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INVESTIGHIAMO SUL PECCATO ORIGINALE
di Alessandro Conti Puorger

Propedeutico a questo articolo è "Da maledizione a benedizione - da superstizione a fede" in "Vangeli e Protovangeli"

PROFETISMO
Il profetismo è una manifestazione religiosa che ha coinvolto in vari modi un po' tutti i popoli e le nazioni del mondo conosciuto nell'arco di tempo che la storia riesce a scrutare.
I re ed i potenti si rivolgevano a maghi, indovini e profeti le cui precipue qualità sfumavano con quelle degli altri per cercare d'ottenere pronostici sugli eventi che riguardavano loro e i loro popoli onde avere assicurazioni che il dio che interpellavano era propenso o meno in una specifica situazione.
Il cercare responsi sul futuro è ancora oggi un campo praticato nonostante la ritenuta maturità acquisita dall'umanità.

Il "profeta" nella Bibbia, il "nebi'a" è colui che parla incaricato da Dio per rivelare verità o volontà divine.
I significati grafici delle lettere ebraiche secondo "Parlano le lettere" ci dicono:
  • inviato in cui dentro c'è l'Unico ;
  • l'energia dentro c'è dell'Unico .
Rivelatore del vero profeta è la verità, cioè il compiersi di ciò che dice.
Il falso profeta è chi non dice la verità.
Il padre di tutti i falsi profeti, quindi, è il demonio.

I profeti biblici si distinguono nettamente da sciamani, santoni, dervisci, guru e simili degli altri popoli, perché rispetto a tutti questi non hanno nulla d'esaltato.
I divinatori in genere, maghi e astrologi babilonesi, invece, conseguivano il loro stato di falsa estasi divinatoria con musica, danze, grida ed eccitanti, così potevano anche venire posseduti, come i "mantis" greci tipo Cassandra, Tiresia o Pitia, da una diversa personalità, onde si riteneva parlassero con la divinità.
Babilonia, infatti, era piena di maghi e di astrologi che pronunciavano pronostici su qualsiasi cosa e per qualsiasi tempo come ricorda il profeta Isaia: "Ti sei stancata dei tuoi molti consiglieri: si presentino e ti salvino gli astrologi che osservano le stelle, i quali ogni mese ti pronosticano che cosa ti capiterà. Ecco, essi sono come stoppia, il fuoco li consuma; non salveranno se stessi dal potere delle fiamme. Non ci sarà bracia per scaldarsi, né fuoco dinanzi al quale sedersi. Così sono diventati per te i tuoi maghi, con i quali ti sei affaticata fin dalla giovinezza." (Isaia 47,13-15)
Per contro in genere i profeti biblici sono investiti improvvisamente dallo spirito senza preparazione e parlano da inviati coscientemente in nome di Dio.
Il richiamo di base dei profeti biblici poi è l'invito alla giustizia e al cambiamento della vita col richiamo ad evitare la falsità, cioè comportamenti che vengono considerati indotti dal maligno, padre della menzogna.
Nei popoli vicini i profeti, spesso, erano dei medium in trance, cioè la divinità o l'imbroglio s'esprimeva senza la consapevolezza della persona o questa faceva finta di ciò.
Che il profetismo ebraico fosse esercitato senza esaltazione psichica è chiaro se si considera quale esempio il caso di Debora che nel contempo era giudice, quindi con riconosciuta autorità e con comportamenti pragmatici: "...era giudice d'Israele una profetessa, Debora, moglie di Lappidot. Essa sedeva sotto la palma di Debora, tra Rama e Betel, sulle montagne di Efraim, e gli Israeliti venivano a lei per le vertenze giudiziarie." (Giudici 4,4-5)
I profeti dell'Antico Testamento, inoltre, non erano nemmeno dispensatori d'oracoli ambulanti che profetizzavano ai singoli il futuro vivendo di "elemosina" come facevano indovini o maghi dei gentili.
Il sacerdote ebraico, il kohen, poi, era anche un poco profeta in quanto, oltre che a sacrifici e a processioni, provvedeva anche alla divinazione in caso di ritenuta necessità.
Alcuni profeti erano pure anacoreti e portavano un mantello di pelo (1Re 19,13; 2Re 1,8; Zaccaria 13,4) come Elia, Eliseo, Giovanni Battista.
I profeti pagani, sopratutto i cananei, praticavano danze frenetiche con la "saltatio claudicans", "il saltellare zoppicando" dei profeti di Baal, come ricordato al popolo ironicamente ed in modo sarcastico da Elia "Fino a quando zoppicherete con i due piedi? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!" (1Re 18,21)
Alcune volte i profeti biblici cadevano in una estasi comportamentale particolare senza preavviso, come:
  • i settanta anziani in Numeri 11,25;
  • Sansone in Giudici 14,6.
Di comportamenti del genere costituiti da spontanei esaltazioni si legge in 1Samuele 10,5-6 quando Samuele avverte Saul che il Signore lo investirà: "Giungerai poi a Gàbaa di Dio, dove c'è una guarnigione di Filistei e mentre entrerai in città incontrerai un gruppo di profeti che scenderanno dall'altura preceduti da arpe, timpani, flauti e cetre, in atto di fare i profeti. Lo spirito del Signore investirà anche te e ti metterai a fare il profeta insieme con loro e sarai trasformato in un altro uomo."
Così pure accade a messaggeri di Saul in 1Samuele 19,20-24.
Occorre però discernimento, perché lo stesso comportamento esteriore poteva esserci con possessioni diaboliche come nel caso descritto in 1Samuele 18,10 "Il giorno dopo, un cattivo spirito di Dio irruppe su Saul, il quale si mise a fare il profeta in casa".
Quel Dio, in effetti, è il plurale "'elohim", termine usato anche per i falsi dèi (Genesi 35,2; Esodo 12,12; 20,3), e nel caso specifico anche per lo spirito maligno il che conferma comunque una provenienza non solo umana.
Così pure accade a messaggeri di Saul in 1Samuele 19,20-23 ove il testo al versetto 24 osserva: "Anch'egli si tolse gli abiti e continuò a fare il profeta davanti a Samuele; poi crollò e restò nudo tutto quel giorno e tutta la notte. Da qui è venuto il detto: Anche Saul è tra i profeti?"
Questo "comportarsi da profeta" poteva quindi essere causato anche da uno spirito malvagio e dal momento di quella invasione iniziò il processo degli errori di Saul che lo portò alla fine.
Fenomeni, invece, d'estasi mistica interiore sono segnalati solo per Daniele ed Ezechiele.

Celebre è il profeta non-Israelita Balaam o "Bil'am figlio di Beor" di Petor sul fiume l'Eufrate, "paese dei figli di Amau", uomo stregato.
Nella letteratura rabbinica Balaam è uno dei 7 profeti gentili assieme a suo padre Beor, a Giobbe e a 4 amici.
Balaam aveva tra i non Ebrei una posizione come quella di Mosè, perché da semplice interprete di sogni passò a mago, poi lo spirito della profezia discese su di lui. (Midrash Numeri Rabbah 20)
Balaam però era un profeta che agiva su compenso e riceveva un salario, nella fattispecie da Balak re di Moab (Numeri 22,7) che voleva maledicesse Israele.
Nel Nuovo Testamento Balaam, infatti, è ricordato come esempio di falso profeta mosso da cupidigia e avarizia:
  • Giuda 1,11 "Guai a loro! Perché si sono messi sulla strada di Caino e, per guadagno, si sono lasciati andare alle seduzioni di Balaam e si sono perduti nella ribellione di Core."
  • 2Pietro 2,15-16 "Abbandonata la retta via, si sono smarriti seguendo la via di Balaam figlio di Bosor, al quale piacevano ingiusti guadagni, ma per la sua malvagità fu punito: un'asina, sebbene muta, parlando con voce umana si oppose alla follia del profeta."
asina di Balaam Balaam ha una asina più intelligente di Balaam stesso, il che fa comprendere che l'uomo è come un animale se non fosse investito dalla Spirito di Dio.
L'asina che Balaam cavalcava mentre andava per maledire Israele, infatti, si fermò davanti ad un angelo del Signore e l'ascoltò, indi, parlando, indusse Balaam a fermarsi per ascoltare di non maledire Israele.
Oltre al serpente nell'Eden, se mai fu un serpente, questa asina è l'unico altro caso di animale parlante presente nell'Antico Testamento.
Ciò conferma l'opinione che può verificarsi possessione diabolica anche di animali; si pensi, infatti, ai porci invasi dalla "legione" diabolica di cui è detto in Marco 5.
Come riporta Numeri 23 e 24 fu così che Balaam, su incarico diretto del Signore, anziché maledire, benedì Israele.
Eppure Balaam ha un nome profetico, perché il radicale è di "di andare in rovina", quindi doveva mandare in rovina qualcuno!
Dagli oracoli di Balaam si conclude che il Signore Dio:
  • guarda Israele in modo speciale, "Come maledirò quel che Dio non ha maledetto?" (Numeri 23,8);
  • non vuole che Israele sia maledetto;
  • protegge Israele, infatti, ha con lui un intimo rapporto;
  • donerà a Israele la terra e questo vincerà le battaglie;
  • lo conserva diverso da tutte le nazioni della terra: "ecco un popolo che dimora in disparte e tra le nazioni non si annovera." (Numeri 23,9)
  • lo benedice, infatti, il profeta dice, "Ecco, di benedire ho ricevuto il comando: egli ha benedetto, e non mi metterò contro." (Numeri 23,20)
  • nella visione profetica vede che "...non scorge colpa in Giacobbe, non ha veduto torto in Israele. Il Signore, suo Dio, è con lui e in lui risuona un'acclamazione per il re." (Numeri 23,21)
Tramite Israele il Signore prepara perciò salvezza dal maledetto delle origini e un popolo nuovo e diverso che non sarà della stirpe maledetta del serpente primigenio, da cui, secondo il cristianesimo verrà la donna che sarà causa di rovina per il serpente con il suo Figlio maschio.

