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GLI ESPLORATORI DELLA TERRA PROMESSA
di Alessandro Conti Puorger

ANCORA SUGLI ESPLORATORI DI CANAAN
Nella Bibbia, detta Tenak nell'ebraismo, nel IV libro del Pentateuco o "Torah", detto in italiano de i "Numeri" ed in ebraico il "Bemidbàr", cioè "nel deserto" ai capitoli 13 e 14, è riportata la narrazione di un primo invio da parte di Mosè di alcuni esploratori dalla base di Qadesh Barnea, dal deserto di Sin ai margini del Negheb nel territorio che poi sarà chiamato Palestina.
Mosè, infatti, per ordine del Signore, da Kadesh Barnea, mandò 12 spie ad esplorare Canaan, ove Dio voleva guidare il popolo d'Israele, scegliendo a tale scopo un capo tra i principi da ciascuna delle 12 tribù.
Chi andò più lontano, oltre Damasco, dovette percorrere anche oltre 800 km complessivi tra andata e ritorno, con alcuni giorni di sosta e fu così che per l'impresa occorsero 40 giorni, 40 come gli anni poi del girovagare di quel popolo di fuoriusciti dall'Egitto per il deserto, prima di poter entrare nella terra promessa.
Questi dodici dovevano guardare la terra, se buona o cattiva, se grassa o magra, se alberata o no, i popoli, se forti o deboli, se scarsi o numerosi, le città, se fortificate o meno.
L'esplorazione in definitiva, com'è noto, però, ebbe un esito negativo per mancanza di fede degli esploratori e del popolo.
Dieci di quei dodici, infatti, al ritorno, dopo quei 40 giorni, fornirono informazioni terrorizzanti sulla forza militare delle popolazioni che abitavano quel paese e pur se i due, Giosuè, "Iehoshua'" cioè "IHWH () salva ()", e Caleb "retto di cuore ", dando per certa l'alleanza e la conseguente protezione da parte del Signore, cercarono di dar forza al popolo, mostrando tra l'altro i frutti di quella terra, tra cui un tralcio con un enorme grappolo d'uva tanto da dover essere portato in due, non furono ascoltati.
Vennero ascoltati invece gli altri esploratori e da parte del popolo si sollevò una gran mormorazione contro Mosè, tanto che intervenne la punizione da parte del Signore stesso.
Quei dieci morirono subito "per un flagello davanti al Signore" (Numeri 14,37) che poi lasciò vagare il popolo per 40 anni nel deserto finché gli adulti non furono tutti morti.
Solo i due, Giosuè e Caleb, con i giovani che avevano allora meno di 20 anni, una generazione nuova, potrà entrare, solo 40 anni dopo, in quella terra.
Giosuè peraltro divenne partecipe e successore dell'autorità di Mosè, infatti:

"Il Signore disse a Mosè: Prenditi Giosuè, figlio di Nun, uomo in cui è lo spirito; porrai la mano su di lui, lo farai comparire davanti al sacerdote Eleazaro e davanti a tutta la comunità, gli darai i tuoi ordini in loro presenza e lo farai partecipe della tua autorità, perché tutta la comunità degli Israeliti gli obbedisca... Mosè fece come il Signore gli aveva ordinato..." (Numeri 27,18-22)

Giosuè, così, succeduto a Mosè, avuta via libera dal Signore, guidò il popolo eletto, ma prima d'intraprendere la conquista della Terra Promessa, come racconta il capitolo 2 dell'omonimo libro di Giosuè, inviò due esploratori alla città di Gerico, la prima città da vincere, quella che sarà la porta da cui poi sarebbe iniziata la conquista.
Di entrambi gli eventi, dei primi 12 e poi dei 2 esploratori inviati 40 anni dopo, mi sono già interessato con gli articoli:
Di Giosuè ho scritto anche in "Giosuè e la congiura dei re".

Vi sono però ancora vari aspetti legati a quelle esplorazioni che avranno riflessi nella successiva conquista, non presentati allora, ma di cui avevo conservato nota da approfondire in un secondo tempo e che ora hanno dato spunto a quest'articolo.
Come facilmente si può costatare in questo mio Sito, la maggior parte dei miei articoli prende occasione da qualche curiosità mossa da episodi o personaggi delle antiche Sacre Scritture della Bibbia, ma poi si indirizza a leggere i testi che li propongono per cercarvi, per decriptazione, pagine di secondo livello relative all'attesa che c'era sul compiersi dell'epopea del Messia che, è mia comprovata opinione, è il motore nascosto proprio di quelle Sacre Scritture.
Tale, infatti, è il filone principale della mia ricerca iniziata tanti anni or sono, esplosa alla fine degli anni 90 e che presentai in Internet a partire dal 2003-4 con un articolo "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche", ora riportato in questo mio Sito.
Su questo tema più generale legato ad una lettura dei testi in modo diverso anche con l'aiuto delle lettere dell'alfabeto ebraico usate come icone, propongo questi miei articoli ove l'ho sviluppato:
I Padri della Chiesa hanno visto gli eventi raccontati nel libro di Giosuè quale profezia di eventi legati al Cristo e ai Vangeli.
In definitiva si possono intravedere le seguenti prefigurazioni:
  • Giosuè porta al nome di Gesù.
  • La successione da Mosè a Giosuè prepara il passare dalla legge alla grazia, dall'Antico Testamento al Vangelo.
  • La terra promessa è il Regno di Dio annunciato da Gesù.
  • La circoncisione è figura della circoncisione del cuore, il dono del cuore nuovo, il catecumenato per ricevere il Battesimo.
  • L'attraversamento del Giordano per entrare nella Terra Promessa è figura del Battesimo, ossia l'ingresso attraverso la Chiesa nel Regno di Dio.
  • La celebrazione della Pasqua nella terra promessa prepara quella della Nuova Alleanza.
  • La caduta di Gerico profetizza la caduta del regno del maligno.
  • La salvezza della prostituta Rachab ci parla della chiamata dei gentili.
  • La lotta contro i 7 popoli nemici è la lotta spirituale contro le passioni del cuore dell'uomo.
  • L'assemblea di Sichem prefigura Gesù che invita a stipulare una Nuova Alleanza col discorso della montagna in Matteo 5,7.
RACHAB DI GERICO
È da premettere una semplice considerazione da tenere presente nel prosieguo.
Solo Giosuè e Caleb erano i testimoni rimasti vivi dei fatti della prima esplorazione e le informazioni conseguite in quell'esperienza, non necessariamente scritte nel testo, erano tutte e sole di loro.
I luoghi da loro visitati e i punti deboli osservati saranno perciò le informazioni utili e necessarie che torneranno a loro favore per la conquista successiva.

Del primitivo rapporto, infatti, si sa soltanto che i due, assieme, come un sol uomo, dissero agli Israeliti:
"La terra che abbiamo attraversato per esplorarla è una terra molto, molto buona. Se il Signore ci sarà favorevole, ci introdurrà in quella terra e ce la darà: è una terra dove scorrono latte e miele. Soltanto, non vi ribellate al Signore e non abbiate paura del popolo della terra, perché ne faremo un boccone; la loro difesa li ha abbandonati, mentre il Signore è con noi. Non ne abbiate paura." (Numeri 14,7-9)

Avevano perciò fatto la stessa esperienza e tratto la medesima conclusione favorevole ed è così da ritenere che nell'esplorazione avevano fatto unità di spiriti, cioè gruppo assieme, guidati in modo speciale dal Signore stesso.
Debbo così concludere che i due furono a suo tempo a Gerico e avevano evidentemente notato che "la loro difesa li ha abbandonati", quindi, che vi erano brecce nelle mura come risulta dagli scavi archeologici di cui ho accennato in "La conquista di Gerico".

Scrivevo allora: "Al tempo in cui la Bibbia riferisce che arrivò Giosuè, Gerico era già in rovina o comunque le sue mura non erano più continue e la città non era più nel suo splendore massimo di alcuni secoli prima, anche se è possibile che fosse abitata. Non era più però la piazzaforte di un tempo avendo già mura diroccate in più parti, ridotta ad un piccolo centro di scarsa importanza. Gli scavi però non hanno rivelato tracce di ricostruzione di mura che si possano riferire a dopo l'invasione Israelitica del XIII secolo a.C., come appunto se si fosse voluto lasciare la città così a monito per sempre. Inizio dallo spunto principale da cui possono seguire altre deduzioni."

La nuova esplorazione da parte delle due spie inviate da Giosuè era evidentemente intesa ad accertare se dopo 40 anni la situazione fosse immutata o meno.
È chiaro che, pure se il testo non lo dice, certamente Giosuè istruì bene i due nuovi esploratori su quanto aveva visto lì a suo tempo.

Apro un inciso sull'età di questi esploratori.
Giosuè: Prima dell'invio tra i 12 esploratori si legge in Numeri 11,28 "Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza" il che fa comprendere che Giosuè allora era ancora molto giovane, forse da poco aveva superato i venti anni, eppure Mosè gli aveva detto: "Scegli per noi alcuni uomini ed esci a combattere contro Amalec" (Esodo 17,9) ne consegue che Giosuè era noto come abile combattente addestrato all'arte della guerra fin dalla giovinezza, in quanto suo nonno Elisama, era il capo della tribù di Efraim, discendente da Giuseppe, una tribù ben armata uscita dall'Egitto "Dio guidò il popolo per la strada del deserto verso il Mare Rosso. Gli Israeliti, ben armati uscivano dal paese d'Egitto" (Esodo 13,18) ed evidentemente proprio Giosuè fu a capo dei primogeniti fuoriusciti.
(Vedi: "La risurrezione dei primogeniti")

Caleb dice di se stesso in Giosuè 14,7: "Avevo quarant'anni quando Mosè, servo del Signore, mi inviò da Kades-Barnea a esplorare il paese e io gliene riferii come pensavo."
I due esploratori inviati a Gerico, di cui è detto in Giosuè 2, trovarono riparo nella casa di una donna di nome Rachab , definita dal testo una "zonah", termine che viene tradotto "prostituta".

Questo termine "la prostituta" è stato appiccicato a questa donna come un aggettivo qualificativo ogni volta che è nominata, non solo nell'Antico Testamento in Giosuè 2,1-21; 6,17; 6,22-25, ma anche nel Nuovo Testamento, in Ebrei 11,31 ed in Giacomo 2,25, a guisa che quella precisazione di "prostituta" fosse un appellativo di merito.
Si sa dal libro di Rut 4,21 che fu sposa di Salmon, e fu la madre di Boaz, la nuora di Rut, e la trisavola di Davide.
Questa donna, quindi, è molto importante, perché entra nella genealogia del Messia, idea ripresa per Gesù in Matteo 1,5 "Salmon generò Booz da Rachab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse" e quest'ultimo fu il padre di Davide.
Per la tradizione ebraica (Vedi: Dizionario "Usi e leggende ebraiche" - Alan Unterman) peraltro questa Rachab fu la progenitrice di molti profeti ed è ritenuto anche che fu sposa di Giosuè ed il profeta Geremia sarebbe stato tra i suoi lontani discendenti, come ho riferito nel secondo dei segnalati articoli.
(Pare che così abbiano concluso antichi rabbini: Genebrardo e Serario)
Lei divenne una virtuosa convertita all'ebraismo, come racconta lo stesso libro dei Giudici "Giosuè lasciò in vita la prostituta Raab, la casa di suo padre e quanto le apparteneva. Ella è rimasta in mezzo a Israele fino ad oggi, per aver nascosto gli inviati che Giosuè aveva mandato a esplorare Gerico." (Giosuè 6,25)

I nomi ebraici dei personaggi biblici hanno in sé la profezia della propria storia e in ebraico Rachab è "ampio, largo", quindi, in un certo senso "longanime".
Leggendo poi con i criteri di "Parlano le lettere" i singoli segni di si ottiene: "il corpo racchiuderà dentro " e "il corpo in grembo ".
Di chi sarà il corpo che racchiuderà dentro?
Beh, nei suoi lombi ci sarà anche il corpo che prenderà il Signore secondo la genealogia di Matteo 1!
E Rachab si mostrò "longanime" verso quelle spie, perché era stata colpita dalla nomea che s'era fatta attorno al "Dio" che aiutava gli Israeliti.

Gli ebrei ortodossi, però, almeno i più tradizionalisti, per i meriti di Rechab, eccepiscono sul fatto che fosse una prostituta nel senso stretto sessuale principale della parola.
Ora, oltre all'accezione sessuale di meretrice, prostituta, il participio femminile "zonah" del radicale ebraico del verbo "fornicare", fornicatrice, però riguarda anche il senso figurato di avere segrete intese con qualcuno, esempio con i nemici della patria, con gli esponenti del partito avversario, cosa che di fatto proprio così ha a proprio carico e merito la nostra Rachab e forse, pensando bene, proprio per questo motivo fu così ricordata.

