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L'ANIMA DEL CREATO E LA PIETRA ANGOLARE
di Alessandro Conti Puorger

GUARDARE IL SOLE
Come poter guardare il sole?
È ovvio che ad occhio nudo non si può fissare il sole.
Solo con lenti affumicate ci si può provare, l'eccessivo fulgore provocherebbe altrimenti la momentanea completa cecità e si potrebbero verificare danni irreversibili alla retina.
L'immenso, il poderoso, l'onnipotente, il Creatore dell'universo, come potrebbe farsi percepire da noi creature senza offendere i nostri occhi che sono già in difficoltà con il sole, che poi non è nemmeno una grande stella?
Non solo gli occhi, aggiungerei, ma lasciando a ciascuno la libertà della decisione finale di credere o meno alla sua esistenza.
Dice al riguardo il libro della Sapienza: "I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri. A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi può rintracciare le cose del cielo?" (Sapienza 9,14-16)
Per chi crede che il mondo non è nato a caso, Dio si manifesta costantemente con le proprie opere che poi sono tutto il creato che noi conosciamo, e si fa per dire, in minima parte.
Gli uomini, gli altri e noi stessi, siamo un'opera compartecipata, vale a dire per il credente c'è l'input di Dio, a cui contribuiscono i tutori della nostra formazione e poi anche il nostro stesso volere.
Possiamo così considerarci importanti e divenire collaboratori di Dio del nostro modo di essere.
Vediamo solo il vestito del Creatore, di sgargianti colori, come l'arcobaleno, perché solo quello i nostri sensi sono in grado di percepire.

"Rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda, costruisci sulle acque la tua dimora,
fai delle nubi il tuo carro, cammini sulle ali del vento." (Salmo 104,1b-3)

Spazia e largheggia, prefigurandoci l'idea d'infinito, con le galassie e le supernove, miriadi di miriadi, poi vicino agli umani si manifesta terribile con terremoti, maremoti, eruzioni di torrenti di lava, alluvioni e catastrofi naturali, ma si fa tenero con le aurore boreali, con albe rosate, tramonti rossastri, paesaggi sconfinati e ameni, s'esibisce con animali multiformi nei loro lussureggianti habitat, con acque azzurro biancastre di atolli meravigliosi immersi in oceani blu, si fa piccolo, ma perfetto nel mondo molecolare e atomico, poi si diviene struggente con gli occhi dei bimbi e delle loro madri e... potremmo continuare con esempi su esempi.

In chi s'accende la luce che esista e che si cela può concludere che è tremendo ed affascinante, ma solo da ciò non può convenire che sia un padre buono.
Siamo creature create dal nulla e non siamo Dio.
Il suo atto creativo non implica che siamo eterni, comunque restiamo creature vive in questo mondo finché permane il suo desiderio della nostra esistenza quaggiù.
Questo è stato il pensiero per tanti secoli.
Per innescare l'idea che sia un padre buono occorre che inizi ad ardere la fiamma della fede, e una prova che non faccia relegare tutto in una idea consolatoria.
Cercherò di chiarire.
Nel mondo fisico per le creature viventi c'è un bene evidente, il poter vivere, dono immenso rispetto al non esistere, per contro vi lati negativi per catastrofi naturali distruzioni e comunque insito nel vivere c'è il concetto di invecchiamento e morte.
È un processo che si sviluppa nel tempo o dopo la sofferenza si avrà un beneficio eterno?
L'idea che Dio si comporta da padre nonostante certi atteggiamenti burberi che traspaiono dai fenomeni naturali, ivi compresa sofferenza e morte per le sue creature, è verità che alcuni estraggono con l'aiuto d'altri uomini e d'eventi personali che portano a conoscerlo più da presso nella propria vita e con altre rivelazioni... a cui in particolare contribuiscono le Sacre Scritture.
La sua opera, il creato, infatti, è da penetrare oltre il vestito che ci presenta anche se i nostri sensi e la nostra mente, graduata su quelli, è in grado di vedere solo l'esterno.
Come andare oltre la veste con cui ci si manifesta?
Gli stessi angeli, dicono chi li ha visti, nelle loro manifestazioni, quando scendono dal regno di giustizia e di pace, si rivestono di un vestito terreno: "fai dei venti i tuoi messaggeri, delle fiamme guizzanti i tuoi ministri." (Salmo 104,4)
Tutto ciò che Lo riguarda del pari presenta queste caratteristiche.
Tanto più la Torah o Insegnamento ha queste caratteristiche.
La Torah è quella che ci informa che Dio si presentò a Mosè con la rivelazione: "Io sono colui che sono !" (Esodo 3,14) e tramite la Torah sono stati creati gli angeli e tutti i mondi e questi vengono mantenuti,
È la Torah, infatti, la credenziale per i figli di Abramo della Sua identità.
I figli di Abramo sono coloro che sanno riconoscerne i connotati.
Le 22 lettere, incise sul suo trono con cui ha formato tutto ciò che ha creato, sono i Suoi sigilli e, come i più attuali tecnologici documenti di riconoscimento è dotato d'elementi biometrici della Sua essenza tradotti in termini riconoscibili dagli umani.
Quelle lettere con cui è scritta, non sono solo semplici consonanti, ma icone e contenitori di concetti, suoi intermediari, e così la Torah assume forme assimilabili dagli uomini di questo mondo.
Per far un esempio, già quel modo criptico con cui si presentò Dio a Mosè, può aprirsi in modo esplicativo e quel "Io sono" ci dice: sono "l'origine delle esistenza ".

In "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" di quelle Sacre Scritture, dicevo però che "solo se scritte con quei segni originari hanno la proprietà d'essere un corpo vivo, come se tra queste ed il tradotto vi fosse la differenza che v'è tra persona in carne ed ossa e la sua fotografia; questa, infatti, che fissa un atteggiamento esterno, non da esito a radiografie e ad altri esami."

l vestito esterno della Torah si presenta così come un tessuto con trama e ordito costituiti da una sequenza di lettere che si prestano a formare parole e frasi in più maniere ed esprimono così racconti, vicende, guerre, sentimenti umani, odi e amori, insegnamenti più o meno pedanti, favole e aspetti mitici, comandi tremendi, cose ordinarie e preziosità sublimi.
Questa veste, che se guardata da sola dà adito all'interpretazione letterale della Bibbia, nei vari secoli ha avallato integralisti di più e opposte parti a compiere tutta una serie d'aberrazioni, a cominciare dalla lapidazione, a guerre di religione contro i nemici della propria fede, ad atti di terrorismo, alla caccia alle streghe, a vendette, a sanguinose rivendicazioni di luoghi e l'elenco può continuare.
Facile è attaccare quelle sacre Scritture da parte di idealisti che nel prendere atto della descrizione del male e della violenza in quelle contenuti, per la concupiscenza di conseguire il dominio, che ha la profondità di un abisso, accusano i testi sacri di fomentarli e non si curano del sottile modo con cui suggeriscono il lento penetrare nella storia dello Spirito di Dio.
Al riguardo un esempio pare calzante: chi si ferma alla lettura esterna e la termina offeso e arrabbiato per certi passi è come chi passando davanti alla reggia di un gran Re piena di preziosità, concerti e banchetti, vedendo e sentendo latrare i cani di guardia ringhiosi, non entra nei dovuti modi e, fallito il primo tentativo d'entrare, allontanatosi, visti quei guardiani, proclama al mondo che il palazzo del Re in effetti altri non era che solo una tana di briganti rissosi.
L'abito non fa il monaco!
Gravi errori possono derivarne se di un uomo si guarda solo il vestito.
Una cosa è il vestito, altro il corpo e altro l'anima di una persona, "La vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito?" (Matteo 6,25, Luca 12,23)
Così è per la Torah e le vesti sono i suoi racconti.

"Guai... a chi sostiene che la Torà è fatta solo di racconti mondani, e osservano solo tale rivestimento, e niente di più. Lode e merito ai giusti che osservano e ponderano sulla Torà vera e propria. Così come il vino non può venire conservato se non in una giara, la Torà ha bisogno di questi vestiti, che sono le storie e i racconti, ma è essenziale che li penetriamo per capire ciò che si trova sotto." (Zohar o Libro dello Splendore, Bemidbar, Section 3)

Un guaio certo è che non gode la certezza già in questo mondo d'aver parte del mondo a venire.
Per leggere la Torah, e di conseguenza tutte le Sacre Scritture che da essa discendono, è necessario si formino nuovi occhi e si attivi un particolare lobo negli emisferi celebrali, organi potenziali capaci d'essere eccitati da quelle lettere sacre.
In questo senso interpreto il versetto del Salmo 119 "Aprimi gli occhi perché io veda le meraviglie della tua legge (o Torah)." (Salmo 119,18)
Quel Salmo 119 è di fatto un poema tutto dedicato alla Torah.
Di questo Salmo tra l'altro ho detto in "Poemi alfabetici nella Bibbia; messaggi sigillati" e l'ho presentato interamente decriptato secondo regole e significati di "Parlano le lettere".
È il Salmo 119 il più lungo tra i 150 componimenti del libro dei Salmi.
È questo formato da 22 strofe, quante sono le lettere, tutte e solo consonanti dell'alfabeto ebraico.
Ogni strofa è di 8 versi e ciascuno dei versetti della stessa strofa inizia con la stessa lettera: i primi 8 con 'alef, la prima di quell'alfabeto, i secondi con bet, la seconda lettera, ecc. fino agli ultimi 8 che iniziano con la lettera tau, la finale, il tutto per complessivi 176 (8x22) versetti.
Questo modo di presentare mette in risalto appunto le 22 lettere, la loro importanza essenziale per comprendere la Torah e indica col numero 8 la loro perfezione, ognuna perfetta e compiuta in sé, come la Torah e come il loro Creatore.
L'associazione delle lettere 22 con il numero 8, il numero della completezza, dà già esternamente l'impronta che quella s'è realizzata grazie alle lettere dell'alfabeto ebraico opportunamente combinate da Dio.
D'altronde quella era la lingua che parlava Dio con Adamo e la lettera tau , iniziale della Torah , fu "i segno portato nella testa ad entrare ", e fu impressa sulla fronte di Caino perché nessuno lo uccidesse "Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato." (Genesi 4,15). (Vedi "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia")
Eppure nel vestito esterno della Torah è anche riportata la norma "occhio per occhio..." (Esodo 21,24, Levitico 24,19s, Deuteronomio 19,21) rettificata dai Vangeli con "Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra." (Matteo 5,38s).
Il numero 8 in ebraico , pur se con diversa vocalizzazione è costituito dalle stesse lettere che formano le parole olio ed ungere, perciò portano all'Unto, al Cristo, al Messia.
Questi è tutto ciò che in questo mondo potremo comprendere e vedere di Dio, la sua manifestazione piena, l'anima del corpo vestito di Torah.
In ogni strofa del salmo 119 è ripetuta la parola Torah che è il complesso della rivelazione di Dio consegnata a Mosè in due volte 40 giorni e 40 notti in un faccia a faccia continuo sul monte Horeb.
La tradizione conviene che tale rivelazione sia stata in parte scritta, pervenuta a noi con i 5 libri del Pentateuco, ed in parte in forma orale, che sarebbe pervenuta attraverso la tradizione.
Gersham Scholem, studioso della Cabbalà ebraica, ritiene carattere fondante di questa via d'interpretazione mistica la ricerca del significato della rivelazione depositata nella Torà, nella Legge sacra.
In "Il nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio" (Adelphi 1998 ) afferma "l'alfabeto è, insieme, l'origine del linguaggio e l'origine dell'essere" (p. 33), e "...la Torah non solo è costituita dai Nomi di Dio, ma addirittura forma, nel suo insieme, un unico grande Nome di Dio. E questa...(è) una tesi puramente mistica" (pp.38-39) ed "Affermare che la Torah è il Nome di Dio significa che Dio ha espresso in essa il suo essere trascendente, o almeno quella parte o aspetto del suo essere che può venir rivelato alla creazione e attraverso la creazione"(p. 40).
In "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta" ho trattato questi argomenti e la mia conclusione è che la rivelazione fu certamente in due forme, la scritta pervenutaci, e quella pure scritta, nascosta pervenutaci tramite le stesse lettere e non dalle sole parole.
Tornando al vestito con cui si riveste la Torah quando pur ci viene descritto qualcosa di violento, e di non accettabile sotto il normale sentire dietro quelle parole, le lettere, che sono vere e proprie Sefirot o ampolle della divina sapienza vi sono gli antidoti all'istinto di egoismo e di sopravvivenza descritto, capaci di chiarire quel brano e di soggiogare quegli istinti andando ad attingere al corpo, e all'anima della Torah.
Il corpo è ciò che vi sta sotto.
Dicono i Kabbalisti ebrei, i mistici della Torah, che gli scrutatori della Parola possono arrivare anche "all'anima o nishmata", che è la parte essenziale del tutto, la Torà vera e propria, e in futuro, essi contempleranno l'anima dell'anima "Nishmata le nishmata".
L'anima è il Messia e l'anima dell'anima è il Potente, il Padre, che è la sua anima, che Lui, suo specchio ci fa intravedere la sua ineffabile e inconcepibile essenza e poi ci permetterà di vederlo faccia a faccia.
Le lettere ebraiche, aggiungo, sono capaci di fornire istruzioni subliminali con la loro forma, da come si susseguono potendosi unire in altro modo a quelle adiacenti di altre parole per formare altri concetti, spezzando i nomi e i numeri di sterili elencazioni degli eventi riportati.
Ciò provoca nuove sottili realtà capaci di risvegliare l'anima e di suscitare idee, scava in profondità anche nel sonno, e la persona lentamente, ma gradualmente si trasforma e si completa come guidata e illuminata, la vita acquista significati nuovi, la felicità pare a portata di mano.
Aggiungerei che la Torah e le altre sacre Scritture ebraiche sono gli occhiali che si devono usare per guardare lo splendore del Creatore assieme ai Vangeli e al riguardo segnalo "'Scrutatio' cristiana del testo masoretico della Bibbia".
Ciò è ben chiaro agli ebrei osservanti in quanto i loro antichi maestri hanno insegnano che ognuno deve studiare Talmud e Torah vale a dire tutta la loro letteratura religiosa:
  • "sia povero che ricco, sano o malato, giovane o vecchio. Anche un mendicante che va di porta in porta per il sostentamento o qualcuno con una famiglia da mantenere, deve stabilire un tempo per studiare la Torah durante il giorno e la notte, poiché è scritto: Voi la reciterete giorno e notte." (Mishnei Torah, Hichot Talmud Torah 1,8)
  • "Per quanto tempo uno è obbligato a studiare? Fino al giorno della morte, come è detto: In modo che non svanisca dalla tua mente finché vivrai. Quando una persona non studia dimentica." (Shulhan Aruch, Yoreh De'ah 246,3)
Secondo la Kabbalah, saggezza antica insita e deducibile dalle Sacre Scritture ebraiche, questa creazione o Regno, il Malkut, non può raggiungere la corona, Keter, cioè il Creatore.
Lui s'è rivelato in tutte le altre sefirot e tutto, solo alla fine, raggiungerà l'adesione col Creatore.
Lo studio è il mediatore per conoscere sé stessi, gli altri e il Creatore.