È importante, infatti, considerare il versetto Numeri 23,23 "Perché non vi è sortilegio contro Giacobbe e non vi è magia contro Israele..." come a dire più chiaramente per Israele non servono "sortilegio " e "magia ", perché viene avvisato dal Signore stesso al tempo opportuno, infatti "...a suo tempo viene detto a Giacobbe e a Israele che cosa opera Dio."
"Chi ti benedice sia benedetto e chi ti maledice sia maledetto!" (Numeri 24,9b)

Tutto ciò è e da tenere presente nella voluta sequenza:
  • con Israele non vale nessuna divinazione e magia;
  • per Israele non v'è nessuna maledizione;
  • per Israele non vi sarà colpa.
Come leggere tutto ciò se non come profezia e promessa che da quel popolo verrà chi procurerà la salvezza da quella malattia "genetica" del peccato originale, infatti, in lui "Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele." (Numeri 24,17)

Gesù, vero uomo e vero Dio, inviato dal Padre, è un vero profeta e così si propone nel discorso in Giovanni 8,43-45: "Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità."

Certo è che nel giardino dell'Eden quando il "serpente" parlò alla donna iniziò con una domanda subdola che suggeriva una non verità "È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?" (Genesi 3,1b)
Poi alla replica, illuse con un'altra affermazione che si rivelò menzogna: "Non morirete affatto!" (Genesi 3,4)
Ecco che così che quel "nachash" contemporaneamente fu menzognero e omicida, perché di fatto indusse all'errore e così Adamo con la sua discendenza fu soggetto alla morte, poi indusse al primo fratricidio - Caino uccise Abele - indi alla catena di fratricidi che, oramai detti omicidi, divenne infinita.
Tutto fu causato da una primitiva menzogna, perciò Gesù lo definisce "il falso", "menzognero e padre della menzogna".
Ora, menzogna, menzognero, falso sono termini che in ebraico si sintetizzano in "shoeqoer", parola dal radicale di "mentire, ingannare, portarsi slealmente, frodare".
Se si tiene conto che il radicale è di "dare a bere, abbeverare", è evidente che è un "dare a bere () alla mente/testa ".
Al riguardo si può ancora aggiungere che un modo per dire freddo in ebraico è "qor" onde considerando che la "Sh" è la lettera del fuoco le lettere ebraiche di "shoeqoer" dicono nel contempo "fuoco - freddo " che appunto è un palese falso, perché quei due termini sono antitetici.

Nella Torah si trova che questo radicale si presenta 7 volte e precisamente:

Esodo
  • 5,9 Sta parlando il faraone, figura incarnata del serpente primigenio: "Pesi dunque il lavoro su questi uomini e vi si trovino impegnati; non diano retta a parole false!" il che è emblematico, come il serpente di Genesi 3 in pratica dice che il Signore ha detto il falso "Non morirete affatto!" il faraone accusa di falsità Mosè e il Signore che gli ha parlato.
  • 20,16 "Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo."
  • 23,7 "Ti terrai lontano da parola menzognera."
Levitico
  • 5,22 e 5,24 contro chi giura il falso.
  • 19,12 "Non giurerete il falso servendovi del mio nome; perché profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore."
Deuteronomio
  • 19,18 "Qualora un testimonio iniquo si alzi contro qualcuno per accusarlo di ribellione, i due uomini fra i quali ha luogo la causa compariranno davanti al Signore, davanti ai sacerdoti e ai giudici in carica in quei giorni. I giudici indagheranno con diligenza e, se quel testimonio risulta falso perché ha deposto il falso contro il suo fratello, farete a lui quello che egli aveva pensato di fare al suo fratello. Così estirperai il male di mezzo a te. Gli altri lo verranno a sapere e ne avranno paura e non commetteranno più in mezzo a te una tale azione malvagia. Il tuo occhio non avrà compassione: vita per vita, occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, piede per piede."
È la falsità, quindi, che come reazione comporta la legge dell'occhio per occhio dente per dente.

LE DUE VIE
Nella Torah la magia è il presunto potere di agire come Dio, "diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male", disse il "nachash" l'incantatore - tentatore e la prima attività che viene attribuita a Dio è il creare con la parola.
Questi, nel creare, benedì ciò che creava, ma nel sesto giorno, prima del riposarsi del settimo giorno, introdusse nel creato anche una maledizione per il "nachash".
Chi vuole scimmiottare Dio, quindi, ritiene così d'avere a disposizione due atti che si collegano al soggetto divino: la maledizione "berakah" e la maledizione "qelalah".
Seguiamo allora nella Torah il pensiero della benedizione e poi quello della maledizione.

In Genesi Dio benedì:
  • nel 5° giorno in 1,22 i mostri marini, i rettili e gli uccelli, eppure secondo una traduzione possibile il "nachesh" è serpente e quindi un rettile, perché riceve poi una maledizione? Forse allora la maledizione non è per il serpente, ma per il "divinatore", l'incantatore", la magia, il volere essere come Dio;
  • nel 6° giorno in 1,28 Adamo, la prima coppia e lo ricorda in 5,2 "maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini quando furono creati";
  • il 7° giorno in 2,3;
  • Noè e i suoi figli in 9,1;
  • Abramo in 12,2 "Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra";
  • Sara e la sua discendenza in 17,16;
  • Ismaele in 17,20;
  • Abramo di nuovo in occasione del sacrificio d'Isacco 22,17 "io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici";
  • Isacco in 25,11 in 26,3 e in 26,24;
  • Giacobbe in 35,9;
  • la casa dell'egiziano Potifar che aveva ospitato generosamente Giuseppe.
È poi da ricordare la benedizione ad Abramo da parte di Melkisedeq, arcano sacerdote del Dio Altissimo in 14,19.
Non è da dimenticare poi tutta la diatriba tra Esaù e Giacobbe per ricevere la benedizione del padre Isacco alla quale viene annessa importanza vitale per il proprio futuro.
Giacobbe poi prima di morire benedice le 12 tribù e sono in particolare da ricordare queste parole: "Per il Dio di tuo padre - egli ti aiuti! e per il Dio onnipotente - egli ti benedica! Con benedizioni del cielo dall'alto, benedizioni dell'abisso nel profondo, benedizioni delle mammelle e del grembo. Le benedizioni di tuo padre sono superiori alle benedizioni dei monti antichi, alle attrattive dei colli eterni." (Genesi 49,25s)
Si comprende come la magia di cui parlano i testi antichi, dalla Torah e i "midrash" relativi, sono strettamente legati alla "berakhà", benedizione, e al suo negativo la maledizione che nell'immaginario sono diventati atti magici.

Nel libro dell'Esodo Dio in 20,24 assicura che farà comprendere dove vorrà essere adorato e da lì benedirà chi l'adora.

Nei libri dei Numeri e del Levitico non viene detto di esplicite benedizioni proferite direttamente da Dio, mentre, come già evidenziato, vi è in Numeri l'episodio del profeta straniero Baalam che chiamato dal re di Moab per maledire Israele lo benedì, perché in 22,12 "Dio disse a Balaam: Tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché esso è benedetto".

Nel Deuteronomio si parla nettamente di due vie:
  • 11,26-28 "Vedete, io pongo oggi davanti a voi una benedizione e una maledizione: la benedizione, se obbedite ai comandi del Signore vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non obbedite ai comandi del Signore vostro Dio e se vi allontanate dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete conosciuti."
  • in tutto il capitolo 28.
  • 30,1-2 "Quando tutte queste cose che io ti ho poste dinanzi, la benedizione e la maledizione, si saranno realizzate su di te e tu le richiamerai alla tua mente in mezzo a tutte le nazioni, dove il Signore tuo Dio ti avrà scacciato, se ti convertirai al Signore tuo Dio e obbedirai alla sua voce, tu e i tuoi figli, con tutto il cuore e con tutta l'anima, secondo quanto oggi ti comando, allora il Signore tuo Dio farà tornare i tuoi deportati, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo da tutti i popoli, in mezzo ai quali il Signore tuo Dio ti aveva disperso."
Come abbiamo fatto per la benedizione, vediamo se e chi nella Bibbia Dio avrebbe maledetto:

