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EREDITARE LA TERRA
"Beati i miti, perché avranno in eredità la terra." (Matteo 5,5)
Il pensiero prende lo spunto dal salmo di Davide n. 37, quando dice: "Ancora un poco e l'empio scompare, cerchi il suo posto e più non lo trovi. I miti invece possederanno la terra e godranno di una grande pace." (Salmo 37,10-11)
È da premettere che la terra di cui parla Gesù è la Terra Promessa, vale a dire il Regno dei Cieli.
La terra d'Israele è una figura di quella, infatti, era proprietà di IHWH ed era stata data in uso al popolo e spartita tra i singoli discendenti dei primi entrati nella terra di Israele al tempo di Giosuè.
Se la passavano di padre in figlio, ma erano solo inquilini di Dio, tanto che non potevano cederla in uso perenne ad altri, ma solo per un massimo di 50 anni, poi la concessione scadeva e ne tornavano in possesso i discendenti dei primi eredi.
Mosè in Deuteronomio 9,26 racconta: "Pregai il Signore e dissi: Signore Dio, non distruggere il tuo popolo, la tua eredità, che hai riscattato nella tua grandezza, che hai fatto uscire dall'Egitto con mano potente."
Ereditare e possedere in ebraico hanno il radicale
e "nechalah"
è l'eredità che ci parla di far parte del popolo di Dio "i guidati
()
dal Potente
nel mondo
".
San Paolo nella lettera ai Romani afferma quanto è il comune sentire dei cristiani: "Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo..." (Romani 8,16s)
Come coeredi di Cristo, siamo eredi del Regno dei Cieli e la mitezza è una dote che proviene da Lui.
Nel testo ebraico i miti sono gli "a'naiim"
e al singolare
e
che può essere tradotto in italiano anche con umile, mansueto, pio.
Mi viene da pensare
come "agire
da angelo
nell'esistenza
".
Lo stesso termine in ebraico si trova riferito a Mosè in Numeri 12,3 "Ora Mosè era un uomo assai umile
,
più di qualunque altro sulla faccia della terra."
Il profeta Zaccaria tale qualità la riferisce al re Messia quando dice: "Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso,
,
cavalca un asino, un puledro figlio d'asina." (Zaccaria 9,9)
Gesù, che incarna le beatitudini, riferisce a se stesso questo modo d'essere, affermando indirettamente di essere il Messia, atteso col dire: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime." (Matteo 11,28s)
Questa beatitudine si trova ricordata anche nel Corano dalla Sura XXI Al-Anbiyâ' "I Profeti" che al versetto 105, recita: "Lo abbiamo scritto nel Salterio, dopo che venne il Monito: La terra sarà ereditata dai Miei servi devoti."
Silvano del Monte Athos mistico e santo russo (1866-1938) che tra l'altro ha detto "Colui che non ama i suoi nemici non può conoscere il Signore né la dolcezza del Santo Spirito" in "Ho sete di Dio" (Gribaudi, Torino 1992, p. 39) a proposito della mitezza scrive "L'anima dell'uomo mite è come il mare; se si getta una pietra il mare, turba per un momento la superficie dell'acqua, poi affonda in profondità. Così vengono inghiottite le pene nel cuore dell'uomo umile, perché la forza del Signore è con lui. Dove abiti, anima umile o mite? Chi vive in te? E a che cosa ti posso paragonare? Risplendi, chiara come il sole, ma pur ardendo, non ti consumi (Esodo 3,2) e riscaldi tutti gli uomini con il tuo ardore. Sei simile ad un giardino fiorito, in fondo al quale c'è una casa magnifica dove il Signore ama dimorare."
Il comandamento che avvicinerei a questa beatitudine è il 3° della tradizione ebraica, ossia "non pronuncerai il nome di Dio invano", perché è da avere fede; Lui vede le tue sofferenze e ti consolerà, ma il sofferente deve invece chiedere di aver fede.
Il comandamento che avvicinerei a questa beatitudine è il 5° della tradizione ebraica, ossia "onora tuo padre e tua madre", perché si parla di eredità ed essendo miti, dai genitori si riceve l'eredità nella fede dei padri.