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I SOGNI NELLA TORAH E IL MIO SOGNO
di Alessandro Conti Puorger

SOGNI, PARLIAMONE!
M'è capitato spesso di svegliarmi a metà della notte dopo 4-5 ore di sonno con la netta sensazione di non poter al momento più dormire e, alzatomi, mi sono messo a lavorare con risultati che considero ottimi.
Torno dopo un paio d'ore a letto a dormire ed è allora che mi coglie un vero sonno ristoratore, rilassante e pieno di sogni.
Quelle ore intermedie da sveglio, con le successive prime ore del mattino, le dedico a quello che definisco il mio "hobby", la decriptazione e la ricerca in campo biblico (che riporto qui nel mio sito).
Così facendo ho sperimentato che "il mattino ha l'oro in bocca", in quanto le idee che considero più preziose sono nate in tali occasioni.
Ciò m'ha portato a valutare il sonno ed i suoi frutti, i sogni, che evidentemente non sono scollegati dalla vita e dai pensieri giornalieri.
Ho compreso che il sonno e i suoi derivati sono una dimensione da approfondire e da recuperare, il che mi ha spinto a fare un punto su ciò che penso al riguardo ed a fare un giro d'orizzonte nel campo ebraico e cristiano sulla dimensione onirica che, guarda caso, fu una fase importante nell'ambito della ricerca biblica ebraica nel medioevo, tramite la Qabbalah.
Tale tema è quindi collegabile in un certo modo a quanto ho considerato in:
Un uomo, digiuno di Bibbia, che volesse avvicinarsi a questa grande opera, trovandosi proprio agli inizi davanti al testo della Torah o Pentateuco, ineluttabilmente s'imbatterebbe con tanti passi in cui fatti importanti, basilari per la vita dell'uomo, avvengono nel sonno, ove, tramite sogni Dio stesso gli parla.
Di sogni e visioni notturne e costellato l'intero testo e molte illuminazioni avvengono di notte.
Si pensi solo al fatto che "...il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo." (Genesi 2,21s)
Ciò può essere motivo di scandalo per chi rifugge da fantasie non dimostrabili e considera i sogni eventi da prendere con le molle perché ritiene di stare coi piedi per terra ed a discernere tra realtà e fantasia visto che le sue poche, ma ritenute salde certezze, vogliono basarsi solo su fondamenti oggettivi e ripetibili.
Quel tale tenderà così a minimizzare e a chiudere il Libro, allontanandosi, come i saggi e filosofi da Paolo che parlava di risurrezione ad Atene nell'areopago, dicendo: "Ti sentiremo su questo un'altra volta". (Atti 17,32)
Poi, purtroppo, quel tale si domanderà perché molti lo trovano interessante e perverrà a convincimenti di poca assennatezza per i tanti studiosi che l'hanno approfondita.
Il più tetragono degli uomini, eppure, pur se vuol rimanere con i piedi per terra, passa solo 2/3 della sua vita da sveglio e 1/3 del suo tempo dormendo.
Anche lui, pur se ostico alle fantasie, sia pure involontariamente, sogna ineluttabilmente ed il sogno gli occupa, in genere, un'ora e mezza delle 8 ore in cui dorme.
Si è quello che si è non solo perché da sveglio si fa, si pensa e si opera in un certo modo, ma anche perché i sogni e le fantasie notturne interferiscono col proprio io agendo sul carattere in modo non evidente, ma subliminale.
Ogni uomo, così, vive in due mondi, quello da sveglio e quello del sogno, anche se alcuni... paiono vivere sognando pure da svegli e sono ritenuti pazzi o... diversamente dotati.
Non sapremo mai, però, quanta influenza hanno i sogni nella vita di un uomo, ma è certo, migliorano la sua qualità di vita.
I brutti o bei-buoni sogni esercitano comunque in qualche modo un influsso negativo o positivo sulla vita del sognatore; si pensi, ad esempio, ad un condannato all'ergastolo, se non avesse la libertà del sogno in cui avvicina amici, amori, i cari morti, sottraendosi così ai condizionamenti del tempo e dello spazio, sarebbe un prigioniero totale, eppure, di fatto, non lo è perché ha una valvola di sfogo.
La dimensione onirica ha avuto grande peso nell'uomo.
È, questa, una dimensione fondamentale di gran rilevanza nella formazione del fanciullo e, del pari, è stata formativa nella fanciullezza delle civiltà, infatti, piene di miti e racconti fantastici.
La dimensione onirica, è mia opinione, ha contribuito all'elaborazione di concetti complessi ed assoluti come estrapolazione delle cose e degli avvenimenti che cadono sotto i sensi giornalmente, ma non tangibili, come il bello, il buono, l'eterno, la pace, la serenità e, potrei continuare, con lo stesso concetto di Dio, concetti tutti assoluti, a cui tende l'uomo per soddisfare la sete esistenziale.
Da svegli, di fatto, viviamo in un "sogno", perché in pratica crediamo che solo ciò che vediamo, tocchiamo, sentiamo, percepiamo, esista.
Il credente dalle Sacre Scritture è invece educato a comprendere che vi sono realtà che non si percepiscono in questo mondo, ma che sono vere e forse più reali e crede che alcuni sogni possono anche portare a mondi più concreti di quello in cui vive per farlo riunire alla propria origine spirituale.
In fase di normale coscienza il soggetto mentalmente può avere delle premonizioni, quasi forme di telepatia, e queste sono o rapide e sintetiche valutazioni della realtà o anche solo coincidenze.
Una classificazione ed elaborazione degli indizi della realtà forniti dai sensi, necessarie per pervenire a conclusioni più o meno logiche, dalla mente sono, in genere, elaborate in tempi lunghi.
Il detto, "è bene ripensarci sopra" e lasciare così che passi almeno una nottata per avere al mattino idee più chiare è una realtà che tutti sperimentano.
Quanti problemi e soluzioni che preoccupano la sera divengono chiari e possibili al mattino successivo avendoci dormito su!
Mentre il corpo dorme, l'anima dell'uomo è in grado di recarsi in tutti i luoghi diceva Ippocrate.
Il nostro spirito, durante la veglia è nel corpo come in una prigione, ma già gli antichi ritenevano che nel riposo del sonno lo spirito fosse libero e potesse comunicare col soprannaturale e ricevere soluzioni che la mente nella veglia non consegue, rivelabili con giuste chiavi di lettura tanto da far pensare che si possa prevedere il futuro.
Nel sogno è come se la mente sia potenziata; come ad esempio, che un normale giocatore di scacchi che da sveglio prevede fino alla quarta mossa, nel sogno vede fino alla ottava, in quanto il sogno potenzia la sensibilità e capta segni premonitori che parevano sfuggiti o poco valutati da svegli.
Per comprendere visioni e sogni si formò la "oniromanzia"; ossia, divinazione - "manzia", attraverso i sogni - "oniro".
Le civiltà antiche, sumeriche, mesopotamiche ed egizia, davano grande importanza ai sogni, perché ritenevano che durante il sonno poteva accadere che la divinità apparisse, parlasse e desse consigli.
Pare che un egittologo abbia ritrovato l'invocazione che pronunciavano ai tempi di Mosè i faraoni per ricordare le visioni e i sogni notturni: O Dio Unico, Creatore dell'Universo! Senza Te nulla esiste. Fondamento di ogni forma di Vita, di ogni movimento. Padre, Madre di tutti gli umani, vengo a Te per implorare il Tuo aiuto. Permettimi di unire il mio pensiero al pensiero degli spiriti superiori affinché la Luce perpetua illumini con la sua chiarezza la mia Coscienza. Gloria al Creatore!
Questa preghiera metteva, secondo loro, in moto il proprio "Angelo" che è un'energia intelligente, cosciente, sublime, al servizio dell'uomo in comunicazione con Dio che, secondo l'intensità dell'intenzione, agirà per manifestarla.

I presagi, poi, erano da interpretare da parte di sacerdoti o da indovini che, spesso, in appositi ambienti dei templi, provocavano il dormire con sostanze allucinogene.
La veglia e il sonno, comunque, in termini scientifici sono processi fisiologici che coinvolgono più componenti del sistema nervoso centrale ed autonomo.
Nel sonno, rispetto alla veglia, si ha una sospensione dello stato di coscienza e di volontà, un rallentamento di funzioni neurovegetative e l'interruzione parziale dei rapporti senso motori che sono necessari per il ristoro dell'organismo.
Col sonno s'erge una barriera fragile e reversibile col mondo esterno e si mettono in moto complessi cambiamenti a livello cerebrale.
In tale ambito s'esplica, infatti, una attività significativa in cui automaticamente s'innesca una revisione della memoria giornaliera, l'accumulo delle sensazioni costituenti il "ricordo", il riordino delle impressioni e delle informazioni con quelle precedenti e si mette in moto un processo di deduzione e razionalizzazione degli stesse, capace d'estrarre nessi e tendenze che poi diverranno concreti e così i sogni non sono altro che anticipate avvisaglie di quel processo.
Come fenomeno legato al sonno, infatti, si verificano i sogni caratterizzati dalla percezione d'immagini e suoni apparentemente reali.
Il sonno in alcuni spazi intervallati diviene più profondo ed è come se, mentre sogniamo, fossimo svegli altrove ed evidentemente accade che aspirazioni, desideri, emozioni e quanto altro sono elaborati senza controllo della volontà e producono veri film più o meno brevi, ma anche con intensi colori, con personaggi e oggetti più svariati e immaginifici.
L'unico indizio che all'esterno altri possono notare sono movimenti oculari veloci detti REM "rapid eye movements".
Gli stessi animali sognano.
Questa è esperienza comune di chi ha animali domestici; infatti, anche loro nel dormire possono presentare movimenti oculari e i loro elettroencefalogrammi, in alcune fasi, hanno onde lunghe come quelle umane durante i sogni.
È certo così che hanno una memoria che elabora sogni come nell'uomo, sia pure con le dovute differenze di potenzialità intellettive, che in qualche grado comunque sussistono a seconda le specie.
I sogni, sono messaggi del subconscio, la parte più intuitiva e sensitiva dell'individuo, impediti nel giorno dall'attività razionale dell'apparato neurologico impegnato più ad affrontare ed a dare risposte rapide alla captata realtà che a produrre una completa elaborazione dei dati.
Ho trovato che il Santo Agostino d'Ippona parlando dei tempi diceva che "...non esistono il passato, il presente e il futuro, bensì soltanto tre presenti: il presente del passato, il presente del presente, il presente del futuro".
Ora nel sogno paiono viversi come in un mondo nuovo tutti e tre i presenti assieme e ne viene una sintesi.
Nessun uomo conosce se stesso e ciò che traspare della personalità dell'individuo è solo parte marginale del proprio essere che è molto più complesso.
personalità dell'individuo È come un iceberg la cui parte emersa - l'io immagine, l'io facciata - è solo una minima parte, ma il più è sotto la linea di galleggiamento, cioè sommerso.
Questa altra parte tende a correlarsi con quella che chiamiamo "reale" di superficie, ma il reale è solo come ci immaginiamo e come ci vedono più o meno gli altri e proprio l'interfaccia tra queste due parti, l'io sommerso e vero in formazione e l'io facciata, è il sogno, una specie di "stargate", una porta sull'abisso del nostro essere.
A questo punto, due sono le possibilità:
  • l'iceberg è finito, cioè la sua parte immersa è limitata;
  • o indefinito, tendente all'infinito.
Nel secondo modo si presenta l'ipotesi di un collegamento, più o meno permeabile, con un Essere infinito che conosce tutto di noi, e con i suoi angeli, gli ambasciatori che invia, ma noi non conosciamo pressoché nulla di Lui.
Ecco che chi riceve un sogno nel raccontarlo, è anche lui ambasciatore, voce di un mondo nascosto e chi l'ascolta può cogliere anche lui gli eventuali benefici.
Si va così alla radice dell'io ed eventualmente dell'anima, umana e... animale.
Non intendo qui affrontare tale argomento, ma è indubbio che la natura, e per chi crede in Dio, il Creatore, ha prodotto una selezione che ha favorito l'uomo.
Indipendentemente da questioni astrologiche o magiche, chi crede in Dio ritiene che in sé vi sia una scintilla divina, quindi, in qualche modo è in contatto col proprio Creatore, e quella scintilla è prossima al proprio io profondo che può anche venire in superficie in momenti speciali.
Ecco che c'è margine per considerare i sogni anche quali il presentarsi di messaggeri di Dio che parlano e suggeriscono risposte a problemi esistenziali importanti.
Si pensi ad esempio a San Giuseppe, angosciato per la fidanzata che amava trovata in stato di gravidanza da parte dello "Spirito Santo"!
La sua vita era ad un bivio, aveva fatto tanti e bei progetti, ma tutto gli pareva svanire, quindi, sarà stato agitato tutto il giorno precedente dubbioso sulla decisione d'adottare, ma nella notte il sogno chiarificatore, e lui al mattino "fece" come aveva chiaramente compreso, "obbedì" al sogno, gli dette fede, eppure non era uno sconsiderato, era un "tecton", architetto, ingegnere, costruttore, abile a lavorare i vari materiali, uomo abituato a stare con i piedi per terra.
Col suo si inserì il figlio di Dio e di Maria nella discendenza davidica.
Il sogno di Dio, esplicitato nelle Sacre Scritture, divenuto sogno di Giuseppe, da lui accolto ha portato alla fede cristiana a cui ha aderito una moltitudine veramente significativa dell'umanità... i frutti di un sogno!?
I sogni sarebbero allora canali di comunicazione con questa parte interiore o, viceversa, un modo dell'io profondo di comunicare con il nostro io cosciente.
È nata così l'idea di possibilità di precognizione, vista futuro o seconda vista, percezioni extrasensoriali che coinvolgono le percezioni pseudo visiva e auditiva, fenomeni che si verificano in fase REM effetti del sogno nel sonno.
Senza chiamare in gioco il soprannaturale, queste sono da considerare deduzioni veritiere o alterate della ragione dopo che nei processi di reset notturni la stessa ha scandagliando l'esperienze avute.
Sono però da comprendere in quanto hanno forme criptiche e s'esprimono con simbolismi non sempre immediati.
Certo è che il credere nell'esistenza di Dio indipendentemente o meno dalla sua esistenza effettiva, può però influire a far pervenire l'individuo in modo latente e non cosciente a conclusioni diverse dai fatti che la mente nel sonno valuta.
L'ateo potrà dirà che ciò è l'effetto placebo dell'idea di Dio, ma è chiaro che comunque l'idea di Dio influisce anche sull'ateo stesso, perché per rifiutarla ci avrà pensato e ciò in qualche modo avrà avuto i suoi effetti incontrollati presentandosi con allegorie diverse nei suoi sogni.
Vi sono poi le predizioni, ottenute deliberatamente con l'assunzione di droghe in grado di consentire il contatto con forze "sovrannaturali" in uno stato di alterazione di coscienza o con l'adozione di tecniche d'interpretazione, da prendere effettivamente tutte con le molle.
S'entra poi nettamente nel campo spirituale quando si parla di profezia che, ovviamente per chi crede, è rivelazione proveniente da divinità, cioè una divinazione ispirata.
Le precognizioni e le profezie non sono accettate dalla scienza tradizionale, perché eventi non replicabili e non provati che vanno contro i principi della scienza stessa, in quanto un effetto non può verificarsi prima della sua causa.