Libro della Genesi:
  • il tradotto con serpente in 3,14 "Allora il Signore Dio disse al serpente: Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto più di tutto il bestiame e più di tutte le bestie selvatiche; sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita."
  • la terra "'adamah" in 3,17 "...maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita."
  • Caino dopo che uccise Abele in 4,11 "Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello."
  • chi maledirà Abramo come visto in 12,2.
Deuteronomio 12 volte nel capitolo 27:
  • 27,15 "Maledetto l'uomo che fa un'immagine scolpita o di metallo fuso, abominio per il Signore, lavoro di mano d'artefice, e la pone in luogo occulto! Tutto il popolo risponderà e dirà: Amen."
  • 27,16 "Maledetto chi maltratta il padre e la madre! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,17 "Maledetto chi sposta i confini del suo prossimo! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,18 "Maledetto chi fa smarrire il cammino al cieco! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,19 "Maledetto chi lede il diritto del forestiero, dell'orfano e della vedova! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,20 "Maledetto chi si unisce con la moglie del padre, perché solleva il lembo del mantello del padre! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,21 "Maledetto chi si unisce con qualsiasi bestia! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,22 "Maledetto chi si unisce con la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,23 "Maledetto chi si unisce con la suocera! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,24 "Maledetto chi uccide il suo prossimo in segreto! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,25 "Maledetto chi accetta un regalo per condannare a morte un innocente! Tutto il popolo dirà: Amen."
  • 27,26 "Maledetto chi non mantiene in vigore le parole di questa legge, per metterla in pratica! Tutto il popolo dirà: Amen."
POTERE NEL NOME DI DIO E IL FALSO PROFETA
La fede crede che solo di Dio è la benedizione.
La maledizione, di fatto, fu una sola, la prima contro il serpente e tutte le altre volte sempre quando le manifestazioni rendono chiara l'azione demoniaca.
Solo nel Nome di Dio c'è potere.
Nulla si può attuare che non venga da Lui, infatti, "...sei tu il Signore, il Dio d'ogni potere e d'ogni forza..." (Giuditta 9,14)
Dio è Trinità e solo da Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo possono venir delegati poteri.
Il Figlio, co-eterno al Padre al momento opportuno è venuto sulla terra come uomo vero, morì per i nostri peccati e fu risorto per la nostra giustificazione e, al momento della Sua Ascensione ai cieli, disse: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". (Matteo 28,18-20)
Avendo Gesù Cristo ogni potere il Vangelo di Giovanni precisa:
  • 14,13-14 "Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò... Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò."
  • 15,5 "...senza di me non potete far nulla!"
  • 15,16 "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda."
Il nome di Gesù è potente, perché è il Cristo, l'unto da Dio Trinità, infatti, "Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato." (Marco 9,37) I Vangeli mettono in evidenza che nel nome di Gesù Cristo i suoi apostoli compiono miracoli:
  • "...Pietro gli disse: Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!" (Atti 3,6)
  • "la cosa sia nota a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi sano e salvo." (Atti 4,10)
Non solo gli apostoli, ma anche altri possono compiere miracoli nel nome di Gesù, infatti: "Giovanni gli disse: Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri. Ma Gesù disse: Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi è per noi. Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa." (Marco 9,39-41)

Certo, occorre però che credano in Lui, infatti, dice: "...quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". (Marco 16,17s)
Il battesimo che scaccia i demoni e dà una natura nuova si compie nel nome completo della SS.Trinità.
È come una prima risurrezione perché ci rende beati e santi agli occhi di Dio "in Nome del Padre, in Nome del Figlio e nel Nome dello Spirito Santo".
Ci è stato riaperto l'accesso all'albero della vita, infatti: "Beati e santi quelli che prendono parte alla prima risurrezione. Su di loro non ha potere la seconda morte, ma saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui per mille anni. Quando i mille anni saranno compiuti, Satana verrà liberato dal suo carcere e uscirà per sedurre le nazioni che stanno ai quattro angoli della terra, Gog e Magòg, e radunarle per la guerra: il loro numero è come la sabbia del mare. Salirono fino alla superficie della terra e assediarono l'accampamento dei santi e la città amata. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli." (Apocalisse 20,6-10)

Da questo ultimo brano si ricava che anche la parte negativa, che s'oppone a Dio ed ai suoi disegni, si presenta in forma trinitaria, il diavolo e tutti i suoi demoni, il drago, la bestia e il falso profeta.
Mentre lo Spirito Santo, terza persona della SS.Trinità, invade di spirito profetico, lo spirito demoniaco è la terza personalizzazione del male che riempie e propone il falso profeta, che altri non è che un grande mago come il serpente antico che altri non era che il padre dei divinatori: "Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti impuri, simili a rane: sono infatti spiriti di demoni che operano prodigi e vanno a radunare i re di tutta la terra per la guerra del grande giorno di Dio, l'Onnipotente." (Apocalisse 16,13s)

Gesù ci fa rientrare nel regno della benedizione: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo." (Matteo 25,34)
La fede fa compiere i più grandi atti che il mondo considera magia.
Gesù per insegnarci ciò compì questo atto: "La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. E avendo visto di lontano un fico che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se mai vi trovasse qualche cosa; ma giuntovi sotto, non trovò altro che foglie. Non era infatti quella la stagione dei fichi. E gli disse: Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti. E i discepoli l'udirono." (Marco 11,12-14), ma la questione ebbe un seguito, quando accade che: "La mattina seguente, passando, videro il fico seccato fin dalle radici. Allora Pietro, ricordatosi, gli disse: Maestro, guarda: il fico che hai maledetto si è seccato. Gesù allora disse loro." (Marco 11,20-22)
Gesù allora disse loro: "Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte: Lèvati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo ma credendo che quanto dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato." (Marco 11,22-24)
Egualmente nel Vangelo di Luca accade che: "Gli apostoli dissero al Signore: Aumenta la nostra fede! Il Signore rispose: Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare, ed esso vi ascolterebbe." (Luca 17,5-6)
Il Nuovo Testamento mette in evidenza la differenza sostanziale tra stregoni e stregoneria, in greco "farmakèia", sortilegio, incantesimo, magia che sono forma di idolatria: "...le opere della carne sono manifeste e sono: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sette, invidie, ubriachezze, gozzoviglie, ed altre simili cose; circa le quali io vi prevengo, come già vi ho prevenuti, che quelli che fanno tali cose non erediteranno il regno di Dio". (Galati 5,19-21)

La potenza di Dio è tutta altra cosa e le arti magiche (tà perìerga) svaniscono davanti alla parola del Signore (ò lògos tou kurìou) che prevale su di esse com'è chiaro da queste due narrazioni:
  • "Ed un buon numero di quelli che avevano esercitato le arti magiche, portarono i loro libri assieme, e li arsero in presenza di tutti. E calcolatone il prezzo, trovarono che ascendeva a cinquantamila dramme d'argento". (Atti 19,19)
  • "Ed avvenne, come andavamo al luogo d'orazione, che incontrammo una certa serva, che aveva uno spirito indovino e con l'indovinare procacciava molto guadagno ai suoi padroni. Costei, messasi a seguir Paolo e noi gridava: questi uomini son servitori dell'Iddio altissimo, e vi annunziano la via della salvezza. Così fece per molti giorni; ma essendone Paolo annoiato si voltò e disse allo spirito: Io ti comando, nel nome di Gesù Cristo, che tu esca da costei. Ed esso uscì in quello istante." (Atti 16,16-18)
È così evidente che lo spirito indovino è considerato alla stregua di un demonio e viene cacciato nel nome di Gesù Cristo.

Il libro dell'Apocalisse, infatti, pronuncia la sentenza, la seconda morte:
  • "Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte." (Apocalisse 21,8)
  • "Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all'albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!" (Apocalisse 22,14-15)
Concludo questo paragrafo ricordando che il libro degli Atti degli Apostoli presenta due episodi di maghi e fattucchieri che riconoscono il potere di Gesù Cristo.

Simon mago "V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samarìa, spacciandosi per un gran personaggio. A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande. Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie. Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano. Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo. Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro dicendo: Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo. Ma Pietro gli rispose: Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio. Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. Pèntiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero. Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità. Rispose Simone: Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto." (Atti 8,9-24)

Il mago Elimas "Bàrnaba e Saulo, inviati dallo Spirito Santo, discesero a Selèucia e di qui salparono verso Cipro. Giunti a Salamina cominciarono ad annunziare la parola di Dio nelle sinagoghe dei Giudei, avendo con loro anche Giovanni come aiutante. Attraversata tutta l'isola fino a Pafo, vi trovarono un tale, mago e falso profeta giudeo, di nome Bar-Iesus, al seguito del proconsole Sergio Paolo, persona di senno, che aveva fatto chiamare a sé Bàrnaba e Saulo e desiderava ascoltare la parola di Dio. Ma Elimas, il mago, - ciò infatti significa il suo nome - faceva loro opposizione cercando di distogliere il proconsole dalla fede. Allora Saulo, detto anche Paolo, pieno di Spirito Santo, fissò gli occhi su di lui e disse: O uomo pieno di ogni frode e di ogni malizia, figlio del diavolo, nemico di ogni giustizia, quando cesserai di sconvolgere le vie diritte del Signore? Ecco la mano del Signore è sopra di te: sarai cieco e per un certo tempo non vedrai il sole. Di colpo piombò su di lui oscurità e tenebra, e brancolando cercava chi lo guidasse per mano. "Quando vide l'accaduto, il proconsole credette, colpito dalla dottrina del Signore." (Atti 13,5-13)

Sono questi due episodi esemplari per far comprendere come vi sia una chiara collocazione e vicinanza della magia alla superstizione ed alla maledizione mentre con la fede si rientra nella via della benedizione.

Mago, "figlio del diavolo" dice San Paolo in quel secondo brano, quindi, stirpe del serpente soggetta al peccato d'origine perché "nachash" come il primo "nachash".

