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COS'È RIMASTO DI QUESTO RITO?
Di questo antico rito di purificazione ci si domanda: cosa è passato nei rituali penitenziali cristiani ed in particolare della Chiesa Cattolica?
In effetti si usa cenere in un sacramentale del Mercoledì delle ceneri.
È quello l'inizio di un periodo di conversione per arrivare "mondi" a celebrare la Pasqua del Signore; è il momento in cui i catecumeni nell'ultimo anno di catechesi venivano introdotti al lungo periodo di quaresima prima del battesimo che avveniva nella notte di Pasqua.
L'origine del Mercoledì delle ceneri è, infatti, da ricercare nell'antica prassi penitenziale ebraica e dall'antica celebrazione pubblica della penitenza, lo "Iom Kippur" ebraico che passò poi dopo il distacco dall'ebraismo a una prassi privata di riconciliazione del penitente con la Chiesa.
Quel mercoledì era il rito che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro peccati a fine quaresima la mattina del giovedì santo prima della domenica di Pasqua.
Polvere e cenere stanno a significare la debole condizione umana.
Anche Abramo, nonostante la sua amicizia con Dio, a Dio ricordava "...sono polvere e cenere..." (Genesi 18,27).
Del pari Giobbe, riconoscendo nella prostrazione il proprio limite, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Giobbe 30,19)
Sull'uomo e la cenere vedi anche Sapienza 2,3; Siracide 10,9 e 17,27.
La cenere è anche il segno esterno di colui che si pente, infatti, gli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "...credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Giona 3,5-9).
Giuditta poi invita tutto il popolo a fare penitenza perché Dio lo liberi: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Giuditta 4,11).
Entrambi i suddetti significati fragilità della condizione e pentimento sono compresi si ritrovano nelle formule di imposizione: "Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai" e "Convertitevi, e credete al Vangelo".
Nel tempo, l'imposizione delle ceneri si estese a tutti i fedeli e la riforma liturgica ha ritenuto opportuno conservare l'importanza di questo segno.
Le ceneri s'ottengono dalla bruciatura dei rametti d'ulivo agitati nella domenica delle Palme dell'anno precedente e quei rametti ricordano l'entrata come messiadi Gesù in Gerusalemme a cavallo di un puledro d'asina scendendo dal monte degli Ulivi, l'ultima domenica prima di quella di Pasqua.
Sì, si percorreva la via di cui abbiamo detto, quella alla cui estremità c'è il monte degli Ulivi ove si bruciava la giovenca rossa che là si sacrificava e quello era il percorso di quel sacrificio.
La polvere di quei rametti d'ulivo è segno del pentimento del penitente che con l'acqua battesimale e il soffio dello Spirito Santo vuol rinascere figlio di Dio; infatti, i già battezzati sono benedetti con l'acqua battesimale spruzzata con un rametto d'issopo intinto nella vasca nel quale rinascono i catecumeni.
Al rito della purificazione con le ceneri della giovenca rossa si sottoponeva anche il Sommo Sacerdote; del pari all'imposizione delle ceneri del mercoledì d'inizio quaresima si sottoponeva anche il Sommo Pontefice di Santa Romana Chiesa presso la basilica di Santa Sabina (del V secolo) in Roma.