In aggiunta in quelle lettere del radicale vi è anche il senso di nutrire e trattare bene, tant'è che in Geremia 5,8 vi si trovano i "muzanim" cavalli ben pasciuti e in Daniele 4,8 si parla di nutrirsi con "ittezin".
Ora Rachab aveva la sua casa "...addossata alla parete delle mura, e là ella abitava..." (Giosuè 2,15)
Da un versetto precedente, il 13, si apprende che a Gerico, e non si sa se nelle vicinanze, vivevano anche il padre, la madre, i fratelli e le sorelle di Rachab che vennero poi salvati dagli Israeliti dallo sterminio che seguì alla presa di Gerico Per la posizione favorevole, essendo sopra le mura della città, evidentemente quell'abitazione era una casa - albergo condotta dalla famiglia ove si poteva trovare da dormire e da mangiare bene.
Se poi fossero disponibili anche altri tipi di "servizi" da parte di addette speciali forse è anche possibile tanto più che presso i cananei la prostituzione non era considerato un mestiere infamante.
Sta il fatto, comunque, che i due esploratori, semplicemente: "Lì dormirono." (Giosuè 2,1)

Gerico, città importante della Palestina di allora, evidentemente 40 anni prima era stata visitata dai primi esploratori.
Si pensi che la prima esplorazione partì dal deserto di Sin, dal Negheb da Kadesh Barnea ove il popolo era accampato e alcuni dei dodici certamente arrivarono oltre Damasco, vicino ad Aleppo, "fino Rechob, all'ingresso di Chamat", secondo Numeri 13,21.
Quel Recob ha le stesse lettere di Rachab e mi pare una voluta traccia che dà da pensare che si voglia in Giosuè 2,1 col nome Rechab di quella donna come volersi collegare a quella prima esplorazione che arrivò fino a Recob.
Qualcuno, e precisamente una coppia di esploratori, era evidentemente già stata a Gerico, perché è da pensare che quei 12 fossero mandati a due a due, sia per non farsi notare, sia in relazione alla vastità del territorio da esplorare, come i 12 apostoli che vennero inviati da Gesù: "Allora chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a due a due..." (Marco 6,7)
Giosuè era stato uno dei 12 esploratori e Giosuè è colui che 40 anni dopo invia i due esploratori a Gerico.

Ne viene fuori l'ipotesi, ma non del tutto peregrina, che chi arrivò a Gerico la prima volta fu proprio Caleb con Giosuè, onde questi conosceva bene il territorio e la toponomastica della città e... forse la stessa casa - albergo vicino alle porte delle mura.

Perché era importante quella casa?
Proprio per quel particolare, tant'è che poi Racab fece fuggire gli esploratori ormai ricercati dalle autorità di Gerico, facendoli calare fuori dalle mura con una corda dalla finestra mettendoli così in salvo.
Racab raccomandò loro di nascondersi sulle montagne per tre giorni finché quelli di Gerico avessero smesso di cercarli.

È da pensare, allora, che tutto ciò facesse parte della missione che aveva suggerito Giosuè.
Prima Rachab li aveva nascosti sulla terrazza sotto degli steli di lino, "pishetti hae's", che là conservava per farli essiccare.
Questa Rachab evidentemente tesseva tuniche bianche di lino per il padre e i fratelli e produceva lenzuoli candidi per la sua casa.

Quelle , però sono anche lettere profetiche che dicono cose relative al racconto "il Verbo l'aveva illuminata , le aveva indicato di Iah il consiglio ()", ma anche future, perché parlano del "Verbo che risorgerà , il Crocifisso sarà ad uscire dal legno della croce".

Fu così, prima di andarsene, che i due uomini le suggerirono di legare alla sua finestra (Giosuè 2,18) una cordicella, "tiqvat" , di filo, "chut" , scarlatto, "hasshani" , che avrebbe segnalato la sua casa agli Ebrei quando fossero entrati in città.
Da , si può leggervisi, infatti: "dalla croce si versa portandosi dal Crocifisso dal nascosto per un'asta che il cuore gli ha aperto della risurrezione l'energia nell'esistenza ."
Questo filo rosso, di fatto, è come il rivolo di sangue che esce dal Crocifisso e reca la salvezza.

La famiglia che abitava quella casa molti anni prima aveva evidentemente ricevuto un annuncio che era penetrato nei cuori dei propri membri ed avevano continuato a sentire notizie dai viandanti che arrivavano al loro albergo.
Di questo annuncio 40 anni dopo si trova l'eco dalle stesse parole di Racab ai due esploratori: "So che il Signore vi ha consegnato la terra. Ci è piombato addosso il terrore di voi e davanti a voi tremano tutti gli abitanti della regione, poiché udimmo che il Signore ha prosciugato le acque del Mar Rosso davanti a voi, quando usciste dall'Egitto, e quanto avete fatto ai due re amorrei oltre il Giordano, Sicon e Og, da voi votati allo sterminio. Quando l'udimmo, il nostro cuore venne meno e nessuno ha più coraggio dinanzi a voi, perché il Signore, vostro Dio, è Dio lassù in cielo e quaggiù sulla terra." (Giosuè 2,9-11)
Sorge così l'idea che Giosuè, memore dell'accoglienza ricevuta 40 anni prima in quella casa, ove aveva conosciuto i genitori di Racab, forse allora ancora nemmeno nata, voleva salvarli dallo sterminio a cui erano votati gli abitanti di Gerico.
Dopo la presa della città Giosuè (6,23-25) mandò i due esploratori già ospitati da Rachab per salvarla con la sua famiglia dalla distruzione e da allora" Racab abitò in mezzo ad Israele", e divenne trisavola del Re Davide, dalla cui discendenza sarebbe nato il Messia.

IL RITIRO DI GIOSUÈ
Si legge al capitolo 19 del libro di Giosuè che "Quando gli Israeliti ebbero finito di ripartire il paese secondo i suoi confini, diedero a Giosuè, figlio di Nun, una proprietà in mezzo a loro. Secondo l'ordine del Signore, gli diedero la città che egli chiese: Timnat-Serach, sulle montagne di Efraim. Egli costruì la città e vi stabilì la propria dimora." (Giosuè 19,49s)
Tale località è identificata con l'odierna Khirbet Tibnah, a 40 Km circa a sud ovest di Sichem, l'odierna Nablus, al bordo occidentale della regione montagnosa che guarda verso la pianura costiera.
In 1Maccabei 9,50s tale città è detta Tamnata: "Bàcchide tornò in Gerusalemme ed edificò fortezze in tutta la Giudea: le fortezze di Gèrico, Emmaus, Bet-Coròn, Betel, Tamnata, Piraton e Tefon con mura alte, porte e sbarre e vi pose un presidio per molestare Israele."
Da quell'inciso "Secondo l'ordine del Signore, gli diedero la città che egli chiese" rivela che tale luogo era particolarmente caro a Giosuè, perché qualche evento era legato a quel luogo.
Qui proprio lui, Giosuè, vi costruì la città, che quindi prima era solo una località della regione montuosa di Efraim.
È evidente che fu lui stesso a dare il nome alla città.

Dal testo risulta che la chiamò Timnat-Serach.
C'è un evidente riferimento ad un punto cardinale, il sud, il mezzogiorno per l'indicazione "teman" o "teiman" .
Inoltre, "serach" viene dal radicale che ha sia il significato di "avanzare, ricadere, ridondare" sia di "dispendersi, espandersi" come se là ci fosse o si volesse ricordare un mezzogiorno che si allarga, che si espande, insomma il famoso evento raccontato in Giosuè 10,12s "...quando il Signore mise gli Amorrei nelle mani degli Israeliti, Giosuè disse al Signore sotto gli occhi di Israele: "Sole, fèrmati in Gàbaon e tu, luna, sulla valle di Aialon. Si fermò il sole e la luna rimase immobile finché il popolo non si vendicò dei nemici."

Scrive il profeta Abacuc nel libro omonimo "Dio viene da Teman, il Santo dal monte Paràn. La sua maestà ricopre i cieli, delle sue lodi è piena la terra." (Abacuc 3,3)
Là in quella città che aveva costruito: "...Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni e lo seppellirono nel territorio della sua eredità, a Timnat-Serach, sulle montagne di Èfraim, a settentrione del monte Gaas."(Giosue' 24,29s)

Nel villaggio di Timnat in arabo Kifl Haress, la tradizione, nella piana sotto il monte Gaas, ritiene vi siano le tombe di Caleb, di Giosuè e di Nun, perché il territorio fu eredità di Giosuè che vi costruì la città in cui fu sepolto.
Questa montagna Gaas, che in effetti è "Ga'sh" , pare fosse un antico vulcano, nome ricordato anche in 2Samuele 23,30 "Iddài di Nahale-Gaàs".
Le lettere di "Ga'sh" , infatti, confermano: "scorrere si vede il fuoco ".

Il profeta Isaia in 28,21 quando dice "Poiché come sul monte Perasìm si leverà il Signore; come nella valle di Gàbaon si adirerà per compiere l'opera, la sua opera singolare, e per eseguire il lavoro, il suo lavoro inconsueto.", pare proprio che parli di quel fatto come se fosse provocato da un vulcano ove "Har perizi" " è un monte che si rompe , quindi come un vulcano, sinonimo di quel "har gaash".
Alcuni così concludono che Giosuè in definitiva sapeva che si trovava ai piedi di un vulcano e desiderava che i suoi fumi oscurassero la zona, quindi, non "fermati sole", ma "oscurati sole"!
Ecco che quel "serach" , se letto con i segni, confermerebbe, in quanto starebbero a dire, "i cerchi (del sole e della luna) un corpo (ad esempio il fumo del vulcano) nascondesse ".

È poi da segnalare che in Giudici 2,8s che è un parallelo di Giosuè 24,29s è scritto: "Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni e fu sepolto nel territorio della sua eredità, a Timnat-Cheres, sulle montagne di Èfraim, a settentrione del monte Gaas."
Qui, però "Timnat serech" è scritto con le lettere permutate "Timnat cheres" e ricorda indirettamente un modo di definire il sole in Giobbe 9,7 ove scrive: "Comanda al sole ed esso non sorge e alle stelle pone il suo sigillo", onde qui in Giudici 24,29s chiaramente il testo richiama il miracolo del nascondimento del sole.

IL GRAPPOLO D'UVA
Nella prima spedizione una coppia di esploratori, evidentemente al ritorno della spedizione stessa, dopo essere stati nei luoghi che s'erano previsti di esplorare, per provare ai fratelli accampati a Kadesh Barnea la ricchezza della Terra Promessa da loro attraversata, raccolsero delle prove in un posto il cui nome Escol "'eshcol" ricorderà l'evento, in quanto là presero tra l'altro un grappolo enorme di uva che appunto in ebraico si dice "'eshcol".


Questi due esploratori furono certamente i due che dissero bene di quella terra e furono testimoni veraci che il Signore poi premierà, ossia Kaleb e Giosuè.
Quando gli altri 10 vedevano giganti invincibili, i due vedevano Dio, per cui le città con mura elevate, per loro in Dio erano già crollate e sconfitte ed ove per gli altri c'erano avversari difficili da sconfiggere vedevano frutta da raccogliere.

Questi due, infatti, "Giunsero fino alla valle di Escol e là tagliarono un tralcio con un grappolo d'uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi."

Nell'articolo già segnalato "Caleb figlio di Iefunne, lo scout amico di Giosuè" ho tra l'altro decriptato l'intero capitolo 13 del libro dei Numeri ove si trova quel versetto.
Di tale versetto ora riporto il testo ebraico e la dimostrazione del risultato ottenuto.





Numeri 13,23 - E Sarà a casa dall'Unico a portarli nell'eternità . Degli angeli nell'assemblea del Potente l'Unigenito risorti tutti porterà . Sarà stata la rettitudine nei corpi di tutti portata che avrà salvato () i viventi . Colpi nei viventi avrà portato nei corpi alla perversità () , dell'Unigenito avrà arso con la rettitudine il serpente , per l'azione energica che dentro ci sarà stata rivivranno i fratelli , l'essere impuro () sarà stato bruciato . Dall'origine la perversità () che abita nei viventi portata nel cuore dentro brucerà , per l'energia risarà ai viventi riportata la vita , per l'energia uscirà il verme () dell'angelo che era nei viventi , e la vita degli angeli uscirà completa delle origini , per l'energia risaranno viventi .

Numeri 13,23 - E sarà a casa dall'Unico a portarli nell'eternità. Degli angeli nell'assemblea del Potente l'Unigenito risorti tutti porterà. Sarà stata la rettitudine nei corpi di tutti portata che avrà salvato i viventi. Colpi nei viventi avrà portato nei corpi alla perversità, dell'Unigenito con la rettitudine avrà arso il serpente, per l'azione energica che dentro ci sarà stata rivivranno i fratelli, l'essere impuro sarà stato bruciato. Dall'origine la perversità che abita nei viventi portata nel cuore dentro brucerà, per l'energia risarà ai viventi riportata la vita, per l'energia uscirà il verme dell'angelo che era nei viventi, e la vita degli angeli uscirà completa delle origini, per l'energia risaranno viventi.

Risulta così evidente che quel grappolo "'eshcol" ci parla del Cristo, "Io sono la vite, voi i tralci." (Giovanni 15,5)
Lui, infatti, sarà "'eshcol" , il "Primogenito che risorgerà Tutti ."
È invalso il pensiero di riconoscere in quei due personaggi che trasportano il grappolo, un'allegoria.
Nel primo esploratore si può intravedere Israele, popolo della speranza, che guarda davanti a sé nella direzione dov'è accampata l'arca dell'alleanza e dove è presente la "shekinah" di Dio e nel secondo la Chiesa che nel guardare al ritorno vede avanti a sé anche il grappolo simbolo del Cristo che dalla croce effonde il suo succo, medicina d'immortalità.
Esiste così attraverso il Cristo una continuità e contiguità fra i due popoli, sia per il legame dell'unica asta che entrambi gli esploratori sostengono, sia per l'orizzonte comune a cui volgono lo sguardo, sia perché in definitiva sono portatori per il mondo dell'annuncio del Dio unico e vero.
Sussiste quindi il significato messianico dei due popoli, l'uno dell'attesa e il secondo del compimento.

