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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
DA ISOLE, NAVI DI TARSIS E TIRO, IL MESSIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LE ISOLE DEI PAGANI »

LE NAVI DI TARSIS
Da Tarsis figlio di Grecia o Ivan, nipote di Iafet, ebbe luogo una nazione ed una località chiamata Tarsis.
Considerato che il libro della Genesi è ritenuto una ricerca meditazione, conclusasi al rientro dall'esilio babilonese, retro - prospettica di fatti proto - storici, preparatori alla vicenda dell'esodo dall'Egitto e della occupazione delle terre di Canaan, la vera prima volta che appare il nome Tarsis sarebbe allora in 1Cronache 1.
Era questa località di Tarsis, allora, certamente sul mare, lontano dalla Palestina, perché è spesso associata alle navi.
Le famose "navi di Tarsis", "'aniiot Tarshish" , erano imbarcazioni antiche atte ad affrontare il mare aperto.
In ebraico, infatti, nave è "'aniiah" , plurale "'aniiot" le cui lettere portano anche al termine "lamento" onde pare essere una parola onomatopeica che imita lo stridore, il lamento delle navi in legno quando oscillano sollecitate dal moto ondoso.
La nave è l'unico mezzo che consente di arrivare ad un'isola o terra lontana.
Tenuto conto che la lettera ebraica n = ha per origine la N egizia che è un'onda come quella del mare la nave è come una isola che si sposta sulle acque.
Certo è che la parola nave evoca + cioè l'incontrare () IH , il Signore IHWH .
Il profeta Giona (VIII secolo a.C.) fugge dal Signore per non predicare a Ninive "...si mise in cammino per fuggire a Tarsis, lontano dal Signore. Scese a Giaffa, dove trovò una nave diretta a Tarsis. Pagato il prezzo del trasporto, s'imbarcò con loro per Tarsis, lontano dal Signore" (Genesi 1,3)
Tarsis evidentemente era dalla parte opposta a Ninive e Giona intendeva allontanarsi da Ninive il più possibile, ma con la nave incontra il Signore.
La storia gli fece cambiare idea.
D'altronde, "Io Sono", la definizione con cui spesso si presenta il Signore, sinteticamente è "'anì" che ha le consonanti di nave.
Si può al riguardo dire che Lui è proprio perché è "l'Unico che ha l'energia dell'Essere ".
Questa allegoria della nave o meglio di una grande barca per pescare è ripresa dallo stesso Gesù nei Vangeli in cui manifesta la sua gloria spesso con una barca, nella tempesta, nella pesca, ecc.

Mi sono chiesto dove potesse essere questa località di Tarsis.
Certezze non ve ne sono anche se molti credono di poterla individuare con una città - porto che chiamano Tartasso, dell'oceano Atlantico, forse oggi sotto il livello del mare, in Andalusia in Spagna, comunque oltre le colonne d'Ercole.
Col nome di Tartesso, infatti, i Greci chiamavano l'estremo Occidente, dal quale provenivano i metalli, in particolare l'argento e lo stagno.
Il profeta Ezechiele parlando dei traffici della città fenicia di Tiro informa: "Tarsis commerciava con te, per le tue ricchezze d'ogni specie, scambiando le tue merci con argento, ferro, stagno e piombo. Anche Iavan, Tubal e Mesec commerciavano con te e scambiavano le tue merci con schiavi e oggetti di bronzo. Quelli di Togarmà ti fornivano in cambio cavalli da tiro, cavalli da corsa e muli. Gli abitanti di Dedan trafficavano con te; il commercio delle molte isole era nelle tue mani: ti davano in pagamento zanne d'avorio ed ebano." (Ezechiele 27,12-15)
Qui Ezechiele afferma che appunto Tiro commerciava con le isole dei pagani e oltre Tarsis ricorda vari altri nomi di figli e nipoti di Iafet quali Iavan, Tubal, Mesec, Togarmà e Dedan con chiaro riferimento e che Tarsis forniva essenzialmente metalli.
Occorre quindi chiedersi quali fossero i bacini metalliferi più prossimi e noti da cui estrarre in particolare il ferro.
Siamo infatti agli albori della civiltà del ferro ed al tramonto di quella del bronzo.
Certo la ricerca di metalli necessari per produrre il bronzo, lega di stagno e rame, e poi dei minerale di ferro, partì dalle località più vicine, ma per le necessità sempre crescenti il reperimento si dovette estendere sempre più verso lidi lontani.
Occorrevano perciò navi robuste e di grande stazza per trasportare i minerali, poderose imbarcazioni per quel tempo, più grandi del normale con robuste e grandi stive rispetto alle navi da guerra o per trasporto di derrate.

Fenici ed Etruschi sul mare

Per contro è da ricordare che in contemporanea con la nascita della nazione d'Israele, XIII secolo a.C. alla fine dell'Età del Bronzo intorno 1300-1200 a.C., accettando la datazione di Eratostene, vi sarebbe stata la mitica guerra di Troia e le storiche folate d'emigrazioni verso le coste del sud del mediterraneo da parte dei popoli del mare, ricordate in monumenti egizi (Stele di Merenptah e Medinet Habu) tra cui appare il nome di "Teres" o "Tursa" (Etruschi).
Il nome Tarsis potrebbe voler proprio dire i Teres sono e il termine Etruschi trova tutte le proprie consonanti in Tarsis le cui lettere si possono vocalizzare anche così TRuShì(Sh).
Peraltro TR sono consonanti che hanno grande rilievo in Etruria se si pensa alla citta di TaRquinia e alla famiglia dei TaRquini.
L'attuale Baratti, vicino alla antica Populonia, città etrusca, fu certamente un porto d'accumulo e deposito per lo smercio sia del materiale di ferro proveniente dall'Isola d'Elba nonché di rame e di argento provenienti delle cave dalla zona estrattifera antica, appunto degli etruschi, del retroterra della vicina Campiglia marittima e dalla colline metallifere della Toscana.
Vaste escavazioni antiche provate dall'accumulazione di scorie cuprifere che si osservano nelle valli di Cancello ed a Fucinaia ora portano il nome di Cava del Temperino, di Gran Cava e di Pozzo Coquand. (Queste cave furono rimesse in funzione tra1953-1976 e si ricavarono anche 23 tonnellate d'argento.)
Tutto ciò porterebbe ad individuare una primitiva Tarsis proprio in tale località Etrusca che iniziò la sua attività agli inizi dell'età del ferro nel IX secolo a.C. come certificano alcuni scavi che hanno accertato di tale epoca le più antiche presenze etrusche in zona.
I popoli si rifornivano ed in cambio fornivano le loro ricchezze più disparate, onde gli Etruschi erano noti per la loro raffinatezza.
(È narrato in 1Re 22,49 che ai tempi di Giosafat re di Giuda, proprio nel IX secolo a.C. furono costruite navi del genere di quelle dette di Tarsis, per andare a cercare l'oro in Ofir, quindi evidentemente facendo il periplo dell'Africa, per questo occorrevano navi grandi.)
Certo è che con l'aumento di necessità di minerali le ricerche si allargarono, vi furono poi altre località più lontane che fornirono il necessario, ma il nome di quelle navi rimase... le navi di Tarsis.
A Cortona nel museo archeologico su un sarcofago etrusco è stata trovata la seguente iscrizione che Nermin Vlora Falaski, scrittrice e ricercatrice albanese, ha tradotto servendosi della lingua albanese nel dialetto tosco del sud che era la lingua degli illiri provenienti dai pelasgi da cui deriverebbero gli etruschi.


La segnalo perché vi è la parola nave, ania in albanese, oania in etrusco, molto vicino al termine ebraico di "'aniah".
Ora, le navi di Tarsis erano quanto di meglio l'uomo col proprio ingegno aveva potuto produrre per cercare di dominare la natura e gli elementi contrari, quindi, rappresentavano l'espressione dell'orgoglio dell'umanità.
Divennero queste navi espressione del commercio e della ricerca del lusso e facevano lunghi percorsi per raccogliere e trasportare il meglio della produzione mondiale allora conosciuto e non solo generi di necessità.
Parlando, infatti, del lusso del re Salomone è detto "...le navi del re andavano a Tarsìs, guidate dai marinai di Curam; ogni tre anni tornavano le navi di Tarsìs cariche d'oro, d'argento, di avorio, di scimmie e di babbuini." (2Cronache 9,21)
È da intendersi che non andavano a Tarsis, ma erano navi dello stesso tipo come tonnellaggio e robustezza di quelle dette di Tarsis e uscivano anche dalle colonne d'Ercole e facevano il periplo dell'Africa per andare a raccoglier ricchezze ad esempio in Ofir nel corno d'Africa.
Nel pensiero biblico si coglie un avvenuto mutamento di destinazione di tali navi che da carico sono divenute mezzi per appagare appunto il lusso, manifestazione dell'alterigia umana.
Dice, infatti, al riguardo il profeta Isaia: "Poiché ci sarà un giorno del Signore degli eserciti contro ogni superbo e altero, contro chiunque si innalza ad abbatterlo; contro tutti i cedri del Libano alti ed elevati, contro tutte le querce del Basan, contro tutti gli alti monti, contro tutti i colli elevati, contro ogni torre eccelsa, contro ogni muro inaccessibile, contro tutte le navi di Tarsis e contro tutte le imbarcazioni di lusso. Sarà piegato l'orgoglio degli uomini, sarà abbassata l'alterigia umana; sarà esaltato il Signore, lui solo in quel giorno e gli idoli spariranno del tutto." (Isaia 2,12-18)
Chi domerà queste navi sarà il vento d'oriente.
Il vento d'oriente "ruach qadim" rappresenta lo Spirito del Signore, quello che:
  • in Genesi 41,6 fece produrre le spighe vuote nel sogno del faraone raccontato a Giuseppe;
  • in Esodo 14,21 provocò l'apertura del mar Rosso per far passare a piedi asciutti gli Israeliti;
  • in Salmo 78,26s fece cadere le quaglie per cibare gli Israeliti nel deserto;
  • in Giona 4,8, in modo afoso colpì Giona;
  • in Salmo 48,8 squarcia le navi di Tarsis.
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