NON NASCONDERMI IL TUO VOLTO
"Non nascondermi il tuo volto" "'al" o "l'o" "tasetter" "panoeik" è espressione che si trova più volte e sintetizza una esperienza che ogni uomo ha purtroppo avuto.
Questi sono i Salmi in cui c'è tale espressione:
  • 27,9 "Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza."
  • 102,3 "Non nascondermi il tuo volto; nel giorno della mia angoscia piega verso di me l'orecchio. Quando ti invoco: presto, rispondimi."
  • 143,6-7 "...viene meno il mio spirito. Rispondimi presto, Signore, viene meno il mio spirito. Non nascondermi il tuo volto, perché non sia come chi scende nella fossa."
Le parole del Salmo 13,2-3 suggeriscono un perché: "Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a quando mi nasconderai il tuo volto? Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni momento? Fino a quando su di me trionferà il nemico?".
L'uomo di questi Salmi ha preso atto che la propria situazione esistenziale è quella di chi deve subire l'azione di un nemico ed è cosciente che se Dio, l'Onnipotente smette di rivolgergli attenzione, distogliendo lo sguardo, è perduto.
Il Salmo 104,29-30, infatti, propone questa realtà: "Se nascondi il tuo volto, vengono meno, togli loro il respiro, muoiono e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito, sono creati, e rinnovi la faccia della terra."
L'ultimo di questi versetti ricorda che quando furono creati, quando ricevettero il respiro - l'anima, erano sicuramente faccia a faccia con l'Onnipotente che soffiò il suo Spirito ed in quel momento nulla di negativo li avrebbe potuti cogliere.
Questa situazione è tale che pone l'uomo in pericolo di malattia e di morte, infatti, ricorda il fedele che è come un condannato a morte dall'infanzia:
  • Salmo 30,8-10 "Nella tua bontà, o Signore, mi hai posto su un monte sicuro; ma quando hai nascosto il tuo volto, io sono stato turbato. A te grido, Signore, chiedo aiuto al mio Dio. Quale vantaggio dalla mia morte, dalla mia discesa nella tomba? Ti potrà forse lodare la polvere e proclamare la tua fedeltà?"
  • Salmo 44,25-27 "Perché nascondi il tuo volto, dimentichi la nostra miseria e oppressione? Poiché siamo prostrati nella polvere, il nostro corpo è steso a terra. Sorgi, vieni in nostro aiuto; salvaci per la tua misericordia."
  • Salmo 88,15-16 "Perché, Signore, mi respingi, perché mi nascondi il tuo volto? Sono infelice e morente dall'infanzia, sono sfinito, oppresso dai tuoi terrori."
Cosa è questa condanna a morte dall'infanzia?
Non è forse il riferimento ad una causa indipendente dal proprio volere e potere perché coglie indipendentemente dai propri personali errori?
Ulteriore conferma di un peccato originale!
In modo ineluttabile tutto ciò ci porta ad un momento felice, quando a Adamo nel Paradiso terrestre parlava con Dio faccia a faccia.
Bastò che Dio non si facesse vedere per un istante che arrivò un nemico... e l'uomo rimase intrappolato in una storia d'oppressione.

Il volto di Dio è come la luce del giorno che mette in fuga le tenebre.
Nessuna forza negativa può esistere, ogni magia nera e divinazione fallisce.
Il buio, infatti, esiste solo quando la luce è nascosta, e si può così concludere che il male è assenza di bene.
Ecco perché certi poteri vengono bene esaltati dalla notte.
Quando questa luce è nascosta nasce l'illusione che possano esistere poteri indipendenti da Lui che è l'Onnipotente "El Shaddai"; accade allora che il nulla, i falsi dèi, il negativo, fanno credere all'uomo di avere importanza nella sua vita, ma quando Dio rivela all'uomo la Sua luce in tutta la Sua gloria, parlo di Cristo risorto, il nulla, smascherato, scompare.
Ogni illusione nata per il nascondimento della Sua luce, sarà fugata, Lui è il "serpente di rame", il "nachash nachashet" , colui che "dell'incantatore l'incanto finisce ".
Per contro è evidente che chi s'allontana dalla santità di Dio offre la propria anima al potere delle tenebre, quindi alle forza del male.
Espressione evidente di queste forze è la magia, il cercare di gestire la propria vita senza Dio, ma ambendo però a potenze che non sono proprie della creatura.

Tutto ciò ci riporta al racconto della nostra formazione.
L'uomo, l'ultima creatura della creazione, secondo il libro della Genesi è un essere complesso, perché Dio ha avuto una specifica cura nel formarlo: "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito ( nishmat) di vita e l'uomo divenne un essere ( nefoesh) vivente." (Genesi 2,7)
È questo l'unico versetto della Bibbia su una creature speciale di Dio, l'uomo, l'unico essere per cui vi sono le due espressioni "nishmat" e "nefoesh" per definirne l'anima, accompagnate da un "soffiò nelle sue narici".
Guardiamo meglio le lettere di "soffiò nelle sue narici" "jppak be'appoeju".


   
Le lettere ebraiche di quelle parole mettono in evidenza quanto figurativamente ci si attende, cioè il volto di Dio che si rivolge al volto dell'uomo ed evidentemente emette un soffio, un vento, il "ruach" , il suo Spirito.

Come nella descrizione della creazione v'è:
  • un'acqua di sotto, quella della terra, e un'acqua di sopra, dei cieli spirituali;
  • c'era lo Spirito di Dio che aleggiava sulle acque, del pari nell'uomo, mondo in creazione, esistono due livelli di respiri, il soffio di sotto nella sua terra, cioè nel suo corpo, il respiro, il "nefoesh", che manifesta fisicamente che è vivo, ed è questa stessa espressione di un'anima che con le proprie peculiarità hanno anche gli animali;
  • lo spirito proprio dell'uomo il "ruach" che lo caratterizza in quel momento della sua vita, il respiro, formatosi in relazione al tragitto storico percorso, genitori, famiglia, educazione, studi, compagnie, e di come ha accettato il continuo apporto spirituale messogli a disposizione;
  • a differenza d'ogni creatura vivente ha uno specifico dono che Dio "soffiò nelle sue narici", quel alito di vita che è il "nishmat", il conio divino, il soffio vitale.
Proseguendo nel paragone proposto dal versetto "Lampada del Signore è lo spirito dell'uomo: essa scruta dentro, fin nell'intimo" (Proverbi 20,27) i sapienti ebrei lo completano proponendo il "Nefesh" come lo stoppino, il "Ruach" come l'olio e la "Nishamah" come la fiamma della lampada.
Se lo spirito dell'uomo diviene scuro perché considera non esistere la luce del Signore tutto l'uomo sarà nelle tenebre.
Di ciò v'è traccia nei Vangeli in:
  • Matteo 6,22-24 "La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra! Nessuno può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona".
  • Luca 11,34-36 "La lucerna del tuo corpo è l'occhio. Se il tuo occhio è sano, anche il tuo corpo è tutto nella luce; ma se è malato, anche il tuo corpo è nelle tenebre. Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra. Se il tuo corpo è tutto luminoso senza avere alcuna parte nelle tenebre, tutto sarà luminoso, come quando la lucerna ti illumina con il suo bagliore".
La "Noefoesh" è la parte inferiore del livello spirituale e può svilupparsi per la crescita dello spirito "ruach" dalle "funzioni animali" "Nefesh Behamit", l'anima "animalesca che riguarda la vitalità del corpo, alla "Nefesh Ha'sichlì", l'anima intellettuale la psicologia, l'intelletto, la consapevolezza dell'esistenza la nascita qualità sociali e infine della presa d'atto della presenza divina "Nefesh E-lokit", l'anima divina e si può si santificare fino al livello di "Nefesh haChayyah", anima del vivente.
"Ruach" è la sembianza personale di come appare nel corpo la persona in vita, il greco "pnéuma" ed in latino "spiritus", consiste nelle virtù morali e nella capacità di distinguere il bene dal male, del rapportarsi con gli altri, analogo alla psiche o all'ego, riguarda principalmente le emozioni e si modifica con lo studio e la messa in pratica della Torah.
"Nishamah" o "nishamat" è l'anima superiore che distingue l'uomo da tutte le altre creature e gli consente una maggiore consapevolezza dell'esistenza e presenza divina, quasi un biglietto di ritorno ed un passaporto per poter godere dell'aldilà.
Nel folklore ebraico si ritiene che il "Noefoesh" risieda nel fegato, in ebraico "kaved, Ruach" nel cuore, "lev", e "Nishmah" nel cervello, "moach" onde si ha l'acronimo "melek" che significa "il re" e ogni uomo grazie al proprio livello spirituale raggiunto può regnare in modo diverso sulle realtà che tendono a condizionarlo.

Colgo l'occasione per alcune notazioni sulla nomenclatura nell'ebraismo delle parti del corpo umano molte delle quali sono collegate a sentimenti o comunque a concetti non corporei.
Tutta la parte interna del corpo, del tronco, gli organi interni, le interiora, sono sono il "qoeroeb" , in cui si distinguono cuore, intestini, fegato, bile, reni.
Il seno, gli intestini, le viscere, il ventre sono il "me'im" e alcune volte anche "bèten" .

I genitali esterni le "vergogne" "mabushìm" (Deuteronomio 25,11) sono i "raglàym", duale di "règhel" , che significa anche "piede", "gamba", "zampa".
Il membro virile è detto "yàd" che significa anche "mano"; si trova in Isaia 57,10, ma nella traduzione in genere non è evidenziato.
In Genesi 46,26, Esodo 1,5 e Giudici 8,30 l'apparato riproduttore è detto "yàrech" , che significa anche "lombi", "anca", "femore".

Il fegato, "kabèd" , "il pesante", ha tale nome per il suo peso che nel uomo adulto è di circa 1,5 kg.
Nelle Sacre Scritture ebraiche è riportato 14 volte, ma per 13 è riferito ad animali e all'uomo solo in Lamentazioni 2,11.
Tale organo è ricordato come oggetto di divinazione da parte dei re babilonesi, infatti, vari modelli di fegati sono stati ritrovati nel palazzo di Mari.
Quel comportamento dei re di Babilonia è ricordato dal profeta Ezechiele quando dice al versetto 21,26 "Infatti il re di Babilonia è fermo al bivio, all'inizio delle due strade, per interrogare le sorti: agita le frecce, interroga gli dèi domestici, osserva il fegato."
Il fegato dà passaggio al flusso biliare e la vescica biliare e la bile sono ricordati nel libro di Giobbe 16,13 e 20,14-25.
Di reni o rognoni, ritenuti sede dei sentimenti, delle emozioni e della coscienza morale - infatti, Dio è colui che scruta i reni e il cuore sede dei pensieri (Salmo 7,10 e 26,2; Geremia 11,20; 17,10 e 20,12) ossia indaga la mente e la coscienza umana - si parla solo al plurale, menzionati nella Bibbia 31 volte, di cui 18 per offerte come parte d'animali e 13 come parti del corpo umano.
Sono una parte importante questi i "kelayòt" .
In questo senso sono dove di ogni cosa si è a portare memoria/segno ; all'interno della parola si trovano, infatti le lettere di "tutto" .
Peraltro ci sono anche le lettere di "maligno" che il tutto vuole essere, mentre è il nulla.

