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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
LO SPIRITO DI VERITÀ

di Alessandro Conti Puorger
 
 

LA PAROLA DI VERITÀ
Quanto qui di seguito riportato è il naturale sviluppo e prosieguo dello studio - meditazione di cui all'articolo dal titolo "Il Kérigma di Cristo risorto nell'Antico Testamento" inserito in questo mio Sito.

I miei interventi in campo biblico in questo mio Sito sono caratterizzati da un approccio particolare in quanto prendono spunto dalle lettere ebraiche usate come apportatrici di stabili messaggi grafici e non solo come lettere di un alfabeto antico.
Queste sono tutte consonanti e anticamente non v'erano i segni di vocalizzazione; quindi, le prendo "nude" senza i puntini che servono ad indicare le vocali.
Tali lettere così considerate sono capaci a mio parere, perché questa è la mia esperienza, d'animare le Sacre Scritture e d'avvicinare lo spirito del lettore e scrutatore a quello di chi, ispirato, usò quelle lettere nell'Antico Testamento e, comunque, anche se avesse scritto in greco gli erano presenti nella mente come nel caso della gran parte degli autori del Nuovo Testamento.
Seguendo tale idea, secondo i criteri maturati nella mia ricerca, dalle Sacre Scritture ebraiche inserite nella Tenak o Bibbia ebraica s'ottengono, infatti, pagine di secondo livello tutte relative alle vicende messianiche.
Per contro sono utili anche per entrare nel profondo dei pensieri degli autori del Nuovo Testamento che pensavano in ebraico ed aramaico.
Segnalo alcuni passi importanti di tale ricerca sulle proprietà delle lettere ebraiche e del perché e del come ci si possano attendere testi nascosti, ricerca che esordì con "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche":
È opportuno ricordare che in ebraico "verità" si dice "'emet" o "'oemoet".
In rabbino quadrato, scrittura dei testi sacri, si scrive , ma è tradotta nella Bibbia in italiano anche con "sicuro, certo, retto, verace".
È, quindi, parola molto vicina, perché proveniente dallo stesso radicale, all'altro termine "amen" , "fede", tradotta spesso anche con "vero e verità, così è" da cui il nostro così sia.
"In verità in verità vi dico", peraltro, è un particolare modo di sottolineare la veridicità di un'affermazione usato per ben 25 volte solo da Gesù Cristo nei Vangeli.
Proprio perché l'origine della scrittura ebraica, in linea con la tradizione biblica che fa uscire gli ebrei dall'Egitto, ha radici in tale cultura sì che i segni delle lettere dell'alfabeto con cui è traslitterato l'ebraico possono avere anche valenza di geroglifici, è da andare a quella cultura per vedere se si trovano tracce utili a chiarire l'idea di "emet" verità.
Ora per gli Egizi la verità e l'ordine s'è auto generata al momento della creazione, dal mare d'energia primigenio il Nun, evitando il caos.
Ecco, quindi, la sua deificazione.
È perciò questa una dèa, la dèa Maat della verità, dell'equilibrio e dell'ordine cosmico, raffigurata da una donna con una piuma sulla testa.
Il primo compito del faraone era di presiedere al rispetto della Legge, così molti di quei sovrani portarono anche l'attributo di "Meri Maat", cioè "amato da Maat".
(Il nome Miriam della sorella di Mosè, potrebbe proprio ricordare quel epiteto.)


Cartiglio e immagine della dèa Maat


I morti anche per gli Egizi subivano un giudizio.
Il loro cuore era pesato nella "stanza delle due verità" su una bilancia a due piatti custodita da Anubi e se il cuore del defunto pesava più della piuma di Maat posta sull'altro piatto era divorato da Ammit (mostro con testa di coccodrillo e corpo di leone e d'ippopotamo) ed quel defunto restava negli inferi o "Duat", altrimenti l'anima pura andava con Osiride nei campi di giunchi e di messi detti di "Aarù".


Il giudizio: Anubi e Ammit


In sintesi il pensiero degli Egizi era che la verità era:

"originata da Maat "

Ciò trapela ancora dalle lettere ebraiche.
È chiaro però che tutto nel monoteismo d'Israele va riferito al Dio Unico, quindi, la verità e l'ordine cosmico sono il sigillo del creatore con cui:

"l'Unico la vita ha segnato ".

