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ATTESA DEL MESSIA...

 
DAL DESERTO AL GIARDINO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LUOGO ESTREMO
Il capitolo 2 del libro della Genesi informa che della situazione della terra dopo che era stata creata: "Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c'era uomo che lavorasse il suolo ..." (Genesi 2,4-6)

La terra, allora, era vergine e selvaggia, non abitata dall'uomo "'adam", non era ancora la "'adamah" , vale a dire la terra lavorata, la rossiccia; infatti, quelle tre lettere con altre vocali significano anche rosso "'adom".

Stante quanto accennato nel primo paragrafo, dovrebbe trovarsi subito traccia di quel trasgressore fuggitivo rifugiatosi sulla terra.
Ora, nel versetto Genesi 2,5 pare trovarsi una ritenuta voluta indicazione, quella ripetizione della parola "campestre", ripetizione che essendo evitabile può fungere da segnale d'avviso.
In ebraico per "campo non lavorato, steppa" e per l'aggettivo "campestre e selvatico" è usato il termine "sadoeh" , con la lettera = Sin, termine che, appunto, nel versetto Genesi 2,5 è stato impiegato due volte come ho indicato in grassetto.
Le stesse lettere , perché all'origine non c'erano puntature o vocalizzazioni sulle lettere, ma con la lettera = Shin e con la seconda raddoppiata "shaddah", indicano concubina o anche concubine al plurale.
Forse quelle signore nei convivi stavano discinte con le "mammelle Fuori ", in quanto "shad" è anche "mammelle", quindi seno, "alla luce Sbattono ".

Le prime due lettere di "sadoeh" , ossia danno luogo a significati negativi:

  • "shod" col significato di "oppressione, violenza, rovina, desolazione", evidentemente dal radicale di "devastare, rendere un deserto, distruggere, rovinare, predare";
  • il termine al plurale "shedim" ha il significato di "demoni o idoli", in definitiva esseri potenti, infatti: "Hanno sacrificato a demoni che non sono Dio, a dèi che non conoscevano, nuovi, venuti da poco, che i vostri padri non avevano temuto." (Deuteronomio 32,17) e "Immolarono i loro figli e le loro figlie a falsi dèi." (Salmo 106,37)
È, infatti, il demonio che "la luce Impedisce agli esseri Viventi ."
Quella ripetizione di due volte campestre in Genesi 2,4-6 intende suggerire: guarda, che non c'erano ancora cespugli ed erba, perché nessuno lavorava la terra, ma c'era "sadoeh" il "demonio nel mondo ", evidentemente là rifugiatosi per precedenti eventi.
È poi da ricordare che la Valle di Siddim (Genesi 14,3) è il Mar Morto, ove ai tempi di Abramo esistevano le città di Sodoma e di Gomorra, punite da Dio assieme ad altre tre città con la distruzione, proprio per la presenza totalizzante del male, sì che fu salvato solo Lot con la sua famiglia.
Ora, il potente al massimo grado è Dio, che quindi è Onnipotente, in ebraico "Shaddai" termine che è usato numerose volte dai patriarchi (Genesi 17,1; 28,3; 35,11; 43,14; 48,3; 49,25; Esodo 6,3) e in special modo nel libro di Giobbe.
In questo caso "Shaddai" è da leggere in positivo, indi e colui che "con la luce Aiuta l'esistenza ".
Cito al riguardo il pensiero della tradizione della Qabbalah.
(Vedi: "Tensione dell'ebraismo ad una Bibbia segreta")

Prima della creazione, non esisteva il nulla, c'era solo Dio.
Secondo Rabbi Itzhaq Luria, la Sua luce infinita s'è contratta, ritirata, al "centro dell'infinito" e questo ritirarsi e/o contrarsi è la teoria del tzimtzum che in un certo senso è la fase che precede il big-beng.
Per creare qualcosa che non fosse se stesso, l'Infinito si sarebbe auto limitato ed avrebbe creato un ambito (lo spazio n'è solo un aspetto) privo di sé, ove la creazione ha potuto aver luogo, campo che è mantenuto da una forza al contorno, chiamata Shaddai "Onnipotente" o "Dio del campo", che fa sì che quell'ambito non venga di nuovo invaso.
Questa forza si contrapporrebbe per volontà di Dio a se stesso.

