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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
LA GIOVENCA ROSSA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL PURO E L'IMPURO NELL'EBRAISMO »

IL DISPOSTO DI NUMERI 19 DELLA "GIOVENCA ROSSA"
Il capitolo 19 del libro dei Numeri ove c'è il testo detto della "giovenca rossa" è costituito da 22 versetti divisibili in tre parti:

  • Numeri 19,1-10, sulle ceneri della giovenca;
  • Numeri 19,11-16, sui casi di impurità;
  • Numeri 19,17-22, sul rituale delle acque lustrali.
Presento, a brani distinti, il testo dell'ultima traduzioni C.E.I e aggiungo brevi commenti.
  • "Il Signore parlò a Mosè e ad Aronne e disse: Questa è una disposizione della legge che il Signore ha prescritto. Ordina agli Israeliti che ti portino una giovenca rossa, senza macchia, senza difetti e che non abbia mai portato il giogo." (Numeri 19,1-2)
    È sottolineato che questo è proprio un decreto o disposizione "chuqqat" , dal Signore prescritto, infatti: "Questa è una disposizione della legge che il Signore ha prescritto" zat chuqqat hattorah 'asher siiah IHWH,



    come a dire, se anche ora non capite il perché dovete fare così, non ha importanza... dovete rispettarlo.
    Ciò vale per tutte le o "chuqqat o chuqqa", parola usata 1 volta in Genesi, 7 nell'Esodo, 26 nel Levitico, 12 nei Numeri, 8 nel Deuteronomio.
    È questa disposizione o "mizvah" viene chiamata "statuto della Torah".
    La Parah 'Adummah infatti è l'esempio di tutte le "mizvot" che pur se rispettate dagli osservanti nell'ebraismo non si piegano ad una spiegazione razionale e che sono eseguite solo perché Dio l'ha fissato, come il non mangiare assieme latticini e carne, la proibizione degli incroci...
    È quella una dei tanti precetti e "mizvot" che si trovano nella Torah, precisamente è la 444°, la 113° positiva secondo la lista preparata dal Maimonide. (Vedi: La lista di Maimonide) e ve ne sono ben 613, di cui 248 positivi, "del fare" e 365 negativi, cioè "del non fare" ("Torah" = ( = 5) + ( = 200) + ( = 6) + ( = 400) per la gematria è 611 più i due comandi amerai il Signore e il prossimo danno il 613.)
    Uno o tanti i comandi di Dio che non si capiscono è la stessa cosa.
    Siamo così portati all'essenza del peccato originale.
    Allora in principio secondo il racconto del Genesi c'era un solo precetto... non mangiare di un albero e poi ai tempi del deserto furono invece dati tanti divieti!
    Pare proprio che l'Eden ed il deserto siano come legati da un rapporto inverso. L'Eden è un giardino, il deserto è un luogo arido.
    Nel deserto abbiamo tante mizvot ed un solo cibo, la manna.
    Nell'Eden tanto cibo ed una sola regola.
    La manna del deserto ha il sapore di tutti i cibi, e la sola regola dell'Eden racchiude il senso di tutte le "mizvot".
    La giovenca rossa è la "parah 'adummah" è perciò paradigmatica.
    La "parah 'adummah" è il prototipo di un fissato della Torah che sfugge alla comprensione del ragionamento umano, perché, come vedremo, non è comprensibile che acque mischiate con ceneri di una giovenca rossa possano rendere puro l'uomo che s'è reso impuro per il contatto con un cadavere e perché nel contempo il sacerdote che l'asperge diventa impuro.
    Dicono, è incomprensibile similmente al permanere nell'esistenza del popolo ebraico, raro come giovenca tutta rossa, una legge, un "choq" contrario ad ogni logica umana, infatti, non è spiegabile il sopravvivere di quel popolo da millenni in faccia ai suoi nemici se non grazie a Dio e quel comando si regge solo sulla Sua volontà.
    I commentatori ebraici in definitiva definiscono il comando della giovenca rossa "il comando soprarazionale della Torah".
    Riporto alcuni commenti su tale tema:

    Rashi: "Perché Satana e le nazioni del mondo, causa dolore al popolo ebraico, dicendo: Cosa è? Questo comandamento a che cosa serve averlo. Pertanto, la Torah usa il termine 'chuqah' (comando soprarazionale). Ma Dio dice: È mio decreto personale. Tu non hai il permesso di deflettere da esso."

