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IL CORPO E LA PREGHIERA NELL'EBRAISMO
L'ebreo osservante prega ogni giorno tre volte a casa o in sinagoga: la sera, la mattina e il pomeriggio.
È da aggiungere che i fedeli benedicono Dio con benedizioni, le "berachot", in ogni momento della vita con lo scopo di ricordarsi di Lui e di ringraziarlo per ogni cosa.
Ho già sottolineato come la voce nell'Antico Testamento è una componente importante per la preghiera in quanto è questa intesa moto di tutto se stesso verso il Signore.
Durante la preghiera, infatti, è importante la posizione del corpo.
Posizione corretta è a piedi uniti, le mani giunte poste all'altezza del cuore, la faccia rivolta a Gerusalemme e, in precisi momenti, un lieve inchinarsi oscillante del tronco.
L'orante maschio si pone un copricapo, la "kippah", segno di umiltà a significare di essere certo che c'è qualcuno sopra di lui, e i "tefillin" o filatteri vale a dire due astucci sulla testa e sulla mano contenenti brani della Torah strette al corpo con stringhe di cuoio nere che ricordano i legami col Signore tramite l'alleanza. BR>
È al riguardo importante questa citazione tratta dal Salmo 35:
"Tutte le mie ossa dicano:
Chi è come te, Signore,
che liberi il povero dal più forte,
il povero e il misero da chi li rapina?" (Salmo 35,10)
Analogo è il contenuto del Salmo 6,3:
"Pietà di me, Signore: vengo meno;
risanami, Signore: tremano le mie ossa."
Le "mie ossa" è espressione che equivale a dire "me stesso".
Questa espressione le "mie ossa" si trova 22 volte nella traduzione C.E.I. in italiano con inizio da quando l'uomo, l'Adamo indiviso, dice: "Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa" (Genesi 2,23) per la donna che Dio gli trae fuori dal costato.
Molti ebrei quando pregano e quando studiano la legge, appunto, si dondolano avanti e indietro come si può notare al muro del pianto a Gerusalemme.
In Yiddish questo movimento è detto "shokelin".
Il Talmud collega tale usanza proprio a quel versetto Salmo 35,10.
I mistici ebrei, ossia coloro che s'interessano di Qabbalah, interpretano questo muoversi al pari della fiammella tremolante dell'anima, scintilla dello spirito divino che entra in comunione con la sua sorgente.
Il filosofo ebreo Judah Halevi (1075-1141) al riguardo propose una spiegazione più pratica in quanto lo spostarsi continuamente sarebbe stato all'origine connesso alla scarsità di libri di preghiera, che faceva sì che il lettore si spingeva avanti per leggere e indietro per consentire agli altri di leggere a loro volta.