NELLE SACRE SCRITTURE EBRAICHE "DIO PADRE E FIGLIO DI DIO"
Nelle Sacre Scritture ebraiche della Tenak espressioni come Dio Padre e Figlio di Dio o termini simili che colpiscono per l'aspetto antropomorfico mi sono chiesto se sono solo definizioni espressive che indicano un rapporto particolare o vogliono in taluni casi dire di più.
Sussiste, cioè, pur sempre un distacco di natura tra le due entità padre e figlio, essendo questo ultimo termine riferito comunque ad un essere umano creato, oppure quelle dizioni indicano che i due sono della stessa sostanza e natura, non creati?
Ad esempio quando con riferimento a Dio è detto: "Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora" (Salmo 68,6) è chiaro che lì s'intende dire che Lui si comporta con loro come un padre, ma restano pur sempre uomini e donne soggetti alla morte; cioè Dio, di fatto, fa da Padre agli orfani e da marito alle vedove.
Nella Tenak o Bibbia canonica ebraica il termine Padre in genere è usato non perché la divinità ha trasmesso in qualche modo la sua caratteristica, natura o sostanza o abbia generato fisicamente come accade in religioni politeiste con l'unione con una dea-madre.
È Padre, in genere, un termine traslato, perché Dio è creatore del mondo:
  • "Così ripaghi il Signore, o popolo stolto e insipiente? Non è lui il padre che ti ha creato, che ti ha fatto e ti ha costituito?" (Deuteronomio 32,6)
  • "Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre? Forse non ci ha creati un unico Dio?" (Malachia 2,10)
C'è poi secondo quelle Sacre Scritture una predilezione per un figlio che ritiene come primogenito, perché gli si è rivelato, l'ha formato e lo corregge e da lui sarà fatto conoscere agli altri popoli come redentore:
  • "Voi siete figli per il Signore Dio vostro... il Signore ti ha scelto, perché tu fossi il suo popolo privilegiato, fra tutti i popoli che sono sulla terra." (Deuteronomio 14,1s)
  • "...io sono un padre per Israele, Efraim è il mio primogenito..." (Geremia 31,9)
  • "il Signore corregge chi ama, come un padre il figlio prediletto." (Proverbi 3,12)
  • "Signore sei nostro padre noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma." (Isaia 64,7)
  • "Signore tu sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore." (Isaia 63,16)
Il termine padre in ebraico "'Ab" ci parla di uno che è "l'origine della casa ", ma potrebbe anche vedersi come avere "l'origine-l'Unico dentro " vale a dire essere con Lui una cosa sola, come quando Gesù dice: "Io e il Padre siamo una cosa sola". (Giovanni 10,30, Giovanni 17,11 e 21-22)

Dopo queste premesse, solo una prova tangibile di una paternità più stretta potrebbe essere risolvente.
La paternità di Dio sarebbe palese se avesse passato ai propri figli la propria natura ed elemento dirimente a tale riguardo sarebbe la prerogativa del vivere in eterno.
Quella di avere una vita eterna come la Sua sarebbe sicuramente indice di cambiamento di natura, perché quella dell'uomo è mortale.
Solo per Dio, infatti, si può dire "Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno." (Salmo 45,7)

La vita eterna è strettamente connessa al concetto di "essere giusto", come del resto appare anche dal citato versetto.
Altro concetto che avvicina alla giustizia o ad atto di giustizia è il credere.
La fede viene così contata come atto di giustizia, come emerge per Abramo, il padre nella fede: "Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia." (Genesi 15,6)
Appena ci si avvicina alla giustizia ci si avvicina alla sfera d'eternità, solo Lui è il Giusto che vive in eterno.
Se Dio si facesse conoscere, cioè rendesse capace l'uomo di essere giusto sarebbe come donargli la vita eterna, ossia la sua natura.
Questa, infatti, è la preghiera di chi vuol seguire le sue vie:
  • Salmo 119,137 - "Tu sei giusto, Signore, e retto nei tuoi giudizi.
  • Salmo 119,138 - Con giustizia hai ordinato le tue leggi e con fedeltà grande...
  • Salmo 119,142 - La tua giustizia è giustizia eterna e verità è la tua legge...
  • Salmo 119,144 - Giusti sono i tuoi insegnamenti per sempre, fammi comprendere e avrò la vita." sottinteso... per sempre.
L'uomo, però, non ha consistenza non può reggere davanti al giudizio del Signore, perché ogni uomo è soggetto al peccato:
  • "Che cos'è l'uomo perché si ritenga puro, perché si dica giusto un nato di donna? Ecco, neppure dei suoi santi egli ha fiducia e i cieli non sono puri ai suoi occhi; quanto meno un essere abominevole e corrotto, l'uomo, che beve l'iniquità come acqua." (Giobbe 15,14-16)
  • "Non chiamare in giudizio il tuo servo: nessun vivente davanti a te è giusto." (Salmo 143,2)
  • "Non c'è infatti sulla terra un uomo così giusto che faccia solo il bene e non pecchi." (Qoelet 7,20)
Nemmeno Abramo. con cui Dio fece un patto, pare salvarsi dal destino dell'uomo di subire la morte, generale e tipica fine della condizione umana e resta relegato tra gli uomini che in definitiva peccano e perché anche lui subì la morte e la corruzione del corpo legata a questa e così Isacco e Giacobbe, prova ne è che questo ultimo fu imbalsamato (Genesi 50,2) e portato alla grotta di Macpela dov'era il corpo di Abramo, di Sara e di Isacco.
Anche lui, Abramo, resta come uno dei primi, un privilegiato, ma comunque ancora separato dalla divinità che ha fatto con lui una alleanza.
In effetti, se si va a fondo ci si rende conto che il rapporto Dio-Abramo fu molto stretto tanto che Isaia (41,8), il profeta, li considera tra loro amici: "Ma tu, Israele mio servo, tu Giacobbe, che ho scelto, discendente di Abramo mio amico..."
In questo versetto nella Bibbia ebraica per "mio amico" è usata la parola "'ahbaì" dal radicale di amare , quindi, anche "amore mio", "mio amore".
A questo punto aggiungerei che non si lascia un amico morire e lo si lascia nella tomba se è in nostro potere evitarlo, ma lo si farà compartecipe del nostro stato di salute di benessere, se in nostro potere.
Su Abramo, Isacco e Giacobbe, i patriarchi, perciò, questa alleanza che si esplica con una promessa adombra un progetto che non si ferma solo al mondo presente, ma lo lega al mondo a venire e, perché si compia ci sarà un momento chiave e risolvente.
È qui da aprire una parentesi che estraggo dal mio studio "Dallo she'ol, inferi o ade, al regno dei risorti".
Per gli antichi, deposto il cadavere nella tomba, l'anima come ombra va nello She'ol (inferno, abisso) che non era il cielo, ma un "di sotto" nella terra (Proverbi 15,2; Ezechiele 31,18 e 32,21), luogo di pene (Salmo 18,5; 88 e Isaia 38) da cui non si torna (Giobbe 7,9); v'erano giusti (Giobbe 14,13; Genesi 37,34s) ed empi (Proverbi 5,3-5 e 7,27; Giobbe 24,19; Salmo 31,17) come v'è conferma nel racconto del ricco epulone e del povero Lazzaro in Luca 16,23s anche se là Abramo ha una posizione di privilegio.
I credenti dell'Antico Testamento non erano senza speranza: Dio, per tradizione il Messia, discenderà nello Sheol per redimerli (Salmi 16,10 e Salmi 49,15s) e seguiranno le sorti di Enoch che "camminò con Dio, e non fu più perché Dio l'aveva preso" (Genesi 5,24) - e di Elia "...ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco... Elia salì nel turbine verso il cielo" (2Re 2,11b).
È questo dello She'ol un termine indifferenziato, diverso dall'idea d'inferno del mondo cristiano ed è tradotto con inferi, citato varie volte nei Salmi; ad esempio: "Volgiti Signore a liberarmi, salvami per la tua misericordia. Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi?" (Salmo 6,5.6)
Con l'idea del giudizio e della pena o della ricompensa, lo She'ol assunse colorazioni differenziate con pene più gravi nelle profondità e così lo vede anche Dante nella Divina Commedia.
Per la tradizione ebraica (vd.Alan Unterman) alla fine dei giorni, "acharit ha yamim", età del Messia, ci sarà la Resurrezione dei morti, "techiyyat hametim" che Elia sul Monte degli Ulivi l'annuncerà col suono della grande tromba, lo "shofar gadol", e tutti i morti per canali sotterranei arriveranno in Israele ove saranno risuscitati e vi sarà il Giorno del giudizio "jom ha-din".

Si parlò nei testi di un'alleanza eterna, ma questa non sembra riferirsi ad un cambiamento di natura, ma solo a favori che riserverà Dio a chi è partecipe della sua alleanza e alla discendenza di chi gli è stato alleato.
Certo però che se viene il Messia quella alleanza ha un seguito!
Dio riconobbe giusto e salvò dal diluvio Noè, ma anche questi morì, infatti, lo riconobbe più giusto di tutti gli uomini che allora vivevano e lo salvò con la sua famiglia, ma nel libro della Genesi (8,21) concluse che tutti gli uomini sono portati al male: "Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto".
Promulgò una prima alleanza con tutti gli esseri della terra: "L'arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra." (Genesi 9,16)
L'alleanza fatta con i patriarchi anche se definita un'alleanza eterna, pare pur sempre legata ad un tempo: "Ricorda sempre la sua alleanza: parola data per mille generazioni, l'alleanza stretta con Abramo e il suo giuramento ad Isacco. La stabilì per Giacobbe come legge, come alleanza eterna per Israele: Ti darò il paese di Cànaan come eredità a voi toccata in sorte." (Salmo 105,8-11)
Manca ancora il salto di natura, ma nell'evolversi della produzione dei testi biblici viene ad iniziare a presentarsi la figura di un giusto che riscatterà l'intera umanità.
Prova che ci sarà il salto di natura è se ci sarà la sua risurrezione!

Mi riferisco ai canti detti del "servo di Iahwèh", "il servo giusto" che si trovano nel libro del profeta Isaia, un giusto che farà il servizio di giustificare con la sua morte ingiusta nonostante fosse giusto.
Scrive Platone (428-348 a.C.), il grande filosofo greco che pare prendere proprio spunto da Isaia vissuto nell'VIII secolo a.C., l'uomo sommamente giusto deve essere "(...) un uomo semplice e generoso che, dice Eschilo, vuole non apparire, ma essere onesto. E l'apparire bisogna appunto eliminare. Se infatti vorrà apparire, potranno derivarne onori e vantaggi, appunto perché appare giusto. E non si potrà allora scorgere se è giusto per causa di giustizia o per causa di vantaggi e d'onori. Ecco, di tutto facciamolo ignudo. Sola in lui giustizia... Effigiamolo dunque opposto al precedente e pur non commettendo nessuna ingiusta azione abbia sicura fama di ingiustizia . Così sarà fatta prova del suo amore per la giustizia, se davvero non si lascia flettere da cattiva fama e da conseguenze che da quella derivano. Incrollabile andrà sino alla morte, per tutta l'esistenza sembrando ingiusto, mentre è un giusto... il giusto sarà flagellato, sarà torturato, posto in ceppi sarà, gli si bruceranno gli occhi, da ultimo, sottoposto ad ignominia estrema, sarà impalato." (Platone, La Repubblica o Politéia, libro II°, Rizzoli 1953, p. 122-123)

L'intuizione filosofica di Platone coincide in modo impressionante col IV Canto del Servo del Signore del libro del profeta Isaia; ne riporto il brano:

"Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dá salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori." (Isaia 53,2b-12)

Questo uomo, servo del Signore, godrà dopo la sua ingiusta morte della conoscenza di Dio, vedrà la luce, godrà veramente della vita eterna.
Questi, perciò, cambierà la propria natura o era di natura diversa?
Entra nell'idea dei profeti che "Ecco, soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede." (Abacuc 2,4)
Come è possibile che sia entrata questa visione?
Chi è questo personaggio?