    Ramban: "La derisione delle nazioni per il popolo ebraico su questo mitzvah per è simile a quella sul capro espiatorio di Yom Kippur, entrambi macellati al di fuori del Tempio Santo."

    Be'er Mayim Chayim: "La fonte di derisione è la legge che la persona pura che esegue il processo diventa impuro, eppure la persona impura su cui viene eseguita la procedura diventa puro. Naturalmente, facciamo trovare un tale fenomeno in natura (ad esempio, il calore ammorbidisce stagno e ancora si indurisce un uovo), ma purtroppo non si può portare prove dalla natura per spiegare la mitzvot di Dio."

    Ohr haChayim: "Perché il versetto usare l'espressione: Questo è il comando soprarazionale della Torah, come a dire che questa mitzvah è rappresentativa di tutta la Torah?"

    Questi dimostrano che in definitiva la ragione si arrende davanti a quel precetto, come a tanti precetti della stessa Torah.
    Il peccato originale portò la morte nel mondo e ciò che, secondo il pensiero ebraico riabilita l'uomo dopo il contatto con la morte è la riparazione o "tikun" dell'unica "mizvah" che ha in sé tutta la Torah la cui motivazione non è razionalizzabile, ma ha il senso della prima "mizvah" del paradiso terrestre... obbedirai al Signore Dio tu... o meglio, della conoscenza del bene e del male non ne potrai mangiare, se non sotto l'occhio del Signore, quando te lo consentirà, perché solo allora sarai pronto; il voler fare da sé è il peccato!
    Eva, nel parlare col serpente, però, non disse che non ne potevano mangiare altrimenti avrebbero disobbedito al Signore, ma perché sarebbero morti, come se non importasse obbedire al Signore, ma solo restare vivi pur senza di Lui.
    Tutta la Torah perciò sarebbe da assumere come la legge della "Parà 'Adummah" come obbedienza, ma non la capiamo perché siamo limitati.
    La Torah per l'ebraismo è da accettare perché è ordine di Dio e il cristianesimo amplia la visuale e sostiene che contiene l'annuncio della venuta Signore "E quanto a voi, l'unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non avete bisogno che qualcuno vi istruisca. Ma, come la sua unzione vi insegna ogni cosa ed è veritiera e non mentisce, così voi rimanete in lui come essa vi ha istruito." (1Giovanni 2,27)
    E cosa sarebbe quella unzione se non il sacro crisma del Messia annunciato dalla Torah e reso completo con la venuta di nostro Signore che soddisferà a pieno la nostra conoscenza?
    Quindi là ove non se ne comprende il senso occorre andare allo scopo, l'annuncio del Signore.
    Il radicale ebraico di "far frutto" è , ma è anche il femminile "parah" di "par" giovenco, torello.
    La è la terra rossa, il suolo lavorato, arato:
    • da cui fu formato l'uomo, Genesi 2,5 quella con cui "...il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo ."
    • quella del giardino dell'Eden da cui spuntò l'albero della vita, Genesi 2,9, da cui "Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male."
    • quella che in Eden Adamo doveva coltivare, Genesi 2,15 "Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse."

    Il capitolo 28 del libro del Deuteronomio inizia (1-4) cosi: "Se tu obbedirai fedelmente alla voce del Signore tuo Dio, preoccupandoti di mettere in pratica tutti i suoi comandi che io ti prescrivo, il Signore tuo Dio ti metterà sopra tutte le nazioni della terra; perché tu avrai ascoltato la voce del Signore tuo Dio, verranno su di te e ti raggiungeranno tutte queste benedizioni: Sarai benedetto nella città e benedetto nella campagna. Benedetto sarà il frutto del tuo seno, il frutto del tuo suolo e il frutto del tuo bestiame; benedetti i parti delle tue vacche e i nati delle tue pecore" e questo "frutto del tuo suolo" cioè un "peri 'adematak" si ripete al versetto 11, poi nel 17, nel 33, al 42 e 51 per poi riapparire in 30,9.

