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NEL SANTO L'ALTARE DEI PROFUMI DAVANTI AL SANTO DEI SANTI
di Alessandro Conti Puorger

ALTARE PER UNA VITTIMA PARTICOLARE
La mia ricerca nella Torah in ebraico, sviluppatasi in tanti anni e riportata in itinere in gran parte in numerosi articoli in vari siti, ma ora riuniti in questo mio Sito, s'è indirizzata a mettere in luce pagine che risultassero esaurienti e particolarmente profetiche nei riguardi del Messia, ricavate con una chiave di lettura particolare, perché quel testo pare proprio predisposto in modo criptico su tale figura, intento questo che risulta esteso per imitazione dalla stessa Torah all'intera Tenak o "Bibbia Ebraica", in gran parte poi entrata nelle Sacre Scritture canoniche che i cristiani chiamano Antico Testamento.
Purtroppo queste seconde pagine sono captabili solo dal testo ebraico e non dalle traduzioni, perché connesse ad intrinseche proprietà delle lettere ebraiche leggibili anche come icone.
A tale riguardo rimando alle idee, ai criteri ed alle regole esposte con:
Anche il mio recente articolo, "La giovenca rossa", nella rubrica "Lettere ebraiche e Codice Bibbia", che ha esaminato ed approfondito il fissato da parte di Dio al capitolo 19 del libro dei Numeri, cioè la disposizione, in ebraico detta lo "choq" , del sacrificio di tale giovenca, è risultato particolarmente interessante in quanto è ulteriormente emerso in modo chiaro che il testo ebraico, opportunamente sollecitato, risponde ancora con una pagina di secondo livello che esplicita l'intento di profezia messianica.
Seguendo tale filo conduttore la mia attenzione s'è ora fissata sul capitolo 30 del libro dell'Esodo ove in particolare è presentato "L'altare dei profumi", perché, di fatto, tale arredo sacro della Tenda della Testimonianza e poi del Tempio di Gerusalemme, riguarda un analogo argomento, in quanto vi si tratta comunque di un altare per un "sacrificio".
Il sacrificio però in tale caso è inteso in modo più ampio, non di vite di animali, ma è un sacrificio allusivo che nasconde il sacrificio spirituale dei fedeli, addirittura dell'intero popolo, sotto forma di profumi aromatici preziosi che sono il segno appunto di un sacrificio più perfetto che fosse gradito a Dio atto a riaprire i cieli chiusi dal peccato di Adamo.
È, perciò, quel bruciare dell'incenso il segno esteriore di una realtà più profonda che in effetti coinvolge la totalità della vita delle persone che vi aderiscono, in perfetta linea col seguente pensiero di San Paolo nella lettera ai Romani: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto." (Romani 12,1s)

Prima del 70 d.C., data della distruzione da parte dell'esercito romano dell'imperatore Tito del Tempio di Gerusalemme, ogni giorno, per due volte, al mattino ed alla sera, un sacerdote addetto, infatti, nel Santo, offriva in sacrificio una miscela d'incenso, bruciato con carbone sull'altare dei profumi.
La notazione in Luca 1,5-10 su Zaccaria, sacerdote della classe di Abia, addetto al turno dell'incenso, ci porta alla lista delle 24 classi sacerdotali che si trova in 1Cronache 24,1; 24,7-18.
Tali classi servivano nel tempio a rotazione settimanale che iniziava con il sabato, come appare in 2Cronache 23,8 e in 1Cronache 9,25 e Abia era l'ottava classe sacerdotale (1Cronache 24,10).
Nei periodi delle tre grandi feste Pasqua, Pentecoste e Succot, però tutti erano convocati a Gerusalemme.

Il fumo aromatico bruciato sull'altare dei profumi superava il velo, così penetrava nell'adiacente Santo dei Santi, luogo della presenza di Dio.
Bruciavano l'incenso aromatico puro, di mattina al riordinare del candelabro, il momento del Tamid, l'olocausto quotidiano perpetuo, e al tramonto, al riaccendersi di quelle lampade; infatti, senza accensione delle luci del candelabro, non poteva venire bruciato l'incenso su quel altare.
Ivi, solo i sacerdoti, discendenti di Aronne, potevano bruciare incenso al Signore, senza pericolo di morte.
Davanti al candelabro, che nello stesso luogo si trovava proprio davanti al velo, in definitiva, si poteva bruciare soltanto miscele di "incenso" della composizione prescritta.
Non vi si potevano offrire sacrifici di animali, elemosine e libagioni, si doveva usare solo incenso puro.

In questa pagina dell'Esodo, infatti, proprio all'inizio, spicca la descrizione dell'altare dei profumi che Mosè, per ordine del Signore Dio, deve far costruire per porlo nella Tenda del Convegno.
Quel capitolo 30 dell'Esodo inizia così:

"Farai un altare sul quale bruciare l'incenso..." (Esodo 30,1)



La parola altare, in ebraico "mizebecha", richiama il radicale che riguarda il sacrificare e la vittima del sacrificio "zoebach".
L'immaginario pagano per altare ci porta all'ara per gli dèi che aveva la funzione di tavola imbandita per loro su cui si celebravano riti con sacrifici cruenti di animali, ma anche umani in alcune culture.
Questo atto sacrificale si evolse nell'ebraismo con sacrifici incruenti di vegetali, prodotti della terra e con decime in denaro, e cruenti di animali mondi, ma nasconde antichi rituali di popoli nomadi che si perdono nei tempi proto storici in cui evidentemente erano presenti anche sacrifici umani.
Senza un retroscena del genere non si comprende, infatti, come Abramo, al capitolo 22 del libro della Genesi, si senta chiamato al sacrificio del proprio figlio Isacco che legò su una pira pronto ad offrirlo in olocausto, ma Dio accettò solo l'intenzione e sostituì Isacco con un ariete che fece trovare impigliato in un cespuglio.
Questo episodio, così importante per l'ebraismo e non solo, è perciò, tra l'altro, da intendersi come un insegnamento cultuale.
Il sacrificio di animali ha, infatti, due aspetti:
  • l'interiore, come atto di sottomissione e di volontà sacrificale dell'offerente che intende voler mettere in gioco qualcosa d'importante per voto e per adesione a Dio, per amore, per timore o anche al limite per superstizione;
  • esteriore, col segno della rinuncia e di sacrificio vero e proprio con l'animale utile alla persona che l'offre, per testimoniare la volontà di una rinuncia e una dedizione interiore.
Il sacrificio cruento poteva essere:
  • olocausto, quando tutta la vittima veniva bruciata, quindi in pratica volatilizzata perciò innalzata;
  • espiatorio, di chi trasgrediva una prescrizione della legge (Levitico 4,2; Levitico 16,11-34);
  • riparatorio, di un danno causato a Dio;
  • pacifico, di ringraziamento, per un favore, a compimento di un voto, per impetrare una grazia o per devozione spontanea.
Tranne nel caso dell'olocausto, della vittima si bruciavano il grasso e le viscere, il resto in parte era dato ai sacerdoti e parte mangiata dall'offerente e dalla famiglia come atto di comunione con Dio.
Nel caso dell'altare dei profumi siamo nel Santo, appena fuori dal velo che lo divideva dal Santo dei Santi o Santissimo.
L'uccisione di animali è atto che si compie, fuori, all'aperto, ma dentro c'è un altare, proprio quello dei profumi su cui tutto è passato ad una sfera che riguarda lo spirito.
Si pensi che un modo per dire in ebraico "profumo", ma anche odore, è "reiach" che poco diversifica da "ruach", appunto "spirito".
L'idea è che tutto il popolo era teso a compiere atti di devozione concreta con le "mitzvot", cioè col cercare di applicare la Torah e questo sacrificio comunitario spirituale saliva a Dio come profumo soave molto più di quello degli animali bruciati.
Ne consegue che l'atto di bruciare l'incenso nasconde e sta a significare in modo allegorico un sacrificio spirituale, ma direi di più, il vero sacrificio valido, di un uomo "perfetto", l'unico gradito a Dio che è appunto perfezione assoluta.
Quando Gesù, il Figlio dell'Uomo, infatti, rese lo "spirito" sulla croce fu divelta la separazione tra Dio e l'umanità e fu l'incipit della vittoria sulla morte: "E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono." (Matteo 50-52)
Il profumo soave del sacrificio in croce di Cristo era quello atteso, il vero profumo soave capace di aprire la comunicazione tra tutti gli uomini e Dio come del resto chiarisce la lettera agli Ebrei.
Seguendo questo pensiero, per dichiarazione esplicita di Gesù quando dice "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento" (Matteo 5,17) è evidente che c'era la tensione ad un evento risolutivo nella storia della salvezza da parte del Messia e che a questa Lui si riferiva.
Col suo essere innalzato (in ebraico dal radicale ) in croce è divenuto olocausto, "o'lah" , che appunto s'innalzava, offerto al Padre di intercessione ed d'espiazione per tutti gli uomini, quello che effettivamente era necessario e che l'altare dei profumi stava a prefigurare.
Ciò che si brucia su quel altare è l'incenso "qetoroet", parola usata anche per significare il profumo.
Sempre cerco con i significati grafici che ho dedotto per le lettere ebraiche, di cui ho detto in "Parlano le lettere" e di cui alle schede delle lettere stesse che si ottengono cliccando nella colonna a destra delle pagine di questo Sito, di fornire dei predicati attinenti alle parole usate dall'ebraico stesso.
Nei casi specifici suddetti ottengo:
  • "reiach" inteso come odore di un corpo "nel corpo è nascosto ", "di un corpo che sta in luogo chiuso " e, come odore cattivo, "di un corpo che sta nella tomba ";
  • "ruach" l'essenza dello spirito, "nel corpo si porta racchiuso ";
  • "mizebeach" "una vita si colpisce dentro l'assemblea ", che ci parla appunto di un atto cultuale, quale proprio di un sacrificio espiatorio;
  • "qetoroet" è qualcosa che "si versano le belle sul corpo per la scelta " che fa comprendere come sia nata l'idea nel femminino per essere prescelte, ma ci porta anche ad un atto di chiamata, "la Regina l'attende, venga pure il Re!" come un fiore profumato che attende l'ape.
Il Santo dei Santi è la cella dove risiede il Re e Signore.
L'incenso è in suo onore ed è il profumo della sposa.
Ecco che, appunto, nasce l'idea di un matrimonio spirituale, tra IHWH e il suo popolo, di cui la Torah è la Ketubah o patto scritto.
Se i segni di questa parola qetoroet vengono riferiti al Cristo, secondo quanto è nella fede dei cristiani, ecco che s'intravede un qualcosa che "riversa il cuore dal corpo del crocifisso " e l'idea del sacrificio diviene concreta come profezia che coinvolge il Messia e per gli stessi cristiani porta alle vicende di Gesù di Nazaret.

