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GIUDICI 17 E 18 - DECRIPTAZIONE
Il racconto di 44 versetti che si sviluppa nei capitoli 17 e 18 del libro dei Giudici, rispettivamente di 13 e di 31 versetti, si dilunga nel presentare una storia con varie situazioni del tutto contrarie ai principi della Torah, ma senza commenti, mentre da un testo inserito nella Bibbia ci si attenderebbe scorgere una morale.
Per contro di Dan non si saprà oltre, si diffonderà per i mari sulle navi in cerca di continue avventure per le isole e i continenti più lontani.
Forse una traccia è che il testo propone per svariate di volta, ben 19, il nome di Mica, proprio quale messaggio subliminale.
Questo nome per le due prime volte, versetti 17,1 e 17,4, è indicato come completo
"Mikaiehù" "Chi è come IHWH?".
Tutte le altre volte è scritto
in forma ridotta di "Mika" tradotto con Mica, proprio come se avesse rinnegato il vero IHWH o questi fosse uscito dalla sua vita!
Usando le lettere come immagini il discorso che propone quel nome era:
"a vivere
è
la rettitudine
di IHWH
",
ma resta solo:
"dai viventi
è
la rettitudine
uscita
!"
"i viventi
sono
indeboliti
()"
Manca però l'altra faccia delle medaglia, cioè il ritorno di quella natura divina che è appunto la rettitudine.
Il "fermare, stabilire, fondare, creare, drizzare, ordinare", attività tutte divine hanno in ebraico il radicale
che leggo "la rettitudine
porta
ad emanare
",
da cui viene "ken"
retto, onesto, leale, ossia che "la rettitudine
emana
".
È da presupporre che il discorso di secondo livello che si può conseguire guardando il testo come una serie d'immagini costituite dalle lettere apportatrici di messaggi grafici come icone fornisca il rovescio di quella medaglia, cioè come avverrà che l'umanità possa riacquistare la rettitudine.
È il caso di ricordare ancora una volta che nella benedizione di Giacobbe a Dan, vi è quel "Io spero nella tua salvezza, Signore!" (Genesi 49,17-18)
Dicemmo che il senso pareva essere che non era il caso di fidarsi di Dan, ma piuttosto di affidarsi al Messia per la salvezza, tema che potrebbe essere sviluppato nel testo nascosto.
Coadiuvato dalla lettura delle parole dei sacri testi canonici scritti in ebraico, procedo con una particolare peculiarità, usando anche le singole lettere di quel alfabeto, espressive come icone, riferibili ciascuna ad una ristretta rosa di significati tra loro omogenei, atti, seguendo lo svilupparsi dei testi, a cogliere profetici episodi della storia del Messia, poi riportati negli scritti neotestamentari.
Lui, il Messia degli ebrei e Gesù di Nazaret per i cristiani, è il substrato, trama e ordito, la spina dorsale che muove le pagine di quei libri che hanno un'anima nascosta in molte parti chiuse e di difficile interpretazione, ma ispirate e predisposte per presentare quella attesa.
Certo è che la lettura esterna consente di cogliere l'aspetto messianico solo in alcuni passi, mentre, in effetti, non v'è pericope o versetto che non Lo riguardi, sì che anche i brani più ostici come quelle d'elencazioni di nomi e date, di guerre, di atti atroci, letti in una liturgia dal popolo cristiano sono degni d'essere accolti come "Parola di Dio", perché dietro c'è Lui, il Cristo, la Parola vivente che in qualche modo la tradizione sa che comunque c'è anche là.
Al riguardo di una possibilità del genere e di cosa intendo con testo biblico criptato propongo questi miei articoli:
Ho così provveduto alla decriptazione integrale di quei due capitoli di cui presento come dimostrazione solo il testo del primo versetto di ciascuno dei due capitoli che presento decriptati tutti di seguito.