Dopo questa introduzione, situato l'argomento posso ora avvicinarmi al tema che m'interessava che è esaminare perché vi sono tanti sogni nella Torah.

L'ONIROMANZIA NEL TALMUD - TRADIZIONI E MITI EBRAICI
L'oniromanzia è una divinazione, il cui responso ricade spesso nella sfera spirituale e non va confusa con l'onirologia, lo studio psicologico dei sogni.
Ogni cultura ha avuto le sue tecniche, si pensi ad esempio ad aruspici, stregoni e sciamani, ma nell'antico ebraismo, all'epoca del primo Tempio, il massimo dell'arte divinatoria era connessa con la funzione di Sommo Sacerdote.
Si dice che il suo pettorale "Hoshen Hamishpat", il pettorale del giudizio, portato sopra l'Efod, corpetto con due spalline, era formato (Esodo 28,15-30) da 12 pietre preziose incastonate (4 file su 3 colonne: sardonio, topazio, smeraldo - rubino zaffiro, diamante, opale - agata, ametista, crisolito, onice e diaspro).
Tali pietre, incise con lettere dell'alfabeto ebraico, in certi eventi alcune s'accendevano di luce speciale e portavano a conclusioni divinatorie sugli eventi importanti del popolo, per tale motivo erano dette "Urim Tumim", accesi - spenti ("Urim" da "'or", luce, e significava "accesi", e "Tumim" da "tam", e significa "spenti").
Combinate tra loro le lettere che s'accendevano fornivano la base poi da interpretare per la risposta alla domanda e gli interpellanti in genere erano i Re.
Ecco che anche in questo caso le lettere (sono anche numeri) erano usate come icone per individuare concetti legati ai sogni e ai presagi.
Dopo la distruzione del Tempio alcuni combinavano in modo diverso le lettere dei nomi divini e cercavano di ricavare responsi provocando la scelta casuale di un nome previa preghiera del tipo: "Dio, mio Signore, fa che la mia supplica possa venire davanti a Te e rispondi alle domande che Ti rivolgo; a causa dei nostri peccati, non abbiamo né un profeta, né un sacerdote, né gli Urim e Tummim, e lo Spirito divino non è più tra di noi, e questo è il motivo per cui ora domandiamo per mezzo del Tuo Nome".
Anche il popolo si rivolgeva ai sacerdoti che s'erano creati un'esperienza sull'interpretare i sogni, e forse s'erano preparati dei prontuari le cui reminescenze, per imitazione, portarono alle false idee della "smorfia".
Nelle tradizioni, nei miti e nelle leggende ebraiche effettivamente c'è la credenza consolidata che tramite certi sogni possano filtrare messaggi di Dio e si può anche essere avvertiti di accadimenti futuri.
Alcuni personaggi biblici, infatti, avevano il dono d'interpretare i sogni; basta pensare alle storie di Giuseppe figlio di Giacobbe e di Daniele.
Mosè Maimonide (1136-1204), filosofo ebreo che trovò tanto seguito nell'ebraismo, considerava alcuni episodi strani della Bibbia, come quello dell'asina parlante di Balaam in Numeri 22, come se fossero avvenuti in sogno.
La profezia poi, aspetto tanto considerato nella Bibbia, è la comunicazione di un messaggio divino dal "Ruach Qodesh", lo Spirito di Dio, a persone scelte detti profeti "nevuah" per trasmetterla al popolo. ("profeta, profeti, profetizzare o profetato" si presentano oltre 1000 volte nella Bibbia, di cui l'80% nell'Antico Testamento)
Il libro dei Numeri sui sogni dice: "Il Signore disse: Ascoltate le mie parole! Se ci sarà un vostro profeta, io, il Signore, in visione a lui mi rivelerò, in sogno parlerò con lui. Non così per il mio servo Mosè: egli è l'uomo di fiducia in tutta la mia casa. Bocca a bocca parlo con lui, in visione e non con enigmi ed egli guarda l'immagine del Signore..." (Numeri 12,6-8)
Il più grande fu Mosè a cui Dio parlò "bocca a bocca" (Numeri 12,8) e ad altri profeti apparve in sogni o visioni; videro Dio come attraverso un vetro opaco, ma Mosè lo vide attraverso un vetro più trasparente, pur se solo di spalle come dice l'episodio dell'Esodo 33,22s "...quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere".

In ambito ebraico è creduto che la profezia s'è conclusa col profeta Malachia e che da dopo la distruzione del Tempio profezie si possono trovare solo sulla bocca di folli e di bambini.
Nell'ebraismo, perciò, è consolidato che sogni di una persona rivelano la sua condizione interiore, ma occorre discernere i messaggi veri da quelli estranei che fanno da corollario nel sogno.
Nell'ebraismo, ad evitare pensieri fatalistici sui sogni, c'è l'idea che eventi o prospettiva negativi che si profilano nei sogni si possono tentare di sventare con preghiere e digiuni che alla bisogna sono ammessi pure in giorno di sabato.
In epoca rabbinica i sogni erano considerati una forma di profezia minore.
Si racconta che il rabbino Jacob di Mergève (XII-XIII secolo d.C.), per la tradizione santo e pio, dopo meditato e pregato poneva domande a Dio e, di notte, in sogno si palesava la risposta con versetti che pare trovasse scritti vicino al letto e molte di tali risposte furono riunite in un'opera intitolata "Responsa dal Cielo".
Non si può non ricordare che Freud, di nome Schlomo Sigmund, fondatore della psicanalisi legata strettamente alla interpretazione anche dei sogni, perciò anche fondatore della l'onirologia, di famiglia ebrea, attinse tante idee dalla tradizione ebraica e dalla Bibbia.
Si pensi ad esempio al riguardo che nel libro della Genesi, tra l'altro, sono narrati i sogni e le interpretazioni da parte di Giuseppe, figlio di Giacobbe, e pur se vi sono chiari riferimenti ai sogni quali espressione di volontà divina simili agli aruspici nel mondo politeista, s'intuisce che questi hanno anche certi caratteri nascosti la cui comprensione di molti aspetti è deducibile, con ragionamenti, onde, prima di passare alla necessità di chiarimento di altra natura da parte di un profeta con doni soprannaturali, c'è spazio, e qui entra in campo Freud, per uno psicanalista munito di soli dote umane.
Il nome che sarà assegnato in seguito a Giuseppe dal faraone fu "Zafnat-Pane'ach" (Genesi 41,45), significa in realtà "colui che rivela ciò che è nascosto", dall'ebraico "tsafan", nascondere, e "pa'an", mostrare; così dice Bereshit Rabbà 90; Onkelos; Rashi.

Nel Talmud i sogni sono presi in considerazione come emanazione diretta del volere divino, contenenti una verità.
Sono così una mediazione fra Dio e l'uomo che va "letta" e raccolto alla stregua del messaggio contenuto in una lettera inviata da un altro che può essere compresa da un interprete illuminato e si possono comprendere se s'attinge alla sapienza della religione e alla conoscenza delle Bibbia.
Il rabbino Ismaele sosteneva che i sogni emergono dall'interiorità con un linguaggio simbolico racchiuso nel cuore del sognatore, così aveva senso una preghiera del genere: "Signore del mondo, io sono tuo e miei sogni sono tuoi. Ho fatto un sogno e non so cosa significhi, sia che abbia sognato me stesso, sia che i miei compagni abbiano sognato me o che io abbia sognato altri, se sono buoni sogni rafforzali e consolidali perché si possano avverare..." (A. Rosenberg Weisheit des Talmud Barth Munchen 1955)
Il Talmud sostiene che un sogno è solo la sessantesima parte di una profezia, e che anche gli angeli che presiedono ai sogni possano sbagliarsi sul futuro.
Il Talmud babilonese considera poi che vi sono sogni con messaggi angelici, ma spesso anche per interventi di spiriti maligni.

SOGNARE E SONNO CON LE LETTERE EBRAICHE
Facendo la ricerca di quante volte c'è "sogno, sognatore, sogni, sognare" e simili nell'Antico Testamento si trovano ben 110 citazioni, contro solo 8 nel Nuovo Testamento.
Il termine sognare in ebraico deriva dal radicale che ha due significati:
  • "essere forte ed essere gagliardo";
  • "sognare" da cui il denominativo sogno "chalom" o .
Le lettere ebraiche, che sono portatrici di significati grafici quali icone che forniscono concetti per immagini, con i significati che sono intrinseci alla loro espressività grafica che ho definiti in "Parlano le lettere" e visualizzabili nelle schede delle stesse, qui a destra nelle pagine del sito, sono in grado di chiarire "l'essere forte ed essere gagliardo" in quanto suggeriscono "racchiudere potente vitalità ".
Quando l'uomo si lascia andare e non esercita più la propria volontà nel sonno alcune volte avviene che nel sogno finalmente... può ascoltare.
Il radicale , infatti, è relativo all'essere fiacco, ammalarsi, quindi in "chalom" c'è il senso che se pur fiacchi si vive ed è questo il senso del sonno del dormire e dei sogni indotti da questo!
Pare cogliersi un pensiero del genere nell'episodio di Lazzaro quando Gesù informò che: "Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo. Gli dissero allora i discepoli: Signore, se s'è addormentato, guarirà. Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno." (Giovanni 11,11-13)
Che il sognare porti ad essere forti è idea legata evidentemente all'esperienza che una buona dormita comporta in genere i sogni e se questi vi sono vuol dire che s'è dormito profondamente con effetto di ristoro per il corpo e non solo.
Nell'idea di sogno o , pure con le lettere, c'è anche che:
  • sono un qualcosa che va compreso, "nascondono un perché (un "lemmah" )";
  • sono un modo con cui ci parla Dio, "di nascosto il Potente si porta al vivente ".
Giuseppe è il "sognatore" (vedi Genesi 37,19), è il "chalomot" che:
  • "dei sogno porta i segni-indicazione ";
  • "del nascosto perché () porta l'indicazione ".
Tra sogno "chalom" e pace "shalom" c'è grande affinità, cambia la prima lettera, la differenza è che nel sogno solo di "nascosto col Potente si vive ", ma nella pace si è proprio "nella luce del Potente a vivere ".
La differenza numerica tra i due termini "chalom" e pace "shalom" è quindi determinata solo da quella tra il valore di = 300 e di = 8, da cui si ottiene un 292 che corrisponde a vari pensieri:
  • (10+200+80+2), cioè "per un frutto ";
  • , cioè "dentro guarisce () l'essere ".
Il che conferma l'idea che coi sogni sono dati aiuti per fare frutto nella vita e per guarire il nostro essere e passare così dal sogno alla pace vera.
Altra parola ebraica importante è sonno e dormire, dal radicale da cui sonno "iashen e shenah" e "svegliatosi dal sonno" è "iqaz mishennat", cioè alla fine del dormire e il dormire "shenat" ove si scorgono le lettere di un altro radicale relative al "ripetere, reiterare, tornare a fare una cosa", ma anche di "mutarsi, essere differente, cambiare sentimento", quindi, in forma riflessiva, di rinnovarsi, tanto che "anno" è "shanah" vale a dire "che si rinnova".
È così nel concetto ebraico del "dormire" un rinnovo ()", l'idea di un rinnovarsi ( = ) e tale rinnovarsi è inteso sia in senso fisico che intimo e spirituale, finché esplode nel fare, nell'azione, ossia da energia per agire.
Agire, fare, in ebraico è e se s'aggiunge una lettera "nun" finale si ottiene e questo è il radicale di fumare e da luogo alla parola fumante "a'shen" e fumo "a'shan" sempre con le stesse lettere ma appunto con diversa vocalizzazione e fa pensare all'avviso di un'azione di rinnovamento.
Fumante è anche la zona di Sodoma e Gomorra (Sapienza 10,7) ove Dio operò un rinnovamento e fumante era il forno che, nel torpore, cioè dormendo, Abramo vide passare tra gli animali divisi (Genesi 15,17).
Come Abramo vide Dio nel, sogno del pari Mosè stette sul monte 40 giorni e 40 notti, il che evoca anche la dimensione sonno e sogno, e in tale occasione si preparava egualmente un importante rinnovamento, perciò il popolo di Abramo vide anche lui come una fiaccola, "Il monte Sinai era tutto fumante, perché su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto." (Esodo 19,17 e 20,18).
L'autore forse ci vuol dire che da processi intimi provocati da Dio nell'uomo vi sono state risposte nel concreto.