Queste semplici considerazioni che ho potuto fare con quelle lettere m'hanno così consentito di avvicinarmi al succo di ciò che poi ho conseguito come risultato dalla decriptazione secondo i criteri, regole e significati delle lettere dal testo ebraico di Esodo 30, decriptazione che presenterò in seguito.
È opportuno succintamente ricordare i fatti dei Vangeli di Gesù nell'ultima settimana a Gerusalemme.
Gesù entra nel Tempio, lo sgombera dai mercanti e si prepara ad offrire se stesso come sacrificio espiatorio di cui parla nell'ultima cena.
Lui, diviene in pratica un altare dei profumi quando Maria, la sorella di Lazzaro, "...presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento." (Giovanni 12,3)
Fu quello anche segno d'unzione come Messia e il suo ingresso su un asinello in Gerusalemme accolto proprio come Messia "il giorno seguente", ci fa comprendere la voluta connessione dei due episodi (Giovanni 12,12-15).
Poi in una cena con la sua nuova famiglia, quella degli apostoli a cui lavò i piedi, come a sacerdoti della nuova Chiesa, celebrò la propria Pasqua, il passaggio al Padre, nel cui corso, presentando se stesso come sacrificio, offrì da cibo per tutti il proprio corpo.
Gesù in quel momento si proponeva come altare del pane della proposizione, e poi come vittima del sacrificio perfetto col proprio sangue, cioè con i segni eucaristici del pane e del vino.
Fu preso prigioniero quella notte stessa sul Monte degli Ulivi, là dove si sacrificava la giovenca rossa e, rosso di sangue, fu innalzato sulla croce.
I Vangeli segnalano che si squarciò il velo del Tempio, a significare che Gesù, quale agnello senza macchia, fu il sacrificio di "soave odore" che era entrato nel Santo dei Santi del cielo per l'espiazione di tutti.
Di fatto il percorso della "Passione" compiuto da Gesù è un progressivo inoltrarsi volontario nel Tempio spirituale per compiere tutti i segni che nel Tempio fisico di Gerusalemme compiva solo il sommo sacerdote.
E prima di morire "Gesù disse: Tutto è compiuto! e chinato il capo, spirò." (Giovanni 19,30)
Entrò nell'alto dei cieli aprendo l'intimo senso del termine ebraico di "Tenda del Convegno" "'ahel moa'd" ; infatti, è Lui che "per primo uscì potente tra i viventi per portarsi nell'eternità ".

LE CINQUE PARTI DI ESODO 30
Il capitolo Esodo 30, di 38 versetti in tutto, riguarda più argomenti.
Vi si individuano, infatti, cinque parti, precisamente:
  • I - Esodo 1-10 - L'altare dei profumi;
  • II - Esodo 11-16 - L'imposta per il censimento;
  • III - Esodo 17-21 - La conca di rame;
  • IV - Esodo 22-33 - L'olio dell'unzione;
  • V - Esodo 34-38 - Il profumo.
Trattasi o della descrizione di suppellettili della Tenda, quali l'altare dei profumi nel Santo prima del velo e della conca per le abluzioni per i sacerdoti posta all'entrata della Tenda, o di materia necessaria per i riti, quali olio per l'unzione e il profumo per bruciare sullo stesso altare dei profumi.
Parrebbe perciò qui stonare la prescrizione sull'imposta per il censimento.
Questa regola però è spiegata quale necessità di un'offerta individuale, d'entità uguale per tutti - un mezzo siclo "machasit hashoeqoel" , precisato come "siclo del Santuario" - da versare parte di ciascun israelita adulto, di 20 anni in su, da impiegare per il servizio della Tenda.
Se si spezza la parola "shoeqoel" in + si ha la lettera simbolo di fuoco, la "shin" e = ( = ) perciò "voce", "una voce di fuoco".
Si può, così, pensare come un richiamo al "fuoco da versare al Potente ".
Questo fuoco da dove verrebbe?
Da , ossia "dalle midolla scende la forza di tutti " e sarebbe ad innalzarsi come un fuoco che viene da ciascuno e s'unisce in una sola voce.
Il versetto Esodo 30,13 che fissa tale precetto, peraltro, in ebraico ha questo inizio: .
I "midrash" leggono, "Questo ... daranno " e immaginano come interpolazione che nel dire ciò Dio mostrò una moneta di fuoco e disse, "Ne daranno una come questa!" (Midrash Tankhumà 9).
Non c'è nulla di più materiale di una moneta e non c'è nulla sulla terra che indichi lo spirituale più del fuoco che sempre s'eleva verso il cielo, quindi, la moneta di fuoco è sintesi di un perfetto equilibrio tra il materiale e lo spirituale come deve essere proprio dell'uomo integro, l'uomo ideale voluto dalla Torah.
Questa tassa fu poi trasferita al Tempio.
Quando tutti partecipano ad una causa costruttiva i meriti spirituali di ciascuno si fondono, cosi non solo i loro beni, ma anche i loro progressi spirituali, vengono a formare un'unica forza. (Pirkè Avot 2.2)
È questo mezzo siclo al versetto 30,16 considerato "denaro espiatorio".
Ecco che allora si può spiegare come sacrificio perenne del popolo.
Si comprende pure come di fatto davanti al Santo dei Santo con l'abluzioni, l'unguento e il profumo da bruciare sull'altare dell'incenso sono ricordati col censimento - tutti gli Israeliti.
Il sacrificio perenne a Lui gradito è quello di Israele, ed implica il sacrificio perenne per il patto "berit" della Torah, quello del Messia che "dentro col corpo sarà in croce ".
Il censimento o rassegna, in ebraico "piqedah", viene dal radicale "essere visitato" che riguarda anche il punire e l'imporre.
Il concetto di punire evocato dal termine censimento è espresso dalla narrazione in 2Samuele 24,1-15 dell'epidemia che colse il popolo in occasione del censimento che impose Davide.
L'insieme porta all'idea di tassa espiatoria dovuta evidentemente a sopperire ad una non palesata trasgressione, ma che è certamente quella di Adamo, la trasgressione della prima coppia umana.
Al riguardo, nel Vangelo di Matteo, è ricordato il seguente episodio: "Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa (didramma) per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: Il vostro maestro non paga la tassa? Rispose: Sì. Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei? Rispose: Dagli estranei. E Gesù replicò: Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va' al mare, getta l'amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala loro per me e per te." (Matteo 17,24-27)
Certamente il Cristo, senza peccato, non aveva bisogno di riscatto.

Vediamo ora nel prosieguo più nel dettaglio le 5 parti del capitolo Esodo 30.
Riporto all'inizio di ciascuno dei 5 paragrafi seguenti, che riguardano i vari brani di quel capitolo, l'ultima traduzione della Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) del brano di competenza.

L'ALTARE DI PROFUMI - ESODO 30,1-10
Esodo 30,1 - "Farai un altare sul quale bruciare l'incenso: lo farai di legno di acacia.

Esodo 30,2 - Avrà un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza: sarà quadrato; avrà due cubiti di altezza e i suoi corni costituiranno un solo pezzo con esso.

Esodo 30,3 - Rivestirai d'oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d'oro.

Esodo 30,4 - Farai anche due anelli d'oro al di sotto del bordo, sui due fianchi, ponendoli cioè sui due lati opposti: serviranno per inserire le stanghe destinate a trasportarlo.

Esodo 30,5 - Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d'oro.

Esodo 30,6 - Porrai l'altare davanti al velo che nasconde l'arca della Testimonianza, di fronte al propiziatorio che è sopra la Testimonianza, dove io ti darò convegno.

Esodo 30,7 - Aronne brucerà su di esso l'incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina, quando riordinerà le lampade,

Esodo 30,8 - e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore di generazione in generazione.

Esodo 30,9 - Non vi offrirete sopra incenso illegittimo né olocausto né oblazione, né vi verserete libagione.

Esodo 30,10 - Una volta all'anno Aronne compirà il rito espiatorio sui corni di esso: con il sangue del sacrificio espiatorio per il peccato compirà sopra di esso, una volta all'anno, il rito espiatorio di generazione in generazione. È cosa santissima per il Signore."

Questo altare dell'incenso "mizebeach qetoroet", anche detto altare d'oro e altare interno, era nell'ambito della Tenda del Convegno dove risiedeva la presenza divina che si posava su Israele come Re.
Come tale veniva accolto con l'incenso, mentre il Santissimo era la stanza interna del trono dove c'era "l'arca del Dio degli eserciti che siede sui cherubini" (1Samuele 4,4), i cherubini del coperchio, il luogo del colloquio faccia a faccia con Mosè, o bocca a bocca, perciò luogo di "adorazione" in senso stretto dal latino bocca "os", ma anche d'amore nel parallelo tra lo sposo e la sposa.
Nel bordo d'oro di questo altare dei profumi i saggi d'Israele vi hanno visto il segno della corona della regina che attende di entrare nella cella del Re, là dove saranno faccia a faccia, la desiderata cella del vino per la sposa nel Cantico dei Cantici:
  • Cantico dei Cantici 1,2-4 - "Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino. Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi, profumo olezzante è il tuo nome, per questo le giovinette ti amano. Attirami dietro a te, corriamo! M'introduca il re nelle sue stanze: gioiremo e ci rallegreremo per te, ricorderemo le tue tenerezze più del vino."
  • Cantico dei Cantici 2,4 - "M'ha introdotto nella cella del vino, il suo vessillo su di me è amore."
Cella del vino, perché nel Santo dei Santo c'è l'Essere che sta tra i cherubini che sono angeli.
Penso che l'idea venga proprio dallo spezzare la parola ebraica di "vino" e vino è "jahin", da cui s'ottiene "Ih () sta tra gli angeli ".

Il Cantico dei Cantici di Salomone, infatti, che è interpretato da Israele quale inno d'amore del rapporto della sposa, la stessa Israele, e lo sposo IHWH, in più versetti ricorda l'incenso e gli altri aromi che venivano bruciati nella Tenda del Convegno e poi nel Tempio di Gerusalemme.
  • Cantico dei Cantici 3,6 - "Che cos'è che sale dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d'incenso e d'ogni polvere aromatica?"
  • Cantico dei Cantici 4,6 - "Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso."
  • Cantico dei Cantici 4,10 - "Quanto soavi le tue carezze, sorella mia, sposa, quanto più deliziose del vino le tue carezze. L'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi."
  • Cantico dei Cantici 4,12-14 - "Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro con nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamomo con ogni specie d'alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi."
"Giardino chiuso... sorella mia, sposa... fontana sigillata" sta descrivendo lei, la lettera "Tet" di "qetoroet".

