BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2012  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheAttesa del Messia - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
FILIPPO E IL CARRO
DELLA PRIMA EVANGELIZZAZIONE

di Alessandro Conti Puorger
 

IL CARRO DEL MESSIA
La Buona Notizia, il Vangelo, il Kerigma, la vittoria di Cristo sulla morte, ossia il Messia balenante, come un eroe su un carro tirato da "cavalli focosi", percorse rapidamente nel I secolo della nuova Era l'impero Romano e sortì anche fuori dai suoi confini.
Dietro di lui ben presto si formò un corteo di credenti incuranti delle persecuzioni, perché la paura della morte fisica e di quella ontica, vale a dire del vuoto esistenziale, erano state ormai vinte.
Quei "cavalli focosi", di fatto, furono gli apostoli e i discepoli della prima ora, testimoni del combattimento nell'agone di Gesù di Nazaret, cioè della passione, della sua morte in croce, ma anche della sua resurrezione.
Erano quelli che avevano ricevuto lo Spirito Santo dopo la sua Ascensione al cielo sul Monte degli Ulivi e quelli a cui lo trasmettevano con l'imposizione delle mani.
Di eroi terreni, che con le loro vittorie e con i loro trionfi cambiano le sorti dei popoli, allora era piena la storia recente, a partire da Alessandro Magno e poi con i Cesari di Roma, testimoniati dai loro archi di trionfo, ma anche dai loro mausolei, tombe e cenotafi.
Quegli eroi sono però solo pallidi esempi rispetto a ciò che ha comportato la vittoria di Cristo e come e quanto ha influito sulla storia degli ultimi 2000 anni del mondo.
Andrò però a tratteggiare con ordine quanto intendo esporre al riguardo dei primi passi del Carro del Messia che nell'anno 30 d.C. si dipartì da Gerusalemme e che ha provocato tale cambiamento epocale, arrivato ormai in ogni angolo del mondo.

Alla morte d'Alessandro Magno (323 a.C.), com'è noto, l'impero macedone, dopo la battaglia di Ipso (301 a.C.), fu diviso in regni tra i Diadochi, i generali macedoni che l'avevano accompagnato nelle sue spedizioni, regni che poi passarono ai loro figli, detti gli Epigoni.
Nacquero quattro grandi regni:
  • il regno di Macedonia di Cassandro,
  • il regno di Lisimaco,
  • il regno egiziano di Tolomeo I,
  • il regno di Seleuco I.
Iniziò così per la Palestina l'epoca ellenistica con le alterne vicende segnate dalle lotte tra i Diadochi.
In questo periodo grande fu in quei territori l'influenza della cultura greca.
Questa entrò capillarmente nei vari settori della vita sociale e del commercio, occupando anche spazi che influenzavano la religione.
In quel periodo, infatti, Tolomeo II Filadelfo (285-246 a.C.) incaricò i "Settanta" saggi, chiamati da Gerusalemme ad Alessandria d'Egitto, di tradurre in greco la Torah che fu la base della "Septuaginta", la Bibbia - Antico Testamento - che conosciamo.
Gli ebrei, dediti al commercio, nelle loro molteplici attività in Grecia, in medio oriente - odierna Turchia, Siria e territori limitrofi - nonché in Egitto, avevano costituito nuclei che davano luogo a comunità sempre più fiorenti e numerose. Queste, però, col succedersi delle generazioni, perdevano conoscenza della lingua d'origine e parlavano ormai il greco, l'ex lingua ufficiale dell'Impero macedone.
Nelle sinagoghe di quelle comunità, sulla base della Septuaginta, s'iniziò, perciò, a fare liturgie in lingua greca.
Si perse però così una quota d'informazioni del testo, non solo perché le traduzioni non possono rendere quanto l'originale, ma anche perché le 22 lettere "sacre" dell'alfabeto ebraico, già da sole, hanno una espressività che viene completamente perduta con la traduzione.
Dalle comunità ebraiche della terra madre quelle che non erano restate aderenti alla tradizione e usavano i testi in greco venivano ritenute di serie B e furono dette comunità dei "proseliti".
Fin dalla prima ora in Palestina l'annuncio della Buona Notizia, vale a dire del Vangelo di Gesù Cristo, si trovò davanti la realtà dell'inculturazione greca e delle comunità di proseliti che per scambi e commerci esistevano anche nelle principali città marittime e/o commerciali nonché a Gerusalemme.
Negli Atti degli apostoli, infatti, dopo la prima predicazione è segnalata subito l'esigenza di queste comunità che tendenzialmente si sentivano di secondo piano e di fatto venivano trascurate dagli ebrei autoctoni.
Questo è lo sfondo in cui iniziò l'annuncio del Vangelo.

