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ATTESA DEL MESSIA...
DAL DESERTO AL GIARDINO
di Alessandro Conti Puorger
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LA VERA VIGNA
Perché una vite possa durare a lungo e dia frutto buono occorre provvedere al meglio per il terreno e aver tutta la cura necessaria per farla crescere nel migliore dei modi con sapienti potature, ma perché al tempo opportuno si possa ottenere una buona vendemmia occorre che la pianta non venga colpita dalla grandine o attaccata da parassiti.
Nel parallelo della vite con l'uomo e con il popolo, questi purtroppo sono soggetti al peccato e, l'idea giudeo cristiana è che avendo mangiato dell'albero della conoscenza del bene e del male, un istinto malvagio è entrato nell'umanità e questo, come un verme, può rodere la vigna.
Ecco che abbiamo un istinto buono, retto
e uno malvagio, il verme
()
che rode, ma con tali idee, in questo modo abbiamo descritto la parola ebraica "koroem"
di vigna, ma di una vigna tralignante di cui il Signore non può raccogliere il frutto atteso ed accadrà che anche per Lui che... "Pianterai vigne e le coltiverai, ma non berrai vino né coglierai uva, perché il verme le roderà." (Deuteronomio 28,39)
Ora, solo in Dio c'è giustizia e sapienza e delle sue qualità intende rendere partecipe chi lo cerca con cuore sincero, infatti: "Dio ha dato agli uomini la scienza perché potessero gloriarsi delle sue meraviglie... Da lui proviene il benessere sulla terra." (Siracide 38,6.8b)
Se un popolo o un uomo può essere paragonato a una vigna che da frutti buoni certamente a Dio è collegato, perché senza di Lui non possiamo far nulla, "Egli è la Roccia; perfetta è l'opera sua; tutte le sue vie sono giustizia; è un Dio verace e senza malizia; Egli è giusto e retto." (Deuteronomio 32,4)
Nella parabola dei vignaioli omicidi abbiamo visto che il padrone alla fine mandò il figlio nella vigna e nel Vangelo di Giovanni Gesù proclama d'essere proprio lui la vigna vera, quella che attendeva il Padre a cui lui stesso tutti innesta onde restino sempre con lui e diano frutto buono essendo suoi discepoli.
La parabola è nota: "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi." (Giovanni 15,1-12)
È Gesù la vite "goefoen"
vera, in quanto da lui "scorre
del Verbo
l'energia
"
che va a "scorrere
nelle persone
()".
I tralci con frutto sono gli "sarig"
come in Genesi 40,10.12 - nel sogno raccontato dal coppiere che fu "risorto" alla sua carica incarcerato con Giuseppe - in cui "la risurrezione
nel corpo
è
a scorrere
."
Altro modo per dire in ebraico i tralci, quelli potati, è "zamarim"
dal radicale
che riguarda sia il potare le viti, sia il salmeggiare e il cantare.
Il tralcio potato fa presente in senso allegorico, che evidentemente Gesù aveva ben presente nel presentare la sua parabola, è "colpire
colpire
il ribelle
nei viventi
"
o "colpire
l'essere ribelle
()
che sta
nei viventi
".
Gesù di Nazaret, vero uomo e vero Dio, è la vera vigna "koroem"
,
perché è l'Unico veramente "retto
che in un corpo
ha vissuto e vive
".
Chi è unito a lui è, quindi, gradito al Padre; infatti, gli uomini, succhiando la stessa linfa sono riconosciuti retti da Dio Padre e si realizza quanto asserisce il libro dei Proverbi al 15,8: "Il sacrificio degli empi è in abominio al Signore, la supplica degli uomini retti gli è gradita."
Lui, Gesù di Nazaret è la vera vigna "koroem"
,
perché sostenuto dalla croce fu il "retto
innalzato
()".
È quindi "l'agnello
Vivente
"
come tale nominato più volte assieme al termine d'immolato nel libro dell'Apocalisse.
È poi da ricordare:
- l'antifona delle lodi mattutine del tempo di quaresima in cui tra l'altro è detto, "Ricorda che ci plasmasti col soffio del tuo Spirito, siam tua vigna, tuo popolo, e opera delle tue mani."
- la corale di G.P. Palestrina (1525-1594) che canta "Vigna mia diletta, io t'ho piantata. Sei mutata a tal punto in asprezza da crocifiggere me e liberare Barabba Ti ho cinto con una siepe, t'ho sgombrata dai sassi ed ho costruito una torre."
Alla fine dei tempi tutte le vigne del mondo, uomini e popoli, saranno vendemmiate e la bontà del succo sarà giudicato da Signore: "Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono matura. L'angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio. Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi." (Apocalisse 14,18s)
Alla fine, la conclusione sarà l'apertura del Regno, una città nei cieli, la nuova Gerusalemme, con una piazza a modo di giardino di cui quello del Gan Eden delle origini in terra era un modello: "E mi mostrò poi un fiume d'acqua viva, limpido come cristallo, che scaturiva dal trono di Dio e dell'Agnello. In mezzo alla piazza della città, e da una parte e dall'altra del fiume, si trova un albero di vita che dà frutti dodici volte l'anno, portando frutto ogni mese; le foglie dell'albero servono a guarire le nazioni... Ecco, io vengo presto e ho con me il mio salario per rendere a ciascuno secondo le sue opere. Io sono l'Alfa e l'Omèga, il Primo e l'Ultimo, il Principio e la Fine. Beati coloro che lavano le loro vesti per avere diritto all'albero della vita e, attraverso le porte, entrare nella città. Fuori i cani, i maghi, gli immorali, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna!" (Apocalisse 22,1-15)
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