    Quella è anche rossa, come la terra d'ocra, come un bambino d'uomo che nasce rosso di sangue, infatti, l'idea di sangue "dam" = è implicito nella parola, ma c'è anche l'idea di + all'Uno-Unico simile .
    Tutto ciò allarga il campo da giovenca rossa al frutto che deve uscire dall'Uomo quando questi prende atto di essere all'Unico simile e questo far frutto può riguardare il Verbo che nel corpo entra di uomo nel mondo .

    C'è, infatti. tutta una tensione all'attesa del frutto della terra che altri non è che il Messia: "La sua salvezza è vicina a chi lo teme e la sua gloria abiterà la nostra terra.Misericordia e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La verità germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo. Quando il Signore elargirà il suo bene, la nostra terra darà il suo frutto. Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza." (Salmo 85,10-14)

    E la "sua salvezza" è Gesù .

    Questi fu l'uomo vestito di rosso: "Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: Ecco l'uomo! Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: Crocifiggilo, crocifiggilo! Disse loro Pilato: Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa. Gli risposero i Giudei: Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio". (Giovanni 19,5-7)

    Questa giovenca deve essere "temimah" integra, e se lo si riferisce anche al colore oltre che alle altre qualità fisiche deve essere completamente con peli rossi, inoltre senza difetti e mai sottoposta al giogo; questa integrità fa pensare al nascere senza peccato.
  • "La darete al sacerdote Eleàzaro, che la condurrà fuori dello accampamento e la farà immolare in sua presenza. Il sacerdote Eleàzaro prenderà con il dito un po' del sangue della giovenca e ne farà sette volte l'aspersione davanti alla tenda del convegno; poi si brucerà la giovenca sotto i suoi occhi: se ne brucerà la pelle, la carne e il sangue con gli escrementi. Il sacerdote prenderà legno di cedro, issòpo, tintura scarlatta e getterà tutto nel fuoco che consuma la giovenca. Poi il sacerdote laverà le sue vesti e farà un bagno al suo corpo nell'acqua, quindi rientrerà nell'accampamento; il sacerdote sarà impuro fino alla sera." (Numeri 19,3-7)

    La prescrizione è dettagliata.
    Sarà condotta fuori dall'accampamento e immolata alla presenza del sacerdote Eleazaro, il cui nome dice "che Dio aiuta".
    Quel fuori dell'accampamento ci fa ricordare il sacrificio della croce.
    C'è una linea che a Gerusalemme ha origine dal luogo dell'Ascensione di Gesù, sul Monte degli Ulivi, passa per la porta orientale, la Porta Aurea, (detta anche Porta della Misericordia o di Sheshan, Porta d'Oriente e, nel Nuovo Testamento Porta Bella) attraversa per lungo la spianata del Tempio, continua, formando sull'arteria principale della antica zona settentrionale della città e si dirige al Golgota, la roccia su cui Gesù fu crocifisso, nella basilica del Santo Sepolcro, luogo della sua risurrezione.
    Il tracciato collega le due rocce sacre che rappresentano il centro del mondo sia per gli ebrei che per i cristiani quella del Tempio e del Golgota, luoghi di sacrifici e di manifestazione di IHWH.
    Le anime dei giusti la percorreranno alla risurrezione dei morti, quando suonerà lo "shofar", il corno del giudizio, verso la salvezza.
    Per la tradizione ebraica le prime anime a uscire dalle tombe sono quelle sepolte alle pendici del Monte degli Ulivi.
    Il Messia farà da là il suo ingresso nella città alla loro testa, forse questo è il senso di ciò che disse l'angelo a chi vedeva Gesù ascendere al cielo: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". (Atti 1,11)
    Il Messia verrà per gli ebrei o tornerà da là per i cristiani e percorrerà quella via sacra, su un asinello, secondo il profeta Zaccaria, preceduto dal profeta Elia.
    Nel periodo del Secondo Tempio, lungo una parte di quella linea messianica si svolgevano processioni, c'era un ponte che dalla Porta Aurea superava il fossato del Cedron ed era chiamata la Strada della Vacca, perché il Gran Sacerdote la percorreva per raggiungere il Monte degli Ulivi dove aveva luogo il memoriale del sacrificio rituale della giovenca rossa.
    Quella giovenca rarissima difficile da trovare - quando se ne trovava una le ceneri venivano conservate per anni ed anni, tanto che si dice che residui della prima durarono fono alla distruzione del secondo Tempio - era appunto bruciata sul monte degli Ulivi su una pira e vi si aggiungeva per far bruciare assieme "legno di cedro, issòpo, tintura scarlatta":
    • Legno di cedro, , "e's 'arez", "dall'albero all'origine i corpi colpì ";
    • Issopo, , "ve'azub"; "e per primo in questi si portò dentro ";
    • Tintura scarlatta, , "vesheni tola't", rosso di cocciniglia e questa cocciniglia è un verme, onde "e ad accendere l'angelo (ribelle) fu un verme ".