Seguiamo sui sinottici come apparve il carro del Messia in Israele e come si formò il primo nucleo di apostoli e discepoli.
I sinottici, indipendentemente da come gli apostoli furono incontrati da Gesù, sono concordi sul numero, i 12, e sui nomi:
  • Matteo 10,2.3 - "I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì."
  • Marco 3,16-19 - "Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè figli del tuono; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì."
  • Luca 6,13-16 - "Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede anche il nome di apostoli: Simone, al quale diede anche il nome di Pietro; Andrea, suo fratello; Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso; Giacomo, figlio di Alfeo; Simone, detto Zelota; Giuda, figlio di Giacomo; e Giuda Iscariota, che divenne il traditore."
Il Vangelo di Giovanni, abbraccia anche tempi prima dei sinottici, ed è più esauriente sui primi incontri e ricco d'informazioni; ad esempio: "Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro." (Giovanni 1,44)
Dove si trovasse Betzaida non è certo, ma ci può aiutare lo scrittore ebreo Giuseppe Flavio che ne parla come sul corso del fiume Giordano che "percorre altri ventiquattro chilometri, e dopo la città di Giulia s'immette nel Lago di Gennesaret" . (Guerre 3,515)
Secondo questi il nome Giulia sarebbe stato dato alla città da Filippo, figlio di Erode il Grande, in onore della figlia dell'imperatore Augusto: "Egli ha innalzato il villaggio di Betsaida (già Betsaida, Casa della pesca) sul lago di Gennesaret allo status di città, aumentandone gli abitanti e potenziando le fortificazioni. Egli l'ha poi chiamata Giulia come la figlia dell'imperatore" (Antichità 18,28; Guerre 2,168).

Nello scorrere l'elenco degli Apostoli di Gesù ci si trova così davanti a nomi che nulla hanno di ebraico - Andrea, Filippo e lo stesso nome di Pietro - ed anche ciò ci parla indirettamente della realtà grecizzante che operava in Palestina nel I secolo.
Filippo, evidentemente, conosceva il greco.
Ce lo suggerisce il Vangelo di Giovanni al versetto 12,20 che ci dice che questi fece da tramite a quanti non parlavano l'aramaico e seguivano Gesù.
Di Andrea e Filippo, infatti, non è mai dato il nome ebraico, ma solo quello greco, mentre per Pietro si ha il nome ebraico, Simone figlio di Giona in Matteo 16,17 e Simone figlio di Giovanni in Giovanni 1,42.
Tra l'altro Andrea era stato discepolo di Giovanni il Battista come risulta da Giovanni 1,40-42: "Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: Abbiamo trovato il Messia - che si traduce Cristo - e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa - che significa Pietro."
Andrea AndreaV, che di fatto in greco significa "maschio", detto "Protocletos" o "il Primo chiamato" fece conoscere Gesù al fratello Pietro.
In ebraico Andrea si tradurrebbe "'Adam" o "'Aìsh" cioè il primo uomo e fu il primo degli apostoli che riconobbe il Messia.
Filippo, tutti i sinottici sono d'accordo nel metterlo al 5° posto tra gli apostoli, ha il nome greco FilippoV che significa "amico dei cavalli".
Era quello ormai un nome comune nel mondo ellenistico, perché era stato il nome del padre di Alessandro Magno che regnò in Macedonia (359-336 a.C.), ricordato da 1Maccabei 1,1 e 6,2.
Nella Bibbia poi si trovano vari personaggi di nome Filippo:
  • Il Filippo diacono di cui parleremo, di cui è detto negli Atti degli Apostoli.
  • Filippo Erode, figlio d'Erode il Grande, governatore di Iturea e Traconitide (Luca 3,1), marito di Salome.
  • Filippo Erode, altro figlio d'Erode il Grande, padre di Salome e marito di Erodiada prima che sposasse suo fratello il tetrarca, matrimonio condannato dal Battista (Matteo 14,3; Marco 6,17; Luca 3,19).
  • Filippo V, padre di Perseo, re di Macedonia dal 221 al 179 a.C., sconfitto da Roma nel 197 a.C. (1Maccabei 8,5).
  • Filippo "amico" di Antioco Epifane, costituito reggente (165 a.C.) per educarne il figlio, ma voleva impadronirsi del regno, onde s'oppose Lisia che fece regnare il figlio del re Antioco Eupatore (1Maccabei 6,14-16.55-63).
  • Filippo di Frigia che Antioco Epifane lasciò come crudele governatore di Gerusalemme. (2Maccabei 5,22; 6,11; 8,8)
In ebraico FilippoV si poteva traslitterale in , nome che di per sé non ha significato, ma se si suddivide + si può considerare formato dal radicale di due verbi:
  • "Distinguersi";
  • "camminare superbamente", "caracollare", "trotterellare".
"Si distingue nel cammino" e proprio così accadde per Filippo, come segnala il Vangelo di Giovanni e così avvenne pure per un altro Filippo segnalato dal libro degli Atti degli Apostoli.
D'altronde "nomina sunt omina - il nome è un presagio", "un nome, un destino" o "il destino nel nome"!

