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RICERCHE DI VERITÀ...

 
INVESTIGHIAMO SUL PECCATO ORIGINALE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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NON NASCONDERMI IL TUO VOLTO
"Non nascondermi il tuo volto" "'al" o "l'o" "tasetter" "panoeik" è espressione che si trova più volte e sintetizza una esperienza che ogni uomo ha purtroppo avuto.
Questi sono i Salmi in cui c'è tale espressione:

  • 27,9 "Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza."
  • 102,3 "Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi."
  • 143,6-7 "...viene meno il mio spirito. Rispondimi presto, Signore, viene meno il mio spirito. Non nascondermi il tuo volto, perché non sia come chi scende nella fossa."
Le parole del Salmo 13,2-3 suggeriscono un perché: "Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni momento? Fino a quando su di me trionferà il nemico?".
L'uomo di questi Salmi ha preso atto che la propria situazione esistenziale è quella di chi deve subire l'azione di un nemico ed è cosciente che se Dio, l'Onnipotente smette di rivolgergli attenzione, distogliendo lo sguardo, è perduto.
Il Salmo 104,29-30, infatti, propone questa realtà: "Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra."
L'ultimo di questi versetti ricorda che quando furono creati, quando ricevettero il respiro - l'anima, erano sicuramente faccia a faccia con l'Onnipotente che soffiò il suo Spirito ed in quel momento nulla di negativo li avrebbe potuti cogliere.
Questa situazione è tale che pone l'uomo in pericolo di malattia e di morte, infatti, ricorda il fedele che è come un condannato a morte dall'infanzia:
  • Salmo 30,8-10 "Nella tua bontà, o Signore, mi hai posto su un monte sicuro; ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato. A te grido, Signore, chiedo aiuto al mio Dio. Quale vantaggio dalla mia morte, dalla mia discesa nella tomba? Ti potrà forse lodare la polvere e proclamare la tua fedeltà?"
  • Salmo 44,25-27 "Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia."
  • Salmo 88,15-16 "Perché, Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto? Sono infelice e morente dall'infanzia, sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori."
Cosa è questa condanna a morte dall'infanzia?
Non è forse il riferimento ad una causa indipendente dal proprio volere e potere perché coglie indipendentemente dai propri personali errori?
Ulteriore conferma di un peccato originale!
In modo ineluttabile tutto ciò ci porta ad un momento felice, quando a Adamo nel Paradiso terrestre parlava con Dio faccia a faccia.
Bastò che Dio non si facesse vedere per un istante che arrivò un nemico... e l'uomo rimase intrappolato in una storia d'oppressione.

Il volto di Dio è come la luce del giorno che mette in fuga le tenebre.
Nessuna forza negativa può esistere, ogni magia nera e divinazione fallisce.
Il buio, infatti, esiste solo quando la luce è nascosta, e si può così concludere che il male è assenza di bene.
Ecco perché certi poteri vengono bene esaltati dalla notte.
Quando questa luce è nascosta nasce l'illusione che possano esistere poteri indipendenti da Lui che è l'Onnipotente "El Shaddai"; accade allora che il nulla, i falsi dèi, il negativo, fanno credere all'uomo di avere importanza nella sua vita, ma quando Dio rivela all'uomo la Sua luce in tutta la Sua gloria, parlo di Cristo risorto, il nulla, smascherato, scompare.
Ogni illusione nata per il nascondimento della Sua luce, sarà fugata, Lui è il "serpente di rame", il "nachash nachashet" , colui che "dell'incantatore l'incanto finisce ".
Per contro è evidente che chi s'allontana dalla santità di Dio offre la propria anima al potere delle tenebre, quindi alle forza del male.
Espressione evidente di queste forze è la magia, il cercare di gestire la propria vita senza Dio, ma ambendo però a potenze che non sono proprie della creatura.

Tutto ciò ci riporta al racconto della nostra formazione.
L'uomo, l'ultima creatura della creazione, secondo il libro della Genesi è un essere complesso, perché Dio ha avuto una specifica cura nel formarlo: "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito ( nishmat) di vita e l'uomo divenne un essere ( nefoesh) vivente." (Genesi 2,7)
È questo l'unico versetto della Bibbia su una creature speciale di Dio, l'uomo, l'unico essere per cui vi sono le due espressioni "nishmat" e "nefoesh" per definirne l'anima, accompagnate da un "soffiò nelle sue narici".
Guardiamo meglio le lettere di "soffiò nelle sue narici" "jppak be'appoeju".


   
Le lettere ebraiche di quelle parole mettono in evidenza quanto figurativamente ci si attende, cioè il volto di Dio che si rivolge al volto dell'uomo ed evidentemente emette un soffio, un vento, il "ruach" , il suo Spirito.