I FRUTTI DEI PRIMI SONNI
La prima volta che nella Bibbia si parla di dormire è quando il libro della Genesi, al capitolo 2, narra di come Dio estrasse la parte femminile della prima coppia e ne fece una "moglie" ed istituì così il matrimonio tra l'uomo e la donna: "Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa. La si chiamerà donna perché dall'uomo è stata tolta". (Genesi 2,21-23)
Ricordo che "'adam", tradotto Adamo come nome proprio del primo uomo, in effetti, come da versetto Genesi 1,27, è l'insieme del maschio e della femmina e su ciò rimando alla lettura del mio articolo "Famiglia santa, sorgente dell'uomo nuovo", nella rubrica "San Giuseppe".
Quel primo matrimonio, in effetti, avviene mentre la coppia dormiva?
Dopo aver detto "che si addormentò" non è mai detto che si svegliò.
Quindi se ciò è vero il matrimonio è un sogno che si deve avverare e, come profilasi in quello articolo, s'è realizzato in campo cristiano col primo matrimonio santo di Giuseppe e Maria ove Giuseppe, del pari, accettò però da sveglio di prendere per sposa Maria propostagli nel sogno, infatti: "Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati... Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù." (Matteo 1,18-25)
Il Vangelo qui in parallelo a Genesi 2,21-23 "Destatosi dal sonno, Giuseppe fece" è chiaro e preciso, come a dire questa volta è da intendesi che ciò che è avvenuto dopo è reale e non più profezia, ossia s'è attuata la profezia del primo matrimonio santo da cui nasceranno i Figli di Dio.
Seguendo la traccia di quel "torpore" che il Signore fece scendere su Adamo, onde entrò almeno nella sfera del sogno dell'umanità, un patto d'alleanza serio e paritario costruttivo di collaborazione totale tra l'uomo e la donna, s'arriva al torpore che Dio fece scendere su Abram per un patto paritario tra Dio e l'umanità, la sua sposa.
L'alleanza che Dio fece con Abram avvenne mentre il patriarca era nel torpore: "Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalì. Allora il Signore disse ad Abram: Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in un paese non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni. Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze. Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dopo una vecchiaia felice. Alla quarta generazione torneranno qui, perché l'iniquità degli Amorrei non ha ancora raggiunto il colmo. Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. In quel giorno il Signore concluse questa alleanza..." (Genesi 15,12-18)
È questo il caso di una profezia ricevuta in sogno e chiarita direttamente da Dio al sognatore, profezia che si realizzerà completamente, racconta la Bibbia, ai tempi di Mosè e di Giosuè.
Isacco, pure, di notte, ricevette da Dio la conferma dell'alleanza: "...andò a Bersabea. E in quella notte gli apparve il Signore e disse: Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere perché io sono con te. Ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza per amore d'Abramo, mio servo". (Genesi 26,23s)
Che dire poi del sogno di Giacobbe!
Stava in viaggio, partito dalla località di Bersabea fuggendo dal fratello Esaù a cui aveva sottratto la primogenitura con l'inganno e andava a Carran dai parenti della madre per cercar moglie, quando il Signore gli si presentò in sogno: "Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. Ecco il Signore gli stava davanti e disse: Io sono il Signore, il Dio di Abramo tuo padre e il Dio di Isacco. La terra sulla quale tu sei coricato la darò a te e alla tua discendenza. La tua discendenza sarà come la polvere della terra e ti estenderai a occidente e ad oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E saranno benedette per te e per la tua discendenza tutte le nazioni della terra. Ecco io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questo paese, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che t'ho detto. Allora Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo. Ebbe timore e disse: Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo. Alla mattina presto Giacobbe si alzò, prese la pietra che si era posta come guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità." (Genesi 28,11-18)
Giacobbe Quel posto è il monte Morirà dove sorgerà il Tempio. (Talmud Pessakhim 88a; Rashì)
Il testo ebraico in effetti al versetto Genesi 28,11 dice che Giacobbe prese delle pietre "'abenei" , al plurale, non una pietra sola.
C'è chi spiega l'atto come precauzione di difesa, una era per guanciale e le altre per difendersi da eventuali bestie feroci notturne. (Bereshit Rabbà 68.10; Rashì)
I saggi d'Israele insegnano che quelle pietre, in effetti, erano la metafora del popolo unico che dalle 12 tribù dei figli di Giacobbe si sarebbe formato, infatti, dopo il sogno, in Genesi 28,18 si parla proprio di una pietra sola.
Quel sogno è profezia e riguarda che sarà nella facoltà per l'uomo d'unirsi al Signore che sta sopra la scala al disopra degli angeli!
La scala "sullam" , dicono che rappresenti il monte Sinai , il ponte tra il cielo e la terra, infatti, i rispettivi valore gematrici sono identici, 130.

= ( = 60) + ( = 30) + ( = 40) = 130
= ( = 60) + ( = 10) + ( = 50) + ( = 10) = 130

Angeli salivano e scendevano dicono i commentatori ebraici sarebbero i protettori dei quattro imperi che avrebbero causato tremendi esili al loro popolo: l'Egitto, Babilonia, Persia-Media e Roma.
Giacobbe quando si destò comprese che il sogno era una profezia, perché i profeti riconoscono le visioni come messaggi di YHWH (Moré Nevukhim)
La serie dei sogni continuerebbe con quelli di Giuseppe, il sognatore, ma non aggiungerebbero altre idee a questa sintesi.
Giuseppe, il campione dei sogni e della loro interpretazione, sogna ad esempio i 13 covoni e i 13 astri (Genesi 37,5-9) ed è l'unico in grado di interpretarli.
Giacobbe stesso non possiede le chiavi per interpretare i sogni del figlio, perché Giuseppe ha dalla sua parte il Signore che gli dà il potere delle interpretazioni (Genesi 40,8) e lo porterà a divenire vicerè d'Egitto grazie all'interpretazione del famoso sogno delle sette vacche grasse e delle sette vacche magre.
Egual dono è in Daniele (1,17): "Dio rese Daniele interprete di visioni e di sogni".

ELIA CI FARÀ CONOSCERE IL FUTURO
La risposta che risolve il problema dei problemi sarebbe quella alla domanda delle domande, quando verrà il Messia?
Questo è il tema fondamentale dell'ebreo nei momenti di sofferenza, d'esilio e di persecuzione e di ciò gli espulsi dalla Spagna del XV secolo tra cui alcuni qabbalisti sentivano il bisogno e su ciò cercavano d'investigare, concludendo che nella veglia, tra il sonno non sonno, o comunque nel sogno, ciò poteva venir rivelato a chi lo chiedeva con insistenza e con modi opportuni.
Ecco che apparvero manuali di tecnica onirica nella Qabbalah nel cui ambito è importante testo il "Sefer ha-meshiv" - Il libro dell'Entità che risponde.
È chiaro che ciò se mal estrapolato apre anche spazio alla "magia" e ai medium di cui c'è traccia anche nella Bibbia.
Si pensi, infatti, alla profezia di Isaia sull'Emmanuele, quando: "Il Signore parlò ancora ad Acaz: Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto". (Isaia 7,10s) o a Saul che va da una strega a far convocare il fantasma di Samuele.
Era il "Sefer ha-meshiv" un corpus letterario ove sono descritti sogni e tecniche per indurli più vasto di quanto rimasto, forse scritto in Castiglia alla fine del XV secolo secondo i Qabbalisti addirittura da Dio stesso e/o dall'arcangelo "'Azri'el".
Rabbi Avraham ben Eli'ezer ha-Lewi, uno tra gli ebrei espulsi dalla Spagna, adottava tali tecniche e riferisce "Coloro che sono esperti nelle conversazioni con gli angeli officianti per mezzo della domanda in sogno, o per mezzo della domanda nello stato di veglia, sanno che l'angelo che risponde, risponde a volte in modo chiaro... a volte per mezzo di un'allusione... a volte non risponde affatto, dal momento che non è un obbligo per gli angeli offcianti rispondere a chiunque... o non ha il permesso di rivelare, o non conosce la risposta, poiché non tutti i temi sono noti agli angeli officianti".
Uno di queste è proprio la risposta sui tempi del Messia.
Purtuttavia tale Rabbi ci provava e la risposta da parte dell'angelo che risponde: "ha-mal'ak ha-meshiv", fu "Molto presto!"
Interessante è un brano sul profeta Elia tratto dal "Sefer ha-meshiv": "Quando Elia è asceso in cielo, ha acquistato il potere della spiritualità, proprio come un angelo, di ascendere e di farsi corporeo e discendere in questo mondo inferiore dove tu vivi, per compiere miracoli o per rivelare la Mia potenza e la Mia dynamis nel mondo. Ed egli causa la discesa della Mia potenza nel mondo, con forza e costrizione, dal Mio grande Nome, che è parte di lui. E per via di questo grande segreto non ha assaggiato la morte, così sarà in grado di causare la discesa della Mia potenza e rivelare il Mio segreto attraverso il potere dei Miei Nomi preziosi. Ed è chiamato: l'uccello del cielo porterà la voce." (Qoelet 10,20)
In definitiva credevano che Elia scendesse dai "perfecti", devoti particolari, in un corpo spirituale e parlasse con loro.
Ritenevano che ciò fosse un modo d'attuarsi della promessa contenuta nella Torah, "...qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?" (Deuteronomio 4,7)
Qui, infatti, è detto che se s'invoca il Signore risponde, ma leggono anche quel che "ogni volta che lo invochiamo" cioè considerano quel un , vale a dire Elia.
(Gli antichi scritti della Torah erano con lettere distanziate ed essendo uno spazio tra le lettere indicabile anche con una he = che indica aperto si può pensare tale lettera sempre inseribile)
Ne seguì l'idea che Elia poteva rivelare i pensieri segreti di Dio.
Continua in quel testo a parlare Dio stesso "E la Mia potenza è legata a lui (ossia a Elia o al suo nome) ed egli è legato alle vostre anime e rivela a voi i segreti della mia Torah, senza una parola. E verrà un tempo, molto presto, in cui egli si rivelerà a te 'in corpore et in spiritu' e questo sarà un segno della venuta del Messia. E scendendo in terra insieme a lui (il Messia) allora (Elia) si rivelerà 'in corpore et in spiritu' e molti altri lo vedranno".
Sostiene quel testo, per bocca di Dio o dell'arcangelo, che nei tempi antichi i devoti potevano in qualche modo vedere il profeta Elia in corpo e in spirito.
Si dissero, forse è ora almeno possibile una rivelazione onirica ad alcune persone, in cui la potenza divina è legata, tramite Elia, a sua volta legato alle anime dei dormienti e ai loro sogni.
Un altro, Rabbi Yosef Della Reina tentò d'attrarre verso il basso i principi del male, Sama'el e Ammon di No, per vincolarli e accelerare la venuta del Messia e questa appunto è magia nera.

Quei brani sul profeta Elia nel "Sefer ha-meshiv" sono interessanti per i collegamenti col racconto nei Vangeli.
Questi ricordano la tensione dell'attesa d'Elia.
Il Vangelo di Matteo in particolare fa comprendere che era già a quei tempi questione dibattuta tra gli scribi, infatti:
  • Matteo 11,13-15 - Parla Gesù, "La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quel Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda."
  • Matteo 16,13-16 - "Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? Risposero: Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti. Disse loro: Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente."
  • Matteo 17,10-13 - "Allora i discepoli gli domandarono: Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia? Ed egli rispose: Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro. Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista."
Se poi si va al racconto della Trasfigurazione di Gesù quel pensare su Elia nel medioevo trova precisi riferimenti nei Vangeli sinottici, Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8 e Luca 9,28-36, e questo ultimo racconta così l'episodio: "Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia. Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo. Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto." (Luca 9,28-36)
Gesù mentre prega viene trasfigurato, Pietro Giacomo e Giovanni si assopiscono, ma vedono Gesù con Mosè ed Elia; forse anche loro erano entrati nella preghiera che li aveva portati ad un stato di sonno-veglia.
Quella notazione sui "perfecti" nel "Sefer ha-meshiv" che porta alla mente:
  • quando Gesù dice nel Vangelo di Giovanni al capitolo 17,23s: "Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo."
  • di Paolo: "Tra i perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che è rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Sta scritto infatti: Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano." (1Corinzi 2,6-9)
I perfetti sono uniti col Padre e nel loro cuore entrano cose che non si vedono o ascoltano normalmente.