KALEB VINCE GLI ANAKITI
In aggiunta a quanto detto nel mio precedente già citato articolo su Kaleb ho da sottolineare alcuni particolari sulle conquiste da lui fatte 45 anni dopo la prima esplorazione.
Commentò il Signore dopo la relazione degli esploratori: "Nessuno di quelli che mi hanno disprezzato vedrà (Canaan); ma il mio servo Caleb, poiché in lui c'è un altro spirito e mi ha seguito pienamente, io lo introdurrò nel paese nel quale è andato; e la sua progenie lo possederà". (Numeri 14,23s)
Dopo la conquista Giosuè spartì la terra conquistata tra le tribù ed accadde che tra gli altri: "Si presentarono allora i figli di Giuda da Giosuè a Gàlgala e Caleb, figlio di Iefunne, il Kenizzita gli disse: Tu conosci la parola che ha detto il Signore a Mosè, l'uomo di Dio, riguardo a me e a te a Kades-Barnea. Avevo quarant'anni quando Mosè, servo del Signore, m'inviò da Kades-Barnea a esplorare il paese e io gliene riferii come pensavo. I compagni che vennero con me scoraggiarono il popolo, io invece fui pienamente fedele al Signore Dio mio. Mosè in quel giorno giurò: Certo la terra, che ha calcato il tuo piede, sarà in eredità a te e ai tuoi figli, per sempre, perché sei stato pienamente fedele al Signore Dio mio. Ora, ecco il Signore mi ha fatto vivere, come aveva detto, sono cioè quarantacinque anni da quando disse questa parola a Mosè, mentre Israele camminava nel deserto, e oggi, ecco ho ottantacinque anni; io sono ancora oggi come quando Mosè mi inviò: come il mio vigore allora, così il mio vigore ora, sia per la battaglia, sia per ogni altro servizio; ora concedimi questi monti, di cui il Signore ha parlato in quel giorno, poiché tu hai allora saputo che vi sono gli Anakiti e città grandi e fortificate; spero che il Signore sia con me e io le conquisterò secondo quanto ha detto il Signore! Giosuè lo benedisse e diede Ebron in eredità a Caleb, figlio di Iefunne." (Giosuè 14,6-13)

Caleb poi dimostrò il suo valore proprio nella conquista di Ebron che evidentemente aveva anche lui esplorato, perché vicina alla valle detta di Escol.
Si legge ancora: "A Caleb figlio di Iefunne fu data una parte in mezzo ai figli di Giuda, secondo l'ordine del Signore a Giosuè: fu data Kiriat-Arba, padre di Anak, cioè Ebron. Caleb scacciò di là i tre figli di Anak, Sesai, Achiman e Talmai, discendenti di Anak." (Giosuè 15,13-14)
Sappiamo che a Kiriat-Arba , cioè Ebron , morì e fu sepolta Sara, "Sara morì a Kiriat-Arba, cioè Ebron, nel paese di Canaan, e Abramo venne a fare il lamento per Sara e a piangerla." (Genesi 23,2), infatti c'era la caverna di Mamre ossia il sepolcro dei patriarchi e di Rebecca e di Lia.
Kiriat-Arba significa "città dei quattro Arba ": "la città prese il nome dai quattro giganti che vi risiedevano:
Achiman, Sheshai, Talmay e il loro padre (Anak).
" (Bemidbar 13,22) e o "dalle quattro illustri coppie che vi sarebbero state seppellite: Adamo e Eva, Abramo e Sara, Isacco e Rebecca, Giacobbe e Lia." (Bereshit Rabbà 58,4)

La città di Ebron fu costruita nel XVIII secolo a.C. più o meno ai tempi di Abramo e là ai tempi di Mos abitavano gli Anakiti ritenuti dei giganti (Numeri 13,33, Deuteronomio 9,2) e alcuni secoli dopo fu la capitale del regno di Giuda per 7 anni sotto il re Davide che poi elesse Gerusalemme come città per la sua residenza.
È opportuno fermarsi un attimo su quei nomi dei capi Anakiti:
  • Anak, in ebraico con le lettere del radicale del verbo "cingere" da cui il termine collana, ma è da andare più a fondo, guardando alle singole lettere onde si ricava "vi agisce un'energia (l'angelo ribelle) che rovescia/abbatte " o "i miseri () Rovescia ".
  • Sesai fa venire due idee, "fuoco che brucia le esistenze " e "guida () (sottinteso da solo) l'esistenza ", quindi, forse vuol dire "libero".
  • Achiman letteralmente "del fratello alla destra ", quindi aiuta il fratello: ma quale fratello? Quelli come lui, della razza del maligno.
  • Talmai "sceglie da potente di vivere l'esistenza ", quindi sicuro di sé.
Sono le caratteristiche di uomini atei, idolatri di se stessi, senza fede in Dio, incuranti dei miseri, egoisti, forti con i deboli, rispettosi solo dei prepotenti più di loro, che si credono liberi ed indipendenti, ma che di fatto sono schiavi del demonio.
Caleb invece con la sua fede incarna l'opposto di tale modus vivendi.
Caleb, presa Ebron e vinti gli Anakiti della loro capitale "...passò ad assalire gli abitanti di Debir, che prima si chiamava Kiriat-Sefer. Disse allora Caleb: A chi colpirà Kiriat-Sefer e la prenderà, io darò in moglie mia figlia Acsa." (Giosuè 15,15s)
Questa città al versetto 15,49 è anche detta "Kiriat Sanna cioè Debir".

Quindi "Debir" , "Kiriat Sanna" e "Kiriat Sefer" sono tre nomi per indicare uno stesso luogo, un paese nella regione montuosa di Giuda, ove abitavano altri Anakiti, una città poi levitica ricordata anche in Giosuè 21,15 in Giudici 1,11s.
Fu presa da Giosuè, insieme agli Anachiti che ci abitavano (Giosuè 10,38s; 11,21; 12,13) ma evidentemente la vittoria fu incompleta, perché non erano state messe guarnigioni a presidiare le città vinte, perciò Caleb l'attaccò di nuovo, dando in moglie sua figlia Acsa al nipote Otniel che la conquistò definitivamente (Giosuè 15:16).
(In "L'ebraismo antico coperto dal giudaismo" ho riportato decriptato il capitolo Giudici 3)

Questa città è detta Città del Libro, Città del roveto, o anche semplicemente Debir che salvo le vocali ha le stesse lettere di "parola" ed è identificata con Khirbet Rabud, circa 13 km a Sud Ovest di Ebron.
C'è chi sostiene che sia stata l'università dei Cananei, come Atene per i Greci, dove erano educati i giovani o vi si trovavano i libri con le cronache della nazione, una specie di archivio di stato, luogo dove si conservavano i registri pubblici.
Evidentemente là c'era traccia scritta anche del passaggio dei patriarchi e della loro proprietà della caverna sepolcrale che acquisto Abramo da Efron l'ittita per 400 sicli d'argento (Genesi 23).

Otniel, sostengono i rabbini, fu un grande conoscitore di Torah, perché il conquistare l'antica Città del libro gli ha permesso di ritrovare leggi dimenticate.
Sta il fatto che in 1Cronache 4, ove c'è un elenco delle tribù meridionali, ai versetti 9 e 10 appare il nome di un certo Iabes senza precisazioni sulla sua casata e di questi si dice ogni bene.

Dice là il testo: "Iabes fu più onorato dei suoi fratelli; sua madre l'aveva chiamato Iabes poiché diceva: Io l'ho partorito con dolore . Iabes invocò il Dio d'Israele dicendo: Se tu mi benedicessi e allargassi i miei confini e la tua mano fosse con me e mi tenessi lontano dal male in modo che non debba soffrire ! Dio gli concesse quanto aveva chiesto." (1Cronache 4,9s)

Gli studiosi d'Israele sono allora domandati: evidentemente c'è stata una trasposizione ed allora a chi si può riferire tale inciso?
Pochi versetti dopo, al 13, si trova il nome di Otniel che, per quanto detto in altri libri - Giosuè e Giudici - ha compiuto grandi cose con l'aiuto di Dio, quindi hanno pensato che quell'inciso sia riferibile a questi che forse la madre aveva soprannominato Iabes.

In Iabes , peraltro, assieme a dolore e soffrire , c'è un gioco di lettere che richiama il radicale di prendere consiglio, onde, poiché la Torah è il buon consiglio, concludono che certamente quell'inciso è da riferire a Otniel che conquistò la città del libro e fu così gran studioso di Torah e fu anche il primo giudice di Israele, liberandolo da Cusan-Risataim. (Giudici 3,7-11)

Una piccola parentesi sulla moglie Acsa, la figlia di Caleb.
Il significato del suo nome Achsàh sarebbe "anello da caviglia", ma non mi pare verosimile mettere ad una figlia un nome così servile.
Tenendo presente la forma delle lettere, tenuto conto che la lettera sintetizza tra l'altro l'atto del vedere, è da domandarsi cosa è ciò che si vede da così divenire così ?
È la luna!

Poi, nel vocabolario ebraico, si trova appunto "koesoe" luna e "kisseh" trono.
Le stesse lettere di Achsàh suggeriscono allora:

"vedo la luna uscire " e/o "vedo (per lei) un trono aprirsi "

ed effettivamente fu regina di una città, la Città del libro.

Questa donna chiese al padre, ed l'ottenne in dote, un terreno (Giosuè 15,16-19; Giudici 1,12-15) nonché la sorgente d'acqua per farlo fruttificare, figura dello Spirito Santo che fa dare frutti anche a ciò che di per sé sarebbe arido.

GIOSUÈ A SICHEM
Giosuè, avviandosi alla conclusione della propria vita, col venir meno delle forze, sentì la necessità di rinsaldare nella fede il popolo e di riconsegnarlo nelle mani del Signore timoroso che la promiscuità inevitabile con la popolazione di Canaan, potesse traviarlo.
Ormai anche Caleb, che aveva almeno 20 anni più di lui, di certo era defunto e il ricordo di Mosè e dei patriarchi stava svanendo.
Dopo che il Signore aveva dato tregua a Israele da tutti i suoi nemici Giosuè, quindi, ormai molto vecchio, convocò tutto Israele a Sichem, non molto distante dalla città della propria residenza, perché il popolo rinnovasse l'alleanza col Signore e non si mischiasse con le popolazioni cananee fornicando con i loro dèi.
Certamente cominciavano cenni di cedimento, infatti, la prima cosa che disse fu "Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d'Israele! Il popolo rispose a Giosuè: Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce! Giosuè in quel giorno concluse un'alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem." (Giosuè 24,23-25)

Sichem, l'attuale Nablus, è un sito archeologico molto antico.
Vi si trovano resti di una cinta muraria con muro ciclopico e una porta, con palazzo ed edificio sacro e col nome di Sekmen si trova nelle iscrizioni del faraone Sesostris III su una spedizione militare XIX secolo a.C. con cui conquistò la città e ne fece un avamposto contro le incursioni dei nomadi.
Sichem è la prima località in cui dopo la chiamata del Signore Abramo sostò in terra di Canaan: "Abram attraversò il paese fino alla località di Sichem, presso la Quercia di More. Nel paese si trovavano allora i Cananei." (Genesi 12,6)

Giacobbe quando tornò da Paddan-Aram con le mogli Lia e Rachele, dopo l'incontro col fratello Esau', arrivò sano e salvo alla città di Sichem, racconta Genesi 33,18-20, si accampò di fronte alla città acquistò dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento, la porzione di campagna dove aveva piantato la tenda e eresse un altare a El, Dio d'Israele.
Simeone e Levi, figli di Giacobbe, là si vendicarono uccidendo tutti i maschi abitanti di Sichem per l'infamia subita quando Sekem, figlio di Camor, violentò la loro sorella Dina.
Là poi i figli "...consegnarono a Giacobbe tutti gli dèi stranieri che possedevano e i pendenti che avevano agli orecchi; Giacobbe li sotterrò sotto la quercia presso Sichem" (Genesi 35,4)

La tradizione pone in Nablus, cioè nel territorio della vecchia Sichem, una tomba del patriarca Giuseppe, già viceré d'Egitto.
Questi, al momento della morte, chiese, infatti, di essere sepolto dove sarebbe andato il suo popolo; "Giuseppe fece giurare ai figli di Israele così: Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa." (Giosué 50,25)

Lo stesso libro di Giosuè conferma che "Gli Israeliti seppellirono le ossa di Giuseppe, che avevano portato dall'Egitto, a Sichem, in una parte della campagna che Giacobbe aveva acquistato dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento e che i figli di Giuseppe avevano ricevuto in eredità." (Giosuè 24,32)
Sichem dopo la separazione dal regno di Giuda fu capitale del regno del nord.

