell'Unico la divinità entrò , per starvi a vivere . L'Unigenito l'indicò : uscirò dal cielo e verrò in terra .

Genesi 1,1 - Dentro il corpo d'una donna fu a scegliere d'abitare. In un corpo, dell'Unico la divinità entrò, per starvi a vivere. L'Unigenito l'indicò: uscirò dal cielo e verrò in terra.

Pare congruente e premessa a quando ottenuto dal versetto 8 e la pagina di secondo livello pare proprio riferirsi ad una profezia di incarnazione.
Propongo di seguito la decriptazione di tutto il capitolo Genesi 1 fino alla conclusione del 7° giorno agli inizi del capitolo 2 ed in appendice riporto il testo secondo la traduzione C.E.I..

TESTO DECRIPTATO DI GENESI 1,1-2,4a
Genesi 1,1 - Dentro il corpo d'una donna fu a scegliere d'abitare.
In un corpo, dell'Unico la divinità entrò, per starvi a vivere.
L'Unigenito l'indicò: uscirò dal cielo e verrò in terra.

Genesi 1,2 - Per entrare l'Unigenito in un corpo per scendere del mondo nell'esistenza indicò nel mondo la (donna) scelta per entrare a portarvisi.
E dentro al mondo per portarsi recò a chiudere il fulgore della rettitudine innalzando una persona.
Fu la scelta nel mondo portata su una matrice per recare nel corpo a chiudere la divinità per entrarvi a stare a vivere.
Per vivere in un corpo puro scelse dall'alto una persona che era nel mondo a vivere che gli fosse da Madre.

Genesi 1,3 - E fu a parlare Dio nel mondo a (colei che) sarebbe stata la Madre; fu ad uscire una forte luce e fu ad entrare a stare, nella forte luce.

Genesi 1,4 - E fu alla vista Dio ad entrare dov'era la Madre; venne nella luce.
Così fu dalla bella a portarsi a casa, ed era sola.
La potenza di Dio ad entrare fu dalla Madre a casa.
Fu un angelo ad uscire dalla luce e dentro fu l'angelo ad entrare nello stretto della capanna.

Genesi 1,5 - E fu all'incontro Dio apertamente a stare con la Madre nella potenza d'una luce un giorno.
(Le) si portò in preghiera segreta; così accadde che di Dio fu una potenza ad uscire e fu apertamente ad esserLe in vista.
Per crescere, per stare nel mondo, fu a casa incontro a portarsi alla Madre per stringerLa ad aiutarlo.

Genesi 1,6 - E fu a dire Dio apertamente a (colei che) Gli sarà Madre che era nel mondo a lanciarsi.
Versandosi si sarebbe ingrossata.
Il segno avrebbe portato così nel mondo che madre sarebbe stata, che una vita portava all'esistenza del mondo.
Essendo la Madre sola, era con il cuore oppresso.
(Si domandava) Di chi matrice? Perché sarebbe stata Madre?

Genesi 1,7 - E fu a sentire la richiesta uscita d'essere madre che verrà a generare per versarlo nell'esistenza.
Vedeva però che era sola, era il cuore oppresso; di chi matrice?
Che ad uomo era legata soltanto ed era in vista che la portasse a casa fu con l'angelo ad aprirsi.
Di chi Madre? Chi avrebbe prevaricato?
La potenza nel corpo a versarLe chi sarebbe stato?
Peccare era fuori (da ogni pensiero), essendo come angeli!

Genesi 1,8 - Ma (Le disse:) del diletto Unigenito la divinità entrerà, sarà la Madre del Potente, che nel corpo si verserà; (Questi) sarà ad agire dal cielo. E sarà nel mondo forte, agirà da grande e del Signore sarà la famiglia per versarsi in un corpo, è a portarsi per salvare dall'angelo (ribelle) l'esistenze.

Genesi 1,9 - E fu a dirsi con Dio:
- nel mondo Gli sarebbe stata Madre per obbedienza e l'avrebbe portato nel mondo a vivere;
- sarebbe stata a vivere ad un uomo stretta la cui indicazione usciva dal cielo che in Dio viveva sperando, vivendo da fratelli che l'aiuto Le avrebbe portato completo;
- alla vista gli uscirà, sarà dentro ad illuminarlo, apertamente la porterà, saranno nel mondo a stare come angeli.