BIBLIOMANZIA
È uso in chi fa meditazione dopo essersi preparato in un tempo di particolare tensione spirituale aprire la Bibbia "a caso" ed indagare sul brano e la frase che capita per avere una dritta per il prossimo operare o come suggerimento eventualmente da cogliere quale cura della propria situazione.
Ciò poi si può sviluppare andando a ricercare riferimenti nella stessa Bibbia che quel brano può evocare, così, ciascuno può seguire un tracciato che è biblico e nel contempo personale perché coglie, accompagna ed esalta esperienze, pensieri, desideri specifici dell'anima di chi meditando percorre quel sentiero che di fatto è stato creato col pensiero rivolto a Dio e può considerarlo nella fede una rivelazione personale della "Parola di Dio".
Non è che la Bibbia sia da prendere come almanacco d'astrologia, ma per come è conformata consente di riflettere e meditare sulla nostra vita, e può dare risposte che non troviamo altrove.
Il "tolle et lege" è una pratica patristica usata già da Agostino e non deve essere vista o vissuta con superstizione, ma come atto religioso.
Racconta Aurelio Agostino, ossia Sant'Agostino d'Ippona (354-430 d.C.) che, già maestro di retorica affermato a Milano, in un momento d'indecisione nel tempo della sua conversione, seduto nel cortile della propria casa, incerto sul da farsi accadde che trovò la risposta; questo è il racconto.
"Così parlavo e piangevo nell'amarezza sconfinata del mio cuore affranto. A un tratto dalla casa vicina mi giunge una voce, come di fanciullo o fanciulla, non so, che diceva cantando e ripetendo più volte: Tolle et lege! Tolle et lege! Prendi e leggi, prendi e leggi. Mutai d'aspetto all'istante e cominciai a riflettere con la massima cura se fosse una cantilena usata in qualche gioco di ragazzi, ma non ricordavo affatto di averla udita da nessuna parte... Tornai al luogo dove stava seduto Alipio e dove avevo lasciato il libro dell'Apostolo all'atto di alzarmi. Lo afferrai, lo aprii e lessi tacito il primo versetto su cui mi caddero gli occhi. Diceva: 'Non nelle crapule e nelle ebbrezze, non negli amplessi e nelle impudicizie, non nelle contese e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non assecondate la carne nelle sue concupiscenze...' Non volli leggere oltre né mi occorreva. Appena terminata, infatti, la lettura di questa frase, una luce, quasi, di certezza penetrò nel mio cuore e tutte le tenebre del dubbio si dissiparono." (Agostino Confessioni 8, 12, 29)
Agli inizi del suo apostolato, raccontano gli scritti su San Francesco d'Assisi (XIII secolo), si domandò cosa fare per iniziare la nuova vita?
Francesco con alcuni che lo seguivano andarono alla Chiesa di San Nicolò, vi trovarono un libro dei Vangeli, s'inginocchiarono e pregarono, poi Francesco aprì il libro e lesse in tre volte:
  • "Se vuoi essere perfetto vai e vendi tutto quello che possiedi e donalo ai poveri, così avrai un tesoro in cielo";
  • "Chi vuol venire dietro di Me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e Mi segua";
  • "Non vogliate portare per via cosa alcuna".
Francesco si voltò verso i suoi compagni e disse: Fratelli, il Signore ci ha risposto e ci ha indicato la nostra vita e la nostra regola, facciamo quanto udito.
San Francesco fu profeta, infatti, s'avverò quanto aveva letto e si formò un grande ordine religioso che tanto bene ha fatto e farà!
Fu la voce di Dio per i suoi compagni, l'Elia che doveva venire per i primi "Francescani" che così si trovarono a seguire il Cristo.

Dopo questa premessa torno ai qabbalisti che composero il "Sefer ha-meshiv" e cercavano d'evocare nei sogni potenze soprannaturali che, a parer loro, rispondevano con versetti biblici da investigare per avere una risposta.
Facevano in genere precedere la loro ricerca con un digiuno di quarantacinque giorni quale tentativo di preparazione spirituale per acquisire la conoscenza mistica e la profezia ed in un tale contesto poteva emerge un versetto, anche nel sogno, parole di un angelo, che approfondendolo poteva divenire risposta, tecnica che ha punti di contatto con l'accennata bibliomanzia.
Il pensiero di fondo che collega il tutto è che Dio c'è, parla attraverso annunciatori e questi sono suoi angeli, emissari di qualsiasi tipo che possono avere accesso all'anima dell'uomo e nei sogni poi esplicano o con parole o con scritti, ma la provenienza non sarebbe umana.
Visionari o uomini di fede?
L'angelo Gabriele così risponde ad uno di quei qabbalisti: "...su questo argomento ti annuncio in breve che quando essi (gli angeli) vogliono parlare l'uno con l'altro per una certa attività, non hanno bisogno di parlare effettivamente, ma fanno degli accenni, e si comprendono l'un l'altro per via di un potere spirituale, come tu oggi, che stai scrivendo, benché io non ti parli ma metta le mie parole nella tua bocca".
In altre parole, la rivelazione in sogno era vista come uno stato di possessione in cui "un angelo" s'impadronisce dell'anima ed il corpo umano diviene allora la veste dell'angelo, il quale a sua volta è la veste di Dio che così parla tramite la mediazione dell'angelo e poi ad altri attraverso la bocca dell'uomo.
Il ritorno al sogno per loro era ritorno all'autenticità essendo possibile incontrare Dio e, così, i segreti della Torah possono essere rivelati, o recuperati, con il che è ammesso dai suddetti qabbalisti un segreto nella Torah, scopo anche della mia ricerca, in cui di grande utilità è invece la decriptazione.
L'idea finale è trovare il Messia e, come ho dimostrato nei miei tanti articoli, non v'è versetto della Bibbia ebraica o Tenak, anche il più sorprendente di soli numeri, nomi e date, che tramite la simbologia intima delle lettere ebraica non si possa farsi risalire a Lui e ciò attua in modo integrale: "Voi scrutate (eraunate-scrutamini) le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza... Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto." (Giovanni 5,39-46)
Scrutare...è più di leggere, è bramarle, amarle, entrarci dentro. (Vedi: "Scrutatio" cristiana del testo masoretico della Bibbia")

IL TEMPIO
Torno all'idea dell'uomo iceberg e della sua parte sommersa.
La Bibbia ci conferma che la parte sommersa è indefinita, un abisso.
Ci dice altresì che Dio vi ha accesso, infatti:
  • "...un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso." (Salmo 65,7b)
  • "Egli scruta l'abisso e il cuore e penetra tutti i loro segreti." (Siracide 42,18)
  • "Gli inferi e l'abisso sono davanti al Signore, tanto più i cuori dei figli dell'uomo." (Proverbi 15,11)
Se Dio ha accesso alla profondità del nostro essere assume consistenza il parallelo tra ciascuno di noi e il suo Santo Tempio e prende corpo il pensiero di Paolo apostolo nella lettera agli Efesini: "...avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito." (Efesini 2,20-22)
Il pensiero è confermato in:
  • 1Corinzi 3,16 "Non sapete che siete tempio di Dio" e 17 "Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi."
  • 2Corinzi 6,16 ove dice riprendendo un brano del Levitico "Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo."
Tutto ciò è in linea con quanto asserito direttamente da Gesù nel Vangelo di Giovanni al momento della cacciata dei venditori dal tempio: "Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato. I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gli dissero allora i Giudei: Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del tempio del suo corpo." (Giovanni 2,13-21)
Siamo lì agli inizi del Suo ministero e il primo atto che compie dopo il segno delle nozze di Cana è la purificazione del Tempio, e il Vangelo annota (Giovanni 2,22): "Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù."
Il Tempio di Gerusalemme presentava un cortile esterno ove potevano accedere anche i pagani e vi sostavano quei cambiavalute.
Nasce così spontaneo pensare che quel tempio sia in effetti la raffigurazione schematica di un corpo vivo.
L'atrio dei pagani nel parallelo con il singolo uomo è il modus di presentarsi purtroppo, in genere, anche dell'uomo religioso che nella vita pratica, di fatto, in molti momenti, a tutti gli effetti, si comporta come uomo del mondo impiegando il tempo da sveglio a trafficare e forse ad ingannare per far danaro.
Ecco, però, che per avvicinarsi a Dio c'è un ambito, il cortile dei giudei, per donne e poi per uomini, che rappresenta l'individuo in una diversa sfera di comportamento, l'ambito della religione con l'altare per i sacrifici, indi s'entra nel Santo ove si compiono liturgie particolari, infine c'è il velo del Tempio con i cherubini e il Santo dei Santi ove c'è l'arca dell'alleanza con le tavole o è vuota?
Lì vi può risiedere, o no, il Signore che nobilita tutto l'essere, altrimenti il Tempio sarà soltanto destinato a finire come dice Gesù.

"Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto." (1Corinzi 13,12)
Siamo in attesa della perfezione, perché siamo esseri in formazione a cui dobbiamo contribuire e nel tempo che precede la redenzione non è possibile vedere Dio in uno stato di piena conoscenza come nella veglia, ma solo attraverso un velo che è un parallelo del sonno.
Siamo un sogno di Dio che Dio attende che realizziamo e certo è che ci guida e ci suggerisce quale debba essere il nostro ordinato sviluppo da accogliere nel nostro margine di libertà che c'è lasciato integro; ecco che tra l'idea che può venire nel sogno e l'attuazione da svegli passa il nostro si.
La redenzione comporta la possibilità di vedere in stato di veglia ciò che nei sogni si può solo intuire.
Sognare può aprire all'incontro col divino mediato da un potere quasi angelico.
Ai qabbalisti, infatti, nel sogno, dicono, Elia rivela i "segreti della Torah".

MEDITAZIONE, PREGHIERA SILENZIOSA, ESTASI
Dio si rivela a coloro che lo cercano con impegno, passione e entusiasmo.
Se cerchiamo di avvicinarci a Lui si rivela:
  • "...cercherai il Signore tuo Dio e lo troverai, se lo cercherai con tutto il cuore e con tutta l'anima." (Deuteronomio 4,29)
  • "Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi..." (Giacomo 4,8)
Come attuare ciò?
Una pratica di preghiera dei padri del deserto che intende provocare l'incontro filiale mistico con la SS. Trinità era l'esicasmo, divulgata da Evagrio Pontico nel IV secolo d.C. e seguita e raccomandata nel VI secolo da San Giovanni Climaco autore della "Scala del Paradiso", chiaro riferimento al sogno di Giacobbe.
Tale pratica è ancora viva sul Monte Athos e in altri monasteri ortodossi.
Esicasmo, dal greco "hesychia", "assenza di preoccupazione calma, pace, tranquillità", è la ricerca della pace interiore in unione con Dio.
Quei santi padri s'erano resi conto che le preoccupazioni ed il fare allontanano sia pure involontariamente il pensiero da Dio e dai suoi misteri e volevano ricreare da svegli le condizioni ideali di riposo e rilassatezza che ci sono nel sonno per ascoltare la voce interiore di Dio.
È anche detta preghiera di Gesù o preghiera del cuore.
Seduti in posizione composta prima si cerca di seguire il ritmo del cuore e si ripete mentalmente fino a giungere a rilassatezza corporea "Signore Gesù, figlio di David, abbi pietà di me peccatore" e poi il resto verrà da sé, se deve venire.
Il catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che "2721 La tradizione cristiana comprende tre espressioni maggiori della vita di preghiera: la preghiera vocale, la meditazione e la preghiera contemplativa. Esse hanno in comune il raccoglimento del cuore."
Santa Teresa considerò che: "L'orazione mentale, a mio parere, non è che un intimo rapporto di amicizia, nel quale ci si intrattiene spesso da solo a solo con quel Dio da cui ci si sa amati". (Libro de la vida, 8: Biblioteca Mística Carmelitana, v. 1 - Burgos 1915 - p. 57)
In definitiva Dio va cercato nel proprio petto.
È così da considerare con attenzione quanto dice il libro di Giobbe: "Dio parla in un modo o in un altro, ma non si fa attenzione. Parla nel sogno, visione notturna, quando cade il sopore sugli uomini e si addormentano sul loro giaciglio; apre allora l'orecchio degli uomini e con apparizioni li spaventa, per distogliere l'uomo dal male e tenerlo lontano dall'orgoglio, per preservarne l'anima dalla fossa e la sua vita dalla morte violenta." (Giobbe 33,14-18)
L'uomo è un'unità inscindibile di corpo, anima e spirito e la perfetta preghiera si consegue da parte dell'uomo nella sua integrità senza che il corpo prevalendo riduca al silenzio anima e spirito.
Nel sonno ordinario l'anima è strappata a se stessa ed è sottomessa ai sogni.
Occorre una via intermedia, la contemplazione suprema, l'estasi, che è una totale sospensione delle facoltà naturali e nel contempo è un sonno non sonno in cui si verifica l'attività della sola forza dello Spirito quando s'entra in "sonno vigilante", un sonno mistico, che sottomette l'anima alla presenza dello Spirito Santo nel nostro cuore che invoca Abba, Padre!:
  • Galati 4,6 - "E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!"
  • Romani 8,15 - "E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!"
Questo "sonno vigilante" s'attua in modo misterioso, come opera d'artista che non si può comandare, questo sonno si dà o non si dà.
La meditazione fa incontrare Dio nella contemplazione interiore.
Nella Trasfigurazione di Gesù "Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli." (Luca, 9,32)
Giacobbe dormendo vide collegarsi cielo e terra nel sogno; si trovava nello stesso luogo ove anni prima Abramo stava per sacrificare il figlio Isacco.
Riferendosi a quel episodio che si trova in Genesi 22, importanti sono i versetti con cui chiude il capitolo precede "Abramo piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità. E fu forestiero nel paese dei Filistei per molto tempo." (Genesi 21,33s)
Evidentemente quel invocare era un richiamo intimo, parlava con Lui in silenzio.
Poi inizia il racconto "Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: Abramo, Abramo! (nel testo ebraico è chiamato una volta sola) Rispose: Eccomi! Riprese: Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò. Abramo si alzò di buon mattino..." (Genesi 22,1-3)
Il brano inizia con "Dopo queste cose", ma "cose" è "debarim" lo stesso che "parole", allora quel versetto si potrebbe anche vedere come "Dopo queste parole", come, appunto se il Signore ed Abramo fossero in continuo colloquio.
Rashi nel Talmud riporta un midrash in cui Satana dice al Signore che Abramo fa sacrifici solo perché ha ricevuto Isacco, ma il Signore risponde che non è vero e che, su richiesta, Abramo l'avrebbe offerto e così avanza la richiesta!
S'arguisce poi che il tutto si sia verificato in quella dimensione di sonno-veglia, un'estasi, perché dice: "Abramo si alzò di buon mattino..."
Si può pensare che Abramo avrà sofferto, ma obbedì, perché non aveva dubbi sull'amore del Signore; eppure gli aveva detto che sarebbe stato padre di una moltitudine di popoli e gli chiede il figlio della promessa.
Si può pensare che Dio volesse provarlo con una prova d'amore come dice il midrash, ma è di più, come sostiene la lettera agli Ebrei, Abramo obbedì perché credeva fermamente nella promessa, perciò Dio comunque glielo avrebbe ridato risuscitandolo dai morti, infatti: "Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco e propri lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unico figlio, del quale era stato detto: In Isacco avrai una discendenza che porterà il tuo nome. Egli pensava, infatti, che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe e fu come un simbolo." (Ebrei 11,17-19)

Nel Nuovo Testamento vi sono pochi "sogni", ma nel Vangelo di Matteo, il sinottico più vicino al pensiero ebraico (Marco e Luca sono più per i pagani) troviamo sei sogni, di cui cinque nei racconti dell'infanzia, cioè nei primi due capitoli e solo uno alla fine da parte della moglie di Pilato. (Matteo 27,19)
Il soggetto principale che sogna, quattro su cinque, è Giuseppe, sposo di Maria l'altro lo fanno i Magi che vanno ad adorare il bambino Gesù.
Giuseppe, amico di Dio dice il suo si di tutore di Suo figlio e nel sonno riceve aiuti, ha rivelazioni e s'attua il Salmo 127,1-3: "Se il Signore non costruisce la casa invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno."