A questo punto colgo l'occasione per presentare decriptati con i criteri di cui ho già detto i capitoli 14, 15 e 24 del libro di Giosuè che trattano di molti argomenti inseriti in questo articolo.
Per chi si trovasse per la prima volta di fronte alla questione della decriptazione propongo un ulteriore esempio scegliendo un versetti breve, ma strano e precisamente il Giosuè 15,22.
Si tratta del nome di tre antiche città, pur tuttavia si può ottenere un discorso diverso leggendo le lettere in altro modo, anche come icone apportatrici di messaggi grafici secondo il metodo di "Parlano le lettere".

Giosuè 15,22 - Kina, Dimonà, Adadà,



Giosuè 15,22 - Ed in Caino (In cui a versarsi fu l'angelo ? ribelle, primo segno di umanità oppressa) lo splendore sarà della vita a riportarsi .
Dell'angelo la perversità () si vedrà sbarrata per sempre fuori .

GIOSUÈ 14 - TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE
Testo C.E.I.
Giosuè 14,1 - Questo è invece quanto ebbero in eredità gli Israeliti nella terra di Canaan: lo assegnarono loro in eredità il sacerdote Eleàzaro e Giosuè, figlio di Nun, e i capifamiglia delle tribù degli Israeliti.

Giosuè 14,2 - L'eredità fu stabilita mediante sorteggio, come aveva comandato il Signore per mezzo di Mosè, per le nove tribù e per la mezza tribù;

Giosuè 14,3 - infatti Mosè aveva assegnato l'eredità delle due tribù e della mezza tribù a oriente del Giordano e ai leviti non aveva dato alcuna eredità in mezzo a loro.

Giosuè 14,4 - Poiché i figli di Giuseppe formano due tribù, Manasse ed Èfraim, non si diede parte alcuna ai leviti nella terra, tranne le città dove abitare e i loro pascoli per le loro greggi e gli armenti.

Giosuè 14,5 - Come aveva comandato il Signore a Mosè, così fecero gli Israeliti e si divisero la terra.

Giosuè 14,6 - Vennero allora da Giosuè a Gàlgala i figli di Giuda, e Caleb, figlio di Iefunnè, il Kenizzita, gli disse: Tu conosci la parola che ha detto il Signore a Mosè, uomo di Dio, riguardo a me e a te a Kades-Barnea.

Giosuè 14,7 - Avevo quarant'anni quando Mosè, servo del Signore, mi inviò da Kades-Barnea a esplorare la terra e io gli riferii con sincerità di cuore.

Giosuè 14,8 - I compagni che vennero con me scoraggiarono il popolo, io invece seguii fedelmente il Signore, mio Dio.

Giosuè 14,9 - Mosè in quel giorno giurò: La terra che il tuo piede ha calcato sarà in eredità a te e ai tuoi figli, per sempre, perché hai seguito fedelmente il Signore, mio Dio.

Giosuè 14,10 - Ora ecco, il Signore mi ha conservato in vita, come aveva detto: sono cioè quarantacinque anni da quando disse questa parola a Mosè, mentre Israele camminava nel deserto, e oggi ecco che ho ottantacinque anni;

Giosuè 14,11 - io sono ancora oggi come quando Mosè mi inviò: come il mio vigore allora, così il mio vigore ora, sia per la battaglia sia per ogni altro lavoro.

Giosuè 14,12 - Ora concedimi questi monti, di cui il Signore ha parlato in quel giorno, poiché tu hai saputo allora che vi sono gli Anakiti e città grandi e fortificate; spero che il Signore sia con me e io le conquisterò secondo quanto ha detto il Signore!

Giosuè 14,13 - Giosuè lo benedisse e assegnò Ebron in eredità a Caleb, figlio di Iefunnè.

Giosuè 14,14 - Per questo Caleb, figlio di Iefunnè, il Kenizzita, ebbe in eredità Ebron fino ad oggi, perché aveva seguito fedelmente il Signore, Dio d'Israele.

Giosuè 14,15 - Ebron si chiamava prima Kiriat-Arbà: costui era stato l'uomo più grande tra gli Anakiti. E la terra visse tranquilla, senza guerra.

Decriptazione
Giosuè 14,1 - Per recare la maledizione (al serpente) l'Unico la risurrezione al corpo inviò nella tomba. La potenza riportò al Figlio, con le forze rifù alla luce col corpo alla vista potente, impresse giù la rettitudine agli apostoli per agire, inviò l'Unigenito risorto per un corpo/popolo/Chiesa guidare, ad accompagnarli portò alla fine la Madre Dio in azione. Tra gli stranieri uscì la rettitudine per il mondo ad abitare. Fu al mondo portata la risurrezione a sentire del Figlio. Figli porta il corpo/Chiesa per l'Unico alla luce. Fu il Padre a recare col Crocifisso al mondo ai viventi il Cuore. Lo recò dal colle il Figlio, fu a sorgere dal corpo di Dio.

Giosuè 14,2 - Da dentro in cammino portò dal corpo a guizzare l'energia che racchiudeva per il serpente. Dal Crocifisso dalla piaga una Donna dal corpo gli scese. La portò al mondo il Signore. Da dentro fu col sangue alla luce ad uscire. Dal serpente dal croce alla luce nel tempo uscì ai viventi dal cuore. La portò il Crocifisso e dal chiuso giù fu al mondo con l'acqua dal cuore ad uscire.

Giosuè 14,3 - Così fu inviata al dragone la Madre del Risorto. Uscì con gli apostoli nella prigione del serpente. Dal Crocifisso alla luce inviata fu al mondo. Ai viventi per amore la recò il Crocifisso e dal nascosto giù fu al mondo la vita. Dal cuore gli uscì la Madre. Dall'aldilà la potenza gli scese, con gli apostoli la portò dal serpente per accompagnarli. Fu con la Madre il rifiuto inviato al drago. L'energia per ammalarlo dentro il Crocifisso portò con la rettitudine ai viventi.

Giosuè 14,4 - Della rettitudine fu al mondo il carico con gli apostoli. Fu la forza ad essere portata dal foro col soffio. Alla luce l'energia fu ai viventi dal cuore portata con la purezza. Inviato alla luce uscì dell'Unigenito il frutto. Per recidere, per scontrarsi col drago la portò. Nella prigione del serpente portò a riversare la potenza. Ad accompagnare sarà i viventi. Dentro la terra, bruciature inizieranno per la Madre al nemico. Fu la Madre al serpente di sabato portata ai viventi in cammino. Un corpo dal Risorto sarà ad aprire la vita del Potente nella putredine. Inviata fu al mondo la Madre: porterà al Potente a versare figli in vita.

Giosuè 14,5 - Ad affliggere il serpente portata al mondo dal Signore venne per salvare il mondo con la rettitudine. Gli apostoli in azione simili al Figlio sono. Fu a sorgere un corpo di Dio, portato fu dal (Monte) calvo e venne in terra.

Giosuè 14,6 - A recare in cammino dei simili da casa con gli apostoli fu il Signore per aiutare. Al mondo la divinità di Gesù dentro rivelarono. In cammino, accompagnati furono dall'Unigenito con la Madre. Di un corpo/popolo/Chiesa di Dio furono portatori. La rettitudine nei cuori dal Figlio era stata soffiata, negli apostoli entrata, fuori la versavano, ad aspergerla nell'esistenza vennero. Fu la conoscenza del Crocefisso a venire con la parola. Che l'Unico ne risorse il corpo parlavano, che il Signore Dio per liberare gli uomini uscì, Dio al mondo fu un vivente in azione il rifiuto all'essere impuro completo fu a portare, innalzato l'Unigenito dall'essere impuro in croce fu spento, si versò in aiuto la risurrezione. Da casa un corpo inviò in azione.

Giosuè 14,7 - Per la rettitudine l'energia dell'Unigenito nel corpo dentro in azione rifù. Da vivo risorto dagli apostoli entrò per incontrarli. Per la rettitudine fu a casa risorto con il vigore. Vivo risorto uscì per servire. Dal Signore venne la forza ai viventi della santità dentro al corpo degli apostoli per agire. Al serpente con un corpo/popolo/Chiesa nel cammino il rifiuto del Crocifisso uscì. In terra portarono l'Unigenito; la risurrezione da segno dei segni portarono con la parola. La rettitudine delle origini riardeva nel corpo dei pastori; la Madre il cuore dentro era.

Giosuè 14,8 - Portano dell'Unigenito la vita. Iniziano ad illuminare sul cattivo serpente che si portò in azione nei viventi, fu al mondo la tentazione ad essere portatore, venne nei cuori ad entrare. In azione la Madre si porta per incontrarlo. Con la rettitudine, con la forza della parola vengono. C'è di fratelli un corpo ad esistere del Signore (ove) Dio ad entrare è.

Giosuè 14,9 - Portata fu nel settimo (giorno della creazione) ai viventi la risurrezione. Per rientrare a casa fu recata ai viventi al mondo. Ad entrare portò l'Unico il rifiuto per l'essere ribelle (affinché) l'originaria pienezza rientrasse in terra con la felicità. Per calpestarlo la rettitudine entrò in un corpo. Per rivelarla da retto dentro al mondo in cammino nel tempo ad entrare fu. Entrò dal serpente per ereditare il mondo portando nel cuore l'energia. Fu così l'Eterno un fanciullo. In un vivente la rettitudine fu in pienezza. Finalmente in un fratello nel corpo fu il Signore. Dio al mondo fu.

Giosuè 14,10 - E nel tempo entrò del mondo. Dagli angeli uscì, entrò in un vivente il Signore. Dapprima portata l'indicazione fu ad una retta donna: nel corpo le si sbarrava dentro, nel corpo di questa entrava. L'Unigenito in un corpo per le preghiere fu dei viventi a portarsi e si chiuse per salvarli. Ad illuminarla un angelo entrò dalla madre; per l'Unico questi parlò: il Signore verrà a sbarrarsi dentro il corpo, entrerà da questa nel mondo, Dio vivo alla luce uscirà, dell'Unico il principe uscirà in cammino in Israele. In una casa vestito dentro dal corpo si portò alla vista finalmente del mondo, entrò dall'angelo, uscì l'Unigenito per ucciderlo. Fu fuori ad essere portato da una madre, nel figlio si chiuse in vita, a giubilare per la manna che era in vita una luce di angeli uscì.

Giosuè 14,11 - Il peccare giudicato era stato nel mondo, fu a portarsi per cancellarlo. Per abbatterlo questi versò la rettitudine ad una donna nel corpo. Dentro fu a recarla per liberare del serpente la prigione. L'Unigenito si recò, finalmente fu in vita, alla luce uscì così la rettitudine in vivente. Rifù dalle origini con questi a riportarsi un retto, il vigore rifù nel tempo ad uscire. Perché guerra nel mondo si portasse al serpente giù venne a portare il cuore; lo recò ad un primogenito.

Giosuè 14,12 - Ed in azione per finire dal mondo dal drago uscì. Dal serpente fu a venire. Partorito questi, uscì da Donna col corpo. In aiuto da cibo si portò. Ad entrare nel mondo fu portato, dalla madre uscì. Lui così fu a venire alla luce da un seno. Al segno/tempo dentro un giorno uscì. Al mondo si portò l'Unigenito, così fu alla vista puro. In vita alla luce la Madre lo portò alla vista col corpo. Fu nella vita in cammino da un povero a portarsi completamente dentro nell'angustia. Fu alla fine dal pazzo il Signore col desiderio di finirlo dall'esistenza. Ed al mondo si portò da un povero. Ad indicarlo fu alla matrice, rettamente nella Donna nel corpo si sbarrò da figlio il Signore.

Giosuè 14,13 - E fu dentro ad un corpo la rettitudine al mondo portata in Gesù. E fu finalmente l'energia dell'Unico completamente a chiudersi dentro un corpo ed inviata in cammino dal serpente a casa. Il figlio fu in persona dal serpente per ereditare il mondo.

Giosuè 14,14-15 - Dall'alto della rettitudine l'energia al mondo fu finalmente ad uscire. Chiusa dentro un corpo portata all'angelo (ribelle) in cammino nel cuore del Figlio; sarà a soffiarla per inviarlo fuori dal mondo. Per abbattere l'angelo questi fu dal serpente inviato per ammalarlo. In azione per bloccarlo nel mondo un giorno uscì. Questi fuori spazzerà l'angelo, da Donna dal corpo in pienezza l'Unigenito chiuso in un corpo fu. Ci fu per la perversità la maledizione ad esistere in Israele. Recò un fuoco per distruggerlo dentro i corpi e per finirlo di persona fu un vivente in una città. Alla fine l'Unico in un corpo dentro in azione nel mondo in un uomo uscì in cammino, per aiuto portò nel cuore in azione la purezza. Ai viventi fuori la porterà un primogenito ed uscì in terra la risurrezione che verserà dal cuore al mondo. I viventi rivivranno per la potenza; dalle tombe vivi riusciranno.

GIOSUÈ 15 - TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE
Testo C.E.I.
Giosuè 15,1 - Il territorio toccato in sorte alla tribù dei figli di Giuda, secondo i loro casati, si estendeva fino ai confini di Edom, dal deserto di Sin verso il Negheb, all'estremo meridione.

Giosuè 15,2 - Il loro confine a mezzogiorno cominciava dalla parte estrema del Mar Morto, dalla punta rivolta verso mezzogiorno,

Giosuè 15,3 - poi procedeva a meridione della salita di Akrabbìm, passava per Sin e risaliva a meridione di Kades-Barnea; passava poi da Chesron, saliva ad Addar e girava verso Karkà;

Giosuè 15,4 - passava poi da Asmon e raggiungeva il torrente d'Egitto e faceva capo al mare. Questo era il loro confine meridionale.

