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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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ISAIA 49,12-26 DECRIPTAZIONE »
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IL GIORNO DELLA NASCITA PER IL REGNO
Il versetto Proverbi 22,28, decriptato nel capitolo precedente, propone l'idea che gli uomini risorti "Dio alla fine in pienezza dal cammino li eleverà. Porterà dal Potente i fanciulli a vivere. A beati si vedranno simili. Dal Padre li condurrà alla fine essendo retti".
Ivi, tra parentesi, ho aggiunto "fanciulli, perché sono rinati".
Questo pensiero fu colto dalla Chiesa, come dimostra il fatto che per i Santi è festeggiato il giorno della loro morte, considerato il loro genetliaco.

Vediamo di allargare il ragionamento considerando per un attimo il libro del Siracide quando, con parole di verità, presenta la situazione comune degli umani e così commenta:

"Grandi pene sono destinate a ogni uomo e un giogo pesante sta sui figli di Adamo, dal giorno della loro uscita dal grembo materno fino al giorno del ritorno alla madre di tutti. Il pensiero dell'attesa e il giorno della fine provocano le loro riflessioni e il timore del cuore. Da chi siede su un trono glorioso fino a chi è umiliato su terra e su cenere, da chi indossa porpora e corona fino a chi è ricoperto di panno grossolano, non c'è che sdegno, invidia, spavento, agitazione, paura della morte, contese e liti." (Siracide 40,1-4)

Il "giorno del ritorno alla madre di tutti" è quello della sepoltura in cui il corpo dell'uomo ormai morto rientra nel grembo della terra da cui fummo tratti come infatti considera il libro della Genesi dopo il peccato della prima coppia: "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!" (Genesi 3,19)

Il giorno della nascita dalla propria madre, che è diversa per ognuno che non sia fratello di sangue, è un fatto che per ciascun uomo segna l'entrata nella vita umana, ma il giorno della propria morte segna per ognuno l'entrata dell'uomo in un'altra realtà comune a tutti gli uomini, in una "madre" comune il grembo della terra.
Le Sacre Scritture ebraico-cristiane sono dense di fede nella risurrezione che è appunto la sorte comune a tutti alla fine dei tempi "...verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna." (Giovanni 5,28s)
Lo stesso Gesù nel Vangelo di Luca precisa: "...quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti... nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli ed, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio." (Luca 20,35s)

La risurrezione è quindi una nascita, è l'affacciarsi al mondo della divinità, è lo sfondare il tetto della sola umanità, evento che il peccato di Adamo ha posticipato rispetto all'originario piano di Dio.

Al riguardo San Paolo in 2Timoteo 19s propone che Il Creatore "...ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall'eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'incorruttibilità per mezzo del Vangelo."

La risurrezione è appunto un'esplosione di vita.
Gesù, sul monte, che la tradizione propone fosse il Tabor, ai tre apostoli che aveva scelto, le colonne della futura Chiesa - Pietro, Giacomo e Giovanni - appare trasfigurato.
Pietro sei giorni prima aveva augurato a Gesù con un "Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai" (Matteo 16,22) di non venire crocifisso, anche se Gesù stesso profetizzava ciò assieme alla risurrezione (Matteo 16,21).
Pietro, in tale occasione era stato rimproverato dal Signore, che "...voltandosi, disse a Pietro: Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!" (Matteo16,23)

A Gesù nel momento della trasfigurazione il "...volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce" (Matteo17,2s) ed apparvero Mosè ed Elia. Nel parallelo Vangelo di Marco al 9,9s si trova la seguente notazione, che propongo in grassetto, ma che gli altri sinottici non riportano: "Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti."

Nel mio articolo "Elia rapito in cielo. Un Giubileo" presentai tra l'altro l'intera decriptazione di 2Re 2 e quei due versetti 11 e 12 sono molto importanti in quanto ci portano proprio al momento della trasfigurazione di Gesù di cui dicono i Vangeli sinottici e preparano a far comprendere come i testi biblici possono parlare con la voce dei Vangeli grazie allo strumento della decriptazione se si rivolge a Cristo Gesù tutto il contenuto.
Questo é il testo decriptato di quei due versetti in cui si intravede l'episodio della trasfigurazione e come questa alluda alla risurrezione:

2Re 2,11 - Portata era stata nell'esistenza dei viventi del mondo, uscita per il serpente la rettitudine che sarà a reciderlo. La portò un retto, la portò con la parola. Si portò fuori con gli apostoli su di un monte, così da dentro (quel) primogenito una luce portò attorno e pienamente che era l'Unico un'illuminazione portò. S'era appartato portandosi da casa a stare con gli apostoli che illuminava. Con gli apostoli con cui era uscito i viventi si portò ad aiutare. Dio s'era al mondo portato dentro al buco del nemico del mondo, (era) entrato un fuoco in un vivente che stava tra i viventi.

2Re 2,12 - Dio in Gesù alla vista si portò del mondo. Portava (quel) primogenito nella contesa in azione. L'aveva versato il Padre onde fosse il primo nel pozzo con la rettitudine dentro da forza per bruciare il maledetto, ma ai corpi la resurrezione sarà a recare. Recherà il rifiuto nei corpi alla originata perversità, al peccare. L'essere impuro che è nascosto colpirà. Si verserà dall'intimo, scapperà per l'aiuto che sarà portato. Sarà rovesciato il cattivo dei viventi dalla potenza della risurrezione con l'angelo (ribelle) che fu con la putredine dei corpi rovina dei viventi.