È da ricordare che la Torah nel libro del Levitico propone la figura di un ponte tra il popolo e Dio, il Sommo Sacerdote.
Tale esercizio sacerdotale iniziò con un'unzione che Mosè effettuò per conto e su ordine del Signore: "Farai indossare queste vesti ad Aronne, tuo fratello, e ai suoi figli. Poi li ungerai , darai loro l'investitura e li consacrerai, perché esercitino il sacerdozio in mio onore." (Esodo 28,41).
Questi, uno unto "Meshiach" , del Signore, può rendere colpevole il popolo, infatti: "...se chi ha peccato è il sacerdote che ha ricevuto l'unzione e così ha reso colpevole il popolo..." (Levitico 4,3).
Un tale pensiero implica però anche il concetto di reciprocità e ne consegue che se questa persona consacrata fosse un giusto redimerebbe il popolo.
La stessa Bibbia ci dice poi che un paio di secoli dopo il Signore ordinò al profeta Samuele di ungere re prima Saul e poi Davide, da cui poi iniziò l'epoca dei re.
Fu così che nel campo delle possibilità apparve un altro unto, consacrato del Signore, che poteva accentrare su di sé meriti e demeriti del e per il popolo.
Ecco che negli scritti apparve una promessa a Davide e da quel momento inizia ad apparire l'attesa di un re giusto:
  • "Ora dunque riferirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti... Quando i tuoi giorni saranno compiuti... renderò stabile il suo regno... Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio... La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre." (2Samuele 7,8-16)
  • "...questa parola di Dio fu rivolta a Natan: Va' a riferire a Davide mio servo: Dice il Signore: ...Quando i tuoi giorni saranno... susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno. Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre. Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio..." (1Cronache 17,3-13)
  • "Ecco, verranno giorni - dice il Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra." (Geremia 23,5)
I Salmi, elaborazioni poetico-teologiche, portarono tale idea nell'immaginario collettivo con i canti nelle grandi assemblee:
  • "Insorgono i re della terra e i principi congiurano insieme contro il Signore e contro il suo Messia... Annunzierò il decreto del Signore. Egli mi ha detto: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato." (Salmo 2,2.7)
  • "Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre ...Ami la giustizia e l'empietà detesti: Dio, il tuo Dio ti ha consacrato (unto ) con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali." (Salmo 45,3.8)
Il Messia ama la giustizia è lui l'atteso il più bello dei figli dell'uomo è Lui il Figlio dell'Uomo, ma che ha anche l'impronta della giustizia divina, quindi ha pure una diversa natura, perché nessun uomo è giusto.

Questa del Figlio dell'Uomo è espressione particolare che è da approfondire, perché densa di significati. (Vedi "Geroglifici nella Bibbia: Gesù primo figlio dell'uomo e non di satana")
S trova nel libro del profeta Ezechiele, per ben 94 volte, e per 7 volte soltanto negli altri libri del così detto "Antico Testamento" di cui 1 volta nel libro di Daniele: "Egli mi disse: "Figlio dell'uomo, comprendi bene, questa visione riguarda il tempo della fine." (Daniele 8,17)
Daniele poi dirà: "...settanta settimane sono fissate per il tuo popolo e per la tua santa città per mettere fine all'empietà, mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquità, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi." (Daniele 9,24), profezia che coincide con la predicazione morte e risurrezione di Gesù di Nazaret.
Lui, infatti, nei Vangeli si darà quell'appellativo di Figlio dell'Uomo, che è ripetuto per ben 85 volte da tutti e quattro gli evangelisti.
Questo Figlio dell'Uomo ha il potere di rimettere i peccati: "Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua." (Marco 2,10s)
All'annuncio che i peccati gli erano perdonati gli astanti commentarono: "Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?" (Marco 2,7)

Il termine Figlio dell'Uomo con le lettere ci dice anche chi "dentro ha l'energia dell'Unico nel sangue " o che "dentro ha l'energia che all'Unico lo rende simile ()".

L'attesa divenne sempre più forte e negli scritti profetici cominciò ad essere palpabile il desiderio della fine del tunnel del vivere umano abbuiato dal velo della morte.
Le profezie nei testi più vari, sempre più con forza, parlavano di uno sbocco.
Ci sarà la "salvezza" e i più audaci compresero che Dio, se era amore, non poteva lasciare i suoi amici nella morte e intravedevano la gloria della risurrezione:
  • "Allora parlarono tra di loro i timorati di Dio. Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. Essi diverranno - dice il Signore degli eserciti - mia proprietà nel giorno che io preparo. Avrò compassione di loro come il padre ha compassione del figlio che lo serve." (Malachia 3,16s)
  • "Ma io per la giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua presenza." (Salmo 17,15)
  • "Giusto è il Signore, ama le cose giuste; gli uomini retti vedranno il suo volto." (Salmo 11,7)
  • "Il giusto gioirà nel Signore e riporrà in lui la sua speranza, i retti di cuore ne trarranno gloria." (Salmo 64,11)
  • "Al passaggio della bufera l'empio cessa di essere, ma il giusto resterà saldo per sempre." (Proverbi 10,25)
  • "...se cammina nei miei decreti e osserva le mie leggi agendo con fedeltà, egli è giusto ed egli vivrà, parola del Signore Dio." (Ezechiele 18,9)
  • "Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto? Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito; essi furono salvati per mezzo della sapienza." (Sapienza 9,17s)
FIGLIO DI DIO - FIGLIO DI DAVID
Cercherò d'approfondire tali dizioni "Figlio di Dio - Figlio di David" e simili nei testi dell'Antico Testamento per provare a meglio comprendere come l'annuncio col cristianesimo della buona notizia della venuta nel mondo del Figlio di Dio abbia potuto trovare parimenti amici e oppositori nella cultura religiosa ebraica del I secolo d.C..

"Figlio di Dio" l'espressione si trova 46 volte nella traduzione C.E.I. della Bibbia canonica, di cui 2 sole volte nell'Antico Testamento, ma entrambe nel libro deuterocanonico della Sapienza 2,18 e 18,13:
  • "Se il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari." (Sapienza 2,18)
  • "Quelli rimasti increduli a tutto per via delle loro magie, alla morte dei primogeniti confessarono che questo popolo è figlio di Dio." (Sapienza 18,13)
La prima volta nella Sapienza riguarda chi si oppone al modo di ragionare del mondo e crede che non ci sia nulla oltre la morte e poco avanti al versetto 13 aveva preannunciato il concetto con "Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio del Signore", mentre la seconda volta parla di Israele.
Questo di Figlio di Dio pare perciò un termine tutto cristiano, infatti, le altre 44 volte sono tutte nel Nuovo Testamento.
Nell'ebraismo residuale, cioè quello che resta dei discendenti che non passarono al cristianesimo conclusero che di Dio si può parlare per estrapolazione come padre, ma Dio resta di natura diversa e non ha "figli".
Su tale questione si concentrerà il successivo esame.

"Figli di Dio", invece, si trova 23 volte nella Bibbia, di cui 8 volte nell'Antico Testamento, 2 in Genesi 6, poi 3 volte in Giobbe capitoli 1 e 2 e ancora nel 38, indi nel Salmo 29 e ancora 2 volte nel libro deuterocanonico della Sapienza.
Verifichiamo come e dove sono le citazioni nei libri canonici dell'Antico Testamento.

In Genesi 6 "figli di Dio" è citato in un passo difficile di cui ho detto in "L'arcangelo Michele lotta con basilisco e leviatano" nel paragrafo "La rivolta degli angeli".
Quello di cui lì si parla non è il Dio vero, ma di chi si fa come Dio, un 'elohim con la lettera minuscola di cui il Faraone è l'archetipo ed allora i "figli di dio" sono i figli di coloro che si fanno chiamare "dio" considerati "dèi" dagli uomini, cioè re, faraoni, nobili e potenti (Vedi "Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse, annunci del Messia" nel paragrafo "Il 666 dell'Apocalisse").
Il libro di Giobbe invece ai capitoli 1 e 2 propone un'assemblea celeste ove vi sono raccolti i "figli di Dio" e lì si presenta pure satana, ma non dice di lui "figlio di Dio": "Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro." (Giobbe 1,6 e 2,1)
Del pari al capitolo 38 li nomina: "Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?" (Giobbe 38,6s)
Particolare importanza acquista quella citazione della pietra angolare come vedremo in seguito.

"Salmo. Di Davide. Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza." (Salmo 29,1)
Per estrapolazione si conclude che quei figli di Dio sono gli angeli che sono attorno al suo trono e aggiungo, appunto, quelli i in cui "dentro l'energia c'è " di 'Elohim.

C'è, infine, questo altro pensiero dai Proverbi: "Chi è salito al cielo e ne è sceso? Chi ha raccolto il vento nel suo pugno? Chi ha racchiuso le acque nel suo mantello? Chi ha fissato tutti i confini della terra? Come si chiama? Qual è il nome di suo figlio, se lo sai?" (Proverbi 30,4)
Questo figlio c'è e ha un nome!
Si comincia a profilare una possibilità se si associa questo versetto al discorso della pietra angolare.
È evidente che Gesù nel Vangelo di Giovanni si riferiva a quel versetto Proverbi 30,4 "Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna". (Giovanni 3,13-16)

Figli, figlio o santi dell'Altissimo
Si prefigura un popolo di santi che vivranno in un regno eterno, amati da Dio come fosse un padre, cioè figli adottivi:
  • "Io ho detto: Voi siete dèi, siete tutti figli dell'Altissimo. Eppure morirete come ogni uomo." (Salmo 82,6s)
  • "...finché venne il vegliardo e fu resa giustizia ai santi dell'Altissimo e giunse il tempo in cui i santi dovevano possedere il regno." (Daniele 7,22)
  • "e proferirà insulti contro l'Altissimo e distruggerà i santi dell'Altissimo; penserà di mutare i tempi e la legge; i santi gli saranno dati in mano per un tempo, più tempi e la metà di un tempo." (Daniele 7,25)
  • "Allora il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo, il cui regno sarà eterno e tutti gli imperi lo serviranno e obbediranno." (Daniele 7,27)
  • "Sii come un padre per gli orfani e come un marito per la loro madre e sarai come un figlio dell'Altissimo, ed egli ti amerà più di tua madre." (Siracide 4,10)
Questi figli dell'Altissimo però sono ancora tutti soggetti alla morte finche arriverà il redentore il Goel di cui parla Isaia con riferimento al Messia, il servo di Iahwèh:

"Dice il Signore, il redentore di Israele, il suo Santo, a colui la cui vita è disprezzata, al reietto delle nazioni, al servo dei potenti: "I re vedranno e si alzeranno in piedi, i principi vedranno e si prostreranno, a causa del Signore che è fedele, a causa del Santo di Israele che ti ha scelto". (Isaia 49,7)

Qui è indubbio che il Messia è il Santo di Israele, quindi Dio, un Dio in cammino .
Isaia, quel termine Goel lo ripete almeno 12 volte nell'ambito del suo libro.

Figlio di David - della stirpe di David
David figlio di Iesse di Betlemme è un nome prodigioso per l'Antico Testamento ove si trova ripetuto per oltre mille volte.
Il re amato come dice il suo nome dalla cui discendenza, secondo la profezia di Natan, si attendeva il dominatore il cui regno fosse eterno.
Per questo la profezia diceva "lui sarà per me un figlio..." (1 Cronache 17,3-13).
Betlemme città di David ridarà frutto, il ceppo di Iesse darà un germoglio:
  • "In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sarà gloriosa." (Isaia 11,10)
  • "E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti." (Michea 5,1)
Giovanni nel suo Vangelo ricorda ciò sinteticamente: "Non dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide?". (Giovanni 7,42)

Così i Vangeli e poi gli altri scritti neotestamentari esaltano per Gesù di Nazaret l'appellativo di "Figlio di David" per due fatti, per asserire che era di discendenza davidica e per sottolineare che quella profezia si era avverata.
Quel titolo si trova, infatti, per 58 volte, 16 in Matteo, 7 in Marco, 13 in Luca, 2 in Giovanni, 11 negli Atti degli Apostoli, e 9 negli altri scritti.
Viene così chiamato dai derelitti, ciechi (Matteo 9,27; 20,30s; Marco 10,47s; Luca 18,38s) una donna Cananea (Matteo 15,22) che chiedono guarigioni, dai fanciulli festanti a Gerusalemme (Matteo 21,15) e sulla croce verrà scritto "il re dei Giudei".

Lo stesso Gesù pone il quesito: "Come mai dicono gli scribi che il Messia è figlio di Davide? Davide stesso infatti ha detto, mosso dallo Spirito Santo (nel Salmo 110,1): Disse il Signore al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi. Davide stesso lo chiama Signore: come dunque può essere suo figlio?" (Marco 12,35-37; Luca 20,41-43)

San Paolo, nella lettera ai Romani, gente pragmatica, che non poteva certo entrare negli argomenti biblici sviscerati da centinaia d'anni dai rabbì d'Israele e ancora non risolti, va alla radice.
Qual è il fatto essenziale che supera tutte le prove e dimostra un rapporto speciale dell'uomo Gesù con Dio fino a far concludere che questo è un rapporto che ne dimostra la stessa natura e sostanza.
Il fatto inverò è, secondo gli autori e i testimoni della prima ora, che Lui è l'unico che è tornato dal cimitero senza aiuto di altri che da parte di Dio.
La risurrezione è la prova della sua divinità, quindi Dio gli è Padre.

"Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle Sacre Scritture, riguardo a Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore." (Romani 1,1-4)

Tale concetto è ribadito nella Lettera a Timoteo: "Ricordati che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo," (2Timoteo 2,8)

Non solo, tutta la predicazione e la fede cristiana si basa su tale fatto.
Demolito questo non c'è prova che ci sia una decisione irrevocabile di Dio per la salvezza dell'uomo dalla condizione di soggetti alla morte.
Questa è la sintesi della fede del cristiano.
Se fallisse ciò tutto il resto sarebbe solo un vaneggiamento umano.
Nel brano 1 Corinzi 15,1-19 San Paolo fa il rendiconto della solidità della sua fede basandola su fatti, testimoni e sulle Sacre Scritture.
Comincia, infatti, a presentare le prove su cui basa la sua fede:

"Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto." (1Corinzi 15,1-8)
Sono tanti quelli che l'anno visto e quella lettera quando fu scritta molti erano ancora vivi "la maggior parte di essi vive ancora "e potevano contestarlo se Paolo avesse detto falsità.

