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VEGLIA DI PASQUA; LE DUE METÀ DEL PASSAR OLTRE PERENNE
di Alessandro Conti Puorger

LA FESTA DELLE FESTE
Secondo quanto dice il rotolo della Torah da circa 3.250 anni dagli ebrei è celebrata la festa di Pesach, memoriale questa del momento fondante del popolo d'Israele in occasione della 10a piaga che precedette la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto.
Quella festa, da parte di una allora setta ebraica, dall'anno 30 d.C., data ormai accolta dalla maggioranza degli studiosi, ha assunto anche un nuovo significato, quello di fare memoriale dell'evento fondante del Cristianesimo, la risurrezione di Gesù di Nazaret, divenuto la fonte liturgica primaria di tutti i sacramenti cristiani, in particolare dell'eucaristia e conseguentemente di tutte le celebrazioni della domenica che così sono dette Pasqua della settimana.
Fondamentale per entrambi tali religioni è lo specifico disposto, complessivi 67 versetti, nel libro dell'Esodo, i 51 versetti del capitolo 12 e i primi 16 del capitolo 13, che appunto riguarda l'istituzione della festa di Pesach, antefatto all'apertura del Mar Rosso.
Entrambi le religioni celebrano questa festa attorno ad una mensa con lo spirito di far presente quel momento della liberazione della schiavitù, con l'aggiunta per i cristiani della presenza sacramentale del Risorto, il Messia, in carne, sangue, spirito e divinità.
L'Ebraismo celebra questa festa come festa familiare in base di un "ordinamento" detto "Seder" che si rifà principalmente a quel testo dell'Esodo e al successivo, relativo all'apertura del Mar Rosso, mentre il Cristianesimo, considerando il memoriale della notte di Pasqua un atto creativo, l'associa a quattro momenti particolarmente importanti della storia della salvezza, dette le 4 notti sante illuminate da Cristo, quella della creazione (Genesi 1,1; 2,2), il sacrificio d'Isacco (Genesi 22,1-18), l'apertura del Mar Rosso (Esodo 14,15; 15,1) e quella della risurrezione, da uno dei Vangeli che la riguardano.
La feste ebraica, pur se è il memoriale perenne di un evento lontano nel tempo è celebrata col senso di una realtà che ha il potere di rinnovarsi e di dare un seguito: "Hashana haba'a b'Yrushalayim"!
Intendesi con ciò "l'anno prossimo Gerusalemme", che sintetizza la forte attesa dell'uomo di uscire dal proprio esilio esistenziale ed entrare a vivere nella città del Santo.
La festa cristiana riprende il memoriale dell'antica, ma celebra nel contempo la vittoria di Cristo sulla morte e attende la Sua venuta per portarci alla Gerusalemme celeste, venuta che comunque si compie e può perlomeno contribuire a svolte personali.
Sono perciò due metà che si completano per celebrare e rinnovare nella vita dell'uomo, una visione del cielo che gli fa alzare lo sguardo e prendere atto e soprattutto attendere con rinvigorita speranza l'attuarsi del divino disegno d'amore.
In quei 67 versetti di Esodo 12,1; 13,16 l'articolato del disposto si sviluppa così:
  • Esodo 12,1-2 - il capo dei mesi;
  • Esodo 12,3-11 - descrizione del sacrificio pasquale;
  • Esodo 12,12-13 - Dio stesso eseguirà la piaga;
  • Esodo 12,14-20 - celebrazione di Pesach;
  • Esodo 12,21-28 - i preparativi del sacrificio;
  • Esodo 12,29-30 - l'ultima piaga;
  • Esodo 12,31-36 - la resa del Faraone;
  • Esodo 12,37-39 - l'esodo;
  • Esodo 12,40-42 - la durata dell'esilio in terra d'Egitto;
  • Esodo 12,43-50 - ulteriori norme per la festa;
  • Esodo 12, 51 - l'esodo;
  • Esodo 13,1-10 - la commemorazione dell'esodo;
  • Esodo 13,11-15 - la consacrazione dei primogeniti;
  • Esodo 13,16 - l'esodo.
In relazione all'importanza fondamentale di quel testo m'è parso importante investigarlo in lungo e in largo, sia sotto l'aspetto della festa ebraica guardando nei Seder di Pesach e ai loro commenti, sia poi entrando nel testo con uno strumento tutto mio personale, ma che m'ha dimostrato efficacia in tanti brani della Tenak rivelando pagine di secondo livello.
Nel prosieguo mi riferirò, infatti, al testo della Tenak o Bibbia masoretica ebraica per cogliere sfumature che sfuggono alla traduzione e poi per fornire una decriptazione completa di quei 67 versetti sulla base del metodo proposto in "Parlano le lettere" con lettura anche delle singole lettere ebraiche considerate icone di un messaggio criptato.
Come ho esposto in "I primi vagiti delle lettere ebraiche nella Bibbia" e in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" è mio parere, la cui conferma viene da quanto comprovato in numerosi articoli del questo mio sito, che quei testi antichi hanno un tema unico nascosto, quello del Messia.
Con tale decriptazione intendo dimostrare come ciò tanto più vale per quelle pagine fondanti di Esodo 12-13,16.

Ho tra l'altro cercato con attenzione in quel testo le lettere ebraiche di Messia MShCh e le trovo nei versetti Esodo 12,13 e 12,23 ove è impiegata la parola , che la Traduzione del Consiglio Episcopale Italiano C.E.I. traduce "sterminatore" e gli ebrei "angelo distruttore".
Ecco che il primo versetto che decriptai per saggiare il testo nascosto fu proprio Esodo 12,13 ...e mi presentò subito l'esistenza di un reperto importante!

Esodo 12,13 - Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d'Egitto.





Esodo 12,13 - Riportò nell'esistenza ad uscire col sangue , che guizzò da uno retto , la pienezza . Dal crocifisso innalzato dentro la croce un mare di beatitudine venne () per i viventi . La risurrezione in vita recherà ai corpi . Dal primogenito che fu in croce fu a venire il sangue per un'asta che il Verbo forò . Strapperà via (), spazzerà () il serpente , con la rettitudine lo reciderà . Ad originare fu nell'esistenza l'anelata () energia che scorse dal Verbo . Dal Potente , dal Messia che era in croce , da dentro uscì la rettitudine che a finire sarà dentro la terra la vita dello straniero che è a vivervi .

Esodo 12,13 - Riportò nell'esistenza, ad uscire col sangue che guizzò da uno retto, la pienezza. Dal crocifisso innalzato dentro la croce un mare di beatitudine venne per i viventi. La risurrezione in vita recherà ai corpi. Dal primogenito che fu in croce fu a venire il sangue per un'asta che il Verbo forò, (questo) strapperà via, spazzerà il serpente, con la rettitudine lo reciderà. Ad originare fu nell'esistenza l'anelata energia. Scorse dal Verbo. Dal Potente, dal Messia che era in croce, da dentro uscì la rettitudine che a finire sarà dentro la terra la vita dello straniero che è a vivervi.

Fu così che procedetti versetto a leggere la seconda pagina di quei 67 versetti dell'intero brano sulla disposizione per la festa di Pasqua di Esodo 12-13,16.
Tale decriptazione la fornirò in chiusura dell'articolo.

PASQUA, PASSAGGIO DAL DIVENIRE ALL'ESSERE
La percezione del vivere è prendere atto di un mutamento continuo, più o meno percettibile, ma ineluttabile; infatti, "panta rèi", tutto scorre, tutto è in continuo movimento, tutto ciò che appartiene a questo mondo è in un divenire continuo.
È celebre l'aforisma di Antoine Lavoisier: "Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto di trasforma!", principio per le reazioni chimiche e per la termodinamica, ma questo vale solo però per i sistemi chiusi, ma il nostro universo è un sistema aperto se lo pensiamo opera di Dio.
Eraclito sosteneva che non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume, perché la seconda volta, sia il fiume nel suo scorrere, sia l'uomo nel suo divenire non sono più gli stessi.
Ciò è oggettivamente vero per quanto riguarda la parte materiale dell'uomo.
Per contro sussiste un'idea "filosofica" di Dio che ha il carattere d'Assoluto, infinito, eterno, immutabile e chi crede è anche convinto che in sé ha anche una fiammella di quel Essere.
Quella fiammella ha però bisogno d'essere curata e di crescere pur se ha in sé il germe dell'immortalità.
C'è poco da fare, però, pur considerando la morte solo come un "divenire", cioè nascita a vita nuova, quale un cambiamento di stato, pur se disponessimo poi di un tempo infinito non si sarebbe in grado per "crescita" d'arrivare a Dio.
D'altro canto, avendoci voluti ed avendo acquisito che Lui amore e comunione, il mantenerci diversi da Lui risulterebbe contrario alla Sua volontà.
Il rompere questa umana frustrante situazione non è ovviamente nelle possibilità dell'uomo, ma solo di Dio che tutto può.
Solo Lui può riprendere quella fiammella con la totale propria individualità che definiamo "carne", renderla gloriosa e riportarla allo stato di Essere.
Solo Lui è in grado d'avvicinare i lembi di questa misura infinita, irrompere nella vita dell'uomo ed accorciare le distanze rendendo possibile l'impossibile, conciliando il "divenire" con "l'Essere"!

Il rotolo della Torah che unifica i 5 libri della Bibbia detti Pentateuco, tra le varie finalità che gli sono implicite, è la certificazione di una rivelazione non solo avvenuta, ma in divenire e in essere, dimostrazione così di conciliazione di due realtà che paiono inconciliabili.
Quanto in essa rivelato pur se nel tempo è anche fuori del tempo, vale per l'antico popolo d'Israele e per l'attuale popolo di Dio e per chiunque si sente chiamato da quella rivelazione, riguarda l'intera storia, il passato, il presente e il futuro, il singolo e la totalità.
La manifestazione che fu l'atto di nascita d'Israele è così un memoriale perenne, festa di ogni generazione, di padre in figlio come ben precisa Esodo 12,14 e 12,24-27.
Tutto quello che è scritto in essa vale per noi come dice il re Giosia quando fu ritrovato il rotolo della Torah: "Andate, consultate il Signore per me, per il popolo e per tutto Giuda, intorno alle parole di questo libro ora trovato; difatti grande è la collera del Signore, che si è accesa contro di noi perché i nostri padri non hanno ascoltato le parole di questo libro e nelle loro azioni non si sono ispirati a quanto è stato scritto per noi". (2Re 22,13)

Tale pensiero poi è chiaramente espresso da San Paolo:
  • "Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo. Ma della maggior parte di loro Dio si compiacque e perciò furono abbattuti nel deserto. Ora ciò avvenne come esempio per noi." (1Corinzi 10,1-6)
  • "Tutta la Scrittura infatti è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona." (2Timoteo 3,16)
In definitiva proprio nel giorno di Pasqua "...il Signore fece uscire gli Israeliti dalla terra d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere" (Esodo 12,51) ed in quello stesso giorno escono tutti quelli che ne sentono la chiamata.
E cosa è questa chiamata se non appunto un esodo, presi per mano per farci passare dal divenire all'Essere?

