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SAN GIUSEPPE...

 
IL PRIMO MATRIMONIO COL SIGNORE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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UN'OPINIONE PERSONALE
Premetto un succinto inciso sulla storia del sacramento del matrimonio.
Nei primi mille anni della Chiesa il matrimonio non fu un sacramento.
Venivano riconosciute dalla Chiesa le unioni secondo la legge ebraica ed anche romana, e poi del diritto germanico rivestendole con la propria visione etico-religiosa sulla vita matrimoniale con il rifiuto al ripudio o divorzio e del concubinato accanto al matrimonio principale.
Nell'attesa degli ultimi tempi gli scrittori cristiani affermavano il primato del celibato e della verginità e il matrimonio era quasi una concessione fatta a chi non sapeva vivere in castità a "remedium concupiscentiae".
Tale posizione fu già di San Paolo che scrisse "Ai non sposati e alle vedove dico: è cosa buona per loro rimanere come sono io; ma se non sanno vivere in continenza, si sposino; è meglio sposarsi che ardere." (1Corinzi 7,8s)
Nella lettera agli Efesini 5,21-33, però il matrimonio fu poi idealizzato dallo stesso San Paolo e presentato come un simbolo dell'unione di Cristo con la Chiesa:
"Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola".

Dopo l'editto di Milano (313) la Chiesa volle alcune modifiche al diritto vigente, in particolare l'introduzione del divieto di divorzio e di secondo matrimonio dei vedovi che poi non fu più in vigore, infatti, il vincolo del matrimonio secondo le leggi ecclesiastiche, decade se è sopraggiunta la morte del coniuge.
La Chiesa fece poi rientrare il matrimonio sotto l'egida del diritto canonico e il clero era tenuto ad accertare e far evitare consanguineità fino al quarto grado.
Nel Concilio Lateranense IV, 1215, la Chiesa cattolica regolamentò tra l'altro la liturgia per il matrimonio e gli aspetti giuridici relativi ad esso e nel 1439 nel Concilio di Firenze fu esplicitato chiaramente che il matrimonio doveva essere considerato dai fedeli come un sacramento.
Nella XXIV sessione (novembre 1563) il Concilio di Trento definì solennemente la natura sacramentale del matrimonio, condannando le dottrine protestanti che l'avevano invece negata.

Il primo matrimonio fu secondo Dio.
Fu un patto eterno a tre e non potrà mai finire da parte di Dio.
Questo patto, come del resto lo stesso Dio, fu rinnegato da parte dell'umanità.
Come rimedio per evitare che la rottura fosse eterna subentrò la morte fisica che sancisce la fine del peccare dell'uomo.
Ora, per tradizione la Torah è considerata coeterna a Dio.
La Torah però non sono solo le 10 Parole dei comandamenti o le 613 "mitzvot" da osservare che ne ricavano gli ebrei.
Questa parte di Torah è quella che vige per il tempo della vita mortale dell'uomo, perché relativa al tempo del peccato, e finirà con la morte dell'uomo.
La Torah, però è molto di più, infatti, è il contrassegno, la password di Dio, quanto del suo Nome Dio ha rivelato alla umanità tramite il popolo ebraico con cui fece alleanza con la Torah stessa, alleanza che ha valore eterno.
C'è, infatti, in essa la legge eterna dell'amore che vince la morte.
Quindi si può sostenere che il primo matrimonio fu un matrimonio secondo la Torah alla stregua dell'alleanza che Dio poi ripropose ad Israele.
Nel contempo, questa alleanza fu sigillata prima del peccato originale e prima della cacciata dal Gan Eden.
Tra i principio di fede ebraica di Maimonide viene affermano che: "La Torah è stata data dal Cielo; non cambierà in alcun tempo..."

Gesù stesso al riguardo della Torah ebbe a dire:
"Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge (Torah) o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto." (Matteo 5,17s)
Sono la Torah e le altre Sacre Scritture canoniche la profezia integrale che si deve compiere con cui Dio si rivelerà integralmente all'uomo per il matrimonio finale, sono anche il libro sigillato di cui dice l'Apocalisse il "Germoglio di Davide aprirà il libro e i suoi sette sigilli". (Apocalisse 5,5)
Tutti i matrimoni successivi furono matrimoni secondo la legge degli uomini e quelli nell'ebraismo secondo la Torah dei viventi con i precetti relativi che vedono il matrimonio come contratto che addirittura può interrompersi per l'adulterio ed in cui la legge dell'amore resta velata dalla legge degli obblighi.

La lettera ai Romani parla di ciò quando dice:
"O forse ignorate, fratelli - parlo a gente che conosce la legge - che la legge ha potere sull'uomo solo per il tempo in cui egli vive? La donna sposata, infatti, per legge è legata al marito finché egli vive; ma se il marito muore, è liberata dalla legge che la lega al marito. Ella sarà dunque considerata adultera se passa a un altro uomo mentre il marito vive; ma se il marito muore ella è libera dalla legge, tanto che non è più adultera se passa a un altro uomo." (Romani 7,1-3)

Ma in principio non fu così, il legame doveva essere eterno!

Prosegue San Paolo:
"Alla stessa maniera, fratelli miei, anche voi, mediante il corpo di Cristo, siete stati messi a morte quanto alla Legge per appartenere a un altro, cioè a colui che fu risuscitato dai morti, affinché noi portiamo frutti per Dio. Quando infatti eravamo nella debolezza della carne, le passioni peccaminose, stimolate dalla Legge, si scatenavano nelle nostre membra al fine di portare frutti per la morte. Ora invece, morti a ciò che ci teneva prigionieri, siamo stati liberati dalla Legge per servire secondo lo Spirito, che è nuovo, e non secondo la lettera, che è antiquata." (Romani 7,1-6)

Se la Legge fatta di prescrizioni è morta col battesimo e il matrimonio cristiano è un sacramento che lega gli sposi con Dio, c'è una ricostituzione con il primo matrimonio.
D'altronde è un sacramento del servizio come lo è il sacerdozio e "Tu sei sacerdote per sempre al modo di Melchisedek". (Salmo 110,4b)

Come tale, il legame tende ad essere eterno anche se la morte fisica può dividere temporaneamente.
Ciò non pare essere stato recepito fino alle sue estreme conseguenze.
In definitiva il matrimonio cristiano come sacramento convoca al matrimonio stesso anche il Signore che non è solo testimonio, ma interviene anche con la sua grazia santificante, così il matrimonio diviene anche patto di alleanza a tre.
È così mia personalissima opinione che il matrimonio cristiano sia unico e perduri anche dopo la morte fisica di uno dei due coniugi.
È pur vero che nell'eternità ci ameremo tutti nello stesso modo e non vi sarà preferenze di persona, ma è pur vero che vi sarà la risurrezione della carne ed i due sono una carne sola, perché aldilà delle questioni di sesso, per amore, si sono reciprocamente plasmati come sono l'uno con l'altra ed in comune hanno fatto opere buone e l'uno parteciperà dei meriti dell'altra e viceversa perché uniti intimamente per volontà di Dio.
I due sono un'entità nuova ricreata ad hoc da Dio stesso nella fedeltà.
Gesù stesso, peraltro, ha detto "Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi". (Matteo 18,6)

a.contipuorger@gmail.com


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