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RICERCHE DI VERITÀ...

 
NEL SANTO L'ALTARE DEI PROFUMI
DAVANTI AL SANTO DEI SANTI

di Alessandro Conti Puorger
 

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L'ALTARE DI PROFUMI - ESODO 30,1-10
Esodo 30,1 - "Farai un altare sul quale bruciare l'incenso: lo farai di legno di acacia.

Esodo 30,2 - Avrà un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza: sarà quadrato; avrà due cubiti di altezza e i suoi corni costituiranno un solo pezzo con esso.

Esodo 30,3 - Rivestirai d'oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d'oro.

Esodo 30,4 - Farai anche due anelli d'oro al di sotto del bordo, sui due fianchi, ponendoli cioè sui due lati opposti: serviranno per inserire le stanghe destinate a trasportarlo.

Esodo 30,5 - Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro.

Esodo 30,6 - Porrai l'altare davanti al velo che nasconde l'arca della Testimonianza, di fronte al propiziatorio che è sopra la Testimonianza, dove io ti darò convegno.

Esodo 30,7 - Aronne brucerà su di esso l'incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina, quando riordinerà le lampade,

Esodo 30,8 - e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore di generazione in generazione.

Esodo 30,9 - Non vi offrirete sopra incenso illegittimo né olocausto né oblazione, né vi verserete libagione.

Esodo 30,10 - Una volta all'anno Aronne compirà il rito espiatorio sui corni di esso: con il sangue del sacrificio espiatorio per il peccato compirà sopra di esso, una volta all'anno, il rito espiatorio di generazione in generazione. È cosa santissima per il Signore."

Questo altare dell'incenso "mizebeach qetoroet", anche detto altare d'oro e altare interno, era nell'ambito della Tenda del Convegno dove risiedeva la presenza divina che si posava su Israele come Re.
Come tale veniva accolto con l'incenso, mentre il Santissimo era la stanza interna del trono dove c'era "l'arca del Dio degli eserciti che siede sui cherubini" (1Samuele 4,4), i cherubini del coperchio, il luogo del colloquio faccia a faccia con Mosè, o bocca a bocca, perciò luogo di "adorazione" in senso stretto dal latino bocca "os", ma anche d'amore nel parallelo tra lo sposo e la sposa.
Nel bordo d'oro di questo altare dei profumi i saggi d'Israele vi hanno visto il segno della corona della regina che attende di entrare nella cella del Re, là dove saranno faccia a faccia, la desiderata cella del vino per la sposa nel Cantico dei Cantici:

  • Cantico dei Cantici 1,2-4 - "Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino. Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano. Attirami dietro a te, corriamo! M'introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tue tenerezze più del vino."
  • Cantico dei Cantici 2,4 - "M'ha introdotto nella cella del vino, il suo vessillo su di me è amore."
Cella del vino, perché nel Santo dei Santo c'è l'Essere che sta tra i cherubini che sono angeli.
Penso che l'idea venga proprio dallo spezzare la parola ebraica di "vino" e vino è "jahin", da cui s'ottiene "Ih () sta tra gli angeli ".

Il Cantico dei Cantici di Salomone, infatti, che è interpretato da Israele quale inno d'amore del rapporto della sposa, la stessa Israele, e lo sposo IHWH, in più versetti ricorda l'incenso e gli altri aromi che venivano bruciati nella Tenda del Convegno e poi nel Tempio di Gerusalemme.
  • Cantico dei Cantici 3,6 - "Che cos'è che sale dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d'incenso e d'ogni polvere aromatica?"
  • Cantico dei Cantici 4,6 - "Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso."
  • Cantico dei Cantici 4,10 - "Quanto soavi le tue carezze, sorella mia, sposa, quanto più deliziose del vino le tue carezze. L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi."
  • Cantico dei Cantici 4,12-14 - "Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro con nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamomo con ogni specie d'alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi."
"Giardino chiuso... sorella mia, sposa... fontana sigillata" sta descrivendo lei, la lettera "Tet" di "qetoroet".