"Qetoroet" è "la profumata", come il nome della moglie che Abramo sposò in vecchiaia dopo la morte di Sara: "Abramo prese un'altra moglie: essa aveva nome Chetura " (Genesi 25,1)
Da questa moglie Abramo, il padre della fede, ebbe svariati figli maschi il che implica anche altre generazioni e popoli, non solo Israele, che possono far parte del profumo gradito a Dio, come del resto mai nessun profeta d'Israele ha escluso il che è molto importante perché fa intravedere che era stato lascia un varco ed era attesa la conversione di altri popoli.
"Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri". (Isaia 2,3)

L'altare dei profumi era di legno d'acacia rivestito d'oro, il che fa comprendere che era il supporto di un braciere mobile che veniva ogni volta preparato con carboni ardenti per bruciare l'incenso in cui la forza del fuoco era contenuta, altrimenti l'altare non avrebbe resistito.
Resh Lakish da ciò insegna che persino i peccatori d'Israele non vengono colpiti perché comunque pieni di "mizvot" come un melograno, protezione quindi certamente maggiore della patina d'oro che ricopre il legno d'acacia dell'altare d'oro, infatti è scritto: "Ha detto Resh Lakish: la Geenna non domina sui peccatori di Israele per un ragionamento a forziori dall'altare d'oro che non è ricoperto altro che da una lamina spessa un dinar d'oro ed il fuoco non ha dominato su di essa per molti anni; i peccatori d'Israele che sono pieni di mizvot come un melograno..." (Talmud Bavlì, Chagghigà 27 a)
Rabbì Abbau sostiene che il fuoco non domina sui "Talmidè Chachamim", cioè su chi studia la Torah. (Rashì su TB Chulin 127 a)

Il Vangelo di Luca ci riferisce in questo modo del sacerdote Zaccaria, che sarà padre di Giovanni Battista: "Mentre Zaccaria officiava davanti al Signore nel turno della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio per fare l'offerta dell'incenso. Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso." (Luca 1,8-11)

Il sacerdote offriva l'incenso era accompagnato da altri sacerdoti della stessa classe, ma entrava da solo nel santuario, mentre gli altri sacerdoti scendevano i gradini ed aspettavano insieme alla folla assemblata nel cortile: "Quando gli altri sacerdoti erano scesi, egli offriva l'incenso, si prostrava in adorazione e poi usciva dal santuario." (Mishnah, Tamid 6:3).
La letteratura rabbinica e Giuseppe Flavio riferiscono eventi di visioni nel Santo:
  • mentre il sommo sacerdote Giovanni Ircano offriva incenso nel santuario, sentì una voce proclamare che i suoi figli avevano appena sconfitto il re siriano Antioco. (Giuseppe Flavio in "Antichità" 13,282)
  • una voce divina fu sentita alla bruciatura dell'incenso ed annunciò l'assassinio dell'imperatore Galigola, onde fu cancellato, il decreto che aveva emanato d'erigere una statua nel tempio di Gerusalemme; era il 41 d.C. (Tosefta, Sotah 13,6).
  • Simeone il Giusto, un sommo sacerdote del 200 a.C., nel suo ultimo anno disse "Quest'anno io morirò. Gli domandarono: Come lo sai? Rispose: Ogni anno nel Giorno dell'Espiazione quando entro nel Santo dei Santi ad offrire l'incenso un vecchio uomo vestito di bianco entra con me ed esce con me. Quest'anno, egli è entrato con me, ma non è uscito con me." (Talmud di Gerusalemme, Yoma 42c)
Su quel altare non vi si poteva bruciare altro che l'incenso fissato e solo alle ore stabilite, cioè al mattino al momento della pulizia del candelabro e alla sera prima dell'accensione di lumi, altrimenti è incenso illegittimo, estraneo, quindi straniero, "zarah" .
Nel giorno di Kippur vi era il rituale di espiazione e sui corni dell'altare il sommo sacerdote cospargeva col dito il sangue del toro e del capro di Kippur.

L'IMPOSTA PER IL CENSIMENTO - ESODO 30,11-16
Esodo 30,11 - "Il Signore parlò a Mosè e gli disse:

Esodo 30,12 - Quando per il censimento conterai uno per uno gli Israeliti, all'atto del censimento ciascuno di essi pagherà al Signore il riscatto della sua vita, perché non li colpisca un flagello in occasione del loro censimento.

Esodo 30,13 - Chiunque verrà sottoposto al censimento, pagherà un mezzo siclo, conforme al siclo del santuario, il siclo di venti ghera. Questo mezzo siclo sarà un'offerta prelevata in onore del Signore.

Esodo 30,14 - Ogni persona sottoposta al censimento, dai venti anni in su, corrisponderà l'offerta prelevata per il Signore.

Esodo 30,15 - Il ricco non darà di più e il povero non darà di meno di mezzo siclo, per soddisfare all'offerta prelevata per il Signore, a riscatto delle vostre vite.

Esodo 30,16 - Prenderai il denaro espiatorio ricevuto dagli Israeliti e lo impiegherai per il servizio della tenda del convegno. Esso sarà per gli Israeliti come un memoriale davanti al Signore, per il riscatto delle vostre vite."

I commentatori ebrei sono dell'opinione che il primo censimento fu portato avanti da Mosè dopo il peccato del vitello d'oro e dopo l'eccidio punitivo di Israeliti per mano dei Leviti di cui è detto in Esodo 32,25-29.
Fu perciò come quando un pastore conta il numero delle pecore rimaste vive dopo un'epidemia.
In vista delle guerre di conquista della Terra Promessa in questo censimento furono contati gli abili alle armi, gli adatti alla guerra che, allora, erano considerati i maschi dai venti anni in su.
Nei successivi censimenti invece furono contati quelli che avevano superato i 13 anni e un giorno, cioè gli Israeliti adulti per la Torah che avessero cioè compiuto la "bar mitvah", vale a dire i figli del comandamento.
L'inizio del versetto 12, tradotto con "Quando per il censimento conterai uno per uno gli Israeliti..." secondo quei commentatori sarebbe "Quando solleverai il capo dei figli d'Israele " come se fossero tutti, appunto, a capo abbassato ancora in attesa di una punizione.
Peraltro il termine usato è inusuale e fa pensare alla fine di una distruzione "shoà" ( = ).
In effetti, tutti avrebbero potuto essere puniti, perché non s'erano opposti alla nefandezza di quei tremila circa uccisi dai Leviti, che volevano indurre ad adorare un idolo; da qui la punizione, il censimento, il pensiero del riscatto.
In definitiva, il censimento era, sia un modo a posteriori di aver conto del quantitativo delle teste del popolo, contando il totale del denaro ricavato, sia di riabilitarlo spiritualmente.
Sempre il versetto 12 dice, "ciascuno di essi pagherà al Signore il riscatto della sua vita" e quel è parola palindroma in quanto si legge da destra e da sinistra rimanendo invariata, il che è stato interpretato come insegnamento che tutto ciò che l'uomo devolve in opere di giustizia e di misericordia gli torna indietro e nulla perderà di ciò che ha devoluto per il prossimo.
L'idea poi che i meriti dei migliori possono uniti a recuperare i demeriti dei peggiori, è in definitiva l'embrione della "comunione dei santi".
In questo c'è la radice che del pensiero ebraico sulla preghiera che ha pieno valore comunitario se a parteciparvi c'è un quorum, un numero detto "minyan", almeno di dieci ebrei maschi d'età superiore ai 13 anni.
Il fatto che ciascuno deve versar metà di un siclo starebbe ad indicare che "nessuno è completo se non si unisce al suo prossimo. Rimanendo isolato può sfruttare solo la metà del proprio potenziale" (Toledot Yaa'cob Yoseef).
Come nella "parabola dei talenti" chi non traffica il proprio denaro, le proprie qualità, e non lo fa rendere utile rende le rende inutili rispetto agli altri, che come precisa la parabola, in effetti lo hanno tutti raddoppiato "avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse." (Matteo 25,27)
Lo "shoeqoel" o siclo non era una moneta, ma una misura di peso per l'argento, circa 13 grammi, secondo i tempi, dal verbo "pesare" in ebraico e nei tempi antichi era suddiviso in 20 "ghera".
Pare che quello del Santuario fosse di circa 15 grammi.
I multipli erano: 50 sicli una "mina" e 3000 sicli un "talento".

La parola "shoeqoel" in gimatria è 430

= ( = 30) + ( = 100) + ( = 300)

pari al valore della parola anima "noefoesh"

= ( = 300) + ( = 80) + ( = 50) = 430.

Per questo fatto l'idea del mezzo siclo è stata anche interpretata così:
  • c'è stata data provvisoriamente una mezza anima, l'altra metà ci deve essere data dal cielo, e ci viene data in prestito il giorno di sabato, onde il compito dell'uomo è innalzare la propria metà, dicono gli ebrei con Torah e "mitzvot", perché raggiunga il livello dell'altra metà;
  • si offre mezzo siclo per il riscatto della propria vita, l'altra metà la mette IHWH, perché ha scelto, col donarci la libertà, che fossimo soggetti alla tentazione del male.
Il versetto 16 conferma che il ricavato è denaro espiatorio, , il "koesoef hakkippurim" e che il siclo appunto di fatto era denaro in peso d'argento.

LA CONCA DI RAME - ESODO 30,17- 21
Esodo 30,17 - "Il Signore parlò a Mosè:

Esodo 30,18 - Farai per le abluzioni un bacino di bronzo con il piedistallo di bronzo; lo collocherai tra la tenda del convegno e l'altare e vi metterai acqua.

Esodo 30,19 - Aronne e i suoi figli vi attingeranno per lavarsi le mani e i piedi.

Esodo 30,20 - Quando entreranno nella tenda del convegno, faranno un'abluzione con l'acqua, perché non muoiano; così quando si avvicineranno all'altare per officiare, per bruciare un'offerta da consumare con il fuoco in onore del Signore,

Esodo 30,21 - si laveranno le mani e i piedi e non moriranno. È una prescrizione rituale perenne per Aronne e per i suoi discendenti, in tutte le loro generazioni."