IL PECCATO ORIGINALE
Solo il cristianesimo parla di peccato originale, ma trae l'essenza di tale conclusione dai Sacri Testi dell'Antico Testamento.
Come mai è avvenuto che:
  • 2Cronache 6 "...non c'è, infatti, nessuno senza peccato...";
  • 1Re 8,46 "...non c'è nessuno che non pecchi...".
Il pensiero è che l'anima, "nishmat", quella soffiata da Dio, che è come morta ed esangue a causa di un invasore che porta solo tenebre, sta nella notte, ma viene risvegliata dal battesimo.
L'uomo per generazioni e generazioni s'è valutato, ha meditato sulla propria condizione ed è arrivato a questa conclusione: "Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi." (1Giovanni 1,8)
Come ben chiarisce San Paolo in Romani 7 perché l'uomo è come prigioniero e non riesce ad essere semplice e corretto come sente che sarebbe giusto?
L'autore della Genesi, nei primi capitoli propone, uno scenario in forma di racconto dei tempi "antidiluviani" per spiegare questa situazione.
Ciò che è certo è che Adamo ed Eva mon mangiarono la famosa mela della tradizione, della quale non v'é traccia nel testo biblico.
Cominciamo con alcuni fatti:
  • i racconti della creazione della Genesi sono dei "midrash" (dal radicale ebraico DRSh "ricercare") quindi delle ricerche sapienti, una specie di parabola.
  • gli sviluppi e i tempi della creazione non sono verità scientifiche, ma deduzioni dell'autore sacro sulle condizioni dell'umanità mosse dallo Spirito Santo che ha suggerito meditazioni sul tema della tradizione orale precedente ed in base alle conoscenze del tempo.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, infatti, precisa: 390 "Il racconto della caduta (Genesi 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto "all'inizio della storia dell'uomo". La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori."

Quei racconti m'hanno portato a considerare:
  • come se l'autore pare voler parlare di una creazione speciale dell'uomo di fede monoteista, il progenitore di Abramo il che ho trattato in "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico" articolo in .pdf in "Ricerche di verità".
  • la durata di ogni giorno della creazione è indeterminata, anche se con alcuni ragionamenti si può arrivare con i sette giorni alla durata della precessione degli equinozi; la volta stellata, infatti cambia lentamente di posizione nel cielo rispetto all'asse terrestre, ma è un moto apparente in quanto chi ruota è l'asse terrestre che descrive in 25.920 anni la superficie di un doppio cono con vertice al centro della terra, come ho esposto in "La durata della creazione".
Di recente, ripreso l'esame di quel testo del racconto biblico, ho potuto evidenziare alcuni punti fermi:
  • "'adam" è il nome che la Bibbia dà alla prima coppia di un uomo o donna, "maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò uomini ('adam ) quando furono creati" (Genesi 5,2); in effetti, nel testo ebraico "uomini" non c'è, ma c'è il singolare "uomo", "'adam" , indi Adamo non era un androgino.
  • Il frutto, e tanto meno la mela, è un idea che non c'è nella Bibbia, ove non nemmeno detto che ciò che mangiò la prima coppia fosse un comune frutto, perché di frutto non si parla mai "Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti"(Genesi 2,16-17); il mangiare perciò è un'allegoria e riguarda l'accedere ad un certo campo d'attività.
  • non è escludibile a priori l'evoluzione, in quanto per il racconto Dio prese dalla terra "'adamah" per fare l'uomo , onde può anche intendesi prese materiale già creato, ma ciò che è essenziale è che proprio Dio intervenne in questa evoluzione con un atto creativo ulteriore e tra gli animali esistenti, in un gruppo "soffiò" una sua particolare volontà, la "nishmah" di cui ho detto.
  • è da distinguere tra femmina e donna e tra maschio e uomo, infatti, li creò maschio e femmina e li chiamò "uomo", cioè della razza umana.
  • poi Dio proseguì nella creazione ad un altro passaggio, da maschio e femmina li portò a marito e moglie. Uomo in ebraico è anche "'ish", termine collegato a donna, un po' come marito della moglie = donna, "'ishah"; sono concetti di una società più evoluta rispetto ai soli concetti maschio e femmina, infatti, il racconto in Genesi 2 precisa che dopo creati come maschio e femmina Dio presentò alla coppia un suo lato e la parte maschile la riconobbe come donna = moglie "'ishah" e lui fu "'ish" l'uomo.
Che il peccato originale sia un peccato di sesso?
Tra l'altro aveva detto loro "Siate fecondi e moltiplicatevi", e nemmeno s'evince dall'unico comandamento che diede nel giardino dell'Eden: "Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire". (Genesi 2,16-17)
D'altronde che serviva che fossero stati creati maschio e femmina?
Sono quelli termini che implicano il sesso che poi convogliato nel matrimonio santifica la coppia tanto che "Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna." (Genesi 2,25)

Tutto secondo quel midrash iniziò così: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto..." (Genesi 3,1)



Un animale selvatico, un serpente, chi è?
Certamente "nachash" può voler dire serpente, ma come abbiamo visto è termine usato nella Torah anche in connessione alla divinazione, alle forze occulte, alla magia nera e alla manipolazione psichica.
Basta ricordare quando: "Balaam vide che al Signore piaceva di benedire Israele e non volle rivolgersi come le altre volte alla magia (i nechashim, le forze occulte), ma voltò la faccia verso il deserto." (Numeri 24,1)
Siamo sicuri che allora con "nachash" non si volesse dire altro?
Ad esempio un "incantatore", uno dedito alla divinazione?

Se s'immagina che Adamo sia il nome proprio del primo uomo e Eva quello della prima donna e che questi fossero i primi soli uomini della terra quello, allora, è veramente e soltanto un animale selvatico investito da uno spirito maligno.
Se poi si considera la possibilità di un'idea d'evoluzione nel Bibbia con uno specifico intervento divino su ominidi che già erano sulla terra, il racconto ci può voler comunicare che in una famiglia particolare di questi ci fu l'intervento divino di un'ulteriore specifica e voluta evoluzione, la plasmò in modo speciale, da cui l'ultima realtà, la razza umana voluta da Dio, quella che poi sforò l'evento spirituale della "grazia" del diluvio; allora, anche in questo caso quel "nachash" potrebbe essere uno sciamano dell'umanità precedente ad esempio, tanto per fare un esempio, di neandertaliani o addirittura di razza umana Cro Magnon su cui non fosse ancora intervenuta la visione della luce di Dio del 1° giorno.

Tra le specie di mammiferi che 70 milioni di anni fa si affermarono sulla Terra, riveste speciale importanza quella dei primati. Dopo 50 milioni di anni i primati si differenziarono in due tronconi: uno dette origine alle grandi scimmie - scimpanzé, gorilla, orangutan; l'altro agli ominidi. L'evoluzione degli ominidi durata circa 20 milioni di anni, ebbe principio quando essi assunsero caratteristiche che li distinguevano profondamente dalle scimmie, la posizione eretta, l'aumento del volume del cervello, l'uso delle mani, l'invenzione e l'uso del linguaggio, la creazione di una cultura cioè di conoscenze che, nel tramandarsi di padre in figlio, si perfezionano. I reperti più antichi di ominide trovati in Africa, l'Australopiteco, alto m 1,30, peso circa 30 kg, cervello del peso di 1/3 di quello attuale, risalgono a 3,7-2,5 milioni di anni fa, 2 minuti fa. In Africa, ma anche in Asia 2 milioni di anni fa apparve l'Homo habilis con struttura simile alla nostra con nozioni nell'uso di materiali diversi - pietra, pelle, legno - si serviva di un linguaggio. L'Homo sapiens con fronte non sfuggente che costruisce strumenti complessi, seppellisce i morti ci fu 100.000 anni fa, poi l'Uomo di Neandertal, forma tardiva europea di Homo sapiens che seppelliva i morti con corredo funebre. L'Homo sapiens sapiens cui apparteniamo si presenta 40.000 anni fa pare in Africa ed ha una cultura superiore, usi funebri religiosi, attività artistica, sculture, pitture e graffiti, (vedi i ritrovamenti Cro Magnon, 30.000 anni fa in Spagna) che gli permette di occupare anche l'Europa, l'America e l'Australia.

Se si considera, però, l'ipotesi che ciò che la Bibbia intende proporre è la creazione e la formazione di un uomo nuovo, dell'uomo che dalla superstizione passa alla fede di un Dio unico, idea che ho supportato con molteplici elementi probanti nel già accennato "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico", articolo in .pdf in "Ricerche di verità", si può ammettere che quel nachash non è un animale in senso stretto, ma un essere vivente senza fede e nella fattispecie proprio uno sciamano, un mago, un furbo di tre cotte.