Giosuè 15,5 - A oriente il confine era costituito dal Mar Morto fino alla foce del Giordano. Dal lato settentrionale il confine partiva dalla lingua di mare presso la foce del Giordano,

Giosuè 15,6 - saliva a Bet-Cogla e passava a settentrione di Bet-Araba e saliva al sasso di Boan, figlio di Ruben.

Giosuè 15,7 - Poi il confine saliva a Debir, per la valle di Acor e, a settentrione, girava verso Gàlgala, che è di fronte alla salita di Adummìm, a mezzogiorno del torrente; passava poi alle acque di En-Semes e faceva capo a En-Roghel.

Giosuè 15,8 - Saliva poi la valle di Ben-Innòm sul versante meridionale dei Gebusei, cioè di Gerusalemme; poi il confine saliva sulla vetta della montagna che domina la valle di Innòm a occidente ed è all'estremità della valle dei Refaìm, a settentrione.

Giosuè 15,9 - Poi il confine piegava dalla vetta della montagna verso la fonte delle acque di Neftòach e usciva al monte Efron; piegava poi verso Baalà, che è Kiriat-Iearìm.

Giosuè 15,10 - Indi il confine girava da Baalà, a occidente, verso il monte Seir, passava sul pendio settentrionale del monte Iearìm, cioè Chesalòn, scendeva a Bet-Semes e passava per Timna.

Giosuè 15,11 - Poi il confine raggiungeva il pendio settentrionale di Ekron, quindi piegava verso Siccaròn, passava per il monte Baalà, raggiungeva Iabneèl e terminava al mare.

Giosuè 15,12 - Il confine occidentale era il Mare Grande. Questo era nel complesso il territorio dei figli di Giuda, secondo i loro casati.

Giosuè 15,13 - A Caleb, figlio di Iefunnè, fu data una parte in mezzo ai figli di Giuda, secondo l'ordine del Signore a Giosuè: fu data Kiriat-Arbà, padre di Anak, cioè Ebron.

Giosuè 15,14 - Caleb scacciò di là i tre figli di Anak: Sesài, Achimàn e Talmài, nati da Anak.

Giosuè 15,15 - Di là passò ad assalire gli abitanti di Debir, che prima si chiamava Kiriat-Sefer.

Giosuè 15,16 - Disse allora Caleb: A chi colpirà Kiriat-Sefer e la prenderà, io darò in moglie mia figlia Acsa.

Giosuè 15,17 - La prese Otnièl, figlio di Kenaz, fratello di Caleb; a lui diede in moglie sua figlia Acsa.

Giosuè 15,18 - Ora, mentre andava dal marito, ella lo convinse a chiedere a suo padre un campo. Scese dall'asino e Caleb le disse: Che hai?

Giosuè 15,19 - Ella rispose: Concedimi un favore; poiché tu mi hai dato una terra arida, dammi anche qualche fonte d'acqua. Egli le donò la sorgente superiore e la sorgente inferiore.

Giosuè 15,20 - Questa fu l'eredità della tribù dei figli di Giuda, secondo i loro casati.

Giosuè 15,21 - Le città poste all'estremità della tribù dei figli di Giuda, lungo il confine di Edom, nel Negheb, erano: Kabseèl, Eder, Iagur,

Giosuè 15,22 - Kina, Dimonà, Adadà,

Giosuè 15,23 - Kedes, Asor-Itnàn,

Giosuè 15,24 - Zif, Telem, Bealòt,

Giosuè 15,25 - Asor-Adattà, Keriòt-Chesron, cioè Asor,

Giosuè 15,26 - Amam, Sema, Moladà,

Giosuè 15,27 - Casar-Gaddà, Chesmon, Bet-Pelet,

Giosuè 15,28 - Casar-Sual, Bersabea e le sue dipendenze,

Giosuè 15,29 - Baalà, Iim, Esem,

Giosuè 15,30 - Eltolàd, Chesil, Corma,

Giosuè 15,31 - Siklag, Madmannà, Sansannà,

Giosuè 15,32 - Lebaòt, Silchìm, En-Rimmon: in tutto ventinove città e i loro villaggi.

Giosuè 15,33 - Nella Sefela: Estaòl, Sorea, Asna,

Giosuè 15,34 - Zanòach, En-Gannìm, Tappùach, Enam,

Giosuè 15,35 - Iarmut, Adullàm, Soco, Azekà,

Giosuè 15,36 - Saaràim, Aditàim, Ghederà e Ghederotàim: quattordici città e i loro villaggi;

Giosuè 15,37 - Senan, Adasà, Migdal-Gad,

Giosuè 15,38 - Dileàn, Mispa, Iokteèl,

Giosuè 15,39 - Lachis, Boskat, Eglon,

Giosuè 15,40 - Cabbon, Lacmas, Chitlis,

Giosuè 15,41 - Ghederòt, Bet-Dagon, Naamà e Makkedà: sedici città e i loro villaggi;

Giosuè 15,42 - Libna, Eter, Asan,

Giosuè 15,43 - Iftach, Asna, Nesib,

Giosuè 15,44 - Keila, Aczib e Maresà: nove città e i loro villaggi;

Giosuè 15,45 - Ekron, le città del suo distretto e i suoi villaggi;

Giosuè 15,46 - da Ekron fino al mare, tutte le città vicine ad Asdod e i loro villaggi;

Giosuè 15,47 - Asdod, le città del suo distretto e i suoi villaggi; Gaza, le città del suo distretto e i suoi villaggi fino al torrente d'Egitto e al Mare Grande, che serve da confine.

Giosuè 15,48 - Sulle montagne: Samir, Iattir, Soco,

Giosuè 15,49 - Danna, Kiriat-Sannà, cioè Debir,

Giosuè 15,50 - Anab, Estemòa, Anìm,

Giosuè 15,51 - Gosen, Colòn e Ghilo: undici città e i loro villaggi.

Giosuè 15,52 - Arab, Duma, Esan,

Giosuè 15,53 - Ianum, Bet-Tappùach, Afekà,

Giosuè 15,54 - Cumta, Kiriat-Arbà, cioè Ebron, e Sior: nove città e i loro villaggi.

Giosuè 15,55 - Maon, Carmel, Zif, Iutta,

Giosuè 15,56 - Izreèl, Iokdeàm, Zanòach,

Giosuè 15,57 - Kain, Gàbaa e Timna: dieci città e i loro villaggi.

Giosuè 15,58 - Calcul, Bet-Sur, Ghedor,

Giosuè 15,59 - Maaràt, Bet-Anòt e Eltekòn: sei città e i loro villaggi. (Tekòa, Èfrata, cioè Betlemme, Peor, Etam, Culon, Tatam, Sores, Carem, Gallìm, Beter, Manàcat: undici città e i loro villaggi. Questo è omesso dal testo ebraico.)

Giosuè 15,60 - Kiriat-Baal, cioè Kiriat-Iearìm, e Rabbà: due città e i loro villaggi.

Giosuè 15,61 - Nel deserto: Bet-Araba, Middin, Secacà,

Giosuè 15,62 - Nibsan, la città del sale e Engaddi: sei città e i loro villaggi.

Giosuè 15,63 - Quanto ai Gebusei che abitavano in Gerusalemme, i figli di Giuda non riuscirono a scacciarli; così i Gebusei abitano a Gerusalemme insieme con i figli di Giuda ancora oggi.

Decriptazione
Giosuè 15,1 - Portata fu al mondo la forza per allontanare dai corpi il serpente. Del Potente la la vita nel cuore entrò del Figlio che sarà l'esistenza della perversità a sbarrare nel mondo del serpente. Per liberare in una grotta in un vivente Dio al superbo portò il rifiuto. In silenzio vestito di purezza, giù inviato lo splendore, dentro entra nella putredine. Giù uscì alla fine la destra (di Dio).

Giosuè 15,2 - Portata fu al mondo ad esistere la potenza. Entrò nella Madre in cammino il prodotto. L'energia dall'alto della vita si versò giù. Ad uscire fu in vita. Entrò in un vivente il vigore. A vivere dagli angeli uscì il Potente alla luce. L'energia al mondo in persona uscì inviata in cammino dentro al mondo.

Giosuè 15,3 - E fu giù di Dio l'Amen in cammino per disfare il male operare dal mondo. Per sradicarlo da casa fu tra i viventi a portarsi dall'aldilà. Giù dagli angeli uscì. Si portò dall'alto. Uscì un vivente con lo splendore dentro, con la potenza della santità dentro al corpo. Dell'angelo il peccare per l'agire fuggirà giù dai corpi e ad abitare dall'alto entrerà la magnificenza nel mondo e l'angelo capovolgerà, l'abbatterà dai corpi, lo verserà con l'agire fuori.

Giosuè 15,4 - Ed in azione dentro un corpo l'albero della vita si portò. Per i lamenti si portò a stare giù per scontrarsi nella prigione col serpente. A vivere giù in un corpo fu dalla Madre portato al mondo. Fu ad uscire alla fine giù col desiderio di finirlo dal mondo. Dall'alto si portò dal serpente, fu in vita per colpirlo nell'esistenza, fu ad uscire in cammino. A vivere dal superbo si portò con la potenza dell'energia a camminargli in casa.

Giosuè 15,5 - E a scorrere dentro portò la potenza a versare nel sangue. Ad uscire fu dalla Madre. Entrò in un vivente il vigore dell'Eterno. Si versò giù, uscì nel mondo la forza. In un corpo si sbarrò, abitò nel cammino il prodotto del Potente. Il Verbo venne giù. Il soffio portò dell'energia nel mondo a vivere. La potenza simile ad un angelo entrò a stare in un vivente. Dalla vita taglierà fuori, con forza calpesterà l'angelo (ribelle).

Giosuè 15,6 - Ed in azione la potenza entrò nel mondo, in cammino da casa la portò, in un cuore fu completamente a chiuderla, a rivelarla la portò tra gli Ebrei. Per la lite il Verbo la portò. Per finire dentro l'esistenza completamente dal mondo del nemico. Da dentro la perversità con cui agisce il serpente uscirà dal mondo. Al superbo porterà il rifiuto. Da casa inviò dentro al mondo l'energia, Il Figlio nel corpo l'Unico recò a casa dell'angelo (ribelle).

Giosuè 15,7 - Ed alla vista il Potente uscì nel mondo. In cammino dentro si portò. Nacque dentro ad un corpo, uscì da un seno, in un vivente versò per l'azione la rettitudine. E nel corpo si portò giù il Verbo e dall'angelo (ribelle) uscì di persona. Dio uscì a rivelargli in cammino il rifiuto. Con il fuoco nel corpo ucciderà nella prigione il serpente per il male operare che entrò nell'uomo. Fu dai viventi l'Unigenito per bruciare il verme dell'angelo superbo. La potenza inviò nella prigione del serpente ed in azione dentro un corpo uscì in cammino il frutto di Dio. In un vivente fu per agire a stare lo spirito. In un simile fu a portarsi alla fine giù. Venne, fu a portarsi Dio alla vista. Fu una lampada a rivelarlo.

Giosuè 15,8 - Portatosi dall'alto nel mondo aprirà le fosse e la potenza a scorrere sarà dentro inviata. Uscirà l'angelo (ribelle) dai viventi; Dio con la rettitudine ne finirà il soffio, uscirà la forza che calpestava l'esistenza dei viventi. L'energia nelle fosse entrerà, saranno guai. Nei corpi si porterà il fuoco del Potente, nei viventi si porterà per l'azione, guizzerà fuori, all'aperto scorrerà, da dentro si recherà al serpente. Da Dio si vedrà il fuoco uscire, entrerà nei corpi; l'origine brucerà del cattivo serpente. Il soffio inviato sarà a scorrere sarà fuori, l'energia della vita sarà nei viventi a rientrare delle origini, risorgerà i corpi da dentro, li riverserà su fuori. Per l'azione dalla putredine guariti saranno, dai viventi giù il soffio porterà dell'angelo fuori.

Giosuè 15,9 - Riporterà di tutti l'Unigenito i corpi fuori dalle fosse e il serpente dai viventi si vedrà bruciato uscire fuori dai corpi. Di Dio nel seno ci risarà l'energia nei viventi. Sarà dell'angelo il soffio finito e nelle tombe porterà la forza per risollevarsi. (Come) alle origini Dio ri-agirà nei corpi, saranno ad uscire i corpi dalla polvere e l'energia riporterà in tutti delle origini, nei corpi rientrerà a scorrere, dentro si riporterà nei cuori, si rialzeranno, fuori saranno riversati i corpi, sarà finita la forza del nemico che era nei viventi.