Farai un un "kiyor nechoeshoet" è un bacino, un lavabo di rame, come traducono gli ebrei e come riportava la precedente traduzione C.E.I, mentre ora traduce bronzo; d'altronde il bronzo è una lega di rame con altro metallo, in genere stagno, fino al 10%.
Si era, infatti, nel periodo storico detto dell'età del bronzo, 3500-1200 a.C..
La lettera ebraica K = dal punto di vista del suo intrinseco messaggio grafico è una conca, una mano a conca, quindi "kiyor" è un "vaso in cui è da portare il corpo ".
Questo catino con recipiente centrale riempibile, forse con rubinetti, come commenta Rashi, serviva per le abluzioni o meglio per la santificazione.
Era collocato "tra la tenda del convegno e l'altare" e per questo ultimo è da intendere l'altare dei profumi.
Con la mano destra i sacerdoti che dovevano entrare nel Santo si lavavano assieme mano e piede destro e con la sinistra mano e piede sinistro.
I sacerdoti prestavano il culto camminando a piedi nudi e solo quelle in effetti erano le parti in effetti da lavare perché prima di celebrare avevano fatto il bagno rituale nella "miqwah".
Questo rito del lavarsi mani e piedi dai più ortodossi, ed in particolare dai farisei, per tradizione era passato a precedere anche atti privati liturgici quali le preghiere quotidiane ed il mangiare assieme, in particolar modo nel sabato in estrapolazione a quanto dice Esodo 19,6: "Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa..."
Al riguardo è il caso di rammentare perché paiono attinenti:
  • il Vangelo di Marco quando commenta: "...i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavate le mani fino al gomito, attenendosi alla tradizione degli antichi, e tornando dal mercato non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, stoviglie e oggetti di rame." (Matteo 7,3s)
  • l'episodio della lavanda dei piedi nel Vangelo di Giovanni, quando Gesù "...disse Simon Pietro: Non mi laverai mai i piedi! Gli rispose Gesù: Se non ti laverò, non avrai parte con me. Gli disse Simon Pietro: Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo! Soggiunse Gesù: Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti." (Giovanni 13,8-10)
Di quel bacile di Esodo 30 si ritrova menzione nel libro dell'Esodo al capito 38, versetto 8 che così si propone: "Fece il bacino di bronzo con il suo piedistallo di bronzo, impiegandovi gli specchi delle donne che venivano a prestare servizio all'ingresso della tenda del convegno" (Esodo 38,8), ed è proprio lui, il bacile di rame il "kiyor nechoeshoet".
Il lavabo perciò sarebbe stato ottenuto non con l'offerta del popolo, ma con quello delle donne che offrirono i loro specchi di rame che usavano per farsi belle per i mariti quando tornavano stanchi dal duro lavoro servile portandoli così alla procreazione di figli maschi che l'editto del Faraone voleva morti.
Questo inciso con, "gli specchi delle donne che venivano a prestare servizio" che, in effetti è "gli specchi delle schierate che prestavano servizio " ha provocato un midrash.
Mosè, infatti, secondo questo racconto edificante, per un senso di pudore e per moralismo non voleva accettare gli specchi delle donne, ma il Signore consigliò di accettarli, perché: "Sono preziosi per me più di qualunque altra cosa, perché fu per mezzo loro che le donne formarono legioni in Egitto." (Midrash Tankhumà Pekudé 9)
In 1Samuele 2,22 si parla di donne che prestavano servizio fuori della Tenda del Convegno: "Eli era molto vecchio e gli veniva all'orecchio quanto i suoi figli facevano a tutto Israele e come essi si univano alle donne che prestavano servizio all'ingresso della tenda del convegno."
Pare che le acque della purificazione venissero fatte bere a donne sospettate d'adulterio (Bemidbar 5,11).
Nel I Tempio, in base al disposto di Esodo 30,17-21, Salomone dispose la costruzione e posa in opera del gran bacino di rame detto "il Mare" di cui mi sono interessato ampiamente con l'articolo "Il Dio Vivente", nella rubrica "Decriptazione Bibbia".

Ricostruzione dell'interno del tempio

L'altare su cui si bruciava la mistura dei profumi prescritti si trovava proprio nel mezzo dell'"hekhàl", tra il tavolo dei pani della proposizione e il candelabro che stavano prossimi al Velo.
Il re Salomone nel Santo nel Primo Tempio spostò in dietro l'altare dei profumi e aggiunse dieci candelabri a 7 braccia (sul lato sud) e 10 tavole dei pani al candelabro (sul lato nord) al candelabro e tavola dei pani di Mosè che stavano davanti al velo.

L'OLIO DELL'UNZIONE - ESODO 30,22-33
Esodo 30,22 - "Il Signore parlò a Mosè:

Esodo 30,23 - Procurati balsami pregiati: mirra vergine per il peso di cinquecento sicli; cinnamomo profumato, la metà, cioè duecentocinquanta sicli; canna aromatica, duecentocinquanta;

Esodo 30,24 - cassia, cinquecento sicli, conformi al siclo del santuario; e un hin d'olio d'oliva.

Esodo 30,25 - Ne farai l'olio per l'unzione sacra, un unguento composto secondo l'arte del profumiere: sarà l'olio per l'unzione sacra.

Esodo 30,26 - Con esso ungerai la tenda del convegno, l'arca della Testimonianza,

Esodo 30,27 - la tavola e tutti i suoi accessori, il candelabro con i suoi accessori, l'altare dell'incenso,

Esodo 30,28 - l'altare degli olocausti e tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo.

Esodo 30,29 - Consacrerai queste cose, che diventeranno santissime: tutto quello che verrà a contatto con esse sarà santo.

Esodo 30,30 - Ungerai anche Aronne e i suoi figli e li consacrerai, perché esercitino il mio sacerdozio.

Esodo 30,31 - Agli Israeliti dirai: Questo sarà per me l'olio dell'unzione sacra, di generazione in generazione.

Esodo 30,32 - Non si dovrà versare sul corpo di nessun uomo e di simile a questo non ne dovrete fare: è una cosa santa e santa la dovrete ritenere.

Esodo 30,33 - Chi ne farà di simile a questo o ne porrà sopra un uomo estraneo, sia eliminato dal suo popolo."

Pare che debbono essere compiute, tutte e soltanto, da Mosè queste azioni, in cascata, "Il Signore parlò a Mosè: procurati balsami pregiati... ne farai l'olio per l'unzione sacra... composto secondo l'arte del profumiere... con esso ungerai... agli Israeliti dirai..."
Mosè stesso deve preparare l'olio con cui saranno unti la Tenda, tutti gli arredi, Aronne e i suoi figli, i grandi o sommi sacerdoti "chohanim ghedolim" e tutti i re della dinastia davidica.
In effetti in Esodo 37,29 si legge che Bezaleel "Preparò l'olio dell'unzione sacra e il profumo aromatico da bruciare, puro, secondo l'arte del profumiere."
Si dice poi che all'epoca del II Tempio ci fosse una famiglia, Avtinas, esperta nella preparazione dell'incenso per il "Bet Hamiqdash".
Nella tradizione c'è comunque il pensiero dedotto dal testo sacro che il contenitore di quel sacro balsamo fosse stato poi nascosto all'atto della fine del primo Tempio e che sarà restituito all'epoca messianica; infatti, il testo dice: "Questo sarà per me l'olio dell'unzione sacra, di generazione in generazione", solo questo olio e non un altro sarà quello che riconosco valido per l'unzione.
Quel "sarà per me" pare proprio dire che anche dopo la morte di Mosè, Io stesso, il Signore, avrò cura della conservazione.
I "balsami pregiati" sono aromi di prima scelta gli gli "shamim r'osh" e balsamo in ebraico ha le stesse lettere di cielo "shamaim" .
Se si considera tutto il popolo d'Israele come la moglie " 'ishah" del patto con IHWH quel l'olio dell'unzione "shoemoen mishechat qodoesh", fatto con quelle fragranze pregiate , s'intravede l'intento sia che:
  • "il Nome invierà il Messia , tutta la santificherà "sottinteso la "donna";
  • "Il Nome cambierà la donna ()".
Questo balsamo da Mosè deve essere "composto secondo l'arte del profumiere" e tale arte doveva quindi essere ben nota a Mosè che era vissuto alla corte del faraone d'Egitto.
Il culto quotidiano dei gran sacerdoti e del faraone egizi comportava, infatti, la purificazione con rasatura completa del corpo e con massaggi di oli profumati.
Mirra e incenso erano bruciati per purificare l'aria e sostanze aromatiche, mirra, cannella, gomma arabica, vino di palma e salnitro erano anche impiegati per l'imbalsamazione.
I sacerdoti egizi, così, erano tutti esperti profumieri sotto la protezione di Thot, dio protettore anche di questa scienza e Mosè d'altronde era esperto in tutte le arti egizie:
  • "Mosè era un uomo assai considerato nel paese d'Egitto, agli occhi dei ministri del faraone e del popolo." (Esodo 11,3)
  • "Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere." (Atti 7,22)
Pare che la preparazione dell'olio dell'unzione consistesse nello sminuzzare separatamente ciascun componente e in seguito miscelarli ed immergerli in acqua calda affinché questa ne assumesse gli aromi.
Filtrato il tutto, all'acqua s'aggiungeva l'olio d'oliva e si portava ad ebollizione, riciclando la condensa finche rimaneva solo olio aromatico speziato.
La composizione di questo olio dell'unzione come dice il testo, era:
  • mirra vergine peso di cinquecento sicli, cioè circa 7-8 Kg;
  • cinnamomo profumato, peso duecentocinquanta sicli, cioè circa 3,5-4 Kg;
  • canna aromatica, peso duecentocinquanta, cioè circa 3,5-4 Kg;
  • cassia, peso cinquecento sicli, cioè circa 7-8 Kg;
  • un hin d'olio d'oliva, circa 6 litri.
(sicli del santuario)

Secondo la tradizione si sarebbero ottenuti 12 log vale a dire circa 5-5,5 litri di olio profumato.

La mirra "mar" fluida, sostanza gommosa - resinosa, proveniente da arbusti di burseracee dell'Arabia ed Africa Orientale, in specie dalla Somalia, che scortecciati producono gocce morbide di colore marrone, rosso o giallo tendenti gradualmente ad indurirsi, di sapore amaro.
Il profumo darebbe forza, ottimismo e calma.
Secondo alcuni commentatori, invece, sarebbe un aroma estraibile dalla gola del cervo muschiato solo se in libertà.

Il cinnamomo o cannella "qineman" della famiglia delle lauracee si ottiene dalla corteccia, da alberi nativa di Ceylon, la vera cannella, il cinnamomum zeylanicum zeylanicum, che ha aroma secco e pungente, ricorda quello dei chiodi di garofano con retrogusto pepato.

La canna aromatica "qeneh boshoem" , l'attuale cannabis, cioè il calamo aromatico o canna odorosa, pianta acquatico-palustre, rizomatosa, corrisponde al calamo aromatico "Acorus calamus" avente anche effetti allucinogeni.

La cassia di specie più scadente della cannella vera o cinnamomo di Ceylon detta anche cannella cinese si ottiene dalla corteccia di alberi del Vietnam, Sumatra e Indonesia, detta cinnamomum cassia "qiddah" di sapore più aspro.