"Qetoroet" è "la profumata", come il nome della moglie che Abramo sposò in vecchiaia dopo la morte di Sara: "Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura " (Genesi 25,1)
Da questa moglie Abramo, il padre della fede, ebbe svariati figli maschi il che implica anche altre generazioni e popoli, non solo Israele, che possono far parte del profumo gradito a Dio, come del resto mai nessun profeta d'Israele ha escluso il che è molto importante perché fa intravedere che era stato lascia un varco ed era attesa la conversione di altri popoli.
"Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri". (Isaia 2,3)

L'altare dei profumi era di legno d'acacia rivestito d'oro, il che fa comprendere che era il supporto di un braciere mobile che veniva ogni volta preparato con carboni ardenti per bruciare l'incenso in cui la forza del fuoco era contenuta, altrimenti l'altare non avrebbe resistito.
Resh Lakish da ciò insegna che persino i peccatori d'Israele non vengono colpiti perché comunque pieni di "mizvot" come un melograno, protezione quindi certamente maggiore della patina d'oro che ricopre il legno d'acacia dell'altare d'oro, infatti è scritto: "Ha detto Resh Lakish: la Geenna non domina sui peccatori di Israele per un ragionamento a forziori dall'altare d'oro che non è ricoperto altro che da una lamina spessa un dinar d'oro ed il fuoco non ha dominato su di essa per molti anni; i peccatori d'Israele che sono pieni di mizvot come un melograno..." (Talmud Bavlì, Chagghigà 27 a)
Rabbì Abbau sostiene che il fuoco non domina sui "Talmidè Chachamim", cioè su chi studia la Torah. (Rashì su TB Chulin 127 a)

Il Vangelo di Luca ci riferisce in questo modo del sacerdote Zaccaria, che sarà padre di Giovanni Battista: "Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso." (Luca 1,8-11)

Il sacerdote offriva l'incenso era accompagnato da altri sacerdoti della stessa classe, ma entrava da solo nel santuario, mentre gli altri sacerdoti scendevano i gradini ed aspettavano insieme alla folla assemblata nel cortile: "Quando gli altri sacerdoti erano scesi, egli offriva l'incenso, si prostrava in adorazione e poi usciva dal santuario." (Mishnah, Tamid 6:3).
La letteratura rabbinica e Giuseppe Flavio riferiscono eventi di visioni nel Santo:
  • mentre il sommo sacerdote Giovanni Ircano offriva incenso nel santuario, sentì una voce proclamare che i suoi figli avevano appena sconfitto il re siriano Antioco. (Giuseppe Flavio in "Antichità" 13,282)
  • una voce divina fu sentita alla bruciatura dell'incenso ed annunciò l'assassinio dell'imperatore Galigola, onde fu cancellato, il decreto che aveva emanato d'erigere una statua nel tempio di Gerusalemme; era il 41 d.C. (Tosefta, Sotah 13,6).
  • Simeone il Giusto, un sommo sacerdote del 200 a.C., nel suo ultimo anno disse "Quest'anno io morirò. Gli domandarono: Come lo sai? Rispose: Ogni anno nel Giorno dell'Espiazione quando entro nel Santo dei Santi ad offrire l'incenso un vecchio uomo vestito di bianco entra con me ed esce con me. Quest'anno, egli è entrato con me, ma non è uscito con me." (Talmud di Gerusalemme, Yoma 42c)
Su quel altare non vi si poteva bruciare altro che l'incenso fissato e solo alle ore stabilite, cioè al mattino al momento della pulizia del candelabro e alla sera prima dell'accensione di lumi, altrimenti è incenso illegittimo, estraneo, quindi straniero, "zarah" .
Nel giorno di Kippur vi era il rituale di espiazione e sui corni dell'altare il sommo sacerdote cospargeva col dito il sangue del toro e del capro di Kippur.
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