Faccio notare come la lettura dei segni della parola "Shaddai", = l'Onnipotente, arricchisce o forse ne forma il concetto.

"Alla luce un basta ", il limite c'è, perché l'Uno dice basta;
"del campo () Forza ", forza al contorno;
"nel campo () Sta ", Dio della steppa;
"luce a sbarrare è ", in forma negativa;
"luce che d'aiuto è ", in forma positiva;
"il demonio c'è ", al confine è permesso esista il non Dio, l'a-Teo;
"in seno a Yahweh ", questo spazio vuoto è dentro di Lui;
"in seno/mammelle si sta ", il creato è un bimbo che prende da Lui il latte.

Questi pensieri sono in armonia col libro di Giobbe quando dice: "Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte e ho detto: Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde?" (Giobbe 38,10s) e non sono lontani dal discorso di S. Paolo ad Atene: "Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra, non dimora in templi costruiti dalle mani dell'uomo né dalle mani dell'uomo si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo Lui che dà a tutti la vita e il respiro ed ogni cosa. Egli creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra. Per essi ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio, perché cercassero Dio, se mai arrivino a trovarlo andando come a tentoni, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo..." (Atti 17,24-28a)

In definitiva, per la necessità di autolimitazione all'interno della divinità, onde un mondo finito e l'uomo possano avere esistenza separata e libera dalla divina, nel pensiero qabbalistico occorre che esista "un'altra parte", "sitra achra" (in aramaico) nome con cui sono definite le forze demoniache.
In definitiva per l'uomo delle origini e per i patriarchi la steppa "sadoeh" era luogo di confine fisico - spirituale ove esisteva un potenziale combattimento.
La steppa, la campagna, attorno agli agglomerati urbani, quindi, è luogo ove è da frenare e impedire l'avanzata delle forze demoniache del nulla, un avamposto, una trincea; perciò, non a caso, la spiritualità dei padri del deserto sentì l'esigenza, come segno fisico, di porsi appunto in tale ambito come del resto aveva già fatto la comunità degli esseni.
In campagna, nella steppa, avvenne il primo omicidio, che poi era un fratricidio; là Caino uccise, infatti, il fratello Abele "Caino parlò al fratello Abele. Mentre erano in campagna (sadoeh ), Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise." (Genesi 4,8)
La tomba dei patriarchi e delle matriarche, che fu acquistata a Macpela da Abramo di cui è detto in Genesi 23 era in un campo "sadoeh" , parola là ripetuta ben 7 volte, quasi a voler testimoniare al Signore che erano tutti eroi morti sul campo, combattendo contro il male!

Esaù il fratello gemello nemico di Giacobbe, era detto Edom per la minestra rossa di lenticchie con cui vendette la primogenitura, ed Edom è anche il nome del territorio di Amalek.
Questa notazione, che si trova al momento della nascita dei due gemelli, la dice lunga su chi sarebbe stato Esaù, praticamente uno schiavo del demonio, infatti: "I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa (sadoeh ), mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende." (Genesi 25,27)

Tra la discendenza di Esaù c'è la tribù di Amalek (Genesi 36,12) che attaccò la retroguardia degli Israeliti come racconta Esodo 17,8.
Amalek abitava nella steppa, nel paese di Seir.
Anche questa notazione è atta a descrivere per allusione le qualità di quella gente, infatti, basta guardare con senso critico le parole ebraiche là usate; "Poi Giacobbe mandò avanti a sé alcuni messaggeri al fratello Esaù, nel paese di Seir (), la campagna (sedoeh ) di Edom." (Genesi 32,4)

Ora, Seir vuol dire peloso, ma con altra vocalizzazione sai'r sta ad indicare demonio o meglio satiro, l'orrido, l'orripilante.
Il tutto deriva da radicale di aver ribrezzo, aver paura, inorridire, ed è in linea col fatto che secondo racconti precedenti "Esaù è peloso". (Genesi 27,11b)