Il soave odore o odore soave è espressione che si ripete più volte nelle Bibbia, il che propone che Dio è sensibile a profumi ed odori e che solo certi gli possono risultare graditi.
Certo anche qui nell'ambito dello spiccato antropomorfismo che la Bibbia annette a IHWH può essere stata esaltata una qualità, ma forse c'è di più.
Di fatto l'odorato che capta il profumo quale distillato aeriforme della materia colpiva l'immaginazione degli antichi essendo il più etereo dei sensi tanto che si pensava che questo fosse destinato a dare sollievo più allo spirito che alla stessa carne.
Così riassume San Paolo "...un profumo di soave odore, un sacrificio accetto e gradito a Dio... " (Filippesi 4,18b) e propone "Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore." (Efesini 5,1s)
Il sacrificio di soave odore, infatti, richiama un sacrificio nello Spirito vista la somiglianza già evidenziata dei due termini odore "rich" e "ruach" , Spirito in ebraico.
Tra l'altro nel peccato originale compiuto dalla prima coppia, attenendoci strettamente al testo di Genesi 3, pare potersi concludere che l'unico senso fisico che non partecipò e che non contribuì al peccato fu l'odorato, mentre il tatto, la vista l'udito e il gusto furono tutti coinvolti.
Genesi 3, infatti, parla della coppia che dette ascolto, Eva al serpente maligno e Adamo ad Eva, e poi entrambi, ciascuno alla volta, vide, toccò e gustò dell'albero della conoscenza del bene e del male, ma dell'odorato nulla dice.
Il Talmud, Berakhòt 43b, conferma che l'olfatto è l'unico senso da cui l'anima trae piacere, mentre tutti gli altri sensi danno piacere al corpo.
I midrashim, peraltro, confermano che l'olfatto fu l'unico senso a non essere stato coinvolto direttamente nel peccato dell'albero della conoscenza.
Onde il senso dell'odorato sarebbe il più spirituale di tutti i sensi.
Non a caso le apparizioni del "numinoso" e della santità, anche nel cattolicesimo, è associato a piacevoli manifestazioni olfattive.
L'uomo dopo il peccato avrebbe perduto molto delle qualità olfattive e ciò misura in un certo senso la gravità della perdita spirituale.
Quindi l'uomo in genere non riesce, come prima, a scoprire e distinguere realtà sottili, che ora gli rimangono completamente nascoste.
Le apparenze ingannano, il senso della distanza, le forme possono venire alterate e proporre immagini accattivanti, ma l'odorato che coglie la presenza di molecole invisibili possono rivelare la presenza di un cadavere imbellettato.
L'olfatto così è evoca doti di sottigliezza e di penetrazione.
L'olfatto è, così, anche considerato il senso del Messia, come può dedursi un'affermazione che va rintracciata nel versetto di Isaia 11,3 che parla di Lui: "Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire."
Quel "Si compiacerà del timore del Signore" in effetti in ebraico è:


Il primo verbo contiene le lettere di "rich" profumo, quindi il Messia avrà il "sentore", cioè "avrà il profumo del timore di Dio...".

IL PROFUMO - ESODO 30,34-38
Esodo 30,34 - "Il Signore disse a Mosè: Procurati balsami: storace, onice, galbano e incenso puro: il tutto in parti uguali.

Esodo 30,35 - Farai con essi un profumo da bruciare, una composizione aromatica secondo l'arte del profumiere, salata, pura e santa.

Esodo 30,36 - Ne pesterai un poco riducendola in polvere minuta e ne metterai davanti alla Testimonianza, nella tenda del convegno, dove io ti darò convegno. Cosa santissima sarà da voi ritenuta.

Esodo 30,37 - Non farete per vostro uso alcun profumo di composizione simile a quello che devi fare: lo riterrai una cosa santa in onore del Signore.

Esodo 30,38 - Chi ne farà di simile, per sentirne il profumo, sia eliminato dal suo popolo."

Anche il profumo da bruciare sull'altare, secondo quanto dice questo brano, lo avrebbe prodotto Mosè "secondo l'arte del profumiere", ma vale quanto già detto su Bezaleel (Vedi: Esodo 37,29).

Gli ingredienti sono i quattro indicati dal testo:
  • resina, che si ritiene sia lo storace,
  • l'onice che sarebbe la conchiglia odorosa,
  • il galbano,
  • l'incenso.
In testi ebraici si trova "Prenditi degli aromi, della resina, della conchiglia odorosa, del galbano, degli aromi con incenso puro, in dosi uguali..."

Storace è la resina della pianta "styrax officinal" o "liquidamber orientalis", pianta originaria dell'India e di Giava, ambite nell'antichità per i suffumigi e per la composizione di incensi dal profumo resinoso e floreale, dolce e ambrato, ha proprietà cicatrizzanti ed espettoranti, cura tracheite, tonsillite e gengivite.

Onice o conchiglia odorosa a forma d'unghia, appunto onice, una conchiglia bivalve, odorosa perché emana profumo quando si apre.

Galbano "choelebbenah" viene dalla pianta ferula gummosa o galbaniflua, della famiglia del finocchio e del cumino, della quale s'usa l'olio della gommoresina che fuoriesce dalla radice, bianco simile al latte che esposto all'aria indurisce e forma grani simili all'incenso, detti "lacrime di galbano".
Ha poteri calmanti e rilassanti.
In ambito cosmetico è utile per fissare i profumi.
Fa parte dei "sette oli sacri di Thekoa", antica città della Palestina a cui pervenivano le carovane dall'oriente prima di giungere a Gerusalemme: Galbano, Labdano, Olibano, Nardo, Mirra, Cannella, Incenso.
Il Galbano arso da solo emana profumo non gradevole, ma miscelato con altri li rende più piacevoli esaltandone le qualità.
Secondo il Talmud Keritot, Rashi suggerisce che la Torah include il galbano nella miscela per insegnare di non escludere i peccatori, anzi se s'uniscono ai riti e alle preghiere fanno parte della collettività ben accetta al Signore.

Incenso "lebonah" è una gommo-resina odorosa prodotta da un arbusto che cresce spontaneamente in Asia e in Africa. la Boswellia "sacra", sgorga in gocce da incisioni sul tronco e solidifica al contatto con l'aria.
Bruciando produce molto fumo e un intenso profumo.

I quattro aromi erano in parti uguali, ma in effetti vi erano miscelati altri sette aromi che Rashi nel Talmud Keriot, nomina così: mirra, cassia, spinardo, zafferano, costus, corteccia, aromatica e cinnamomo.
Ogni componente era prima macinato fino a diventare una polvere sottile, indi venivano intimamente miscelati.
Il testo di Esodo 30,35 precisa infine che la composizione aromatica era "salata, pura e santa".
Si ritiene perciò che a quegli 11 ingredienti venisse aggiunto:
  • sale di Sodoma per fissare i profumi,
  • l'estratto della pianta eleva fumo, ha "Maalè Ashan" o "Leptadenia pyrotecnica" che miscelato al preparato aveva la proprietà di direzionare il fumo in alto ed evitava un'eccessiva espansione laterale.
La Chiesa Cattolica ed anche la Greco Ortotossa, usano bruciare "incenso" nelle Messe solenni e in vari riti, tra cui in quello per il commiato ai defunti.
L'incenso in tali riti ha vari significati e funzioni:
  • rivolto all'altare e ai simboli religiosi, è per l'elevazione dei fedeli, segno di preghiera, adorazione e meditazione gradite, inteso a ricordare che Dio non apprezza offerte materiali, ma quanto viene di spontaneo da un cuore fedele; infatti: "Tutta l'assemblea del popolo pregava fuori nell'ora dell'incenso." (Luca 1,10) e "...un altro angelo e si fermò presso l'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perché li offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull'altare d'oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei santi." (Apocalisse 8,3)
  • di "colonna di nube", segno della presenza di Dio;
  • dispensato sull'assemblea o sulle offerte, indica consacrazione a Dio delle persone e di quanto segnato.
IL MODELLO, IL SANTUARIO SPIRITUALE E IL SANTUARIO MATERIALE
Nella Torah il Signore esprime il desiderio di stare in mezzo al suo popolo: "Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. (Esodo 25,8)



È stato notato dai saggi d'Israele (Shemot Rabbà 34,3) che questo verbo, "mi faranno" è espresso al plurale, come pure nel versetto successivo il "Faranno un'Arca", mentre nel resto del capitolo Esodo 25 i verbi sono al singolare, cioè Colui che parla si rivolge a Mosè.
Questa constatazione ha provocato il pensiero che ciò sia fatto ad arte onde far recepire che è bene che ciascuno del popolo potesse avesse parte attiva alla Torah.
Di fatto, poi, si leggerà che oltre alle offerte obbligatorie vi saranno offerte volontarie del popolo, onde ciascuno ha potuto partecipare, anche con ridondanza, all'opera, rappresentativa della trasmissione di Dio al mondo, monito alle generazioni future di fare altrettanto.
Quel "io abiterò", "shakanetti" , porterà alla costruzione e formazione del luogo ove abiterà, cioè della "hammishekkan" , "la Dimora", a modello di quella spirituale nel cielo.
Quel brano, infatti, continua così, "Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi." (Esodo 25,9).
In effetti i testi ebraici sostituiscono alla parola "modello" la traduzione "struttura" da cui la seguente traduzione letterale:
" Come tutto quello che io mostro a te, la struttura della Dimora e la struttura di tutti suoi arredi, così farete."
A Mosè, perciò, Dio ha mostrato .
Queste lettere sono anche quelle che in ebraico si usano per definire la parola "specchio", così si può concludere che Mosè avrebbe visto le realtà celesti come in uno specchio.
Santo Stefano, prima della lapidazione, nel suo discorso ricorda che "Nel deserto i nostri padri avevano la tenda della testimonianza, come colui che parlava a Mosè aveva ordinato di costruirla secondo il modello che aveva visto." (Atti 7,44)
Di fatto Mosè vide proprio il modello del Santuario, infatti, il capitolo 25 del libro dell'Esodo così conclude: "Guarda ed eseguisci secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte." (Esodo 25,40)
La parola modello, in effetti, come detto, sarebbe perciò "struttura" , ma forse questo termine nasconde di più.
Dio poi descrisse tutto nel dettaglio, precisamente:
  • l'arca, in Esodo 25,10-21;
  • la tavola per i pani dell'offerta, in Esodo 25,23-30;
  • il candelabro, in Esodo 25,31-38;
  • la Dimora, in Esodo 26;
  • l'altare di rame, in Esodo 27,1-9;
  • il recinto della Dimora, in Esodo 27,10-19;
  • gli abiti per il sommo sacerdote, in Esodo 28;
  • indi nel capitolo 30 ciò di cui ho detto.
La Sacra Scrittura ci dice così che Mosè, vide la vera dimora, poi n'udì una descrizione da parte del Signore e la riportò nella Torah... ma non basta... ecco che, dopo, nel capitoli 35-40 dello stesso libro dell'Esodo viene nuovamente descritto il tutto.
La Torah così insegna che vi sono due Santuari, uno eterno, mostrato a Mosè sull'Oreb descritto nella Torah e uno costruito dal popolo, su indicazione della Torah scritta, ma interpretata dalla traduzione di quel testo decidendo di separare le parole in ebraico.
Siccome quanto realizzato è diverso da quanto veduto da Mosè, ma è soltanto una terrena interpretazione, si può pensare che sia anche diverso da quanto di fatto volesse essere descritto.
È, infatti, al riguardo da ricordare che i testi delle antichi rotoli della Torah avevano le lettere tutte separate ed equispaziate senza indicazione segni distintivi di fine parola e senza segni di vocalizzazione, onde il testo tradizionale, in definitiva, teoricamente, è una delle tante possibili decriptazioni del testo stesso.
Il Tempio materiale a cui comunque la misericordia di Dio s'adattò per amore del popolo d'Israele era però solo una figura provvisoria spirituale nella mente del popolo, che cercò d'interpretare al meglio quanto aveva compreso dalla propria interpretazione della Torah, ed che ciò sia avvenuto, quale sforzo del popolo, ma quanto fu conseguito era solo una figura che preparava l'originale, ma che non riuscì ad eguagliarlo.
Questa Dimora nel Deserto, su cui poi s'ispirò il I Tempio di Salomone, poi quello di Zorobabele e infine il II Tempio quello di Erode il Grande, in effetti, fu eseguita da Bezaleel (vedi: Esodo 31,2) , nome che fornisce anche il messaggio: "Vi abitava l'ombra della divinità ".
Questa sarebbe perciò un avviso subliminale che l'eseguito in effetti fu soltanto un'ombra della realtà di ciò che Dio voleva trasmettere e di quanto in effetti Mosè aveva percepito.
San Paolo, che ben conosceva le Sacre Scritture ebraiche e le scrutava attentamente, ha colto evidentemente l'idea dello "specchio" e così la esprime in 2Corinzi 3,14-18 "...le loro menti furono accecate; infatti fino ad oggi quel medesimo velo rimane, non rimosso, alla lettura dell'Antico Testamento, perché è in Cristo che esso viene eliminato. Fino ad oggi, quando si legge Mosè, un velo è steso sul loro cuore; ma quando ci sarà la conversione al Signore, quel velo sarà tolto. Il Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è libertà. E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore."
(Vedi: "L'incarnazione sotto il velo di Mosè" articolo in .pdf nella rubrica "Lettere ebraiche e Codice Bibbia")