IL LIBRO DEI GIUBILEI
Il Libro dei Giubilei è testo canonico per la sola Chiesa copta.
L'originale era in ebraico, scritto tra il I e II secolo d.C., utilizzato dagli Esseni di Qumran, perché citato nella loro opera "Documento di Damasco", e frammenti di versione ebraica sono stati trovati in quelle grotte, ma resta solo nella versione etiopica, assieme al Libro di Enoch, anche lui canonico per quella Chiesa.
La serie degli avvenimenti narrati si sviluppa in 50 capitoli - dal capitolo 1 della Genesi fino al capitolo 12 dell'Esodo - suddividendo il tempo in giubilei, ossia in periodi di 49 anni, ma parafrasa i testi con inserzioni proprie su alcuni episodi arricchendoli con storie e leggende create nei secoli dalla fantasia popolare.
È un "midrash" della "Torah" che spiega vari eventi col mondo degli angeli, intermediari tra Dio e l'uomo ed è lì attribuita un'origine più antica alla Legge di Mosè tanto che già i patriarchi osservavano leggi e festività giudaiche.
Il libro intende colmare la lacuna di come Mosè, che la tradizione considera autore della Genesi, sia arrivato a conoscere i fatti precedenti.
Chi parla e sviluppa il racconto è l'angelo della presenza, "angelus faciei".
Abramo è presentato come l'uomo giusto sul quale, nei cieli, si gioca una sfida tra Dio è il principe Mastemah, simile a quella che nella Bibbia si svolge tra Dio e il Satan nei confronti di Giobbe.
Mastemah con Belial, manifestazioni di Satana, sarebbe un angelo sceso in terra per corrompere le figlie degli uomini, il suo nome significa inimicizia (Osea 9,7), infatti, "mastim" è participio hiphil di "satam "colui che è negativo" o "nemico", onde "il principe di Mastemah" è "il principe di inimicizia", quindi "ostilità", ne parla Giubilei 10,8-9; 11,4-6; 48,9-12 e 49,2 ove Mastemah fa da consulente di Dio, saggia le anime degli uomini, consiglia Dio di provare la fede di Abramo, cerca di far uccidere Mosè, opera per l'uccisione dei primogeniti Egiziani e incoraggia gli egiziani a seguire gli Israeliti nel Mar Rosso, dove poi morirono.

Ho citato questo libro perché opera che fa capire lo stato dello sviluppo dell'idea sugli angeli nel pensiero ebraico di quei tempi vicini a quelli dei Vangeli.
Per il tema che interessa spicca come una perla questo pensiero su Enoc: "Enoc fu il primo, fra gli uomini nati sulla terra, ad imparare la scrittura, la dottrina e la scienza e affinché gli uomini conoscessero i periodi degli anni secondo la regola di ogni luna, scrisse nel libro i segni del cielo secondo la regola delle lune. Egli fu il primo a scrivere le testimonianze e le fece ascoltare alla umanità, nelle famiglie della terra, e indicò i settenni dei giubilei, indicò i giorni degli anni, così come noi gli avevamo indicato. Egli vide il passato ed il futuro in visioni notturne, in sonno, e quel che accadrà all'umanità, alle sue generazioni, fino al giorno del giudizio. Tutto egli vide e conobbe, lo scrisse e lo pose a testimonianza, sulla terra, per l'umanità e le sue generazioni. E nel dodicesimo giubileo, nel settimo settennio, prese in moglie una donna chiamata Edena, figlia di Danel figlia della sorella di suo padre e costei, nel sesto anno di quel settennio, gli generò un figlio ed egli lo chiamò Matusalemme e stette, poi, sei giubilei con gli Angeli di Dio e gli mostrarono tutto quel che era in terra e nei cieli, la potenza del sole, e scrisse tutto e testimoniò contro i "vigilanti" che avevano peccato insieme con le figlie dell'uomo poiché avevano cominciato ad unirsi con le figlie della terra e ad essere impuri e testimoniò, Enoc, contro tutti loro. Ed egli fu preso di tra i figli dell'uomo e noi lo portammo, per la grandezza e la gloria, nel giardino di Eden ed eccolo, colà, a scrivere il giudizio e la condanna del mondo e tutta la malvagità dell'umanità. E a causa sua, mandò il diluvio su tutta la terra di Eden, poiché colà egli fu posto come segno per testimoniare contro tutti i figli dell'uomo per dire tutte le azioni delle generazioni fino al giorno del giudizio. Ed egli suffumigò di incenso la plaga occidentale del santuario, caro al Signore, sul monte a sud poiché nella nuova creazione, per la santificazione della terra, quattro luoghi sono, sulla terra, consacrati al Signore: il giardino di Eden e, nel suo interno, il monte dell'est; questo monte sul quale tu stai oggi il monte Sinai e il monte Sion." (Giubilei 4,17-26)
È così esplicitamente detto e confermato che, di fatto, ai tempi di Gesù molti ritenevano che quanto aveva ricevuto Mosè sul Sinai e riferito a lui dall'angelus faciei era di fatto quanto ricevuto in sogno da Enoc.

SCRUTARE LA TORAH SOGNANDO
Il pensiero ebraico sulla Torah è che ispirata, quindi è Sacra Scrittura, segno dell'amore di Dio che accetta di restringersi e d'assumere la debolezza del linguaggio umano in modo che l'uomo possa cogliere qualcosa di Lui: "Il mondo si fonda su tre cose - la Torah, il Culto e gli atti ispirati dall'Amore". (Avot 1.2)
I comandamenti, i suoi consigli di vita, sono il "corpo" della Torah, i "gufei Torah", le "membra della Torah" e quel "corpo" è coperto di "vestiti", cioè le storie terrene della Torah, ma sotto i vestiti, all'interno del corpo, c'è l'anima.
Occorre cercare sotto le vesti esteriori ed indagare nel corpo, ma i saggi, servitori del Re supremo, dicono i qabbalisti, guardano l'anima della Torah, l'essenza e nel futuro contempleranno "l'anima dell'anima" della Torah.
La Torah è scritta con le 22 lettere dell'alfabeto ebraico, solo consonanti, ed è opinione comune nell'ebraismo che dica di più di ciò che può dire una qualsiasi traduzione; infatti, ritengono che abbia 70 facce a significare che essendovi in essa lo Spirito di Dio non lo si può vincolare in una sola espressione, ma può articolarsi con più sfaccettature che quei segni consentono.
È qui al riguardo da richiamare i pensieri che mossero la mia ricerca in "Decriptare le lettere parlanti delle Sacre Scritture ebraiche".
In quei libri, in quella scrittura, con quelle lettere scorre quello Spirito che non può essere ingabbiato e, rammento, che solo nell'evo moderno quei testi furono dotati di segni diacritici con valore di vocale per indicare il suono della consonante, ma gli antichi testi non li avevano e non erano suddivisi in parole, le lettere erano tutte equispaziate e non v'erano graficismi particolari delle lettere per indicare il fine parola.
Quelle Sacre Scritture, ritengono i fedeli ebrei che sono il messaggio di Dio e che Dio non può essere visto dall'uomo nella sua carnalità, perciò deve servirsi di messaggeri, intermediari, inviati, spiriti angelici che siano captabili dall'uomo.
Quelle Sacre Scritture, infatti, supportano la Parola di Dio e per farla intuire all'uomo gli intermediari sono proprio quelle 22 lettere da riguardare secondo loro come aventi caratteri particolari, quasi appunto veri e propri angeli.
Ogni lettera ha un messaggio e la sua forma attentamente esaminata l'esprime.
Sono rose di concetti convergenti, ma sono più di parole, sono immagini vive e parlanti. (Vedi schede della lettere a destra delle pagine del sito e alla integrazione "Le 22 sacre lettere - Appunti di un qabalista cristiano" nella rubrica "Lettere ebraiche e Codice Bibbia")
Di fatto non sono semplici lettere, ma dei condensati d'energia da Lui promanati consegnati come lettere a Mosè nel codice delle Tavole dell'Alleanza scritte direttamente dal suo dito: "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio." (Esodo 31,18)
I qabbalisti, infatti, leggono non solo le parole, ma anche le lettere e gli spazi tra lettere e l'interpretazioni dei vuoti generano anch'esse angeli e, alla stregua dei sogni i messaggi sono profondi e da interpretare trovando una chiave di lettura che dia il giusto valore alla singola lettera e non solo alle parole.
Ecco che ogni versetto, ogni parola, ogni gruppo di quelle lettere, se si considerano da Lui così volute, hanno un fine ultimo per la soluzione della migliore riuscita dell'esistenza umana che aspira al ritorno a Lui.
Il trattato Berakhot riporta una storia in cui rabbi Banna'ah presenta un suo sogno a due dozzine di diversi interpreti. "Ognuno diede una versione differente, e tutte le loro interpretazioni si dimostrarono vere."
Così accade con la lettura della Bibbia ebraica, è da andare a cercare, a scrutare il succo e non è da leggere solo una faccia, ma espandere il pensiero sulle lettere che lo formano ed indagarle a fondo.
I rabbini nel Talmud usavano la tecnica "al tikrei" "non leggere" - per dare al testo ormai vocalizzato della Bibbia una diversa vocalizzazione o una diversa forma ortografica rispetto alla forma usuale, infatti, l'uso dell'"al tikrei" non esclude altra lettura del testo e, perciò, si può correttamente definire come "non leggere questo passo solo in modo usuale, ma anche in altro modo."
Tale procedimento permette così una nuova interpretazione, perfino quando le leggi della grammatica e della sintassi della lingua ebraica rendono necessaria la sola lettura tradizionale.
L'uso di questa tecnica trae origine dal verso "Dio ha detto questo una volta, ma io ho ascoltato questo due volte" (Salmo 62,12) cioè che le parole della Bibbia ebraica si prestano a significati diversi di quello tradizionale." (Diz. Unterman)
Al riguardo faccio un esempio riportandomi ad Abraham ben Samuel Abulafia, filosofo e mistico spagnolo d'origini e cultura ebraiche studioso della Qabbalah nel medioevo XIII secolo, autore del "Sefer ha-Yashar" (Libro del Giusto).
Parlò di barriere "sigilli" che separano l'anima dalla dimensione divina e la tengono chiusa nella percezione sensoriale e materiale, onde le tecniche di meditazione di Abulafia, in particolare con le lettere dell'alfabeto ebraico unite a tecniche respiratorie, mezzi tutti per superare quelle barriere.
Abulafia adoperava la tecnica combinante le lettere solo per gli stati di veglia, al fine d'ottenere risposte dal Dio interiore che Abulafia chiamava "Intelletto Agente" e dai suoi "volti intermediari" e concluse che "la Qabbalah estatica consiste nella conoscenza di Dio per mezzo delle 22 lettere.
Ad esempio, uno di loro, Yitzhaq di Acco, prese per chiave il versetto di Deuteronomio 18,13 "Tu sarai irreprensibile verso il Signore tuo Dio" e quelle cinque parole ebraiche le dispose in tutte le possibili sessanta combinazioni.



