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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
GIOSUÈ E LA CONGIURA DEI RE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA PRESA DELLA CITTÀ DI AI
I capitoli 7 e 8 del libro di Giosuè riguardano la conquista della città di Ai, antico insediamento cananeo situato ad est di Betel, vicino a Bet-Aven, a circa 22 km ad ovest di Gerico e ad 11 Km a nord di Gabaon.
Ai, in ebraico , significa "rovine".
Questo fu il risultato in cui secondo il libro di Giosuè la ridusse l'azione di conquista; il testo sacro, infatti, così precisa: "Giosuè incendiò Ai, riducendola a una collina di rovine per sempre, una desolazione fino ad oggi". (Giosuè 8,28)
Ai, poi si trova menzionata come città d'origine di alcuni reduci da Babilonia venuti a Gerusalemme ai tempi di Esdra e Neemia. (Esdra 2,28 e Neemia 7,32.)
Forse i nomi Aiia in 1Cronache 7,28, fra le città di Efraim e di Aiat in Isaia 10,28 nonché di Aia in Neemia 11,31 stanno ad indicare la stessa città di Ai.
Per la verità archeologica anche El Tell, cioè Ai, era già in parte demolita ai tempi di Giosuè; forse aveva subito le stesse vicende di Gerico distrutta durante le campagne dei Faraoni della XVIII dinastia.
Il racconto biblico, pertanto, nel caso specifico come in quello di Gerico ha fini apologetici e come tale va letto.
Anche qui l'idea è che, provvidenzialmente, tutto era stato preparato da Dio per quella conquista da parte di Israele.

Il racconto del libro di Giosuè precisa che nel primo tentativo di conquista di questa città gli Israeliti, inaspettatamente, presero una gran batosta.
Motivo di questa inattesa sconfitta dopo la sfolgorante vittoria su quelli di Gerico fu proprio il non rispetto del comando del Signore di provvedere allo sterminio di tutti i beni di quella città, insegnamento che poi comportò delle rigidità proprio ai tempi del ritorno dall'esilio.
Eppure gli esploratori inviati da Gerico per ispezionare la reale situazione ad Ai, al ritorno, avevano riferito: "Non c'è bisogno che vada tutto il popolo: vadano all'assalto due o tremila uomini, ed espugneranno Ai; non impegnare tutto il popolo, perché sono in pochi". (Giosuè 7,3)
Così fu fatto, ma quelli di Ai fecero una sortita e gli Israeliti fuggirono e riportarono vari morti.
Non tanti in verità, solo 36, ma ciò che scottava di più fu l'aver fatto una magra figura e l'aver perso la reputazione dell'imbattibilità e parte del sacro timore che li accompagnava.
Era accaduto che qualcuno d'Israele s'era, infatti, appropriato di cose destinate allo sterminio.
Di ciò, in effetti, il primo versetto del capitolo 7 aveva avvertito subito il lettore col dire: "Ma gli Israeliti violarono la legge dello sterminio: Acan, figlio di Carmì, figlio di Zabdì, figlio di Zerach, della tribù di Giuda, si impadronì di cose votate allo sterminio e allora la collera del Signore si accese contro gli Israeliti". (Giosuè 7,1)
Il Signore, interpellato, da Giosuè ebbe ad evidenziare che era stato commesso quel peccato e suggerì di trovare il colpevole per sorteggio.
Così fu fatto!
Giosuè convocò le 12 tribù d'Israele procedette al sorteggio e fu estratta la tribù di Giuda, indi il casato degli Zerachiti e tra questi Acan, figlio di Carmì, figlio di Zabdì, figlio di Zerach, della tribù di Giuda.
Questi, interrogato, confessò: "È vero, io ho peccato contro il Signore, Dio d'Israele, e ho fatto quanto vi dirò: avevo visto nel bottino un bel mantello di Sinar, duecento sicli d'argento e un lingotto d'oro del peso di cinquanta sicli. Li ho desiderati e me li sono presi, ed eccoli nascosti in terra al centro della mia tenda, e l'argento è sotto". (Giosuè 7,20s)
Nella sua tenda fu trovato tutto come aveva detto.
Acan con i figli, la sua tenda e quanto gli apparteneva assieme quanto aveva trattenuto indebitamente di ciò che doveva essere sterminato fu lapidato bruciato e coperto di pietre.
Dopo ciò Giosuè, avuta via libera dal Signore, preparò una strategia per attaccare Ai.
Prese 30.000 guerrieri e di notte si portarono verso Ai.
Fece nascondere il grosso non lontano dalla città fra Betel e Ai, a occidente di Ai per un'imboscata e si fece vedere solo con 5.000 uomini.
Quelli di Ai fecero la solita sortita e i 5.000 Israeliti si misero a fuggire onde tutti gli uomini di Ai li rincorsero lasciando le porte aperte (anche perché forse le mura non erano più complete).
Quando furono abbastanza lontani i 25.000 imboscati attaccarono la città e la incendiarono.
Nel contempo i 5.000 israeliti che avevano fatto la mossa di fuggire, vedendo il fumo, capirono e si rivolsero indietro sicché quelli di Ai si trovarono circondati.
Gli Israeliti li colpirono, finché non rimase nessun superstite o fuggiasco e uccisero tutta la popolazione di Ai, 12.000.
Il Signore questa volta consentì agli Israeliti di prendere il bestiame e il bottino della città.
Ai, fu ridotta ad una collina di rovine per sempre come d'altronde è il significato ebraico di quel nome, poi l'azione si concluse così "Fece appendere il re di Ai a un albero, fino alla sera. Al tramonto Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato giù dall'albero; lo gettarono all'ingresso della porta della città e vi eressero sopra un gran mucchio di pietre, che esiste ancora oggi". (Giudici 8,29)