Certamente in Mosè, cioè nella Torah, si parla del Messia, anche se il discorso non è immediato.
I Vangeli e i primi scritti cristiani erano però ben consci di ciò, infatti:
  • Giovanni 1,45 - "Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nàzaret".
  • Giovanni 5,45-47 - "Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?"
  • Luca 24,27 - "E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui."
  • Luca 24,44 - "Poi disse: Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi".
Quindi Mosè vedendo come in uno specchio ha visto Lui, il Messia e non ha visto il Padre, ma solo ciò che del Padre è recepibile da parte dell'umanità.
Gesù Cristo è lo specchio di Dio Padre, lo conferma Lui stesso nel Vangelo di Giovanni:
  • Giovanni 1,17-18 - "Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato."
  • Giovanni 14,8-9 - "Gli disse Filippo: Signore, mostraci il Padre e ci basta. Gli rispose Gesù: Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre?" Analogo pensiero è in 1Giovanni 2,23 "Chiunque nega il Figlio, non possiede nemmeno il Padre; chi professa la sua fede nel Figlio possiede anche il Padre."
La XXII delle Odi di Salomone (scritti apocrifi cristiani del I Secolo) ripresa da un canto del Cammino neocatecumenale, cosi inneggia:

"Ecco lo specchio nostro è il Signore! Aprite gli occhi e guardatevi in Lui ed imparate com'è il vostro viso. Alleluia... Date gloria al suo Spirito.
Togliete la sporcizia dalle vostre facce. Amate la Sua Santità e rivestitevene; e sarete immacolati sempre davanti a Lui. Alleluia... Date gloria al suo Spirito.
"

Se poi si va a guardare bene la parola di "struttura" della Dimora, tradotta in genere, con modello, "tebenit" , che viene dal radicale ebraico di "fondare" e di "mattoni", ha comunque all'interno le lettere di figlio, "ben" = , onde si può anche intravedere questo pensiero.
Dio a Mosè "indicò il Figlio che sarà crocifisso ".
Il vero santuario è proprio Lui, Gesù di Nazaret, il Cristo che ci rivelò essere Lui il Tempio di cui Mosè aveva visto la "struttura" come in uno "specchio".

"Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato! I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà. Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: Quale segno ci mostri per fare queste cose? Rispose loro Gesù: Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gli dissero allora i Giudei: Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù." (Giovanni 2,13-22)

Il Vangelo di Matteo precisa che nel cacciarli disse loro: "La Scrittura dice: La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri". (Matteo 21,13)

Aveva detto, infatti, il profeta Isaia 56,6-8: "Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saliranno graditi sul mio altare, perché il mio tempio si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli. Oracolo del Signore Dio che raduna i dispersi di Israele: Io ancora radunerò i suoi prigionieri, oltre quelli già radunati".

Chi ha compiuto e continuamente compie tutto ciò è proprio Lui; tutti gli entrano nel suo cuore e li offre al Padre.
Così l'altare d'oro dei profumi nel Santo davanti al Santo dei Santi rappresenta il vero e unico sacrificio a Dio di suo Figlio da cui sale la continua perenne preghiera al Padre che raccoglie i doni del popolo e li trasforma nell'unico sacrificio gradito a Dio, quello di se stesso e di chi chiede la grazia di essergli a immagine e somiglianza.
Ecco che entra in gioco quanto da Lui stesso affermato con "...scrutate le scritture... sono proprio esse che mi rendono testimonianza. " (Giovanni 5,39) a guisa che, seguendo particolari semplici regole nelle lettere ebraiche della Torah si potesse desumere che Lui, il Messia è il vero, Santo, e unico modello "tebenit" della Dimora di Dio nel mondo.
È questa particolare traduzione - effettuata rispettando sempre i significati di tutti i segni e le regole che ho trovate e ho predichiarate - che effettivamente fa spuntare un testo nascosto, la profezia completa sul Messia, compiuta da Gesù, il Cristo.

ESODO 30 - DECRIPTAZIONE
Il testo secondo la più recente traduzione C.E.I. dei vari brani del capitolo Esodo 30 è stato, peraltro, già presentati in altri paragrafi.
Tutti i vari pensieri di tali precedenti paragrafi mi hanno portato ancora una volta a cercare di carpire da quegli antichi testi scritti in ebraico la seconda pagina che vi fosse nascosta, rivelandola mediante le regole e la chiave di decriptazione che mi sono dato e che uso dal 1996 con il quale sto sondando praticamente l'intero complesso degli scritti biblici in ebraico.

Il brano inizia subito presentandoci il Risorto che di fatto appare come l'anima dell'altare dei profumi.

Esodo 30,1 - Farai un altare sul quale bruciare l'incenso: lo farai di legno di acacia.



Esodo 30,1 - Riportarsi si vedrà il Risorto che fu in croce dai viventi ucciso . Di vita verserà nutrimento ; lo verserà dal cuore . Il corpo crocifisso si vedrà rialzarsi . Sarà dal Risorto dal cuore una forza per gli uomini in azione . La resurrezione nel mondo verrà () a recare .

Tutto di seguito riporto il testo della decriptazione dell'intero capitolo 30 dei 38 versetti del libro dell'Esodo.

Esodo 30,1 - Riportarsi si vedrà il Risorto che fu in croce dai viventi ucciso. Di vita verserà nutrimento; lo verserà dal cuore. Il corpo crocifisso si vedrà rialzarsi. Sarà dal Risorto dal cuore una forza per gli uomini in azione. La resurrezione nel mondo verrà a recare.

Esodo 30,2 - Ricominciò a vivere. Uscì da quel primo dal corpo la rettitudine che recava e all'originaria vita lo partorì. Dai nascosti a casa si portò; col corpo dentro si portò alla vista. Fu in modo aperto/chiaro che IHWH in quel primogenito viveva. Nel Crocifisso fu la vita a riversarsi. Dai morti si riportò vivo dalla madre che con gli apostoli si portava. Versò nei corpi l'energia; ai prescelti fu a portarla.

Esodo 30,3 - Con un'asta su al Verbo che era in croce venne portata una ferita che l'aprì. Da dentro al cuore fuori portò alla vista un segno a scorrere. Dal rifugio venne a versare una forza che nel corpo del Crocifisso stava. Portò dal foro da dentro la forza che l'abitava. E venne a versare dal corpo l'energia. (Di ciò che) il crocifisso era portatore, portò. Videro alla luce che era il Crocifisso di potenza portatore. Stranieri colpiti n'uscirono con gli abitanti convertiti dalla forza che l'abitava.

Esodo 30,4 - Portò della risurrezione per tutti la forza dal cuore dentro al tempo dalla ferita aperta. Da dentro del crocefisso in azione della risurrezione uscì la potenza. Portato tra i morti nella tomba nel crocifisso la potenza il colpito corpo portò a rialzare risorto. Il crocefisso fu ad alzarsi, la potenza nel tempo fu a recare. Tutti vedranno il Risorto rientrare dall'alto una seconda volta. Della risurrezione l'aiuto sarà a recare e nel mondo sarà ad entrare nel cuore di tutti che saranno a rivivere. Nei cuori l'aiuto sarà per la vita del serpente la distruzione. A finire verrà portato il bestiale.

Esodo 30,5 - A riportarsi videro risorto chi fu crocefisso. Verrà (da Lui) solo la forza per i viventi che dal legno fu risorto. Dal cuore fu della vita a recare in azione il soffio. Sarà per tutti a venire la vita che dalle ferite gli uscì da dentro.

Esodo 30,6 - Portò gli apostoli il crocifisso ai confini del mondo. Vennero a portare che il Potente in una persona era stato nel mondo. Il Verbo il corpo di un retto prescelse della donna compagna. La potenza col primogenito nel corpo le inviò. Nel mondo si vide la legge divina del Potente in una persona stare. Uscì dal Verbo dal corpo la rettitudine dalla croce. Per primo risorse il corpo. In alto entrò dall'Eterno il crocifisso. Quel primo risorto si vedrà riportarsi dall'eternità in cammino per risorgere i viventi del mondo.

Esodo 30,7 - Aveva portato nel modo a riversare nei cuori una forza il male il serpente che era stato a recarla all'origine. Uscì (però) dal corpo l'energia che versò dal cuore il corpo del crocifisso. Dal foro, con l'acqua fu la vita/la Madre dall'intimo a versare alle moltitudini. Da dentro versò dal corpo ciò che l'abitava. Ad uscire fu dal cuore una forza; da dentro/casa la portò. Venne un'energia dal corpo crocifisso. Fu a versarla per amore, lanciò un'energia/gli apostoli nel mondo.

Esodo 30,8 - Del portatosi dentro al mondo in olocausto in croce iniziò ad entrare nelle menti per gli apostoli. Venne per gli apostoli nelle menti la completa intelligenza. Sentirono le moltitudini nei giorni che si versò per amore. Ci fu un corpo/popolo per gli apostoli nel mondo da incenso perenne per il Potente. Per la parola degli apostoli ci fu per il Signore di rinati un corpo prescelto che era retto tra i viventi.

Esodo 30,9 - Il Potente viene nell'agire ad accompagnarli. L'Altissimo si porta a versare amore nel corpo/popolo del crocifisso. Stranieri ad entrare si portano. Dall'alto nel mondo si porta nei viventi la grazia che la perversità dell'angelo (ribelle) la pienezza della rettitudine annulla. Il crocifisso li riempie della rettitudine che ha recato; da innalzato fu recarla.

