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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
VEGLIA DI PASQUA
LE DUE METÀ DEL PASSAR OLTRE PERENNE

di Alessandro Conti Puorger
 

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PASQUA, PASSAGGIO DAL DIVENIRE ALL'ESSERE »
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RITO DI PASQUA, INDAGINE SULLA PAROLE
Sulla Pasqua, festa giudea passata al cristianesimo con significato diverso è stato scritto tanto e non è mia intenzione di riportare quanto in circolazione.
Seguirò però la mia curiosità che porta ad interrogarmi su alcuni particolari che ritengo importanti.
Perché quel nome, "Pasqua"?
Come è mio uso farò riferimento alle lettere ebraiche di certe parole base dei racconti nella Bibbia che spezzerò con i criteri di "Parlano le lettere" che possono spiegare anche lo svilupparsi di alcuni pensieri originari.
Presento quelle principali caratteristiche del racconto istitutivo e poi come hanno influito nello sviluppo applicativo delle tradizioni giudeo cristiane.
Tutto ha inizio al capitolo 12 del libro dell'Esodo, il secondo della Torah o Pentateuco - Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
Lo percorro e porto alcune considerazioni alla parte iniziale.

"Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d'Egitto: Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno." (Esodo 12,1-2)
L'inizio dei mesi il "R'osh chodeshim" il capo dei mesi.
Si sente già una ventata di libertà, gli schiavi, infatti, non possono disporre del tempo perché quello è in mano del loro il padrone, avranno invece un proprio tempo e un proprio calendario.
Questo mese è quello che corrisponde al nostro marzo-aprile, il settimo mese del calendario ebraico secondo il computo ordinario e il primo nel computo dall'uscita dall'Egitto.
È il tempo della fine della stagione delle piogge e della raccolta dell'orzo, quando un covone, il giorno dopo lo Shabbat di Pesach (Levitico 23,11), era offerto al Tempio e sanciva il giorno da cui si poteva cominciare a mangiare il nuovo cereale e dal quale erano contati i 50 giorni per arrivare alla festa di Shavuot o Pentecoste.
È detto mese di "Nisan" , nome d'origine assira, "nisannu"; nella Bibbia ebraica, infatti, si trova solo nei libri post esilio di Neemia 2,1 ed Ester 1,1 e 3,7, in cui inizia la primavera, mese appunto già detto "chadoesh ha'abib" "mese della primavera".
"Nisan" si può memorizzare come il mese in cui l'energia della primavera scaccia l'inverno che così è (Geremia 48,44) cioè "chi fugge" o "il fuggitivo".
In qualche modo ecco che quel mese è perciò collegato ad una fuga!
Questo mese, che la Bibbia non nomina è il capo dei mesi mentre l'anno nuovo inizia con "R'osh Hashanah", il primo giorno del settimo mese, che è quello di "tishré".
"Pesach" corrisponde al 15° giorno del 1° mese.

"Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto." (Esodo 12,3-6)
Nell'equinozio di primavera fra il 20 Marzo e il 20 Aprile nel cielo appare il segno dell'Ariete, padre dell'agnello il cui colore è il rosso, come il sangue.

Per gli Egizi, l'Era dell'Ariete, iniziata intono al 2250 a.C. era dominata dal dio Amon-Ra, associato non a caso a una testa di ariete, infatti il termine "ammonite", che indica le conchiglie preistoriche dalla forma a corna d'ariete, deriva proprio da nome del dio Amon.


Era questi il dio di Tebe, simboleggiava l'Universo, l'Horus che diveniva manifesto col rigoglio della natura.
La moglie era la dea Mut che come geroglifico ha la figura di un avvoltoio la cui femmina si prende cura con molta attenzione dei propri piccoli.
Il geroglifico è l'insieme delle lettere M rappresentata da una civetta, una spirale che si legge U e una mezza sfera che è la T, ma per determinativo ha un avvoltoio, spesso perciò il geroglifico può ridursi al solo il primo segno che può individuare madre e Mut la sposa di Ammon.

e ; si legge MUT;

Il segno scelto dai Rabbini ricalca questo ideogramma, perciò si può concludere che nella lettera ebraica M = esiste il segno di madre.

= = M

È famosa la scritta Nefertiti "amata da Mut" "MeRI M(ut)", quindi "MRIM" che fa venire a mente il nome biblico di "Miriam" , la sorella di Mosè.
Nella cosmogonia egizia vi erano due coppie di dei principali, Osiride e Iside e Ammon e Mut, originati da culti locali diversi, i primi nati dalla teologia eliopolitana di Atum o Aton e la seconda da quella ermopolitana e texana.
Vi fu come una contrapposizione su quale fosse la coppia più importante.
Il faraone Amenophis IV, che cambiò il nome in Achenaton, spostò la capitale alla nuova città di Amarna e propose il culto del dio unico Aton, ma alla morte di quel faraone Ammon grazie ai suoi sacerdoti riprese vigore.
Il nome Ariete deriva dal sanscrito Hari, che significa creatore di tutte le cose, un termine perfetto per indicare Amon: ma ha anche il significato di "sorto", come il sole che sorge e quindi di "Dio che (ri)sorge".
Inizia la guerra di IHWH contro gli dèi d'Egitto per estrarre un popolo dall'idolatria, arriverà l'AmeN , il contrapposto di Ammon, e l'AMen prende l'aspetto dell'agnello pasquale che sancirà un distinguo tra inganno e verità.
Tutto ruota attorno a questo agnello per il quale è usato il termine generico di "capo di bestiame minuto" "soeh" , di pecora o di capra.
L'agnello sarà senza difetti e nato nell'anno precedente.
Viene scelto il 10 del mese e immolato nel giorno 14° prima del tramonto cioè prima che arrivi il giorno seguente che è quello della luna piena, giorno che allora iniziava dopo il tramonto del sole.
È da segnalare il termine "tutta l'assemblea della comunità d'Israele", ossia "col qahal e'dat Ishr'ael" .
"Qahal" deriva da "qol", "voce", indica i convocati, i chiamati, vale a dire la convocazione ad un'assemblea (Esodo 35,1; Numeri 20,8) ed anche lo stesso atto stesso del radunarsi (Levitico 8,4); cioè la "qahal" è l'insieme, l'assemblea di chi ha percepito ed ha seguito una chiamata.
È proprio il momento iniziale importante della chiamata di IHWH che convoca la "E'dah" la comunità di chi ha diritti e doveri ben definiti, che si trasformerà in nazione riunita al Sinai per la stipulazione dell'Alleanza, vincolata a regole, comandamenti, leggi, la Torah da Lui stabilita.
Nella traduzione dei Settanta il termine greco ecclhsia "Ecclesia" traduce l'ebraico Qahal.
Questo agnello "tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà" e per "immolerà" c'è verbo tipico per lo "shachatah", cioè lo scannare, l'ammazzare animali da sacrificio.
Le due ultime lettere ricordano il grano "chatah" e il peccato che è "chat'a" e c'è perciò il senso di un sacrificio espiatorio al fuoco .
Poi le prime due lettere danno il senso di dimesso e la lettera ricorda le interiora, il cuore.
Occorre quindi entrare nello spirito di Pesach col cuore contrito per i propri peccati e ciò vale per ciascuno della comunità, anche per il "migliore", perché di fatto, tutta l'assemblea della comunità d'Israele nel suo insieme è causa dell'uccisione di tale agnello divenuto emblema appunto del peccato e col suo sangue è prezzo del riscatto.
"lo conserverete fino al quattordici di questo mese" cioè lo terrete in custodia, come in prigione, sotto osservazione.
"Al tramonto", "biin ha'rebbaim" in effetti è nel pomeriggio, vale a dire dopo la sesta ora in cui il sole inizia a calare (sono le ore "zemanyot" relative alla suddivisione in 12 parti della giornata tra il sorgere e il tramonto del sole).

"Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco." (Esodo 12,7-10)
Forse è il recupero-interpretazione in ambito religioso di una festa precedente l'Esodo; c'è nella descrizione, peraltro, la traccia dell'uso dei pastori di migrare al plenilunio di primavera verso nuovi pascoli, infatti:
  • abbigliamento da viaggio, vesti cinte e bastone;
  • cibi poveri, erbe amare e pani senza lievito, cotti su lastre di pietra;
  • un sacrificio a voto per la fecondità del gregge sì che l'agnello non sarà da spezzare perché allegoricamente doveva rinascere nei futuri parti del gregge: il sangue dimostrava il pagamento di un debito verso il dio della prolificità.
Ci sono le modalità base dell'ordinamento o "Seder" pasquale ebraico che saranno integrate al versetto 15 con il far sparire il lievito dalle case.
L'agnello sarà mangiato completamente o consumato, bruciato nel fuoco, "'ash" , parola usata tre volte.
Arrostito al fuoco è "'ash sely" .
Brucerete "sharef" richiama i serafini che sono alla presenza di Dio.
Erbe amare "meroriim" che ricordano l'amarezza .
Azzimi "massot" che ricordano l'essere schiacciati .
L'architrave è "mesheqoeof" è parola che ricorda il "salvare" assieme allo "sperare" e rappresenta il patriarca Abramo che è il capostipite, cioè quello che sta sopra gli stipiti, attraverso cui esce tutto il popolo.
Gli stipiti poi sono i "mezuzot" e, seguendo l'allegoria dell'architrave Abramo, possono appunto essere i patriarchi Isacco e Giacobbe.

"Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!" (Esodo 12,11)
Sarete pronti e decisi a partire, vestiti, calzati e con i bagagli fatti, cioè col bastone in mano.
È la Pasqua del Signore "Pesach hu'a laIHWH" ; in effetti, è "la Pasqua di Lui del Signore ".
È la prima volta in assoluto che esce questa parola "Pesach" di cui esaminerò più avanti il significato.

"In quella notte io passerò per la terra d'Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d'Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d'Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne." (Esodo 12,12-14)
"Passerò" "e'berty" per la terra d'Egitto, quelle lettere suggeriscono anche che "Dio quella notte si farà Ebreo" !
Vale a dire farà giustizia nei loro riguardi.
Ci sarà, infatti, la decima piaga quella della morte dei primogeniti.
Sarà un memoriale "zekkaron" , festa del Signore "chag leIHWH"; anche dopo c'è la parola festa, quando dice "un rito perenne" che sarebbe "un disposto per sempre di festa".
Inoltre il mese "chadoesh" della primavera "ha'abib" porta all'idea che l'Uno ( = ) alla luce uscirà , il Padre sarà alle case .
C'è poi quel passerò oltre "pasachetti" con le lettere di "Pesach" indi si parla di flagello di sterminio con lo stesso termine che userà più avanti, come vedremo.

"Per sette giorni voi mangerete azzimi. Fin dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele. Nel primo giorno avrete una riunione sacra e nel settimo giorno una riunione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; si potrà preparare da mangiare per ogni persona: questo solo si farà presso di voi. Osservate la festa degli Azzimi, perché proprio in questo giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dalla terra d'Egitto; osserverete tale giorno di generazione in generazione come rito perenne. Nel primo mese, dal giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al giorno ventuno del mese, alla sera. Per sette giorni non si trovi lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato, quella persona, sia forestiera sia nativa della terra, sarà eliminata dalla comunità d'Israele. Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre abitazioni mangerete azzimi". (Esodo 12,15-20)
Di fatto questi versetti estendono a tutta quella settimana la prescrizione del sabato come fosse un unico giorno (come l'ottava di Pasqua cristiana): "durante questi giorni non si farà alcun lavoro", cioè non compirete alcuna opera o lavoro, ministero e servizio" "mel'akah" che ricorda anche l'angelo "malak" , messo, ambasciatore che opera per conto di un mandante.
Rabbi Levi Yitzkhak di Berditchev diceva al proposito "Ogni più piccolo dettaglio a cui un ebreo si dedica per pulire, strofinare e preparare la casa per Pesach è caro a Dio, porta gran merito agli ebrei e annulla i piani malvagi dei nemici. Possano gli angeli creati da questo lavoro apparire davanti al trono di Dio e parlare a favore del popolo ebraico."
È quello di Pesach un periodo di guerra, non si può fare altro che prepararsi per essa.
Al riguardo una parola emerge dal testo che fa comprende che dietro a questo ordine del lavoro c'è il pensiero che gli Israeliti anche loro sono impegnati in una guerra e non possono essere distolti da altri problemi.
Il testo, infatti, dice "perché proprio in questo giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dalla terra d'Egitto" e le vostre schiere sono "'at sib'aotikoem" come le schiere degli angeli!
Tutto ruota poi sugli azzimi "mazzot" , parola ripetuta 3 volte, sul lievito "shar" e sul lievitato "chames" ripetuto 2 volte.
"Osservate la festa degli Azzimi" in effetti si può anche ritenere: "Sorveglierete le azime", perché il più piccolo ritardo possono causare col caldo umido la lievitazione dell'impasto.
È stato poi fissato dai rabbini che dopo 18 minuti va considerato lievitato!
C'è poi gran somiglianza nei riguardi delle lettere ebraiche tra "mazzot" azzime e "mizzvot" precetti, perciò è stato commentato "...se ti capita l'opportunità di seguire un precetto, non rimandarla, non aspettare che lieviti." (Rashi).
Di fatto poi dalle norme i sette giorni sono relativi solo agli abitanti di Gerusalemme, ma per chi nella diaspora la festa dura 8 giorni.
Per queste prescrizioni i riti di questa settimana sono anche sinteticamente definiti la festa degli Azzimi, "chag hamazzot".

Gli aggettivo per il pane "lachem" di lievitato "chamez" , cioè il pane fermentato o anche semplicemente pane comune, e per l'aceto "chomoez", derivano dal stesso radicale che ha il significato e "di essere acido, essere fermentato", ma anche di essere "violento, opprimere" e quindi di "inacerbirsi, irritarsi".
È esperienza comune che si coglie quando una massa di pasta fermentata viene messa al forno è che al "calore si alza ", in quanto "cham" è calore.
È però da tenere anche presente che "chemah" è ira, veleno.
Il "pane lievitato" era oggetto di quei discorsi di Gesù con i discepoli che non capivano le allusioni di Gesù al lievito dei farisei "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia." (Marco 12,2)
Le lettere ebraiche, così, ci vengono a far capire gli apprezzamenti negativi su quel lievito dei farisei collegati proprio al pensiero originato dell'allontanamento a Pasqua del pane fermentato.
Se quelle lettere di pane e fermentato vengono, infatti, riferite in senso negativo a persona falsa possono dare una lettura del tipo:
  • per pane , di "serpente veleno ()";
  • per fermentato , di "il veleno () scende ".
ed ecco che il pane di Erode, dei farisei ipocriti e dei sadducei può, allora, essere veramente pericoloso, perché ha nell'intimo un veleno.
L'Antico Testamento, nel libro dell'Esodo ha messo attenzione sul pane fermentato e propone per il tempo delle feste, vedasi il "seder" di Pasqua, l'uso di pane non fermentato, il pane azzimo, le famose "masot" che "di vita precetti indicano/segnalano ".
Quel lievito in effetti è "resto, residuo", dal radicale che è usato per "restare", "sopravvivere" e che dà luogo a "she'ar" "resto, residuo" quindi, ormai fermentato, e per traslato fermento, lievito.
Occorre così evitare di voler restare nella situazione attuale, intendesi di schiavitù, cercando solo di sopravvivere, ma occorre attendere e prepararsi per una liberazione totale.
In forma poetica è anche "carne" e parente carnale, in tal senso è usato in Geremia 51,35 e in Levitico 18,6 "carne della mia carne" ove usa sia che "basher" il termine usuale di carne.
Questa parola ha le stesse lettere permutate di beato, felice e camminare rettamente e di capo testa .
La parola usuale per carne "basher", inizia con la lettera b = = 2, come se non fosse la carne originaria, ma quella dopo il peccato, mentre la , che ha nell'interno come "basher", ha la lettera 'a = = 1 e in senso allegorico può alludere ad una carne gloriosa, che "luce originava dal corpo ", un corpo "acceso di luce ( = )", com'era il corpo del Risorto. (Vedi: "Il vestito di Adamo")
Quel "basher" può invece indurre a pensare alla carne dopo il peccato in quanto "vergogna ( = ) nel corpo ".
Il "basher" è quindi lo "she'ar" spento, senza la , ma dentro-rivestito di foglie di fico e pieno di vergogna, quello venuto dopo B = 2 = al luminoso corpo .
Sono lettere capaci di creare un pathos particolare e spiegare tante cose.
Quel residuo, "she'ar" visto come lievito di malizia prima di Pasqua va cercato addirittura con un lumicino "si accende una luce ( = )" ed è, peraltro, un corpo da bruciare, "si distrugge ( = ) il corpo ", "fuoco originare a un corpo ", perché la Pasqua deve portare uno spirito nuovo.
Abbiamo visto che carne se si pensa come "she'ar" può far lievitare la carne "basher" .
Questa sua carne, la carne di Gesù, è un lievito!
Il solo lievito buono da cercare, è un fermento che ci porta al Regno dei cieli, trasforma la nostra carne "basher" in una carne come quella del Risorto, gloriosa "she'ar", perché "risorge l'originario corpo ".
"Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti". (Matteo 13,33)
"E ancora: A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata". (Luca 13,20s)
Diveniamo cioè carne della sua carne degni della Sua sorte "la risurrezione originerà nei corpi "!
Sintetizza San Paolo: "Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità." (1Corinzi 5,6s)
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