Il racconto, però, se decriptato fornisce un interessante riferimento al Messia.
In particolare i versetti Giosuè 7,17-20 relativi al sorteggio per cercare chi doveva subire lo sterminio tra gli Israeliti, ci porta alla nascita di un fanciullo in una grotta; il Figlio di Dio!
Dalle lettere ebraico di questo testo "Fece accostare le famiglie di Giuda e fu designata la famiglia degli Zerachiti; fece accostare la famiglia degli Zerachiti per case e fu designato Zabdi; fece accostare la sua casa per individui e fu designato dalla sorte Acan, figlio di Carmi, figlio di Zabdi, figlio di Zerach, della tribù di Giuda. Disse allora Giosuè ad Acan: Figlio mio, da' gloria al Signore, Dio di Israele, e rendigli omaggio e raccontami ciò che hai fatto, non me lo nascondere. Rispose Acan a Giosuè: In verità, proprio io ho peccato contro il Signore, Dio di Israele, e ho fatto questo e questo altro." (Giosuè 7,17-20) si ottiene quanto segue.

Giosuè 7,17 - E il diletto dentro verrà da una famiglia prescelta di Giuda. E fu scelta dall'Unico una pura serva. L'indicazione le aprì, le apparve, fu portato ad essere versato nel corpo. Da dentro venne dalla Madre alla luce, in una grotta uscì. Da pellegrini al dolore del parto l'uomo fu dalla matrice recato (perché) erano nel cammino (e in quel luogo) d'aiuto questo solo c'era.

Giosuè 7,18 - E fu a versarsi nel corpo, dentro venne. Nel tempio si portò il Potente, in un uomo fu a vivere. Portarono a chi era in cammino la conoscenza, del luogo entro gli angeli che l'agnello con la Madre stava. Dentro inviarono questi della casa alla porta dov'era il Figlio sorto perché l'amore nell'esistenza portava per aiutare il mondo.

Giosuè 7,19 - E fu da iniziare a vivere nel corpo Gesù. Di Dio si vide la rettitudine degli angeli col Figlio in dono ai viventi. Un essere bello in una retta casa portato. In un povero il Signore Dio ad uscire fu. Fu una luce alla vista del Potente portata da segno dagli angeli che ad accompagnare con lodi si portarono fuori a chi in cammino. Alla porta portarono dell'abitacolo del Potente i viventi, alla vista il dono fu completo: di Dio tutto il vigore nel sangue di un vivente inviato fu.

Giosuè 7,20 - E per spazzare l'angelo (ribelle) in azione la rettitudine degli angeli venne Gesù a recare, fu dell'Unico a vivere nel corpo l'Amen al mondo. L'Unigenito ad uccidere sarà il peccatore alla fine. Sarà per il serpente ad esistere per la perversità della maledizione la forza. Sarà bruciato nei corpi il primo serpente con la portata rettitudine che a colpirlo verrà, e così questi verrà per l'azione del fuoco ad essere finito.

