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SAN GIUSEPPE...

 
GLI SPOSI VERGINI,
FAMIGLIA ESCATOLOGICA

di Alessandro Conti Puorger
 

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IL PRIMO MATRIMONIO »
REBECCA - LA MOGLIE DI UN PATRIARCA »

Sulle vergini negli altri 4 libri della Torah, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, si trovano i seguenti riferimenti.

Esodo
22,15-16 - "Quando un uomo seduce una vergine non ancora fidanzata e si corica con lei, ne pagherà il prezzo nuziale, e lei diverrà sua moglie. Se il padre di lei si rifiuta di dargliela, egli dovrà versare una somma di denaro pari al prezzo nuziale delle vergini."

Levitico
Levitico 21,1-4 - "Il Signore disse a Mosè: Parla ai sacerdoti, figli di Aronne, dicendo loro: Un sacerdote non dovrà rendersi impuro per il contatto con un morto della sua parentela, se non per un suo parente stretto, cioè per sua madre, suo padre, suo figlio, sua figlia, suo fratello e sua sorella ancora vergine, che viva con lui e non sia ancora maritata; per questa può esporsi all'impurità. Come marito, non si renda impuro per la sua parentela, profanando se stesso."

Levitico 21,10-15 - "Il sacerdote, quello che è il sommo tra i suoi fratelli, sul capo del quale è stato versato l'olio dell'unzione e ha ricevuto l'investitura, indossando le vesti sacre, non dovrà scarmigliarsi i capelli né stracciarsi le vesti. Non si avvicinerà ad alcun cadavere; non potrà rendersi impuro neppure per suo padre e per sua madre. Non uscirà dal santuario e non profanerà il santuario del suo Dio, perché la consacrazione è su di lui mediante l'olio dell'unzione del suo Dio. Io sono il Signore. Sposerà una vergine. Non potrà sposare né una vedova né una divorziata né una disonorata né una prostituta, ma prenderà in moglie una vergine della sua parentela. Così non disonorerà la sua discendenza tra la sua parentela; poiché io sono il Signore che lo santifico".

Sono intrecciate due norme per i sacerdoti, la prima impone che evitino impurità per contatto con morti e la seconda comporta che il sommo sacerdote, sia sposato con una vergine.
La prima norma può contribuire a chiarire l'episodio in cui: "Un altro dei discepoli gli disse: Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre. Ma Gesù gli rispose: Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti" (Matteo 8,21s).
Lì evidentemente Gesù intendeva dire che chi lo seguiva era chiamato ad essere sacerdote per il mondo e lo ricordava con quella norma che valeva per i sacerdoti del tempo.
I cristiani, infatti, sono fratelli di Cristo, profeta, re e sacerdote.
L'altra norma che riguarda lo sposare una vergine della propria parentela da parte di chi sarà sommo sacerdote pose una gran cura da parte dei leviti di cercarsi mogli adeguate onde così non precludersi la massima carica.
Fu per questo motivo che invalse l'uso di conoscere bene il proprio albero genealogico specialmente da parte delle donne per esibirlo alla bisogna.
Dio, suggeritore della Torah scritta, evidentemente per suo figlio scelse che scegliere perciò una vergine, resa anche vergine nell'anima, pura cioè dal peccato originale, per grazia speciale.

Andiamo ora a Giuseppe della Sacra Famiglia di Nazaret.
Questi, scelto da Dio, ha anche il ruolo di sacerdote dei riti familiari nei sabati e nelle Pasque e nelle feste comandate dalla Torah e non poteva non sposare una vergine, probabilmente della sua parentela.
Tale pensiero comporta che Maria la madre di Gesù fosse anch'essa della famiglia di David secondo la profezia a David di Natan "Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu dormirai con i tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile il trono del suo regno per sempre" (2Samuele 7,12s), profezia confermata nel Salmo 132,11 quando dice "Il Signore ha giurato a Davide e non ritratterà la sua parola: Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono!"
Al riguardo dice San Leone Magno nei suoi discorsi sul Natale di Nostro Signore Gesù Cristo: "È scelta una vergine regale, appartenente alla famiglia di David, che, destinata a portare in seno tale santa prole, concepisce il figlio, Uomo-Dio, prima con la mente che col corpo. E perché, ignara del consiglio superno, non si spaventi per una inaspettata gravidanza, apprende dal colloquio con l'angelo quel che lo Spirito Santo deve operare in lei. Ella non crede che sia offesa al pudore il diventare quanto prima genitrice di Dio. Colei a cui è promessa la fecondità per opera dell'Altissimo, come potrebbe dubitare del nuovo modo di concepire? La sua fede, già perfetta, è rafforzata con l'attestazione di un precedente miracolo: un'insperata fecondità è data a Elisabetta, perché non si dubiti che darà figliolanza alla Vergine chi già ha concesso alla sterile di poter concepire." (dal Discorso 1 per il Natale)