Le girava e le rigirava e visualizzava il Tetragrammaton YHWH e i nomi divini in lettere ebraiche specialmente con gli occhi del cuore per porre interrogazioni a Dio.
Il mio metodo è il criterio al "tikrei" a tappeto su tutti i versetti biblici integrato dai significati grafici delle singole lettere, con il che si conseguono pagine di secondo livello tutte riferite al Messia, soggetto della rivelazione.
Quelle cinque parole con tale criterio mi forniscono queste due idee:
  • "Il Crocifisso vivo sarà dai morti uscito .
    Risarà nel mondo alla vista dei viventi .
    Dal Signore per la divinità uscita saranno retti ."
  • "Integri saranno i morti .
    Dal mondo saranno ad uscire .
    Vedranno da vivi il Signore .
    Di Dio entrata sarà la rettitudine ."
Il fatto che s'ottengono letture di secondo livello col passare da una realtà, quella del testo ordinario tramite la lettura rituale, ad un'altra realtà, quella ottenuta dando significato a ciascuna lettera vista come entità promanata dalla volontà divina, evoca l'idea del ricevimento di quei pensieri come in un sogno.
Sotto tale aspetto i due pensieri su riportati nati dal versetto Deuteronomio 18,13 potrei dire che li ho ricevuti come in sogno, cioè con una lettura doppia.
Sogno, visione, oracolo e vino sono realtà che portano a vedere doppio fuori dalla realtà ordinaria ed evocano un messaggio che è certificato come profezia se si consegue dalla parola di Dio e s'ottengono verità attuate o certificate.
Nel caso delle due frasi sopra ottenute le due condizioni si verificano, perché si parte dalla parola di Dio idi quel versetto del Deuteronomio e s'arriva a pensieri validati dai Vangeli. (Vedi: "Chi legge doppio è brillo" in "Decriptare le lettere parlanti delle Sacre Scritture ebraiche")
In "Agnella del Signore a sposa dell'Agnello", articolo in .pdf nella rubrica "Attesa del Messia", ho riportato decriptato il sogno di Abramo di Genesi 15.
In "Vangeli, profezie attuate dal Cristo" al paragrafo "5 - Nazareno" ho tra l'altro inserito integralmente decriptato il capitolo 28 della Genesi da cui s'ottiene un "sogno" dal sogno di Giacobbe.
Il Vangelo di Giovanni al versetto 1,51 cita proprio il versetto Genesi 28,12 e lo riferisce a sé e la mia decriptazione, che ripresento qui di seguito, converge proprio con tale pensiero: "E saranno nell'assemblea del Potente i viventi portati dal mondo. Tra gli angeli entreranno nei giri, perché vivranno tra le schiere. Con il corpo saliranno dal mondo, portati nel corpo dell'Unigenito. Risorti, ma vivi, camminando, saranno a vedere, entrandovi, i cieli, dalla calamità dell'angelo (ribelle) usciti. I viventi, che dal serpente afflitti sono, in Dio rientreranno, essendo stato, chi male operava stando nei viventi, portato a scendere. Saranno i viventi a casa riportati." (In tale articolo c'è la dimostrazione)

ALTRI SOGNI POCO RICORDATI
Prima di terminare l'articolo sono voluto andare a controllare alcune pagine poco ricordate per quanto riguarda i sogni ed in particolare di un altro sogno di Giacobbe che si trova al capitolo Genesi 31, un lungo capitolo di 54 versetti.
A Giacobbe che sta da Labano ormai da 20 anni e di cui ha sposato le figlie Lia e Rachele parla il Signore, versetto 3.
Si comprende poi che gli venne a parlare in sogno e, abbiamo appreso che ciò può nascondere un testo importante sui tempi a venire.
Gli viene in sogno Dio già visto nel sogno della scala con gli angeli che salivano e scendevano: "Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto. Ora alzati, parti da questa terra e torna nella terra della tua famiglia!"; di fatto è la chiamata dall'esilio per il ritorno in patria.
In effetti, il sogno è duplice, rivela a Giacobbe che il suo arricchimento è opera di Dio e lo invita a partire.
Interessante è che per salvare Giacobbe appare anche a Labano, versetto 24, benché questi fosse un impostore ed idolatra e gli disse in sogno: "Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!, frase che ripete al versetto 28 e il Talmud (Yevamot 103b) commenta: "il bene dei malvagi è male per i giusti".
Si scopre che Dio ha operato e ha fatto passare grandi ricchezze da Labano a Giacobbe ed anche in tal caso s'avvera il Salmo 127,3 "Il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno".
La chiave di volta del capitolo e quel "Hai unto una stele", nasconde la parola Messia, l'unto, il consacrato, il Cristo e, così, tutto il testo nascosto parla di Lui.
Riporto il testo dell'ultima traduzione C.E.I. di tale capitolo 31 della Genesi e poi tutta di seguito la decriptazione.

Genesi 31,1 - "Giacobbe venne a sapere che i figli di Làbano dicevano: Giacobbe s'è preso tutto quello che aveva nostro padre e con quanto era di nostro padre si è fatto questa grande fortuna.

Genesi 31,2 - Giacobbe osservò anche la faccia di Làbano e si accorse che verso di lui non era più come prima.

Genesi 31,3 - Il Signore disse a Giacobbe: Torna alla terra dei tuoi padri, nella tua famiglia e io sarò con te.

Genesi 31,4 - Allora Giacobbe mandò a chiamare Rachele e Lia, in campagna presso il suo gregge,

Genesi 31,5 - e disse loro: Io mi accorgo dal volto di vostro padre che egli verso di me non è più come prima; ma il Dio di mio padre è stato con me.

Genesi 31,6 - Sapete voi stesse che ho servito vostro padre con tutte le mie forze,

Genesi 31,7 - mentre vostro padre s'è beffato di me e ha cambiato dieci volte il mio salario; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male.

Genesi 31,8 - Se egli diceva: Le bestie punteggiate saranno il tuo salario, tutto il gregge figliava bestie punteggiate; se diceva: Le bestie striate saranno il tuo salario, allora tutto il gregge figliava bestie striate.

Genesi 31,9 - Così Dio ha sottratto il bestiame a vostro padre e l'ha dato a me.

Genesi 31,10 - Una volta, nel tempo in cui il piccolo bestiame va in calore, io in sogno alzai gli occhi e vidi che i capri in procinto di montare le bestie erano striati, punteggiati e chiazzati.

Genesi 31,11 - L'angelo di Dio mi disse in sogno: Giacobbe! Risposi: Eccomi.

Genesi 31,12 - Riprese: Alza gli occhi e guarda: tutti i capri che montano le bestie sono striati, punteggiati e chiazzati, perché ho visto come ti tratta Làbano.

Genesi 31,13 - Io sono il Dio di Betel, dove tu hai unto una stele e dove mi hai fatto un voto. Ora alzati, parti da questa terra e torna nella terra della tua famiglia!

Genesi 31,14 - Rachele e Lia gli risposero: Abbiamo forse ancora una parte o una eredità nella casa di nostro padre?

Genesi 31,15 - Non siamo forse tenute in conto di straniere da parte sua, dal momento che ci ha vendute e si è anche mangiato il nostro denaro?

Genesi 31,16 - Tutta la ricchezza che Dio ha sottratto a nostro padre è nostra e dei nostri figli. Ora fa' pure quello che Dio ti ha detto.

Genesi 31,17 - Allora Giacobbe si alzò, caricò i figli e le mogli sui cammelli

Genesi 31,18 - e condusse via tutto il bestiame e tutti gli averi che si era acquistato, il bestiame che si era acquistato in Paddan-Aram, per ritornare da Isacco, suo padre, nella terra di Canaan.

Genesi 31,19 - Labano era andato a tosare il gregge e Rachele rubò gli idoli che appartenevano al padre.

Genesi 31,20 - Giacobbe eluse l'attenzione di Labano, l'Arameo, non lasciando trapelare che stava per fuggire;

Genesi 31,21 - così poté andarsene con tutti i suoi averi. Si mosse dunque, passò il Fiume e si diresse verso le montagne di Gàlaad.

Genesi 31,22 - Il terzo giorno fu riferito a Labano che Giacobbe era fuggito.

Genesi 31,23 - Allora egli prese con sé i suoi parenti, lo inseguì per sette giorni di cammino e lo raggiunse sulle montagne di Gàlaad.

Genesi 31,24 - Ma Dio venne da Làbano, l'Arameo, in un sogno notturno e gli disse: Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!

Genesi 31,25 - Labano andò dunque a raggiungere Giacobbe. Ora Giacobbe aveva piantato la tenda sulle montagne e Labano si era accampato con i parenti sulle montagne di Gàlaad.

Genesi 31,26 - Disse allora Labano a Giacobbe: Che cosa hai fatto? Hai eluso la mia attenzione e hai condotto via le mie figlie come prigioniere di guerra!

Genesi 31,27 - Perché sei fuggito di nascosto, mi hai ingannato e non mi hai avvertito? Io ti avrei congedato con festa e con canti, a suon di tamburelli e di cetre!

Genesi 31,28 - E non mi hai permesso di baciare i miei figli e le mie figlie! Certo, hai agito in modo insensato.

Genesi 31,29 - Sarebbe in mio potere farti del male, ma il Dio di tuo padre mi ha parlato la notte scorsa: Bada di non dir niente a Giacobbe, né in bene né in male!".

Genesi 31,30 - Certo, sei partito perché soffrivi di nostalgia per la casa di tuo padre; ma perché hai rubato i miei dèi?

Genesi 31,31 - Giacobbe rispose a Labano e disse: Perché avevo paura e pensavo che mi avresti tolto con la forza le tue figlie.

Genesi 31,32 - Ma quanto a colui presso il quale tu troverai i tuoi dèi, non resterà in vita! Alla presenza dei nostri parenti verifica quanto vi può essere di tuo presso di me e riprendilo. Giacobbe non sapeva che li aveva rubati Rachele.

Genesi 31,33 - Allora Labano entrò nella tenda di Giacobbe e poi nella tenda di Lia e nella tenda delle due schiave, ma non trovò nulla. Poi uscì dalla tenda di Lia ed entrò nella tenda di Rachele.

Genesi 31,34 - Rachele aveva preso gli idoli e li aveva messi nella sella del cammello, poi vi si era seduta sopra, così Labano frugò in tutta la tenda, ma non li trovò.

Genesi 31,35 - Ella parlò al padre: Non si offenda il mio signore se io non posso alzarmi davanti a te, perché ho quello che avviene di regola alle donne. Labano cercò, ma non trovò gli idoli.

Genesi 31,36 - Giacobbe allora si adirò e apostrofò Labano, al quale disse: Qual è il mio delitto, qual è il mio peccato, perché ti accanisca contro di me?

Genesi 31,37 - Ora che hai frugato tra tutti i miei oggetti, che cosa hai trovato di tutte le cose di casa tua? Mettilo qui davanti ai miei e tuoi parenti, e siano essi giudici tra noi due.

Genesi 31,38 - Venti anni ho passato con te: le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e non ho mai mangiato i montoni del tuo gregge.

Genesi 31,39 - Nessuna bestia sbranata ti ho portato a mio discarico: io stesso ne compensavo il danno e tu reclamavi da me il risarcimento sia di quanto veniva rubato di giorno sia di quanto veniva rubato di notte.

Genesi 31,40 - Di giorno mi divorava il caldo e di notte il gelo, e il sonno fuggiva dai miei occhi.

Genesi 31,41 - Venti anni sono stato in casa tua: ho servito quattordici anni per le tue due figlie e sei anni per il tuo gregge e tu hai cambiato il mio salario dieci volte.

Genesi 31,42 - Se il Dio di mio padre, il Dio di Abramo e il Terrore di Isacco non fosse stato con me, tu ora mi avresti licenziato a mani vuote; ma Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani e la scorsa notte egli ha fatto da arbitro.

Genesi 31,43 - Labano allora rispose e disse a Giacobbe: Queste figlie sono le mie figlie e questi figli sono i miei figli; questo bestiame è il mio bestiame e quanto tu vedi è mio. E che cosa potrei fare oggi a queste mie figlie o ai figli che hanno messo al mondo?

Genesi 31,44 - Ebbene, vieni, concludiamo un'alleanza, io e te, e ci sia un testimone tra me e te.

Genesi 31,45 - Giacobbe prese una pietra e la eresse come stele.

Genesi 31,46 - Poi disse ai suoi parenti: Raccogliete pietre, e quelli presero pietre e ne fecero un mucchio; e su quel mucchio mangiarono.

Genesi 31,47 - Labano lo chiamò Iegar-Saadutà, mentre Giacobbe lo chiamò Gal-Ed.

Genesi 31,48 - Làbano disse: Questo mucchio è oggi un testimone tra me e te; per questo lo chiamò Gal-Ed

Genesi 31,49 - e anche Mispa, perché disse: Il Signore starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l'un l'altro.

Genesi 31,50 - Se tu maltratterai le mie figlie e se prenderai altre mogli oltre le mie figlie, sappi che non un uomo è con noi, ma Dio è testimone tra me e te.

Genesi 31,51 - Soggiunse Labano a Giacobbe: Ecco questo mucchio ed ecco questa stele, che io ho eretto tra me e te.

Genesi 31,52 - Questo mucchio è testimone e questa stele è testimone che io giuro di non oltrepassare questo mucchio dalla tua parte e che tu giuri di non oltrepassare questo mucchio e questa stele dalla mia parte, per fare il male.

Genesi 31,53 - Il Dio di Abramo e il Dio di Nacor siano giudici tra di noi. Giacobbe giurò per il Terrore di Isacco suo padre.

Genesi 31,54 - Poi offrì un sacrificio sulle montagne e invitò i suoi parenti a prender cibo. Essi mangiarono e passarono la notte sulle montagne."

Genesi 31,1 - "Riportò la forza della risurrezione in seno l'Unico al Crocifisso d'aiuto dentro il corpo essendo il Figlio. Fu nel cuore l'energia a guizzare nell'Unigenito. La vita nel corpo potente si versò nella tomba. Rifù l'azione nel grembo. Venne per la rettitudine la potenza dell'Unico a risorgerne il corpo; il potente Padre fu l'energia a riportargli. E a vivere ricominciò con il risorto corpo potente. L'Unigenito a casa fu dagli apostoli a recarsi che lo videro luminoso entrare. Venne dalla sposa glorioso; rientrò Questi.

Genesi 31,2 - E fu con il corpo l'Unigenito a riessere attivo a versarsi a casa. Venne per riparlare agli apostoli. Fu nel cuore l'energia a portargli ad entrare. Ad inviare per il mondo l'Unigenito fu gli apostoli (onde) al pascolo i popoli portassero con la rettitudine del Crocifisso che la vita reca potente, (tanto) che il terzo (giorno) si riportò vivo.

Genesi 31,3 - A recare fu l'Unigenito al ribelle una calamità che il maledetto spazzerà. Rovesciandogli in casa la risurrezione, portando dentro la divinità in terra il Padre recò con il Crocefisso la forza per arderlo. Lo reciderà con la legge divina. La rettitudine recata dall'Unigenito nell'esistenza agirà da piaga che...

