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ATTESA DEL MESSIA...

 
CALEB FIGLIO DI IEFUNNE, LO SCOUT AMICO DI GIOSUÈ

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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I 12 ESPLORATORI »
IL RACCONTO DEGLI ESPLORATORI »

RIBELLIONE, PUNIZIONE E PROMESSA DI PREMI
"Allora tutta la comunità alzò la voce e diede in alte grida; il popolo pianse tutta quella notte. Tutti gli Israeliti mormoravano contro Mosè e contro Aronne e tutta la comunità disse loro: Oh! fossimo morti nel paese d'Egitto o fossimo morti in questo deserto! E perché il Signore ci conduce in quel paese per cadere di spada? Le nostre mogli e i nostri bambini saranno preda. Non sarebbe meglio per noi tornare in Egitto? Si dissero l'un l'altro: Diamoci un capo e torniamo in Egitto. Allora Mosè e Aronne si prostrarono a terra dinanzi a tutta la comunità riunita degli Israeliti." (Numeri 14,1-5)

Una crisi di fede che fa stravedere!
Tutto ciò che era fino allora accaduto, apertura del Mar Rosso, i miracoli, l'acqua, le quaglie, la manna, la teofania sull'Horeb, l'alleanza con il Signore, sono dimenticati.
La maggioranza s'è convinta, è tutta una truffa, miracoli posticci, liberazione, una fuga riuscita e l'uscita dall'Egitto una tragica decisione, siamo come morti, anzi il terrore la fa loro invocare!
Caleb aveva compreso bene ciò che cosa stava per accadere.
Evidentemente aveva avuto sentore dagli altri compagni che erano pieni di terrore di fronte alla potenza che avevano intravista in quei popoli, confrontata con la propria realtà.

A questo punto interviene Giosuè in man forte di Caleb.

"Giosuè figlio di Nun e Caleb figlio di Iefunne, che erano fra coloro che avevano esplorato il paese, si stracciarono le vesti e parlarono così a tutta la comunità degli Israeliti: Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese molto buono. Se il Signore ci è favorevole, ci introdurrà in quel paese e ce lo darà: è un paese dove scorre latte e miele. Soltanto, non vi ribellate al Signore e non abbiate paura del popolo del paese; è pane per noi e la loro difesa li ha abbandonati mentre il Signore è con noi; non ne abbiate paura". (Numeri 14,6-9)

Il paese è buono, il Signore è con noi, non è una guerra ma è pane per noi.
Questa fu la chiara e sintetica risposta di due degli esploratori.
Il popolo aveva paura di perdere in guerra, ma loro Giosuè e Caleb hanno compreso non sarà una guerra, ma il Signore trasformerà quella in pane da mangiare.
D'altronde il frutto del paese è pendente, occorre coglierlo!
Le lettere ebraiche della parola guerra "lachem" sono, infatti, le stesse di pane "loechoem" e di mangiare.

"Allora tutta la comunità parlò di lapidarli; ma la Gloria del Signore apparve sulla tenda del convegno a tutti gli Israeliti." (Numeri 14,10)

Interviene il Signore, tutti vedono la Sua manifestazione in favore di Mosè e di Aronne come pure di Giosuè e di Caleb.

Gli esploratori che furono inviati, sottolinea il testo, erano tutti tra i capi degli Israeliti e fa vedere che la mancanza di fede dei capi è causa d'insuccesso.
Solo i 2/12 erano i capi guidati dalla fede e non dalla paura.
Il Salmo 37ai versetti 3-5 esprime bene quale deve essere lo spirito che deve animare un pioniere del Signore: "Confida nel Signore e fa' il bene; abita la terra e vivi con fede. Cerca la gioia del Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore. Manifesta al Signore la tua via, confida in lui: compirà la sua opera."
Il resoconto degli altri scout non è più oggettivo, perché mischiano alle scoperte i loro dubbi e aggiungono una parola di troppo al rapporto che prima era positivo con "'efes" , cioè "ma, però".
Questa parola scatena l'ira del Signore, infatti all'interno di c'è il termine ebraico di "ira" e di pieno con la lettera tonda .
Così inizia, infatti, il versetto Numeri 13,28 "Ma , il popolo che abita il paese è potente, le città sono fortificate e immense e vi abbiamo anche visto i figli di Anak" ed in tal modo imposero la loro interpretazione sui fatti, dissolvendo la verità (Rabbi Moshe Alshech, "Torat Mosheh", su Numeri 13,28-33).