Deuteronomio
Deuteronomio 22,13-21 - "Se un uomo sposa una donna e, dopo essersi unito a lei, la prende in odio, le attribuisce azioni scandalose e diffonde sul suo conto una fama cattiva, dicendo: Ho preso questa donna, ma quando mi sono accostato a lei non l'ho trovata in stato di verginità, il padre e la madre della giovane prenderanno i segni della verginità della giovane e li presenteranno agli anziani della città, alla porta. Il padre della giovane dirà agli anziani: Ho dato mia figlia in moglie a questo uomo; egli l'ha presa in odio ed ecco, le attribuisce azioni scandalose, dicendo: Non ho trovato tua figlia in stato di verginità; ebbene, questi sono i segni della verginità di mia figlia, e spiegheranno il panno davanti agli anziani della città. Allora gli anziani di quella città prenderanno il marito, lo castigheranno e gli imporranno un'ammenda di cento sicli d'argento, che daranno al padre della giovane, per il fatto che ha diffuso una cattiva fama contro una vergine d'Israele. Ella rimarrà sua moglie ed egli non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita. Ma se la cosa è vera, se la giovane non è stata trovata in stato di verginità, allora la faranno uscire all'ingresso della casa del padre e la gente della sua città la lapiderà a morte, perché ha commesso un'infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre. Così estirperai il male in mezzo a te."

Quello del mostrare le lenzuola con tracce di sangue della prima notte è usanza rimasta fino a qualche anno fa nei paesi del sud Italia.

Deuteronomio 22,23-24 - "Quando una fanciulla vergine è fidanzata e un uomo, trovandola in città, giace con lei, condurrete tutti e due alla porta di quella città e li lapiderete a morte: la fanciulla, perché, essendo in città, non ha gridato, e l'uomo perché ha disonorato la donna del suo prossimo. Così estirperai il male in mezzo a te."

Deuteronomio 22,25-29 - "Ma se l'uomo trova per i campi la fanciulla fidanzata e facendole violenza giace con lei, allora dovrà morire soltanto l'uomo che è giaciuto con lei, ma non farai nulla alla fanciulla. Nella fanciulla non c'è colpa degna di morte: come quando un uomo assale il suo prossimo e l'uccide, così è in questo caso, perché egli l'ha incontrata per i campi. La giovane fidanzata ha potuto gridare, ma non c'era nessuno per venirle in aiuto. Se un uomo trova una fanciulla vergine che non sia fidanzata, l'afferra e giace con lei e sono colti in flagrante, l'uomo che è giaciuto con lei darà al padre della fanciulla cinquanta sicli d'argento; ella sarà sua moglie, per il fatto che egli l'ha disonorata, e non potrà ripudiarla per tutto il tempo della sua vita."

Nazaret aveva pochi abitanti e molti campi attorno e questa di una violenza subita evidentemente fu una delle possibilità che Giuseppe immaginò fosse potuta accadere a Maria ed, essendo giusto, la voleva rimandare in segreto.
Certo però che Maria non si giustificò in alcun modo con Giuseppe, certa che Dio l'avrebbe aiutata a chiarire la sua storia.

È poi da ricordare la figlia del giudice Iefte che sacrificò la figlia come raccontato al capitolo 11 del libro dei Giudici.
Questa figlia, di cui non si conosce il nome, che era ancora vergine chiese e ottenne dal padre due mesi di proroga.
È, infatti detto che: "Poi disse al padre: Mi sia concesso questo: lasciami libera per due mesi, perché io vada errando per i monti a piangere la mia verginità con le mie compagne. Egli le rispose: Và! e la lasciò andare per due mesi. Essa se ne andò con le compagne e pianse sui monti la sua verginità. Alla fine dei due mesi tornò dal padre ed egli fece di lei quello che aveva promesso con voto. Essa non aveva conosciuto uomo; di qui venne in Israele questa usanza: ogni anno le fanciulle d'Israele vanno a piangere la figlia di Iefte il Galaadita, per quattro giorni." (Giudici 11,37-40)

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