Genesi 1,10 - Portato che fu l'incontro, Dio uscì. Fu la Madre dal Potente ad essere dentro illuminata. Entrò l'Unigenito nel corpo a scenderLe e la potente vita desiderata entrò nella Madre.
(Questo) fu l'avvenimento che l'Unigenito nei giorni a vivere portò! Fu in un corpo dell'Unigenito la divinità ad entrare, fu in una Madre retta a stare. Per amore Le si portò dentro.

Genesi 1,11 - E fu dell'Unigenito nella Madre nel corpo la divinità ad entrare per essere agli uomini d'aiuto.
Alla luce l'Unigenito uscirà in terra per aiutare. Lo contempleranno.
Ne vedranno la luce in una casa i viventi.
Questi in un corpo sarà ad agire per colpire il cattivo che ad agire scese soffiando in un corpo l'esistenza.
Fece frutto, perché fu l'angelo (ribelle) a portare in una donna nel corpo il seme e si portò ad abitare e dall'alto entrò in terra. E fu al mondo a stare così l'angelo.

Genesi 1,12 - E per la liberazione entrò l'Unigenito in un corpo per scacciarlo, per distruggerne l'operare dentro i viventi colpendolo nei corpi, spazzando di questi il male, perché l'opprimere reca.
(Per ciò) si recò in azione giù ad operare nel mondo.
Il soffio nel corpo fu di una donna. Il seme vi portò.
Il prodotto della vita fu degli angeli ad entrarLe e Le fu nel corpo l'Unigenito divino. Uscirà (così ciò che) è la piaga che fu nei cuori recata dentro.

Genesi 1,13 - E fu al mondo a stare dal nemico a casa.
Si portò il Signore a starvi dentro per l'incontro, per recare il salvare dal serpente che bruciato sarà.

Genesi 1,14 - E fu a dire Dio al mondo che sarebbe stato un vivente, che sarebbe stato nel mondo a stare con la forza tutta dentro un corpo versata.
Fu per agire ad uscire dal cielo; dal serpente entrò in casa per sbarrarne la forza che i cuori opprime.
Un giorno si portò in una famiglia che era d'angeli, v'entrò di notte.
Alla perversità fu (così) a recare il rifiuto totale. Indicò del portarsi il perché.
E l'Eterno fu con una parola nei giorni per strappar l'angelo che sta nei viventi.

Genesi 1,15 - Ed al mondo fu a portarsi il Potente dalla Madre.
L'Unigenito si portò in un corpo finalmente.
Una folgore fu vista uscire dal cielo.
Per il serpente uscivano guai in un corpo.
Dall'alto entrava in terra e fu al mondo a stare la rettitudine angelica.

Genesi 1,16 - A portarsi fu al sentire le richieste nel mondo che c'erano dai viventi; venne per bruciare l'angelo che stava nel mondo.
La maledizione completa (al serpente) uscì in cammino.
Povera era la Madre ove veniva a vivere l'Unigenito; Le si portava nel corpo per uscire (divenire) grande.
Dal serpente i viventi salverà con potenza alla fine del mondo.
Un giorno si portò; venne tra i viventi desiderando in un corpo entrare per versare nei cuori l'energia, perché salverà dal serpente tutti.
Uscì di notte nel mondo e venne una stella dov'era la Madre.

Genesi 1,17 - E fu con un segno d'angeli a venire tra i viventi Dio.
Nel mondo la Madre da dentro il corpo lo versò.
Fu alla vista ad uscire dal cielo, guizzò nel mondo l'Unigenito; si lanciò dall'alto per entrare in terra.

Genesi 1,18 - E per il serpente dominare a casa fu a portarsi dentro di notte.
Al mondo si portò dal serpente, entrò solo con la forza nel cuore.
Fu l'energia nel mondo per la prima volta a recata in un corpo, la portò in una casa dov'erano angeli.
Usci nel chiuso in una capanna e fu nel corpo d'un primogenito.
Dio entrò a starvi a vivere; la rettitudine fu nel cuore a portare dentro.

Genesi 1,19 - E il Signore fu visto in un corpo in una casa e fu nel mondo a star ad abitare.
All'incontro si portarono viventi numerosi; furono a vedere (che cosa) era!

Genesi 1,20 - E fu per la prima volta dei viventi alla vista. Il Potente entrò nei giorni. Il Principe giù si portò nel mondo a vivere. (Perché?)
Fu nei viventi da rettile l'angelo superbo a chiudere nell'esistenza la perversità. Il peccare a soffiare fu che stremò le forze.
Per il fatto entrò in terra a languire l'angelo stando nei corpi vomitato per l'azione (dovette) uscire dal cielo.