Genesi 31,4 - ...a portare sarà a bruciare il serpente vivo. L'oppressione a casa gli ha recato essendo stata versata in un corpo la divinità. Nel corpo per l'ammalare recato dal serpente il rifiuto uscì; dal mondo il demonio uscirà. La maledizione giù l'Unigenito all'angelo (ribelle) ha recato.

Genesi 31,5 - A portarsi fu con l'Unico da essere ribelle il serpente. Ne entrò l'energia in un corpo all'origine del mondo. L'Unico inviò la rettitudine che è nell'Unigenito completamente in una persona a stare. Dal Padre fu così inviato al mondo. Indicò che in cammino sarebbe stato ad annullarlo rifiutando il serpente con la forza della rettitudine. Indicò ai viventi che potenti il terzo (giorno) a vivere li avrebbe riportati da Dio. Dal Padre sarebbero stati per l'esistenza per dimorare a stare.

Genesi 31,6 - E vennero angeli nel mondo per essere d'aiuto nel tempo. Così ci fu dentro la rettitudine nel cammino della vita in servi scelti, in cui fu a venire dall'Unico dentro la forza della rettitudine degli angeli.

Genesi 31,7 - Portando l'Unico dentro a stare onesti nel mondo indicava al serpente che gli si stava portando ad entrare l'ammalare. Parlavano, agendo da ministri (religiosi) tra i viventi che l'angelo (ribelle) sarà reciso e che l'Unico invierà alla fine il rifiuto al serpente nel mondo. Furono con la parola pastori di popoli; ad aiutarli furono.

Genesi 31,8 - L'Unico una piaga al mondo fu ad iniziare per l'essere ribelle con esseri puri (angeli) che in aiuto ci furono per i viventi che furono l'esistenza ad illuminare con la rettitudine le menti (teste). La rettitudine che portavano era stata per il serpente impuro da tutti ad uscire per la sozzura inviata. Una energia pura in aiuto fu ai viventi portata dall'Unico che nei viventi spengeva la forza che all'origine ai viventi il cattivo aveva versato. L'aiuto che fu per i viventi ad esistere nell'esistenza accendendo rettitudine a fiaccare portava le forze del serpente. Dell'essere impuro per la rettitudine la potenza usciva. Ricominciava una cosa piacevole all'oriente.

Genesi 31,9 - A recare fu una protezione Dio nel mondo essendo i viventi venuti nella putredine per l'angelo (ribelle). Il Padre era ad anelarlo portandosi forte il drago del serpente nell'esistenza.

Genesi 31,10 - A portare fu nel mondo per stare dentro al tempo una forza. Di nascosto nei viventi entrò. Giù iniziò il rifiuto ad accendersi. Iniziò tra le rovine dell'angelo ad essere portata una luce. Lo schifo (ormai) portavano i viventi e uscivano lamenti nel mondo a sentirsi. Un segno d'aiuto fu ai viventi ad uscire dall'Altissimo che il male operare uscirà con la sozzura dell'angelo, che nell'oppressione aiutati sarebbero stati i viventi. La purezza quanto basta nella vita avrebbe recato dentro i corpi (onde) aiutati fossero i viventi.

Genesi 31,11 - E furono dell'Unigenito di viventi alla vista a guizzare nell'esistenza angeli retti usciti da Dio. Ad entrare furono dei viventi dentro nei sogni; (questi) furono a sentire che a versarsi dentro si porterà l'Unigenito d'un vivente nel corpo. Nel mondo l'energia degli angeli starà.

Genesi 31,12 - E furono ad iniziare a vivere nei corpi illuminati dall'Unico. Angeli dell'Unico alla vista furono inviati. Essendo retti si portarono alla vista di tutti. Nel tempo ad aiutare furono i viventi. L'Altissimo tra i viventi innalzarono che da pecore li sentivano. A versare aiuto furono da nutritori. Un basta nel vivere portarono dentro al calpestare che c'era. I viventi, che retti erano vedevano; era segno che era a venire dalla prigione a liberarli del Potente il Figlio che opererà nel cammino.

Genesi 31,13 - L'Unico invierà ad un retto (San Giuseppe?) che sta nel mondo la divinità nella casa che sarà stata scelta. Dio in una donna nel corpo il Messia indicato accenderà. Dalla matrice in vita scenderà nella casa. Uscirà da donna che il corpo avrà votato per scelta al Potente. Sarà l'ottavo giro del tempo ad uscire; (quello) che sperano i viventi (quando) saliranno con l'Amen fuori dalla terra. Al mondo, Questi verrà a portare il ritorno a Dio dalla terra alla patria dei retti.

Genesi 31,14 - Porterà a finire l'azione dell'angelo (ribelle) che nei corpi l'ammalare ha recato. Il rifiuto nel mondo gli recherà. Finirà l'Unigenito la vita nei corpi dell'energia che esce dal serpente che portò al mondo il peccare. Per liberare dall'angelo porterà nascosta la potenza. A rovesciare porterà l'angelo che indebolirà in casa. Dentro sarà a finire per il Padre l'opprimere portato.

Genesi 31,15 - Al mondo la potenza porterà l'Unico, invierà l'agnello che sarà a portarsi a finire il serpente. Il Figlio si porterà; l'accompagnerà la rettitudine che sarà da piaga nei corpi per l'angelo (ribelle) e, portatala, sarà a mangiarlo. Nel cammino dei viventi l'Unigenito ad ardere il serpente verrà; dal trono in persona si porterà.

Genesi 31,16 - Così fu la sposa a vedere una luce. Vide un luminoso corpo entrare. A scendere fu una potenza di Dio nel mondo, (ove) stava la Madre, che viveva con il (futuro ritenuto) padre con cui era ad abitare. Il potente angelo si portò da Lei e che del Potente il Figlio sarebbe stato inviato Le portò. E che del tempo entrava in prigione il Principe Le disse. Di Dio sarebbe stata la Madre! Dio sia così a fare! (risposta della Madre)

Genesi 31,17 - E obbediente la Madre fu ! In azione nel ventre Le portò l'essenza l'Unigenito; venne d'un figlio ad essere portatrice. E del primogenito il segno da moglie fu a portare. Dall'alto entrò in cammino la Parola/Verbo per stare con i viventi.

Genesi 31,18 - Ma furono sospiri a venire. Per vergogna li versava. Lamenti portava. E venne la sposa fiacca. Simile l'origine che un insidiatore l'avesse impinguata per possesso rovesciandovi una figliolanza si portava la donna con il corpo. (Invece) un corpo rettamente aveva acceso dentro il Verbo, (quindi) per aiuto a chi la rigettava una parola dentro portò. L'Unigenito di Dio era; di nascosto si versava. Il padre (lui) sarà portandosi nel primogenito al mondo. Il giusto sentì l'angelo.

Genesi 31,19 - Ed il cuore lo guidò dalla sposa che voleva trarre fuori. Da questa venne giù (come) prima ad abitare portandosi la fine dell'inganno. Nella testa/mente il nascosto rifiuto finì (essendo) uscita l'indicazione che nel corpo il Verbo era a vivere nella donna. Del corpo del Potente il padre sarebbe stato per il mondo.

Genesi 31,20 - Ed essendo l'inganno spazzato riversò in casa l'attenzione. Al potente Figlio, che usciva da primogenito dal corpo della matrice, avrebbe giovato. La sposa che era afflitta fu ad aiutare accompagnandola. Retto essendo, fuggì con Lei.

Genesi 31,21 - E furono ad andarsene fuori e, desiderando la sposa felice, l'accompagnò. E fu con obbedienza con la matrice a recarsi da dove stava. Degli ebrei, dell'Unico l'indicazione uscì da un angelo, che al monte si portassero (ove) stava il Nome (vicino a Tempio di Gerusalemme) onde venisse nella persona che era portata dalla gravida a rivelarsi l'Eterno. (Forse la casa dei parenti di Giuseppe vicino a Gerusalemme)

Genesi 31,22 - A portarsi fu la gloria del Potente per il Figlio che dentro si recava a vivere nel mondo. Dalla placenta alla luce fu. Così fu dentro il corpo in vita visto versarsi in una casa/famiglia.

Genesi 31,23 - Portatisi s'erano per obbedienza di nascosto. Vennero da parenti che s'erano portati a vedere. A vivervi si portarono, ma nello scendere il Verbo dell'Unico in una grotta fu portato per via. Per sette finiti giorni vi vissero.
(Indi) si portarono a stare con i congiunti (dei quali) vennero a portarsi alla casa (vicino) al monte ove si rivela l'Eterno. (C'è conferma della casa dei parenti e chiarisce perché la grotta e la casa)

Genesi 31,24 - E fu nella casa l'Unigenito di Dio ad entrare per stare con i viventi. Da Dio una potenza alla casa con angeli uscirono. Una luce viva fu sulla casa. Nel sogno di notte uscì. Che la perversità era ad iniziare fu detto a chi l'accompagnava, custodendoli nel cammino, una parola. L'angelo (ribelle), insinuato il male in un vivente, era in azione per abbattere la casa ove viveva il bene. Agire in torno (già) si vedeva.

Genesi 31,25 - E l'illuminazione rivelò che i figli venivano a spazzare per rovesciare la casa con forte oppressione onde la casa finire per abbattere con l'azione l'originario segno di splendore. E dalla casa uscirono con in testa il recato pensiero dall'angelo che aveva indicato. A rovesciare con azione vennero i parenti (dove) s'erano portati ad abitare. (Verso) le montagne uscirono per rivelazione dell'Eterno. (C'è conferma che gli innocenti uccisi erano parenti).

Genesi 31,26 - Ed essendo stato detto che un potente per la casa finire era ad agire rovesciandone dentro le vite, uscirono. Sentendo l'illuminazione, furono ai confini a portarsi per l'indicazione della profezia. Finito il potente, dentro alla famiglia/casa fu riportata l'indicazione che a guidare venissero il figlio dai confini dov'erano. Così dall'esilio furono a riportarsi tutti di nascosto, divenuto grande.

Genesi 31,27 - Perché guidasse la famiglia venne dal Potente al fuggito portato un segno; di camminare una profezia indicata fu: si recasse non (da dove) uscito. La felice indicazione del Potente fu portata da un tamerice che nascondeva la retta famiglia/casa. Alla luce dal vivere nascosti fuori si riportarono. Nella carne era a vivere in una famiglia/casa finalmente il Verbo e dentro la rettitudine abitava in un corpo.

Genesi 31,28 - Reca il rifiuto all'angelo (ribelle) nel cuore acceso; alla fine ad inviarlo sarà con la potente energia. Lo brucerà rovesciando dai cuori l'angelo che ha portato la potenza dentro. L'angelo (ribelle) a finire sarà dal tempo. Uscirà dal mondo lo stolto alla fine per azione della risurrezione che porterà.

Genesi 31,29 - Sarà la risurrezione la potenza di Dio che sarà d'aiuto. Sarà il serpente dall'azione bruciato. Porterà la fine dell'azione nei viventi la rettitudine. Nei viventi per il male recato maledetto fu, (perciò) il Padre sarà i viventi con la rettitudine dell'Unigenito a salvare. L'Unigenito, in cui vivrà nel corpo la divinità, sarà di rifiuto per l'essere ribelle. Risorgendo dei viventi il corpo la potenza della rettitudine nei viventi insinuerà, il cattivo che vi vive spazzerà. Rovescerà dentro i viventi l'amore che recato dentro agirà sbarrando il male.

Genesi 31,30 - Ed il tempo entrato nel mondo per il serpente si spengerà. La potenza della rettitudine lo finirà con bruciature. L'angelo (ribelle) la rettitudine farà perire. La facoltà del Verbo alla fine entrerà nei cuori riessendo in tutti del Padre a stare la rettitudine, perché chi la rubò, finito dalla divinità, uscito sarà.

Genesi 31,31 - Portata sarà in azione l'energia che a spazzare dal ventre porterà chi è dall'origine a vivere nei corpi. Il serpente nei cuori ucciso sarà. Lanciate gli verranno forti bruciature dall'Unigenito per cui l'essere ribelle finito sarà nelle persone. Alla fine, tratto fuori il serpente, riverranno figli riportati tutti, essendo la rettitudine in seno ai viventi riportata.

Genesi 31,32 - Si rivedranno vivere felici tutti. Nei viventi giù dall'Unigenito verrà la divinità ad entrare. La forza della rettitudine da rifiuto sarà al viver dell'angelo (ribelle) che scapperà battuto. Fratelli saranno per l'energia entrata della rettitudine nei corpi. Per la potenza della rettitudine i viventi usciranno risorti essendo portato a rovesciare chi l'ammalava, ardendo il serpente. I guai del cattivo spazzati, versati da dentro dalla rettitudine saranno dai corpi, (ove il serpente) chiuse la potenza nel giardino (dell'Eden) per abitare in tutti i viventi.

Genesi 31,33 - E saranno a casa di Dio da figli ad abitare. Lo splendore saranno a vedere. In seno li porterà dentro l'Unigenito ad entrare potenti. (Da dove) il rifiuto alla perversità da dentro l'Unigenito uscì con la potenza che risorgerà tutti saranno ad entrare. Dell'Unigenito la vita uscì in croce. Per un'asta che il serpente che con forza all'Unigenito recò fu a scendere dall'Unigenito la vita. Dall'Unigenito uscì per il serpente il rifiuto per la perversità che fu dentro del Padre. Uscì la potenza che nel corpo aveva racchiuso per il serpente.

Genesi 31,34 - E con il corpo trafitto lo rovesciarono nella tomba. Venne il Crocifisso guarito. Fu dalla morte risorto in vita. Dalla Madre in pianto con il corpo riuscì camminando. La parola portò che alla fine del settimo (giorno della creazione) potente sarà nel mondo tra i viventi a riportarsi; sarà a salvarli risorgendoli. Dal cuore l'energia dell'Unigenito crocifisso per tutti uscirà. Lo splendore porterà con la potente forza dell'origine.