Vediamo ora di cercare eventuali tracce che possano portare se non avvalorare almeno a non opporsi all'idea evoluzionista nel racconto della creazione di Genesi 2.
Il primo racconto secondo gli esperti è di provenienza di tradizione 'Eloista e il secondo Iahvista, che sono stati voluti venissero entrambi conservati, ma aldilà di ciò provo a considerare questo racconto di Genesi 2 non come un 2° racconto della creazione, ma come un ulteriore passo rispetto alla creazione narrata nei sette giorni dal Genesi 1.
La prima, in Genesi 1, allora fu prodotta da 'Elohim, cioè Dio col consiglio dei suoi angeli, anche quelli che poi si ribelleranno, alla seconda provvide "Elohim IHWH" come se una parte si fosse divisa con la creazione dell'uomo e la nuova creazione fosse condivisa non da quella che era l'intero 'Elohim, cioè la convocazione plenaria degli angeli.
Onde la creazione dell'uomo fu continuata da 'Elohim IHWH senza che gli angeli ribelli condividessero la decisione.
Questa idea è più o meno quella che immaginai tanti anni fa nel midrash "Tempo-eternità".
Il Midrash Tankhumah Shemot 18; Talmud Sanhedrin 38b, peraltro, suggerisce che quando nel racconto detto della 1° creazione "facciamo l'uomo" (Genesi 1,26) Mosè disse a "Signore dell'Universo perché fornisci agli eretici un pretesto per affermare che ci sono più divinità? La risposta fu scrivi cosi! Lasciamo che imparino dal loro Creatore, che ha creato tutto, il quale, prima di creare l'uomo, consultò gli angeli consiglieri!"
Di fatto questo 2° racconto inizia dopo che: "...furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere" (Genesi 2,1) come se fosse una evoluzione ulteriore.
C'è poi come un cenno di sviluppo rispetto alla creazione di Genesi 1 quando dice: "Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo..." (Genesi 2,4-6)
In effetti, è usata la parola "toledot" e quel testo di Genesi 2,4 si può anche tradurre, come fanno i Rabbini, "Questo è ciò che derivò dal cielo e dalla terra quando furono creati", il che consente di considerare come dato di fatto quanto già in Genesi 1 e come sviluppo di questo quanto in Genesi 2.
Ciò detto il testo prosegue, "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo ( maschio e femmina quella coppia che noi chiamiamo Adamo ed Eva) con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente." (Genesi 2,7)
È da sottolineare, perché importante, questo distinguo:
  • l'uomo viene plasmato secondo Genesi 2,6 dalla polvere di "'adamah", terra lavorata, ma terra del genere che non esisteva ancora, secondo il versetto precedente 2,5;
  • gli altri esseri viventi dalla terra sono plasmati , da quello stesso suolo "'adamah": "Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome." (Genesi 2,19).
Ciò fa pensare ad interventi specifici di Dio che:
  • nel lavorare direttamente il suolo da "shaddah" in "'adamah" da cui plasmò uomini e animali dell'ultima generazione, quella che conosciamo;
  • nel plasmare mise una Yod in più come due esistenze nell'uomo rispetto agli animali;
  • rese una zona specifica della terra un Paradiso Terrestre,"Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male." (Genesi 2,8.9)
Con questo pensiero altri esseri viventi animali erano già stati creati e se c'erano ominidi non ancora "evoluti" non vivevano nel giardino dell'Eden, ma nella steppa nella "hashaddah" .
L'uomo di cui parla Genesi 2 è quello dell'ultima "toledot", generazione, quello che "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse." (Genesi 2,15)
Seguendo questi pensieri e i termini ebraici usati "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici" (Genesi 3,1a) si può anche tradurre "L'incantatore era il più astuto di tutti i viventi della steppa", il che apre un altro scenario.
La steppa non era nel Gan Eden, quello era un infiltrato, proveniva da dove la terra non era ancora lavorata, da dove l'uomo era allora ancora solo un cacciatore e non agricoltore, insomma era uno sciamano, uno stregone, un mago.
Lo spirito di impurità pare proprio legato alla magia, il potere del serpente antico il "nachash kadmoni" quello venuto prima del monoteismo.
Coloro che praticano la divinazione sono chiamato, infatti, "menachashim" e al singolare "menaches" e per quel loro potere si rifanno a quel "nachash" rafforzandone l'esistenza che pervade il mondo di menzogna che porta con se a tutta la congerie dei peccati.
Onde la via dell'indovino, il "menachesh" è di dare potere alla "sitra achra", l'altro lato, quello dell'impurità, col risultato di allontanare santità.
Dice Padre Gabriele Amorth, esorcista: "...uno dei modi più comuni che il demonio usa per legare a sé l'uomo, per abbruttirlo è la magia, è la superstizione. Tutto ciò che rende a satana un culto diretto o indiretto. Tutto ciò che può sottrarre da Dio. Ecco che allora gli operatori di magia credono di poter manipolare forza superiori che in realtà li asserviscono. Non è che il demonio sia al servizio del mago e il mago possa far fare al demonio quello che vuole. Il mago invita il demonio a fare il male e gli da l'occasione di fare il male. Per cui è sempre il demonio che comanda al mago, non è il mago che comanda al demonio."

Il "nachash" nel Giardino dell'Eden è un parassita che non ha alcun potere proprio, un avido, che promette e succhia potere da chi cade nella sua astuzie.

IL MANGIARE E LA MAGIA
Il mangiare per assimilare le proprietà o qualità insite o immaginate in ciò che si mangia è superstizione antica che spiega in parte anche il fenomeno del cannibalismo.
Credevano che mangiare carne umana, in genere del nemico, soprattutto occhi, cuore, fegato, cervello e midolla, procurasse a chi li mangiava le qualità delle persone a cui erano stati tolti.
Trattasi di forme di magia per contatto, detta appunto contagiosa o anche simpatica, onde si stabilisce una corrispondenza diretta anche tra animali ed esseri umani, onde cibandosi di un dato animale se ne assumono le relative caratteristiche.
Racconta Apollodoro che Chitone a Sciro nutrì Achille, il famoso eroe omerico, con carne, midollo e cuore di leone per farlo diventare forte e coraggioso.
Parti corporee di un individuo contengono un impronta di questi, indi avere possesso di alcune parte era considerato come una possibilità di avere in pugno l'avversario o goderne dei benefici, e ecco che ad esempio gli antichi Romani nascondevano capelli ed unghie tagliati nel timore potessero essere usati da fattucchieri per compiere atti di magia contro il possessore.
Oggi si è scoperto che una parte di verità in questi concetti c'è per la presenza del DNA.
V'è poi tutta una forma di magia legata al nome, secondo un principio esoterico onde conoscere il nome comporta avere un accesso al potere di chi lo porta.
Di ciò si trova traccia anche in teofanie narrate dall'Antico Testamento con le richieste a Dio dei patriarchi di conoscere il Suo Nome.
È questo ritenuto un modo magico di "appropriarsi" del potere superiore proprio delle religioni che implicano magia nella parola, che la considerano dono della divinità, quindi chiave magica con la quale il dio ha dominato il caos.
La parola scritta è così come una bacchetta magica per gli incantesimi.
Unendo, quindi, il pensiero che una scrittura "sacra" contiene una parte del nome di chi l'ha provocata con l'antico pensiero magico dell'acquisire doti col mangiare, se ingerita, assume nell'ambito della superstizione il valore di forza creatrice come quella della parola con l'autorità di chi la disse.
Secondo la Torah, ad esempio, colei che è accusata di adulterio era costretta a bere dell'acqua amara nella quale è stata lanciata una maledizione.
Esiste da tempo immemorabile poi una magia, detta grafofagia, che riguarda l'ingerire della scrittura di parole particolari detti incantesimi per appropriarsi delle virtù definite dalla scrittura stessa.
La magia è detta contagiosa quando un contatto con oggetti o persone può provocare effetti sul tutto.
Questo tipo di incantesimo era già usato nell'antichità e in alcune tradizioni sopravvive ancora ai giorni nostri.
Nell'antico Egitto ad esempio si usava raccogliere l'acqua che era stata fatta scorrere sulle statue delle divinità, ricoperte di formule magiche, e quindi di berla a scopo terapeutico.
In Mesopotamia su molte coppe d'argilla erano scritte formule magiche a scopo curativo di chi era a bervi.
Venivano anche scritte magiche su supporti che potevano macerarsi e la parte liquida veniva bevuta onde, ritenevano, potessero avere effetto.
In Tibet ancora oggi sono confezionati minuscoli amuleti o pillole di carta manoscritta ingeriti a scopo terapeutico o apotropaico.

Torniamo ora al nostro incantatore.
Questi: "disse alla donna: È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?" (Genesi 3,1b)




Non mangiare "l'o t'oklu" .
Il radicale di mangiare è e con l'aiuto del simbolismo delle lettere singole porta all'idea di desiderare di essere "l'Unico come potenza "; infatti, quelle lettere di portano "Del Potente Unico desiderare () come potenza a portarsi ".
In definitiva, mangiando s'ottiene "dell'Unico il tutto ", questo è pensiero magico che sottende col suo dire l'incantatore.
Il "nachash", infatti, più avanti dirà alla donna: "...Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male." (Genesi 3,5)
Instillò il dubbio che Dio non voleva che ne mangiassero per non dar loro le sue proprietà, indi desiderarono poter mangiare per aver accesso alla divinità, il che fa rientrare la questione nel quadro della magia, onde si può assumere le qualità dell'altro mangiando.
Quindi in effetti la trasgressione di mangiare è stata posta sempre in primo piano, ma di fatto nasconde un peccato assai grave, quello di divinazione.

È poi da tenere conto che le lettere sono il radicale sia di "creare" che di "essere grasso, ingrassare".
Grasso è e "cosa creata" come s'evince da "...sette vacche grasse... " (Genesi 41,2) e da "...avete calpestato i miei sacrifici e le mie offerte che io ho ordinato per sempre e tu hai avuto maggior riguardo ai tuoi figli (Cofni e Pìncas) che a me e vi siete pasciuti in tal modo con le primizie di ogni offerta di Israele mio popolo?" (1Samuele 2,29)
Il radicale , peraltro, ha anche per significato "mangiare, dare per cibo", "dentro il corpo entra " e anche di "decidere, scegliere" come "dentro la mente/testa entra " o "da dentro la mente/testa esce ".
Cibo, peraltro, è "berijah" e "berit" è patto o alleanza che evidentemente si concludeva con il mangiare assieme.
Da ciò si ricava che l'atto del mangiare implica l'ingrassarsi, il pascersi, ma in modo allegorico anche la decisione di voler creare e un patto con chi si mangia.