Genesi 1,21 - E fu dal Creatore la maledizione tra i viventi a venirgli completa con il Figlio che per scelta entrò nel cammino.
Di un povero fu dalla matrice portato e dell'Unigenito la perfezione nell'anima entrò d'un vivente.
Entrò in un corpo per salvare tutti.
Da donna povera si compiacque recarsi al mondo, dalla Madre (cui) fu a parlare.
Tra i viventi fu per i lamenti che i viventi portavano.
E l'Unigenito la perfezione in azione portò a sgorgare.
Da aborto dai viventi sarà l'angelo ad uscire.
E porterà ad esistere nei corpi l'Unigenito la divinità. Entrerà per stare nei viventi la rettitudine che sarà nei cuori a recare dentro.

Genesi 1,22 - E fu figlio di retti.
In un primogenito scelse di vivere Dio.
Nel mondo fu la pienezza a vivere per la guarigione ai corpi recare e nei corpi dentro riportare la pienezza.
E venne a vivere dove stanno i viventi di casa.
Nei giorni la Madre Lo portò al mondo; a vedere ne portò il volto.
Si lanciò ad abitare nella prigione giù.

Genesi 1,23 - E fu al mondo alla vista delle moltitudini a portarsi il Signore che fu dentro per l'incontro.
Portò nelle midolla d'un vivente a stare della risurrezione la forza.

Genesi 1,24 - Portatosi a stare all'origine nei viventi nel corpo il maledetto fu tra i morti a portarli.
La sozzura in terra per l'angelo superbo vive; da potente i viventi opprime con bestialità e il verme nelle fosse fu a finirli.
Ma l'Unigenito nel corpo scese perché l'opprimere portato fosse ad uscire.
Fu così dall'angelo!

Genesi 1,25 - Si portò a spazzarlo con la risurrezione Dio dal mondo.
Fu tra i viventi a venire nella prigione, dove sta, per finirlo.
(Questi, il serpente) uscirà dalla terra perché l'opprimere portò e divenne una bestia, un serpente per i viventi che sono lamenti a portare.
L'Unigenito finirà in tutti il verme bruciandolo nel mondo; dall'uomo uscirà la potenza che i viventi opprime.
Riporterà il timore di Dio; rientrerà a stare nei viventi la rettitudine che sarà nei cuori riportata dentro.

Genesi 1,26 - Riporterà la forza di prima a vivere nei corpi.
Da Dio uscì la destra che operò, in uomo dentro scese perché abitasse la rettitudine nel sangue recando la fine all'angelo che vi si portò.
E la forza a dominare portò da sola nel cammino tutto; ad uscire sarà (chi vi) vive che ha portato dentro il peccare.
Il soffio uscirà della risurrezione, i viventi saranno a rivivere, e da dentro il bestiale uscirà.
Si porterà nel pianto il serpente uscito per l'Unigenito dai corpi, giù si porterà da dentro di tutti, uscirà dai corpi dei viventi bruciato, uscirà il verme arso; un olocausto per l'Unico dai corpi si alzerà.

Genesi 1,27 - Portato sarà a mangiare dall'Unigenito.
Dal maledetto sarà (così) ai viventi a venire il primo aiuto.
Nei viventi dentro scenderà la potenza della vita ed abiteranno all'ombra i viventi di Dio.
Ad Uscire saranno i viventi ricreati, verrà recata a questi la rettitudine nei corpi.
E da esseri puri dentro Gli entreranno.
Dentro con il corpo nell'Unigenito verranno a vivere.

Genesi 1,28 - E saranno dentro con i corpi così a venire a vivere da Dio.
Saranno i viventi portati a starvi dall'Unigenito dall'amarezza del serpente usciti. I viventi nella divinità saranno da vivi del Volto a saziarsi e le moltitudini recate, porterà alla pienezza.
Portò l'Unigenito il segno uscendo in terra che portatosi da retto dentro la risurrezione nel mondo recò ai corpi.
L'aiuto portò da solo nel cammino; dalla croce uscì, vi fu dai viventi dentro portato per il peccare.
A parlare riuscì da risorto ai viventi; fu vivo a riportarsi a casa.
Per la rettitudine il vigore fu a aprirGli la rigenerazione che salverà.
Alla fine dall'alto rientrerà in terra.