Tutto ciò premesso, entro nel vivo riprendendo il discorso sulla parola di Dio "verità" che là, nell'articolo "Il Kérigma di Cristo risorto nell'Antico Testamento" al paragrafo "Il primogenito dei morti", è uscita strettamente collegata al Kèrigma stesso.
È, infatti, il Kèrigma l'annuncio di Gesù Cristo morto e risorto con la buona notizia della vittoria sulla morte, contrario ad ogni esperienza di questo mondo.
Chi v'aderisce prendendone atto con riflessi concreti e conseguenti sulla propria vita, ha certamente ricevuto e chiuso nel cuore tale notizia e l'ha creduta vera, perché testimoniata nel proprio spirito.
L'esperienza che si fa nel mondo è che esiste la morte, ma la notizia del Kèrigma è che la morte è stata vinta da un uomo che n'è uscito risorto, perché l'amore vince la morte.
Chi porta la notizia è solo uno strumento scelto dallo Spirito di Verità per raggiungere l'eletto a riceverla.
Questa notizia è capace di vincere il mondo che pur con tutta la sua sapienza lascia comunque tutti nello stato di morituri ed al massimo conclude come Cicerone con "La vita dei morti è riposta nel ricordo dei vivi... Vita mortuorum in memoria est posita vivorum." (IX, 10)
Gesù Cristo invece ha elevato l'umanità, le ha aperto i cieli, assicurando come primizia un posto per tutti nel vita eterna.
Il credere a tale notizia è atto di libero accoglimento dello Spirito di Dio da parte dello spirito dell'uomo.
Lo Spirito di Dio viene, infatti, a liberare prigionieri provati e consci d'essere chiusi nella cella del proprio io, perché non riescono a superare i limiti dell'incapacità d'amare che li circondano e li separano come in una tenace bolla, impediti di passare all'altro per paura d'andare contro sé stessi e perdere così la vita, quindi soggetti ad una continua morte esistenziale, oltre che a quella fisica, ritenuta la fine dell'essere stesso.

Nel Vangelo di Giovanni, è da distinguere ciò che è chiamato "questo mondo" "cosmon tonton" da quello della creazione.
In vari versetti del Vangelo di Giovanni Gesù s'estranea da "questo mondo":
  • Giovanni 8,23 - "E diceva loro: Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo."
  • Giovanni 12,25 - "Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vi in questo mondo, la conserverà per la vita eterna."
  • Giovanni 12,31 - "Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori."
  • Giovanni 16,11 - "...riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato."
  • Giovanni 18,36 - "Rispose Gesù: Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù."
Come ha detto Papa Benedetto XVI (lectio divina 11.06.2012) "questo mondo" è da intendere la cultura prevalente che come c'era allora, "mutatis mutandis", c'è oggi, vale a dire un modo di vivere, ove non conta la verità, ma l'apparenza, non vi si cerca la verità, ma l'effetto, la sensazione.
Insomma, "questo mondo" è dove, sotto il pretesto della verità, si vuole affermare solo se stessi come vincitori.
La verità di Cristo man mano si svela gradualmente in tutta la sua ricchezza e profondità se s'inizia ad accettare Cristo e la sua vita come via.
Solo "vivendo la verità, la verità diventa vita e vivendo questa vita troviamo anche la verità", infatti, "E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio? Questi è colui che è venuto con acqua e sangue, Gesù Cristo; non con acqua soltanto, ma con l'acqua e con il sangue. Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità. Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza: lo Spirito, l'acqua e il sangue, e questi tre sono concordi." (1Giovanni 4,5-8)

Accade che chi aderisce col proprio spirito al Kèrigma, pur se resta in compagnia di tutti gli uomini di questo mondo in un mare in tempesta, con la certezza del patatrac finale, della malattia, della vecchiaia e comunque della morte, è salvato, perché ha ricevuto e chiuso nel cuore la notizia della vittoria sulla morte da parte dell'amore, notizia che ha creduto vera, perché testimoniata nel proprio spirito, tanto che l'avrà reso capace di muoversi dalla propria situazione di stallo e gli ha fatto chiedere aiuto alla persona viva del Risorto, perché gli elargisca il dono dell'amore, vale a dire lo Spirito Santo.
Questo ascoltatore, mosso dalla notizia, è così come salito su una barca certamente già ancorata, com'è la propria speranza, saldamente nei cieli.
Tale pensiero trova conferma nei seguenti passi:
  • Colossesi 1,3-8 - "Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi, in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito l'annunzio dalla parola di verità del vangelo che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, che avete appresa da Èpafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo, e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito."
  • Ebrei 6,18-20 - "...nell'afferrarci saldamente alla speranza che ci è posta davanti. In essa infatti noi abbiamo come un'àncora della nostra vita, sicura e salda, la quale penetra fin nell'interno del velo del santuario, dove Gesù è entrato per noi come precursore, essendo divenuto sommo sacerdote per sempre alla maniera di Melchìsedek."
Nell'intera Bibbia tradotta in italiano la parola "verità" si trova circa 290 volte, di cui solo meno di 80 nell'Antico Testamento e 210 nel Nuovo Testamento ed in questo ben 95 volte negli scritti Giovannei.
Ciò conferma le asserzioni del primo capitolo del Vangelo di Giovanni:
  • Giovanni 1,14 - "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità."
  • Giovanni 1,17 - "...la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo."
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