DAI VOCABOLI EBRAICI
AI MESSAGGI DELLE LETTERE
di Alessandro Conti Puorger
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I SIGNIFICATI DEI SEGNI DELLE LETTERE
Vari lettori mi hanno scritto per avere chiarimenti sui significati che uso per le lettere ebraiche e per informarsi sulla solidità delle conclusioni a cui sono pervenuto con l'analisi della grafica di quei segni rispetto agli alfabeti e segni più antichi e sulla conservazione grafica del messaggio, se voluto da parte degli ideatori.
Sempre, preciso loro che ci fu un periodo della mia ricerca di almeno 10 anni 1986-1996 in cui ancora ardivo decriptare con i significati delle lettere solo alcune parole e vi fu tutto un periodo di interazione tra segni grafici e significato delle parole dedotte dal vocabolario ebraico.
La congruenza dei due filoni grafico - vocabolario mi ha portato a fissare il significato della singola lettera, ma del metodo seguito tramite il vocabolario non ho riferito più di tanto.
Questo articolo vuol rispondere alle suddette domande e manifestare come in effetti si possa pervenire ai significati che ho dedotti sondando anche soltanto nel vocabolario guidati dall'idea che i segni hanno anche valore di ideogrammi.
Per iniziare è ovvio che tra le 22 lettere è da domandarsi quale sia il significato indicato dalla prima lettera dell'alfabeto ebraico, la lettera a =
,
e la risposta in "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia" fu molto semplice.
Essendo la prima indica anche il numerale "1".
"Origine " perciò è il termine che più gli si appropria.
Primo, uno, unico, sono tutte sfumature implicite nel concetto dal quale poi è facile il traslato in campo teologico.
Del pari per la lettera t =
,
l'ultima dell'alfabeto, è lecito considerare che indichi fine, termine, ultimo, confine, segno.
Ciò premesso intendo, ora, presentare i ragionamenti per cui anche dall'esame di semplici vocaboli ebraici, si ha prova che i significati intrinseci delle singole lettere, oltre la prima ed ultima
e
anche per le altre 20 lettere, sono quelli individuati nel metodo di decriptazione al quale rimando.
Preciso che quanto vado a riportare è il succo di ciò che ho provato e riprovato su l'intero vocabolario ebraico ed appunto ammetto che vi si può pervenire perché precedentemente avevo fatto quel tuffo nei geroglifici che sono la fonte ispiratrice di molti dei messaggi grafici delle lettere ebraiche, come detto nel già citato "Parlano le lettere".
Viceversa, non avrei potuto fare quella ricerca se non avessi prima sondato il vocabolario ebraico nel modo esemplificativo che riporto.
Per far ciò parto dalle seguenti semplici considerazioni:
- le 22 lettere dell'alfabeto ebraico sono solo consonanti;
- agli inizi dell'evo moderno, la fonetica dei testi sacri nell'ebraismo fu precisata con segni, puntature, in varie posizioni rispetto alla singola lettera (ad es. la r si può leggere ra, re, ri, ru, ro);
- l'idea di scrittura originaria pare non essere di tipo fonetico, ma visivo;
- le parole ebraiche si possono leggere, fornendo significati alle singole lettere, come fossero rebus;
- ciascuna parola è costituita da una sequenza di tante immagini quante sono le lettere che la formano.
Fornirò tracce semplici, l'essenza del pensiero ed esempi, che potrebbero svilupparsi in tanti altri simili capaci di rafforzare la dimostrazione.
Per rendere più comprensibile il tutto, cercherò di dimostrare, esaminando parole semplici del vocabolario ebraico, che si può pervenire a quei significati da me forniti alle lettere e motivati per altra via, come ho testé accennato.
Da parole semplici per deduzione ricaverò i singoli significati che poi, come ho fatto, e come potrà fare il lettore interessato, ho applicato alle altre parole, ma che qui non riporto.
D'altronde Mosè, a cui la tradizione fa risalire gli originali segni, sostiene che glieli ha consegnati Dio stesso e che lui con la sua cultura multipla di principe egiziano e di ebreo vissuto per decenni in Madian li ha compresi.
Tutte le parole ebraiche le scriverò senza le puntature di vocalizzazione e segni d'altro tipo, perché nella Bibbia canonica liturgica questi elementi non ci sono.
Tra l'altro non c'erano nemmeno le lettere di fine parola e tutte le lettere erano equispaziate.
Riporto qui di seguito le lettere ebraiche con indicato sotto ogni segno la traslitterazione in lettere dell'alfabeto italiano che userò nel prosieguo:
Ricordo poi che l'ebraico si scrive da destra verso sinistra, perciò così scriverò le parole ebraiche, ma la traslitterazione con lettere del nostro alfabeto la riporterò da sinistra verso destra.
Così ad esempio fratello in ebraico è
cioè
h'a e si legge "'a
h", in definitiva scriverò:
=
'ah.
Nel prosieguo l'ordine con cui affronto le lettere è legato al ragionamento che seguo senza rispettare quello alfabetico.
Leggerò così le parole ebraiche come una successione di disegni, tanti quanto sono le lettere che le formano.
La lettera
.
Premetto che tutte le parole ebraiche hanno un nocciolo, il radicale, costituito in genere da 3 lettere, poche volte da 2 e raramente da 4.
Con una lettera sola si hanno solo lettere da aggiungere a inizio o a fine parola come ad esempio la lettera h=
quale articolo.
Interessante è che graficamente questa lettera indica uno spazio con una uscita o una entrata, un recinto con una uscita.
L'articolo di un sostantivo è un antefisso che ci dice che si estrae un elemento da una collettività indifferenziata: "esce... il nome del suffisso".
Faccio quale esempio, che conferma col vocabolario l'idea, quello della interiezione "ecco" h'a
che si può considerare come "esce
uno
".
In definitiva la
è uno spazio aperto, la scena su cui opera ed appare il concetto.
Ciò porta anche all'idea del mondo lo scenario in cui viviamo.
Il Talmud spiega che Dio usò le lettere
iod
ed
he
,
lettere che formano il Nome Divino IAH
,
per creare l'universo. Con la lettera
iod
creò il Mondo a Venire, mentre con la lettera
he
creò questo mondo. (Menachot 29b)
-
La lettera hè - numerale n. 5
Base:
campo,
aperto,
entrare,
uscire,
fuori.
Traslati: apertura, larghezza, ampiezza,
mondo.