Genesi 1,29 - Si riporterà nell'esistenza l'Unigenito vivo con il corpo.
Dio nel mondo era stato tra i viventi!
Uscirà con gli angeli (come) uscì con gli angeli.
Il Crocifisso alla fine risarà in cammino tra i viventi.
Verrà per tutti ad agire la risurrezione che dentro colpirà del cattivo il seme. L'Unigenito brucerà il cattivo serpente; dalle persone sarà da tutti ad uscire. L'Unigenito nei corpi a scendere recherà dell'Unico la perfezione che agirà la sozzura bruciando nei corpi.
Dentro il portato soffio dai corpi spazzerà, scenderà colpito nei corpi con forza il male.
Per il serpente così dai viventi sarà ad esistere il rifiuto in tutto il mondo.

Genesi 1,30 - E guizzeranno tutti dalle tombe.
Nel Crocifisso entreranno.
All'Unico con il corpo su li porterà con potenza.
Così del serpente del peccare per il soffio uscito in cielo li condurrà dal Potente. Della sposa il corpo porterà salvato innalzerà dalla terra nella beatitudine ad abitare.
E le anime a vivere con l'Unico la perfezione saranno.
Battuta dalla risurrezione, distrutta, mangiata, la perversità sarà nel mondo dalla forza della rettitudine che ha inviata.

Genesi 1,31 - E saranno a vedere Dio apertamente essendo vivi.
Verranno tutti alla felicità.
Vedranno la luce, fuori portati dal mondo tra gli angeli.
Usciranno dal cuore (ove) si portarono dentro a vivere nell'Unigenito che l'aiuto gli portò.
Furono ad entrare essendo sera e furono ad uscire essendo mattino; nel giorno entreranno nel Risorto (quando) risorti saranno.

Genesi 2,1 - E sarà la sposa condotta dal mondo in cielo e fuori dalla terra la porterà con tutte le schiere a vivere.

Genesi 2,2 - E saranno tutti con Dio ad entrare a stare; gli vivranno dentro. Un giorno saranno ad uscire dalla prigionia.
Dalle rovine saranno alla pienezza così alla fine condotti.
L'Unigenito la risurrezione dei corpi con azione luminosa nel mondo porterà. Saranno un sabato da dentro ad essere portati i viventi fuori dalla schiavitù.
A vedere saranno i viventi con tutti gli angeli il Crocifisso che si riporterà. Dell'Unico il Principe si vedrà risorto uscire.

Genesi 2,3 - E sarà la benedizione di Dio a rientrare a stare nei viventi che verranno nel giorno settimo portati ad essere santi.
Verrà recata la rettitudine nell'esistenza.
Dentro la porterà di sabato nei viventi, che tutti angeli alla fine porterà dall'Unico con i risorti corpi.
Ricreati con la divinità saranno i viventi.
Al Potente si vedranno simili tutti.

Genesi 2,4a - La maledizione finirà ed il serpente impuro alla fine uscirà con la desolazione che fu ai viventi a recare entrando in terra.
A casa rientreranno ricreati i viventi.

TRADUZIONE C.E.I. DI GENESI 1,1-2,4a
Genesi 1,1 - In principio Dio creò il cielo e la terra.

Genesi 1,2 - Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

Genesi 1,3 - Dio disse: Sia la luce! E la luce fu.

Genesi 1,4 - Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre

Genesi 1,5 - e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.

Genesi 1,6 - Dio disse: Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque.

Genesi 1,7 - Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che sono sopra il firmamento. E così avvenne.

Genesi 1,8 - Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.

Genesi 1,9 - Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto. E così avvenne.

Genesi 1,10 - Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.

Genesi 1,11 - E Dio disse: La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie. E così avvenne:

Genesi 1,12 - la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.

Genesi 1,13 - E fu sera e fu mattina: terzo giorno.

Genesi 1,14 - Dio disse: Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni

Genesi 1,15 - e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra. E così avvenne:

Genesi 1,16 - Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.

Genesi 1,17 - Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra

Genesi 1,18 - e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.

Genesi 1,19 - E fu sera e fu mattina: quarto giorno.

Genesi 1,20 - Dio disse: Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo.

Genesi 1,21 - Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.

Genesi 1,22 - Dio li benedisse: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra.

Genesi 1,23 - E fu sera e fu mattina: quinto giorno.

Genesi 1,24 - Dio disse: La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie. E così avvenne:

Genesi 1,25 - Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona.