I proseliti grecizzanti, pur se tendevano ad essere fedeli alla Torah, come comprensibile, conoscevano bene i miti greci.
Per arrivare a loro con una predicazione viva, erano così da utilizzare con questi anche esempi e categorie a loro più vicini.
Certamente l'evangelizzazione, cioè la predicazione kerigmatica del Cristo morto e risorto, che si dipartì da Gerusalemme, fu paragonata per gli ebrei sia alla "merkabah", il carro della visione di Ezechiele che richiamava gli esuli dai territori di Babilonia, sia al carro di Elia - "...un carro di fuoco e cavalli di fuoco... Elia salì nel turbine verso il cielo" (2Re 2,11) - in grado, appunto, di portare gli ascoltatori fino al cielo.

il Carro del Sole Ecco che ai proseliti o dai proseliti questa idea del carro veniva certamente accostata nella mente al mito del Dio Sole, Elios in greco, rappresentato appunto alla guida del carro del sole, una quadriga tirata da cavalli che soffiano fuoco dalle narici (il nome dei cavalli era: Eòo, Etone, Flegone e Piroide).
Il carro sorgeva ogni mattina dall'Oceano e trainava il sole nel cielo, da est a ovest, dove si trovavano i due palazzi del dio.
Il parallelo tra Elios e "'El", vocabolo per dire Dio in ebraico, si prestava particolarmente.
Peraltro, l'accostamento del sole all'idea di Dio, nell'ebraismo è idea antica.
Dice il libro dei Giudici: "coloro che ti amano siano come il sole, quando sorge con tutto lo splendore". (Giudici 5,31)
Di Davide e del suo regno eterno che doveva venire ai tempi del Messia era detto: "Sulla mia santità ho giurato una volta per sempre: certo non mentirò a Davide. In eterno durerà la sua discendenza, il suo trono davanti a me quanto il sole, sempre saldo come la luna, testimone fedele nel cielo". (Salmo 89,36-38)
Ecco che il sole, dio per i pagani, il dio Ra e Aton degli egizi in Egitto, l'Elios dei greci e il Sol Invictus dei Romani, nell'immaginario degli ascoltatori della predicazione o "catecumeni", specie se provenienti dai proseliti, o dai gentili, diveniva comunque un segno che ben esprimeva l'idea della venuta del Messia e della predicazione del suo Vangelo.
Aveva profetizzato al riguardo il profeta Isaia:
  • 19,18-21 - "In quel giorno ci saranno cinque città nell'Egitto che parleranno la lingua di Canaan e giureranno per il Signore degli eserciti; una di esse si chiamerà Città del sole. In quel giorno ci sarà un altare dedicato al Signore in mezzo al paese d'Egitto e una stele in onore del Signore presso la sua frontiera: sarà un segno e una testimonianza per il Signore degli eserciti nel paese d'Egitto. Quando, di fronte agli avversari, invocheranno il Signore, allora egli manderà loro un salvatore che li difenderà e li libererà. Il Signore si rivelerà agli Egiziani e gli Egiziani riconosceranno in quel giorno il Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte, faranno voti al Signore e li adempiranno."
  • 60,19s - "...il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto."
Sull'allegoria del carro del Sole con IHWH gli Israeliti nel passato avevano ecceduto inquinando l'originario messaggio della Torah con idee pagane fino a metterne dei simboli nel Tempio stesso, tanto che dal re Giosia (640 - 609 a.C.), il riformatore ortodosso della religione, furono presi provvedimenti.