Giosuè 15,10 - E l'angelo (ribelle) in un buco entrerà, in un fossa lo porterà, perché l'idolo fuori sarà dai viventi. Uscirà da Dio fuori dal corpo il fuoco, l'azione sarà ai corpi portata, ri-agirà dentro i corpi. Dio la rettitudine completa soffierà, li rigenererà, si rivedrà nei corpi stare la vita, vivi si rialzeranno per il soffio portato, angeli usciranno fuori, risaranno per l'Unigenito retti. Nel buco il Potente porterà l'angelo (ribelle), vi scenderà dentro, sarà finito dal fuoco, liberazione porterà; si rivedranno dentro i corpi tutti vivi per l'energia entrata.
(Sul soffio dalla bocca di Dio Vedi: Giobbe 4,9; Salmo 33,6; 2Tessalonicesi 2,8)

Giosuè 15,11 - E spunteranno fuori dalle fosse per la portata potenza. Il serpente l'Unigenito con la rettitudine finirà, il soffio l'avrà strappato via, avrà portato l'angelo giù sfinito. La perversità finirà che alle origini nel corpo entrò. Nelle fosse si porterà la potenza della risurrezione. L'Agnello ne porterà l'energia. La perversità si vedrà da dentro i corpi uscire, l'idolo uscirà, bastonato sarà giù il nemico. L'angelo Dio avrà portato fuori, dall'esistenza sarà portato alla fine. La sozzura avrà portato alla fine nel mondo. Dalle fosse per la riportata potenza saranno i viventi ad uscire.

Giosuè 15,12 - A scorrer dentro si riporterà la potenza, risaranno vivi ad uscire, sarà la vita a rientrare, uscirà dal cammino l'essere impuro, la potenza li riporterà in cammino. Da dentro si porteranno guizzanti questi fuori. A scorrere dentro si riporterà nei cuori l'energia. Saranno dal Signore aiutati ad uscire dalle buche.
Dentro un fiume vivo sul Monte Calvo si chiuderà nel Crocifisso di viventi.

Giosuè 15,13 - Si porteranno camminando nel cuore del Figlio. Saranno nella persona ad entrargli, gli apostoli tutti guideranno, li verseranno dentro al Crocifisso. Portati così dentro, inviati saranno a stare nello splendore, entreranno a migliaia, saranno nel Signore, guizzeranno in Gesù, verranno nel corpo a stare del Crocifisso. L'Unico le moltitudini vedranno. Dal Padre saranno ad entrare. Lo vedranno (perché ormai) esseri puri saranno. I fratelli a casa col corpo porterà dagli angeli.

Giosuè 15,14 - E saranno con i corpi risorti. Liberi, dalla piaga nel cuore verranno al sicuro alla luce, entreranno nel Figlio a stare, entreranno per coabitare, si verseranno nell'Unigenito dalla croce risorto. In dono porterà all'Unico tutti i fratelli. Alla destra li condurrà; verranno tutti potenti a vivere, figli saranno. Dal mondo alla vista degli angeli li verserà.

Giosuè 15,15 - E saranno in alto i viventi risorti nella pienezza ad abitare. Saranno stati aiutati, dentro col corpo portati, di luce vestiti, puri, potenti, col volto di angeli. Saranno i viventi nella città indicata dalle scritture (La nuova Gerusalemme).

Giosuè 15,16 - E saranno dall'Unico a vivere col corpo tutti a casa felici. Saranno da retti dal mondo a venire. Versati dal corpo saranno stati dal Crocifisso dal foro. Avrà fatto frutti il portarsi in cammino sbarrando la perversità dell'angelo. Alla fine dagli angeli saranno accompagnati. Verranno alla vista del trono. A casa tutti saranno del Potente la moglie.

Giosuè 15,17 - E saranno camminando dalla porta usciti dal tempo. Angeli saranno di Dio dal Figlio acquistati. Questi fratelli saranno tutti a casa portati. Saranno alla fine dagli angeli del Potente portati dall'Unigenito crocifisso a vedere il trono. A casa finalmente portati; del Potente Unico alla luce entreranno.

Giosuè 15,18 - E saranno ad entrare, saranno a casa ad abitare portati dall'Unigenito dal mondo e tutti alla pienezza saranno finalmente entrati, recati dal Potente. Dallo "sch'eol" (dal regno dei morti-dal sepolcro) i viventi verranno, dal Padre saranno ad entrare. Dal demonio fuori riportati tutti, su li guiderà, nel seno del Potente entreranno a chiudersi. I viventi porterà a saziarsi. Saranno dall'Unico vivi col corpo a guizzare. Entreranno tutti dentro a vivervi per l'entrata potenza della rettitudine.

Giosuè 15,19 - E tutti dall'Unico i viventi tra i canti finalmente entreranno. Il serpente sarà stato da dentro i corpi spento dalla rettitudine che fu dall'Unigenito dal corpo a scendere. Entrò l'energia nelle fosse. L'energia finì del drago le forze portò l'angelo (ribelle) a terminare. Da tutti uscirà il potente affliggere del serpente. Puri saranno i viventi portati. E sarà da tutti per l'energica potenza entrata a venire fuori in cammino il serpente che finalmente l'Altissimo porterà alla fine. E l'Unico a tutti rivelerà finalmente che sotto fu portato in croce.

Giosuè 15,20 - Da questi venne un rivo dalla croce di vita dal cuore al mondo; quel figlio era il Signore! Aiuterà nel mondo quella potenza; libererà dalla fossa i viventi.

Giosuè 15,21 - E sarà stato nel mondo a forza portato ad entrare il nemico nelle acque bollenti. Finirà il serpente dai viventi dai cuori uscito. Dentro inviato sarà dal Signore. Sbarrato dal mondo Dio nella fossa lo porterà e il rifiuto all'essere impuro dentro invierà. Il superbo a rovesciare nel fango Dio porterà. E per sempre nei corpi riporterà la forza ad abitare.

Giosuè 15,22 - Ed in Caino lo splendore sarà della vita a riportarsi. Dell'angelo la perversità si vedrà sbarrata per sempre fuori.

Giosuè 15,23 - Si riporterà la santità e richiuderà i precetti nei corpi; sarà la fine dell'energia dell'angelo.

Giosuè 15,24 - Questa (la santità) fu dal Verbo portata dal cuore, guizzò ai viventi portata, da dentro la recò l'innalzato (quando) lo portarono in croce.

Giosuè 15,25 - E un'asta ad aprire portò il corpo. In una tomba sbarrarono il Crocifisso fuori della città, ma fu il Crocifisso dalla tomba a risollevare il corpo. Si riportò l'energia, fuori rifù; di fratelli a sollevare portò un corpo/popolo/Chiesa.

Giosuè 15,26 - L'Unigenito vivo dai viventi si riportò risorto. Dal seno portò la vita; li portò a rinascere.

Giosuè 15,27 - E dal nascosto/chiuso si alzò un corpo in cammino per aiutare. In campo portò dalla tomba la risurrezione e frutti ci furono per il Crocifisso con la parola potente dell'amore.

Giosuè 15,28 - E per stringere il nemico il fuoco portarono alto e col dichiarare la risurrezione dentro il peccare che abitava colpirono; furono portatori del Crocifisso con forza nel mondo.

Giosuè 15,29 - Da dentro l'innalzato portò in azione una forza; era la Madre; portò l'albero della vita.

Giosuè 15,30 - E la maledizione del Crocifisso portarono al serpente impuro. Il pazzo porteranno votato allo sterminio nel mondo.

Giosuè 15,31 - E giù la voce (del Crocifisso) in cammino portano. I viventi aiutano. La vita degli angeli al mondo recano. Della pienezza il vessillo gli apostoli aprono.

Giosuè 15,32 - Ed al serpente a casa l'Unico portò il Crocifisso che recò della risurrezione il vigore. Fu la Madre a portare in azione. Fu dagli apostoli portato un corpo/popolo/Chiesa. Ai viventi recano l'energia della rettitudine; dal potente nemico sono i viventi per l'azione liberati. Sono con la Madre a recare del Crocifisso la risurrezione; il peccare chiuso, giù dai corpi è ad uscire, con l'angelo (ribelle).

Giosuè 15,33 - Da dentro il Monte Calvo guizzò fuori una Donna. Dalla croce l'Unico la recò. Ad accompagnare si portò giù i pastori: con Lui risorto gli apostoli uscirono.

Giosuè 15,34 - E questi a chi abita nelle prigioni portano a sentire che fu l'angelo nel giardino (dove) stavano agli uomini il soffio a portare; annunciarono che (fu quel angelo) la rovina ad inviare ai viventi.

Giosuè 15,35 - E nei corpi la morte portò e con l'agire sbarrò del Potente la vita. La luce portò a spegnere e si videro nei ceppi entrare.

Giosuè 15,36 - E della risurrezione nelle città recarono testimonianza. Fu il Crocifisso con forza ai viventi recato per il mondo in cammino in giro, e per chi cammina d'aiuto il corpo/popolo/Chiesa del Crocifisso è. Il seno del corpo è la Madre. Per l'Unigenito le moltitudini reagiscono. All'udire della risurrezione nel corpo/popolo/Chiesa entrano e dalla prigione del nemico sono ad uscire per gli apostoli.

Giosuè 15,37 - Il fuoco negli apostoli abita dell'Uno. Ad illuminare nel mondo si portano, con la vita lo lodano, in cammino aiutano.

Giosuè 15,38 - Si portano dai poveri, da chi è umiliato e apertamente dai viventi scendono a parlare. Il mondo portano all'obbedienza del Crocifisso Dio.

Giosuè 15,39 - In cammino sono per convertire. Scendono ad abbattere la scelleratezza. Si rivelano nel portarsi angeli.

Giosuè 15,40 - E retti dentro gli apostoli si portano con vigore nella prova e la rettitudine del Crocifisso con potenza è stata risorta.

Giosuè 15,41 - E in cammino in giro si portano ai confini. Dentro sono per il Crocifisso a moltiplicare, portano figli tra i popoli, dalla perversità, dalla putredine aiutano ad uscire. Dal nemico sono a liberare. L'illuminazione a sentire della risurrezione dei corpi al mondo recano, a dividere sono il mondo dall'angelo (ribelle).

Giosuè 15,42 - Del Potente il Figlio il mondo sente: ne crocifissero il corpo, si riportò risorto dagli apostoli.

Giosuè 15,43 - E fu dalla fossa \a riportarsi l'Unigenito, della risurrezione l'energia gli entrò e dagli apostoli rialzatosi fu a casa.

Giosuè 15,44 - E li versò in azione. Fu la potenza di Lui della rettitudine in questi. Furono da casa a portarsi dei viventi alla vista. Della risurrezione uscì a sentirsi: un corpo che era tra i morti, risorto avevano visto riportarsi dalla tomba. Su il corpo fu per la rientrata energia.

Giosuè 15,45 - Si vide versarsi un corpo/popolo/Chiesa portato dagli apostoli e il Figlio crocifisso fu al mondo portato. Le prigioni del nemico furono ad aprire.

Giosuè 15,46 - I viventi dall'oppressione nel corpo/popolo/Chiesa si portano ad abitare ed i viventi escono dalla prigioni. Con la risurrezione di (quel primo) corpo l'Altissimo li aiutò. Con l'Unigenito al demonio portano sbarramento e nei rinchiusi nelle angustie è a rientrare l'energia.

Giosuè 15,47 - La donna amata, dal Figlio in croce fu ad uscire e la portò dal chiuso giù dal corpo. Fu al mondo ad agire, questa uscì da casa con gli apostoli portata ai confini dal Signore. Giù dal corpo fu ad uscire a testimonianza a guidare perché risollevati in un corpo fossero i viventi portati. Al mondo fu dalla Madre uscire (un nuovo corpo/popolo/Chiesa) per farlo diventare grande portando nel cammino frutto.

Giosuè 15,48 - E dentro a generare per il Nome è in abbondanza. Al Crocifisso è un corpo portato di simili per rettitudine nel mondo.

Giosuè 15,49 - E con l'aiuto degli apostoli la perversità rovescia dai corpi. È completa la pienezza per gli apostoli entrata. Nel mondo sono dell'Unico a parlare.

Giosuè 15,50 - E con l'azione gli apostoli dentro portano dell'Unigenito la risurrezione dalla croce ai viventi, a rientrare portano gli umili nella vita.

Giosuè 15,51 - E in cammino la luce gli apostoli portano nelle prigioni del serpente. L'angelo (ribelle) portano a rivelare da nemico. Sono dei viventi fratelli, tutti con l'agire liberano. La perversità chiusa giù nei corpi è ad uscire per gli apostoli.

Giosuè 15,52 - All'Unico le moltitudini portano a somiglianza dentro porta aiuto. Lui, il risorto, agisce con gli apostoli.

Giosuè 15,53 - Si porta a stare con gli apostoli. Sta con la Madre che si porta da Tempio del Crocifisso. Tutte le parole si portano ad annunciare. Dell'Unico il verbo riversano nel mondo.

Giosuè 15,54 - Ed il veleno dal cuore della perversità versano dal corpo. Furono dai confini quattro (nord, sud, est, ovest) del mondo; sono fratelli dentro al corpo a portare. Gli apostoli portano a sollevare chi è derelitto. Sono uomini illuminati. Il peccare racchiuso dal nemico è ad uscire per gli apostoli.

Giosuè 15,55 - (Dove) vive il peccato la rettitudine al verme del serpente portano per colpirlo. Per la forza della parola portata è condotto dai cuori fuori.

Giosuè 15,56 - A portare sono il seme di Dio, e sono a versarne la conoscenza tra i viventi, portano a questi il riposo.

Giosuè 15,57 - Esce da Caino del superbo l'agire con perversità. La purezza per gli apostoli rientra. Si vede nel corpo essere in seno il Risorto. Lo spirito l'ha risollevato, dal corpo/popolo/Chiesa è ad uscire l'angelo (ribelle).