Genesi 1,26 - E Dio disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.

Genesi 1,27 - Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.

Genesi 1,28 - Dio li benedisse e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra.

Genesi 1,29 - Poi Dio disse: Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.

Genesi 1,30 - A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde. E così avvenne.

Genesi 1,31 - Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.

Genesi 2,1 - Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere.

Genesi 2,2 - Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro.

Genesi 2,3 - Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli creando aveva fatto.

Genesi 2,4a - Queste le origini del cielo e della terra, quando vennero creati.

LA CROCIFISSIONE NEL LIBRO DI GIOSUÈ
Tra Mosè e Giosuè c'è un rapporto particolare di maestro e fedele discepolo.
Era il confidente fidato di Mosè e nello stesso tempo il suo aiutante, il suo inserviente, il suo braccio e il puro fedele, il modello su cui idealmente il popolo d'Israele era chiamato ad uniformarsi.
Fornisco un rapido scoop su di lui estraendo solo quanto relativo a Giosuè dal libro dell'Esodo:
  • "Mosè disse a Giosuè: Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle con in mano il bastone di Dio"... "Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi a fil di spada"... "Allora il Signore disse a Mosè: Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo!" (Esodo 7,9.13s)
  • "...con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio." (Esodo 24,13)
  • "Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: C'è rumore di battaglia nell'accampamento." (Esodo 32,17)
  • "Così il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con un altro. Poi questi tornava nell'accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non s'allontanava dall'interno della tenda." (Esodo 33,11)
Giosuè è colui che uscito dall'Egitto entrò da esploratore 40 anni prima nella Terra Promessa (Numeri 13), riferì da coraggioso appoggiando la scelta di entrare fidando nell'aiuto del Signore, ma solo che 40 anni dopo, morto Mosè, vi entrerà col popolo nuovo e conquisterà la Terra Promessa.
Il parallelo con Gesù oltre all'omonimia è evidente, infatti, Gesù è il primo esploratore della Terra Promessa ove è entrato ed è tornato da risorto e ha aperto il combattimento finale del nuovo Israele contro il male, il Gog e Magog, replicanti dell'allegorico Amalek, e vincerà aprendo per tutti, la vera finale Terra Promessa, quella eterna del cielo.
Il personaggio di Giosuè tratteggiato nel Pentateuco con molti altri dettagli viene ad essere il personaggio principale dell'omonimo libro di Giosuè che assieme a quello dei Giudici fa da cuscinetto tra la Torah e i libri di Samuele e poi dei Re per colmare il lungo tempo intermedio ed arrivare ai periodi storici del regno di Davide e Salomone.
C'è chi sostiene che Giosuè è presentato come il capo militare ideale che prende ordini solo da Dio e il libro sarebbe stato scritto nel VII secolo a.C. per dare autorità ed un'origine nobile ai successivi regni.
Sta di fatto che nel libro di Giosuè viene tra l'altro sottolineato che anche Lui come Mosè scrisse sulle pietre la legge di Mosè.
Attraversato il Giordano, dopo l'episodio della distruzione della città di Ai, il libro di Giosuè, infatti, racconta circa la Torah di Mosè: "Fece appendere il re di Ai ad un albero fino alla sera. Al calar del sole Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato dall'albero; lo gettarono all'ingresso della porta della città e vi eressero sopra un gran mucchio di pietre, che dura fino ad oggi. In quell'occasione Giosuè costruì un altare al Signore, Dio di Israele, sul monte Ebal, secondo quanto aveva ordinato Mosè, servo del Signore, agli Israeliti, come è scritto nel libro della legge di Mosè, un altare di pietre intatte, non toccate dal ferro; vi si sacrificarono sopra olocausti e si offrirono sacrifici di comunione. In quel luogo scrisse sulle pietre una copia della legge di Mosè, che questi aveva scritto per gli Israeliti. Tutto Israele, i suoi anziani, i suoi scribi, tutti i suoi giudici, forestieri e cittadini stavano in piedi da una parte e dall'altra dell'arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore, una metà verso il monte Garizim e l'altra metà verso il monte Ebal, come aveva prima prescritto Mosè, servo del Signore, per benedire il popolo di Israele. Giosuè lesse tutte le parole della legge, la benedizione e la maledizione, secondo quanto è scritto nel libro della legge. Non ci fu parola, di o soggiornavano in mezzo a loro." (Giosuè 8,29-35)
Giosuè lesse tutta la legge sul monte Ebal come poi fece Esdra a Gerusalemme "Esdra nel libro di Neemia annuncia la Torah e il Messia".
Alcuni anni or sono decriptai i 24 capitoli di Giosuè, e i 667 versetti giacciono abbandonati in un file del mio PC e prima o poi troverò il tempo per riordinarli e presentarli.
Intanto, in anteprima, riporto la decriptazione di quei 7 versetti Giosuè 8,29-35 che ho sopra riportato, da cui emerge nitido un racconto della crocifissione.