Esodo 30,10 - La recata rettitudine del Verbo si vede nel corpo dagli apostoli innalzato. La versano nel corpo gli apostoli che al crocifisso sono a portare fratelli. Il crocifisso dentro li rinnova con gli usciti acqua-sangue. I peccati tutti del mondo perdonati sono dalla madre. I fratelli del crocifisso dentro illuminati dagli apostoli nel mondo, sono perdonati dall'Altissimo, e da rinati nel corpo del crocifisso sono ad anelare la santità. Con la santità è ai viventi del mondo portata la divinità di IHWH.

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Esodo 30,11 - Recato è stato l'aiuto dentro al corpo dal Signore con la divinità che salva. Rientra la potenza delle origini a rivivere nei corpi.

Esodo 30,12 - La rettitudine che è nel crocifisso risorto da prima viene nel corpo/popolo. L'origine della risurrezione del Figlio sarà la forza che brucerà nei corpi il maledetto serpente che punito sarà per l'entrata nei viventi e l'angelo (ribelle) da tutti ricuserà. Sarà quel fuoco il perdono alle anime a recare. Il serpente da IHWH dentro punito verrà, reciso per i guai uscirà. Sarà ad uscire del bestiale il flagello. Dentro punito verrà nei viventi.

Esodo 30,13 - Colpito nel mondo sarà il dragone dalla portata rettitudine del Potente. Uscirà l'agire dentro del male. Il serpente n'uscirà punito nell'acqua bollente. Da una saetta sarà alla fine ad uscire bruciato. Si rovescerà dai cuori. La risurrezione versata dal Potente entrerà con la santità. Agirà da fuoco nei corpi ove sta a vivere. Scapperà dai corpi fuori. Entrerà la risurrezione a versare la potenza nelle midolla. A rialzarsi saranno tutti per l'entrata bevanda del Potente. Finirà il verme che si portava. Uscirà il serpente con la forza della perversità.

Esodo 30,14 - Ognuno dal mondo nell'aldilà innalzerà. Usciranno col Verbo che vertice sarà dei viventi. I viventi dentro con gli angeli lo vedranno col risorto corpo. Sarà stato (Lui) a salvarli dall'angelo (ribelle). Ad uscire lo porterà dai viventi. Un olocausto ci sarà per il drago. Tutti nei corpi riporterà i morti il Signore.

Esodo 30,15 - Ad entrare si vedranno nel Risorto. Li lancerà dal Potente Unico. Saranno con i corpi dentro ad entrargli. Li porterà dal mondo, leggeri al Potente ove nell'Unico saranno in seno; gli staranno nel cuore i viventi. Vivi si chiuderanno, li alzerà stando nel crocefisso dal mondo. Da (dove) bevvero (dalla ferita del costato) la potenza del Potente crocefisso in croce, verranno tutti con i corpi portati. Gli uomini saranno fuori portati dal mondo in cammino dal Verbo. I corpi innalzerà con le anime, tutti essendo (ormai) retti i viventi.

Esodo 30,16 - Li porterà dal Potente per versarli nell'assemblea alla fine. Verranno al trono del Verbo, entrerà così il frutto dei viventi per vivervi. Verranno da figli essendo stata la rettitudine di Dio portata. Da angeli tutti alla fine verranno portati in alto dal servo crocifisso. Nella Tenda del Convegno si porteranno per l'esistenza. Del Potente figli saranno per stare nella luce. Vedranno il Potente. Potenti questi, l'Agnello porterà con gli angeli del Potente, in faccia al Signore, il Potente che li ha perdonati con l'olocausto dell'angelo superbo finito, staranno così a vivere.

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Esodo 30,17 - Portati sono stati gli insinuatisi nel corpo del Signore. Dalla maledizione li ha salvati per il rifiuto all'essere ribelle.

Esodo 30,18 - Porterà in azione la risurrezione a chi è nell'oppressione essendosi portato nei corpi il serpente. La fine gli porterà in casa il Figlio che dalla tomba risorse. Da tutti il serpente, nei corpo racchiuso, scenderà. La perversità dell'angelo (ribelle) il crocifisso finirà. Riverrà a portarsi dentro, sarà tra gli angeli nello splendore, ai viventi porterà l'eternità e dentro sarà l'angelo nel mondo nei viventi colpito. Dentro le tombe porterà l'energia, tutti alla fine risorgeranno, la vita rientrerà nei viventi, risaranno vivi.

Esodo 30,19 - E i corpi dalle tombe su si riporteranno. L'Unico li ri-partorirà, l'energia li porterà figli; in quel giorno la vita angelica gli porterà. Verranno ad essere per l'aiuto da forti nel mondo a vivere. Si porterà quel primo, il crocifisso, col corpo a rivelarsi: era stato nel mondo tra i viventi.

Esodo 30,20 - Nell'intimo di quel primogenito viveva la divinità per la prima volta nel mondo. Il Potente ai viventi portava l'eternità che erano in un corpo racchiusi i precetti della vita, che sarebbe stato a circoncidere chi all'origine era stato tra i morti a portarli. L'Unico aveva portato il Figlio, l'aveva risorto dalla croce onde la vita divina entrasse nei viventi. Sacrificato dai potenti capi, dalla croce una potenza uscì, gli si riversò dal cuore, fu dal corpo una donna ad uscire, la potenza del Signore.

Esodo 30,21 - (Questa) portò il lavacro e fu d'aiuto, una forza nel mondo per cambiare. A rivelare fu al mondo che tra i viventi s'era portato del Potente il primogenito; era stato tra i morti portato, ma uscito ne era. Dal crocefisso uscì una potenza che entrò nella madre che nelle assemblee la riversava. Sempre l'accompagna e del Potente il seme reca per la nascita di un corpo ove il crocifisso vive.

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Esodo 30,22 - A recare è l'aiuto col cibo che porta ad entrare la divinità. Salva entrando del Potente il primogenito a vivere nel corpo.

Esodo 30,23 - E viene versata nelle assemblee di chi cammina la vergogna nelle acque. Cambiati dalla donna i ribelli porta nell'utero li risorge dalle acque desiderosi del crocifisso. E li rifondano nella vita gli apostoli dentro con un nome (nuovo) per vivere nell'assemblea dei rialzatisi nell'esistenza. Dal crocifisso che recò dalla quinta costola una forza d'acqua che porta la vita vengono ad essere tra i viventi portati. Si riversa un'energia che entrando dentro l'illumina nelle midolla. Salvati sono i viventi riportati alla vita che all'origine indicata fu ai viventi.

Esodo 30,24 - E, riversato l'aiuto, entrano nell'assemblea i salvati a centinaia, portati tutti dentro a bere del Potente per entrare al vertice della gioia. La vita angelica in questi è per il crocifisso ad entrare; sono angeli.

Esodo 30,25 - E sentono che il Risorto sarà a rivenire per portarli nell'ottavo (giorno). Il Messia crocefisso verserà in aiuto la risurrezione. I corpi rovesciati nelle tombe rivivranno. I corpi rovesciati nelle tombe integri si vedranno risorti. Riusciranno i corpi per la versata nobiltà del Messia. Tutti santi saranno per l'esistenza.

Esodo 30,26 - Li porterà il Messia tutti a casa e verranno nella Tenda del Convegno (in alto) portati. Verranno nella luce degli angeli, si aprirà l'eternità completa.

Esodo 30,27 - Ma prima finirà nel mondo di bruciare il serpente ove si nascose l'angelo (ribelle) portando all'origine l'oppressione. Nel serpente il maligno si recò e venne a vivere l'angelo nei corpi con la perversità. Verrà il maligno ad uscire, li riporterà all'originaria integrità. In sacrificio uscirà rovesciato dai cuori, dai corpi finirà.

Esodo 30,28 - Si riportò la primitiva integrità per il sacrificio nel mondo innalzato di Lui in croce. La rettitudine del Potente con la sposa fu a recare e venne la rettitudine a ristare in un corpo e di quel primogenito la perfezione portò.

Esodo 30,29 - Portò la santità il crocefisso a rivenire nei viventi. E nel mondo fu, portandosi, la santità a riversare d'aiuto, un dono dalle piaghe. La potenza uscì, percosse il bestiale, ardendolo con la risurrezione.

Esodo 30,30 - Ma verrà dell'Unico a rientrare nei corpi l'energia che li porterà a venire figli. Sarà portata a tutti l'unzione e la santità del crocifisso. Verranno nel Regno ad entrare, con gli angeli del Potente staranno.

Esodo 30,31 - Per la portata divinità figli saranno essendo stato bruciato nei corpi il maledetto che scelse d'insinuarsi nei corpi. Rifiutato l'essere ribelle, risorti i viventi, angeli del Messia, tutti santi saranno. Fuori saranno ad uscire con Questi dal mondo di notte le generazioni tutte che erano ad anelarlo.

Esodo 30,32 - Avendo agito nei cuori la risurrezione nei corpi degli uomini la potenza delle origini ci risarà. Saranno ripieni di rettitudine e dentro gli uomini così l'energia si riporterà. La potenza di quel primogenito crocifisso agirà, simile come vita entrerà e la santità di Lui a santificarli sarà. Dal mondo saranno ad uscire. Col Potente così vivranno.

Esodo 30,33 - Gli uomini beati saranno con i corpi seduti/versati nell'assemblea dei retti per vivervi, dal mondo portati, ma unico arso nei corpi sarà stato il drago che dei viventi viveva. L'angelo (ribelle) che si portò si vedrà dal Potente colpito nei corpi. E l'energia dell'Agnello crocifisso in seno ai viventi sarà a portarsi.

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Esodo 30,34 - Portata era stata all'origine all'essere ribelle dal Signore la maledizione. Li salverà rovesciando l'ammalare. Al trono vivranno alla destra. Gli amati il Verbo avrà portati risorti nell'assemblea del Potente. Il crocifisso li ha portati chiusi nel cuore. Tra gli angeli entreranno nei gironi a vivere. Saranno stati i viventi portati al Potente dal Figlio; entreranno puri dal mondo alla pari a starvi per l'esistenza.

Esodo 30,35 - Si porteranno al vederlo i risorti a stare nel crocifisso. Verranno a versarsi nel cuore. Nel corpo del crocifisso con i corpi si verseranno per chiudersi nel seno. Dal mondo col corpo li porterà, verserà i racchiusi vivi a vivere dal Potente. Gli si chiuderanno nel cuore. Gli entrati si porteranno con i corpi nel Santuario.

Esodo 30,36 - Li porterà risorti, nell'assemblea li verserà integri. A vivere con gli angeli entreranno, usciti dalla polvere per la portata energia dal crocifisso. Tutti entreranno a vivere la vita degli angeli, entreranno dal Potente al volto, con gli angeli staranno. S'aprirà l'eternità completa dentro lo splendore. I viventi ha portato alla vista volando nel Risorto col corpo, desiderosi di conoscerlo. Camminando col Risorto i viventi entrano da Santi nel Santo. Staranno gli uomini per l'esistenza col Potente tra i retti a vivere.