    In definitiva "dall'albero all'origine i corpi colpì e per primo in questi si portò dentro e ad accendere l'angelo (ribelle) fu un verme".
    Tra le lettere di vi sono anche le lettere e del radicale di rinnovare , quindi, l'insieme sottende anche il pensiero che vi sarà un modo per rinnovare l'uomo ed espellere l'effetto del verme, quello che secondo la tradizione entrò in Adamo ed Eva con la prima disobbedienza mangiando del frutto dell'albero "e's" , della conoscenza del bene e del male.
    S'apre così la possibilità che il testo dica di più se sondato opportunamente.
    Il fatto che il sacerdote rimanga impuro fino a sera è come se fosse stato in contatto col cadavere di un uomo, il che fa pensare che in effetti quella giovenca sia allegoria di qualche altro evento relativo a persona umana uccisa.
    Dalla Mishnah si ricava che nel Tempio vi erano "miqwôt", cioè vasche d'immersione per i sacerdoti e che una di queste era sul Monte degli Ulivi, connessa con i lavacri per le ceneri della giovenca rossa.
    Una rampa speciale conduceva da questa vasca al Monte del Tempio, costruita come una arcata doppia, una sull'altra, per evitare l'impurità delle tombe che si trovavano nella valle sottostante.
  • "Colui che avrà bruciato la giovenca si laverà le vesti nell'acqua, farà un bagno al suo corpo nell'acqua e sarà impuro fino alla sera. Un uomo puro raccoglierà le ceneri della giovenca e le depositerà fuori dell'accampamento in luogo puro, dove saranno conservate per la comunità degli Israeliti per l'acqua di purificazione: è un rito per il peccato. Colui che avrà raccolto le ceneri della giovenca si laverà le vesti e sarà impuro fino alla sera. Questa sarà una legge perenne per gli Israeliti e per lo straniero che dimorerà presso di loro." (Numeri 19,8-10)