Giosuè 8,29 - Portarono l'Unigenito in croce i viventi per i potenti, (pur) retto al mondo nell'agire fu appeso, innalzato sul legno, l'Eterno dal tempo uscì, l'azione di un arciere portò a spegnere con un'asta l'Unigenito, all'uscita del sole su l'asta entrò in Gesù e fu calato.
E venne il cadavere del crocifisso portato dei viventi tra lamenti alla vista giù.
E fu tradimento - che da retto si portava - che l'Unigenito portò in croce, uscì dalla famiglia del crocefisso, nella tomba per un cattivo entrò, fuori della città.
E fu a risorgere, portato in alto fu, e rivelò che dell'Unico il Figlio era.
Di viventi una grande comunità fu a portare la Madre nel mondo, da Questi uscita.

Giosuè 8,30 - Dell'Unico questi fu il Figlio al mondo, Gesù in vita ucciso dai potenti fu per la perversità del dio (primo serpente) del mondo (Cesare era il dio del mondo al tempo di Gesù).
Fu risorto il corpo da Dio, da dentro gli uscì dal corpo alla vista un ruscello.

Giosuè 8,31 - Così, l'Unigenito, la risurrezione dei corpi giù porterà al mondo ai viventi, alla luce uscirà il Servo, il Signore riverrà, il Figlio risarà in Israele così come scritto dentro i libri della Toràh che in croce per liberare i viventi in sacrificio il Padre l'inviò.
Sarà nei viventi bruciata col serpente la morte (con cui) che alle origini bruciò i corpi per azzerare il mondo.
L'angelo bello dall'Altissimo uscì con (altri) angeli dentro i corpi questi l'accompagnarono per aiutare e (poi) l'Altissimo portarono ad innalzare recandolo in croce.
Dal serpente il Signore si porterà, sarà a questi dentro le tombe a portare il fuoco la vita risarà nei viventi.

Giosuè 8,32 - A recare sarà così alla fine dentro la risurrezione ai viventi, per l'azione il serpente uscirà, dell'Unigenito dentro l'energia sarà nei viventi, verranno a vivere per la risurrezione angeli, usciranno tutti riportati con i corpi puri per il fuoco entrato.
Beati così tutti dentro potenti per il soffio inviato saranno, figli saranno retti di Dio.

Giosuè 8,33 - Ed il maligno il fuoco nei corpi Dio recherà e questi si verserà tra lamenti e, portata la risurrezione nei cuori, dai corpi sarà strappato via il soffio, dai cuori (dove) si era portato il rifugio nelle acque bollenti questi entrerà.
E nei morti entrerà la potenza dell'Unico, i corpi, riportata l'energia, rilucenti dalla porta usciranno, retti usciranno, gli angeli saranno i viventi fuori ad accompagnare, alla destra del risorto Unigenito saranno.
Dalla bara dentro il corpo saranno tutti nel Signore come pellegrini così nell'Unigenito allo spuntare a chiudersi su saranno a portarsi.
Il primo serpente reciso, che li uccideva, annientato sarà nei viventi e ad entrare in prigione giù sarà portato.
Del primo serpente dai viventi la potenza uscirà del male che era dentro, in cammino dall'Unico risorti con i corpi su li porterà dal mondo liberati per l'azione a casa aiutati dal Signore verranno i popoli retti nell'Unigenito nel cuore con i corpi, all'Unico i risorti invierà dal mondo.

Giosuè 8,34 - E nell'Unigenito a chiudersi nel corpo saranno così puri alla vista dell'Unico tutti retti rinati, dentro col corpo saranno entrati, il Crocifisso porterà i corpi fuori del mondo nella benedizione.
E fuori, abbrustolito il serpente uscito per la rettitudine, la sposa così il Crocefisso porterà a casa dentro alla pienezza, avrà fatto frutti il Crocifisso portandoli dal corpo fuori.

