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L'ACCIDENTE DEL DISORDINE
Nasce così il pensiero che la creazione è un atto d'amore diffusivo della divinità per far partecipare creature e cooptarle alla dimensione divina della perfezione.
Dalla non esistenza, passando nel divenire del vivere, il vertice della creazione verrà accolto nell'esistenza assoluta.
A ciò perverrà per accettazione con libera scelta, riconoscendo ed accogliendo la grazia alla partecipazione a cui è chiamato.
Ecco che riferendo all'uomo l'elezione al vertice di tale creazione, questi vi perverrà per grazia, ma superando continuamente dei bivi, che comportano un cammino di crescita ed in cui l'uomo può esercitare la libertà di scelta.
Ogni bivio comporta un attrito in quanto in ogni contingenza che si presenta è da superare un gradino per pervenire all'Essere e l'individuo lo fa quando accetta il dono della luce che sente proposto rispetto alla tenebra.
Il passaggio inizia in questa vita e quindi è graduale, implica la libertà e l'accettazione di un dono.
È quindi una continua prova.
La proposta ha quindi sempre due facce.
C'è una lotta da intraprendere per la crescita.
Come riferisce Genesi 2,7 Dio "plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito
di vita e l'uomo divenne un essere
vivente."
Rispetto agli animali che hanno solo il "noefoesh"
il respiro di vita, l'uomo ha anche il soffio
di Dio, l'anima eterna, perché dall'intimo dell'Eterno, che implica un progetto di cambiamento di natura.
Questo soffio è una marcia in più, un progetto di vita superiore che, appunto, attrae l'uomo e lo incita a superare l'istinto e la vita animale.
Tale salto comporta una fatica, uno sforzo da compiere con la volontà, ma con possibilità di esito favorevole con l'aiuto di Dio grazie al suo soffio operativo che è pronto su richiesta ad operare in favore dell'uomo.
Nel racconto detto della caduta di Adamo ed Eva in Genesi 3, appare la figura del serpente con queste parole: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici..." (Genesi 3,1)
Questo serpente nasconde però un nemico dell'uomo.
Le lettere delle prime parole
"Il serpente era il più astuto...", lette in altro modo, ci possono, infatti, dire che "Si portò
al mondo
l'angelo
che nasconde
la luce
ai viventi
;
da nemico si portò
del vivere
."
Poi continua "...di tutti gli animali selvatici..."
lettere che possono essere lette "nei viventi
della rettitudine
il vigore
sarà
a finire
per l'entrata
del demonio
nel mondo
".
Il demonio "shad"
,
infatti, è colui che la luce
impedisce/sbarra
.
Questo è il nemico della creazione e suggerisce il disordine per impedirla.
L'uomo agli inizi ha così trovato nel proprio percorso di crescita verso la divinità un gradino su cui è inciampato, gradino che trova ogni uomo e lo incita a seguire una via più facile senza gradini da superare, ma questa via porta al comportamento bestiale vale a dire alla morte, evento che nella Bibbia segue al Là, nel racconto di Caino ed Abele in Genesi 4, si legge: "Il Signore disse allora a Caino: Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e tu lo dominerai." (Genesi 4,6-7)
Questo istinto porta al peccato.
Qui si parla di peccato come una realtà e di un istinto di peccato nell'uomo.
Dio ne parla dopo la caduta e ribadisce poi in un suo commento nel racconto del diluvio "...l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza..."(Genesi 8,21)
L'uomo Adamo, fin dall'adolescenza, cioè nei primi tempi della formazione, ha ricevuto una inclinazione al male che Dio non intendeva dargli, ma che Adamo ha scelto nell'ambito dei margini della propria libertà ed ha trasmesso a tutti i propri figli.
Si pensi che, morto Abele, quando nacque Set, Adamo aveva vissuto meno del 14% della propria vita (Adamo a 130 anni ebbe il figlio Set - Genesi 5,3 - e visse 930 anni - Genesi 5,5).
In pratica Adamo quando incontrò l'inciampo in cui fece il sacramento di mangiare dell'albero proibito, infatti, era poco più che un ragazzo.
Il mangiare di quel albero è ciò che nel cristianesimo fu definito il peccato originale!
Quello fu il primo disordine commesso dall'uomo, inteso come diniego ad un ordine o comando dato da Dio.
Al primo ostacolo l'uomo, inciampò.
Fermò in se stesso il progetto di Dio ricevuto col soffio, la "nismat"
.
Per l'uomo rimase viva sono la "nofoesh"
la vita come hanno gli animali, per di più sotto l'ordine schiavizzante di un angelo
orgoglioso
.
Vale purtroppo quanto sottolinea la lettera di Giacomo: "...se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la verità. Non è questa la sapienza che viene dall'alto: è terrena, carnale, diabolica; poiché dove c'è gelosia e spirito di contesa, c'è disordine e ogni sorta di cattive azioni. La sapienza che viene dall'alto invece è anzitutto pura; poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza parzialità, senza ipocrisia. Un frutto di giustizia viene seminato nella pace per coloro che fanno opera di pace." (Giacomo 3,14-18)
Come abbiamo sottolineato Dio avverte di peccato Caino in Genesi 4,6-7 e peccato ed anche peccatore in ebraico è "chita't"
che si può dividere in
che porta al concetto di grano
e in
che ricorda il verbo venire
,
cioè ecco il pensiero "viene col grano" o anche col grano
()
l'Unico
lo finirà
.
Questo peccato o meglio personificato peccatore
di nascosto
nel cuore
venne
().
Ce n'è a sufficienza per cogliere la stretta conseguenza di ciò con la parabola di Gesù sul grano e la zizzania: "Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo! E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio." (Matteo 13,24-30)
Secondo l'autorevole pensiero di Gesù un nemico dell'uomo venne mentre tutti dormono, quindi, nella notte come ho anticipato con le lettere dal racconto della creazione appena apparve la parola notte.
Gesù stesso spiegò poi così questa parabola: "Colui che semina il buon seme è il Figlio dell'uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l'ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!" (Matteo 13,37-43)
Ed ancora, se si considera la parola ebraica per grano
e la lettera "tet"
come il germe, il chicco, la gemma, ciò che porta la vita, utero della vita, l'amore che deve aprirsi, tenuto conto che la "chet"
è come una tomba o luogo chiuso e nascosto, si ha "dalla tomba
chi ama
uscirà
".
Si comprende allora che il detto di Gesù "In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (Giovanni 12,24) è strettamente connesso alla lettura della parola grano con l'uso delle lettere come icone, perché
si ha nascondendo "nel chiuso
il chicco
si aprirà
".
In definitiva il progetto di Dio sull'uomo parve subire una sosta.
La Bibbia ci propone che proseguì solo con sporadiche ispirazioni ad Abramo e alla sua discendenza, quindi destò in un popolo, che liberò dalla schiavitù, l'attesa del Messia, di un consacrato, vero Dio e vero uomo, salvatore e redentore dell'umanità in grado di portare la grazia di Dio e riattivare il disegno d'elezione per tutti gli uomini annullando la maledizione del serpente, del peccato e della morte.