"Il Signore disse a Mosè: Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando non avranno fede in me, dopo tutti i miracoli che ho fatti in mezzo a loro? Io lo colpirò con la peste e lo distruggerò, ma farò di te una nazione più grande e più potente di esso. Mosè disse al Signore: Ma gli Egiziani hanno saputo che tu hai fatto uscire questo popolo con la tua potenza e lo hanno detto agli abitanti di questo paese. Essi hanno udito che tu, Signore, sei in mezzo a questo popolo, e ti mostri loro faccia a faccia, che la tua nube si ferma sopra di loro e che cammini davanti a loro di giorno in una colonna di nube e di notte in una colonna di fuoco. Ora se fai perire questo popolo come un solo uomo, le nazioni che hanno udito la tua fama, diranno: Siccome il Signore non è stato in grado di far entrare questo popolo nel paese che aveva giurato di dargli, li ha ammazzati nel deserto. Ora si mostri grande la potenza del mio Signore, perché tu hai detto: Il Signore è lento all'ira e grande in bontà, perdona la colpa e la ribellione, ma non lascia senza punizione; castiga la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione. Perdona l'iniquità di questo popolo, secondo la grandezza della tua bontà, così come hai perdonato a questo popolo dall'Egitto fin qui". (Numeri 14,10-19)

Per ben nove versetti si prolunga la difesa del popolo da parte di Mosè, difesa che tocca un motivo fondamentale... se tu Signore non desisterai dal far perire questo popolo avranno ragione quelli che credono che non esisti.
In fondo non l'hai scelto tu perché ti testimoniasse?
D'altronde sinora sei stato longanime e misericordioso: che l'hai fatto a fare se ora vuoi distruggerlo?
Perdona...
I rabbini hanno meditato su questo peccato del popolo e hanno cercato la parte mezza piena del bicchiere mezzo vuoto.
Era opportuno che ci fosse un tempo per consentire al popolo ebraico di amalgamarsi, di separarsi completamente dall'idolatria e d'affrontare con serietà e metodo lo studio e la pratica della Torah, il che è conforme a quanto ho accennato collegando il verbo esplorare a Torah .

"Il Signore disse: Io perdono come tu hai chiesto; ma, per la mia vita, com'è vero che tutta la terra sarà piena della gloria del Signore, tutti quegli uomini che hanno visto la mia gloria e i prodigi compiuti da me in Egitto e nel deserto e tuttavia mi hanno messo alla prova già dieci volte e non hanno obbedito alla mia voce, certo non vedranno il paese che ho giurato di dare ai loro padri. Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato lo vedrà; ma il mio servo Caleb che è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito fedelmente io lo introdurrò nel paese dove è andato; la sua stirpe lo possiederà. Gli Amaleciti e i Cananei abitano nella valle; domani tornate indietro, incamminatevi verso il deserto, per la via del Mare Rosso." (Numeri 13,20-25)

Gli uomini adulti moriranno nel deserto.
In fondo avevano detto che per loro sarebbe stato meglio!

Solo il servo Caleb che è stato animato da uno spirito diverso vedrà la terra promessa!

Il Signore riconosce e premia chi gli è fedele.
Poi li incita a tornare indietro quasi dicendo, per voi non c'è più niente da fare, il nemico abita la valle, voi tutti avete concluso che non ce la farete, non vi resta che tornare indietro verso il Mar Rosso.
Questo riferimento al Mar Rosso pare proprio riportare la situazione ai fatti iniziali del libro dell'Esodo, quando ci fu l'uscita.
Il pensiero riva al momento dell'apertura di quel mare.
In quel occasione, prima del grande evento dell'apertura del mare:

"Il Signore disse a Mosè: Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi-Achirot, tra Migdol e il mare, davanti a Baal-Zefon; di fronte ad esso vi accamperete presso il mare. Il faraone penserà degli Israeliti: Vanno errando per il paese; il deserto li ha bloccati! Io renderò ostinato il cuore del faraone ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!" (Esodo 14,1-4)

Vanno errando per il paese, cioè si sono persi "nebukim" , ma esprime nel contempo oltre a un fatto fisico lo smarrimento interiore.
Lo usa il profeta Gioele in 1,18 quando dice "Come geme il bestiame! Vanno errando (nabuko) le mandrie dei buoi, perché non hanno più pascoli; anche i greggi di pecore vanno in rovina."