Giosuè 8,35 - Per rifiutarlo al mondo si fece giudeo, dentro al corpo visse in prigione, per il rettile portare fuori dai viventi alla luce uscì l'Unigenito.
Per bruciare nei corpi il serpente, che all'origine si versò nei corpi, l'Unico Gesù inviò in cammino per aiutare tutti, verserà al mondo la potente forza della risurrezione, dai corpi il primo serpente porterà fuori, l'angelo bruciato sarà nei viventi ed uscirà dai cuori il soffio portando fuori lo straniero che soggiornava in mezzo a loro.

CONCLUSIONI
La prima pagina della Genesi che nella trattazione esterna pare riferirsi alla creazione del mondo e della prima coppia umana, descrizione tanto criticata perché ritenuta sempliciotta dalla scienza paludata, perché non parrebbe reggere alle teorie evoluzionistiche tanto che nel passato ha provocato prese di posizioni che hanno tentato, intaccandone i principi, di toglierne sacralità si è rivelato linguaggio allegorico.
Di fatto, non si tratta di una pagina che vuole fornire verità scientifiche, perché scritta non per motivi divulgativi, ma per uomini di un popolo che meditava sul suo Dio che era diverso dalla cosgomonia dei popoli vicini, ma intende sottolineare che è unico e per amore ha creato tutto e tutti con la sua parola.
Ovviamente è pagina densa di significati, tanto che l'autore, che come abbiamo visto è così tanto attento alle lettere, inizia il suo libro la Genesi, proprio nel trattare la creazione, non con la prima lettera la 'alef , ma con la seconda la lettera bet che indica il numerale 2 (due).



Questo fatto di per sé ci fa ed ha fatto meditare su un messaggio di lettura meditato per iniziati e che la prima lettura letterale da solo alcuni dei vari spunti leggibili.
Con quella lettera n° 2 pare volersi come segnalare che trattasi di una seconda creazione, qualcosa di simile a quanto disse Gesù a Nicodemo nel Vangelo di Giovanni: "Gli rispose Gesù: In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio. Gli disse Nicodemo: Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere? Gli rispose Gesù: In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto. Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito. Replicò Nicodemo: Come può accadere questo? Gli rispose Gesù: Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?" (Giovanni 3,3-10)
Qui Gesù sostiene di dire una verità fondamentale con quel "In verità, in verità ti dico" ripetuto due volte e si riferisce ad una doppia nascita, cioè ad una doppia creazione, la prima nella carne e la seconda nello spirito, come coglie Nicodemo con quando dice "una seconda volta".
Tutto il discorso ruota su questo numero due e ricorda l'aleggiare del vento, dello Spirito della creazione "In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque." (Genesi 1,1.2)
Poi avviene la rivelazione che è Lui il figlio del Creatore come ho evidenziato ia altro paragrafo con la decriptazione del versetto Proverbi 30,4 che di fatto Gesù in Giovanni 3,13 inserisce in questo discorso.
Questa pagina della Genesi è proprio come un diamante a molte sfaccettature che va girato e rigirato per captarne tutti gli aspetti.
Per quanto finora mi è stato possibile ho fatto considerando proprio di seguire il pensiero che rappresenti in modo allegorico la nascita nello Spirito come ho riportato e motivato in "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico".
Quel nascere dall'alto che pare doversi leggere in modo allegorico ha però un senso concreto nella storia di Gesù che la teologia dei Vangeli sostiene comportare una kenosis dai cieli in terra della Parola in Gesù di Nazaret.
Occorre allora scrutare quelle scritture che certamente debbono parlare di Lui, occorre credere a quegli scritti "di Mosè" ed essere certi che ne parlano come Gesù autorevolmente sostiene:
  • "Voi scrutate le Scritture ... ebbene sono proprio esse che mi rendono testimonianza." (Giovanni 5,39)
  • "Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?" (Giovanni 5,46s)
La decriptazione di tale capitolo 1 della Genesi conferma tale posizione in quanto tratta della venuta della divinità in una donna che non aveva avuto rapporti con uomo con una bella descrizione della annunciazione che pone in evidenza molte delle problematiche colte dal Vangelo di Matteo scritto appunto prevalentemente per ebrei.
È l'annuncio della nascita del Figlio dell'Uomo, cioè dell'umanità.
Figlio dell'uomo in:
  • ebraico ben 'adam
  • aramaico bar 'oenash
Ispirandosi alla storia di Gesù Cristo che si definisce Figlio dell'Uomo, si può pensare a questi significati:
  • "Dentro con l'energia dell'Unico per aiutare i viventi ."
  • "Dentro i corpi originerà l'energia della risurrezione " o "Ricreerà con l'energia della risurrezione ."
In definitiva era atteso che l'umanità della terra desse il suo frutto.
Sotto questo aspetto va letto, a mio parere, il salmo 67.
Trattasi solo di 8 versetti, quindi numero della pienezza, somma delle cifre del famoso 26 numero di Iahwèh, quindi deve contenere una sintesi sul Messia.