Quei tre apostoli su quel monte della trasfigurazione avevano visto però che c'era stata una vera e propria esplosione d'energia, come quella che alcuni ipotizzano al momento della risurrezione capace di "arroventatre" il telo della sindone, ma gli apostoli non potevano ancora associare la trasfigurazione alla risurrezione.
La risurrezione, infatti, è evento assai diverso e molto più denso di significati rispetto a quello della rianimazione di un cadavere, di cui nel seguire Gesù erano stati più volte testimoni.
Tutti i riportati in vita, come Lazzaro, prima o poi, infatti, sarebbero morti.
La risurrezione, invece è il nascere ad una vita nuova ed è l'avviso di un cambiamento radicale.
Gesù al riguardo precisò a Nicodemo: "In verità, in verità ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio". (Giovanni 3,3)
Occorre, quindi, che si verifichi una rinascita.
Questa rinascita è dall'alto termine che porta in gioco il cielo.
Gesù poi, infatti, ribadisce a Nicodemo: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Giovanni 3,5)
Per ben comprendere occorre riferirci a Genesi 1,1-2 in cui si trovano assieme acqua e spirito di Dio, proprio all'inizio con "In principio Dio creò il cielo... e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque".
Il cielo, in ebraico "shemaim" è parola composta dalla lettera "Sh" di fuoco e dalle lettere di acqua "maim" , ma anche dal Nome "Shem" e da mare "iam" .
Ora, il Nome per antonomasia è quello di Dio da cui viene lo Spirito che l'autore del Genesi propone appunto che "aleggiava sulle acque".
Ecco che il battesimo con i segni propone quella nascita per il cielo con l'uscita del catecumeno immerso nelle acque su cui scende lo spirito del Signore e diventano neofiti dal greco (composto da "néos", "nuovo", e "phytòs", "nato") sono i fanciulli di Cristo.

Gesù stesso poi in quel Vangelo a Nicodemo ricorda e propone l'episodio di Numeri 21,4-9 del serpente di bronzo innalzato da Mosè nel deserto.
Tale brano, l'ho decriptato in "Innalzare il Messia" e lo ripropongo perché riguarda la rinascita attraverso la risurrezione.

Numeri 21,4 - E risaranno in giro alla vista a riportarsi fuori rigenerati, le generazioni rette saranno dalla prova portati nel pesarli, dentro ad abitare verranno nell'Unigenito nel corpo che su alla nube li porterà. Della morte che abbatteva giù i corpi per l'angelo ribelle uscirà l'azione dai viventi da dentro per l'aiuto nei corpi della rettitudine.

Numeri 21,5 - E sarà con l'aiuto la purità a rientrare in azione nei viventi dentro, dalla maledizione, che era stata nei viventi portata, dentro salvati perché entrando l'azione del Potente ci sarà stata la fine dell'angelo che portava ai viventi l'angustia che c'era nel vivere. Il serpente, che la morte dentro i viventi insinuava nei corpi, dalla rettitudine sarà annullato, il vigore nei viventi riporterà, l'Unigenito, sarà a inviare ai viventi la forza della vita. E l'energia soffiata della risurrezione l'angelo porterà abbattuto giù fuori disfatto. Dalle tombe i viventi usciranno leggeri per l'abbattuto serpente.

Numeri 21,6 - E sarà con la risurrezione il vigore del Signore dentro in azione nei viventi, verrà l'energia a chiudersi, per dono la vita riuscirà, risorti con i corpi per il soffio saranno i viventi portati e sarà l'angelo dal fuoco arso, riverranno alla vista i viventi. Riportate saranno dai morti le genti, le moltitudini vive risaranno, liberate da Dio.

Numeri 21,7 - E saranno a casa dell'Unico ad entrare le genti da Dio salvate, riportati saranno all'originaria vita, lo spirito nei cuori dell'Unigenito inviato riporterà la rettitudine nell'esistenza. Per l'aiuto la purità, frutto del Signore, si riporterà dentro, spengerà completamente col soffio il serpente, il rifiuto di Dio ad esistere con la calamità gli porterà, il castigo per il male operare sarà inviato e verrà il serpente portato ad essere alla fine giudicato, dalla vita bruciato uscirà.

Numeri 21,8 - A portarsi saranno nell'Unigenito i viventi nel corpo, saranno fuori portati dal mondo, la maledizione dai viventi con la risurrezione uscirà, in azione risorti usciranno per la potenza della rettitudine, serafini porterà la risurrezione ad essere i viventi. Verranno portati nell'innalzato dagli angeli, nel foro i viventi porterà ad entrare, sarà ad uscire la sposa agli angeli simile, retta la porterà col corpo dall'Unico dal mondo; l'Unigenito tutti porterà, li condurrà alla vita.

Numeri 21,9 - Portato sarà in azione un fuoco che li salverà dall'angelo, nelle tombe la risurrezione alla fine porterà, sarà bruciata nei viventi la perversità, per l'azione potente uscirà l'angelo, in un foro lo porterà ad entrare, sarà ad uscire per l'Unigenito dalla vita, con l'energico fuoco della rettitudine entrato l'angelo stringerà alla distruzione completa.

a.contipuorger@gmail.com


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