Giosuè 15,58 - Chiuso il vigore portano nel cuore. Sono del Crocifisso la figura in cammino. Aiuto recano al corpo.

Giosuè 15,59 - Ed in seno al corpo del Crocifisso, condotti dentro sono gli sviati da parte degli apostoli e la fine portano della maledizione, divengono retti. Dal nemico sono liberati. Depresso giù dal corpo è al mondo l'angelo (ribelle).

Giosuè 15,60 - Rovesciati dal corpo sono finalmente gli idoli. Uscita ne è l'origine che abbatteva i corpi. Sono finiti, spazzati dal corpo. Sono dalla Madre portate a partorire le moltitudini. Ad uscire il nemico è. Liberati dal Crocefisso sono i viventi e dalla prigione, dalle angustie, sono usciti per gli apostoli.

Giosuè 15,61 - Da dentro i viventi, per la Parola che dentro c'è del Crocifisso, esce il nemico bestiale. Aiutato è a fuggire dalla rettitudine che lo spegne.

Giosuè 15,62 - Ed entra dagli apostoli dentro la luce ad abitare nelle città ove entrano con la parola nelle assemblee ed in vista è lo splendore. Per l'aiuto sono dal nemico nell'esistenza liberati. Dalla depressione si rialzano. Nel corpo sono ad entrare per gli apostoli.

Giosuè 15,63 - E viene nell'esistenza, che era calpestata, la forza che è portata della risurrezione. Dentro è (tale) forza al corpo/popolo/Chiesa portata. L'essere felici in pienezza è recato a tutti e dentro per gli apostoli sono dal Signore aiutati, esce del serpente la perversità e le menti sono illuminate. Dalla Madre portati sono alla luce, da dentro il mondo sono la casa portati a riempire e divengono figli, sono il Signore ad aiutare. Furono da dentro lanciati per portare la risurrezione del Potente ai viventi. La testimonianza è portata ai viventi del mondo che colpiti si aprono.

GIOSUÈ 24 - TESTO C.E.I. E DECRIPTAZIONE
Testo C.E.I.
Giosuè 24,1 - Giosuè radunò tutte le tribù d'Israele a Sichem e convocò gli anziani d'Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio.

Giosuè 24,2 - Giosuè disse a tutto il popolo: Così dice il Signore, Dio d'Israele: Nei tempi antichi i vostri padri, tra cui Terach, padre di Abramo e padre di Nacor, abitavano oltre il Fiume. Essi servivano altri dèi.

Giosuè 24,3 - Io presi Abramo, vostro padre, da oltre il Fiume e gli feci percorrere tutta la terra di Canaan. Moltiplicai la sua discendenza e gli diedi Isacco.

Giosuè 24,4 - A Isacco diedi Giacobbe ed Esaù; assegnai a Esaù il possesso della zona montuosa di Seir, mentre Giacobbe e i suoi figli scesero in Egitto.

Giosuè 24,5 - In seguito mandai Mosè e Aronne e colpii l'Egitto con le mie azioni in mezzo a esso, e poi vi feci uscire.

Giosuè 24,6 - Feci uscire dall'Egitto i vostri padri e voi arrivaste al mare. Gli Egiziani inseguirono i vostri padri con carri e cavalieri fino al Mar Rosso,

Giosuè 24,7 - ma essi gridarono al Signore, che pose fitte tenebre fra voi e gli Egiziani; sospinsi sopra di loro il mare, che li sommerse: i vostri occhi hanno visto quanto feci in Egitto. Poi dimoraste lungo tempo nel deserto.

Giosuè 24,8 - Vi feci entrare nella terra degli Amorrei, che abitavano ad occidente del Giordano. Vi attaccarono, ma io li consegnai in mano vostra; voi prendeste possesso della loro terra e io li distrussi dinanzi a voi.

Giosuè 24,9 - In seguito Balak, figlio di Sippor, re di Moab, si levò e attaccò Israele. Mandò a chiamare Balaam, figlio di Beor, perché vi maledicesse.

Giosuè 24,10 - Ma io non volli ascoltare Balaam ed egli dovette benedirvi. Così vi liberai dalle sue mani.

Giosuè 24,11 - Attraversaste il Giordano e arrivaste a Gerico. Vi attaccarono i signori di Gerico, gli Amorrei, i Perizziti, i Cananei, gli Ittiti, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei, ma io li consegnai in mano vostra.

Giosuè 24,12 - Mandai i calabroni davanti a voi, per sgominare i due re amorrei non con la tua spada né con il tuo arco.

Giosuè 24,13 - Vi diedi una terra che non avevate lavorato, abitate in città che non avete costruito e mangiate i frutti di vigne e oliveti che non avete piantato.

Giosuè 24,14 - Ora, dunque, temete il Signore e servitelo con integrità e fedeltà. Eliminate gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume e in Egitto e servite il Signore.

Giosuè 24,15 - Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore.

Giosuè 24,16 - Il popolo rispose: Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi!

Giosuè 24,17 - Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati.

Giosuè 24,18 - Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio.

Giosuè 24,19 - Giosuè disse al popolo: Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati.

Giosuè 24,20 - Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà.

Giosuè 24,21 - Il popolo rispose a Giosuè: No! Noi serviremo il Signore.

Giosuè 24,22 - Giosuè disse allora al popolo: Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo! Risposero: Siamo testimoni!

Giosuè 24,23 - Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d'Israele!

Giosuè 24,24 - Il popolo rispose a Giosuè: Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!

Giosuè 24,25 - Giosuè in quel giorno concluse un'alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem.

Giosuè 24,26 - Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore.

Giosuè 24,27 - Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio.

Giosuè 24,28 - Poi Giosuè congedò il popolo, ciascuno alla sua eredità.

Giosuè 24,29 - Dopo questi fatti, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni

Giosuè 24,30 - e lo seppellirono nel territorio della sua eredità, a Timnat-Serach, sulle montagne di Èfraim, a settentrione del monte Gaas.

Giosuè 24,31 - Israele servì il Signore in tutti i giorni di Giosuè e degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che conoscevano tutte le opere che il Signore aveva compiuto per Israele.

Giosuè 24,32 - Gli Israeliti seppellirono le ossa di Giuseppe, che avevano portato dall'Egitto, a Sichem, in una parte della campagna che Giacobbe aveva acquistato dai figli di Camor, padre di Sichem, per cento pezzi d'argento e che i figli di Giuseppe avevano ricevuto in eredità.

Giosuè 24,33 - Morì anche Eleàzaro, figlio di Aronne. Lo seppellirono a Gàbaa, che apparteneva a Fineès, suo figlio, in quanto era stata assegnata a lui, nella zona montuosa di Èfraim.

Decriptazione
Giosuè 24,1 - Un'asta fu l'Unigenito a forare. Il soffio fu ad uscire. Portò alla luce in vista a venire la sposa. Alla luce da dentro del cuore fu. Fu ad accendere in un corpo la divinità anelata che la perversità sarà ad abbattere dai corpi. L'Unigenito per il serpente colpire versò gli apostoli. Furono con la risurrezione un corpo/popolo/Chiesa a Dio portare e la potenza in un corpo/popolo/Chiesa dell'Unigenito risorto furono a recare. E l'asta del serpente sul Monte Calvo, che nel cuore gli fu portata, recò la potenza della risurrezione. Dal cuore nel corpo fu portata e fu il Crocifisso dentro a recare la potenza. Dalla Parola gli apostoli furono ad uscire. Entrò la divinità nel mondo a stare con la Madre.

Giosuè 24,2 - E fu ad iniziare a vivere un corpo del Signore risorto. Si vide di Dio la sposa tra i popoli per spegnere l'origine dell'essere ribelle. Fu una calamità per il maledetto ad esistergli. Da Israele, da casa, dagli Ebrei uscirono gli apostoli per il mondo. Un corpo fu di risorti dentro a portare per il Padre. E il Crocifisso fu la retta Madre dal seno a portare. Guizzo dal morto dal chiuso del corpo. Per volere fu del Padre dal corpo uscire. La Madre portata dal Padre fu con gli apostoli ad annunciare che nel corpo si era portato per spazzare l'essere impuro. Dio uscito era tra i viventi, di un fratello nel corpo era stato a vivere.

Giosuè 24,3 - E dall'Unigenito versata dal chiuso venne dal Padre la forza della rettitudine nella Madre. Venne originata da dentro il corpo, uscì con l'acqua dal seno, per la purità uscì, un fiume portò. Iniziò a portarsi in cammino desiderosa del Crocifisso portare dentro a tutti in terra. Della rettitudine l'energia nell'agire gli apostoli recarono. Iniziò dentro un corpo a venire il seme portato. Venivano gli apostoli accompagnati dal Crocifisso. Furono ad innalzarlo per le prigioni rovesciare.

Giosuè 24,4 - Portarono l'Unigenito ad indicare gli apostoli. Con potenza furono ad innalzarlo, posero dell'Unigenito la croce ad essere alla vista, si versarono da casa e iniziarono agli sviati l'illuminazione a portare. E vennero gli apostoli la potenza in azione del Risorto a recare. Venne un corpo/popolo/Chiesa alla luce nelle città; una potente rete per l'Unigenito portarono da segno. E si recarono a stare nell'oppressione dentro, figli furono a portare, fu dal corpo l'essere impuro dai viventi a scendere, un corpo fu in vita.

Giosuè 24,5 - Portarono dell'Unigenito la risurrezione. Con vigore vennero a liberare dalla perversità. Venne per l'Unigenito al mondo un corpo. Gli apostoli portarono in cammino il soffio originario della purezza. A scendere nel corpo/popolo/Chiesa fu la vita retta. Dalla Donna un corpo che operava da risorto fu alla fine ad esistere. Dentro si versarono le moltitudini e recarono fratelli nel corpo. Per le strade venne ad esistere dell'Unigenito Crocifisso la rettitudine tra i viventi.

Giosuè 24,6 - Ed a desideravano che:
- giù fosse l'Unigenito a rivenire,
- al Padre li portasse tutti erano ad anelare i viventi,
- vivi si rialzassero i corpi,
- fossero dalla morte a casa dell'Unico portati dal mondo,
- fossero a rivivere dal mondo, a vivere su con i corpi fossero i viventi portati,
- riscendesse il Verbo e i fratelli col corpo fossero a rivenire dal Padre,
- si riportasse il Crocefisso erano ad anelare,
- la benedizione dentro riportasse e dentro soffiasse nei corpi la risurrezione,
- i giorni della vita in pienezza portasse il Verbo.

Giosuè 24,7 - E sarà giù alla vista a riversarsi, si riporterà Dio. Il Signore porterà la forza della risurrezione ai viventi, la vita l'Unigenito soffierà nei cuori, sarà inviata la forza che anelavano portata dentro, sarà l'energia ad entrare nei viventi, a rialzarsi col corpo saranno i viventi. E saranno a casa dell'Unico in alto ad essere portati dall'Unigenito, nel Crocifisso ad entrare saranno a portarsi, saranno così nel foro (del costato) ad entrare e li porterà tutti nel corpo. Annullato uscirà tra le rovine l'angelo (ribelle) dalla forza della rettitudine che nei viventi verrà, l'origine brucerà del male. Il dono del Crocifisso sarà dentro i viventi a scendere. I corpi saranno dalla morte risorti. A casa li porterà dentro col vestito della purità. Saranno i viventi a stare dal Vivente: le moltitudini saranno a rivivere.

Giosuè 24,8 - Portati al Padre saranno dall'Unigenito. Dal mondo verranno retti i viventi con Dio dalla terra. Entreranno nell'Unico a vivere. Col corpo saranno ad entrare. Saranno portati risorti dentro ad abitare, nell'aldilà entreranno. Sarà stato calpestato l'angelo (ribelle) e sarà stato il vigore ai viventi riportato. Verrà la rettitudine nei viventi recata e dall'Unico tutti ai pascoli porterà il Crocifisso. Per vivervi dentro saranno stati aiutati dalla rettitudine. Dalla morte saranno stati i corpi risorti e verranno nell'Unigenito nel corpo a salire. Strappata via dai viventi sarà stata dal sangue la vita soffiata dall'angelo (ribelle), risaranno così a vivere.

Giosuè 24,9 - E sarà i viventi a versare a casa, al Potente verserà i figli, su il Verbo li porterà col corpo, a regnare i viventi porterà, dal Padre li porterà a stare, il vigore dentro i viventi sarà stato riacceso nei corpi da Dio e sarà stata la risurrezione il vigore a riportare. Sarà stato del diletto Unigenito nei cuori la potenza ad agire nei viventi dentro. L'angelo che vi abitava a cui per l'agire lanciò il Potente la maledizione l'Unico l'avrà finito con la rettitudine nei viventi.

Giosuè 24,10 - E la potenza delle origini del Padre sarà in tutti a ristare perché la resurrezione che avrà agito il serpente avrà inghiottito dai viventi, sarà dentro i corpi riportata la rettitudine, la benedizione riverrà. Retti i viventi riporterà dell'Unico all'ombra. L'Unigenito finirà dai viventi la vita che c'era dell'essere impuro.