LE 10 PIAGHE D'EGITTO
Non si può parlare di Pasqua senza parlare della schiavitù d'Egitto che fu il caos da cui nacque un popolo nuovo.
In numero di 10 furono le parole, cioè i "disse", riportati al capitolo 1 del libro della Genesi con cui Dio creò il mondo e 10 le parole, vale a dire i colpi, con cui lo stesso Dio modellò l'Egitto per farne uscire il popolo che aveva prescelto.
Dice al riguardo il libro del Deuteronomio 4,34: "O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un'altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?"
Le prime 9 delle famose 10 piaghe sono raccontate nei capitoli 7-9 del libro dell'Esodo, mentre l'ultima, la morte dei primogeniti, è annunciata al capitolo 11 e si verifica nel capitolo 12 relativo all'istituzione della Pasqua.
Sono quindi segni, prodigi e battaglie del Signore contro il caos per formare un popolo con cui fare alleanza.
Il faraone a Mosè e Aronne, che avevano annunciato il Signore con la richiesta di consentire che il popolo d'Israele potesse celebrare una festa nel deserto, rispose: "Chi è il Signore, perché io debba ascoltare la sua voce e lasciare partire Israele? Non conosco il Signore e non lascerò certo partire Israele!" (Esodo 5,2)
Di fatto, così, il faraone negava l'esistenza del popolo e del Dio d'Israele, perché non aveva autorità sulla terra ed indirettamente lo mise alla prova in quanto sostanzialmente sostenne che quel Dio, se esisteva, sarebbe stato comunque meno forte di lui, perché non sarebbe riuscito a costringerlo a fare uscire quel popolo.
Iniziò una contesa tra il faraone, il dio che incarnava Ra in terra, e questo IHWH del tutto sconosciuto agli Egiziani.
Ed ecco le 10 piaghe in tre ondate, 3+3+4, di cui indico il capitolo e i versetto nel libro dell'Esodo:
  • Le prime 3, perché "Da questo fatto saprai che io sono il Signore." (Esodo 7,17); sangue "dam" (Esodo 7,14-24),
    rane "sefardea" (Esodo 7,25-8,11)
    e pidocchi "kinnim" (Esodo 8,12-15).
    Le iniziali in ebraico formano la parola "desak" .
    I maghi egiziani conclusero che "Questo è il dito di Dio" (Esodo 8,15)
  • Le seconde 3 "...perché tu sappia che io sono il Signore in mezzo al paese!" (Esodo 8,17);
    animali feroci "a'rov" (Esodo 8,16-28) per la C.E.I. tafani, mosconi,
    mortalità di animali "doevoer" (Esodo 9,1-7),
    ulcere "shechin" (Esodo 9,8-12),
    Le iniziali formano la parola "a'dash" .
  • Le ultime 4 "perché tu sappia che nessuno è come me su tutta la terra" (Esodo 9,14);
    grandine "barad" (Esodo 9,13-35),
    cavallette "'arboeh" (Esodo 10,1-20),
    oscurità "choshoek" (Esodo 10,21-23),
    primogeniti "bekorot" (Esodo 11,4-7 e 12).
    Le iniziali formano la parola "be'achav" .
Quelle tre parole - "desak" "a'dash" "be'achav" fissate da Rabbì Yehudah ha Nass (135-220 d.C. che alla fine del II secolo compilò la Mishnah), che pur se non hanno un significato specifico, sono una forma mnemonica per ricordare in sequenza le 10 piaghe.
Per quanto mi riguarda ho associato al significato anche grafico di quelle lettere questo mio pensiero: "In aiuto scese , come l'Eterno a una schiera strinse le case " degli egiziani e del faraone.
Un midrash, infatti, propone le piaghe simili alla strategia d'assedio di una città.
Le acque tramutate in sangue equivalgono ad aver inquinato l'acqua potabile, le rane a trombe che seminano paura tra gli accerchiati, i pidocchi a frecce intorno alla città, gli animali selvatici i mercenari in arrivo ecc. ecc. (Tanchuma).
Un altro midrash sottolinea poi che ciascuna piaga è la punizione per un torto particolare fatto dagli egiziani agli ebrei:
  • li hanno resi portatori d'acqua e il loro fiume s'è trasformato in sangue;
  • hanno fatto caricare merci e i loro animali sono morti;
  • li hanno usati per scrivere e sono venute le rane,
  • usati per spazzare le strade, la polvere si trasformò in pidocchi e zanzare,
  • usati da badanti per i figli il paese s'è riempito d'animali selvatici;
  • li usavano per preparare il bagno e si sono formate ulcere sulla loro pelle.
  • gli ebrei erano usati come scalpellini e Dio inviò la grandine;
  • costretti a coltivare vigneti e campi, ma le cavallette hanno distrutto tutto;
  • li hanno tenuti come prigionieri e sono stati incatenati dall'oscurità;
  • l'editto di uccidere i primogeniti ebrei ha portato l'uccisione dei primogeniti egiziani e il loro annegamento dei bambini ebrei è stato ripagato con la loro morte in il Mar Rosso. (Tanchuma)
Si possono intraveder altri schemi della punizione delle piaghe.
Le prime tre hanno coinvolto acqua e terra.
Le successive coinvolgono coloro che abitano a terra uomo e le bestie.
Le ulteriori tre rivelano la potenza di Dio che colpisce dal cielo.
Le primi due piaghe di ogni gruppo sono state sempre precedute da un avvertimento: la terza piaga viene senza preavviso.
È stato anche osservato che:
  • la prima piaga d'ogni gruppo, sangue, animali selvatici e grandine condizionano gli egiziani nella propria terra.
  • la seconda piaga d'ogni gruppo rane, peste e cavallette li priva del loro orgoglio, dei loro beni e del senso di superiorità.
  • la terza piaga in ciascun gruppo, pidocchi, ulcere e le tenebre, impose loro vere sofferenze fisiche.
Questo fu un castigo progressivo che prese le stesse tre forme con cui gli egiziani avevano angariato e oppressi gli ebrei.
Li avevano, infatti, considerati estranei, li avevano resi umili e sottomessi, li avevano puniti anche fisicamente con bastonate e ne impedivano la nascita dei maschi, onde infine per contrappasso ci fu il culmine della decima piaga, quella dell'uccisione dei primogeniti.
Le prime 9 piaghe in un qualche modo si possono comunque far risalire a fenomeni naturali, ma la 10a è speciale, perché strettamente legata all'opera di Dio; in ebraico, peraltro, il numerale 10 è proprio la lettera yod iniziale appunto del Suo nome .
Dice Gesù nel Vangelo di Luca 12,4s: "Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna. Sì, ve lo dico, temete costui."

RITO DI PASQUA, INDAGINE SULLA PAROLE
Sulla Pasqua, festa giudea passata al cristianesimo con significato diverso è stato scritto tanto e non è mia intenzione di riportare quanto in circolazione.
Seguirò però la mia curiosità che porta ad interrogarmi su alcuni particolari che ritengo importanti.
Perché quel nome, "Pasqua"?
Come è mio uso farò riferimento alle lettere ebraiche di certe parole base dei racconti nella Bibbia che spezzerò con i criteri di "Parlano le lettere" che possono spiegare anche lo svilupparsi di alcuni pensieri originari.
Presento quelle principali caratteristiche del racconto istitutivo e poi come hanno influito nello sviluppo applicativo delle tradizioni giudeo cristiane.
Tutto ha inizio al capitolo 12 del libro dell'Esodo, il secondo della Torah o Pentateuco - Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
Lo percorro e porto alcune considerazioni alla parte iniziale.

"Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d'Egitto: Questo mese sarà per voi l'inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell'anno." (Esodo 12,1-2)
L'inizio dei mesi il "R'osh chodeshim" il capo dei mesi.
Si sente già una ventata di libertà, gli schiavi, infatti, non possono disporre del tempo perché quello è in mano del loro il padrone, avranno invece un proprio tempo e un proprio calendario.
Questo mese è quello che corrisponde al nostro marzo-aprile, il settimo mese del calendario ebraico secondo il computo ordinario e il primo nel computo dall'uscita dall'Egitto.
È il tempo della fine della stagione delle piogge e della raccolta dell'orzo, quando un covone, il giorno dopo lo Shabbat di Pesach (Levitico 23,11), era offerto al Tempio e sanciva il giorno da cui si poteva cominciare a mangiare il nuovo cereale e dal quale erano contati i 50 giorni per arrivare alla festa di Shavuot o Pentecoste.
È detto mese di "Nisan" , nome d'origine assira, "nisannu"; nella Bibbia ebraica, infatti, si trova solo nei libri post esilio di Neemia 2,1 ed Ester 1,1 e 3,7, in cui inizia la primavera, mese appunto già detto "chadoesh ha'abib" "mese della primavera".
"Nisan" si può memorizzare come il mese in cui l'energia della primavera scaccia l'inverno che così è (Geremia 48,44) cioè "chi fugge" o "il fuggitivo".
In qualche modo ecco che quel mese è perciò collegato ad una fuga!
Questo mese, che la Bibbia non nomina è il capo dei mesi mentre l'anno nuovo inizia con "R'osh Hashanah", il primo giorno del settimo mese, che è quello di "tishré".
"Pesach" corrisponde al 15° giorno del 1° mese.

"Parlate a tutta la comunità d'Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto." (Esodo 12,3-6)
Nell'equinozio di primavera fra il 20 Marzo e il 20 Aprile nel cielo appare il segno dell'Ariete, padre dell'agnello il cui colore è il rosso, come il sangue.

Per gli Egizi, l'Era dell'Ariete, iniziata intono al 2250 a.C. era dominata dal dio Amon-Ra, associato non a caso a una testa di ariete, infatti il termine "ammonite", che indica le conchiglie preistoriche dalla forma a corna d'ariete, deriva proprio da nome del dio Amon.


Era questi il dio di Tebe, simboleggiava l'Universo, l'Horus che diveniva manifesto col rigoglio della natura.
La moglie era la dea Mut che come geroglifico ha la figura di un avvoltoio la cui femmina si prende cura con molta attenzione dei propri piccoli.
Il geroglifico è l'insieme delle lettere M rappresentata da una civetta, una spirale che si legge U e una mezza sfera che è la T, ma per determinativo ha un avvoltoio, spesso perciò il geroglifico può ridursi al solo il primo segno che può individuare madre e Mut la sposa di Ammon.

e ; si legge MUT;

Il segno scelto dai Rabbini ricalca questo ideogramma, perciò si può concludere che nella lettera ebraica M = esiste il segno di madre.

= = M

È famosa la scritta Nefertiti "amata da Mut" "MeRI M(ut)", quindi "MRIM" che fa venire a mente il nome biblico di "Miriam" , la sorella di Mosè.
Nella cosmogonia egizia vi erano due coppie di dei principali, Osiride e Iside e Ammon e Mut, originati da culti locali diversi, i primi nati dalla teologia eliopolitana di Atum o Aton e la seconda da quella ermopolitana e texana.
Vi fu come una contrapposizione su quale fosse la coppia più importante.
Il faraone Amenophis IV, che cambiò il nome in Achenaton, spostò la capitale alla nuova città di Amarna e propose il culto del dio unico Aton, ma alla morte di quel faraone Ammon grazie ai suoi sacerdoti riprese vigore.
Il nome Ariete deriva dal sanscrito Hari, che significa creatore di tutte le cose, un termine perfetto per indicare Amon: ma ha anche il significato di "sorto", come il sole che sorge e quindi di "Dio che (ri)sorge".
Inizia la guerra di IHWH contro gli dèi d'Egitto per estrarre un popolo dall'idolatria, arriverà l'AmeN , il contrapposto di Ammon, e l'AMen prende l'aspetto dell'agnello pasquale che sancirà un distinguo tra inganno e verità.
Tutto ruota attorno a questo agnello per il quale è usato il termine generico di "capo di bestiame minuto" "soeh" , di pecora o di capra.
L'agnello sarà senza difetti e nato nell'anno precedente.
Viene scelto il 10 del mese e immolato nel giorno 14° prima del tramonto cioè prima che arrivi il giorno seguente che è quello della luna piena, giorno che allora iniziava dopo il tramonto del sole.
È da segnalare il termine "tutta l'assemblea della comunità d'Israele", ossia "col qahal e'dat Ishr'ael" .
"Qahal" deriva da "qol", "voce", indica i convocati, i chiamati, vale a dire la convocazione ad un'assemblea (Esodo 35,1; Numeri 20,8) ed anche lo stesso atto stesso del radunarsi (Levitico 8,4); cioè la "qahal" è l'insieme, l'assemblea di chi ha percepito ed ha seguito una chiamata.
È proprio il momento iniziale importante della chiamata di IHWH che convoca la "E'dah" la comunità di chi ha diritti e doveri ben definiti, che si trasformerà in nazione riunita al Sinai per la stipulazione dell'Alleanza, vincolata a regole, comandamenti, leggi, la Torah da Lui stabilita.
Nella traduzione dei Settanta il termine greco ecclhsia "Ecclesia" traduce l'ebraico Qahal.
Questo agnello "tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà" e per "immolerà" c'è verbo tipico per lo "shachatah", cioè lo scannare, l'ammazzare animali da sacrificio.
Le due ultime lettere ricordano il grano "chatah" e il peccato che è "chat'a" e c'è perciò il senso di un sacrificio espiatorio al fuoco .
Poi le prime due lettere danno il senso di dimesso e la lettera ricorda le interiora, il cuore.
Occorre quindi entrare nello spirito di Pesach col cuore contrito per i propri peccati e ciò vale per ciascuno della comunità, anche per il "migliore", perché di fatto, tutta l'assemblea della comunità d'Israele nel suo insieme è causa dell'uccisione di tale agnello divenuto emblema appunto del peccato e col suo sangue è prezzo del riscatto.
"lo conserverete fino al quattordici di questo mese" cioè lo terrete in custodia, come in prigione, sotto osservazione.
"Al tramonto", "biin ha'rebbaim" in effetti è nel pomeriggio, vale a dire dopo la sesta ora in cui il sole inizia a calare (sono le ore "zemanyot" relative alla suddivisione in 12 parti della giornata tra il sorgere e il tramonto del sole).

"Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell'acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco." (Esodo 12,7-10)
Forse è il recupero-interpretazione in ambito religioso di una festa precedente l'Esodo; c'è nella descrizione, peraltro, la traccia dell'uso dei pastori di migrare al plenilunio di primavera verso nuovi pascoli, infatti:
  • abbigliamento da viaggio, vesti cinte e bastone;
  • cibi poveri, erbe amare e pani senza lievito, cotti su lastre di pietra;
  • un sacrificio a voto per la fecondità del gregge sì che l'agnello non sarà da spezzare perché allegoricamente doveva rinascere nei futuri parti del gregge: il sangue dimostrava il pagamento di un debito verso il dio della prolificità.
Ci sono le modalità base dell'ordinamento o "Seder" pasquale ebraico che saranno integrate al versetto 15 con il far sparire il lievito dalle case.
L'agnello sarà mangiato completamente o consumato, bruciato nel fuoco, "'ash" , parola usata tre volte.
Arrostito al fuoco è "'ash sely" .
Brucerete "sharef" richiama i serafini che sono alla presenza di Dio.
Erbe amare "meroriim" che ricordano l'amarezza .
Azzimi "massot" che ricordano l'essere schiacciati .
L'architrave è "mesheqoeof" è parola che ricorda il "salvare" assieme allo "sperare" e rappresenta il patriarca Abramo che è il capostipite, cioè quello che sta sopra gli stipiti, attraverso cui esce tutto il popolo.
Gli stipiti poi sono i "mezuzot" e, seguendo l'allegoria dell'architrave Abramo, possono appunto essere i patriarchi Isacco e Giacobbe.

"Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!" (Esodo 12,11)
Sarete pronti e decisi a partire, vestiti, calzati e con i bagagli fatti, cioè col bastone in mano.
È la Pasqua del Signore "Pesach hu'a laIHWH" ; in effetti, è "la Pasqua di Lui del Signore ".
È la prima volta in assoluto che esce questa parola "Pesach" di cui esaminerò più avanti il significato.

"In quella notte io passerò per la terra d'Egitto e colpirò ogni primogenito nella terra d'Egitto, uomo o animale; così farò giustizia di tutti gli dèi dell'Egitto. Io sono il Signore! Il sangue sulle case dove vi troverete servirà da segno in vostro favore: io vedrò il sangue e passerò oltre; non vi sarà tra voi flagello di sterminio quando io colpirò la terra d'Egitto. Questo giorno sarà per voi un memoriale; lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione lo celebrerete come un rito perenne." (Esodo 12,12-14)
"Passerò" "e'berty" per la terra d'Egitto, quelle lettere suggeriscono anche che "Dio quella notte si farà Ebreo" !
Vale a dire farà giustizia nei loro riguardi.
Ci sarà, infatti, la decima piaga quella della morte dei primogeniti.
Sarà un memoriale "zekkaron" , festa del Signore "chag leIHWH"; anche dopo c'è la parola festa, quando dice "un rito perenne" che sarebbe "un disposto per sempre di festa".
Inoltre il mese "chadoesh" della primavera "ha'abib" porta all'idea che l'Uno ( = ) alla luce uscirà , il Padre sarà alle case .
C'è poi quel passerò oltre "pasachetti" con le lettere di "Pesach" indi si parla di flagello di sterminio con lo stesso termine che userà più avanti, come vedremo.

"Per sette giorni voi mangerete azzimi. Fin dal primo giorno farete sparire il lievito dalle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato dal giorno primo al giorno settimo, quella persona sarà eliminata da Israele. Nel primo giorno avrete una riunione sacra e nel settimo giorno una riunione sacra: durante questi giorni non si farà alcun lavoro; si potrà preparare da mangiare per ogni persona: questo solo si farà presso di voi. Osservate la festa degli Azzimi, perché proprio in questo giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dalla terra d'Egitto; osserverete tale giorno di generazione in generazione come rito perenne. Nel primo mese, dal giorno quattordici del mese, alla sera, voi mangerete azzimi fino al giorno ventuno del mese, alla sera. Per sette giorni non si trovi lievito nelle vostre case, perché chiunque mangerà del lievitato, quella persona, sia forestiera sia nativa della terra, sarà eliminata dalla comunità d'Israele. Non mangerete nulla di lievitato; in tutte le vostre abitazioni mangerete azzimi". (Esodo 12,15-20)
Di fatto questi versetti estendono a tutta quella settimana la prescrizione del sabato come fosse un unico giorno (come l'ottava di Pasqua cristiana): "durante questi giorni non si farà alcun lavoro", cioè non compirete alcuna opera o lavoro, ministero e servizio" "mel'akah" che ricorda anche l'angelo "malak" , messo, ambasciatore che opera per conto di un mandante.
Rabbi Levi Yitzkhak di Berditchev diceva al proposito "Ogni più piccolo dettaglio a cui un ebreo si dedica per pulire, strofinare e preparare la casa per Pesach è caro a Dio, porta gran merito agli ebrei e annulla i piani malvagi dei nemici. Possano gli angeli creati da questo lavoro apparire davanti al trono di Dio e parlare a favore del popolo ebraico."
È quello di Pesach un periodo di guerra, non si può fare altro che prepararsi per essa.
Al riguardo una parola emerge dal testo che fa comprende che dietro a questo ordine del lavoro c'è il pensiero che gli Israeliti anche loro sono impegnati in una guerra e non possono essere distolti da altri problemi.
Il testo, infatti, dice "perché proprio in questo giorno io ho fatto uscire le vostre schiere dalla terra d'Egitto" e le vostre schiere sono "'at sib'aotikoem" come le schiere degli angeli!
Tutto ruota poi sugli azzimi "mazzot" , parola ripetuta 3 volte, sul lievito "shar" e sul lievitato "chames" ripetuto 2 volte.
"Osservate la festa degli Azzimi" in effetti si può anche ritenere: "Sorveglierete le azime", perché il più piccolo ritardo possono causare col caldo umido la lievitazione dell'impasto.
È stato poi fissato dai rabbini che dopo 18 minuti va considerato lievitato!
C'è poi gran somiglianza nei riguardi delle lettere ebraiche tra "mazzot" azzime e "mizzvot" precetti, perciò è stato commentato "...se ti capita l'opportunità di seguire un precetto, non rimandarla, non aspettare che lieviti." (Rashi).
Di fatto poi dalle norme i sette giorni sono relativi solo agli abitanti di Gerusalemme, ma per chi nella diaspora la festa dura 8 giorni.
Per queste prescrizioni i riti di questa settimana sono anche sinteticamente definiti la festa degli Azzimi, "chag hamazzot".

Gli aggettivo per il pane "lachem" di lievitato "chamez" , cioè il pane fermentato o anche semplicemente pane comune, e per l'aceto "chomoez", derivano dal stesso radicale che ha il significato e "di essere acido, essere fermentato", ma anche di essere "violento, opprimere" e quindi di "inacerbirsi, irritarsi".
È esperienza comune che si coglie quando una massa di pasta fermentata viene messa al forno è che al "calore si alza ", in quanto "cham" è calore.
È però da tenere anche presente che "chemah" è ira, veleno.
Il "pane lievitato" era oggetto di quei discorsi di Gesù con i discepoli che non capivano le allusioni di Gesù al lievito dei farisei "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia." (Marco 12,2)
Le lettere ebraiche, così, ci vengono a far capire gli apprezzamenti negativi su quel lievito dei farisei collegati proprio al pensiero originato dell'allontanamento a Pasqua del pane fermentato.
Se quelle lettere di pane e fermentato vengono, infatti, riferite in senso negativo a persona falsa possono dare una lettura del tipo:
  • per pane , di "serpente veleno ()";
  • per fermentato , di "il veleno () scende ".
ed ecco che il pane di Erode, dei farisei ipocriti e dei sadducei può, allora, essere veramente pericoloso, perché ha nell'intimo un veleno.
L'Antico Testamento, nel libro dell'Esodo ha messo attenzione sul pane fermentato e propone per il tempo delle feste, vedasi il "seder" di Pasqua, l'uso di pane non fermentato, il pane azzimo, le famose "masot" che "di vita precetti indicano/segnalano ".
Quel lievito in effetti è "resto, residuo", dal radicale che è usato per "restare", "sopravvivere" e che dà luogo a "she'ar" "resto, residuo" quindi, ormai fermentato, e per traslato fermento, lievito.
Occorre così evitare di voler restare nella situazione attuale, intendesi di schiavitù, cercando solo di sopravvivere, ma occorre attendere e prepararsi per una liberazione totale.
In forma poetica è anche "carne" e parente carnale, in tal senso è usato in Geremia 51,35 e in Levitico 18,6 "carne della mia carne" ove usa sia che "basher" il termine usuale di carne.
Questa parola ha le stesse lettere permutate di beato, felice e camminare rettamente e di capo testa .
La parola usuale per carne "basher", inizia con la lettera b = = 2, come se non fosse la carne originaria, ma quella dopo il peccato, mentre la , che ha nell'interno come "basher", ha la lettera 'a = = 1 e in senso allegorico può alludere ad una carne gloriosa, che "luce originava dal corpo ", un corpo "acceso di luce ( = )", com'era il corpo del Risorto. (Vedi: "Il vestito di Adamo")
Quel "basher" può invece indurre a pensare alla carne dopo il peccato in quanto "vergogna ( = ) nel corpo ".
Il "basher" è quindi lo "she'ar" spento, senza la , ma dentro-rivestito di foglie di fico e pieno di vergogna, quello venuto dopo B = 2 = al luminoso corpo .
Sono lettere capaci di creare un pathos particolare e spiegare tante cose.
Quel residuo, "she'ar" visto come lievito di malizia prima di Pasqua va cercato addirittura con un lumicino "si accende una luce ( = )" ed è, peraltro, un corpo da bruciare, "si distrugge ( = ) il corpo ", "fuoco originare a un corpo ", perché la Pasqua deve portare uno spirito nuovo.
Abbiamo visto che carne se si pensa come "she'ar" può far lievitare la carne "basher" .
Questa sua carne, la carne di Gesù, è un lievito!
Il solo lievito buono da cercare, è un fermento che ci porta al Regno dei cieli, trasforma la nostra carne "basher" in una carne come quella del Risorto, gloriosa "she'ar", perché "risorge l'originario corpo ".
"Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti". (Matteo 13,33)
"E ancora: A che cosa rassomiglierò il regno di Dio? È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina, finché sia tutta fermentata". (Luca 13,20s)
Diveniamo cioè carne della sua carne degni della Sua sorte "la risurrezione originerà nei corpi "!
Sintetizza San Paolo: "Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta? Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità." (1Corinzi 5,6s)

SIGNIFICATI DELLA PAROLA PESACH
Il libro dell'Esodo è segnato volutamente di cultura egiziana proprio per avvalorare l'idea che l'embrione del popolo d'Israele dovette per oltre 4 secoli formarsi nell'acqua della placenta di quel mondo.
Di ciò ho parlato diffusamente specie nei seguenti articoli a cui rimando:
Nel "Dictionary of Middle Egyptian" di R.Faulkner ed. Ashmolean Museum-Oxford 1986 a pag. 94 si trovano due geroglifici con i simboli delle lettere egiziane PSH con cui si traslittera in egizio il termine ebraico di Pesach:

P una pietra quadrata;
S due segmenti contrapposti;
H una fune attorcigliata
.
Per quei due geroglifici cambiano solo i determinativi come segue:
  • il primo ha il simbolo di un dito e di un uomo seduto e significa: morso, pungere, unghiata, come la zampata di un leone, quindi colpo, stoccata.
  • il secondo ha il simbolo di una luna oscura e di due gambe che camminano, senso di movimento, e significa: distruzione, gettare nella confusione.

Per concludere, il combinato dei due geroglifici suggerisce un morso, che comporta un dolore acuto, pungente, una unghiata, una puntura profonda.
Di fatto, così com'è narrata nel libro dell'Esodo la 10a piaga fu proprio un colpo profetizzato da Mosè che provocò la morte dei primogeniti Egiziani, ivi compreso quello del Faraone e fu la goccia che consentì di far traboccare gli Ebrei, cioè i figli d'Israele dall'Egitto.
Pure il patriarca Abramo, il nonno d'Israele, racconta la seconda parte del capitolo 12 del libro della Genesi, per una carestia fu in Egitto e lì ci fu l'episodio del Faraone con Sara, moglie di Abramo.
Come profezia di ciò che avverrà in futuro quando un altro faraone attenterà alla fonte da cui dovrà scaturire il futuro Israele in quanto aveva voluto ucciderne i figli maschi alla nascita, accadde allora che "...il Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi piaghe, per il fatto di Sarai, moglie di Abram" (Genesi 12,17).
Per colpire che per piaga, è usato il termine ebraico di "naga'".
Vediamo ora cosa dicono i versetti 21-23 del racconto di Esodo 12.

"Mosè convocò tutti gli anziani d'Israele e disse loro: Andate a procurarvi un capo di bestiame minuto per ogni vostra famiglia e immolate la Pasqua. Prenderete un fascio d'issopo, lo intingerete nel sangue che sarà nel catino e spalmerete l'architrave ed entrambi gli stipiti con il sangue del catino. Nessuno di voi esca dalla porta della sua casa fino al mattino. Il Signore passerà per colpire l'Egitto, vedrà il sangue sull'architrave e sugli stipiti; allora il Signore passerà oltre la porta e non permetterà allo sterminatore di entrare nella vostra casa per colpire ." (Esodo 12,21-23)
Immolate la Pasqua "shachatu ha pasach" onde le lettere PSH indicano anche proprio l'agnello del sacrificio.
Un "fascio d'issopo" "'aguddat 'ezob" almeno tre rametti uniti, legati di maggiorana mediorientale "marjorna syriaca" o "origanum maru", piccola pianta dai fiori blu, usato anche nel rito di purificazione di un lebbroso guarito (Levitico 14,1-8) segno di umiltà, perché nel procedere a quel gesto così apparentemente "inconcludente" si deve avere fiducia che la salvezza può in effetti venire solo da Dio e non dalle nostre mani.
Le lettere pensando al fatto quelle lettere mi dicono "inizierà la fortuna col segno (quando) l'Unico a colpire si porterà le case ".
Viene segnalato due volte, come ho evidenziato, l'azione del colpire con un verbo simile a "naga'" per piaga e colpire di cui ho detto prima nella vicenda del faraone con Abramo.
C'è poi una distinzione tra passare e passare oltre quando dice "il Signore passerà oltre" "pasach IHWH" , da cui viene il significato fondamentale di Pesach "passare oltre", il "passover" in inglese, onde anche l'atto del saltare.
Lo sterminatore, cioè, salterà le case segnate col segno del sangue dell'agnello, gli stessi termini che ha usato al versetto 13.
Lo salterà perché vedrà che questi ha già pagato per loro!
Sterminatore, "mashechit" participio il cui radicale ha il significato di "guastare, distruggere, uccidere, corrompere", da cui anche "shachat" "fossa, sepolcro, corruzione".
Sono lettere importanti perché proprio in questa pagina dell'istituzione della prima Pasqua, essenziale per l'ebraismo e per il cristianesimo, si trovano quelle lettere che lette indipendentemente dalla vocalizzazione ci portano al Messia, "Meshiach" .
Questo sterminatore è proprio Lui IHWH che si presenterà come il "mashechit":
  • "Messia che sarà alla fine ";
  • "salverà () la vita di tutti ", visione universale.
Il termine Pesach, si trova con Pasqua tradotto 82 volte nella Bibbia di cui 52 nell'Antico Testamento e come ripetuto due volte nei versetti Esodo 12,13 e 23 significa "passare oltre" con riferimento alla Decima Piaga d'Egitto, quando IHWH, lo Sterminatore, al suo passaggio avrebbe provocato la morte di tutti i primogeniti di uomini e bestie, ivi compreso il figlio del faraone.
Il significato quindi di Pesach è così saltare, quindi in senso traslato, tralasciare, condonare e perdonare da cui "poesach" transito, passaggio... indulgenza, perdono... e poi per l'uso, agnello pasquale.
Seguendo poi fisicamente il senso di saltare, si passa al significato di saltellare:
  • "Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla." (Malachia 3,20)
  • "i monti saltellarono come arieti, le colline come agnelli di un gregge. Che hai tu, mare, per fuggire, e tu, Giordano, perché torni indietro? Perché voi monti saltellate come arieti e voi colline come agnelli di un gregge?" (Salmo 114,4-6)
Al danzare e poi a zoppo di Isaia 33,23 il passo è breve, perché anche questi cammina come saltellando. (1Re 18,26 e 2 Samuele 4,4)
Giriamo attorno alla parola guardando ad esempio a con la h finale aperta che è "abbondanza", mentre è il radicale di un verbo che porta a "spazzare, raschiare" tanto che è "lordura, spazzatura" (Lamentazioni 3,45).
Vediamo se i significati delle lettere ci aiutano:
  • "abbondanza" P è bocca S è pieno, tondo, H è aperto fa pensare al vaso di Pandora, ad una cornucopia colma, ad un sacco pieno da cui esce l'interno perché trabocca "dalla bocca piena esce ";
  • "spazzare, raschiare" e è "lordura, spazzatura" è qualcosa che si ripone accuratamente "in un foro/buco chiuso entra o sta ".
A questo punto dobbiamo pensare che, di fatto, la bocca P è una via d'entrata e di uscita ed anche provoca un soffio indi Pesach è come una "bocca di foro stretto " da cui occorre passare oltre o anche "soffia spazzando ()".
È come stando in un luogo chiuso tutto intorno è da crearsi una bocca per uscire e l'unico modo è saltare lo steccato, come saltare un fosso.

RITO PERENNE
Viene ribadito quanto in Esodo 12 aveva detto ai versetti 14 e 15, che questa di Pesach è parola di Dio da osservare come decreto eterno anche per i figli.

"Voi osserverete questo comando come un rito fissato per te e per i tuoi figli per sempre. Quando poi sarete entrati nella terra che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. Quando i vostri figli vi chiederanno: Che significato ha per voi questo rito? voi direte loro: È il sacrificio della Pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case. Il popolo s'inginocchiò e si prostrò. Poi gli Israeliti se ne andarono ed eseguirono ciò che il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne; così fecero." (Esodo 12,24-28)
Di fatto i primi 28 versetti di questo capitolo interrompono l'ordinata narrazione delle vicende degli ebrei in Egitto.
Sostengono al riguardo i commentatori ebrei (Maskil Ledavid), in particolare Rashi, che Mosè per parlare col Signore usciva dalla città del faraone, perché era piena di idoli.
L'Istituzione della festività di Pesach assieme al riservare i primogeniti al Signore agli inizi del capitolo 13 sono precetti "mitzvot" dati in Egitto, come dice il primo versetto Esodo 12,1, quindi dati dal Signore a Mosè e a suo fratello Aronne in un incontro di preghiera tra la 9a e la 10a piaga.
Sono questi precetti grazie ai quali il popolo meriterà la redenzione.
Sì, la redenzione scende per la promessa fatta ai padri, ma occorre che i figli comunque facciano qualcosa, rispettino almeno queste "mitzvot".
Ogni figlio deve considerare il proprio padre come uscito dall'Egitto.
Il padre racconterà la storia della prima uscita del suo antenato che stava con Mosè, ma darà anche la propria testimonianza come prevedono quei versetti sopra citati e sanciti anche dall'ordinamento o "seder" pasquale ebraico.
Il figlio farà ciò a sua volta con i propri figli, questo è il memoriale perenne.
Questa è la pietra, la "'eben" di fondazione dell'ebraismo, la trasmissione del comando della Pasqua di padre in figlio .
Nella Torah si trovano quattro brani con l'obbligo di spiegare ai figli quanto riguarda l'uscita dall'Egitto, infatti:
  • Esodo 12,26-27 - "...Quando i vostri figli vi chiederanno: Che significato ha per voi questo rito?"
  • Esodo 13,8 - "In quel giorno tu spiegherai a tuo figlio: È a causa di quanto ha fatto il Signore per me, quando sono uscito dall'Egitto".
  • Esodo 13,14 - "Quando tuo figlio un domani ti chiederà: Che significa ciò?, tu gli risponderai: Con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall'Egitto, dalla condizione servile."
  • Deuteronomio 6,21ss - "Quando in avvenire tuo figlio ti domanderà: Che cosa significano queste istruzioni, queste leggi e queste norme che il Signore, nostro Dio, vi ha dato?"
Per queste quattro volte, poiché la prima volta Esodo 12,26 parla di figli, nell'immaginario, che poi ha avuto riflessi nel "Seder", cominciò ad entrare l'idea che i figli fossero di quattro tipi.
Sia che il figlio domandi che non domandi per il primo brano occorre che comunque si spieghi il rito a quel figlio.
Le tre volte successive un figlio domanda.
Quello dell'ultimo pare il più saggio visto che dice "il Signore nostro Dio" e chiede con precisione distinguendo le istruzioni, le leggi e le norme.
A questo punto negli altri due brani uno, quello del 3° brano, Esodo 13,14, pare sempliciotto con quel "Che significa ciò?", indi il 2° brano, Esodo 13,8 per il padre che pare fare un distinguo "tra me e te" può riferirsi a un figlio che non si sente compartecipe delle sorti della comunità.
Il testo del Seder pasquale usato dalla comunità ebraica di Roma segue da presso il testo della Mekhiltà ad Esodo 13,14, simile a quanto nel Talmud Jer. Pes. X 4, 37d di Rabbì Chijjaà:

" Sono quattro i tipi di figli uno saggio, uno malvagio, uno semplice e uno che non sa domandare. Il saggio dice: Quali sono le testimonianze, gli statuti, le leggi che il Signore nostro Dio ha comandato? Così tu comincia ad insegnargli le norme relative alla Pasqua... Il malvagio dice: Cos'è per voi questa cerimonia? Per voi, non per lui. Avendo egli escluso se stesso dalla collettività e rinnegato il principio basilare dell'ebraismo, tu rispondigli duramente: Per quello che mi fece il Signore quando uscii dall'Egitto. A me, non a te. Se tu fossi stato là non saresti stato salvato. Il semplice dice: Cos'è questo? Tu rispondigli: Con la forza del suo braccio il Signore ci fece uscire dall'Egitto, dalla casa degli schiavi. A colui che non sa far domande comincia tu stesso a suggerirne secondo quanto è detto: Racconterai a tuo figlio in quel giorno..."

Nasce così un altro modo per interpretare le lettere della parola Pesach , infatti in quella notte In quella notte "la bocca " è "piena di cose nascoste ", cioè di indicazioni che rivelano i segreti intimi dell'ebraismo!
Finiscono così le disposizioni riportate da Mosè per conto del Signore sui preparativi in attesa del compimento della promessa della decima piaga per l'Egitto e il "popolo s'inginocchiò e si prostrò prostrò" e si predisposero per eseguire gli ordini ricevuti.

LA X PIAGA - LA MORTE DEI PRIMOGENITI
"A mezzanotte il Signore colpì ogni primogenito nella terra d'Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito del prigioniero in carcere e tutti i primogeniti del bestiame. Si alzò il faraone nella notte e con lui i suoi ministri e tutti gli Egiziani; un grande grido scoppiò in Egitto, perché non c'era casa dove non ci fosse un morto! Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte e disse: Alzatevi e abbandonate il mio popolo, voi e gli Israeliti! Andate, rendete culto al Signore come avete detto. Prendete anche il vostro bestiame e le vostre greggi, come avete detto, e partite! Benedite anche me!" (Esodo 12,29-32)
Ben quattro volte nello stesso versetto Esodo 12,29 è riportata la parola primogenito, in ebraico "bekor" che il testo, quando parla del primogenito del faraone, scrive .
"A mezzanotte" "bachasì halailah" mentre gli ebrei stavano consumando il sacrificio della Pasqua, anche loro avevano un primogenito morto, perché nella loro "casa un agnello " c'era!
L'agnello doveva essere arrostito, cioè "in casa arso () il corpo " al fuoco.
Sono i primogeniti dello stesso faraone, degli egiziani, dei prigionieri, nella casa della fossa, quindi prigionieri di guerra, e degli animali cioè del bestiale "bechamah" aggiunti per far comprendere quale similitudine di comportamento c'era tra questi e gli egiziani.
L'unico che si salvò fu il faraone stesso "...affinché assistesse all'apertura del Mar Rosso e raccontasse al mondo la grandezza du Hashem." (Rashi)
"Il Signore colpì" "IHWH hikkah" , Lui o da solo e non altri spense i primogeniti, onde Lui in effetti è lo "sterminatore".
In tutto l'Egitto un grande grido scoppiò, perché ogni casa pianse il suo primogenito morto e nella parola primogenito "bekor" è netto anche il pensiero di "pianto () portare suo capo/corpo ".
"Il faraone convocò Mosè e Aronne nella notte", di fatto si può tradurre anche li "chiamò" e parlò loro.
Dicono i commentatori ebrei, andò il Faraone stesso di casa a cercarli.
Eppure dopo la 9a piaga il faraone aveva detto: "...Vattene da me! Guardati dal ricomparire davanti a me, perché il giorno in cui rivedrai il mio volto, morirai. Mosè disse: Hai parlato bene: non vedrò più il tuo volto!" (Esodo 10,28s)
Forse allora quella volta della 10a piaga gli parlò attraverso la porta di casa di notte e non di giorno senza vedere il volto.
Il Faraone questa volta li fa partire senza condizioni, con i bambini e gli animali per fare il sacrificio nel deserto e chiede "Benedite anche me" sottinteso "...perché non muoia benché sia un primogenito." (Rashi)

"Gli Egiziani fecero pressione sul popolo, affrettandosi a mandarli via dal paese, perché dicevano: Stiamo per morire tutti! Il popolo portò con sé la pasta prima che fosse lievitata, recando sulle spalle le madie avvolte nei mantelli. Gli Israeliti eseguirono l'ordine di Mosè e si fecero dare dagli Egiziani oggetti d'argento e d'oro e vesti. Il Signore fece sì che il popolo trovasse favore agli occhi degli Egiziani, i quali accolsero le loro richieste. Così essi spogliarono gli Egiziani." (Esodo 12,33-36)

Gli egiziani sembra che pregarono gli ebrei di andar via il più presto possibile così in fretta nel tempo inferiore a quello che potesse lievitare una pasta e, perché gli ebrei s'affrettassero, fecero loro delle regalie.
Viene, infatti, spiegato più avanti al versetto 39 che con la farina che avevano fecero mazzot per mangiarle nel viaggio "Fecero cuocere la pasta che avevano portato dall'Egitto in forma di focacce azzime, perché non era lievitata: infatti erano stati scacciati dall'Egitto e non avevano potuto indugiare; neppure si erano procurati provviste per il viaggio."
Sembra quasi una razzia di guerra; infatti, la conclusione del capitolo Esodo 12, al versetto 51 parlerà delle schiere degli Israeliti "Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dalla terra d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere."

QUANTI FURONO A PARTIRE E QUANDO ACCADDE
"Gli Israeliti partirono da Ramses alla volta di Succot, in numero di seicentomila uomini adulti, senza contare i bambini. Inoltre una grande massa di gente promiscua partì con loro e greggi e armenti in mandrie molto grandi..." (Esodo 12,37-39)
Partirono dalla città del faraone verso Sukkot, località imprecisata a tre giorni di cammino forse verso i laghi amari.
Erano invero, secondo conti fatti, oltre tre milioni di persone; "incredibile"!
Seicentomila sarebbero stati gli ebrei adulti quelli a cui erano da aggiungere gli anziani e i bambini, perciò circa un milione da raddoppiare se si considerano anche le donne.
A questi s'aggiunse "una grande massa di gente promiscua che partì con loro a'roeb rab" che, secondo Targum Yonatam; Mekhiltà ammontavano a più di un milione di persone.
Nell'articolo "Attorno al santuario vicino all'Oreb, la montagna di Dio" al proposito ho scritto quanto segue.
Se agli uomini abili alle armi da 20 anni in su s'aggiungono i bambini, i giovani d'età inferiore di 20 anni, gli anziani, le donne e "la grande massa di gente promiscua", si può concludere che secondo quei testi il popolo in cammino per 40 anni nel territorio tra Egitto e Canaan era pari a circa 3 milioni di persone, la popolazione, quindi, di una grande città come Roma attuale.
Il numero però potrebbe essere preso in senso allegorico; infatti, nella tradizione ebraica è consolidata l'idea che il numero delle lettere della Torah corrisponde alle seicentomila anime del popolo d'Israele.
Secondo la Bibbia, di quei 40 anni di peregrinazioni nel deserto quei 3 milioni di per quasi 38 anni sono stati in un posto che era chiamato Kades Barnea.
Attorno a quella zona si dovrebbero trovare tracce e resti del loro passaggio e del loro permanere considerato che vi saranno almeno 2 milioni di cadaveri, perché non sono da contare i giovani che poi, poterono entrare nella terra promessa.

"La permanenza degli Israeliti in Egitto fu di quattrocentotrent'anni. Al termine dei quattrocentotrent'anni, proprio in quel giorno, tutte le schiere del Signore uscirono dalla terra d'Egitto." (Esodo 12,40-41)
Alcuni commentatori ebraici sostengono che tali 430 anni dovrebbero venire contati da quando fu fatta da Dio ad Abramo la profezia delle sofferenze della sua discendenza in Editto: "...Sappi che i tuoi discendenti saranno forestieri in una terra non loro; saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni." (Genesi 15,13)
Sostengono cioè che Isacco dimorava già come straniero in un paese non suo e cominciò a subire la persecuzione da Ismaele il che sposterebbe l'esodo indietro di oltre 2 secoli ai tempi di Amenofi IV o giù di lì, ma ciò non corrisponderebbe all'altro riferimento storico nei versetti precedenti della città di Ramses che ci porta alla fine del regno di Ramses II e al nuovo imperatore Merenptah.
Il versetto successivo della profezia ad Abramo poi recita: "Ma la nazione che essi avranno servito, la giudicherò io: dopo, essi usciranno con grandi ricchezze" (Genesi 15,14) quindi è l'Egitto!
Se invece si segue l'idea immediata di come dice il testo di Esodo 12, i conti tornano solo se si fanno delle acrobazie.
Giuseppe il primo dei figli d'Israele che entrò in Egitto cominciò ad essere vice faraone a 30 anni (Genesi 41,46) e i fratelli compreso Levi, più anziano di Giuseppe, vennero dopo 9 anni cioè passati i 7 anni grassi, al 2° anno di carestia.
Il libro dell'Esodo al capitolo 6 ci dice che da Levi nacque un figlio chiamato Keat e da questi Amram, il padre di Mosè e dall'Egitto uscirono che Mosè aveva circa 80 anni. pertanto i 430 anni sono un po' larghi.
Da Esodo 6,16-20 si apprende che:

"Questi sono i nomi dei figli di Levi secondo le loro generazioni: Gherson, Keat, Merari. Ora gli anni della vita di Levi furono centotrentasette... Figli di Keat: Amran, Isear, Ebron e Uzziel. Ora gli anni della vita di Keat furono centotrentatré... Amram prese in moglie Iochebed, sua zia, la quale gli partorì Aronne e Mosè. Ora gli anni della vita di Amram furono centotrentasette."
Dobbiamo ipotizzare che Levi fosse entrato in Egitto quando aveva 45 anni, che Keat fu generato da Levi dopo 90 anni di permanenza in Egitto e questi a sua volta generò Amram quando aveva 125 anni, e che Amram avesse generato Mosè alla bella età di 135 anni, onde aggiungendo gli 80 anni circa che aveva Mosè all'uscita dall'Egitto si avrebbero "forzatamente" i 430 anni (90 + 125 + 135 + 80) di cui parla Esodo 12.

PRESCRIZIONI ULTERIORI SULLA PASQUA
"Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra d'Egitto. Questa sarà una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazione." (Esodo 12,42)
"Notte di veglia" "leil shimmurum" , "notte in cui per il Nome un popolo/corpo fu a vivere !"
Quella notte il Signore, di fatto, la dedicò al popolo d'Israele.
In memoria perenne di ciò il popolo d'Israele dedica tutta quella notte al Signore di generazione in generazione, "ledorotam" in cui "nacque un popolo/corpo integro ".
IHWH combatté il male d'Egitto, cioè i loro idoli, e li decapitò!
Al chiarore della luna piena colpi Ammon, simbolizzato dall'ariete, con la morte dei suoi agnelli e la moglie Mut, nome che in ebraico ricorda la parola morte.
Era questa, come detto in altro paragrafo, la sposa del grande dio di Tebe, la dea della maternità, chiamata anche "Madre delle madri", rappresentata sotto forma d'avvoltoio che era la M del suo geroglifico onde la madre, la regina o la sposa del faraone portavano sul capo un diadema a forma di avvoltoio.
Subito dopo il dominio degli Hyksos verso il 1560 a.C. che coinciderebbe col tempo del vicerè Giuseppe di cui parla la Bibbia, all'inizio della XVIII dinastia Amon era divenuto il dio supremo del pantheon egizio, assimilato al dio del Sole Ra, sotto il nome di Amon-Ra.
Contro Amon e il suo clero si ribellò il faraone, detto scismatico, Amenophis IV (1370-1352 a.C.), instaurando il culto monoteista di Aton, il sole.
Alla morte di questi il clero di Amon, ripristino l'antico culto.
Quella di Ammon e Mut è infatti la falsa coppia creatrice di quella cosmogonia e IHWH li colpì uccidendo simbolicamente un figlio di quel ariete e portando la morte ai primogeniti.
Di fatto le schiere degli Israeliti, pur stando nelle case avevano contribuito in modo simbolico all'uccisione dell'agnello.
Quella notte di veglia è presa in modo radicale dal cristianesimo che appunto la la vede come la notte in cui ci fu il combattimento di Gesù, morto, sepolto disceso agli inferi con la morte, combattimento che si risolse con la Sua vittoria e con la risurrezione.
Ecco che quella "Notte di veglia", "leil shimmurum" , il cristiano può leggerla come "la notte illuminata da Miriam/Maria! !"
Di fatto la madre Chiesa, come del resto quella dei primi tempi, radunata attorno a Maria la madre di Gesù Cristo, fonda tutta la propria liturgia e teologia essenzialmente su quella notte pasquale.

"Il Signore disse a Mosè e ad Aronne: Questo è il rito della Pasqua: nessuno straniero ne deve mangiare. Quanto a ogni schiavo acquistato con denaro, lo circonciderai e allora ne potrà mangiare. L'ospite e il mercenario non ne mangeranno. In una sola casa si mangerà: non ne porterai la carne fuori di casa; non ne spezzerete alcun osso. Tutta la comunità d'Israele la celebrerà. Se un forestiero soggiorna presso di te e vuol celebrare la Pasqua del Signore, sia circonciso ogni maschio della sua famiglia: allora potrà accostarsi per celebrarla e sarà come un nativo della terra. Ma non ne mangi nessuno che non sia circonciso. Vi sarà una sola legge per il nativo e per il forestiero che soggiorna in mezzo a voi. Tutti gli Israeliti fecero così; come il Signore aveva ordinato a Mosè e ad Aronne, in tal modo operarono." (Esodo 12,43-50)
È una festa a cui può partecipare solo chi è entrato nel patto della circoncisione, interpretata dall'ebraismo in senso stretto, mentre dal cristianesimo il senso è allargato a chi è figlio della fede di Abramo ...che poi come segno fece circoncidere i propri figli.
Ora circonciso è "a'ral" che porta all'idea di "nemico del serpente ".
Nemici del serpente antico che s'oppone a Dio, serpente che ai tempi dell'Esodo era considerato incarnato nel faraone.
Tutankamon, figlio di Achenaton che fu costretto dal gran visir Eie, sostenitore degli oppositori del padre, ripristinò l'antica religione politeista di Amon-Ra e riportò la capitale a Tebe, era acconciato con un serpente ureo sulla testa.


"Proprio in quel giorno il Signore fece uscire gli Israeliti dalla terra d'Egitto, ordinati secondo le loro schiere." (Esodo 12,51)
IHWH si era procurato un popolo alleato!
La scelta è irrevocabile com'è irrevocabile il disposto del memoriale di Pesach.

LA CONSACRAZIONE DI PRIMOGENITI
Vediamo ora cosa dice il Capitolo 13 del libro dell'Esodo.

"Il Signore disse a Mosè: Consacrami ogni essere che esce per primo dal seno materno tra gli Israeliti: ogni primogenito di uomini o di animali appartiene a me. " (Esodo 13,1-2)
Questa è l'intonazione della parte più importante della disposizione di questo capitolo che verrà ripresa più avanti.
Quel "consacrami" che dice il Signore è cioè "Santo per me", ossia è diverso dagli altri, è da riservare a me.
Bene, così il primo figlio il primogenito colui che per primo apre l'utero assume una dignità particolare diverso da ogni altro come ho evidenziato in "La risurrezione dei primogeniti".

"Mosè disse al popolo: Ricordati di questo giorno, nel quale siete usciti dall'Egitto, dalla dimora di schiavitù, perché con la potenza del suo braccio il Signore vi ha fatto uscire di là: non si mangi nulla di lievitato. In questo giorno del mese di Abìb voi uscite. Quando il Signore ti avrà fatto entrare nella terra del Cananeo, dell'Ittita, dell'Amorreo, dell'Eveo e del Gebuseo, che ha giurato ai tuoi padri di dare a te, terra dove scorrono latte e miele, allora tu celebrerai questo rito in questo mese. Per sette giorni mangerai azzimi. Nel settimo giorno vi sarà una festa in onore del Signore. Nei sette giorni si mangeranno azzimi e non compaia presso di te niente di lievitato; non ci sia presso di te lievito entro tutti i tuoi confini." (Esodo 13,3-7)
"Ricorda" non dice quando, quindi è un comando che vale in ogni istante, almeno ogni giorno, e per sempre; ecco perché nel terzo brano dello "Shemà" che ogni giorno recita l'ebreo osservante c'è la rievocazione della liberazione.
Si sono domandati perché Mosè ritorni sul discorso del lievitato e delle azime.
Mosè dopo sentite le parole del Signore aveva riferito al popolo Esodo 12,21-27 il comando principale, quello della salvezza, quello dell'agnello.
Il comando del lievitato e degli azimi che pur gli era stato dato fu riferito poi a esodo avvenuto per ratificare la forma della celebrazione da fare come memoriale, come dirà poi di anno in anno.

"In quel giorno tu spiegherai a tuo figlio: È a causa di quanto ha fatto il Signore per me, quando sono uscito dall'Egitto. Sarà per te segno sulla tua mano e memoriale fra i tuoi occhi, affinché la legge del Signore sia sulla tua bocca. Infatti il Signore ti ha fatto uscire dall'Egitto con mano potente. Osserverai questo rito nella sua ricorrenza di anno in anno." (Esodo 13,8-10)
"In quel giorno", al riguardo è da ricordare che il giorno iniziava al tramonto, quindi lo spiegherai nella notte, perché sarà la veglia per il Signore; così è fatto nel "Seder" Pasquale ebraico.
Ho già detto poi delle quattro figure di figli che si possono incontrare in quella notte e quella di cui si parla in questo versetto.

"Quando il Signore ti avrà fatto entrare nella terra del Cananeo, come ha giurato a te e ai tuoi padri, e te l'avrà data in possesso, tu riserverai per il Signore ogni primogenito del seno materno; ogni primo parto del tuo bestiame, se di sesso maschile, lo consacrerai al Signore. Riscatterai ogni primo parto dell'asino mediante un capo di bestiame minuto e, se non lo vorrai riscattare, gli spaccherai la nuca. Riscatterai ogni primogenito dell'uomo tra i tuoi discendenti." (Esodo 13,11-13)
I saggi ebrei insegnano che inizialmente i primogeniti erano tutti consacrati al culto divino, ma dopo il peccato del vitello d'oro per tale culto fu scelta la tribù di Levi e ad essa fu attribuito il compito di eseguire il culto divino al posto dei primogeniti e da allora è d'obbligo riscattare i primogeniti.
Le donne invece avevano già un compito sacro, quello della vita, quello cioè di portare alla luce ciò che aveva voluto il Signore.
Se il primo parto di una madre era di sesso femminile e poi successivamente nasceva un maschio questi non era da riscattare, perché solo i primogeniti erano originariamente investiti dell'incarico del servizio divino.
Non era perciò da imitare il comportamento dei Cananei che facevano passare i primogeniti per il fuoco, cioè li davano in olocausto, ai loro dèi, ma nell'ebraismo erano solo da riscattare pagando il riscatto ai sacerdoti, perché non facevano più quel compito.
C'è una cerimonia di festa il "pidyon ha ben" "il riscatto del figlio" che avviene quando il fancilullo ha trenta giorni.
Il padre Levita non deve riscattare il figlio.
Alla domanda: perché si fa festa visto che viene tolta una funzione sacerdotale?
si risponde che anima e corpo non debbono essere in conflitto e le attività della vita quotidiana, lavoro, famiglia, incarichi, devono essere eseguiti con lo stesso spirito e gli stessi scopi delle cose sacre in maniera consona alla Torah.

"Quando tuo figlio un domani ti chiederà: Che significa ciò?, tu gli risponderai: Con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall'Egitto, dalla condizione servile. Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni primogenito nella terra d'Egitto: i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo io sacrifico al Signore ogni primo parto di sesso maschile e riscatto ogni primogenito dei miei discendenti. Questo sarà un segno sulla tua mano , sarà un pendaglio fra i tuoi occhi , poiché con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall'Egitto." (Esodo 13,14-16)
"Quando tuo figlio" è questi il figlio sciocco che fa la domanda con semplicità.
C'è poi la prescrizione di un segno sulla tua mano e un pendaglio tra gli occhi, che ha dato luogo all'usanza dei "tefillin", o filatteri, oggetti di preghiera.
Significato fondamentale è l'attaccamento al divino come del resto lo è tutta la Torah che è un grande "tefillin".
I "tefillin" sono le due scatoline di pelle nera che contengono i 4 passi della Torah Esodo 13,1-10 e 11-16 nonché Deuteronomio 6,4-9 e 11,13-21 che il maschio ebreo adulto in preghiera nei giorni feriali si lega con cinghie, pure di pelle nera, sulla fronte e sul braccio sinistro, mentre i mancini lo portano al destro (Talmud Menakhot 37°, Rashi).
"Un segno sulla tua mano" porta all'idea di metterla sul braccio sinistro, il che è spiegato col fatto che il testo ebraico dice 'al ideccah per "tua mano" e se si spezza in + si può leggere "mano" per "tua mano" debole, fiacca, spenta" = , perciò in generale è la mano sinistra.
"Un pendaglio fra i tuoi occhi" è totafot bin a'in e totafot l'interpreto così: + + e = "filare, legare", taf "fanciullo, bambino" e la T = ricorda la prima lettera di Torah da cui posso concludere così: "un legato () bambino alla Torah " che ricorda il detto di Gesù di Nazaret, "In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli." (Matteo 18,3)

DECRIPTAZIONE DI ESODO 12,1-51
Ho trovato questo pensiero Jacob ben Asher nato a Colonia, Germania, nel 1269 e morto a Toledo, Spagna, nel 1343, noto come "Baal ha-Turim" o "Maestro della Righe" perché scrisse il codice HalaKhico "Tur o Arba' Turim" o "Quattro righe" con riferimento alle quattro righe e tre colonne di pietre preziose sull'Efod del Sommo Sacerdote: "Haschem (IL NOME) suddivise la notte del 15 di Nissan in due: la prima metà per l'Esodo e la seconda per la redenzione futura."
Condivido questo pensiero anzi dovrei aggiungere che siamo in pieno nella seconda parte, perché quel futuro è iniziato.
È da domandarsi, questa seconda parte si trova nella Torah in forma scritta o in forma orale, come tradizione di quanto Mosè avrebbe ricevuto oralmente in quelle due volte di 40 giorni e notti che stette col Signore sul Sinai?
Certo l'idea fa pensare ad una trasmissione orale, perché non pare trovarsi esplicitamente nella Torah.
Pur tuttavia con la decriptazione che riporto il discorso complesso, sia pure con ripetizioni, ma integralmente relazionato alla scrittura della Torah ad essa legata in forma biunivoca debbo concludere che pure la seconda metà era scritta.
Propongo ovviamente un'attenta lettura del risultato, che non ha necessità di commenti, ma parla da solo per la vastità del contenuto sempre congruente attraverso le regole applicate al testo originario, denso di spunti teologici importanti e ben connessi.

Esodo 12,1 - Portata fu all'origine da un ribelle la perversità. Dio per salvare Lui stesso per rifiutarlo entrerà in un corpo. L'energia dentro dell'Unico scenderà in un vivente. Giù in un corpo sarà a vivere il rifiuto per l'essere ribelle.

Esodo 12,2 - Uscirà di nascosto per aiutare alla luce del mondo. Questi entrerà in cammino, i viventi lo vedranno. Si offrirà in dono, con la risurrezione li cambierà. In una donna porterà l'energia Lui. Nel cammino i viventi col vigore aiuterà, la risurrezione ci sarà che uscendo li rinnoverà.

Esodo 12,3 - Ad insinuare in un corpo porterà la divinità ad una sposa che l'Eterno ha scelto in Israele. Il Potente Unico le vivrà nel corpo, l'abiterà per dieci (mesi lunari i 280 giorni della gestazione). La potenza dell'Uno l'accenderà entrando in questa che nel mondo si portò obbediente all'annuncio. La potenza entrò, la vita di un uomo accese. Entrò il Potente dentro a stare nella prescelta. Al Padre indicò, l'illuminò, che entrerà; il Potente la casa era stato a scegliere.

Esodo 12,4 - Si portò da primogenito nella madre. Le fu in seno. Nell'utero entrò dentro a stare nella prescelta per vivere nel mondo. Sarà portato al termine in vita alla luce del mondo e la potenza vi verserà di nascosto. Lui, porterà il fuoco della rettitudine degli angeli e nel mondo la verserà dentro i corpi. La divinità dentro sarà a tutti a recare. Da dentro una piaga, da un foro, dalla croce l'invierà. Dal Verbo per la sete degli uomini guizzerà. Il Verbo sarà il cibo che si porterà per tutti. Così la pienezza porterà l'innalzato agnello.

Esodo 12,5 - Risorgerà, uscirà integro, risarà in vita questo agnello. Il Figlio rinnoverà l'esistenza. Nel mondo sarà a riuscire in cammino vivo. Tra i viventi con gli angeli uscirà per spegnere con la risurrezione nell'acqua bollente l'angelo (ribelle). Riuscirà la forza a stare negli uomini, rovesceranno le tombe, si riporteranno.

Esodo 12,6 - A portarsi fu nel mondo il Potente anelando dal serpente salvare per l'essere ribelle finire per sempre. L'Unico in un corpo dentro agì nel mondo. Ne videro risorto il corpo. Sarà a portare ai viventi il vigore con l'aiuto della risurrezione. Usciranno questi fuori portandosi risorti dalle tombe. Per amore la porterà. Verrà a condurre tutta l'assemblea della comunità d'Israele a casa ove sono gli angeli; uscirà il nemico da dentro ove sta nei viventi.

Esodo 12,7 - Si porterà il Potente a rovesciare le tombe e della vita l'energia rientrerà. Il sangue recato in dono per un'asta dall'innalzato, il bere sarà entrando nei consunti e questo tutti porterà a rialzarsi vivi. I risorti a rovesciarsi si porteranno nel Verbo innalzato. Dentro al Crocifisso saranno le centinaia dei risorti corpi. Saranno stati a mangiare portatati chi iniziò in tutti a recare il bestiale.

Esodo 12,8 - E di prima in tutti porterà a rivenire la carne che ad invecchiare è per il serpente entrato nel mondo. Questi uscirà arrostito dall'Unico con la risurrezione recata ai viventi. Giù porterà a finire l'agire del serpente che con l'essere ribelli nei corpi nei giorni li mangia con la perversità.

Esodo 12,9 - Dio lo finirà. A mangiare lo porterà vivo ai viventi. Figli originari li riporterà. La vergogna del serpente che vive dentro brucerà. Dal cuore con l'acqua fu dalla piaga che ci fu nel primogenito la vita scese del Potente. Fu una donna a vedersi simile all'innalzato agnello che per agire fu recata e l'innalzato dalle viscere la recò.

Esodo 12,10 - E il rifiuto completo porterà in tutti. Sarà un corpo/popolo a portare di viventi che a vivere da angeli condurrà. ("Fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri, figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa. In mezzo a loro voi risplendete come astri nel mondo..." - Filippesi 2,14s) Eternità dentro verserà saziandoli. Nel mondo in cammino finirà il verme che nei viventi abita che agisce insinuatosi nelle viscere. Del primogenito la risurrezione indicherà, illuminerà le menti sul Verbo che si riporterà.

Esodo 12,11 - Si porterà così per spegnerlo alla fine. Per mangiarlo riverrà. Si riporterà dagli uomini con gli angeli. Sarà la rettitudine nelle midolla a far scorrere. Col corpo alla destra dell'Altissimo quel retto viveva che dentro al corpo si rivelò anelando di riportare dalla putredine in cammino i viventi. Dentro fu da fiacco a vivere portandosi nel primogenito (onde) a tutti l'integrità venisse riportata. Dentro nascosto il Verbo in questi si portava, l'energia il Verbo in pienezza nascondeva di Lui, il Potente IHWH.

Esodo 12,12 - Si portò ad agire dentro col corpo. Scelse di stare nella terra a vivere. Giù in un corpo fu a vivere. In una famiglia di notte uscì. Uscì per colpire la perversità con la rettitudine. Fu dalla croce la forza della rettitudine, che nel cuore gli ardeva, alle moltitudini della terra con l'acqua a scendere, ne irrigò i viventi. Dentro l'umanità portò l'eternità. Il bestiale che portano dentro tutti, per la divinità ad uscire è. Nei viventi scese nei corpi una forza. Centinaia lo videro risorto nel mondo. Sul calvo (monte Calvario) dal cuore un mare originò d'energia. Era il Signore!

Esodo 12,13 - Riportò nell'esistenza, ad uscire col sangue che guizzò da uno retto, la pienezza. Dal crocifisso innalzato dentro la croce un mare di beatitudine venne per i viventi. La risurrezione in vita recherà ai corpi. Dal primogenito che fu in croce fu a venire il sangue per un'asta che il Verbo forò, (questo) strapperà via, spazzerà il serpente, con la rettitudine lo reciderà. Ad originare fu nell'esistenza l'anelata energia. Scorse dal Verbo. Dal Potente, dal Messia che era in croce, da dentro uscì la rettitudine che a finire sarà dentro la terra la vita dello straniero che è a vivervi.

Esodo 12,14 - Si riporterà nell'esistenza del mondo; un giorno rientrerà Questi per aprire il cammino ai viventi. Dal Potente il ferito Agnello ci porterà, dagli angeli ci porterà per la festa finale. I viventi verrà a riportare delle tombe. Si rivelerà il Signore con potenza alle generazioni tutte. Erano ad anelare che le tombe rovesciasse! Tutti per sempre finalmente alla festa ad entrare li condurrà.

Esodo 12,15 - Dallo stare in esilio nel tempo, dai giorni, i viventi a vivere su porterà il Crocifisso alla fine. All'Unico da sposa porterà l'Unigenito retto ad abitare. Un giorno rientrare lo vedranno luminoso portarsi con gli angeli. Tutti risorgerà colui che dentro fu in croce. Si riporterà con la carne (gloriosa) vivo. Dentro tutti i retti nella piaga gli staranno. Dalla prigione tutti vi si chiuderanno i viventi. Su li porterà dagli angeli l'Agnello. Col Crocefisso dal mondo usciranno. L'angelo superbo del mondo per la perversità solo/unico vivo sarà stato bruciato nei corpi dalla divinità. La vita sarà riportata ai viventi. Ad uscire con i corpi di prima rinnovati per l'eternità saranno e vivi usciranno dallo stare in esilio tra le rovine.

Esodo 12,16 - E a casa saranno portati i viventi partoriti dall'Unigenito risorto che riporterà l'energia nella putredine ai corpi. Quel primogenito santo li porterà a casa, nel giorno usciranno settimo (cioè alla fine del 7° giorno della creazione) vivi. Convocati saranno dal mondo. Saranno ad entrare in cammino nella piaga. Il serpente i viventi rifiuteranno per la rettitudine entrata, il rifiuto lo spazzerà, bruciato uscirà la bestia. Dall'Unigenito afflitto, bruciato nei corpi sarà, mangiato dalla potenza della rettitudine. Il serpente, angelo superbo che nel mondo recò la maledizione abitandolo da essere impuro lo spazzerà il fuoco che uscirà dal Potente per (rendere) retti i viventi.

Esodo 12,17 - Portata la resurrezione, dall'essere ribelle integri, verranno i viventi su condotti dall'oppressione stando dentro l'albero della vita. Fuori saranno portati vivi. Nel mondo, da questi uscita la perversità, su a venire saranno. Verranno le schiere! Erano ad anelarlo i viventi della terra che nelle angustie sono a vivere. Li porterà custoditi il Crocifisso. I viventi verranno in quel giorno dal mondo con Questi. Entreranno dal Potente le generazioni tutte essendo rette nelle midolla avendo rovesciato da tutti il peccare del serpente nei viventi.

Esodo 12,18 - Ricreate, rinnovate, a casa dell'Unico le moltitudini si vedranno entrare. Si vedranno con i risorti corpi essendo stato portato nei viventi il vigore con l'aiuto della risurrezione che dentro avrà agito. Le moltitudini tutte, del primogenito sposa, porterà a vivere su il Crocifisso dall'Eterno. Il giorno uscirà primo/unico/solo e si vedranno in luminosi corpi stare vive dal Potente nell'assemblea per l'aiuto del settimo (giorno) le moltitudini.

Esodo 12,19 - Dallo stare in esilio nel tempo dei giorni, salvati con l'originario corpo potente, con l'Unigenito staranno a vivere su dal Padre a casa tutti, essendo retti i viventi. Così saranno dalla prigionia tutti vivi nell'assemblea. I viventi su tutti condurrà tra gli angeli l'Agnello Crocifisso nel mondo. Usciranno angeli dal Verbo per la risurrezione uscita da Lui. Vivranno per sempre tutti stando col Risorto. Vedranno del Potente la casa. (Anche) gli stranieri porterà a casa il primogenito spuntato nel mondo; unitisi al (suo) corpo saliranno.

Esodo 12,20 - Tutti i viventi nell'assemblea vivranno lassù. Dal colle (dove fu crocifisso) verranno dal primogenito tutti portati tra i pianti del serpente tolto via da dentro. Alla fine saranno così dai morti dal primogenito tutti portati a rivivere. A rialzarsi li porterà il Crocifisso.

Esodo 12,21 - Si portò il diletto Unigenito per salvare dal serpente. Da una sposa Questi nel nido fu in Israele e fu da primogenito a viverle nel corpo. Dio nel mondo una madre si procurò e si portò. Aveva fissato che in cammino vivrà giù per scontrarsi col serpente. Una famiglia scelse, erano retti viventi e l'illuminò di nascosto. Nell'utero si portò. Entrò il Verbo a riempirla; vi si chiuse.

Esodo 12,22 - Vi portò la potenza, si versò, si nascose nella prescelta madre per iniziare la fortuna per tutti. Dell'Unico lo splendore dentro recò nell'utero. Abitò il Potente nella pura. Dentro al sangue della donna, nel corpo, abitò la pienezza del Verbo. Vi si portò per entrare in cammino nel tempo dei viventi. La divinità entrava per salvare. Lo sperato Verbo portava la divinità per accenderla in tutti. Sarà ad uscire la consunzione e questi tutti vivranno da angeli per l'entrata (della divinità) nel sangue. Dalla donna dal corpo la pienezza del Verbo si porterà nel primogenito della pura, il Potente verrà a scendevi. Desiderava in un uomo vivere il Verbo (onde) a segnare un grembo fu, lo scelse per portarsi. L'Eterno dentro si versò in un corpo!

Esodo 12,23 - Si portò tra gli Ebrei il Signore. Per il serpente colpire venne a vivere giù nel corpo. Fu dei viventi a portarsi alla vista. Venne in aiuto da un seno. Il serpente entrato nei viventi, li aveva bruciati, a scimmie li aveva portati. L'azione del serpente aveva bruciato a tutti le forze. Entrando nei viventi li aveva colpiti ed a questi a segnare portò con abbondanza la vita di perversità. In alto il Verbo scelse, di nascosto, di portarsi a rifiutarlo. Fu dal drago nel mondo per salvare le vite di tutti. Nel cuore del primogenito con la divinità abitò. Alla fine sarà un retto vivente il serpente a colpire!

Esodo 12,24 - E dal custode (San Giuseppe) della pura venne a dire che usciva da questa nel mondo il Potente. Aveva versato (Questi) di nascosto la potenza nella sposa con il figlio. Essendo retto, l'Eterno sentì; portò (con sé) del Potente la Madre.

Esodo 12,25 - Ed entrò a stare nel mondo. Di un retto fu a scegliere la casa. Nel primogenito si portò Dio per entrare in terra. Una donna il corpo dette al Signore. Il Potente anelava di una retta donna nel corpo la Parola portare. Dal custode scelto per la madre venne servito nel mondo. Uscì da questi il primogenito che gli aveva indicato.

Esodo 12,26 - Così fu! Fu nel primogenito a vivere nel corpo. Si portò la divinità. Fu di un retto a vivere nel figlio che sarà un retto vivente. Dalla madre uscì, per servire nel mondo entrò. Questi venne in cammino tra i viventi.

Esodo 12,27 - Riporterà il primogenito amarezze. In croce ucciso, a Pasqua fuori porterà la divinità. Il primogenito con luminoso corpo a Pasqua rivedranno in potenza a casa. Crocifisso fu il figlio che stava in Israele. Da dentro ai viventi scese dal corpo una forte acqua dal figlio. Scorse dal Verbo per un'asta che venne da un vivente alzata. Irrigò acqua e venne da dentro il Crocifisso oppresso portata la salvezza. E fu a riversare aiuto nel mondo per il popolo e sarà della risurrezione per tutti l'annuncio a recare.

Esodo 12,28 - Porterà la forza per il serpente ardere. Si porterà a spazzare con la risurrezione e al figlio che sarà in Israele afflitto risorgerà il corpo. Rialzatosi si porterà fuori. Al Signore venuto per salvare dalla perversità delle origini avevano aperto il corpo, l'avevano ucciso! Apostoli in azione il Risorto portò.

Esodo 12,29 - Riportatosi fuori fu a rientrare a casa. Dalla tomba a rialzarsi fu. Usci di notte all'aperto. Si riportò il Signore per il mondo. Così gli uscì la rettitudine che nel cuore gli ardeva grande. Nella terra dei viventi si rialzò col corpo che era vivo. La madre a casa così col guarito corpo lo vide rientrare. Apertamente furono il risorto in casa a vedere. La potenza della rettitudine dal foro l'Unigenito portò. L'Eterno dal pianto li portò per un corpo/popolo aprire con la risurrezione. Da casa fu la donna tra le moltitudini. Dentro fu col Crocifisso ad aprire le prigioni e per la rettitudine che nel cuore le ardeva dai corpi il bestiale usciva.

Esodo 12,30 - Ed obbediente la madre del Verbo, onde del male uscisse la notte, Lui portò a tutti. Servi fu a recare che si portavano rettamente. Il serpente dai viventi scendeva. Al corpo/popolo era vivo recato il Crocifisso. Nel mondo era ad innalzarlo. Sentendo si riversavano ad entrare in cammino liberati. Entravano dentro le acque, vi scendevano con il corpo, era la vita retta a resistere. Uniti erano agli apostoli. Dentro riesisteva per il Crocifisso la beatitudine, ricominciava a stare nell'anima degli uomini.

Esodo 12,31 - Ed obbediente il popolo di Dio dei salvati portava il rifiuto nel mondo con canti nella notte alla perversità che era iniziata con l'essere ribelle. La speranza ai viventi recavano di rialzarsi. Desideravano gli uomini di portarsi retti. Del popolo erano in cammino a centinaia. Per il Crocifisso alle acque accorrevano della madre, figli le erano, una forte illuminazione nella mente su Dio portavano. In cammino si recavano per servire e venivano dal Signore rettamente, la parola anelavano.

Esodo 12,32 - Nel cammino con la madre da pecore rette vivevano. Accorrevano alla madre, dentro si versavano nel corpo, così la madre versava l'annuncio del retto Unigenito risorto. Dal corpo/popolo con la parola del Crocifisso dalla madre si portavano in cammino e ne recavano la benedizione. I designati dalla madre anche venivano a stare.

Esodo 12,33 - Portavano il Crocifisso nelle assemblee. In queste li versavano nell'acqua, scendevano con i corpi, erano dalla madre rialzati i popoli, perché li partoriva per il Potente, vi accendeva il vigore. Per la madre nella vita angelica entravano in terra. Bruciature iniziavano all'essere ribelle a recare. Tutti da angeli si portavano gli uomini che stavano con la madre.

Esodo 12,34 - Portata era l'illuminazione sull'Unico ad entrare tra i popoli. Veniva dentro a scendere la speranza nei cuori che:
  • il verme che era chiuso nei viventi scendesse,
  • i salvati ricominciassero con corpi integri (pare scorgere l'idea del battesimo efficace per eliminare dal peccato originale),
  • il nemico nei corpi finisse,
  • la vergogna nei viventi per il serpente terminasse,
  • in seno il serpente bruciasse la rettitudine;
  • rivivessero i viventi.
Esodo 12,35 - Si riporterà dentro con gli angeli, risarà in Israele, vedranno il Risorto riportarsi. La rettitudine la Parola per salvare a portare sarà con la distruzione del serpente e i viventi in vita si rialzeranno con i corpi. Sarà nei viventi tutti a ristare la rettitudine che riempiendoli col soffio porterà il maligno a colpire. Uscirà la vergogna dai viventi, il Potente lo finirà.

Esodo 12,36 - Porterà il Signore un dono. Verrà la grazia nel mondo per i popoli. Dentro una sorgente ci sarà di vita che scenderà nei corpi. Sarà ai viventi recata con la forza della risurrezione la divinità e nei viventi sarà l'angelo (ribelle) arrostito. Si riporterà l'originaria integrità. Si rialzeranno i corpi per stare col Vivente.

Esodo 12,37 - Portati saranno alla pienezza. Dal peccare ad abitare con gli angeli staranno. Saranno i risorti con i corpi da Dio a vivere. Dal male, dalla prova, nei gironi pieni dei retti alla fine entreranno. Così nella luce del Nome l'Unigenito li condurrà tutti. Da Dio il Verbo, che col corpo si rivelerà essere, entreranno. Gli cammineranno dentro il corpo. Gli saranno i viventi nel cuore. Aiuterà i viventi per amore il Verbo.

Esodo 12,38 - Portatisi a camminargli in seno con i corpi a casa le moltitudini innalzerà. Verranno i viventi portati su. All'Unico il frutto verserà dal corpo. I viventi verserà tra gli angeli. Vi entreranno da retti dentro, simili all'Unigenito che li aiutò. (Simile, "demah", onde si fece uomo "'Adam" e li aiutò versando il proprio sangue "dam")

Esodo 12,39 - Condotti saranno all'Unico dal Verbo e verranno ad abitare su. Verserà la moglie, dal corpo gli uscirà (come Eva da Adamo). La porterà su a stare. All'Unico porterà i viventi per vivere lassù. Col corpo gli stati in seno cammineranno integri, su portati dal Crocifisso. Così sarà stato rifiutato il veleno, scenderà con bruciature lo straniero per la risurrezione portata nei viventi. Dai viventi scenderà dai corpi, sarà reciso. Guai la rettitudine al serpente porterà, per la potenza uscirà. In tutti la vita rientrerà nei viventi del mondo. Portato a scappare dai viventi, cacciato il serpente dall'Unigenito si vedrà bruciare e la potenza rientrerà nei viventi.

Esodo 12,40 - Riporterà i viventi. Li condurrà dallo stare in esilio a casa. Tra gli angeli staranno. Saranno la luce a vedere del Potente. Tra i beati staranno, illuminati dentro. Li porterà da dentro le angustie ad essere salvati. Dal Potente li riporrà rinnovati, portati nei primitivi corpi. Il bestiale di prima avrà portato a finire, bruciandolo tra lamenti.

Esodo 12,41 - Portati saranno dal mondo ove sono nella putredine il terzo (giorno) dell'esistenza dei viventi. Brucerà dell'angelo la perversità delle origini dai corpi. Dentro rientrerà la vita originaria e tutti luminosi angeli usciranno e sarà a rientrare la forza che li abitava dell'albero della vita che uscì il giorno che v'entrò a stare lo sterco. Ma la rettitudine per il serpente scesa da dentro all'origine riporterà in tutti il Signore. Le centinaia con i corpi saliranno a vivere lassù in alto.

Esodo 12,42 - Nella notte custoditi saranno stati i viventi da Lui, il Potente. Il Signore dal serpente fuori li porterà. A salire saranno con il primogenito i viventi vivi dalla terra per vivere su in alto con Lui. Usciranno nella notte dal mondo, entreranno nella ferita/colpo aperta dal serpente nel Signore che a custodire sarà i viventi per il cammino nel cuore. Inviati saranno da Israele con rinati corpi tutti i viventi.

Esodo 12,43 - Da chi a portarsi fu da primo ribelle nel mondo recandovi ad entrare la maledizione li salverà Lui. Entreranno con canti questi all'Unigenito Crocifisso. Nell'assemblea li riverserà tutti a Pasqua. In tutti i figli l'avrà ucciso nei corpi. Rifiutato sarà stato dall'Unico con la rettitudine nei cuori portata.

Esodo 12,44 - Condurrà la sposa a vedere la casa. Volando sarà del Nome nel nido. Dall'oppressione alla pienezza il Verbo l'avrà portata per vivere dal Potente. Alla fine del mondo venuta, condotta dall'Unigenito; questa è l'unica sposa che a casa ha recato.

Esodo 12,45 - Finalmente ha portato a bruciare la vergogna in un fornello. Al serpente guai l'Unico con un retto di cuore gli ha recato.

Esodo 12,46 - A casa ad abitare saremo col Crocifisso, il fratello che ci ha aiutati. Era l'Unico; per renderci perfetti venne a portarsi giù. È l'Amen entrato nel Tempio! La vita degli angeli entrò nella carne, di nascosto si portò giù, quel primogenito portato sul legno dai viventi, rifiutato, crocifisso, risorto dentro al corpo riportatosi, a casa ci porterà.

Esodo 12,47 - Sposa per sempre del Crocifisso saremo che con la risurrezione dei corpi il maledetto avrà spazzato; la distruzione dalla croce gli ha recato.

Esodo 12,48 - Cosi sarà! Saremo da pellegrini a venire da (quel) retto in cammino nel corpo portati. Vedremo il Risorto nel mondo in una Pasqua in potenza. Il Signore rientrerà nel mondo dei viventi per portaci la potenza. Accompagnerà la sposa. Il ferito agnello la porterà. Unite in Questi saranno a versarsi le moltitudini. La potente azione della risurrezione il Crocifisso avrà recata e n'usciranno in forza nel mondo per la rettitudine da uno solo spuntata. Entreremo in quel Unico nel corpo per salire. Avrà portato in tutti al nemico serpente il rifiuto; (il nemico) sarà stato mangiato dentro al portarsi (del rifiuto).

Esodo 12,49 - Tutti porterà nel corpo dal mondo all'Unico. Sarà entrandovi la forza uscita per il serpente all'origine a rispuntare e la potenza riscorrerà nei corpi. Uscito lo straniero dentro tutti si riporterà la rettitudine anelata.

Esodo 12,50 - E saremo alla vista simili per la rettitudine nel cuore agli angeli. La forza sarà riaccesa nei corpi con la divinità, così tra i beati saliremo portati dal mondo. Dal Signore verremo salvati e uniti entreremo tra canti così degli angeli alla vista dal Risorto portati.

Esodo 12,51 - Riportati saremo dal mondo per ristare ad abitare con L'Albero della Vita. Vi entreremo nel giorno che uscimmo. In questo (giorno) uscimmo per la perversità che a scendere fu all'origine. Il Signore venne, un figlio fu d'Israele, visse in terra, i viventi gli saliranno nel corpo, gli staranno in seno e col Potente lassù ad abitare verranno i viventi.

DECRIPTAZIONE DI ESODO 13,1-16
Esodo 13,1 - A portarsi fu la Parola del Signore Dio per salvare dal serpente origine dell'essere ribelli.

Esodo 13,2 - Si versò in aiuto per bruciare il serpente che sta in tutti, dentro l'arderà per guarire i cuori fiacchi per il serpente. Per misericordia dentro un figlio fu d'Israele, si portò in una famiglia, per abitare nel mondo da madre uscì. Il Potente fu in Lui!

Esodo 13,3 - E fu ad iniziare a vivere nel corpo tra i viventi la luce del mondo. Dio entrò in azione in un vivente. Questi la rettitudine recava nel corpo, veniva la forza a riportare ai viventi del mondo. Questi entrato nella donna nel corpo era sceso nel primogenito in modo puro. A vivere in Egitto la madre con la famiglia fu confinata con chi la serviva che retto era. Dentro, di nascosto, a questi riversato fu l'aiuto per rientrare, si riportarono. Sceso era nel primogenito il Signore. Venuto, anelava tra i viventi questi entrare per portare al serpente guai. Dal primogenito con la rettitudine il vigore nei viventi scenderà.

Esodo 13,4 - Un giorno il primogenito in croce dai viventi fu innalzato. L'Unico che era a vivergli dentro nella tomba l'aiutò. Risorto uscì per il Padre. Rifù a casa.

Esodo 13,5 - Portata nell'esistenza la rettitudine a ristare, sarà dentro forza che originerà bruciature alla perversità. Il maledetto dalla terra uscirà per la rettitudine inviata in azione. L'angelo (ribelle) sarà portato alle strette. Strappato via sarà ed uscirà l'originaria vita nei corpi. I portati ad entrare nelle tombe a riportarsi saranno e nel mondo sarà dentro a riportarsi la pienezza che c'era di felicità. Invierà nel settimo (giorno) dal Potente Padre tutti a stare. Tutti alla fine col Crocifisso in cammino uniti nel corpo saliranno di questi alla casa. Tutti racchiuderà nel cuore e gli insinuatisi il Risorto condurrà. Col servo crocifisso verranno. Servirà nel mondo per uscire. In Questi, dal primo all'ultimo, dentro si chiuderanno. Dalla porta delle pecore questi entreranno!

Esodo 13,6 - Nel settimo (giorno della creazione) alla fine dei giorni i morti ricominceranno tutti a vivere, si rialzeranno tutti e dentro quel giorno usciranno dallo stare in esilio. Spazzato sarà in quella festa il serpente dal Signore.

Esodo 13,7 - Dai viventi lo sceso, portato finito, sarà mangiato. Verranno i risorti da dentro al tempo ad uscire, i giorni reciderà. Il primogenito sarà col corpo una tenda. Così vi si chiuderanno i viventi per salire. Li condurrà dal Potente. Il primogenito li lancerà alla tenda dei retti. Con la carne (nuova) a casa tutti in alto cammineranno.

Esodo 13,8 - Riporterà ad entrare la fortuna il Crocifisso. Nei cuori ucciderà dentro, in quel giorno nel mondo, Lui, il serpente, origine dell'essere ribelle; a causa di ciò si vedranno risorti uscire, dal Potente saranno a casa su a venire. Saranno i viventi a vivere lassù in alto.

Esodo 13,9 - A portare fuori sarà dal mondo al Potente la sposa. Il primogenito la porterà alla fine dall'Altissimo. Per mano la sposa il ferito agnello condurrà tra gli angeli ad abitare. Sarà l'angelo (ribelle) nelle rovine, tra lamenti, svergognato. Si vedrà con l'energia finita dell'esistenza. Alla fine condurrà con i corpi tutti il Signore a casa. Col Verbo saranno così con i retti a stare ad abitare. Sarà la porta chiusa, questo (l'angelo) rovesciato fuori per la perversità, da sterco. Per la rettitudine del Signore, tra i viventi vissuto, giù dai corpi sarà dei viventi.

Esodo 13,10 - Li condurrà tra i Nomi nel corpo. Tutti verranno! L'ha fissato! Entreranno questi venuti nel Potente a vivere portati nell'eternità ad entrare. Vi vivranno le giornate i viventi. Saranno per i viventi un mare (di giornate) ad uscire.

Esodo 13,11 - Recata nell'esistenza la rettitudine a ristare che c'era dentro all'origine, retti risaranno dalla perversità del maledetto in terra entrato. Così l'angelo (ribelle) miseramente affliggerà il fuoco nei corpi per l'energia della risurrezione. Dentro da olocausto arderà. La portata potenza dal Padre nel Crocifisso sarà ad arderlo. Degli angeli (ribelli) il drago uscirà dal cammino.

Esodo 13,12 - Si portò nel mondo tra gli Ebrei finalmente uno retto; del Potente il Verbo per amore in un corpo da un seno materno. Per il serpente il Signore si portò dalla sposa, il Verbo per amore il corpo le accese, in cammino nel corpo per abitare nel mondo dei viventi entrò. Per una donna dal corpo fu nell'esistenza per il serpente spegnere, con un innocente corpo. Un mare per il serpente fu di calamità!

Esodo 13,13 - Portò la sposa il Verbo per amore dall'utero in un corpo. La prescelta il Verbo aiutò. Uscì sulla casa una luce; al mondo si portava. Col primogenito la pienezza totale il Verbo per aiutare nel mondo recava. Agirà per guarire tutti e riporterà la rettitudine nei cuori. La rettitudine riporterà nel corpo di Adamo ad abitare. Un figlio che è retto lo riscatterà.

Esodo 13,14 - Il riportarsi, l'entrato ristare nel mondo della rettitudine, sarà forza di distruzione per il serpente; lo spegnerà, l'ucciderà nelle midolla. Nei corpi, per il rifiuto nei viventi al verme in questi venuto, portato all'origine dall'essere ribelle, finirà la maledizione che fu recata. Da dentro i petti vomitato, per l'aiuto entrato, a portarsi giù sarà per scontrarsi col bastone del Signore vivente. Dai viventi, sceso dai corpi, nelle acque bollenti dentro sarà finito; si vedrà da solo in quel mare.

Esodo 13,15 - Portata che sarà stata nel mondo la forza della rettitudine, sarà ad uscire il riversarsi della risurrezione nel mondo. Per il Verbo il male uscirà, il serpente brucerà, del Potente la grazia recherà, e sarà ucciso dal Signore in tutti. Dal pianto porterà le moltitudini della terra a vivere lassù in alto. Ai viventi un primogenito d'Adamo porterà l'eternità, dentro arderà nei corpi il bestiale. In olocausto per la rettitudine l'angelo (ribelle) . "Io sono" sacrificherà il serpente. Il Signore in tutti soffierà l'amore dal corpo, la misericordia entrerà in questi, agnelli saranno i viventi. Li porterà a casa. Per la rettitudine recata nei corpi figli saranno dell'Unico i liberati.

Esodo 13,16 - E sarà a rientrare l'esistita potenza delle origini. La riporterà il Crocifisso innalzato! Sarà la fiacchezza ad uscire per un'asta dal serpente nel cuore portatagli. Dal cuore del Verbo in croce dentro oppresso una sorgente ci fu di rettitudine, così fu da dentro il petto a versare la forza che avrebbe aiutato dal mondo a portarci a rialzarci; era "Io Sono"! Col Signore vivente i viventi saliranno con i corpi; saremo dei "Viventi"!

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