Genesi 31,35 - A riportarsi il Crocifisso Unigenito i viventi vedranno dal potente Padre. Sarà ad entrare della divinità l'essenza nelle tombe. Nei corpi dentro in rovina l'energia ci risarà del Signore. Sarà con la rettitudine ad essere la potenza riportata dall'Unigenito, (quella) che desiderano tutti. La potenza rialzerà vive le persone che saranno così rette. Saranno le generazioni retti angeli per la risurrezione che ci sarà stata. I viventi per la potenza che sarà riportata saranno puri simili per potenza all'Unigenito. I viventi su dall'Unico verranno entrando nel Crocifisso nel corpo. Con il Verbo saranno a vivere.

Genesi 31,36 - E saranno a chiudersi nel corpo (lì ove) del serpente si vide rovesciare dentro l'asta. Saranno le moltitudini dentro il cuore ad abitargli; vi staranno i miseri, dall'oppressione in cui abitavano, portati a stare. All'origine, per l'essere ribelle, la cui potenza nei cuori con l'energia vitale entrò, il delitto fu nei viventi ad entrare con il peccare. Finiti saranno dalla rettitudine. Saranno per la potenza in aiuto versata dal Crocifisso fratelli nel corpo a stargli.

Genesi 31,37 - Così saranno i salvati risorti nel Crocifisso a venire tutti. Tutti saranno i viventi ad entrarvi vivi. Su verranno dalla piaga che dal serpente maligno dentro gli fu in croce. Retti per la risurrezione saranno i viventi, così entreranno nello splendore per aiuto dell'Unigenito. A vivervi sarà a condurre i fratelli, essendo stati alla rettitudine riportati. Sarà stato portato tra bruciature in prigione e dentro sarà l'angelo (ribelle) a bruciare tra lamenti recato.

Genesi 31,38 - Questi uscirà per l'agire della risurrezione dei corpi da dove era a vivere; bruciato l'angelo uscirà. Dall'Unigenito ucciso sarà nei popoli. Dell'Agnello in prigione il serpente sarà arso. Si vedrà questi stare in prigione. Lo brucerà la rettitudine che con potenza gli recherà e guai per il serpente saranno. Da pecora in prigione mangiato da tutti sarà. (Banchetto escatologico)

Genesi 31,39 - Nel cuore nel corpo del Verbo entreranno. Dal Potente per amore verranno a stare. Dio, essendo retti, incontreranno. Così saranno nell'Unico, per chiudersi nel cuore, inviati dal mondo i viventi. Saranno, per l'aiuto che ci sarà stato dal Crocifisso, dentro versati. Tra i luminosi angeli entreranno nel giardino ad abitare tutti. Saranno di giorno portati; rubati tutti saranno stati di notte dal mondo.

Genesi 31,40 - Dal mondo saranno a stare con il Crocifisso per l'esistenza. A casa saranno portate le centinaia tutte. Tra gli angeli saranno nell'assemblea le moltitudini portate. Le verserà con i corpi in grembo al Potente. Saranno dal Potente dal mondo portate tutte le generazioni. I risorti inviati dal Crocifisso gli saranno in seno a stare con gli angeli che ci sono.

Genesi 31,41 - Colpito nel mondo il serpente, spazzato dalla risurrezione dei corpi, saranno da salvati tra gli angeli ad entrare in casa ad abitare, essendo tutti retti. Dal servo Crocifisso saranno così dall'insidia che agiva, con un'azione liberati, bruciando l'angelo (ribelle) entrandogli in casa; risorti tutti saranno. Da dentro ad inviare il Crocifisso sarà la rettitudine che porterà la risurrezione, fuoco che brucerà l'angelo (ribelle) che sta nei viventi. A casa su dall'Unico tra gli angeli così porterà tutti. Nell'assemblea del Potente al Volto verranno a vivere. Alla luce dell'Agnello tutti staranno. Per azione della risurrezione dei corpi puri angeli saranno i viventi.

Genesi 31,42 - Li accompagnerà dal Potente per stare con Dio. Ad entrare saranno con il Padre, essendo stata della divinità ad entrare l'essenza. Nel Padre con i corpi entreranno i viventi portati dal Verbo. Dell'Uno saranno su nell'assemblea seduti. Per l'esistenza col Potente saranno così a stare dal tempo fuori. Con il corpo saranno seduti, vivi, risorti, potenti nell'assemblea. Tutti con gli angeli saranno a venire da miseri che erano. Li porterà all'Unico il Crocifisso dall'afflizione dov'erano per vedere da retti il Volto standovi con il corpo. Con l'Unigenito dal mondo in Dio entreranno per starvi a vivere e sarà riportato il vigore delle origini ai viventi con la risurrezione.

Genesi 31,43 - E sarà alla vista tra gli angeli il Potente dei figli e saranno l'Unico da vivi a vedere. Il Potente sarà visto dai seduti dentro entrare. Dentro con gli apostoli si porterà il Crocifisso che dentro dall'angelo fu in croce portato nel mondo. Dentro, con gli apostoli ci sarà la Madre, che da figlio fu a portarlo nel mondo. Su, l'Unigenito, volando tra gli angeli, fu a recare la sposa, la donna dal cui corpo venne il corpo da tenda dove sta Lui. Il Potente, il Figlio Crocifisso è ! Dalla Madre nel mondo da primogenito per operare entrò dal serpente maledetto. Nel mondo fu a portarsi a vivere in un corpo. Figlio fu nel mondo. L'energia nella Donna nel corpo fu col nascere a recare.

Genesi 31,44 - E nel tempo entrò in cammino nel mondo per la conclusa alleanza. L'Unigenito dall'angelo fu a portarsi. Venne per la perversità che c'è nel mondo per il serpente. Testimone dentro fu dell'opprimere che c'è e dentro ne fu ucciso.

Genesi 31,45 - E fu rovesciato in un tomba a stare con oppressione dentro. Una pietra portata fu. Nel corpo fu la vita a rientrare. Vivo si rialzò; a casa rientrò.

Genesi 31,46 - E fu nell'Unigenito la vita nel corpo ad essere in azione; gli si riversò dentro con potenza. L'originaria vita si riportò. La potenza a versargli nel cuore gli portò il Padre. Dagli apostoli che stavano con la Madre si riportò. Fu a versare l'annuncio che dal Padre inviata gli era stata la vita. E che era stato dall'azione risorto portò la rivelazione e fu a mangiare (con loro). Il risorto dai viventi s'innalzò; al mondo lo rivelarono.

Genesi 31,47 - E il Diletto da Dio si riportò, del Potente il Figlio era. Tra stranieri la risurrezione entrò. Per l'aiuto recato il Crocifisso desideravano, furono a sentire in seno la chiamata. Accompagnavano la rivelazione i testimoni.

Genesi 31,48 - E furono col dire del Potente il Figlio, al mondo lo rivelarono. Di Questi al mondo testimoni dentro erano gli apostoli, che si erano portati da casa, ove l'energia della rettitudine ad entrare era stata portata in seno. Nel cammino la purezza ai corpi dei peccatori recano rivelando l'Eterno.

Genesi 31,49 - Ed ad uscire da vedetta dell'Unigenito, luce da vedere per i viventi, irrigazione che scende della parola del Signore nel mondo dentro sono gli apostoli che si sono portati da casa per essere inviati. Onesti, così sono da vessillo del Crocifisso per gli uomini. I viventi a pascolare si portano.

Genesi 31,50 - Dell'Unico gli uomini sentono dagli apostoli che nel mondo venne il Figlio, che crocifisso fu, e che dell'Unico per gli uomini versò la grazia in dono. Il male operare, che dentro per l'angelo (ribelle) in tutti c'è stato, annulla negli uomini (in quanto) agisce nei viventi l'energia che portano. Si vede che al maledetto, che s'è in seno insinuato opprimendo, è recata dentro la forza per ucciderlo.

Genesi 31,51 - E fu per l'Unigenito a vivere un corpo/popolo potente in cui abita la rettitudine che il serpente spazza dal seno. Gli apostoli, usciti per il mondo a rivelarlo, colpiscono la perversità dell'angelo (ribelle) apertamente. Esce viva giù la parola per il mondo dell'Unigenito, che risorto nel corpo fu (quando) il corpo fu in croce a stare per me e per te.

Genesi 31,52 - La testimonianza che esce con la rivelazione di questi nel mondo reca ad agire d'aiuto. Il mondo esce dall'oppressione. Dentro entra dell'Unigenito la vita. Iniziò per gli apostoli ad esistere il rifiuto dell'Unico in azione dentro il corpo/popolo per il maledetto che è afflitto dal Crocifisso di cui esce la rilevazione che lo colpisce. Da Lui vivo venne (infatti) il rifiuto in croce. Tra gli ebrei Dio fu a venire a rivelare di questi la perversità. All'origine nei viventi entrò l'oppressione dentro il mondo entrandovi questi. Venne dal serpente il male nel mondo.

Genesi 31,53 - Maledetto fu dall'Unico. Dentro il corpo entrò dei viventi portandovi la maledizione. Li oppresse, nelle tombe portò i corpi. Fu da giudice a portargli a stare in casa il Figlio che gli recò la maledizione che ad uscire fu dal Padre. Fu al mondo tra i viventi a stare nel settimo (giorno) ove fu ad agire da maledizione. La punizione del Padre fu a recargli. Fu giù di nascosto a versarsi.

Genesi 31,54 - A portarsi in sacrificio fu. Di oppressione fu preda. Da dentro il ventre su un monte a recare fu a versare dal corpo la divinità per i fratelli. Fu a recare da rifiuto la sposa al serpente che nel mondo con la parola il veleno gli recasse. Fu l'Unigenito nella sposa a recare il vigore della vita onde fosse la potenza a stare nei frutti che partoriva.

DECRIPTAZIONI: SOGNI IN CUI PARLA UN ANGELO?
Quanto ottenuto è una pagina sul Messia.
Questa decriptazione, a tutti gli effetti, e un sogno ottenuto da sveglio.
Prima d'iniziarla non potevo sapere cosa avrebbe portato e di fatto non è opera mia, ma il prodotto di quel testo con delle regole.
Nasce dalle Sacre Scritture con una lettura delle singole lettere e quindi è una realtà nascosta ed entra in un pensiero che non può essere escluso dalla tradizione ebraica detta Qabbalah.
Perciò e simile ad un sogno; esiste e non esiste.
Per me esiste, perché mi ha reso evidenti e nitidi pensieri che nascono da impressioni diffuse nei Vangeli.
A tale riguardo faccio notare come dal versetto 13 al 27 la decriptazione fornisce un vero e proprio proto-vangelo dell'infanzia di Gesù.
Ci informa con un discorso continuo di questi fatti:
  • 13 - È stata scelta la famiglia di un uomo retto... San Giuseppe.
  • 16 - A quella che sarà la Madre vi fu l'annuncio ed ella dette il proprio si.
  • 17 - La Madre restò incinta del figlio primogenito, il Verbo.
  • 18 - Il marito si rende conto, sospetta l'azione di un insidiatore, ma gli viene fatto un annuncio da parte di un angelo: era opera di Dio.
  • 19 - Si fermò dal cacciarla ed abitò con lei, ed accettò d'essere padre.
  • 20 - Avrebbe aiutato madre e figlio.
  • 21 - Vennero verso Gerusalemme con lei gravida alla casa di parenti di Giuseppe vicino a Gerusalemme.
  • 22 - Qui avverrà la nascita.
  • 23 - Si portavano dai parenti, ma il parto fu precipitoso e si ritirarono in una grotta ove stettero 7 giorni, poi si portarono alla casa dei parenti sotto il monte vicino a Gerusalemme.
  • 24 - Un angelo avverte di un pericolo incombente.
  • 25 - Qualcuno voleva uccidere i figli della loro famiglia che li ospitava e verso le montagne uscirono per rivelazione dell'Eterno. C'è conferma che gli innocenti uccisi erano parenti.
  • 26 - Aveva agito un potente, l'Erode dei Vangeli, per una illuminazione, si portarono oltre i confini. Finito il potente, dentro alla famiglia/casa fu riportata l'indicazione che a guidare venissero il figlio dai confini dov'erano. Così dall'esilio furono a riportarsi tutti di nascosto, divenuto grande.
  • 27 - L'indicazione di un angelo lo consigliò di recarsi lontano da dove uscito, cioè lontani da Gerusalemme.
Faccio poi anche notare che nella decriptazione di questo versetto 27 si parla di un albero di tamerice "La felice indicazione del Potente fu portata da un tamerice che nascondeva la retta famiglia-casa" e a mio parere è da ricordare i versetti "Abramo piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome del Signore, Dio dell'eternità. E fu forestiero nel paese dei Filistei per molto tempo." (Genesi 21,33s) e quel tamerice era segno dell'ombra che li proteggeva "il nome del Signore, Dio dell'eternità."

Perciò potrei concludere in due modi:
  • che le decriptazioni sono sogni in cui mi parla un angelo e oggi 26.12.2010 è la festa della Santa Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria;
  • che ho trovato una chiave che spiega un'altra faccia delle Sacre Scritture e fa comprendere come queste s'accrescono alimentandosi dal proprio interno.
Per quanto mi riguarda troppo stuzzicante è la questione e mi stanno bene entrambi le idee, comunque, resto in continua tensione aspettandomi di trovare col mio scrutare sempre nuovi aspetti tanto più che ciò fa rimanere aderenti alla "Parola".

Il gioco in sé è affascinante, premia con personali soddisfazioni, fa vivere all'ombra delle Scritture e "Un albero buono non può produrre frutti cattivi". (Matteo 7,18).

a.contipuorger@gmail.com

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