Questi pensieri ed altri sono passati nella mente dei rabbini.
In particolare nella Melkita di Rabbi Ishmael, Be-shallah, Wa-jehi, uno commenta:

  • "il deserto li ha bloccati" viene usato il termine "sagar" che vuol dire anche chiudere, quindi osserva "quando i figli d'Israele videro il mare scosso da una tempesta e il nemico che li inseguiva girarono la testa verso il deserto (per rifugiarvisi), ma subito il Santo, Benedetto Egli sia schierò delle bestie feroci che non li fecero passare";
  • vi è con "nebukim" anche un'allusione a Mosè, quando il Signore gli disse "Sali su questo monte degli Abarim, sul monte Nebo ... poi morirai sul monte dove stai per salire" (Deuteronomio 32,49s), d'altronde anche Mosè morirà senza entrare nella Terra Promessa.
    In Deuteronomio 1,35-40 il Signore dirà: "Nessuno degli uomini di questa malvagia generazione vedrà il buon paese che ho giurato di dare ai vostri padri, se non Caleb, figlio di Iefunne. Egli lo vedrà e a lui e ai suoi figli darò la terra che ha calcato, perché ha pienamente seguito il Signore. Anche contro di me si adirò il Signore, per causa vostra, e disse: Neanche tu vi entrerai, ma vi entrerà Giosuè, figlio di Nun, che sta al tuo servizio; incoraggialo, perché egli metterà Israele in possesso di questo paese. E i vostri bambini, dei quali avete detto: Diventeranno oggetto di preda! e i vostri figli, che oggi non conoscono né il bene né il male, essi vi entreranno; a loro lo darò ed essi lo possiederanno. Ma voi volgetevi indietro e incamminatevi verso il deserto, in direzione del Mare Rosso."
Questo discorso è la sintesi di quanto nel Capitolo 14 dei Numeri e che riporto, ma integrato del fatto che anche Mosè non entrerà nella Terra Promessa.

"Il Signore disse ancora a Mosè e ad Aronne: Fino a quando sopporterò io questa comunità malvagia che mormora contro di me? Io ho udito le lamentele degli Israeliti contro di me. Riferisci loro: Per la mia vita, dice il Signore, io vi farò quello che ho sentito dire da voi. I vostri cadaveri cadranno in questo deserto. Nessuno di voi, di quanti siete stati registrati dall'età di venti anni in su e avete mormorato contro di me, potrà entrare nel paese nel quale ho giurato di farvi abitare, se non Caleb, figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun. I vostri bambini, dei quali avete detto che sarebbero diventati una preda di guerra, quelli ve li farò entrare; essi conosceranno il paese che voi avete disprezzato. Ma i vostri cadaveri cadranno in questo deserto. I vostri figli saranno nomadi nel deserto per quaranta anni e porteranno il peso delle vostre infedeltà, finché i vostri cadaveri siano tutti quanti nel deserto. Secondo il numero dei giorni che avete impiegato per esplorare il paese, quaranta giorni, sconterete le vostre iniquità per quaranta anni, un anno per ogni giorno e conoscerete la mia ostilità. Io, il Signore, ho parlato. Così agirò con tutta questa comunità malvagia che si è riunita contro di me: in questo deserto saranno annientati e qui moriranno. Gli uomini che Mosè aveva mandati a esplorare il paese e che, tornati, avevano fatto mormorare tutta la comunità contro di lui diffondendo il discredito sul paese, quegli uomini che avevano propagato cattive voci su quel paese, morirono colpiti da un flagello, davanti al Signore. Ma di quelli che erano andati a esplorare il paese rimasero vivi Giosuè, figlio di Nun, e Caleb, figlio di Iefunne." (Numeri 14,26-38)

Dal Signore viene ripetuto ed ampliato il pensiero.
Evidenzia con più precisione quanto aveva già detto:
  • preferivano di morire nel deserto, vi moriranno;
  • solo i bambini o comunque i minori di 20 anni vedranno la terra promessa il che pare proprio calzare con le parole di Gesù (Matteo 18,3) "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli.";
  • viene ricordato più volte il numero 40 e la loro infedeltà;
  • Caleb, e ora aggiunge Giosuè, sono gli unici che vedranno la terra promessa;
  • gli altri 10 esploratori saranno colpiti da un flagello.
"Mosè riferì quelle parole a tutti gli Israeliti; il popolo ne fu molto turbato. La mattina si alzarono presto per salire verso la cima del monte, dicendo: Eccoci qua; noi saliremo al luogo del quale il Signore ha detto che noi abbiamo peccato. Ma Mosè disse: Perché trasgredite l'ordine del Signore? La cosa non vi riuscirà. Poiché il Signore non è in mezzo a voi, non salite perché non siate sconfitti dai vostri nemici! Perché di fronte a voi stanno gli Amaleciti e i Cananei e voi cadrete di spada; perché avete abbandonato il Signore, il Signore non sarà con voi. Si ostinarono a salire verso la cima del monte, ma l'arca dell'alleanza del Signore e Mosè non si mossero dall'accampamento. Allora gli Amaleciti e i Cananei che abitavano su quel monte scesero, li batterono e ne fecero strage fino a Corma." (Numeri 14,39-45)

