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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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PENSIERI VARI COLLEGATI ALLE TAVOLE
Il numero complessivo delle lettere ebraiche che si trovano nel Decalogo di Esodo 20,2-17 è 621.
Se si sottraggono le 4 lettere della prima parola e le 4 lettere dell'ultima si ottiene 613 che è proprio il numero delle "mitzvot" considerate dalla tradizione ebraica, che altro non sarebbero, quindi, che dettagli delle 10 Parole.
Dopo il peccato del vitello d'oro IHWH concesse a Mosè di riprendere delle nuove tavole della legge, come le precedenti, in ebraico "kar'ishonìm".
Eppure queste tavole e i comandamenti in esse contenuti non sono perfettamente identici ai precedenti.
Sono in varie parti diversi dai primi in quanto vi sono parole in più, oppure delle omissioni ed alcune norme sono presentate con parole diverse.
Il commentario Bàal Haturim mette in evidenza che la seconda versione dei Dieci Comandamenti che si trova in Deuteronomio 5,6-22 per quelle varianti aggiunte e diminuzioni è più lunga di quella dell'Esodo per un complessivo di 17 lettere.
Questo numero 17 corrisponde alla somma del valore numerico delle lettere della parola Tob" "bontà", "felicità"; ( = 2) + ( = 6) + ( = 9) = 17.
Accade poi che in effetti tale parola in più, di valore gimatrico pari a 17, si trova proprio nella seconda versione e così in questa appare appunto così l'unica lettera delle 10 Parole.
Questa lettera rappresenta il cuore, l'amore, l'utero di misericordia del Signore che ha concesso le seconde Tavole, quindi di sposare comunque la sua innamorata, il popolo d'Israele che s'era prostituita con gli idoli.
Il comandamento, infatti, "Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio" di Esodo 20,12 risulta integrato di una promessa di felicità nel testo dei comandamenti riportato nel Deuteronomio nel seguente modo: "Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà."(Deuteronomio 5,16)
Al riguardo, c'è stato chi ha commentato che se quella promessa di una vita felice fosse stata inclusa nella prima versione delle tavole, col venire queste rotte da parte di Mosè in occasione dell'episodio del vitello d'oro, poteva pensarsi che per sempre fosse anche svanita la promessa al popolo di Israele di una vita felice.
Dio, invece, bontà sua, con quella promessa che ha dettato a Mosè nella durevole seconda versione delle Tavole, valida ormai in eterno per entrambi - Dio e popolo - l'ha voluta inserire rivelando tutto il suo cuore tenero per la sposa che ama d'amore infinito.
Il Comandamento di "onora il padre e la madre", che insegna all'uomo come comportarsi nella propria vita familiare è anche una legge che guida a migliorare nel cammino spirituale, chiamata dalla Qabbalah legge "del padre e madre", "'Abba ve 'Ima" in ebraico.
Per una guida spirituale completa, efficiente ed efficace occorrono, infatti, sia qualità maschili, del padre, che implicano, timore, rispetto, decisione, determinazione, forza spirituale e giustizia nonché le femminili della madre, dolcezza, tenerezza, pazienza e misericordia, che destano confidenza, ma entrambe mirate all'obiettivo unico dell'amore.

In ebraico il male ed il prossimo si scrivono con le stesse lettere .
In pratica le stesse lettere individuano anche la compagna o l'amica nonché il pastore che ha, tra l'altro, la prerogativa di spostarsi da un luogo all'altro.
Per tale motivo alcuni hanno suggerito che la radice originaria dovesse sottendere concetti di instabilità e di oscillazione, onde si può pensare che "amerai per il tuo prossimo"... corrisponda... a rispetterai l'instabilità esistenziale dell'altro che ti ricorda la tua stessa instabilità.
Viene anche il pensiero "dell'albero della conoscenza del bene e del male" come "albero della conoscenza del bene e del prossimo"; di fatto se lo mangiassimo non esisterebbe più, invece lo dobbiamo accogliere così com'è.

Nell'ebraismo, in effetti, l'interpretazione corrente degli alberi della vita e della conoscenza del bene e del male è che i due alberi rappresentano le due modalità principali di servizio del Signore:

  • l'albero della vita, equivale a fare il bene e se ne può mangiare;
  • l'albero della conoscenza del bene e del male che non se ne può mangiare, equivale a fuggi il male, perché è bene non mangiarne.
A tale riguardo il Siracide commenta: "Non c'è sapienza nella conoscenza del male; non è mai prudenza il consiglio dei peccatori." (Siracide 19,19)
Tale pensiero lo ritroviamo nei primi versetti del Salmo 1:

Salmo 1,1 - Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti,
(sono quelli che mangiano dell'albero della conoscenza del bene e del male)

Salmo 1,2 - ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte.
(perché mangia dell'albero della vita)

Salmo 1,3 - È come albero piantato lungo corsi d'acqua, che dà frutto a suo tempo: le sue foglie non appassiscono e tutto quello che fa, riesce bene.

Non è possibile per servire Dio compiere solo il bene, ma prima di tutto è necessario allontanarsi dal male, quindi, il non mangiare di quel famoso albero non dà luogo ad ignoranza, ma è il modo per acquisire la conoscenza della santità.

Tra le due tavole si trovano poi le seguenti corrispondenze tra i 5 comandamenti come vi sarebbero scritti secondo la tradizione ebraica:
  • il 1°: "Io sono il Signore Dio tuo" con il 6°: "Non ucciderai", infatti, chi uccide é come se sopprimesse l'idea di Dio che ha fatto l'uomo a propria immagine e somiglianza;
  • il 2°: "Non avrai altri dèi" con il 7°: "Non commetterai adulterio", in quanto chi presta culto a divinità pagane è come se commettesse adulterio nei confronti del Creatore che ci ha sposati;
  • il 3°: "Non pronuncerai invano il nome del Signore" con l'8°: "Non ruberai", perché chi froda per difendersi è disposto anche a giurare il falso;
  • il 4°: "Ricordati del giorno del sabato" con il 9°: "Non pronuncerai falsa testimonianza", perché è come testimoniare che il Signore non è il creatore, in quanto "Voi siete i miei testimoni" (Isaia 43, 10);
  • il 5°: "Onora tuo padre e tua madre" con il 10°: "Non desidererai", perché il desiderio dei beni fa trascurare l'affetto e l'amore anche più importante, quello verso i propri genitori e tanto più verso il prossimo.
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