Particolarmente importante è poi la fine del capitolo 7:

Giosuè 7,30 - In quell'occasione Giosuè costruì un altare al Signore, Dio d'Israele, sul monte Ebal,

Giosuè 7,31 - come aveva ordinato Mosè, servo del Signore, agli Israeliti, secondo quanto è scritto nel libro della legge di Mosè, un altare di pietre intere, non levigate dal ferro; vi bruciarono sopra olocausti in onore del Signore e immolarono sacrifici di comunione.

Giosuè 7,32 - In quel luogo Giosuè scrisse sulle pietre una copia della legge di Mosè, che questi aveva scritto alla presenza degli Israeliti.

Giosuè 7,33 - Tutto Israele, gli anziani, gli scribi, i giudici, il forestiero come quelli del popolo, stavano in piedi da una parte e dall'altra dell'arca, di fronte ai sacerdoti leviti, che portavano l'arca dell'alleanza del Signore: una metà verso il monte Garizìm e l'altra metà verso il monte Ebal, come aveva prescritto Mosè, servo del Signore, per benedire il popolo d'Israele anzitutto.

Giosuè 7,34 - Giosuè lesse poi tutte le parole della legge, la benedizione e la maledizione, secondo quanto sta scritto nel libro della legge.

Giosuè 7,35 - Di tutto quanto Mosè aveva comandato, non ci fu parola che Giosuè non leggesse davanti a tutta l'assemblea d'Israele, comprese le donne, i fanciulli e i forestieri che camminavano con loro.

Alla fine del suo ultimo discorso, Mosè, infatti, aveva annunciato che Israele avrebbe pronunciato delle benedizioni e delle maledizioni da queste montagne: "Quando il Signore, tuo Dio, ti avrà introdotto nella terra in cui stai per entrare per prenderne possesso, tu porrai la benedizione sul monte Garizìm e la maledizione sul monte Ebal". (Deuteronomio 11,29)
Il racconto di quanto fa Giosuè in pratica è l'attuazione di ciò che è descritto in Deuteronomio 11,29 e 27,1-13.
Tutto ciò si svolge a ovest di Sichem tra i monti Ebal e Garizìm.
Ebal è il monte più settentrionale e più alto, 938 metri s.l.m., mentre Garizìm più al meridione è la più bassa delle due montagne, 868 metri s.l.m..
Questo monte diventò poi sacro per il gruppo scismatico dei Samaritani che nel 328 a.C. vi avevano costruito un tempio rivale di quello di Gerusalemme in quanto, secondo una loro tradizione, lì si sarebbe verificato il sacrificio di Isacco.
Quel tempio fu distrutto nel 129 a.C. da Giovanni Ircano.
Il monte Garizìm è peraltro menzionato nel Vangelo di Giovanni al capitolo 4 nel racconto della "Samaritana".

Oltre a ciò, di questi versetti, compreso Giosuè 8,29, è particolarmente pregnante la decriptazione, perché riferibile all'evento risurrezione del Signore.
Li presento perciò decriptati riportando però la dimostrazione solo per l'8,29.

Giosuè 8,29 - Fece appendere il re di Ai a un albero, fino alla sera. Al tramonto Giosuè comandò che il suo cadavere fosse calato giù dall'albero; lo gettarono all'ingresso della porta della città e vi eressero sopra un gran mucchio di pietre, che esiste ancora oggi.






Portarono l'Unigenito in croce i viventi per il serpente . (Pur) retto al mondo nell'agire fu appeso . Innalzarono sul legno l'Eterno nel tempo entrato . L'azione di un arciere portò a spegnere () con un'asta l'Unigenito . All'uscita del sole un'asta entrò in Gesù e fu calato . E venne () il cadavere del crocifisso portato dei viventi tra lamenti alla vista giù . E fu il tradimento - che da retto si portava - che l'Unigenito portò in croce , uscì dalla famiglia (dei suoi più stretti) del crocefisso . Nella tomba per un cattivo entrò , fuori della città . E fu a risorgere , portato in alto fu , e rivelò () che dell'Unico il Figlio era . Di viventi una grande comunità fu a portare la Madre nel mondo , da Questi uscita .

Di seguito presento il risultato compatto dei 6 versetti Giosuè 8,29-35.