Giosuè 24,11 - E tutti nell'aldilà porterà. Dall'Unigenito tutti usciranno. Scenderanno ad abitare finalmente a casa dell'Unico. Portati da Dio saranno stati. Con i corpi saranno stati dalle tombe riportati. E sarà stata la potenza nelle tombe ai viventi portata. Dal pianto a vivere a casa in alto saranno. La forza nei corpi a rinchiudere avrà portato. Dal mondo l'origine dell'essere ribelle sarà stata portata fuori dal Verbo che nei corpi l'avrà colpito con forza. Avendo portato a rientrare della rettitudine l'energia, i miseri riporterà dalla tomba. Tutti saranno portati fuori in cammino. La folla sarà ad uscire dalle tombe, saranno a portarsi ad entrare (in Lui) per starvi dentro. A portarsi nel foro saranno, si porteranno nell'Unigenito in croce da abitacolo e tutti vivi dentro saranno per l'aiuto della rettitudine a vivere.

Giosuè 24,12 - Porterà l'Unigenito un fuoco potente nelle tombe al serpente, soffiata l'energia sarà della rettitudine ai viventi, scenderà dai corpi l'agire della perversità, completa scorrerà nei corpi la resurrezione. Dell'origine riporterà la purezza della vita che le persone sono ad anelare, per la seconda volta saranno in vita in cammino ad stare, riusciranno (come) dell'origine la vita, nei corpi ci risarà la potenza del Padre. In una caverna dentro arderà il serpente. Per il Padre lo rovescerà dentro al fuoco, lo finirà con la rettitudine.

Giosuè 24,13 - Porterà per l'Unico la fine dell'angelo dal cammino dei viventi l'Unigenito che col corpo scenderà. Inizierà con la risurrezione dei corpi il rifiuto ad essergli in cammino nel tempo. Dentro la perversità, che ad agire nei corpi fu nei viventi dalle origini, brucerà nei corpi. La potenza delle origini dentro inviata sarà. Finirà la morte, a bruciare dentro porterà il bestiale, la rettitudine nei corpi dei viventi ci risarà, la vita riporterà. In questi risarà in tutti la forza della vita delle origini con la risurrezione dei corpi. Il rifiuto all'angelo nei cuori agirà. La purezza riverrà, le centinaia tutte risaranno vive.

Giosuè 24,14 - E nel tempo al mondo sarà alla vista a portarsi. Riverrà il Signore, il Servo si riporterà, l'Unigenito ritornerà, il Crocifisso vivo risarà dai viventi a riportarsi e a casa dell'Unico gli uomini recherà dal mondo, in pienezza sarà col corpo a riportarli. Riverrà la divinità a rientrare, ci risarà la vita delle origini, da risurrezione dei corpi agirà, dentro l'aiuto porterà del Padre e finalmente ristarà la rettitudine nei viventi dentro. Per l'azione della purità entrerà l'energia per rigenerarli, porterà dentro ai viventi, a rialzarsi i corpi saranno riportati, per l'azione da dentro l'essere impuro verrà ad essere con la perversità fuori.

Giosuè 24,15 - Porterà l'Unigenito i viventi a compiacersi a casa. Alla vista saranno degli angeli che erano ad anelare. Con la potenza in azione dentro, volando col Crocefisso, saranno ad entrarvi e dal mondo dentro chiusi nel corpo porterà in cammino i viventi. Uscirà il giorno, verrà per i viventi che erano stati sviati dentro il giudizio. L'origine nei viventi l'Unigenito finirà della maledizione che fu nei viventi dall'Unico. Brucerà il male dentro, dell'essere impuro l'origine dentro porterà alla fine, risaranno retti i viventi la felicità dentro sentiranno, da dentro il corpo uscirà l'angelo, rigenerati li porterà e l'origine nei viventi venuta della maledizione sarà ad uscire. L'Unigenito il ribelle per l'Unico brucerà. Dai corpi verrà strappato via, riabiterà la forza della vita dentro. Dalla terra i viventi 'Io sono' porterà a casa. Saranno tutti ad essere inviati. Si vedranno a casa volare col Crocifisso che sarà fuori a portali dal mondo.

Giosuè 24,16 - Portati saranno a vedere gli angeli dal mondo i popoli e saranno dall'Unico a vivere col corpo. Per la malattia del serpente uscita, la potenza riabiterà in seno a questi. L'Unigenito Crocifisso sarà fuori a recarli dal mondo al Potente, li servirà. In Dio entreranno a stare i viventi; ad abitare vi staranno per la vita.

Giosuè 24,17 - Retti saranno per il Signore. La maledizione, che c'era per l'angelo, avrà portato Lui ad uscire dai viventi. In alto usciranno, verranno per abitarvi portati. E l'Unigenito Crocifisso dal Padre li condurrà tutti. Sarà stato l'angelo dai viventi della terra (ove) vive a scendere dai corpi nell'acqua bollente dentro. Sarà alla fine visto da solo nel mare portato dall'Unigenito che brucerà il cattivo col fuoco che entrerà con potenza. Si sentiranno forti i lamenti dall'angelo portati; gli verrà dall'Unigenito la fine totale. Rientrerà la gloria portata dal Crocifisso per l'uscita maledizione e sarà la risurrezione a vivere nei corpi. L'energia portata dentro in tutti entrerà ad aiutare nei corpi. Per la rettitudine dell'Unigenito risorti i corpi riusciranno potenti (e) retti. Il frutto del mondo avrà portato con la sposa. I popoli saranno a vivere felici nell'aldilà ad abitare. A casa verserà le moltitudini a vivere.

Giosuè 24,18 - E saranno gli stranieri risorti. Saranno dalla perversità all'originaria perfezione. Con il popolo saranno a vivere portati all'Unico tutti dal mondo. Al primo essere ribelle sarà stato portato a bruciare nel mondo. Dalla terra i viventi dal Verbo tra gli angeli saranno portati ad abitare. Nel cammino ai viventi dell'Unico l'energia della grazia recherà. Inviati si vedranno a casa volando col Crocifisso: saranno fuori portati dal mondo. Retti saranno per Lui che la maledizione sarà stato all'angelo (ribelle) a recare.

Giosuè 24,19 - Portati saranno all'Unico i viventi nel corpo da Gesù. Dio apertamente lo vedranno i viventi che il rifiuto dalla croce portò con la rettitudine al serpente. E dal serpente in azione da solo venne il Signore con la rettitudine. |Era Dio! Al mondo fu dai viventi a versarsi in aiuto. In dono ai viventi Lui, la maledizione versò col rifiuto alla perversità. Dio - Uomo, l'origine del serpente col misfatto con la rettitudine reciderà e il vigore dal cuore l'Unigenito porterà dalla croce; sarà la retta Madre.

Giosuè 24,20 - Così sarà alla fine ad agire. Questi a casa li riporterà. Verrà il Signore a portarsi a servirli. In croce in vita Dio al mondo fu dagli stranieri portato, ma risorto a casa si riportò. Riuscirà col corpo alla vista potente, anelante dalla sposa per portarla. Gli verranno così i viventi fratelli nel corpo. Saranno nell'Unigenito risorto ad entrare. Saranno nel cuore a stargli. A casa del Potente così vivranno.

Giosuè 24,21 - A portarsi fu l'Unigenito a vivere col corpo al mondo alla vista dei viventi. Dio in Gesù con la potenza delle origini della rettitudine venne. Il Signore da inviato servì.

Giosuè 24,22 - Riportata sarà l'originaria vita nei corpi che esisteva. Dal mondo portati risorti alla vista di Dio usciranno i popoli. All'eternità saranno per la vita a venire i viventi dal pianto. Nella piaga saranno stati dell'Unigenito in croce a vivere. Dentro dalle tombe con i corpo tutti i viventi in cammino vivi verranno daIahwèh per il potente servizio dall'Unigenito portato in croce e riportati saranno all'Unico a vivere; a saziarsene per l'eternità saranno i viventi.

Giosuè 24,23 - Portati dal tempo fuori, entrati nella pienezza, saranno a saziarsi venendo di Dio all'esistenza. Angeli retti col corpo, beate a casa verserà le moltitudini che l'anelavano. Ed entrati nel cuore li condurrà dell'Unico tutti nel cuore dentro che li anelava, in Dio saranno ad entrare riportati dal mondo. La primitiva potenza rientrerà. Sarà bruciata dai corpi la maledizione.

Giosuè 24,24 - Portati saranno dall'Unico per la vita a saziarsi i popoli. Da Dio saranno ad entrare portati la luce a vedere. Verranno dal Signore Dio ad entrare nell'esistenza da figli. Si vedranno in lini bianchi portati alla casa attesa. Del Potente porterà le anime vista.

Giosuè 24,25 - E saranno retti col corpo tutti ad essere dal mondo portati alla luce dell'aldilà. Sarà del Crocifisso la potenza in azione nei Viventi ad abitare. Un giorno ad entrare Lui la porterà con la forza della risurrezione nei viventi. La potenza porterà nelle tombe. A versare porterà la vita, la risurrezione soffierà nei cuori. Dentro sorgerà la rettitudine nei viventi.

Giosuè 24,26 - E fu scritto che in Gesù verrà per aiutare. Dentro al corpo sarà a vivere nel mondo Dio, uscirà da dentro il libro della Toràh. In croce Dio sarà dai viventi portato. Sarà versato nella tomba. L'Unico il Figlio alla gloria porterà. Sarà a rialzarsi risorto dai morti. Dal chiuso del Crocefisso uscì la maledizione. Iniziò dal Risorto in un corpo ad abitare tra i viventi la santità del Signore.

Giosuè 24,27 - E fu ad iniziare a vivere un corpo/popolo/Chiesa. Fu al mondo portato dal Risorto in azione. Di Dio la sposa in azione con l'acqua uscì inviata al mondo. Dell'Unigenito da casa gli apostoli uscirono. Questa venne all'esistenza per figli portare al Potente. Una comunità di retti fu al mondo. Fu, (affinché) il colpevole dalle azioni uscisse, a venire nella prigione del ribelle del Signore. La Donna che calpesterà in casa il cattivo tra i viventi ad abitare portò. Ad uscire fu del Crocefisso al mondo dentro la rettitudine con la parola a testimonianza. La parola gli apostoli del Crocifisso rettamente nelle assemblee della risurrezione portano. Per l'angelo (ribelle) abita la maledizione nell'esistenza per la rettitudine nei viventi.

Giosuè 24,28 - E fu a dire nel mondo che è Gesù Dio, la sposa. I popoli all'Unico fu con luce potente a guidare; la potenza del Crocifisso reca.

Giosuè 24,29 - E fu al mondo ad esistere di fratelli un corpo che fu ad uscire per aiutare da cibo i viventi del mondo. Dio al mondo si recò ad essere nell'uomo Gesù. Dentro inviò il Figlio, il Servo di Iahwèh. Da casa gli apostoli ai viventi l'Unigenito fuori portò i dodici.

Giosuè 24,30 - E fu a versare dentro un corpo il portarsi a desiderare il Crocifisso. Lo portò a casa del superbo. E la potenza negli apostoli racchiuse. Per il serpente finire si portarono da casa ai confini. Tra i viventi inviati tutti si spandettero. La Donna le moltitudini genera all'Unigenito il frutto dei viventi. Da vedette si portano gli apostoli. Il serpente al mondo il corpo/popolo/Chiesa, che nel cammino agisce, lo brucia.

Giosuè 24,31 - A portarsi furono in azione con la sola forza della risurrezione dei corpi che da Dio viene. Fu una calamità per il maligno. I viventi furono da fratelli nel corpo a stare. Gesù nei giorni esce con questi versando l'energia che è della vita delle origini che gli ha risorto il corpo che entrò nell'Unigenito nel corpo per l'esistenza della rettitudine. Portata è nei viventi la forza nell'acqua. Fratelli nel corpo sono di Gesù. Si riporta la felicità, è la conoscenza recata, riinizia la perfezione nei viventi ad operare, è la perversità, alle origini accesa dal cattivo bruciata. Rientra la potenza della rettitudine di Dio.

Giosuè 24,32 - E l'Unigenito in croce sul legno morì. Gli fu riportato in pienezza il soffio dall'Unico. Risorto il corpo uscì, si rialzò, si riportò a casa (dove) tra i lamenti erano. Furono il Risorto a vedere potente i viventi che nell'angustia erano. Fu la Madre a versare da casa per un corpo portare dentro alla luce retto di viventi. Dentro le chiuse la potenza. La versò per finire nel mondo il demonio. Uscì dell'Unigenito risorto un corpo. Versò gli apostoli per il mondo. Furono per l'azione a versarsi da casa. I viventi verranno figli ad essere al mondo per la Madre. Li porterà nel corpo/popolo/Chiesa. Del Padre sarà a sorgere la rettitudine nei viventi. Dentro la Madre l'Unico al mondo; la versò in dono per amore. Alla perversità, che era entrata nell'esistenza portata dal serpente nei figli, sarà la forza portata per toglierla via. La potenza con gli apostoli per ammalarlo entrò.

Giosuè 24,33 - E l'originaria potenza in azione in questo corpo di figli l'Unico genererà. L'energia ai morti porterà ad essere nei sepolcri e l'Unigenito li condurrà tutti, li porterà a casa. In alto si vedranno col Crocifisso. Dal Verbo saranno guidati a tornare ad abitare dall'Unico, risorti con i corpi da angeli. L'angelo (ribelle) in tutti finito. Riporterà a casa rigenerato l'Unigenito il frutto dei viventi.

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