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SAN GIUSEPPE...

 
I SOGNI NELLA TORAH E IL MIO SOGNO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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I FRUTTI DEI PRIMI SONNI
La prima volta che nella Bibbia si parla di dormire è quando il libro della Genesi, al capitolo 2, narra di come Dio estrasse la parte femminile della prima coppia e ne fece una "moglie" ed istituì così il matrimonio tra l'uomo e la donna: "Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta". (Genesi 2,21-23)
Ricordo che "'adam", tradotto Adamo come nome proprio del primo uomo, in effetti, come da versetto Genesi 1,27, è l'insieme del maschio e della femmina e su ciò rimando alla lettura del mio articolo "Famiglia santa, sorgente dell'uomo nuovo", nella rubrica "San Giuseppe".
Quel primo matrimonio, in effetti, avviene mentre la coppia dormiva?
Dopo aver detto "che si addormentò" non è mai detto che si svegliò.
Quindi se ciò è vero il matrimonio è un sogno che si deve avverare e, come profilasi in quello articolo, s'è realizzato in campo cristiano col primo matrimonio santo di Giuseppe e Maria ove Giuseppe, del pari, accettò però da sveglio di prendere per sposa Maria propostagli nel sogno, infatti: "Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati... Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù." (Matteo 1,18-25)
Il Vangelo qui in parallelo a Genesi 2,21-23 "Destatosi dal sonno, Giuseppe fece" è chiaro e preciso, come a dire questa volta è da intendesi che ciò che è avvenuto dopo è reale e non più profezia, ossia s'è attuata la profezia del primo matrimonio santo da cui nasceranno i Figli di Dio.
Seguendo la traccia di quel "torpore" che il Signore fece scendere su Adamo, onde entrò almeno nella sfera del sogno dell'umanità, un patto d'alleanza serio e paritario costruttivo di collaborazione totale tra l'uomo e la donna, s'arriva al torpore che Dio fece scendere su Abram per un patto paritario tra Dio e l'umanità, la sua sposa.
L'alleanza che Dio fece con Abram avvenne mentre il patriarca era nel torpore: "Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì. Allora il Signore disse ad Abram: Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze. Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice. Alla quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo. Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse questa alleanza..." (Genesi 15,12-18)
È questo il caso di una profezia ricevuta in sogno e chiarita direttamente da Dio al sognatore, profezia che si realizzerà completamente, racconta la Bibbia, ai tempi di Mosè e di Giosuè.
Isacco, pure, di notte, ricevette da Dio la conferma dell'alleanza: "...andò a Bersabea. E in quella notte gli apparve il Signore e disse: Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te. Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza per amore d'Abramo, mio servo". (Genesi 26,23s)
Che dire poi del sogno di Giacobbe!
Stava in viaggio, partito dalla località di Bersabea fuggendo dal fratello Esaù a cui aveva sottratto la primogenitura con l'inganno e andava a Carran dai parenti della madre per cercar moglie, quando il Signore gli si presentò in sogno: "Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto. Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo. Ebbe timore e disse: Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo. Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità." (Genesi 28,11-18)
Giacobbe Quel posto è il monte Morirà dove sorgerà il Tempio. (Talmud Pessakhim 88a; Rashì)
Il testo ebraico in effetti al versetto Genesi 28,11 dice che Giacobbe prese delle pietre "'abenei" , al plurale, non una pietra sola.
C'è chi spiega l'atto come precauzione di difesa, una era per guanciale e le altre per difendersi da eventuali bestie feroci notturne. (Bereshit Rabbà 68.10; Rashì)
I saggi d'Israele insegnano che quelle pietre, in effetti, erano la metafora del popolo unico che dalle 12 tribù dei figli di Giacobbe si sarebbe formato, infatti, dopo il sogno, in Genesi 28,18 si parla proprio di una pietra sola.
Quel sogno è profezia e riguarda che sarà nella facoltà per l'uomo d'unirsi al Signore che sta sopra la scala al disopra degli angeli!
La scala "sullam" , dicono che rappresenti il monte Sinai , il ponte tra il cielo e la terra, infatti, i rispettivi valore gematrici sono identici, 130.

= ( = 60) + ( = 30) + ( = 40) = 130
= ( = 60) + ( = 10) + ( = 50) + ( = 10) = 130

Angeli salivano e scendevano dicono i commentatori ebraici sarebbero i protettori dei quattro imperi che avrebbero causato tremendi esili al loro popolo: l'Egitto, Babilonia, Persia-Media e Roma.
Giacobbe quando si destò comprese che il sogno era una profezia, perché i profeti riconoscono le visioni come messaggi di YHWH (Moré Nevukhim)
La serie dei sogni continuerebbe con quelli di Giuseppe, il sognatore, ma non aggiungerebbero altre idee a questa sintesi.
Giuseppe, il campione dei sogni e della loro interpretazione, sogna ad esempio i 13 covoni e i 13 astri (Genesi 37,5-9) ed è l'unico in grado di interpretarli.
Giacobbe stesso non possiede le chiavi per interpretare i sogni del figlio, perché Giuseppe ha dalla sua parte il Signore che gli dà il potere delle interpretazioni (Genesi 40,8) e lo porterà a divenire vicerè d'Egitto grazie all'interpretazione del famoso sogno delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre.
Egual dono è in Daniele (1,17): "Dio rese Daniele interprete di visioni e di sogni".

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