Giosuè 8,29 - Portarono l'Unigenito in croce i viventi per il serpente. (Pur) retto al mondo nell'agire fu appeso. Innalzarono sul legno l'Eterno nel tempo entrato. L'azione di un arciere portò a spegnere con un'asta l'Unigenito. All'uscita del sole sù un'asta entrò in Gesù e fu calato. E venne il cadavere del crocifisso portato dei viventi tra lamenti alla vista giù. E fu il tradimento - che da retto si portava - che l'Unigenito portò in croce, uscì dalla famiglia (dei suoi più stretti) del crocefisso. Nella tomba per un cattivo entrò, fuori della citta. E fu a risorgere, portato in alto fu, e rivelò che dell'Unico il Figlio era. Di viventi una grande comunità fu a portare la Madre nel mondo, da Questi uscita.

Giosuè 8,30 - Dell'Unico questi fu il Figlio al mondo. Gesù in vita ucciso dai potenti fu per la perversità del dio (primo serpente) del mondo (Cesare era il dio del mondo conosciuto al tempo di Gesù). Fu risorto il corpo da Dio, da dentro gli uscì dal corpo alla vista un ruscello.

Giosuè 8,31 - Così, l'Unigenito, la risurrezione dei corpi giù porterà al mondo ai viventi, alla luce uscirà il Servo il Signore riverrà, il Figlio risarà in Israele così come scritto dentro i libri della Toràh che in croce per liberare i viventi in sacrificio il Padre l'inviò. Sarà nei viventi bruciata col serpente la morte (con cui) che alle origini bruciò i corpi per azzerare il mondo. L'angelo bello dall'Altissimo (Lucifero) uscì con (altri) angeli dentro i corpi questi l'accompagnarono per aiutare e (poi) l'Altissimo portarono ad innalzare recandolo in croce. Dal serpente il Signore si porterà, sarà a questi dentro le tombe a portare il fuoco la vita risarà nei viventi.

Giosuè 8,32 - A recare sarà così alla fine dentro la risurrezione ai viventi, per l'azione il serpente uscirà, dell'Unigenito dentro l'energia sarà nei viventi, verranno a vivere per la risurrezione angeli, usciranno tutti riportati con i corpi puri per il fuoco entrato. Beati così tutti dentro potenti per il soffio inviato saranno, figli saranno retti di Dio.

Giosuè 8,33 - Ed il maligno il fuoco nei corpi Dio recherà e questi si verserà tra lamenti e, portata la risurrezione nei cuori, dai corpi sarà strappato via il soffio, dai cuori (dove) si era portato il rifugio nelle acque bollenti questi entrerà. E nei morti entrerà la potenza dell'Unico, i corpi, riportata l'energia, rilucenti dalla porta usciranno, retti usciranno, gli angeli saranno i viventi fuori ad accompagnare, alla destra del risorto Unigenito saranno. Dalla bara dentro il corpo saranno tutti nel Signore come pellegrini così nell'Unigenito allo spuntare a chiudersi su saranno a portarsi. Il primo serpente reciso, che li uccideva, annientato sarà nei viventi e ad entrare in prigione giù sarà portato. Del primo serpente dai viventi la potenza uscirà del male che era dentro, in cammino dall'Unico risorti con i corpi su li porterà dal mondo liberati per l'azione a casa aiutati dal Signore verranno i popoli retti nell'Unigenito nel cuore con i corpi, all'Unico i risorti invierà dal mondo.

Giosuè 8,34 - E nell'Unigenito a chiudersi nel corpo saranno così puri alla vista dell'Unico tutti retti rinati, dentro col corpo saranno entrati, il Crocifisso porterà i corpi fuori del mondo nella benedizione. E fuori, abbrustolito il serpente uscito per la rettitudine, la sposa così il Crocefisso porterà a casa dentro alla pienezza, avrà fatto frutti il Crocifisso portandoli dal corpo fuori.

Giosuè 8,35 - Per rifiutarlo al mondo si fece giudeo, dentro al corpo visse in prigione, per il rettile portare fuori dai viventi alla luce uscì l'Unigenito. Per bruciare nei corpi il serpente, che all'origine si versò nei corpi, l'Unico Gesù inviò in cammino per aiutare tutti, verserà al mondo la potente forza della risurrezione, dai corpi il primo serpente porterà fuori, l'angelo bruciato sarà nei viventi ed uscirà dai cuori il soffio portando fuori lo straniero che soggiorna in mezzo a loro.

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