Di quanto vado dicendo un parallelo chiaro si ha dalla storia già vista di Saul.
Saul uscì dal suo paradiso, del Regno che gli aveva dato di Dio, con un peccato di divinazione ed egualmente Adamo: "Poiché peccato di divinazione è la ribellione, e iniquità e terafim l'insubordinazione. Perché hai rigettato la parola del Signore, Egli ti ha rigettato come re" (1Samuele 15,23) Saul poi, infatti, come sacramento, mangiò il cibo che gli aveva preparato la pitonessa.
Secondo il racconto del midrash, la prima coppia parlava con Dio faccia a faccia, ma diedero ascolto ad un altro che pur non avendo nulla di suo prometteva loro la potenza di quel Dio e... mangiarono... il peccato fu la sfiducia, cioè mancanza di fede in Lui.

Adamo in definitiva è un uomo o donna generico e quel racconto riguarda l'intera umanità.
Ho trovato ne "I racconti dello Yiddishland" di Ben Zimet (Garzanti Elefanti pag 226) questo racconto fantastico ed umoristico che non è fine a se stesso perché come asserisce Moni Ovadia "l'umorismo ebraico non ha una funzione di puro divertimento, ma di pensiero", racconto che sunteggio come segue.
"Adamo nel giardino dell'Eden poteva avere di tutto e di più, ma avendo peccato doveva andar via.
Il Signore però dispiaciuto, volle invitarlo ad un banchetto di commiato, poi nell'accomiatarlo gli consentì di scegliere qualsiasi cosa volesse.
Adamo si guardò attorno e i suoi occhi si fermarono su una enorme quantità di pietre preziose e scelse un diamante grosso come una noce di cocco.
Lo prese e pensò: così starò bene per molto tempo.
Un angelo l'accompagnò all'uscita e superati gli angeli di guardia con la spada fiammeggiante, si trovarono sulla sponda di un fiume di acqua limpida, guadabile.
Adamo nello scendere dalla ripa traballò ed il diamante gli cadde.
L'angelo l'invitò a sbrigarsi, ma Adamo non riusciva a ritrovare il suo diamante.
Il fondo di quel fiume era, infatti, lastricato di diamanti tutti eguali.
Non so qual è il mio disse Adamo e l'angelo rispose: Credi di essere il primo che si fa scacciare dal paradiso portando con sé un diamante? Migliaia e migliaia ti hanno preceduto!"


IL SERPENTE E IL MESSIA
Nel libro dei Numeri si trova questo racconto: "Poi gli Israeliti partirono dal monte Cor, dirigendosi verso il Mare Rosso per aggirare il paese di Edom. Ma il popolo non sopportò il viaggio. Il popolo disse contro Dio e contro Mosè: Perché ci avete fatti uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né pane né acqua e siamo nauseati di questo cibo così leggero. Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì. Allora il popolo venne a Mosè e disse: Abbiamo peccato, perché abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani da noi questi serpenti. Mosè pregò per il popolo. Il Signore disse a Mosè: Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà resterà in vita. Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita." (Numeri 21,4-9)
Di ciò ho trattato nell'articolo in .pdf "Innalzare il Messia" inserito nella rubrica "Attesa del Messia".
Tale articolo si può placca integralmente nel discorso che si sto portando avanti e si integra in modo evidente col discorso che fa Gesù nel Vangelo di Giovanni al Capitolo 3.
Ne riprendo allora alcune parti.
Nel Vangelo di Giovanni al Capitolo 3, considerato una catechesi battesimale della Chiesa cristiana primitiva, Gesù ricorda quel evento che si trova nella Torah in quel capitolo 21 del libro dei Numeri: "...nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna." (Giovanni 3,13.15)
Il libro dei Numeri 21,6, infatti, racconta che "...il Signore mandò tra i popolo serpenti velenosi i quali mordevano la gente e un gran numero d'Israeliti morì" ed il testo ebraico dice "nechashim hasherafim" ed il tradurre con "serpente velenoso" non è preciso, ma piuttosto è serpenti , infuocati o brucianti gli stessi che Isaia 30,6 indica come draghi volanti; il nome dei serafini in Isaia 6,2-6 deriva dalla medesima radice.
In un versetto successivo Numeri 21,8 "I Signore disse a Mosè: Fatti un serpente velenoso e mettilo sopra un'asta: chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà, resterà in vita", ma qui il testo non dice né "serpente" né "velenoso", ma semplicemente uno "sharaf" da cioè "innalzare da vessillo"; poi Mosè fa un "nachash" "nachashet" "serpente di rame", come precisa il versetto successivo Numeri 21,9 e non lo "sharaf".

Tutto ciò per l'esattezza della traduzione.
Sembra poca la differenza, ma negli scritti biblici non solo ogni parola conta, ma ogni lettera; accade, infatti, che ogni lettera ha un preciso significato grafico, in quanto è un ideogramma che evocare una rosa di parole attorno ad un concetto di cui è da tener debito conto perché utili a spiegare più compiutamente il testo.
Tra l'altro in genere le lettere spiegano con i propri significati grafici anche le stesse parole in cui sono inserite, fornendo un predicato che la descrive.
Con i significati di "Parlano le lettere" farò degli esempi.
Sharaf = le lettere dicono "fuoco dalla testa soffia ", ecco l'idea di drago e se poi le lettere si accoppiano tra loro si ha "liberare " e "Verbo = Parola = " ed in sé c'è anche il radicale di guarire "guarire " concetti che poi vengono sviluppati nel discorso.
Bastone di Asclepio, per i latini Esculapio Tra l'altro la stessa farmacia o scienza dei farmaci è come noto legato all'idea di un serpente alato su un'asta il Bastone di Asclepio, per i latini Esculapio, antico simbolo greco associato alla medicina.
Asclepio era il dio della salute nell'antico pantheon greco istruito nell'arte medica dal centauro Chirone.
Accade poi che le lettere di "nachash" sono anche, come ho già sottolineato quelle del radicale del verbo "attendere alla divinazione" e con altra vocalizzazione servono per "incantesimo, sortilegio".
In definitiva il serpente innalzato è come un farmaco che non fa morire ed il Vangelo di Giovanni richiama quel evento e Gesù stesso porta il paragone come "...Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna", sostenendo d'essere lui stesso un farmaco, ma non per guarire solo in questo mondo, ma per guarire da una malattia antica; cioè è farmaco di immortalità.
Tra l'altro è Lui che nasconde il vero "il Risorto che guarisce ()".
Il Messia è parola che deriva dal radicale costituito dalle lettere del verbo "mashach" che significa: "ungere" impiegato per la prima volta in Genesi 31,13 in un sogno di Giacobbe.
L'olio con cui viene unto è "shemen" ha le stesse lettere di shmone, "otto" e otto è il numero del Messia, in quanto egli rappresenta il superamento del sette cioè del massimo dell'ordine naturale rappresentato dai sette giorni della creazione ed è come la luce che proviene dalle sette lampade del candelabro; c'è Lui.
Otto è il numero dell'infinito.
Ungere con "l'olio dell'unzione", shemen ha-mishchà già in uso nell'ebraismo, ora nei sacramenti cristiani che lo comportano - battesimo, cresima, ordinazione, era atto che come nel caso di sacerdoti, re, profeti richiamava la discesa di un'anima dall'alto, cioè d'un livello divino, sulla persona unta, e sta a significare il legare in terra in modo efficace una realtà che si voleva indicare decisa in cielo.
Le lettere ebraiche sono capaci di spiegarne bene il senso.
Accade, infatti, che "olio" shemen , ha le stesse lettere di "anima" neshamah , ma ordinate in modo diverso ( = e a lettera si può sempre considerare presente a fine parola, vedi le regole di decriptazione in "Parlano le lettere".
Secondo le predette regole, inoltre, la lettera , a fine parola , rappresenta un'onda d'energia, un invio (vedi scheda della lettere ebraiche a destra).
Accade poi che sono le lettere di "nome" perché = e il "Nome" è un modo per designare le potenze dell'Onnipotente, perciò shemen "il Nome invia ".
E cosa gli arriva dall'alto?
L'investe la Sua anima speciale, quella che sigilla in lui la volontà della sua esistenza in Dio, la o .
"L'energia accende nell'uomo ", energia ovviamente divina.
L'unzione è in pratica la ricezione del proprio vero nome, quello segreto, col quale Dio ci ha chiamati dopo averci creati, con la "Invia il Nome prescelto ".
È da ritenere infatti che ciascuno è stato pensato da Dio in un modo speciale e irripetibile imprimendo il carattere spirituale del conio dell'Unigenito onde con la "L'energia accende nel vivente del Crocifisso ".
Questa consente comunque che vi sia energia sufficiente per la risurrezione dai morti, in quanto la è "energia per la risurrezione dei morti ".
Dopo la vita dell'uomo vi sarà il giudizio sul suo operato e gli si chiederà se s'è comportato secondo il pensiero di Dio quando gli impose il Nome e se in esso ritrova traccia del conio originario con frutti come Gesù dice chiaramente nel discorso della montagna "Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere. Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli." (Matteo 7,19-21)
Col battesimo cristiano, in cui c'è l'unzione e la triplice immersione o infusione d'acqua, si impone il nome N.
Alle origini del cristianesimo, quando dopo il catecumenato si battezzavano gli adulti che avevano accolto il cristianesimo, il nome N che veniva imposto era diverso dal nome precedente, infatti: "N ti battezzo nel Nome del Padre, nel Nome del Figlio e nel Nome dello Spirito Santo...".
Il che, tra l'altro, ricorda che Dio cambiò il nome ad Abram, a Sarai, e a Giacobbe chiamandoli Abramo, Sara e Israele.
Il libro dell'Apocalisse, infatti, dice "Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi la riceve." (Apocalisse 2,17) e chi entra nel battesimo è chiamato a partecipare alla vittoria finale di Cristo.
Le lettere e del Nome si trovano sia in Mosè sia nel Messia .
Se leggiamo da destra a sinistra questi nomi lettera per lettera, si ha:
  • Mosè "aprirà al Nome ";
  • Messia "nasconde/racchiude il Nome .
Accade che Messia, participio passato di ungere, quindi "unto - consacrato", si può scrivere sia che , questo ultimo letto ancora da sinistra a destra propone che "in un vivente il Nome " che converge con l'idea di un Dio vivente e, per i cristiani di Dio che s'incarna.
Per la gimatria, il Messia ha i seguenti valori:
  • = ( = 8)+ ( = 300) + ( = 40) = 348;
  • = ( = 8) + ( = 10) + ( = 300) + ( = 40) = 358.
La gimatria o gematria, regola che, attribuiti i numeri ad ogni lettera, fa associare parole o frasi con lo stesso valore di totale numerico per trarne deduzioni utili all'esegesi del testo, porta a considerare che c'è equivalenza tra la lettera + = 40+10 = 50 e la lettera = 50; cioè accade che per tale regola c'è equivalenza tra e come se fosse una specie di acqua , un mare speciale.
Ecco che così che le pagine del diluvio e dell'apertura del Mar Rosso possono aprirsi in modo nuovo pensando non soltanto all'acqua concreta, ma anche ad un'acqua speciale. (Vedi: "La risurrezione dei primogeniti" e "Cosa nasconde il racconto di noè e del diluvio?")
A questo punto viene spontaneo sostituire alle lettere che si trovano nel Messia una ed accade che diviene .
Le lettere , come abbiamo considerato, formano la parola citata nell'episodio dei "serpenti velenosi" in Numeri 21 che abbiamo visto voler dire "serpente", "rame", "sortilegio - divinazione".
Per la gimatria si verifica così una stretta corrispondenza tra Messia e rame e serpente, il che conferma che quella pagina di Numeri 21 deve parlare nel testo nascosto del Messia come risulta dalla decriptazione presentata nell'articolo in .pdf "Innalzare il Messia" inserito nella rubrica "Attesa del Messia".
Abbiamo così imparato un'altra cosa: quando nel testo biblico ebraico si trova ungere, serpente, rame c'è sotto il Messia.
Dio, il Creatore, "'Elohi", la SS.Trinità, appena si verificò l'evento della caduta dell'uomo per colpa dell'incantatore "nachash" furono maturi i tempi per la venuta dell'incantatore del incantatore, il serpente di rame di Numeri 21, il Messia che sarà il farmaco per guarire l'uomo.