Il testo C.E.I. del Salmo 67 è il seguente:
  • Salmo 67,1 - Al maestro del coro. Su strumenti a corda. Salmo. Canto.
  • Salmo 67,2 - Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto;
  • Salmo 67,3 - perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza.
  • Salmo 67,4 - Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti.
  • Salmo 67,5 - Esultino le genti e si rallegrino, perché giudichi i popoli con giustizia, governi le nazioni sulla terra.
  • Salmo 67,6 - Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti.
  • Salmo 67,7 - La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio,
  • Salmo 67,8 - ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra.
Stando alle lettere il volto di Dio e la Parola , con cui Mosè parlava faccia a faccia, questa porterà la sua via e la salvezza.
È da notare quel "perché si conosca sulla terra la tua via", "Disse Gesù: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me." (Giovanni 14,7)
La salvezza lì scritta in ebraico è , quindi Gesù.

Non potevo a questo punto non decriptare quel Salmo con le ormai note regole e ne riporto il risultato a conclusione, perché conferma tutte le attese.

Salmo 67,1 - Il Potente la vita degli angeli giù in un grembo inviò. In cammino fu un angelo ad indicarlo alla madre. Di questa alla madre portò alla mente illuminazione che le sarebbe nel corpo.

Salmo 67,2 - Dio nel mondo nei giorni la grazia a chi vi abita recò. Fu dentro un corpo della rettitudine l'energia a recare. La luce in persona fu a portarsi in un primogenito, l'ha scelto per far fuggire il serpente dal mondo.

Salmo 67,3 - Nato nel tempo dentro la terra aiuterà i fiacchi con la rettitudine. A casa tutti i popoli vivranno per Gesù alla fine da retti.

Salmo 67,4 - Sarà a recare l'aiuto portando la rettitudine ai popoli che sono a vivere col maledetto nei giorni che ha recato ad essere impuri; così i popoli sono a vivere nella vergogna.

Salmo 67,5 - Sarà la risurrezione in vita nelle tombe a recare. Si riporterà a stare nei corpi l'energia che l'angelo (ribelle) porterà ad annullare. Nei viventi quella che è stata una piaga sarà a finire giudicato. Si vedrà vivo nell'acqua bollente essere bruciato. Dai corpi vi porterà il serpente che all'origine nei viventi fu a vivere. Dentro quel primogenito nel corpo saliranno tutti. Guiderà i viventi alla pienezza del Potente dal mondo.

Salmo 67,6 - Sarà a portarli per mano e così i popoli saranno a vivere da Dio usciti dai giorni. A lodare li condurrà tra i retti ove i popoli staranno. I viventi tutti vi vivranno.

Salmo 67,7 - All'Unico con i corpi saliranno. L'invierà tutti tra gli angeli. Del mondo saranno il frutto. Entrata sarà dentro i corpi la rettitudine che avrà rifiutato il serpente nel mondo che fu ai viventi la maledizione con l'opprimere a portare.

Salmo 67,8 - Ci risarà la benedizione col rifiuto del serpente. A rientrare sarà nei viventi portata la forza. Saranno alla vista condotti all'Unico. Li porterà il Crocifisso. All'Unico col Verbo nei gironi della luce saliranno.

L'alfabeto ebraico nella sequenza delle lettere da sinistra a destra con le lettere lette come ideogrammi di per sé racconta una storia:



Dall'Unico a casa in cammino aiutati dal mondo li porterà . Colpita la chiusura dei cuori saranno retti con la potente vita per l'energia che in pienezza agirà . Col Verbo saliranno , li verserà col corpo risorti alla fine . - La chiusura dei cuori è il peccato ().

Dall'Unico a casa in cammino aiutati dal mondo li porterà. Colpita la chiusura dei cuori (il peccato) saranno retti con la potente vita per l'energia che in pienezza agirà. Col Verbo saliranno, li verserà col corpo risorti alla fine.

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