Amalek è il nemico archetipo di Israele e al riguardo, si legge:
  • nel libro dell'Esodo 17,13-16: "Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo passandoli poi a fil di spada. Allora il Signore disse a Mosè: Scrivi questo per ricordo nel libro e mettilo negli orecchi di Giosuè: io cancellerò del tutto la memoria di Amalek sotto il cielo! Allora Mosè costruì un altare, lo chiamò Il Signore è il mio vessillo e disse: Una mano s'è levata sul trono del Signore: vi sarà guerra del Signore contro Amalek di generazione in generazione!"
  • nel libro del Deuteronomio 25,18: "Ricordati di ciò che ti ha fatto Amalèk lungo il cammino, quando uscivate dall'Egitto: come ti assalì lungo il cammino e aggredì nella tua carovana tutti i più deboli della retroguardia, mentre tu eri stanco e sfinito. Non ebbe alcun timore di Dio. Quando dunque il Signore, tuo Dio, ti avrà assicurato tranquillità, liberandoti da tutti i tuoi nemici all'intorno nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti in eredità, cancellerai la memoria di Amalek sotto il cielo. Non dimenticare!"
In definitiva gli scritti della Bibbia c'informano che era nell'imaginario collettivo, come in quello degli altri popoli, la credenza negli spiriti demoniaci.
Ciò forse è retaggio della mitologia egizia sul dio Seth, il dio del caos, il signore del deserto, adorato dai carovanieri, la maggiore divinità degli Hyksos.
Il deserto fu considerato il luogo da cui tutti i mali provenivano, lebbra e peste incluse, infatti, oltre al famoso capro espiatorio veniva inviato nel deserto anche uno dei due uccelli che doveva portare chi quando, sospetto di lebbra, si presentava ai sacerdoti (Levitico 14).
Il deserto, pertanto, poteva essere la casa di esseri demoniaci che ebbero buon gioco a fomentare la superstizione popolare e viceversa, quali:
  • i satiri Se'irim, "esseri pelosi", demoni dalla forma satiresca, danzanti nel deserto (Isaia 13,21) e ricordati in Isaia 34,14, a cui il Levitico con questa prescrizione proibisce sacrificare: "Perciò gli Israeliti, invece di immolare, come fanno, le loro vittime nei campi (sadoeh ), le presenteranno in onore del Signore portandole al sacerdote all'ingresso della tenda del convegno, e le immoleranno in onore del Signore come sacrifici di comunione. Il sacerdote ne spanderà il sangue sull'altare del Signore, all'ingresso della tenda del convegno, e farà bruciare il grasso come profumo gradito in onore del Signore. Essi non offriranno più i loro sacrifici ai satiri, ai quali sogliono prostituirsi" (Isaia 17,5-7).
  • A'zazel da molti visto come un demone del deserto, il capo dei Satiri a cui veniva inviato il capro espiatorio (Levitico, 16,8).
  • Lilith, lo spettro notturno femminile che insidiava la vita dei piccoli e ricordata assieme ai Satiri in Isaia 34,14, immaginata rivelarsi come civetta.
  • gli Shedim, a cui pure offrivano sacrifici (Deuteronomio 32,17; Salmo 105,37).
Al riguardo, riporto un brano del rotolo 4Q510, frammento 1 degli Esseni di Qumran, riguardante gli spiriti del deserto: "Ed io, il Maestro, proclamo il Suo glorioso splendore così da atterrire e terrorizzare tutti gli spiriti degli angeli distruttori, gli spiriti dei bastardi, demoni, Lilith, urlatori, e abitatori del deserto e coloro che cadono sugli uomini senza avvertimento per sviarli da uno spirito di comprensione e per rendere i loro cuori desolati durante l'attuale dominio di malvagità ed il predeterminato tempo di umiliazione per i figli della luce, attraverso la colpa, nelle ere, di coloro che sono afflitti dall'iniquità non per la distruzione eterna, ma per un'era di umiliazione per la trasgressione."
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