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di Alessandro Conti Puorger
 

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REBECCA - LA MOGLIE DI UN PATRIARCA
Nel libro della Genesi, il primo della Torah o Pentateuco della Tenak ebraica e della Bibbia cristiana, l'unica volta che è usato il termine di "vergine" "betulla" è per la giovane Rebecca, la moglie scelta da Dio per Isacco, il padre dei gemelli Giacobbe, chiamato poi Israele da Dio stesso, e di Esaù che, sebbene primogenito, non ricevette la relativa benedizione.
Il Talmud considera Rebecca progenitrice dello stesso popolo d'Israele attraverso Giacobbe e attraverso Esaù dei popoli che gli sono nemici, quindi com'era il popolo romano ai tempi della redazione dello stesso Talmud, considerato appunto come Esaù, perché i due figli Giacobbe ed Esaù si urtavano e si combattevano già nel grembo della madre, prefigurando la futura inimicizia da parte dei popoli confinanti, mossi comunque da ateismo o da idolatria.
"Ora i figli si urtavano nel suo seno ed essa esclamò: Se è così, perché questo? Andò a consultare il Signore. Il Signore le rispose: Due nazioni sono nel tuo seno e due popoli dal tuo grembo si disperderanno; un popolo sarà più forte dell'altro e il maggiore servirà il più piccolo". (Genesi 25,22s).
Rebecca fu poi sepolta col marito nella Tomba dei Patriarchi ad Ebron dove erano già tumulati Sara ed Abramo.

Il capitolo 24 della Genesi, infatti, è interamente dedicato al portentoso intervento divino che portò alla scelta della moglie perfetta per Isacco, patriarca che il cristianesimo propone a figura di Cristo al momento del suo sacrificio sul monte Moria (Genesi 22).

Sacrificio di Isacco - Caravaggio

Questa profezia nascosta è stata rivelata dal cristianesimo con le vicende della Incarnazione nella Vergine Maria, ove il matrimonio con Giuseppe fu per entrambi finalizzato volontariamente alla nascita di Gesù ed alla sua crescita. Fu quindi quel matrimonio assunto quale missione per il mondo, indi atto d'amore vergine di due vergini, che fu creativo e coinvolse l'umanità intera.

È al riguardo da tener conto che il testo di quel capitolo 22 dice alla fine: "Dopo queste cose, ad Abramo fu portata questa notizia: Ecco, Milca ha partorito figli a Nacor tuo fratello: Uz, il primogenito, e suo fratello Buz e Kamuèl il padre di Aram e Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuèl; Betuèl generò Rebecca: questi otto figli partorì Milca a Nacor, fratello di Abramo." (Genesi 22,20)
"Dopo queste cose" è quindi nota che riguarda proprio i fatti di Genesi 22 che narra del racconto del sacrificio di Abramo e di Isacco ove, di fatto, Abramo riebbe Isacco come risorto, perché il padre nell'intimo l'aveva veramente consegnato alla morte come sacrificio a Dio e lo riebbe risuscitato, ricevendo in cambio come un nuovo figlio.
Ciò sta proprio a significare che Isacco, figlio della risurrezione, era prezioso in modo particolare al Signore che comincia a cercargli l'anima gemella e questa deve avere già con le qualità terrene l'accenno di una creatura angelica, bella ed innocente, pura, quindi, vergine.
Vergine e bella d'aspetto !
Tali parole e lettere ebraiche come vedremo sono nella descrizione che fa il testo biblico di Rebecca e col criterio di separare le lettere e leggerle in altro modo anche con l'uso dei valori ideografici delle lettere stesse si consegue il seguente pensiero:

"Buona (), integra , si vede Uscire un vivente dalla nube , una figlia Portata dal Potente nel mondo ."

Dopo la morte di Sara, il padre Abramo, bramoso di avere una discendenza numerosa, mandò il proprio servo Eliezier in Aram tra i due fiumi con l'incarico di cercare la moglie idonea per Isacco.
Questi si recò forse ad Harran, ove c'era la casa dei parenti da cui proveniva Abramo stesso e Sara, cioè dove viveva il fratello Nacor.
Dopo un viaggio compiuto con l'aiuto divino il servo, ispirato, incontrò la futura sposa di Isacco vicino ad un pozzo.
Fu così che: "Rebecca , che era figlia di Betuèl, figlio di Milca, moglie di Nacor, fratello di Abramo, usciva con l'anfora sulla spalla. La giovinetta era molto bella d'aspetto, era vergine, nessun uomo si era unito a lei. Ella scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì." (Genesi 24,15s)
Si dice, infatti, che Rebecca "Ribqah" possa voler significare "corda, trappola" in senso figurato, perché "avvince, unisce, irretisce, con la sua bellezza".
Le lettere ebraiche usate per definirla sono:

la giovinetta
era molto bella d'aspetto
era vergine
nessun uomo si era unito a lei
vale a dire "non aveva conosciuto Uomo ".

Queste ultime parole sono riprese dal Vangelo di Luca nei riguardi della Vergine Maria che appunto in Luca 1,27s è definita due volte proprio con l'attributo di "vergine" in questo modo: "l'angelo Gabriele mandato da Dio a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te."
Là, infatti, viene sottolineato che "...Maria disse all'angelo: Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?" (Luca 1,34)
D'altronde Maria è madre della Chiesa da cui nasce il nuovo Israele come da Rebecca nacque Giacobbe-Israele.

Elizier diede a Rebecca i doni nuziali, vesti e gioielli.
Poi, ottenuto il consenso dei parenti, intraprese il viaggio di ritorno e condusse Rebecca da Isacco.
Eliezier il cui nome significa "aiuto di Dio" proprio come ci si attende dal nome fu il paraninfo di quel matrimonio voluto da Dio, come quello di Adamo ed Eva, e come poi sarà quello di Giuseppe e Maria.
Proseguendo col parallelo con Dio che vuole un patto nuziale col fedele, in analogia a questo passo della Genesi in cui Eliezier elargisce a Rebecca i doni nuziali, come si legge nel Salmo 61, è Dio stesso che dona grazia e abito splendenti al suo fedele come fosse veramente la propria sposa:

"Io gioisco pienamente nel Signore,
la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza,
mi ha avvolto con il manto della giustizia,
come uno sposo che si cinge il diadema
e come una sposa che si adorna di gioielli." (Salmo 61,10)

La veste di salvezza è l'abito bianco del battesimo.
I gioielli sono le opere buone che il Signore dona di compiere ai suoi eletti.

In appendice a questo articolo, in linea con l'idea di fondo della mia ricerca il cui filone principale è nato col cercare pagine di secondo livello nella Bibbia ebraica certo che vi sono e debbono riferirsi al Messia, come preannunciato in "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" e poi esplicitato nei vari articoli di questo mio Sito, presento integralmente decriptato il lungo capitolo 24 del libro della Genesi secondo metodo e regole di "Parlano le lettere".
Questo capitolo Genesi 24, costituito da 67 versetti come il lettore può verificare dà luogo ad un denso testo messianico.
vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

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