IL FRUTTO DELL'ALBERO DELLA VITA
'Adam, la prima coppia - Eva fu chiamata così dall'uomo dopo il peccato, "L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi" (Genesi 3,20) - poteva in effetti mangiare di ogni albero del giardino ed, in particolare, "dell'albero della vita in mezzo al giardino" (Genesi 2,9) "e's ha chaiim betok haggan" .
È da notare che ciò che si traduce "vita" in effetti è quel che è un plurale, perlomeno duale visto che è usato per plurale anche "chaiot" .
Lo stesso termine del resto é congruente col plurale usato in Genesi 2,7 quando dice "soffiò nelle sue narici un alito di vita", il "nishmat chaiim".
Questa idea di almeno due vite nasconde l'idea di risurrezione.
Dio, infatti, creò l'uomo sia con la materia inferiore, terrena, ma lavorata da Dio stesso, e con quella superiore.
Colui che soffia, soffia da dentro di sé, quindi, l'anima dell'uomo è parte dell'essenza divina e ciò fa dell'uomo una creatura vivente, quindi uno spirito parlante come Dio.
Appena l'uomo fu ingannato scese la maledizione sul serpente "Allora il Signore Dio disse al serpente: Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici!" (Genesi 3,14)
Poi, perché l'uomo non vivesse in eterno nell'inganno il Signore evitò che mangiasse dell'albero della vita e lo fece uscire dal paradiso: "Poi il Signore Dio disse: Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva per sempre! Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto. Scacciò l'uomo e pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada guizzante, per custodire la via all'albero della vita." (Genesi 3,22-24)
Ovviamente anche qui l'albero della vita è "e's ha chaiim" .
Lo scacciò "perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto".
Fuori dall'Eden il terreno non era lavorato era il terreno campestre "shaddah" in possesso del demonio "shad", ma l'uomo era stato tratto da un suolo che aveva lavorato Dio per l'uomo e che ora l'uomo doveva lavorare se voleva tornare con Dio.
Per questo lavorare è usato il verbo col radicale da cui viene la parola servo "a'bed" ed ecco tutta la tensione biblica alla ricerca del "servo" che appunto esprimesse con atti concreti che si stava realizzando che l'umanità stava sviluppando e compiendo il comando divino.
Doveva prepararsi un popolo, terra lavorata, la " 'adamah" , da cui potesse nascere il Salvatore, un nuovo Adamo.
Il disegno di salvezza si sviluppo a partire da "Abramo mio servo" (Genesi 26,24), "il mio servo Giobbe" (Giobbe 2,3), "Il mio servo Mosé" (Numeri 12,7), "il mio servo Caleb" (Numeri 14,24), "Davide mio servo" (2Samuele 3,18), "il mio servo Isaia" (Isaia 20,3), "Ora ascolta, Giacobbe mio servo, Israele da me eletto" (Isaia 44,1), "io manderò il mio servo Germoglio" (Zaccaria 3,8), "Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni." (Isaia 42,1), il servo di Iahweh che nacque da Maria, la terra buona lavorata solo dal Signore, la sposa di Giuseppe della famiglia di David, l'Adamah la madre del nuovo Adamo, l'uomo nuovo.
Questi, propongono i Vangeli, è il Cristo, il Messia , il Figlio del Dio vivente che a "salvare () sarà dalla tomba " l'umanità.
Questi è della stessa sostanza del Padre e porta la grazia, l'amore e la comunione con la SS.Trinità di cui per la natura umana è ambasciatore.
Viene a risvegliare la "nishmah chaiim" e da a mangiare la sua stessa natura e sostanza, divina e umana.
Porta all'uomo la seconda vita quella dell'albero del Gan Eden!
Nel discorso della Montagna Gesù dice chiaramente: "Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete." (Matteo 7,15-20)
Queste parole di Gesù si possono succintamente commentare così:
  • "Falsi profeti" e chi fu più falso del serpente di Genesi 3?
  • "Dai loro frutti li riconoscerete", infatti "...la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono." (Sapienza 2,24)
  • "ogni albero buono produce frutti buoni" sono i frutti del legno della croce, infatti in ebraico legno ed albero si dicono egualmente e's e quello della croce un luogo che non viene frequentato da satana!
Grande è la tensione sul mangiare nei Vangeli, dalla moltiplicazione dei pani e poi nel discorso del pane di vita nel Vangelo di Giovanni ove Gesù dice "la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me." (Giovanni 6,55-57), indi rafforza questo dire e precisa con: "È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita." (Giovanni 6,63)
Questo discorso di spirito e vita pare proprio richiamare in modo evidente il fatto del soffio di Dio, "nishma,t" che da le vite "chaiim" dell'albero delle vite del Paradiso.
È Lui l'albero della vita!
Se si mangia il cibo terreno lo si fa per riuscire a vivere prendendo energie specifiche, del pari Lui ci dà di che nutrire la nostra esistenza dell'energia che viene dal mangiare il Suo corpo e il Suo sangue, energia vitale, spirito e vita per risvegliare la nostra anima!
Vicino alla la croce, sotto quel albero di vita eterna, si ripete in modo diverso ma simile ciò che si verificò sotto un altro albero quello della conoscenza del bene e del male.
Da questo albero della croce, infatti, non il serpente, ma il suo dominatore, dice alla Donna, prendi, "ecco tuo figlio!" e del pari dice prendi "questa è tua madre" a colui che è figura dell'umanità redenta, dell'Adamo redento, il discepolo di Gesù che rappresenta tutti i nati da Maria, sua madre, e "il discepolo l'accolse con sé".

presso la croce di Gesù "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quel ora il discepolo l'accolse con sé." (Giovanni 19,25-27)
Dal Cristo appeso uscì sangue ed acqua, materia dei sacramenti del battesimo e dell'eucaristia.
In effetti sono gli elementi che testimoniano una nascita, una donna nel partorire produce acqua e sangue.
Dal costato aperto del Cristo come dal fianco di Adamo era uscita la sposa, la nuova Donna, la Chiesa.
Il frutto si può mangiare e il senso ora di quelle lettere è ancora diverso, il frutto è del "Unigenito la sposa ()" offerta a tutta l'umanità per ricevere la vita eterna.

Gesù prende a supporto il frutto della terra lavorata dalla fatica dell'uomo, pane e vino, e v'imprime sé stesso: "...Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati." (Matteo 26,26-28)
Tutto si compie sotto quel albero di vita che è la croce del Signore.
Su questa non è avvinghiato il "nachash" di Genesi 3, non lo potrebbe, perché non ha vita in sé, ma la succhia dagli altri.
Su questo albero di vita si è volontariamente fatto appendere il "nachash nachashet", il serpente di rame, o meglio l'incantatore dell'incantatore il Messia che riprende la storia di quel "midrash" di Genesi 3.
S'è definitivamente chiusa una vicenda con la sua risurrezione è venuto "Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l'Onnipotente" (Apocalisse 19,6) e c'è un esercito che combatte la sua battaglia ed inizia il tempo finale della vittoria di Cristo sul demonio e sul ciò che ha operato nel mondo, tempo che si concluderà col Suo ritorno nella gloria e dirà ai suoi eletti: "Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo." (Matteo 25,34)
Quindi, "Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria, perché son giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta..." (Apocalisse 19,6-7)

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