Il popolo cerca di rimediare.
La mattina dopo decide di combattere il nemico.
Mosè avverte che il Signore non sarà con loro.
Gli Israeliti sono battuti e ci fu una strage.
Quando vorrà il Signore potranno entrare... solo quaranta anni dopo.
Al momento opportuno Dio dirà:

"Ascolta, Israele! Oggi tu attraverserai il Giordano per andare a impadronirti di nazioni più grandi e più potenti di te, di città grandi e fortificate fino al cielo, di un popolo grande e alto di statura, dei figli degli Anakiti che tu conosci e dei quali hai sentito dire: Chi mai può resistere ai figli di Anak? Sappi dunque oggi che il Signore tuo Dio passerà davanti a te come fuoco divoratore, li distruggerà e li abbatterà davanti a te; tu li scaccerai e li farai perire in fretta, come il Signore ti ha detto. Quando il Signore tuo Dio li avrà scacciati dinanzi a te, non pensare: A causa della mia giustizia, il Signore mi ha fatto entrare in possesso di questo paese; mentre per la malvagità di queste nazioni il Signore le scaccia dinanzi a te. No, tu non entri in possesso del loro paese a causa della tua giustizia, né a causa della rettitudine del tuo cuore; ma il Signore tuo Dio scaccia quelle nazioni dinanzi a te per la loro malvagità e per mantenere la parola che il Signore ha giurato ai tuoi padri, ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe. Sappi dunque che non a causa della tua giustizia il Signore tuo Dio ti dà il possesso di questo fertile paese; anzi tu sei un popolo di dura cervice." (Deuteronomio 9,1-6)

Di fatto, chi entrerà nella terra promessa dei seicentomila uomini d'Israele fuoriusciti dall'Egitto, saranno solo:
  • Caleb, "retto di cuore ", "tutti vi abiteranno ";
  • Giosuè , "Il Signore è salvezza".
Quando il Signore, come risulta da Numeri 26, ordinò di fare un censimento degli Israeliti, dall'età di venti anni in su, secondo i loro casati paterni, di quanti in Israele possono andare in guerra, questi risultarono 601.730 (Numeri 26,51) ed a questi erano da aggiungere 23.000 Leviti.
Quel capitolo così conclude:

"Fra questi non vi era alcuno di quegli Israeliti dei quali Mosè e il sacerdote Aronne avevano fatto il censimento nel deserto del Sinai (erano 603.550 più i Leviti - Numeri 1) perché il Signore aveva detto di loro: Dovranno morire nel deserto! E non ne rimase neppure uno, eccetto Caleb figlio di Iefunne, e Giosuè figlio di Nun." (Numeri 26,64s)

Al capitolo Numeri 32 Mosè riassume così tutta la vicenda:

"Così l'ira del Signore si accese in quel giorno ed egli giurò: Gli uomini che sono usciti dall'Egitto, dall'età di venti anni in su, non vedranno mai il paese che ho promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, perché non mi hanno seguito fedelmente, se non Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita, e Giosuè figlio di Nun, che hanno seguito il Signore fedelmente. L'ira del Signore si accese dunque contro Israele; lo fece errare nel deserto per quaranta 'anni, finché fosse finita tutta la generazione che aveva agito male agli occhi del Signore." (Numeri 32,10-13)

Troviamo poi Giosuè e Caleb tra i primi che si spartiranno la terra promessa:

"Il Signore disse a Mosè: Questi sono i nomi degli uomini che spartiranno il paese fra di voi: il sacerdote Eleazaro e Giosuè, figlio di Nun. Prenderete anche un capo di ogni tribù per fare la spartizione del paese. Ecco i nomi di questi uomini. Per la tribù di Giuda, Caleb figlio di Iefunne. Per la tribù..." (Numeri 34,17-20)
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