    Come il sacerdote anche l'operatore resta impuro fino a sera.
    Per "un uomo puro", generalmente si sceglieva un bambino che ovviamente non era stato presente alla cerimonia dell'arsione.
    Raccoglierà le ceneri della giovenca è "'epoer happarah".
    Questa è la seconda volta che la Torah usa il termine cenere.
    La prima volta fu nominata nel colloquio d'Abramo col Signore quando contrattò con Lui sui giusti da salvare a Sodoma: "Abramo riprese e disse: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere ..." (Genesi 18,27)
    Commenta Bereshit Rabbà 49.11, Rashi "Polvere e cenere: se non fosse stato per la tua misericordia avrei già dovuto essere polvere - ucciso dai re contro cui ho combattuto (Genesi 14) - e cenere, a causa di Nimrod che mi aveva gettato nella fornace ardente."
    Il discorso su Nimrod si riallaccia ad Apocrifi dell'Antico Testamento ove Nimrod è il mitico re di Babele figlio di Etiopia nipote di Cam; di lui le lettere ce lo rivelano come figura "di angelo ribelle ."
    La polvere, in ebraico è e si può arguire dalle lettere, che questa "si vede " (sottinteso sollevarsi) "soffiando su un corpo ".
    La parola "polvere" fu usata la prima volta nel versetto della formazione dell'uomo "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente." (Genesi 2,7)
    La polvere del suolo è e fu, appunto, secondo il libro della Genesi, la materia prima per formare l'uomo, e questa è il resto fisico sulla terra di chi muore.
    Cenere, in ebraico , invece è il residuato di chi viene arso. Faccio notare come le parole ebraiche di polvere "oe'par" e di cenere "'epoer" sono assai simili, cambiando solo la lettera iniziale.
    Riportando il discorso a Dio, la cenere suggerisce l'idea di "ira", che in ebraico è "'af" = , onde è pensabile come il residuo arso dal fuoco dalla collera di Dio, del corpo di indemoniati, che da schiavi sono passati a collaborazionisti del demonio.
    Alla risurrezione dei morti questa "ira" sarà il fuoco benefico della risurrezione che riporterà dalla polvere i morti nei corpi gloriosi, ma sarà un fuoco distruttore che porterà a cenere tutto ciò che è prodotto dal demonio nell'uomo.
    È al riguardo da osservare che al versetto 17 quando è detto "si prenderà la cenere della vittima bruciata" in effetti, nel testo ebraico c'è polvere e non cenere, quasi a dire che il fuoco fisico non aveva nulla dell'ira divina da distruggere nella "giovenca" rafforzando l'idea che la giovenca nasconda il frutto prodotto dalla terra di un primo uomo puro, integro "tamim".
  • "Chi avrà toccato il cadavere di qualsiasi persona, sarà impuro per sette giorni. Quando uno si sarà purificato con quella acqua il terzo e il settimo giorno, sarà puro; ma se non si purifica il terzo e il settimo giorno, non sarà puro. Chiunque avrà toccato il cadavere di una persona che è morta e non si sarà purificato, avrà contaminato la Dimora del Signore e sarà eliminato da Israele. Siccome l'acqua di purificazione non è stata spruzzata su di lui, egli è impuro; ha ancora addosso l'impurità. Questa è la legge per quando un uomo muore in una tenda: chiunque entrerà nella tenda, e tutto ciò che è nella tenda, sarà impuro per sette giorni. Ogni vaso scoperto, sul quale non sia un coperchio o una legatura, sarà impuro. Chiunque sulla superficie di un campo avrà toccato un uomo ucciso di spada o morto di morte naturale o un osso d'uomo o un sepolcro, sarà impuro per sette giorni." (Numeri 19,11-16)

    Indica su chi deve essere fatta la purificazione e perché.
    Si farà in due volte, altrimenti l'immondo non potrà recarsi alla "Dimora del Signore".
  • "Per colui che sarà divenuto impuro si prenderà la cenere (polvere) della vittima bruciata per l'espiazione e vi si verserà sopra l'acqua corrente, in un vaso; poi un uomo puro prenderà issòpo, lo intingerà nell'acqua e ne aspergerà la tenda, tutti gli arredi e tutte le persone che erano là e colui che ha toccato l'osso o l'ucciso o il morto o il sepolcro. L'uomo puro aspergerà l'impuro il terzo giorno e il settimo giorno e lo purificherà il settimo giorno; poi colui che è stato impuro si laverà le vesti, farà un bagno con l'acqua e alla sera diventerà puro. Ma colui che, reso impuro, non si purificherà, sarà eliminato dall'assemblea, perché ha contaminato il santuario del Signore e l'acqua della purificazione non è stata aspersa su di lui: è impuro. Sarà per loro una legge perenne. Colui che avrà asperso l'acqua di purificazione si laverà le vesti; chi avrà toccato l'acqua di purificazione sarà impuro fino alla sera. Quanto l'impuro avrà toccato, sarà impuro; chi lo avrà toccato sarà impuro fino alla sera." (Numeri 19,17-22)
È da purificare l'uomo e la casa dove c'era il morto.
Poi ci sarà un bagno purificatore!
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