Ciò detto, San Paolo va al nocciolo incalza e propone un discorso concreto.
Pone il catecumeno di fronte al dilemma di prendere atto che Dio ha fatto irruzione nel vivere umano portando all'uomo un cambiamento radicale, oppure di smettere di affannarsi a cercare, ma di continuare a vivacchiare per tutta la vita in attesa solo purtroppo della morte, perché oltre non si va.

"Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio... e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini... Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo." (1Corinzi 15,12-19-32)

SALMO 72 "IL RE PROMESSO" - SALMO MESSIANICO
Ho trovato nel Talmud in Sanhedrin 98b sui nomi delle Messia che "la scuola di R. Shila ha detto: Il nome del Messia è Shiloh', come si precisa, in Genesi 49,10, dove la parola è scritta Shilh."

"Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli." (Genesi 49,10)

Lì "quel verrà colui" è Yiba' Shiloh e se leggo tali lettere come separate ottengo "Sarà dentro da donna () a stare il Potente nel mondo " e il valore somma delle lettere considerate, è 358.

( = 5) + ( = 30) + ( = 10) + ( = 300) + ( = 1) + ( = 2) + ( = 10) = 358

Tale valore 358 è pari proprio a quello che s'ottiene dalle lettere della parola Messia:

= ( = 8) + ( = 10) + ( = 300) + ( = 40) = 358.

Sanhedrin 98b prosegue: "La Scuola di R. Chanina disse: Il suo nome è 'Chaninah', come si legge, finché io non ti darò Chaninah in Geremia 16,13."

"Perciò vi scaccerò da questo paese verso un paese che né voi né i vostri padri avete conosciuto e là servirete divinità straniere giorno e notte, poiché io non vi userò più misericordia (Chaninah)." (Geremia 16,13)

Il valore gimatrico di misericordia è 123.

= ( = 5) + ( = 50) + ( = 10) + ( = 50) + ( = 8) = 123

La Scuola di R. Jannai ha detto: Il suo nome è 'Yinnon'; poiché sta scritto, prima del sole, il suo nome è germoglio Yinnon "Il suo nome duri in eterno, davanti al sole germogli il suo nome. In lui siano benedette tutte le stirpi della terra e tutte le genti lo dicano beato." (Salmo 72,17)
Più avanti mi soffermerò sul Salmo 72 per esaminarlo nella sua interezza.
Il valore gimatrico di germoglio Yinnon è 120.

= ( = 50) + ( = 10) + ( = 50) + ( = 10) = 120

Un discepolo del rabbino Menachem di Galilea, poi disse che il nome del Messia è Menachem "il consolatore della Galilea" forse per concretizzare l'idea nell'ebraismo anche di un Messia figlio di Giuseppe, considerato che Efraim la tribù figlia di Giuseppe era al nord.
In effetti, se si va nel libro del profeta Isaia si trova: "I riscattati dal Signore ritorneranno e verranno in Sion con esultanza; felicità perenne sarà sul loro capo; giubilo e felicità li seguiranno; svaniranno afflizioni e sospiri. Io, io sono il tuo consolatore . Chi sei tu perché tema uomini che muoiono e un figlio dell'uomo che avrà la sorte dell'erba?" (Isaia 51,11-12)
Si esprime con il consolatore la grande promessa di consolazione contenuta in Isaia 40,1s. "Consolate, consolate il mio popolo..." e nell'ambito dell'Antico Testamento si ricorda "la consolazione di Sion", "i giorni della consolazione", "gli anni della consolazione", "la consolazione di Gerusalemme".
La salvezza messianica, massima felicità includeva così la speranza nella consolazione finale, ossia la risurrezione.
Il nome Menahem = il Consolatore, perciò secondo gli antichi dottori era un nome del Messia.
Il Vangelo di Luca sembra proprio ricordare tale tradizione nel racconto della presentazione di Gesù al Tempio quando Simeone esclama: "Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d'Israele." (Luca 2,25)
Nel Vangelo di Giovanni viene asserito che sarà Dio stesso il liberatore, il consolatore, che Gesù invierà quando se ne andrà "Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto." (Giovanni 14,26)
"La parola" il Consolatore "Menahem" ha lo stesso valore numerico di un altro termine che designa il Messia, "Semach" altro modo per definire il germoglio (Genesi 19,25; Geremia 23,5 e 33,15; Isaia 4,2 "il germoglio del Signore").
Per la gematria o gimatria, criterio che calcola i valori numerici delle parole ebraiche secondo il valore numerico delle singole lettere, se due parole hanno stesso valore somma è indice che i concetti che definiscono hanno un collegamento da trovare.
Faccio un esempio c'è un collegamento evidente tra genitori e figli:
  • le parole madre "'Em" ( = 40 e = 1) padre "'Ab" ( = 2 e = 1) che hanno per valore gimatrico della somma del delle lettere 44;
  • il figlio "ioeloed" ( = 4, = 30, = 10) a eguale valore 44.
Così avviene, infatti, tra Consolatore e Germoglio che poi ci porta al Messia.

= ( = 40) + ( = 8) + ( = 50) + ( = 40) = 138
= ( = 8) + ( = 40) + ( = 90) = 138

Quei 4 nomi Menachem (138), Yiba' Shiloh (358), Yinnon (120), Chaninah (123), conforto, l'inviato che verrà, germoglio, misericordia, hanno come valore gimatrico complessivo della loro somma il valore di 739.
Il notarikon, era un sistema di abbreviazione con cui si può sostituire una proposizione con una sola parola, oggi molto in uso soprattutto con i termini inglesi tipo UFO, VIP ecc, prendendo ogni lettera come iniziale.
Molti erano i dottori ebrei che giocavano come "enigmisti" ante litteram con le parole ed era un vezzo formare talismani e parole magiche con l'aiuto del notarikon.
Faccio due esempi:
  • Il Salmo 92 inizia con Salmo per il sabato "Mizmor Shir Hashabat" e le iniziali danno MShH, cioè Mosè;
  • Adamo in ebraico 'ADaM vi vedono la profezia che da quel primo uomo verrà Davide ed anche Mosè.
Il metodo notarikon considera così le parole ebraiche come acrostici di cui ogni lettera è l'iniziale di un'altra parola, oppure prelevava le lettere iniziali e terminali e da questa trae nuove parole.
Ora, le iniziali di Menachem, Shiloh, Yinnon e Chaninah danno luogo all'acronimo MShYCh che è in ebraico il nome del Messia di Dio il cui numero è, come visto, 358.

A quelle aggiungiamo le lettere .
Queste lettere hanno valore complessivo di 381 e sono relative:
  • Uno, Unico = 1;
  • Gesù, "Yeshu'a" = ( = 70) + ( = 300) + ( = 10) = 380.
Queste, di valore 381, sommate a quelle del Messia (358) danno complessivamente il risultato di 739 , lo stesso numero che è venuto dalla somma dei 4 titoli.

L'insieme delle lettere rappresenta bene, così, quei 4 titoli e ci dicono:

L'Unico Gesù Messia .

Con i miei criteri di lettura poi si ha:

L'uomo che i popoli a risorgere sarà dalle tombe .

Vediamo, ora, cosa dice quel Salmo 72 secondo la traduzione C.E.I.:

Salmi 72,1 - Di Salomone. O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re la tua giustizia;

Salmi 72,2 - egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto.

Salmi 72,3 - Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia.

Salmi 72,4 - Ai poveri del popolo renda giustizia, salvi i figli del misero e abbatta l'oppressore.

Salmi 72,5 - Ti faccia durare quanto il sole, come la luna, di generazione in generazione.

Salmi 72,6 - Scenda come pioggia sull'erba, come acqua che irrora la terra.

Salmi 72,7 - Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace, finché non si spenga la luna.

Salmi 72,8 - E dòmini da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra.

Salmi 72,9 - A lui si pieghino le tribù del deserto, mordano la polvere i suoi nemici.

Salmi 72,10 - I re di Tarsis e delle isole portino tributi, i re di Saba e di Seba offrano doni.

Salmi 72,11 - Tutti i re si prostrino a lui, lo servano tutte le genti.

Salmi 72,12 - Perché egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto.

Salmi 72,13 - Abbia pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri.

Salmi 72,14 - Li riscatti dalla violenza e dal sopruso, sia prezioso ai suoi occhi il loro sangue.

Salmi 72,15 - Viva e gli sia dato oro di Arabia, si preghi sempre per lui, sia benedetto ogni giorno.

Salmi 72,16 - Abbondi il frumento nel paese, ondeggi sulle cime dei monti; il suo frutto fiorisca come il Libano, la sua messe come l'erba dei campi.

Salmi 72,17 - Il suo nome duri in eterno, davanti al sole germogli il suo nome. In lui siano benedette tutte le stirpi della terra e tutte le genti lo dicano beato.

Salmi 72,18 - Benedetto il Signore, Dio d'Israele: egli solo compie meraviglie.

Salmi 72,19 - E benedetto il suo nome glorioso per sempre: della sua gloria sia piena tutta la terra. Amen, amen.

Salmi 72,20 - Qui finiscono le preghiere di Davide, figlio di Iesse.

Il versetto che ci interessa è esplicito:

Salmi 72,17 - Il suo nome duri in eterno, davanti al sole germogli il suo nome. In lui siano benedette tutte le stirpi della terra e tutte le genti lo dicano beato.




Ho così decriptato quel versetto con le mie regole di "Parlano le lettere" e così poi l'intero Salmo 72.

Salmi 72,17 - Fu nel mondo a ristare risorto in vita. Lo riportò il Potente in azione, gli riportò la potente vita. Potente nella persona, era luminoso. Vivente Risorto era il figlio del Nome, ma portato era stato in croce. Da dentro il corpo, la rettitudine che portava dentro porterà a tutti i popoli. Nei viventi sarà ad originare la risurrezione dei corpi che al mondo porterà.

Salmi 72,1 - Il Potente strapperà fuori dai viventi del mondo la maledizione. Saranno i viventi salvati dalla Parola-Verbo che sarà in un retto a vivere. Del Potente la rettitudine la fine all'angelo (ribelle) recherà, giù nella polvere finirà. La rettitudine nei cuori invierà ai viventi nel cammino.

Salmi 72,2 - Ci sarà il giudizio per il suo agire nei viventi che a spegnere la giustizia ha recato e si sentiranno lamenti essendoci la rettitudine nei viventi che avrà acceso il Verbo nei cuori.

Salmi 72,3 - Gli porterà la distruzione e rigenerati saranno i viventi che risorgeranno. Del Potente riporterà nei viventi la potenza ad agire. Dai viventi porterà a fuggire il peccare; in tutti dentro la giustizia rientrerà.

Salmi 72,4 - Ci sarà giustizia per i miseri. Spazzerà dai viventi chi s'era portato. Un fuoco sarà agire nei cuori. L'angelo che c'era dall'origine dentro con violenza sarà fiaccato. L'origine del peccare bruciato si abbatterà.

Salmi 72,5 - Ci risarà la forza nei corpi delle origini riportata dalla rettitudine che riagirà nei viventi risolti, salvati dal fuoco portato dal Potente nelle persone. Sarà a lanciarlo nelle tombe. Di generazione in generazione risaranno a vivere.

Salmi 72,6 - Sono stati i corpi fiaccati dei viventi nel cuore dal male. Il Potente nel cammino in un puro corpo ad abitare sarà in una casa nei giorni. Da straniero di questi sarà il Verbo in terra.

Salmi 72,7 - Sarà la Parola in un corpo. Nel ventre sarà di una madre. Sarà a portarsi il Giusto e in un corpo abiterà. Alla luce un potente si porterà dal seno. Dall'eternità a casa del serpente si lancerà di nascosto.

Salmi 72,8 - A portare sarà nel corpo nel sangue di un essere vivente l'eternità che sarà ai viventi a recare. La vita degli angeli entrerà in un corpo. L'Eterno Unico col Verbo lo riempirà; sarà in terra.

Salmi 72,9 - Il Potente in una persona starà. Sarà un agnello. In azione si porterà. Giù ci sarà una forza per i viventi e il nemico sarà a portare nella polvere. Sarà per il serpente da amo a portarsi.

Salmi 72,10 - Tra i viventi in cammino fu scelta una povera. Ad illuminarla a portarsi l'Unico fu. Ne sarà la madre. Dalla madre all'angelo/inviato di nascosto uscì il "sia". In dono dentro si portò dal Regno. Fu in esilio da primogenito a portarsi a riempirla. Dentro iniziò nella donna l'agnello prezioso che fu in una casa a recato.

Salmi 72,11 - A portarlo fu alla luce al termine annunciato. Il Potente si portava per tutti i viventi in cammino. Fu in un viventi per tutti i popoli a vivere. Era il servo di Iahwèh.

Salmi 72,12 - Un retto ci fu. Fu giù forte i rifiuto a casa ad essere portato all'angelo (ribelle). I viventi illuminava, riportava la vista e rivedevano. L'angelo portava ad annullare col suo aiuto, la forza nel corpo il Potente gli recava.

Salmi 72,13 - Erano nelle assemblee i viventi a sentirlo. Col potente aiuto l'accompagnava il Padre che lo Spirito-Colomba gli portava. All'angelo superbo portava segni dal Padre. Era a recare l'energia nei giorni. Portava un fuoco che lo spazzava.