Esodo 30,37 - Ha portato dal mondo, ha versato dal cuore, il corpo alla fine della moglie, il corpo che per il crocifisso ha operato illuminando il mondo. Da dentro uomini retti, apostoli del crocifisso, escono. Il Potente verrà alla vista simile per potenza come i viventi nel santuario. Il crocefisso nel mondo era del mondo il Potente; la sposa è stato dal mondo a portare fuori!

Esodo 30,38 - Il primo che fu risorto e la moglie con i corpi saranno alla vista luminosi uscire. La rettitudine ai viventi hanno recato nel mondo, potenti li partoriranno, saranno dal ventre ad uscire, li porteranno tra gli angeli. L'Agnello, il crocifisso vivo rivedranno che i viventi fu a recare.

L'ALTARE D'ORO
Questo altare dei profumi, oltre al nome di altare d'oro, "mizbeach hazahav" , perché era interamente rivestito d'oro, aveva anche quello di altare interno, "mizbeach happenimi", , perché era all'interno del Tabernacolo.
Le lettere di questa ultima definizione, collegate al pensiero del Messia ed in particolare ai Vangeli, suggeriscono che il Signore "vivente , in sacrificio , entrerà , in una persona () nei giorni ."
È tale altare menzionato per ultimo tra gli arredi della Dimora in quanto rappresenta evidentemente l'elemento simbolico d'estrema importanza avente la funzione d'intermediario a collegamento tra Dio e il Suo popolo, figura di un avvocato perenne in carne ed ossa, di cui parla la 1Giovanni 2,2 "...abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo."
Tramite questo altare, animato da un sacerdote scelto che vi bruciava l'incenso prescritto alle ore previste, secondo il patto della Torah, era assicurata la presenza divina che, di fatto seguiva l'accensione dell'incenso.
L'incenso, infatti aveva la funzione di alludere alla nube aldilà del velo che precedeva l'entrata del Re sul trono dei cherubini sull'Arca.
Il Capitolo Esodo 30 c'informa che questo altare è d'oro, che i profumi da bruciare in pratica sono incenso, che deve essere unto con l'olio dell'unzione in cui v'è in parte preponderante l'aroma della mirra.
Questi tre elementi - oro, incenso e mirra - sono i doni allusivi dei Magi per il Santo bambino, il Re d'Israele, il Messia.
D'altronde l'altare era di legno d'acacia "shittim" in cui "arde l'amore/il cuore di un essere vivente ", ma rivestito d'oro, due materie in antitesi, l'una materia viva, ma deperibile quale il legno con cui gli Egizi facevano i sarcofagi e quindi allude alla morte e l'altra, l'oro, uso a rappresentare la natura divina nel mondo pagano, indi insita v'è l'idea di una doppia natura.
Quello del legno d'acacia (mimosa nilotica) arbusto spinoso, il cui succo è la gomma arabica che lo rende relativamente imputrescibile è elemento ricorrente nella costruzione della Tenda del Convegno. infatti Vi si trova, infatti, in vari elementi:
  • nelle assi di contorno della Tenda rivestite d'oro "Poi farai per la Dimora le assi di legno di acacia, da porsi verticali" (Esodo 26,15) "Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro di disegnatore. Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d'oro, con uncini d'oro e poggiate su quattro basi d'argento."(Esodo 26,31-32);
  • nell'Arca dell'Alleanza, "Quindi Bezaleel fece l'arca in legno di acacia: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza... Fece stanghe in legno di acacia e le rivestì d'oro" (Esodo 37,1-4);
  • nella tavola delle offerte, ugualmente "Fece le stanghe in legno di acacia e le rivestì d'oro" (Esodo 37,15);
  • nell'altare dei profumi: "Fece l'altare per bruciare l'incenso, in legno di acacia; aveva un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza; ...aveva due cubiti di altezza..." (Esodo 37,25);
  • nell'altare dei sacrifici, ma questi esterno alla Tenda era rivestito di rame: "Fece l'altare in legno di acacia: aveva cinque cubiti di larghezza, ...e aveva l'altezza di tre cubiti... lo rivestì di rame." (Esodo 38,1.2).
Una tradizione propone che la corona di spine del Cristo fosse di spine d'acacia.
L'altare d'oro o altare "mizbeach happenimi", sta sempre nel Santo del Tabernacolo alla presenza di Dio ed è perciò figura di chi presenta sempre il proprio sacrificio spirituale a Dio Padre.
Quando nel Santo era bruciato l'incenso poteva trovarsi solo il sacerdote di turno, perciò "solo Hashem e il chohen erano soci in questa mitzvà e così la presenza di Dio poteva risiedere nel Santuario." (Rebbe di Lubavitch)
Nel Benedictus, inno di Zaccaria, il padre del Battista, che quale sacerdote della classe di Abia officiava all'altare dell'incenso quando era il suo turno, pare cogliersi tale pensiero quando proclama: "Benedetto il Signore Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi una salvezza potente nella casa di Davide... di concederci... di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni." (Luca 1,68-75).
Israele disponeva del favore di Dio e della sua concreta Presenza, infatti, dice il libro del Deuteronomio: "...qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?" (Deuteronomio 4,7)
Conferma il Vangelo di Luca che Zaccaria, fatta l'offerta dell'incenso, evidentemente aggiungendo le proprie intenzioni con fede, si verificò una manifestazione della Presenza divina, perché: "...gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l'angelo gli disse: Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita..." (Luca 1,11-13)

La presenza del Cristo, sacrificato fuori dalla Tenda su un altare cruento, risorto ed elevato al cielo, assicura una presenza continua dell'umanità presso il Padre.
Quel sacrificio sull'altare della croce è perennemente ricordato al Padre.
La croce, non più di legno, ma splendente più dell'oro diviene gloriosa e il sacrificio assume l'aspetto completamente spirituale.
Un'intercessione, una preghiera continua dal profumo prezioso s'eleva perciò da Lui per l'umanità: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno." (Luca 23,34)
Quel altare aveva due stanghe di legno per sollevarlo, rivestite d'oro segno di quella croce di legno divenuta gloriosa.
Quattro erano gli anelli, i fori cioè ove le due stanghe si collegavano all'altare e quattro sono i fori nelle mani e nei piedi di Gesù crocifisso al legno della croce.
"Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho. Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi... Poi disse: Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi. Allora aprì loro la mente all'intelligenza delle Scritture e disse: Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni." (Luca 24,39-48)

C'è un accenno al capitolo 4 del libro dei Numeri del popolo in cammino per la conquista della terra promessa, figura dell'evangelizzazione, in quanto l'arca di Dio, la "mercabah", ma portata da uomini in carne ed ossa, si muove sulle stanghe per il mondo e in quel cammino nel deserto, vera e propria processione dei Leviti l'altare d'oro si muovere pure su stanghe l'altare d'oro: "Quando il campo si dovrà muovere... Aronne e i suoi figli... stenderanno sull'altare d'oro un drappo di porpora viola e sopra questo una coperta di pelli di tasso e metteranno le stanghe all'altare." (Numeri 4,5-11)
Quei mantelli viola ci ricordano la passione del Cristo con "i tradimenti , l'oppressione dei potenti , la crocifissione ".
Le pelli di tasso portano in sé il pensiero a che "si vedrà riportarsi il corpo del crocifisso dalla tomba risorto ."

Il libro dell'Apocalisse al capitolo 5 presenta questa visione: "E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli. Vidi un angelo forte che proclamava a gran voce: Chi è degno di aprire il libro e scioglierne i sigilli? Ma nessuno né in cielo, né in terra, né sotto terra era in grado di aprire il libro e di leggerlo. Io piangevo molto perché non si trovava nessuno degno di aprire il libro e di leggerlo. Uno dei vegliardi mi disse: Non piangere più; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli". (Apocalisse 5,1-5)
Quel "libro a forma di rotolo" è certamente la Torah, i cinque libri del Pentateuco che erano e sono uniti negli Aron delle sinagoghe a costituire un unico rotolo.

Il rotolo della Torah

Questo rotolo è scritto solo su una faccia, ma viene detto che ha una faccia esterna e una interna.
Nel contempo è attestato che tale rotolo di fatto è un libro sigillato con sette sigilli che l'iconografia immagina come chiuso con sette serrature, in senso allegorico, in quanto non è a pieno comprensibile fino al momento della venuta del Messia.

Il libro sigillato con 7 sigilli (Apocalisse)

È un libro criptato e occorre una chiave di lettura per interpretarlo.
Si può, però, gioire perché ciò che era nascosto nella Torah è ora rivelato e la faccia nascosta si apre grazie alle vicende di Gesù di Nazaret.
Tutto ciò pare vero e ampiamente confermato.
La lettera agli Ebrei sintetizza i pensieri degli antichi profeti e quanto precisamente è detto nel Salmo 40,7-9: "...entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà." (Ebrei 10,5-7)

Lo stesso libro dell'Apocalisse quando parla dei sigilli del rotolo in due occasioni ci ripresenta l'altare d'oro.
La prima volta è quando "l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio in cielo per circa mezz'ora. Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe. Poi venne un altro angelo e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi. Poi l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono scoppi di tuono, clamori, fulmini e scosse di terremoto." (Apocalisse 8,1-5)
Questo altare, ora nel cielo raccoglie, perciò, le preghiere del corpo di Cristo in terra costituito dai suoi santi!
Il Santo Padre Benedetto XVI, nell'Omelia della Santa Messa con dedicazione dell'altare, Cattedrale di Albano, 21 settembre 2008 ebbe a dire:

«Nella liturgia romana il sacerdote, compiuta l'offerta del pane e del vino, inchinato verso l'altare, prega sommessamente: Umili e pentiti accoglici, Signore: ti sia gradito il nostro sacrificio che oggi si compie dinanzi a te. Si prepara così ad entrare, con l'intera assemblea dei fedeli, nel cuore del mistero eucaristico, nel cuore di quella liturgia celeste a cui fa riferimento la seconda lettura, tratta dall'Apocalisse. San Giovanni presenta un angelo che offre "molti profumi insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro posto dinanzi al trono" di Dio (Apocalisse 8,3). L'altare del sacrificio diventa, in un certo modo, il punto d'incontro fra Cielo e terra; il centro, potremmo dire, dell'unica Chiesa che è celeste ed al tempo stesso pellegrina sulla terra, dove, tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, i discepoli del Signore ne annunziano la passione e la morte fino al suo ritorno nella gloria (Lumen gentium, 8). Anzi, ogni Celebrazione eucaristica anticipa già il trionfo di Cristo sul peccato e sul mondo, e mostra nel mistero il fulgore della Chiesa, sposa immacolata dell'Agnello immacolato, Sposa che Cristo ha amato e per lei ha dato se stesso, al fine di renderla santa.»

La seconda è quando "Il sesto angelo suonò la tromba. Allora udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova dinanzi a Dio." (Apocalisse 9,13)
Si apre così l'annuncio della fine dei tempi, quelli attuali, quantunque possano durare.

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