Come nella descrizione della creazione v'è:
  • un'acqua di sotto, quella della terra, e un'acqua di sopra, dei cieli spirituali;
  • c'era lo Spirito di Dio che aleggiava sulle acque, del pari nell'uomo, mondo in creazione, esistono due livelli di respiri, il soffio di sotto nella sua terra, cioè nel suo corpo, il respiro, il "nefoesh", che manifesta fisicamente che è vivo, ed è questa stessa espressione di un'anima che con le proprie peculiarità hanno anche gli animali;
  • lo spirito proprio dell'uomo il "ruach" che lo caratterizza in quel momento della sua vita, il respiro, formatosi in relazione al tragitto storico percorso, genitori, famiglia, educazione, studi, compagnie, e di come ha accettato il continuo apporto spirituale messogli a disposizione;
  • a differenza d'ogni creatura vivente ha uno specifico dono che Dio "soffiò nelle sue narici", quel alito di vita che è il "nishmat", il conio divino, il soffio vitale.
Proseguendo nel paragone proposto dal versetto "Lampada del Signore è lo spirito dell'uomo: essa scruta dentro, fin nell'intimo" (Proverbi 20,27) i sapienti ebrei lo completano proponendo il "Nefesh" come lo stoppino, il "Ruach" come l'olio e la "Nishamah" come la fiamma della lampada.
Se lo spirito dell'uomo diviene scuro perché considera non esistere la luce del Signore tutto l'uomo sarà nelle tenebre.
Di ciò v'è traccia nei Vangeli in:
  • Matteo 6,22-24 "La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona".
  • Luca 11,34-36 "La lucerna del tuo corpo è l'occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se il tuo corpo è tutto luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore".
La "Noefoesh" è la parte inferiore del livello spirituale e può svilupparsi per la crescita dello spirito "ruach" dalle "funzioni animali" "Nefesh Behamit", l'anima "animalesca che riguarda la vitalità del corpo, alla "Nefesh Ha'sichlì", l'anima intellettuale la psicologia, l'intelletto, la consapevolezza dell'esistenza la nascita qualità sociali e infine della presa d'atto della presenza divina "Nefesh E-lokit", l'anima divina e si può si santificare fino al livello di "Nefesh haChayyah", anima del vivente.
"Ruach" è la sembianza personale di come appare nel corpo la persona in vita, il greco "pnéuma" ed in latino "spiritus", consiste nelle virtù morali e nella capacità di distinguere il bene dal male, del rapportarsi con gli altri, analogo alla psiche o all'ego, riguarda principalmente le emozioni e si modifica con lo studio e la messa in pratica della Torah.
"Nishamah" o "nishamat" è l'anima superiore che distingue l'uomo da tutte le altre creature e gli consente una maggiore consapevolezza dell'esistenza e presenza divina, quasi un biglietto di ritorno ed un passaporto per poter godere dell'aldilà.
Nel folklore ebraico si ritiene che il "Noefoesh" risieda nel fegato, in ebraico "kaved, Ruach" nel cuore, "lev", e "Nishmah" nel cervello, "moach" onde si ha l'acronimo "melek" che significa "il re" e ogni uomo grazie al proprio livello spirituale raggiunto può regnare in modo diverso sulle realtà che tendono a condizionarlo.

Colgo l'occasione per alcune notazioni sulla nomenclatura nell'ebraismo delle parti del corpo umano molte delle quali sono collegate a sentimenti o comunque a concetti non corporei.
Tutta la parte interna del corpo, del tronco, gli organi interni, le interiora, sono sono il "qoeroeb" , in cui si distinguono cuore, intestini, fegato, bile, reni.
Il seno, gli intestini, le viscere, il ventre sono il "me'im" e alcune volte anche "bèten" .

I genitali esterni le "vergogne" "mabushìm" (Deuteronomio 25,11) sono i "raglàym", duale di "règhel" , che significa anche "piede", "gamba", "zampa".
Il membro virile è detto "yàd" che significa anche "mano"; si trova in Isaia 57,10, ma nella traduzione in genere non è evidenziato.
In Genesi 46,26, Esodo 1,5 e Giudici 8,30 l'apparato riproduttore è detto "yàrech" , che significa anche "lombi", "anca", "femore".

Il fegato, "kabèd" , "il pesante", ha tale nome per il suo peso che nel uomo adulto è di circa 1,5 kg.
Nelle Sacre Scritture ebraiche è riportato 14 volte, ma per 13 è riferito ad animali e all'uomo solo in Lamentazioni 2,11.
Tale organo è ricordato come oggetto di divinazione da parte dei re babilonesi, infatti, vari modelli di fegati sono stati ritrovati nel palazzo di Mari.
Quel comportamento dei re di Babilonia è ricordato dal profeta Ezechiele quando dice al versetto 21,26 "Infatti il re di Babilonia è fermo al bivio, all'inizio delle due strade, per interrogare le sorti: agita le frecce, interroga gli dèi domestici, osserva il fegato."
Il fegato dà passaggio al flusso biliare e la vescica biliare e la bile sono ricordati nel libro di Giobbe 16,13 e 20,14-25.
Di reni o rognoni, ritenuti sede dei sentimenti, delle emozioni e della coscienza morale - infatti, Dio è colui che scruta i reni e il cuore sede dei pensieri (Salmo 7,10 e 26,2; Geremia 11,20; 17,10 e 20,12) ossia indaga la mente e la coscienza umana - si parla solo al plurale, menzionati nella Bibbia 31 volte, di cui 18 per offerte come parte d'animali e 13 come parti del corpo umano.
Sono una parte importante questi i "kelayòt" .
In questo senso sono dove di ogni cosa si è a portare memoria/segno ; all'interno della parola si trovano, infatti le lettere di "tutto" .
Peraltro ci sono anche le lettere di "maligno" che il tutto vuole essere, mentre è il nulla.
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