Salmi 72,14 - Agli uomini, portandosi retto, riportava la vita. Il veleno che nei viventi era scorso per il maledetto angelo superbo nei viventi portandosi era dall'esistenza rovesciato. Dal corpo, di sangue con acqua da dentro una sorgente sarà a portar loro.

Salmi 72,15 - Ma fu imprigionato, fu portato con forza alla croce. Ve l'inviarono i potenti e vivo lo colpirono in campo aperto, con vergogna desiderarono fosse crocifisso. Preghiere dentro all'Eterno portava. In croce la vita fu fiaccata, la potenza uscì, fu a portarla ai viventi. Fu la benedizione ad inviare aperto da un'asta.

Salmi 72,16 - Fu aperta con forza la Parola da un foro. Da dentro del Crocifisso dal corpo dal pozzo scese da dentro il corpo di una donna. A generarla fu con l'acqua, fu la compagna a sorgere, la rettitudine del cuore inviò. La portò agli apostoli. Il Verbo un'irrigazione fu a recare e fu a fiorire. Portò la rettitudine dal seno. La lanciò così in azione per accenderla dentro al mondo. Iniziarono un corpo ad alzare.

Salmi 72,17 - Fu nel mondo a ristare risorto in vita. Lo riportò il Potente in azione, gli riportò la potente vita. Potente nella persona, era luminoso. Vivente Risorto era il figlio del Nome, ma portato era stato in croce. Da dentro il corpo, la rettitudine che portava dentro porterà a tutti i popoli. Nei viventi sarà ad originare la risurrezione dei corpi che al mondo porterà.

Salmi 72,18 - Dentro i corpi riporterà la rettitudine sarà una calamità per il maledetto. Sarà nei viventi la divinità a rientrare a stare. Saranno risorti i corpi dalla divinità. Si vedrà per la risurrezione uscire l'aborto. L'Unico porterà la fine nei cuori dell'essere impuro.

Salmi 72,19 - Riportata la benedizione a risorgere i viventi nella gloria porterà per sempre li porterà a stare nella pienezza. Retti a casa li porterà. Per mano li condurrà. Verrà con la sposa dalla terra dall'Unico a vivere con gli angeli. Amen.

Salmi 72,20 - Tutti porterà alla fine il Verbo dal Potente tutti per amore figli saranno per dono.

LA STELLA DEL MATTINO
Se si prende atto in modo radicale della risurrezione di Cristo, ci si rende conto che la storia dell'umanità ha subito una rivoluzione.
I giorni della creazione sono scanditi con "E fu sera e fu mattina: primo, secondo... giorno" (Genesi 1) e l'umanità, almeno quella dei figli di Abramo era in attesa di un giorno in cui avvenisse un fatto appunto rivoluzionario.
Il profeta Isaia aveva parlato chiaro: "Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; la condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire da tutto il paese, poiché il Signore ha parlato." (Isaia 25,6-8)
Questo monte è dove sorge Gerusalemme.

"Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù... ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti... dissero loro: ...è risuscitato... bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno." (Giovanni 24,1-7)

Fu così quello il mattino che sancì l'inizio per l'uomo di una nuova creazione!
Gesù, il primo dei risorti diviene così per tutti noi "la stella radiosa del mattino"; così, infatti, a Lui si riferisce il libro dell'Apocalisse: "Io, Gesù, ho mandato il mio angelo, per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino". (Apocalisse 22,16)

La stella radiosa del mattino, la stella Sirio o anche il pianeta Venere che illuminato dal sole nascente si vede prima all'alba, fu, così, simbolo della risurrezione di Cristo.
Le stelle nell'immaginario antico, in special modo nel mondo egizio, poi in quello giudaico ed infine cristiano, col loro brillare nel buio della notte, hanno portato ad evocare l'immagine dei giusti che brillano di luce propria o riflessa della divinità o della Torah o di Cristo in questo mondo di tenebre.
Nell'Antico Testamento gli astri obbediscono alla volontà di Dio e l'annunciano come è evidente secondo l'idea del Salmo 19,2.

"Levate in alto i vostri occhi e guardate: chi ha creato quegli astri?
Egli fa uscire in numero preciso il loro esercito e li chiama tutti per nome;
per la sua onnipotenza e il vigore della sua forza non ne manca alcuno.
I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento."

Il loro brillare manifesta la luce di Dio e quindi nell'immaginario ebraico il capo di quelle schiere rappresentative degli angeli sarebbe l'arcangelo Uriel (Libro di Enoch capitolo 21 e nel II libro di Esdra).
Questo angelo Uriel , infatti, si chiama proprio "Luce è di Dio " che nella tradizione ebraica è l'angelo che contrastò Mosè, perché non aveva circonciso il figlio (Esodo 4) e annunciò la nascita di Sansone (Giudici 13,3-5) ed aiuta a studiare la Torah.
Si parla, infatti, di angeli decaduti come stelle cadenti "...la sua coda (del drago) trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra."(Apocalisse 12,4) e nella stesso libro dell'Apocalisse è detto di sette stelle con riferimento a sette Chiese che formano una menorah, cioè un candelabro a sette luci nelle mani di Cristo.
Tra l'altro la stella a sei punte o scudo di David o sigillo di Salomone è simbolo del giudaismo.
La stella del mattino è identificata con la più luminosa del firmamento, cioè Sirio della Costellazione del Cane maggiore.
Tale stella, infatti, era considerata di Iside, rappresentata dalla dea 'spdt', "Sopedet", la "Sothis" dei greci; quando sorgeva esattamente all'alba cioè nella sua levata eliaca, ossia in concomitanza col sole, era l'inizio del calendario sacro d'Egitto.
Per quel calendario di 365 giorni esatti l'anno iniziava proprio il giorno a quella levata eliaca, ma si aveva lo sfasamento rispetto alla realtà di un giorno ogni 4 anni e quindi lentamente l'inizio dell'anno differiva dall'inizio della piena del Nilo (si verificava nel mese di luglio preannunciava le piene del Nilo) riferimento per il computo dei calendari.
Ogni 1461 anni si era in sincronia.
A causa della precessione degli equinozi, inoltre, la levata eliaca di Sirio ritarda di una settimana circa ogni millennio e oggi si verifica il 15 Agosto.
L'insieme dei due sfasamenti portava a calcoli complessi.
"Septet", particolarmente brillante al suo levarsi col sole, accompagnava la barca di Ra ed era invocata nei libri dei morti da aiuto per l'anima ad andare ove sorge Orione.
Il libro di Giobbe, ritenuto molto antico, XI-X secolo a.C., almeno per il nucleo poetico, completato con parti in prosa - prologo ed epilogo - nel VI secolo a.C. parla di queste credenze:

"Puoi tu annodare i legami delle Plèiadi o sciogliere i vincoli di Orione? Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino o puoi guidare l'Orsa insieme con i suoi figli? Conosci tu le leggi del cielo o ne applichi le norme sulla terra? Puoi tu alzare la voce fino alle nubi e farti coprire da un rovescio di acqua? Scagli tu i fulmini e partono dicendoti: Eccoci!" (Giobbe 38,31-35)

Il suo geroglifico rappresentava la conoscenza del divino ed era un vessillo segno di divinità col segno d'una stella.


Il mondo classico per stella del mattino ha sostituito a Sirio il pianeta Venere, le volte in cui appare luminosa in concomitanza dell'alba.

Il profeta pagano Balaam, chiamato a profetizzare dal re di Moab contro Israele che s'avvicinava dal deserto a quelle terre disse: "Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele." (Numeri 24,17)
Questa stella è Cristo che squarcia le tenebre del mondo con la sua risurrezione e come tale appare come segno sulla mangiatoia di Belemme, simbolo della venuta del Messia atteso.
Un secolo dopo le vicende di Gesù di Nazaret una parte del giudaismo ritenne d'individuare per Messia Simon Bar-Kokeb, caporione di esseni e zeloti della seconda rivolta ebraica, 132-135 d.C., contro i Romani.
Altri richiami alla tale perifrasi sulla stella che sta a segnare l'inizio di una nuova era per ciascuno con la conferma nel cuore dell'avvenuta risurrezione del Cristo si ricava da questi versetti:
  • "E così abbiamo conferma migliore della parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l'attenzione, come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori." (2Pietro 2,19)
  • "con la stessa autorità che a me fu data dal Padre mio e darò a lui la stella del mattino." (Apocalisse 2,28)
LA PIETRA ANGOLARE
Torno a quel versetto del libro di Giobbe: "Dove sono fissate le sue basi o chi ha posto la sua pietra angolare, mentre gioivano in coro le stelle del mattino e plaudivano tutti i figli di Dio?" (Giobbe 38,6s)
Unisce tre concetti, i figli di Dio, la stella del mattino e la pietra angolare.
Tutta la creazione, dice Dio a Giobbe, è poggiata su una Pietra "'oeboen" angolare "pinnatah" .
È facile passare dall'idea espressa in ebraico dalla parola pietra a quella di un padre e di un figlio .
Si possono, Inoltre, fare le letture:
  • dal padre inviato ;
  • dell'Unico il figlio .
Cioè tutto è fondato dal figlio.
È il pensiero nella lettera ai Colossesi: "Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui." (Colossesi 1,16s)
Cristo Gesù è la pietra angolare; si risponde così alla domanda "Qual è il nome di suo figlio, se lo sai?" (Proverbi 30,4)

Dall'idea della trasmissione della tradizione di padre in figlio si passa alle cose certe, salde, scritte sulla pietra, come le tavole "scritte dal dito di Dio" (Esodo 31,18) della legge perenne del Signore.
Il discorso della pietra angolare ci porta poi alla profezia di Isaia in cui: "Dice il Signore Dio: Ecco io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non vacillerà." (Isaia 28,16)
La nuova traduzione C.E.I. invece di "non vacillerà" traduce:

"Pertanto così dice il Signore Dio: Ecco, io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non si turberà." (Isaia 28,16)

Del resto anche il profeta Zaccaria poi dirà: "Da lui uscirà la pietra d'angolo, da lui il chiodo, da lui l'arco di guerra, da lui tutti quanti i condottieri... Io rafforzerò la casa di Giuda." (Zaccaria 10,4.6)
Il "non vacillerà" o "non si turberà" di Isaia 28,16 in ebraico ha comunque il sé il senso di non si affretterà, cioè potrà stare calmo, sarà investito dalla pace, dalla calma.
È quella pietra come il Principe della Pace, il Messia annunciato da Isaia.
Qui nascosta nelle lettere ebraiche c'è una notizia importante, è una pietra scelta "bochan" , vale a dire è una pietra campione, di paragone, con cui si confrontavano ad esempio le altre pietre per la costruzione del Tempio.
Nelle regole della Comunità, rotolo 1QSVIII degli Esseni di Qumran, infatti, si legge del consiglio degli anziani formati da 12 uomini e 3 sacerdoti perfetti "sostenendo le prove" (4) e con chiaro riferimento a quella profezia di Isaia prosegue (5-8): "Il consiglio della Comunità sarà stabilito in verità... come una pianta eterna, una casa santa per Israele e il fondamento del Santo dei Santi per Aronne, testimoni veritieri per il giudizio ed eletti dalla volontà (di Dio) per espiare per la terra... Essa sarà la muraglia provata, la pietra d'angolo preziosa che non... le cui fondamentea non vacilleranno e non tremeranno..." (da "Testi di Qumran" Paideia Editrice a cura di Florentino Garcia Martinez)
Sorprende, ma fino ad un certo punto considerato che nei primi tempi molti provenienti dagli esseni saranno pur convogliati nella comunità dei cristiani, la somiglianza di questa regola con i concetti espressi sulla pietra scelta nella Prima lettera di Pietro che richiama anch'essa espressamente quella profezia di Isaia.
Anche in 1Pietro si parla di un edificio particolare, ma qui la pietra è proprio il Messia, pietra viva:

"Stringendovi a lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Si legge infatti nella Scrittura: Ecco io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chi crede in essa non resterà confuso. Onore dunque a voi che credete; ma per gli increduli la pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d'inciampo e pietra di scandalo. Loro v'inciampano perché non credono alla parola; a questo sono stati destinati." (1Pietro 2,6-8)

Pietro così ci invita ad essere Bochan cioè pietre esaminate e scelte.
Esaminate da chi?
Dagli apostoli e dai discepoli per conto del Signore.

L'idea delle pietre vive per la costruzione di un edificio, una torre, che è la Chiesa di Cristo, si ritrova nei capitoli XIII-XV del "Pastore di Erma", testo paleocristiano (Roma 140-150 d.C.) di genere apocalittico, considerato canonico da alcuni dei primi padri apostolici, ma poi non confermato. che tratta in particolare della remissione dei peccati post-battesimali.
In quei capitoli la matrona, la padrona della costruzione descrive le pietre impiegate nella costruzione di una torre.
Il capitolo XIII riguarda le pietre della torre e la penitenza in tempo utile:
  • le pietre quadrate, bianche con congiunture combacianti sono gli apostoli, i vescovi, i maestri e i diaconi;
  • quelle estratte dal fondo e poste nella costruzione sono quelli che hanno patito per il nome del Signore;
  • le portate alla superficie non tagliate, sono quelli valutati retti e ubbidienti;
  • le trasportate e messe in opera nella torre sono i novizi della fede e i credenti;
  • le scartate e gettate, ma non lontano, sono i peccatori che vogliono pentirsi.
Il capitolo XIV tratta della diversità delle pietre:
  • le pietre tagliate e gettate lontano sono i figli della malizia;
  • altre, giacenti, non adoperate sono le scabrose, hanno conosciuto la verità, ma non si sono uniti ai santi;
  • quelle con crepe sono gli uni contro gli altri e non stanno in pace;
  • le mozze è chi hanno creduto conservando qualche malvagità; hanno con la fede hanno conservato ricchezze, se eliminate, da sferiche perdendo quelle diverranno quadrate e saranno utili.
Il capitolo XV presenta le pietre scagliate lontano dalla torre:
  • le pietre lanciate lontano dalla torre, o cadute sulla strada e sono rotolate lontano sono fedeli con doppiezza d'animo e s'allontanano dalla verità;
  • le cadute nel fuoco sono gli apostati;
  • quelle cadute vicino all'acqua, ma non vi sono entrati sono quelli che vogliono essere battezzati, ma poi riritornano a turpi passioni.
È ora opportuno esaminare più da vicino le parole esatte che Isaia 28,16 usa nella profezia della pietra in Sion.

Dice il Signore Dio :
Ecco io pongo una pietra in Sion ,
una pietra scelta ,
angolare ,
preziosa ,
saldamente fondata :
chi crede non vacillerà .
  • In primis Isaia tiene ad evidenziare "Per voi così dice il Signore Dio".
  • Questa "pietra" ha dentro la colomba ( = ) che rappresenta lo Spirito Santo, infatti nella parola Sion a ciò portano le ultime lettere (), inoltre se si spezzano le lettere della parola si può anche vedervi che "giù la colomba () il Padre invierà ".
  • ripete la parola pietra e allora va letta in altro modo rispetto a prima, quindi "l'Unigenito Figlio ", poi viene la parola "scelta" "con dentro la grazia ".
  • Angolare "una persona () che sceglierà ".
  • Preziosa "sarà a riversarla dal corpo in croce ".
  • Vengono ripetuto due volte le lettere quindi vanno lette in modo diverso, "acqua porterà da un foro col sangue per un'asta che lo forerà , per aiutare ".
  • Le lettere finali mi dicono "uscirà tra i viventi , l'originaria vita . La forza inviata , rifiuto sarà per le tombe ci sarà la risurrezione ."
Il messaggio a questo punto è completo:

"...giù la colomba il Padre invierà con dentro la grazia in una persona che sceglierà, sarà a riversarla dal corpo in croce, con l'acqua la porterà da un foro col sangue per un'asta che lo forerà, per aiutare uscirà tra i viventi, l'originaria vita. La forza inviata, rifiuto sarà per le tombe ci sarà la risurrezione."

In "Vangeli, profezie attuate dal Cristo" paragrafo "Discorsi di Gesù nel Vangelo di Giovanni" spezzai quell'intero versetto Isaia 28,16 nel seguente modo:

"Nel cammino l'energia della rettitudine uscita inizia a dar vita ad un popolo del Signore. Il Signore per il mondo invia apostoli, che sono a fondare per la discesa della Colomba, dal Padre inviata per l'Unigenito Figlio che da dentro la grazia dalla persona in croce fu a versare, un corpo puro. Si portano in torno; con l'aiuto una fondazione esce tra i viventi che crede nel Potente che l'Unigenito fu in vita a risorgere."

LA PIETRA SCARTATA DAI COSTRUTTORI
Lo stesso profeta Isaia aveva parlato di una pietra d'inciampo e scoglio che fa cadere : "Il Signore degli eserciti, lui solo ritenete santo. Egli sia l'oggetto del vostro timore, della vostra paura. Egli sia l'oggetto del vostro timore, della vostra paura. Egli sarà laccio e pietra d'inciampo e scoglio che fa cadere per le due case di Israele, laccio e trabocchetto per chi abita in Gerusalemme." (Isaia 8,13s)
Sono andato a cercare sulla Tenak o Bibbia ebraica quando è usato nella Torah per la prima volta quel termine che la traduzione C.E.I. indica come "scoglio", ma in effetti è roccia "soor" .
Quel termine è usato per la roccia di Esodo 17,6 ove il Signore dice: "Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia ne uscirà acqua e il popolo berrà. Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d'Israele."
Lì è assodato che la roccia è il Signore!

Non a caso in quel luogo inciampò il popolo d'Israele, infatti, "E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: Il Signore è in mezzo a noi sì o no?" (Esodo 17,7)

Il racconto in modo più esplicito e con maggiori elementi è ripetuto nel libro dei Numeri al capitolo 20: "Il Signore parlò a Mosè dicendo: Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aronne convocate la comunità e parlate alla roccia sotto i loro occhi, ed essa darà la sua acqua; tu farai uscire per loro l'acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al loro bestiam. Mosè dunque prese il bastone che era davanti al Signore, come il Signore gli aveva ordinato. Mosè e Aronne radunarono l'assemblea davanti alla roccia e Mosè disse loro: Ascoltate, o ribelli: vi faremo noi forse uscire acqua da questa roccia? Mosé alzò la mano, percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza; ne bevvero la comunità e il bestiame. Ma il Signore disse a Mosè e ad Aronne: Poiché non avete creduto in me, in modo che manifestassi la mia santità agli occhi degli Israeliti, voi non introdurrete quest'assemblea nella terra che io le dò. Queste sono le acque di Merìba, dove gli Israeliti litigarono con il Signore e dove egli si dimostrò santo in mezzo a loro." (Numeri 20,7-13)
In questo racconto la roccia in effetti è rupe "soel'a" .

Quei termini roccia e letti con lettere separate ci riportano al pensiero decriptato precedentamente di Isaia 28,16 che a sua volta si collega alla crocifissione di Gesù e alla foratura del suo costato.
È lui roccia e la rupe che "sollevato , con un asta il corpo " "forarono , guizzò alla vista " l'acqua.
Da questo racconto si scopre che in effetti anche Aronne e Mosè i costruttori del popolo nuovo, inciamparono su questa rupe.

Nel salmo 118, canto per la liturgia della festa delle capanne o di Sukkot poi si parla di una pietra scartata dai costruttori: "La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo; ecco l'opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi." (Salmo 118,22s)

"La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo" è frase citata da Gesù, che l'applica alla sua missione di morte e di gloria, dopo aver narrato la parabola dei vignaioli omicidi (Matteo 21,42) ed è richiamata anche da Pietro negli Atti degli Apostoli (4, 11-12): "Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati".

Cirillo di Gerusalemme commenta: "Uno solo diciamo il Signore Gesù Cristo, affinché la filiazione sia unica; uno solo diciamo, perché tu non pensi che ve ne sia un altro... Infatti è chiamato pietra, non inanimata né tagliata da mani umane, ma pietra angolare, perché colui che avrà creduto in essa non rimarrà deluso." ("Le Catechesi", Roma 1993, pp. 312-313).

La pietra scartata nella parabola (Matteo 21,33) è il figlio, l'erede, e c'è una torre "C'era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l'affidò a dei vignaioli e se ne andò."

Lo stesso Talmud riferisce la pietra d'inciampo al Messia: "Il figlio di Davide non può apparire alle due case d'Israele prima che venga la fine... ed egli (Messia) sarà un santuario, una pietra d'inciampo e un sasso d'intoppo per entrambe le case d'Israele." (Sanhedrin 38a)
Il libro dello Zohar, citando il Salmo messianico 118 per il versetto 22, così commenta: "La pietra scartata - cioè quella che si è staccata dal trono di Dio ed è precipitata nell'abisso - dai costruttori - cioè dalle Sefirot dell'edificio cosmico - è diventata pietra d'angolo- cioè fondamento del mondo."
Ancora più esplicito è Rashi (acronimo di Rabbi Shalomon ben Isaac di discendenza davidica che in Francia 1040 - 1105 scrisse commenti basilari sui testi ebraici, commentatore richiamato spesso nell'esegesi rabbinica) nel commento del versetto di Isaia 28,16 e di Michea 5,2 dopo la profezia su Betlemme conferma che la pietra scelta rigettata del salmo 118 è il Messia, inizialmente rifiutato nonostante il suo essere la pietra angolare della storia della salvezza.
Questo commentatore cade però in contraddizione proprio sul servo di Iahwèh di cui al citato cap 53 di Isaia che non riferisce al Messia, ma al popolo che aveva subito e stava subendo gravi sofferenze.

Pur tuttavia vari rabbini dopo Rashi hanno creduto che Isaia parlasse del Messia come Servo Sofferente:
  • "Ora procederò a spiegare questi versi del nostro Messia, che Dio volendo verrà presto ai nostri giorni. Io sono sorpreso che Rashi e Rabbi David Kimchi non hanno, con i Targum, applicato il passo al Messia" (Rabbi Naftali ben Asher Altshuler, ca. 1650).
  • "Ho il piacere d'interpretarlo in accordo con i nostri rabbini, al Re Messia, ed avrò cura di aderire al senso letterale: così sarò libero dalle interpretazione di cui altri hanno preferito rendersi colpevoli". (Rabbi Moshe Kohen Ibn Crispin di Cordova e Toledo in Spagna, ca. 1350)
  • "I nostri rabbini di benedetta memoria con una sola voce hanno accettato ed affermato che il profeta parla del Re Messia. Ed anche noi aderiremo alla stessa opinione". (Rabbi Moshe Le Sheich, seconda metà del XVI° secolo)
  • "Ma egli è stato fiaccato... significa che il Messia porta le nostre iniquità le quali sono causa delle sue lividure, questo significa che il Messia non solo soffre per le nostre iniquità, ma egli deve portarle su di sé e soffrire per esse". (Rabbi Elijah de Vidas)
Quel Salmo 118 era proprio cantato in occasione della festa di Succot, festa messianica per eccellenza (Vedi "Le feste ebraiche della venuta del Messia").

Era al canto del Salmo 118 della processione solenne in cui l'ottavo giorno di quella festa, gli Ebrei si muovevano attorno all'altare col lulab e l'etrog.

Fa chiaro richiamo a questa festa e al Messia: "Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso. Dona, Signore, la tua salvezza, dona, Signore, la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Dio, il Signore è nostra luce. Ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell'altare. Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. Celebrate il Signore, perché è buono: perché eterna è la sua misericordia." (Salmi 118,24-29), perciò è il Messia la pietra scartata dai costruttori.

Nell'ultimo giorno di sukkot, Hosha'anà Rabbah, si conclude il giudizio annuale iniziato a R'osh Hashanà aiutato dalla confessione e dal perdono di Kippur.
Tra la festa del perdono ed il tempo finale di Sukkot, infatti, c'è un tempo per far pace onde venire giudicati favorevolmente, perché la teshuvah (penitenza), la tefillà (preghiera) e la tzedakà (carità) cancellano il decreto negativo e ristabiliscono l'armonia nel cuore dell'uomo e nel creato.

"l primo giorno prenderete frutti degli alberi migliori" (Levitico 23,40) e per alberi migliori è stato interpretato siano i cedri perché "Si saziano gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati." (Salmi 104,16)

Si forma, quindi, un mazzo frondoso, il Lulav, un ramo di palma, due di mirto e tre di salice e un rametto di cedro con un frutto Etrog o di agrume nato nella terra d'Israele, che simbolizza il frutto dell'albero della vita. Si tengono nelle mani nelle preghiere e al canto dell'Alleluia e degli Osanna con in una mano il lulab e con l'altra l'etrog scossi nelle quattro direzioni si fa una processione in sinagoga attorno alla bimah, la piattaforma su cui c'è l'ambone da cui si legge la Torah.
Prima del 70 a.C., l'ottavo giorno, i celebranti giravano attorno l'altare "Ordinate il corteo con rami frondosi fino ai lati dell'altare".
Quel giorno della festa dei Tabernacoli, è preannuncio del Paradiso.
In quel giorno si facevano libagioni d'acqua per ottenere la pioggia.

È da ricordare che "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui..." (Giovanni. 7,37-39)

La pietra angolare scartata, ma divenuta testata d'angolo per un nuovo popolo acquistò grande importanza nella predicazione cristiana:
  • "Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà." (Matteo 21,43s; Luca 20,17)
  • "Questo Gesù è la pietra che, scartata da voi, costruttori, è diventata testata d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome... sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati." (Atti 4,11s)
  • "Edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù." (Efesini 2,20)
  • "Che diremo dunque? Che i pagani, che non ricercavano la giustizia, hanno raggiunto la giustizia: la giustizia però che deriva dalla fede; mentre Israele, che ricercava una legge che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge. E perché mai? Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro la pietra d'inciampo, come sta scritto: Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un sasso d'inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso." (Romani 9,30-33)
Nel Talmud scritto dopo le guerre giudaiche, a suo tempo si interrogarono sulla distruzione del Tempio:
  • "Perché il primo Tempio è stato distrutto? A causa di tre cose malvagie: idolatria, adulterio e assassinio. Ma il secondo Tempio dove la gente era occupata a studiare Torah e compiere buone opere ed atti di carità perché è stato distrutto? La risposta è: A causa dell'odio senza motivo, e l'odio senza motivo è un reato grave come le tre grandi trasgressioni dell'idolatria, dell'adulterio e dell'assassinio." (Yoma 9)
  • "Quaranta anni prima della distruzione del Tempio sono accadute le seguenti cose: la sorte per il capro di Yom Kippur ha cessato di essere soprannaturale, il filo rosso di lana che in questa circostanza veniva legato alla porta del Tempio e che diventava sempre bianco (a segno del perdono di Dio) ora rimaneva rosso e non cambiava più colore; la candela più occidentale del candelabro che stava nel santuario si rifiutava di bruciare in maniera continua e le porte del Tempio si sono aperte da sole". (Trattato Yoma 39b)
Il Talmud segnalando tali fatti premonitori li considera come indicazione che la Shekinah, o gloria del Signore, aveva lasciato il Tempio di Gerusalemme quaranta anni prima della sua distruzione quindici porta nell'anno 30 quando il Signore Gesù morì sul Golgota e i Vangeli segnalano la rottura del velo del Tempio.
Gesù aveva invitato Israele a credere in Lui, Messia, ma fu rifiutato o non riconosciuto, eppure:
  • "Tutti i profeti hanno profetizzato fino ai giorni del Messia." (Sanhedrin 99a)
  • "Tutti i profeti hanno profetizzato riguardo i giorni del Messia; ma nessun occhio l'ha visto, o Dio, oltre a Te." (Berakoth 34b)
"Tutti i profeti" e poi dopo i tempi di Gesù nessun altro profeta è stato accolto nel canone della Tenak.

SUL SALMO 118
Nelle conclusioni di "Vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia" ho scritto che il tema del Messia nella Bibbia è un tema aperto ed inesauribile.
Come dice il detto "tutte le vie portano a Roma" così tutte le vie della Bibbia portano al Messia e, quindi, in definitiva anche a Roma.
Sul vino e la vigna ricordo anche che i vangeli sinottici Matteo (21,33-46); Marco (12,1-12); Luca (20 20,9-19) presentano la parabola dei vignaioli omicidi che è chiarificatrice della tensione che c'era e della correlazione che c'è tra il tema vigna e vino col Messia.
In questa parabola i tre sinottici citano i versetti 22 e 23 del Salmo 118.
Giovanni, invece, presenta il discorso "Io sono la vera vite..." (Giovanni 15,1)

Ecco il testo di Matteo di quella parabola ove ho indicato in grassetto quanto citato dal Salmo 118:

"Ascoltate una altra parabola: C`era un padrone che piantò una vigna e la circondò con una siepe, vi scavò un frantoio, vi costruì una torre, poi l`affidò a dei vignaioli e se ne andò. Quando fu il tempo dei frutti, mandò i suoi servi da quei vignaioli a ritirare il raccolto. Ma quei vignaioli presero i servi e uno lo bastonarono, l`altro lo uccisero, l`altro lo lapidarono. Di nuovo mandò altri servi più numerosi dei primi, ma quelli si comportarono nello stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: Avranno rispetto di mio figlio! Ma quei vignaioli, visto il figlio, dissero tra sé: Costui è l`erede; venite, uccidiamolo, e avremo noi la eredità. E, presolo, lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Quando dunque verrà il padrone della vigna che farà a quei vignaioli? Gli rispondono: Farà morire miseramente quei malvagi e darà la vigna ad altri vignaioli che gli consegneranno i frutti a suo tempo. E Gesù disse loro: Non avete mai letto nelle Scritture la pietra che i costruttori hanno scartata è diventata testata d`angolo; dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri?" (Salmo 118,22-23).
"Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Chi cadrà sopra questa pietra sarà sfracellato; e qualora essa cada su qualcuno, lo stritolerà. Udite queste parabole, i sommi sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro e cercavano di catturarlo; ma avevano paura della folla che lo considerava un profeta." (Matteo 21,33-46)

Quella citazione è alquanto criptica, ma in tale Salmo 118 il versetto 21 "Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza."



sottende il nome di Gesù=Jeshua all'interno della parola "salvezza", il che evidentemente ha incuriosito gli scrutatori cristiani e rafforza il pensiero che tutto ciò che dicono anche nel testo nascosto i versetti che seguono sono da considerare profezie su Gesù che i discepoli hanno visto attuate.
La decriptazione di tale testo che è una completa profezia sul tradimento di Giuda e sulla passione vissuta da Gesù Cristo è riportata in "Vangeli, profezie attuate dal Cristo" nel paragrafo "L'ingresso a Gerusalemme".
Tutti e quattro i Vangeli (Marco 11,1-11; Matteo 21,1-11; Luca 19,28-38; Giovanni 12,12-19) nell'episodio dell'ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme citano infatti anche i versetti 25 e 26 dello stesso Salmo 118.
Provo a leggere questi versetti con i segni ed i primi dal 21 al 24, com'era da attenderci, essendo stati citati il 22 ed il 23 per i vignaioli omicidi, contiene una profezia con particolari sulla passione e sulla risurrezione:

"Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza. La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo; ecco l'opera del Signore: un meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno fatto dal Signore; rallegriamoci ed esultiamo in esso. Dona Signore la tua salvezza, dona, Signore la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore." (Salmo 118,21-26)

Ometto la dimostrazione e riporto il risultato della decriptazione:

Salmi 118,21 - "Desiderando fiaccarlo per la rettitudine, fu alla vista da un apostolo ad essere indicato; dall'apostolo fu portato il segno che uscito era di notte Gesù all'aperto..."

Salmi 118,22 - "...che unito abitava con gli apostoli.
Viventi iniziaronono a circondarlo con bastoni.
Ad entrare in una casa lo portarono con energica forza.
Vivo ne riusci per essere crocefisso all'aperto.
I potenti il popolo iniziarono ad accendere con parole energiche."
Fuori...

Salmi 118,23 - "...vivo ne rivenne il Signore per entrare con forza in croce.
Da un'aperta ferita fu dall'Unigenito inviato un meraviglioso segno.
Da dentro alla vista fu l'energia ad essere inviata. La portò..."

Salmi 118,24 - "...dalla ferita fuori, che aperta era stata con un'asta.
Acqua si vide alla luce uscire, dal Signore.
Uscì la luce essendo la potenza fuori portata con l"anima. (Si oscurò di tenebre il mondo)
Nella tomba ad entrare dentro lo portarono."

Salmi 118,25 - "Riniziò l'energia dell'Unico.
Il Signore fuori si riportò luminoso.
Fu rivisto fuori bello.
Lo rincontrarono dai guai della perversità uscito vittorioso.
Rientrò dagli apostoli l'Unigenito..."

Salmi 118,26 - "...a casa con il corpo che gli avevano portato a spengere.
Dentro il Padre l'avrà risorto.
La vita che sarà stata fuori portata rientrerà dentro al corpo per la rettitudine che l'abita; per la rettitudine rivivrà.
Vivo a casa risarà il crocifisso Signore."

È questa una completa profezia sul tradimento di Giuda e sulla passione vissuta da Gesù Cristo, descritta con molti dettagli, poi ampiamente evidenzati da tutti i Vangeli; inoltre, per il fatto che inizia col nome di Gesù, trattasi di profezia inequivocabilmente esplicita.

ISAIA 28 - UN CAPITOLO CHE PARLA AGLI UBRIACHI
Come è mio uso nei vari articoli, essendo la finalità ultima della mia ricerca seguire le tracce del Messia nei testi della Tenak o Bibbia masoretica cercando pagine di 2° livello ottenute per decriptazione lettera per lettera ho proceduto alla decriptazione completa dei 29 versetti del capitolo 28 ove si trova al n° 16 quello sulla pietra angolare.
Questo è il testo in italiano seconda l'ultima traduzione della C.E.I..

Isaia 28,1 - Guai alla corona superba degli ubriachi di Èfraim, al fiore caduco, suo splendido ornamento, che domina la fertile valle, o storditi dal vino!

Isaia 28,2 - Ecco, inviato dal Signore, un uomo potente e forte, come nembo di grandine, come turbine rovinoso, come nembo di acque torrenziali e impetuose, getta tutto a terra con violenza.

Isaia 28,3 - Dai piedi verrà calpestata la corona degli ubriachi di Èfraim.

Isaia 28,4 - E avverrà al fiore caduco, al suo splendido ornamento, che domina la valle fertile, come a un fico primaticcio prima dell'estate: uno lo vede e lo mangia appena lo ha in mano.

Isaia 28,5 - In quel giorno sarà il Signore degli eserciti una corona di gloria, uno splendido diadema per il resto del suo popolo,

Isaia 28,6 - ispiratore di giustizia per chi siede in tribunale, forza per chi respinge l'assalto alla porta.

Isaia 28,7 - Anche costoro barcollano per il vino, vacillano per le bevande inebrianti. Sacerdoti e profeti barcollano per la bevanda inebriante, sono annebbiati dal vino; vacillano per le bevande inebrianti, s'ingannano mentre hanno visioni, traballano quando fanno da giudici.

Isaia 28,8 - Tutte le tavole sono piene di fetido vomito; non c'è un posto pulito.

Isaia 28,9 - A chi vuole insegnare la scienza? A chi vuole far capire il messaggio? Ai bambini svezzati, appena staccati dal seno?

Isaia 28,10 - Sì: precetto su precetto, precetto su precetto, norma su norma, norma su norma, un po' qui, un po' là.

Isaia 28,11 - Con labbra balbettanti e in lingua straniera parlerà a questo popolo

Isaia 28,12 - colui che aveva detto loro: Ecco il riposo! Fate riposare lo stanco. Ecco il sollievo! Ma non vollero udire.

Isaia 28,13 - E sarà per loro la parola del Signore: Precetto su precetto, precetto su precetto, norma su norma, norma su norma, un po' qui, un po' là, perché camminando cadano all'indietro, si producano fratture, siano presi e fatti prigionieri.

Isaia 28,14 - Perciò ascoltate la parola del Signore, uomini arroganti, signori di questo popolo che sta a Gerusalemme.

Isaia 28,15 - Voi dite: Abbiamo concluso un'alleanza con la morte, e con gli inferi abbiamo fatto lega. Il flagello del distruttore, quando passerà, non ci raggiungerà, perché ci siamo fatti della menzogna un rifugio e nella falsità ci siamo nascosti.

Isaia 28,16 - Pertanto così dice il Signore Dio: Ecco, io pongo una pietra in Sion, una pietra scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non si turberà.

Isaia 28,17 - Io porrò il diritto come misura e la giustizia come una livella. La grandine spazzerà via il vostro rifugio fallace, le acque travolgeranno il vostro riparo.

Isaia 28,18 - Sarà annullata la vostra alleanza con la morte; la vostra lega con gli inferi non reggerà. Quando passerà il flagello del distruttore, voi sarete una massa da lui calpestata.

Isaia 28,19 - Ogni volta che passerà, vi prenderà, poiché passerà ogni mattino, giorno e notte. E solo il terrore farà capire il messaggio.

Isaia 28,20 - Troppo corto sarà il letto per distendersi, troppo stretta la coperta per avvolgersi.

Isaia 28,21 - Poiché come sul monte Perasìm si leverà il Signore; come nella valle di Gàbaon si adirerà per compiere l'opera, la sua opera singolare, e per eseguire il lavoro, il suo lavoro inconsueto.

Isaia 28,22 - Ora cessate di agire con arroganza perché non si stringano di più le vostre catene, perché un decreto di rovina io ho udito, da parte del Signore, Dio degli eserciti, riguardo a tutta la terra.

Isaia 28,23 - Porgete l'orecchio e ascoltate la mia voce, fate attenzione e sentite le mie parole.

Isaia 28,24 - Forse tutti i giorni l'aratore ara per seminare, rompe e sarchia la terra?

Isaia 28,25 - Forse non ne spiana la superficie, non vi semina l'anéto e non vi sparge il cumìno? E non vi pone grano, miglio e orzo e spelta lungo i confini?

Isaia 28,26 - Gli insegna la regola e lo ammaestra il suo Dio.

Isaia 28,27 - Certo, l'anèto non si batte con il tribbio, né si fa girare sul cumìno il rullo, ma con il bastone si batte l'anèto e con la verga il cumìno.

Isaia 28,28 - Il frumento viene forse schiacciato? Certo, non lo si pesta senza fine, ma vi fanno passare sopra il rullo e le bestie, senza schiacciarlo.

Isaia 28,29 - Anche questo proviene dal Signore degli eserciti: egli si mostra mirabile nei suoi disegni, grande nella sua sapienza.

Mi sembrava, infatti. una pagina importante e allusiva anche di un testo nascosto, infatti vi sono riferimenti a visioni doppie con tutto a quell'accennare al vino e all'ubriacarsi. (Vedi in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" il paragrafo "Chi legge doppio è brillo").
Si ha, infatti, su ciò una particolare insistenza nei versetti:

Isaia 28,1 - "...corona superba degli ubriachi di Èfraim... storditi dal vino!"
Isaia 28,3 - "...ubriachi di Èfraim..."
Isaia 28,7 - "...barcollano per il vino, vacillano per le bevande inebrianti. Sacerdoti e profeti barcollano per la bevanda inebriante, sono annebbiati dal vino; vacillano per le bevande inebrianti, s'ingannano mentre hanno visioni, traballano..."

Indipendentemente dei fatti storici più imminenti che poi si verificheranno vi sono delle frasi sibilline che hanno chiari riferimenti ad una visione messianica:
  • del giorno finale del giudizio "Ecco, inviato dal Signore, un uomo potente e forte, come nembo di grandine, come turbine rovinoso, come nembo di acque torrenziali e impetuose, getta tutto a terra con violenza". (2)
  • del premio per un popolo "resto": "In quel giorno sarà il Signore degli eserciti una corona di gloria, uno splendido diadema per il resto del suo popolo." (5)
Vi sono poi due versetti che ripetono concetti segno per lo scrutatore d'andare più a fondo:

Isaia 28,10 - "Si; precetto su precetto, precetto su precetto, norma su norma, norma su norma, un pò qui, un pò là."
Isaia 28,13 - "E sarà per loro la parola del Signore; - precetto su precetto, precetto su precetto, norma su norma, norma su norma, un pò qui, un pò là - perché camminando cadano all'indietro, si procurano fratture, siano presi fatti prigionieri."

Versetti che invitano appunto a guardarci dentro "lettera per lettera, parola per parola..."

In "Vangeli, profezie attuate dal Cristo" nel paragrafo "Discorsi di Gesù nel Vangelo di Giovanni" si può verificare come commentai e spezzai l'intero versetto Isaia 28,13.

I capitolo inizia il ciclo 28-33 degli scritti dell'ultimo periodo della vita di Isaia al tempo del re Ezechia che riguardano il tema contro l'alleanza con l'Egitto in cui Isaia suggerisce di rispettare i patti con l'impero degli Assiri dopo l'invasione di Sennacherib (715-701).
Israele, il regno del Nord cioè dove sta la tribù di Efraim, ha un re con una corona di superbia e i suoi consiglieri, i suoi sacerdoti e suoi profeti si comportano come fossero tutti ubriachi, perché stanno conducendo il regno alla rovina.
Hanno abbandonato i pensieri di chi può dare una corona di gloria, il Signore, che la darà ad un resto, "in quel giorno", nel giorno del Signore.
Dio continuerà a parlare loro lettera per lettera, parola per parola, ma non capiranno come non capiranno gli stessi capi di Gerusalemme perché non cercano rifugio nel Signore, perciò anche per loro si profila una punizione.
Sion sarà salvata solo dal Signore.
Questi ha preso una decisione ha scelto un uomo attorno al quale farà nascere una nuova costruzione sarà la prima pietra, la pietra d'angolo e chi crederà in lui, non vacillerà.
La pietra è Messia che agirà con diritto e giustizia cioè con un buon governo... un buon pastore per il suo popolo.
Una pietra scelta, un discendente che opererà con giustizia sarà il fondamento della nuova città.
I signori che governano in Samaria per restare al potere è come se avessero fatto un patto col diavolo e con la morte vendono il popolo governando in modo contrario alla volontà di Dio.
La morte li inghiottirà per mano di stranieri.
Come un ciclone devasta tutto al suo passaggio, così l'Assiro devasterà Gerusalemme.
L'Eterno si servirà di questo "flagello del distruttore" per compiere un lavoro insolito il giudizio, poiché la sua opera abituale è di salvare e benedire.
Il brano continua e viene Dio paragonato con un sapiente agricoltore che lavora la terra in modo diverso secondo la necessità per ricavare i vari prodotti.
Ara, semina, rompe e sarchia, spiana la superficie, semina l'anéto e sparge il cumino, pone grano, miglio e orzo e spelta lungo i confini?
Ognuno di questi è poi alla fine trattato in modo diverso... meditare allora su che tipo di pianta si è e si capirà come sarà il trattamento alla fine.
Ciò fa a venire a mente le parole di quella pietra scelta, dirà poi Gesù: "In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna." (Giovanni 12,24s)

ISAIA 28 - DECRIPTAZIONE
Isaia 28,1 - Al mondo portato è stato in azione il Cuore/l'amore. In un corpo finalmente cammina. L'Unico ha recato un segno di luce. L'Agnello dell'Unico da frutto dalla Madre è sceso. È un amo nella casa del serpente. Sceso giù, Tempio della Parola dell'Unico un corpo. Segno portato da donna al malvagio serpente alla vista. A far sviare fu la donna in vita l'angelo che ad adulterare portò; dei viventi l'esistenza fu ad opprimere.

Isaia 28,2 - Uscito inviato al mondo, racchiuso in ceppi, si porta l'Unigenito in un vivente giù dal serpente. Il Signore è così a colpire il verme a casa. In giro il fuoco al nemico rovescerà dal cuore. Dentro questi il putrefarsi che c'è nei viventi spegnerà l'esistenza dai corpi. È a liberarli. Il cuore dalla Parola è per i viventi uscito, inviata è la virtù in terra, dentro è per aiutare.

Isaia 28,3 - Dentro per spiare è dai morti col corpo alla prova inviato. Riesce in azione per la carità dal corpo, completamente in cammino per l'Unico che ha portato il segno che del fuoco/risurrezione una fornace è iniziata ad esistere. Riniziò il soffio nel corpo, ci rifù la vita.

Isaia 28,4 - Portata al mondo è la fine. Nel mondo giù è sceso per finire lo stolto. Gli scende a casa. È finalmente la Parola dell'Unico in un corpo, indica di recare la beatitudine dall'alto. Nel corpo di un primogenito alla luce in cammino è da Donna in vita inviato. È da Madre di rettitudine in una casa una fornace uscita. Dentro il Cuore nel corpo della Madre versò giù il Beato. Fu nel corpo l'Unigenito, del mondo uscì alla vista. In campo l'Unico l'ha portato alla fine. Esce dentro per il peccare sbarrare nel mondo. Dentro la rettitudine la Parola reca; è a casa del serpente per i miseri.

Isaia 28,5 - Dentro, il giorno esce di Lui. È al mondo, è in campo il Signore. Giù in una casa da primogenito si porta vestito di scarlatto (nasce sporco di sangue). La carità col corpo indica, il decoro porta. Del Potente una sentinella è col corpo ad indicare il segno che per glorificarla entrerà il Potente nella carne, per agire tra i viventi si porta.

Isaia 28,6 - Del Potente lo spirito in vita sorge. La Parola dal Cuore del Potente è stata portata, in esilio agirà, il Potente esce per liberare, il soffio della carità si porta con potenza in cammino alla prigione nel mondo dei viventi. Dono dentro è per i viventi. In battaglia esce per bruciare il nemico del mondo.

Isaia 28,7 - Porta in cammino tra i viventi Dio fuori da casa il vino. Una luce per chi cammina ha recato. Ha portato dentro l'Agnello da luce per gli sviati. E così al mondo il Figlio dentro è stato portato dalla Donna. In cammino reca dentro il fuoco della rettitudine. Col corpo inviato alla casa del serpente in azione si porta, ai viventi l'energia esce dell'esistenza dell'Essere inviata per far finire il peccare bruciandolo così dai corpi. Il fuoco per arare alla vista esce, il soffio rovescia, il giudizio è al mondo.

Isaia 28,8 - Con la rettitudine a vincere il germoglio ha inviato. Ha portato la purezza, al serpente l'Unico l'ha portato. Versato è stato l'Unigenito giù per amore dal Potente per i viventi.

Isaia 28,9 - Inizia l'integrità in un vivente ad esistere, si è portato col corpo al mondo. La conoscenza esce portata dall'Unigenito tutta per i viventi nell'esistenza. È dentro a stare da essere vivente portatosi in vista al mondo, in cammino da vivente si porta al serpente. Si è in vita racchiuso, il cuore nel tempo si è versato, è vivo alle mammelle è della Madre.

Isaia 28,10 - Un retto si è giù portato, dal serpente fiorisce e con potenza a sollevare porta la voce. Con gran forza si porta il serpente a rovesciare si porta a colpirlo con rovine sarà nei corpi bruciato nei viventi lo colpirà, in azione lancerà la risurrezione ai viventi.

Isaia 28,11 - Con la rettitudine per distruggere in cammino sta. Un fuoco dal Verbo uscirà, lo reca alla casa del serpente per bruciarlo. E bello di fattezze (intagliato), è la Parola di Dio al mondo in vista. Dalla Madre uscì questi in campo.

Isaia 28,12 - Il Beato Unigenito vive col corpo, è al mondo con la Madre, questi inizia ad indicare al mondo che vive il riposo (le dorme in braccio). (Quando è sveglio) è con lamenti ad annunziare al serpente che in azione è la Parola. E questa originerà finalmente al mondo il sollievo, lo porterà dal negativo (serpente delle origini). Il Padre l'ha portato dalla Donna che ai viventi l'ha portato in vista.

Isaia 28,13 - Ma fuori che sarà al mondo, potente uscirà per i viventi l'aiuto. Dentro le menti il Signore dal profondo fiorirà e potentemente solleverà, porterà una voce di grande forza, potenzierà la speranza, colpirà commuovendo gli animi, illuminerà i viventi. In questi ad agire sarà nelle menti del Nome il Potente Consiglio che sarà in cammino a portarli e, da vasi illuminati, potente porteranno dell'Unigenito l'annuncio che nel corpo gli si riportò l'energia che lo risorse. Da casa a saziare e ad allattare i simili si porteranno gli apostoli in cammino con la protezione che gli reca.

Isaia 28,14 - Il Potente un essere vivente da testimonio, da cibo ha portato nel mondo agli uomini. Il Potente giù reca l'energia ai viventi. Nel segreto esce. Si vede con la Madre nel mondo. Esce da Donna col corpo. In una casa povera il Potente vive.

Isaia 28,15 - Così è iniziato a vivere in un corpo puro l'Agnello. Il dono porta dell'alleanza, primo segno che dalla morte porterà con l'agire a liberare. L'Unigenito reca la potenza Potente in azione, l'energia reca in azione. Da questi uscirà il dono del cuore. La luce porta della carità. La Parola così è dall'esistenza dell'aldilà dal potente nemico in un primogenito ad abitare. Così è alla luce la vita angelica portata dal mentitore. Al rifugio si porta, e la casa dell'ingannatore per esplorare indica col corpo da inviato di recarsi.

Isaia 28,16 - Nel cammino l'energia della rettitudine uscita inizia a dar vita ad un popolo del Signore. Il Signore per il mondo invia apostoli, che sono a fondare per la discesa della Colomba, dal Padre inviata per l'Unigenito Figlio che da dentro la grazia dalla persona in croce fu a versare, un corpo puro. Si portano in torno; con l'aiuto una fondazione esce tra i viventi che crede nel Potente che l'Unigenito fu in vita a risorgere.

Isaia 28,17 - Portata a sorgere tra i morti è la vita luminosa della Parola. Il Cuore il Potente gli ha versato ed ha portato la giustizia. Esce al serpente in vita col fuoco per arrostirlo completamente. E si è in azione al mondo dentro al corpo al sangue racchiuso in pienezza esce con la rettitudine a colpire, a calpestare completamente il verme; è in vita il forte fuoco della carità, la Parola lo porta.

Isaia 28,18 - E per cancellare dentro dai corpi è la fine, così dai viventi l'Unigenito finirà la morte e nel petto porta il segno della retta vita. Inizierà gli inferi al serpente antico completamente gli sorgerà il fuoco che porterà dal cuore da sferza della Parola. Retta è l'esistenza che dell'aldilà porta al mondo. Sarà l'esistenza della purezza del Potente portata al serpente che l'amarezza dissolverà.

Isaia 28,19 - Ai viventi l'aiuto è dall'aldilà portato, è stato versato nella prigione dall'Unigenito, all'oppressione piaghe saranno, dall'intimo la guerra dentro verserà, col corpo a spazzarlo da dentro le moltitudini sarà. Nei viventi porterà alla perdizione il serpente, la perversità sarà fuori dai corpi rovesciata, il terrore uscirà da dentro sarà l'anima/lo spirito riportato in azione al mondo.

Isaia 28,20 - Così si è rovesciato al nemico nel mondo tra i viventi. Giù si vede in vita uscire una luce che finirà il male, porterà fuori dalla prova, cosi uscirà la tribolazione, la rettitudine uscirà in misura piena.

Isaia 28,21 - Così è la rettitudine generata con la Parola che col corpo scesa è tra i viventi. È sorta del Signore la rettitudine in azione alla putredine dentro in cammino per le preghiere inviata. È col corpo in cammino per colpire il serpente. Nell'agire alla luce porterà la purezza e si vedrà un fuoco uscire. Da questi dal corpo dal seno il fuoco uscirà lo porterà del serpente alla caligine, la conoscenza, dentro la legge divina porterà con energia. L'Agnello è al mondo, il Servo finalmente si porta.

Isaia 28,22 - Si porta nel tempo del mondo Dio. La fine indica, per il serpente si porta giù. Giù si porta di persona, si è chiuso nei ceppi, a vivere si porta dal ribelle. È così per la Madre la rettitudine è tutta al mondo portata, l'anelito giù esce, sortole dal seno prescelto è in vita venuto, dalla nube inviato è il Signore sceso da casa per bruciare con l'agire il serpente e della sposa iniziare il corpo a far crescere/salire.

Isaia 28,23 - Al mondo dall'Unico questi è inviato per portare la luce ai viventi. Per il peccare rovesciare si porta dal serpente. Sarà nel mondo a verssre il fuoco. È in casa che lo reca. E brucerà nei viventi il peccare d'origine. L'essere ribello a finire sarà.

Isaia 28,24 - Al mondo alla sposa è stata portata la vita, le si è chiuso nel corpo, alla luce esce, racchiude nel corpo il fuoco del Potente per colpire il male. Si è per liberare portato l'esistenza dal demonio. L'aiuto ad Adamo completo si porta.

Isaia 28,25 - Al mondo al serpente ha portato l'Unigenito. L'Unico, per liberare l'ha portato al mondo in una persona. il Signore, la Parola è scesa; alla fine racchiusa porta così in vita l'energia. A pellegrinare si versa porterà la letizia nei cuori ad entrare. La roccia si apre, porta il fuoco al nemico. Al mondo inviata in pienezza la manna e dal trono tra i viventi cammina. Alla casa del serpente indica di portarsi.

Isaia 28,26 - E riè la pienezza in un corpo portata. Dal serpente a liberare la Parola i cuori dalla maledizione si è portata. Una pioggia d'energia reca (è un diluvio).

Isaia 28,27 - Così si è al serpente delle origini l'eletto portato giù, si è portato per aiutare; l'abominevole chiuderò l'Unigenito. Si porta di persona nello sterco del mondo in azione in cammino. Così in vita l'energia è stata portata in pienezza. Dentro la rettitudine è dentro un vivente con l'amore entrato, stanno nel grembo nel cuore versati. Giù alle strette si porta, anela di inviargli a casa il fuoco da dentro il cuore.

Isaia 28,28 - Per il serpente stringere in vita si è portato alla polvere. Così si è dal serpente maledetto, dall'eternità, dalla nuvola portato. Sorto è per calpestarlo. Ad abitare si portò al mondo dei viventi dalla Madre. Si rivela per la lite, in esilio si porta. E con la Parola in un corpo il fuoco (che poi sarà la risurrezione) si è recato. Il Potente la calamità gli versa ove abita.

Isaia 28,29 - In cammino vive questi. Dall'Unico con pura azione dalla Madre il Signore scese. Dentro iniziò a portare segni; spuntò al mondo, uscì meraviglioso. In azione giù in campo esce la mano forte del potente per la salvezza.

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