"Giosia profanò il Tofet, che si trovava nella valle di Ben-Hinnòn, perché nessuno vi facesse passare ancora il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco in onore di Moloch. Fece scomparire i cavalli che i re di Giuda avevano consacrati al sole all'ingresso del tempio, nel locale dell'eunuco Netan-Mèlech, che era nei cortili, e diede alle fiamme i carri del sole. Demolì gli altari sulla terrazza del piano di sopra di Acaz, eretti dai re di Giuda, e gli altari eretti da Manàsse nei due cortili del tempio, li frantumò e ne gettò la polvere nel torrente Cedron." (2Re 23,10-12)

Questo versetto che peraltro ho decriptato con tutto il capitolo 2Re 23 (e che presenterò in un prossimo articolo su Giosia) parla proprio dell'evangelizzazione della Chiesa ...la donna che donò il corpo al RE.

2Re 23,11 - A portare saranno l'illuminazione. Da casa ai confini verranno. Attorno si porteranno. La pienezza ci sarà per i viventi. La donna che il corpo donò per portare il Re sarà dai Giuda ad uscire. La potenza della risurrezione per salvare i viventi dentro col Padre è ad indicare che sarà fuori a portarli dal mondo. La divinità la potenza accenderà della rettitudine del Crocifisso onde per dono nel Regno entreranno. Dall'angustia saranno nella pienezza beati. A casa il Verbo col corpo li condurrà. Con i corpi saranno i viventi portati. Verranno sulla Mercabah (il carro). Si porteranno nel crocifisso, dall'apertura del Risorto i viventi risorti, da serafini, faranno ingresso nella luce.

Restava comunque ben ferma l'idea che il Messia atteso era colui che portava il sole di giustizia che sorge dall'alto (Luca 1,78).
Questo sole non percorre un arco e declina, ma resta fisso in cielo, sorge e non tramonta.
È Lui la lampada eterna, quella di cui parla l'Apocalisse:
  • 1,16 - "Nella destra teneva sette stelle, dalla bocca gli usciva una spada affilata a doppio taglio e il suo volto somigliava al sole quando splende in tutta la sua forza", vale a dire quando è a mezzogiorno, che pare non crescere e non calare.
  • 22,5 - "Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli." Gli stessi Vangeli poi sostengono il paragone di Cristo col sole: "E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce." (Matteo 17,2)
Proseguendo quel brano del capitolo 1 del Vangelo di Giovanni, subito dopo l'incontro di Gesù con Andrea, è detto dell'incontro con Filippo.

"Il giorno dopo Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: Seguimi! Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret. Natanaele gli disse: Da Nàzaret può venire qualcosa di buono? Filippo gli rispose: Vieni e vedi. Gesù intanto, visto Natanaele che gli veniva incontro, disse di lui: Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità. Natanaele gli domandò: Come mi conosci? Gli rispose Gesù: Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l'albero di fichi. Gli replicò Natanaele: Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele! Gli rispose Gesù: Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l'albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste! Poi gli disse: In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo". (Giovanni 1,43-51)

Filippo non interpone indugi e subito diventa annunciatore del Messia e del Regno asserendo "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti".
Ecco che Andrea e Filippo sono così indicati quali primi annunciatori del Vangelo.
Andrea al fratello Pietro e Filippo a Natanaele.
Vedendo loro, chi li ascolta comincia ad intravedere il Carro del Messia.
Stanno davanti al carro, anzi sono proprio il primo "tiro" di quel carro della "merkabah" della evangelizzazione.
In primis infatti fu tirato da Andrea, cioè da un uomo, e da Filippo, che sono come cavalli che si distinguono per come camminano.
Filippo, infatti, non si ferma davanti all'ironia di Natanaele e risponde come Gesù che aveva detto ai due discepoli del Battista che l'avvicinano per chiedergli dove abitasse: "Venite e vedrete" (Giovanni 1,38-39).
Filippo egualmente, semplicemente, ma deciso, come aveva imparato dal maestro, disse a Natanaele: "Vieni e vedi!".
In tal modo Filippo diviene figura di chi annuncia non una teoria, ma suggerisce di fare esperienza personale; infatti, Gesù oltre che Rabbì, cioè maestro, è un amico e fratello.
Solo l'intimità e la comunione con Lui, giorno per giorno, ne fa scoprire la vera identità.
vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2012 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  RACCONTI A SFONDO BIBLICO...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy