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ATTESA DEL MESSIA...

 
IL GIUSTO E I GIUSTI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL MONDO DEI MORTI
Adamo ed Eva, secondo il racconto del libro del libro della Genesi, erano nati senza un padre ed una madre terreni, perché erano i primi.
Il loro padre e la loro madre, quindi, era proprio Dio stesso.
La prima coppia, infatti, dal punto di vista umano era di figli di Dio come coglie Luca nel suo Vangelo: "...figlio di Adamo, figlio di Dio." (Luca 3,38)
In ebraico figlio è "ben" e tali lettere ci dicono che i figli hanno "dentro l'energia " dei genitori, che nella fattispecie di Adamo ed Eva era un soffio di quella energia indistruttibile promanata da Dio, (Genesi 2,7) che si manifesta con la "noefoesh" , ma soprattutto con la "nishmat" .
(Entrambe tali parole ebraiche "noefoesh" e "nishmat" appunto iniziano con la lettera = che graficamente indica una energia. Vedi. schede delle lettere ebraiche nella colonna destra delle pagine di questo mio Sito.)
Secondo l'ultima traduzione C.E.I. in italiano del libro della Genesi si legge:
"Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male . Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino..." (Genesi 2,9-10)
Il senso, comunemente accettato, è che Dio donò all'uomo la libertà di una scelta, vale a dire il famoso libero arbitrio, ma l'uomo non scelse Dio, il bene, bensì l'assenza di Dio, il male, cioè di vivere come se Dio non esistesse.
Il racconto tra l'altro presenta la figura allegorica dell'albero, pensiero che si apre grazie alle lettere ebraiche.
Le lettere con i loro valori grafici di icone dicono che:

  • bene "tob" è "il cuore/l'amore portando dentro " nel vivere;
  • male "ra'" è "col corpo sentire ", dando importanza alle cose materiali.
Non essendo stato creato nulla di cattivo pare impossibile che vi potesse essere chi suggerisse all'uomo un consiglio cattivo, eppure nel racconto è uscita la parola male "ra'" .
Ora, in ebraico, albero = "e's" ci fa passare all'idea di consiglio = "iae's" ; così si può immaginare il consiglio come il frutto che scende da un albero.
Nell'uomo vi era poi la possibilità di conoscenza cioè di scegliere tra un consiglio buono e uno cattivo.
Ma Dio non avrebbe mai dato un consiglio non buono, da cui la tradizione dell'angeologia che vi fosse già stata una defezione in quelle schiere.
Il fatto che nel racconto della formazione dell'uomo è introdotto il concetto di conoscenza "ha da'at" implica che in Adamo questa non era ancora piena, ma sarebbe stata acquisita appunto nel giardino dell'Eden, la primitiva scuola dell'umanità, in cui l'unico insegnante però voleva essere Dio stesso ad evitare insegnamenti distorti.
In fondo, se si spezza la parola conoscenza, "da't" , viene suggerita l'idea di un supporto che aiuta, che "dà una mano , nel tempo ", ossia finché non si arriverà ad una comunione completa col Signore.
Il fanciullo, d'altronde, è soggetto a regole pur essendo figlio stando nella casa del padre.

Dio, pur tuttavia, dice di non mangiare di quel albero, ritengo da solo, cioè senza l'istruzione del Signore, come se in effetti potenzialmente ci fosse già qualcuno che potesse effettivamente dare all'uomo un consiglio cattivo!
Di fatto c'era, e puntualmente si presentò in figura di serpente.

La lettera ebraica "wau" graficamente è come un bastone, un asta, ed ha il significato di "portare".
Grammaticalmente poi è la congiunzione "e" ed anche l'avversativa "ma".
Con queste idee provo a leggo in variante in grassetto: "Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene, ma il male si portò dal fiume che usciva da Eden per irrigare il giardino..."
Il male poi si presentò a Eva, sotto forma di serpente, che era risalito dall'acqua nel giardino, ma incarnava un intruso, un angelo ribelle precipitato sulla terra.
(Vedi: "Il midrash della pesca gloriosa")
La prima volta poi che si parla del morire è nel libro della Genesi, all'atto dell'inserimento dell'uomo nel giardino dell'Eden, con questi versetti: "Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell'albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire". (Genesi 2,16s)
Propongo ancora un'altra lettura:
"Il Signore Dio diede questo comando all'uomo: Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino e dell'albero della conoscenza del bene, ma del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire".
L'uomo poteva mangiare di tutti gli alberi del giardino e dell'albero della conoscenza del bene, ma non del male, albero e consiglio che di certo non veniva dal Creatore.
La prima coppia mangiò quanto dava il serpente e l'umanità ebbe a credere alla catechesi del demonio, perché ebbe a prendere per buono quello che gli veniva detto, cioè che Dio non lo amava, ma che anzi voleva renderlo schiavo.
Se ne può dedurre che il male esisteva; da qui l'idea che ho prima accennato di una precedente lotta in cielo tra il male, gli angeli ribelli precipitati sulla terra, e il bene.
Dio non piantò l'albero della conoscenza del male, infatti non da Lui viene il consiglio al male!

Le lettere ebraiche sono le seguenti:
  • e del male              
  • non devi mangiare  
  • affatto                    
  • perché                  
  • nel giorno              
  • che tu ne mangerai
  • certamente            
  • di morte morirai    
Andando all'essenza delle lettere si ha:

"ma/se del cattivo serpente verrai () a mangiare certamente la rettitudine che c'è dentro sarà a portarsi nei viventi a mangiare anelando () la vita angelica che portano i viventi portandola alla fine segnandoli di morte ."

Ecco a cosa mirava il serpente, ad entrare nell'uomo per assorbire l'energia divina che gli era ormai negata, era ormai un parassita e la sua vita dipendeva dalla capacità di assoggettare altri.
L'uomo fu così ad invecchiare, ad ammalarsi e a morire, restando schiavo del male, cioè della non esistenza.
Ebbe così a costituirsi come un diaframma, una separazione, tra Dio e l'uomo.
Dopo morti, infatti, gli uomini secondo il pensiero deducibile dai testi dell'Antico Testamento venivano a trovarsi negli inferi, lo Sheol, un mondo a parte, idealmente come l'Ade dei pagani, quindi come sotterraneo, lontano dai cieli, prossimo alla non esistenza, comunque separati da Dio, schiavi ancora del demonio, perché l'energia nell'uomo, pressoché annullata, non era del tutto finita anche se non più in grado di farli restare nel mondo ed era ancora utile ai demoni per sopravvivere.
L'intervento liberatorio divino perciò doveva essere duplice ed operare sia nel campo dei vivi, sia in quello dei morti.
Dio stesso avrebbe così dovuto fare pulizia in terra ed agli inferi.
Dice il Signore: "Anche se penetrano negli inferi, di là li strapperà la mia mano; se salgono al cielo, di là li tirerò giù; se si nascondono in vetta al Carmelo, di là li scoverò e li prenderò..." (Amos 9,2-3)
Eppure si credeva che "Una nube svanisce e se ne va, così chi scende agl'inferi più non risale..." (Giobbe 7,9)
Dio giusto e salvatore non poteva lasciare i giusti assieme agli empi: "Odiate il male, voi che amate il Signore: lui che custodisce la vita dei suoi fedeli li strapperà dalle mani degli empi. Una luce si è levata per il giusto, gioia per i retti di cuore. Rallegratevi, giusti, nel Signore, rendete grazie al suo santo nome." (Salmo 96,10-12)

La Bibbia tiene in gran conto il giusto, il giustificare, la giustizia, parole che derivano dalla stessa radice.
Viene tradotto col termine giustizia quanto in ebraico è scritto che si legge "sadik" mentre in greco si trova la parola "dikaios", scritta più di duecento volte nel Nuovo Testamento.
La giustizia implica "fare cose corrette", "non arrecare danno ad alcuno".
Ora, lo Sheol, gli inferi della Bibbia, erano abitati dadai giusti e Dio, il sommo giusto, non poteva consentire a lungo questa situazione.
Aveva così fissato una fine dei giorni come dicono i profeti:
  • Isaia 2,2 e Michea 4,1 - "Alla fine dei giorni, il monte del tgli empi, ma anche empio del Signore sarà eretto sulla cima dei monti e sarà più alto dei colli; ad esso affluiranno tutte le genti."
  • Geremia 23,19s e Geremia 30,24 - "Ecco la tempesta del Signore, il suo furore si scatena, una tempesta travolgente si abbatte sul capo dei malvagi. Non cesserà l'ira del Signore, finché non abbia compiuto e attuato i progetti del suo cuore. Alla fine dei giorni comprenderete tutto!"
  • Daniele 12,13 - "Tu, va' pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni".
Si attendeva l'avvento del "Giorno del Signore", la cui citazione si trova 25 volte nella Bibbia a partire dal profeta Isaia, 18 nell'Antico Testamento e 7 nel Nuovo Testamento:
  • "Poiché ci sarà un giorno del Signore degli eserciti contro ogni superbo e altero, contro chiunque si innalza ad abbatterlo..." (Isaia 2,12)
  • "Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, grande e terribile. Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato, poiché sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore, anche per i superstiti che il Signore avrà chiamati." (Gioele 3,4s richiamati in Atti 2)
Il giorno del Signore è da presumere che avrà una durata come uno dei giorni della creazione e quindi sarà un lungo periodo di tempo nel quale il Signore cambierà il mondo e il cuore degli uomini.
Quello sarà il periodo in cui vi sarà il combattimento finale contro il male e si verificherà la fine del mondo.
In definitiva avverrà la raccolta della zizzania e la mietitura del grano.
(Vedi: "La durata della Creazione")
L'Apocalisse, infatti, parla in modo convenzionale di periodi di mille anni, visto che per il Signore: "Ai tuoi occhi, mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte." (Salmo 90,4)

In questa vicenda s'inserisce con autorità Gesù di Nazaret.
Il Vangelo di Giovanni, per bocca di Gesù, attesta dell'ultimo giorno quello della risurrezione e del giudizio:
  • 6,40-44 - "E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno. ...Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno."
  • 6,54 - "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno."
  • 11,24 - "Gli rispose Marta: So che risusciterà nell'ultimo giorno".
  • 12,48 - "Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condannerà nell'ultimo giorno."
Dopo avverrà la fine del mondo:
  • "Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!" (Matteo 13,40-43)
  • "...Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". (Matteo 28,20)
Per concludere questo paragrafo propongo la mirabile sintesi di San Paolo apostolo nella lettera agli Efesini:
"Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo." (Efesini 2,1-10)

E fu così che Gesù come recita il credo apostolico scese agli inferi.
Nel silenzio del Sabato Santo, sulla terra è giorno di dolore, ma agli inferi è già Pasqua, perché Cristo con la veste sfolgorante della resurrezione vi scende come il sole che dissipa per sempre le tenebre della morte e tende la mano liberatrice ai progenitori della stirpe umana ed ai giusti dell'Antico Testamento.
Cristo liberatore annuncia il Vangelo ed ogni cristiano è partecipe di questo atto apostolico per coloro che in questo mondo sono nelle tenebre e nell'ombra della morte.
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